Gennaio 2016
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PARI OPPORTUNITA’ e POLITICHE DI GENERE UILCA di ROMA e del LAZIO Gennaio 2016 Coordinamento P.O. Luana BELLACOSA Redazione Antonella ROSICARELLI Caterina CONTRAFFATTO Mirella GORI Maria PASINI Stefania SALVI Rete Bianca CUCINIELLO Carla PROIETTI Daniela PETRI Filomena TEDESCHI Fulvia ALLEGRI Laura FORIN Nadia PETRINI Paola BOTTA Raffaella INFELISI Sandra APUZZO Stefania LEONE Stefania SABA UILCA Segreteria Regionale Roma e Lazio Via Ferruccio, 4b 00185 Roma Tel. 06 42012215 Fax 06 42012375 [email protected] Legge 104, permessi anche per prenotare la visita medica Permessi retribuiti Legge 104: assistenza al disabile, accompagnamento a visite mediche e prenotazione dei controlli sanitari, le attività consentite. I permessi lavorativi per l’assistenza di familiari disabili (portatori di handicap grave), noti anche come permessi Legge 104, possono essere utilizzati per finalità correlate alla cura del familiare: la legge non disciplina ogni singola casistica, limitandosi ad esporre lo scopo della norma, che deve essere rispettato per fruire legittimamente dell’assenza. Permessi per visita medica e prenotazione Per quanto concerne i permessi richiesti per accompagnare il disabile ad una visita medica, non v’è dubbio che l’assenza rientri nelle finalità assistenziali previste dalla normativa: qualche dubbio al riguardo potrebbe esserci, invece, nel richiedere un permesso per la sola prenotazione della visita medica. Il Ministero, in risposta ad un Interpello al Ministero del Lavoro, reputa l’assenza dovuta alla prenotazione di una visita medica per conto del disabile riconducibile alle finalità di cura ed assistenza dello stesso, in quanto necessaria all’effettuazione dei dovuti controlli. Pertanto, la richiesta del permesso non può essere contestata, ed il lavoratore ha pieno diritto alla retribuzione dell’assenza. Il principio è valido sia quando il dipendente richiede l’assenza per la prenotazione di una visita a favore del familiare che assiste, sia quando è lo stesso lavoratore disabile a dover prenotare il controllo medico per sé stesso. Permessi Legge 104, chi può chiederli Possono fruire dei Permessi Legge 104 i seguenti soggetti: – lavoratori dipendenti familiari di un portatore di handicap grave, per finalità legate alla cura ed all’assistenza di quest’ultimo; – lavoratori dipendenti portatori di handicap grave, per le finalità legate alla situazione di disabilità personale. Nel dettaglio, i familiari che possono richiedere i permessi retribuiti per l’assistenza di un disabile sono: 1 i genitori (naturali, adottivi ed affidatari); sono esclusi i tutori e gli amministratori di sostegno; il coniuge; parenti ed affini entro il terzo grado (soltanto in determinate ipotesi di non disponibilità dei parenti di grado più stretto) I permessi Legge 104 sono riconosciuti anche se: nel nucleo sono presenti familiari conviventi non lavoratori idonei all’assistenza; sono fruibili altre forme di assistenza, pubblica o privata (badanti, personale di enti pubblici o non profit). Permessi Legge 104 e assistenza Lo scopo della previsione dei permessi retribuiti Legge 104 è l’assistenza di un familiare disabile: nel dettaglio, perché l’assistenza al portatore di handicap possa dar luogo al beneficio, deve essere continuativa: questo non vuol dire che lavoratore e disabile debbano per forza convivere, in quanto, secondo un famoso interpello al Ministero del Lavoro, tra l’abitazione del disabile e quella di chi lo assiste può esserci una distanza percorribile entro un’ora. Il punto fondamentale è che vi sia un’assistenza sistematica ed adeguata: a tal proposito, è possibile chiedere i permessi anche quando la distanza tra l’abitazione del disabile e del lavoratore sia superiore a 60 minuti, presentando un programma con le modalità di