1 1) Introduzione Tema: Ispirazione divina e interpretazione della

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1 1) Introduzione Tema: Ispirazione divina e interpretazione della
1) Introduzione
Tema: Ispirazione divina e interpretazione della sacra Scrittura in Dei Verbum 11
Sviluppo: Dei Verbum 11 diviso in due parti: Rocco prima parte (generale e fondante);
Gianpaolo seconda parte (esplicativa); Maurizio tratterà del tema in oggetto così come
emerge da alcuni scritti di Divo Barsotti e della comunità.
Avvertenza: le riflessioni presentate sono una semplice introduzione parziale a
tematiche assai complesse e da sviluppare con molto più tempo, ricerche e studio
2) I testi
CAPITOLO III: L'ISPIRAZIONE DIVINA E L'INTERPRETAZIONE DELLA SACRA SCRITTURA
Ispirazione e verità della Scrittura:
11. Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri della
sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo. La santa madre
Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici1 tutti interi i libri sia del
Vecchio che del Nuovo Testamento2, con tutte le loro parti, perché scritti per
ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20,31; 2 Tm 3,16); hanno Dio per autore e
come tali sono stati consegnati alla Chiesa (17) per la composizione dei libri
sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità
(18), affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo (19), scrivessero come veri
autori, tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte (20).
Giovanni capitolo 20 vv. 30-31: [30] Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi
discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. [31] Questi sono stati scritti, perché
crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo
nome.
2 Timoteo capitolo 3 v. 16: [16] Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per
insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia
completo e ben preparato per ogni opera buona.
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Per la chiesa cattolica il canone biblico si può dire definitivamente stabilito in maniera dogmatica al Concilio di Trento
l’8 aprile 1546, con il decreto De canonicis Scripturis; tale decreto fu in realtà solamente la ripetizione dell’elenco dei
libri canonici contenuto nel Decretum pro Iacobitis del precedente Concilio di Firenze (4 febbraio 1441). Tuttavia, le
prime decisioni conciliari sul canone biblico che ci sono pervenute risalgono agli antichi concili africani di Ippona (393)
e Cartagine (397 e 419), cui prese parte Agostino, i quali riportano un canone identico a quello tridentino.
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La Bibbia è formata da 73 libri: AT. 46 Libri; NT. 27 libri.
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*(aggiunta) 2 Pietro capitolo 1 vv. 20-21: [20] Sappiate anzitutto questo: nessuna
scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, [21] poiché non da volontà umana
fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte
di Dio.
Il passo vuol affermare che l’annuncio di Gesù Cristo non è una favola inventata, ma si
fonda sulla testimonianza oculare della gloria e dell’onore di Cristo. La privata
spiegazione in questo contesto è quella non cristologica dei falsi maestri. Il criterio di
autenticità della Scrittura (Cristo) diviene così il criterio per la sua corretta
interpretazione appunto cristologica.
3) La rivelazione di Dio come comunicazione agli uomini
Rivelazione di Dio: Il Dio della Bibbia è un Dio che entra in comunicazione con gli uomini
e parla ad essi. La Bibbia descrive, in modalità diverse, l’iniziativa presa da Dio di
comunicare con l’umanità scegliendosi il popolo d’Israele. Dio fa sentire la sua Parola o
direttamente, o servendosi di portaparola. Nell’Antico Testamento Dio si manifesta ad
Israele come colui che parla. Il messaggio dei profeti è il messaggio di Dio; accogliere
il loro messaggio equivale ad accogliere la Parola di Dio. Il Nuovo Testamento prolunga
e approfondisce questa prospettiva. Gesù infatti si fa predicatore della Parola di Dio, ma
è più che un profeta. Gesù non è un semplice messaggero. Comprendere la missione di
Gesù significa comprendere la sua condizione divina: Dio che aveva un tempo parlato
ai padri nei profeti, ha parlato a noi in un Figlio (Ebrei 1, 1-2).
4) Ispirazione divina nell’Antico e nel Nuovo testamento
Ogni cristiano apprende dalla liturgia che la Bibbia è Parola di Dio, poiché come tale
viene proclamata. Ciò fa capire che la Chiesa è consapevole di possedere delle scritture
sacre poiché Parola del Signore. In sintesi quanto appena detto è il dogma
dell’ispirazione che ha profonde ripercussioni sulla teologia e soprattutto sulla nostra
vita di fede e di credenti in Cristo.
La Bibbia non è una semplice raccolta di testi letterari. Essa è il libro di fede di una
comunità cultuale e pertanto la sua natura e la sua identità non possono prescindere
dalla testimonianza resa dalla stessa comunità.
Nell’Antico Testamento si presentano dei mediatori umani che possiamo chiamare autori
letterari, ma molti libri dello stesso sono anonimi a cominciare dal Pentateuco. Per gli
scritti profetici abbiamo libri anonimi o altri dove l’autore è indicato. In essi Dio parla
attraverso il profeta oppure il profeta parla dicendo parole di Dio, spesso per favorire la
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conversione del popolo. Nel Nuovo Testamento quando si cita l’AT si nomina l’autore
umano, ma non vi è dubbio che l’autore primario è considerato Dio o il Signore (Kyrios).