assistenza. Si dovrà però esprimere in merito il dirigente del Centro medico legale della sede INPS competente. Qualora il lavoratore sia genitore di un minore disabile grave, oltre ai permessi secondo la Legge 104 (fruibili per 3 giorni al mese, o in misura oraria), può optare per il prolungamento del congedo parentale, oppure per la fruizione di permessi orari (2 ore al giorno di riposi retribuiti). Nei casi in cui il dipendente possa assistere più disabili, può sommare i relativi permessi; le assenze devono essere, comunque, volte all’assistenza del coniuge o di un parente o affine entro il primo grado (anche entro il secondo grado, ma soltanto se l’eventuale coniuge o i genitori dell’invalido hanno più di 65 anni, sono invalidi o deceduti o mancanti). Se un lavoratore utilizza già i permessi Legge 104 per la sua disabilità, può sommare le assenze mensili con eventuali permessi per assistere un proprio parente portatore di handicap grave. In caso di ricovero ospedaliero, solitamente i permessi non sono riconosciuti, eccettuate le seguenti ipotesi: È inoltre possibile il contemporaneo godimento delle giornate mensili di permesso da parte del dipendente portatore di handicap e da parte del familiare che lo assiste. la struttura in cui è ricoverato il disabile richiede l’assistenza del familiare; il disabile si trova in stato vegetativo persistente; il disabile ha una prognosi infausta a breve termine il disabile deve uscire dalla struttura per visite specialistiche e terapie. La somma delle assenze non è, invece, consentita, quando altri soggetti possono assistere il disabile, o quando lo stesso dipendente può occuparsi di più disabili contemporaneamente, non essendo necessaria l’assistenza distinta. Permessi Legge 104, casi particolari Nella generalità dei casi, i permessi sono concessi a un solo lavoratore per assistere lo stesso portatore di handicap: sono esclusi da tale regola i genitori, che possono mancare dal lavoro a turno per assistere lo stesso figlio. Inoltre, un genitore è libero di chiedere i permessi anche se l’altro genitore non lavora. 2 destinate ai dipendenti sotto forma di pacchetti-welfare sono infatti totalmente detassati sino a 2000 euro l’anno per lavoratore (che salgono a 2500 euro per le aziende che coinvolgono il personale nell’organizzazione produttiva attraverso le commissioni paritetiche previste nella contrattazione integrativa di secondo livello), con un tetto di 50mila euro di reddito lordo. E dunque rappresentano una importante integrazione al reddito, tant’è che tutte le piattaforme per i rinnovi contrattuali attualmente in discussione, a cominciare da quella dei metalmeccanici, li prevedono, in quanto oggetto di contrattazione decentrata. Per questi progetti il governo ha stanziato una cifra considerevole: 430 milioni di euro per il 2016 e 589 per gli anni a seguire. Ticket welfare sulla rampa di lancio Le aziende potranno offrire ai propri dipendenti fino a 2500 euro l’anno in servizi alla persona. Dalla palestra ai buoni libro: all’estero funziona, sarà anche in Italia uno strumento del rilancio? Secondo uno studio di McKinsey sul welfare sussidiario le aziende che hanno introdotto questi strumenti hanno aumentato del 70% la produttività e ridotto notevolmente l’assenteismo. E’ un ticket come quelli che le aziende forniscono ai propri dipendenti in sostituzione del servizio mensa. Può dare accesso ad una serie infinita di servizi di assistenza alla persona, dai servizi medici ai trasporti, dagli asilo nido alle materne, ai servizi di assistenza per anziani, sino a buoni libro per i figli, borse di studio, corsi di formazione e spese per il tempo libero. E’ il nuovo «ticket welfare» che debutterà in Italia di qui a poche settimane e che già ora si annuncia come una vera e propria rivoluzione in grado di far decollare il welfare aziendale e di creare nuova