Altresì nell’Antico Testamento alla base vi è la tradizione viva di una comunità di fede
inserita in una struttura teologica dell’alleanza Uomo-Dio. In quest’ottica tutta la storia
d’Israele viene riletta. In tale senso tutta la Scrittura dell’AT in tutte le sue parti è da
considerarsi opera profetico-sapienziale e quindi ispirata da Dio.
I quattro vangeli non portano indicazioni sull’autore tranne che in Giovanni. I nomi degli
evangelisti comunque sono considerati una testimonianza della tradizione. Essi
trasmettono quello che hanno ricevuto: quell’evangelo che viene da Dio e che l’uomo
può solo ricevere e testimoniare. Nel Nuovo Testamento, inoltre, vi è la chiara
convinzione che la parola di Gesù è immediatamente parola di Dio e le parole che dice
non sono “sue” ma sono quelle ricevute dal Padre. Tutte le Scritture si sono adempiute
in Gesù, Egli pertanto è l’evento che dà compimento alle Scritture. Questo compimento
è passato per il drammatico rifiuto non più della Legge o della parola dei profeti come
nell’AT, ma della stessa Parola-Figlio-Verbo incarnato respinto e consegnato ai pagani
per essere crocifisso. Da quella morte sulla croce è scaturito il massimo della Grazia.
L’antico Testamento non viene abolito, ma rimane come preparazione e attestazione in
vista del Nuovo, di Cristo.
5) Il magistero precedente e Dei Verbum 11
Il Concilio di Trento (1545-1563) afferma che la fede cattolica: accoglie e venera tutti i
libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento essendo Dio autore di entrambi. Il Concilio
anche in ottica antiluterana, ribadiva l’integrità del canone cattolico e intendeva
sottrarre il concetto di ispirazione a valutazioni di tipo soggettivistico.
Il Concilio Vaticano I (1869-1870) nella Costituzione Dei Filius stabilì come dogma di
fede la realtà dell’ispirazione.
Pio XII nell’enciclica Divino afflante Spiritu (1943) afferma che l’autore sacro è
strumento dello Spirito Santo, strumento vivo e dotato di ragione.
Dunque il Concilio Vaticano II nella Dei Verbum, riprende gli insegnamenti del
precedente magistero attribuendo alla Scrittura una particolare azione dello Spirito
Santo: le realtà divinamente rivelate che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute
ed espresse furono scritte per l’ispirazione dello Spirito Santo. La Dei Verbum afferma
inoltre che tutti interi i libri della Bibbia, in tutte le loro parti, sono ispirati e hanno Dio
per autore e come tali sono consegnati alla Chiesa. Ma non solo Dio è l’autore, ma anche
gli agiografi sono veri autori perché l’ispirazione divina non toglie loro il possesso delle
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loro facoltà e capacità. Così la Dei Verbum usa per Dio e per gli agiografi la medesima
categoria di autore che però non può essere intesa allo stesso livello. Applicata a Dio
indica una causa che riguarda l’intera comunità, popolo, Chiesa. Riferito agli agiografi
significa veri autori letterari per cui i libri da loro scritti vanno a loro attribuiti. Va inoltre
ribadita l’estraneità della teologia cattolica ad ogni concezione miracolistica circa
l’origine della Bibbia e la sua ispirazione, poiché la Bibbia va considerata insieme opera
dell’uomo e di Dio. Il modello ultimo che meglio aiuta a cogliere il mistero delle Scritture
nella sua duplice dimensione divino-umana rimane l’analogia cristologica. Come in
Cristo vi sono due nature, divina e umana, congiunte ma non confuse, così nella
Scrittura c’è l’aspetto divino e quello umano.
Così come il riconoscimento del carattere ispirato di un’opera non spetta all’autore
stesso ma alla comunità credente (Chiesa) che si si sottopone così ad una testimonianza
della parola di Dio che regola la propria fede e vita per questo si parla di canonicità.
6) Lo sviluppo di Dei Verbum 11
Gli studi contemporanei hanno mostrato che la genesi dei libri biblici non è
semplicemente ridicibile al rapporto agiografo/Spirito Santo; ma si deve tenere conto
della comunità credente che ha raccolto, ordinato, attualizzato la parola ricevuta. Ciò fa
capire che l’ispirazione non è un “carisma isolato”.
La Bibbia altresì va sempre vista nel contesto del Logos e nel contesto dello Spirito. Nel
contesto del Logos: la verità. Nel contesto dello Spirito: la forza. La verità della Bibbia
va ricercata non tanto a livello storico, quando a livello spirituale. Ciò è possibile per noi
credenti in Cristo se la leggiamo e interpretiamo integralmente in Lui. Poiché quando
parliamo di verità non ci rivolgiamo alle scienze naturali, ma a Dio e al destino
dell’uomo. Infatti Agostino afferma che Dio: non intendeva ammaestrare gli uomini su
queste cose (gli oggetti sensibili, le scienze naturali) che non hanno importanza alcuna
per la salvezza eterna. Dunque l’oggetto formale specifico della verità biblica è appunto
quello salvifico non geografico, storico, fisico o naturale.