occupazione. Nel caso il lavoratore decida invece di farsi liquidare cash la somma pattuita sarà invece sottoposto ad una tassazione del 10%. Il voucher, ovviamente, conviene di più perché esentasse. Così come al lavoratore conviene ricevere queste cifre sotto forma di premio, visto che in alternativa i 2mila euro erogati, se venissero inseriti in busta paga, si ridurrebbero ad appena 1270 euro netti. L’azienda non sarà più costretta a fornire direttamente i servizi, ma potrà erogare il premio di produttività anche sotto forma di “ticket welfare”. In questo modo anche le azienda più piccole, e non solo le più grandi, potranno sfruttare le nuove opportunità offerte dalle legge. Voucher digitale e di carta In concreto i vari utenti che beneficeranno dei nuovi servizi potranno sia accedere a specifiche piattaforme Internet attraverso le quali comporre un menù personalizzato di servizi cui attingere, ma potranno anche ricevere i nuovi ticket in forma cartacea o digitale in tagli che vanno dai 5 a 50 euro. Forti incentivi La novità è stata introdotta con la legge di Stabilità 2016 che ha previsto una forte agevolazione fiscale allo scopo di stimolare le imprese ad investire in soluzioni di welfare, sulla falsa riga di esperienze che anche da noi hanno già fatto scuola come l’accordo aziendale Luxottica. Le risorse L’esempio francese «Il voucher per i servizi alla persona è uno strumento che ha dimostrato di funzionare in modo straordinario in molti paesi 3 europei, a cominciare dalla Francia», spiega Andrea Keller, amministratore delegato di Edenred Italia. E non a caso la filiale italiana del colosso mondiale dei ticket restaurant ha deciso di giocare d’anticipo registrando il marchio «Ticket Welfare». Ovviamente la concorrenza non starà ferma, ma Edenred ,facendo leva sull’esperienza maturata in Francia con i «Ticket Cesu» e nel Regno Unito, parte avvantaggiata. «L’arrivo dei ticket welfare – spiega ancora Keller - ha prodotto grandi benefici: aumento del potere d’acquisto dei dipendenti, ottimizzazione dei costi per le aziende, emersione del lavoro nero nell’ambito del lavoro domestico, incentivo del lavoro femminile, delle politiche di worklife balance e maggiori entrate per lo Stato». In Francia dal 2005 grazie ai «Cesu» sono stati creati 1,4 milioni di nuovi posti. In Italia, già nel primo anno, si potrebbero invece creare circa 300mila nuove partite Iva e posti di lavoro qualificato, pari a circa 1 punto di Pil in più. di sicurezza, con il risultato di fermare ogni iniziativa in tal senso. Per fare una mammografia o un’ecografia ogni donna dovrebbe essere accompagnata con scorta nella struttura sanitaria, con un’organizzazione e dei costi impensabili oggi. Per questo, il Progetto – dedicato a Francesco Marabotto che lo ha voluto e sostenuto – si propone di portare le attività di screening “a domicilio”, attraverso l’uso di pulmini, macchinari mobili e personale specializzato. E si propone di farlo da oggi in poi, garantendo continuità alle attività di prevenzione, finché sarà necessario. La stampa 12/01/2016 paolo baroni ROMA L’Associazione VIC Volontari In Carcere e l’Associazione Susan G. Komen Italia per la lotta ai tumori del seno insieme alla Direzione della Casa Circondariale Femminile Rebibbia hanno unito le forze per promuovere la prevenzione all’interno delle mura del carcere, estendendo le attività educative e di prevenzione alle donne detenute e al personale femminile di polizia penitenziaria e amministrativo dell’Istituto. Entra nel carcere l’unità mobile per la prevenzione dei tumori del seno La Casa Circondariale Femminile di Rebibbia è il carcere femminile più grande d’Italia e d’Europa con oltre 300 donne detenute e oltre 150 donne che vi lavorano. A tutte loro viene offerta la possibilità di fare lo screening mammario con l’ecografia per le donne sotto i 40 anni e la mammografia per quelle che hanno un’età superiore. Mercoledì 20 novembre nella biblioteca si è tenuto il primo incontro di informazione e sensibilizzazione delle donne sul tema delle prevenzione insieme a una dottoressa medico chirurgo del Centro integrato di senologia del Policlinico Gemelli e a una donna operata di tumore al seno volontaria di Komen Italia. Parte il Progetto Francesco Marabotto per la salute in carcere. Ha preso il via il 20 novembre il Progetto Francesco Marabotto per la salute in Carcere per portare la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori femminili tra le donne della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia. L’esigenza di garantire lo screening dei tumori femminili in maniera sistematica e diffusa si scontra in carcere con le esigenze 4 Nella settimana successiva per due giorni sono entrati: personale medico e infermieristici, tecnici di radiologia, le attrezzature mobili per effettuare le mammografie e le ecografie alle donne di Rebibbia in collaborazione con la Asl interna al carcere. ll progetto Francesco Marabotto si affianca alla Asl nelle attività di prevenzione dei tumori femminili, offrendo personale e strumenti per lo screening, ma anche con attività di informazione e sensibilizzazione delle donne sul tema. Nella paritaria Svezia, negli anni '70 i congedi parentali non si traducevano in una reale condivisione del lavoro di cura tra genitori, e quindi, nel 1995, venne attuata una "quota del papà", per cui se i padri non avessero preso 30 giorni di congedo esclusivamente di paternità, i 30 giorni sarebbero andati persi. Insomma, una politica del prendere o lasciare. Risultato: la percentuale di padri che presero il permesso salì dal 44% al 77%. Piano piano, si è arrivati al 2016, in cui i padri svedesi hanno un congedo di 90 giorni retribuito all'80%. Al di là della pura invidia - da noi il congedo attuale è di appena 1 giorno e la possibilità di estenderlo a 15 giorni sarà a quanto pare riesaminata a primavera - di certo è importante chiedersi se alla fine questi congedi si traducano in una maggiore parità nella distribuzione del lavoro di cura. A quanto pare il sistema funziona, ma è importante che il congedo di paternità sia pagato bene, se no i padri non lo prendono. In Svezia, il sistema di quote "prendere o lasciare” funziona perché il congedo è retribuito all'80%. Peraltro la proposta italiana prevedeva una retribuzione all'80%, quindi seppure risicata come giorni, era sulla buona strada. Portare la prevenzione secondaria tra le donne del carcere vuol dire restituire dignità e identità di genere anche a chi sta scontando una pena; vuol dire pensare alle donne non per il reato commesso ma come donne che hanno un futuro e hanno diritto a un futuro in salute; vuol dire rendere il carcere un’occasione di crescita e di cambiamento anche rispetto al proprio corpo e alla sua cura, alla attenzione a sé e agli altri nella gestione della salute. Insomma, neanche gli Svedesi sono nati "imparati", ma hanno elaborato efficienti politiche che a loro volta hanno promosso un cambiamento sociale. Vedremo se in Italia la primavera ci porterà la realizzazione di uno dei nostri buoni propositi per il 2016, e cioè un congedo di paternità più lungo. FONTE WEB : PANORAMA DELLA SANITA’ FONTE WEB : LADYNOMICS Congedo di paternità alla svedese : prendere o lasciare Tanti Auguri di Buon Lavoro a Luana Bellacosa (responsabile Pari Opportunità e Politiche di Genere - UILCA di ROMA e del LAZIO) per la sua nomina nella Commissione Nazionale Pari Opportunità ANIA (CNPO) Ancora la Svezia, ancora i secchioni del congedo di paternità. Il breve excursus del congedo di paternità made in Sweden offerto dal World Economic Forum ci permette di vedere come una cultura può cambiare grazie (anche) alle leggi e come i ruoli di genere non siano scolpiti nella roccia. 5