Per il Cardinale Martini nella Bibbia possiamo parlare di tre livelli di verità:
1) Il primo è quello storico-critico, dove la verità della Scrittura è intesa come conformità
ai fatti; 2) il secondo riguarda la verità sul senso ultimo della vita; 3) il terzo riguarda
qualcosa dell’indicibile mistero di Dio e del suo amore per noi.
Inoltre va fatta una distinzione tra ispirazione e rivelazione. La Bibbia tutta intera è
ispirata, ma non tutto ciò che si legge è oggetto della rivelazione di Dio e del resto Dio
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non ha voluto rivelare tutto nella Bibbia così come la verità divina non è mai espressa
adeguatamente dalla parola umana anche quando essa è ispirata da Dio.
L’ispirazione poi ha una su efficacia per chi si accosta alla Parola di Dio se essa è letta
nello stesso Spirito con la quale fu scritta.
La Bibbia dunque è sì Parola di Dio, ma questo carattere divino non si impone all’uomo,
rimane sempre nascosto alla parola umana per cui rimane possibile il rifiuto o
l’accoglienza nella fede. La situazione del lettore/ascoltatore non è perciò indifferente,
ma di grande importanza.
Non vi è dubbio, inoltre che come esiste una gerarchia delle verità di fede, vi è anche
una differenza tra i testi biblici benché tutti ispirati. Ad esempio il prologo del Vangelo
di Giovanni ha una portata teologica che non si trova negli elenchi di persone a salutare
in Rm 16, 1-16. Per questo alcuni parlano di canone nel canone.
7) Un accenno per concludere: i sensi della scrittura ispirata
I sensi della Scrittura ispirata: La distinzione più corrente è quella tra senso letterale e
senso spirituale. Oggi si parla anche di senso pieno. Il senso letterale è indispensabile
per cercare di definire il significato dei testi come sono stati composti dai loro autori. Il
senso letterale non è da confondere con il senso “letteralistico” sul quale si basano i
fondamentalisti. Il senso letterale della Scrittura è quello espresso direttamente dagli
autori umani ispirati e lo si discerne grazie ad un’analisi precisa del testo situato nel
contesto letterario e storico. Bisogna considerare anche che quando un’espressione
umana sembra avere un solo significato, l’spirazione divina può guidare l’espressione in
modo da produrre ambivalenza. Così un testo scritto per un contesto, ha la capacità di
essere collocato in nuove circostanze che lo illuminano.
Senso spirituale: L’evento pasquale ha fissato in un contesto storico radicalmente
nuovo i testi antichi così illuminati di definitivo orizzonte di senso. In genere il senso
spirituale inteso cristianamente è quello espresso dai testi biblici quando vengono letti
sotto l’influsso dello Spirito Santo nel contesto del mistero pasquale di Cristo. È perciò
normale rileggere le Scritture in questo orizzonte. Inoltre il senso spirituale non può mai
essere privato del senso letterale che ne rimane la base indispensabile. Altresì il senso
spirituale
non
è
da
confondere
con
le
interpretazioni
soggettive
dettate
dall’immaginazione o dalla speculazione intellettuale. Esso scaturisce dalla relazione del
testo con l’evento pasquale. Dunque la lettura spirituale fatta in comune o da singoli
scopre un senso autentico solo se si mantiene in questa prospettiva.
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Senso pieno: con l’espressione recente senso pieno si vuole indicare il senso più
profondo del testo voluto da Dio ma non chiaramente espresso dall’autore umano. Esso
conferisce un senso letterale nuovo al testo. Il senso pieno in realtà è un altro modo di
disegnare il senso spirituale di un testo biblico.
8) Per approfondire: riferimenti bibliografici
- G. Bellia, Ispirazione e interpretazione uniti fra loro dallo Spirito Santo, in Aa. Vv., Le
tre tende… La Parola: Vangelo di Luca. La teologia: Dei Verbum, Diocesi di Caltanissetta,
Caltanissetta 2008, pp. 115-127.
- Benedetto XVI, Verbum Domini, LEV, Città del Vaticano 2010.
- E. Cattaneo, Il mistero delle Scritture. L’ispirazione, in Aa. Vv. (a cura di R. Fabris),
Introduzione generale alla Bibbia, Elledici, Torino 2006, pp. 499-542.
- Pontificia Commissione Biblica, Bibbia e morale. Radici bibliche dell’agire cristiano,
LEV, Città del Vaticano 2008.
- Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia
cristiana, LEV, Città del Vaticano 2001.
- Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, LEV, Città
del Vaticano 1993.
- Sinodo dei Vescovi XII Assemblea Generale Ordinaria, La Parola di Dio nella vita e
nella missione della Chiesa. Istrumentum laboris, LEV, Città del Vaticano 2008.
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