Salute Umana e Yoga Applicato

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Salute Umana e Yoga Applicato
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Indice
Salute Umana e Yoga Applicato
La Mente e il rilassamento
Il Mantra
Terapia Yogica delle Malattie Comuni:
Il Sistema Respiratorio
Ajapa Dharana – Quarta Tecnica
Bhastrika Pranayama
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Salute Umana e Yoga Applicato
Intervento di Swami Niranjanananda Saraswati al meeting di Aixles-Bains del 24-27 aprile 1997.
Secondo me è necessario che prima di tutto cerchiamo di comprendere il concetto di salute dell’uomo secondo lo yoga, poi capire come lo
yoga si applica per ottenere la salute.
Se guardiamo all’idea di salute, da un punto di vista basilare vediamo che, come individui, nel corso delle nostre interazioni con la
vita passiamo attraverso differenti livelli di stress e tensioni. Sono
questi stress e tensioni che in realtà determinano la nostra salute e
creatività.
Lo stress, che è una parola molto comune ai nostri giorni, è un ingrediente necessario nella vita di ogni individuo poiché rende possibile il funzionamento ottimale e permette di interagire creativamente
nella vita. Quando lo stress è ingestibile, allora è conosciuto come distress; quando lo stress è euforico, luminoso, è conosciuto come eustress. Così abbiamo varie aree di stress nella nostra vita: lo stress
positivo, eu-stress, lo stress negativo, il di-stress; durante le nostre
attività giornaliere ci muoviamo da un livello all’altro di stress. È
questo stress che determina la salute fisica, mentale ed emozionale.
Anche la parola “desease” in inglese indica uno stato di squilibrio
della personalità. La parola “ease” vuol dire benessere, e quando lo
stato di benessere, di armonia, di equilibrio, è in qualche modo disturbato a causa delle nostre interazioni con l’ambiente e con le persone, allora l’“ease” (benessere) disturbato è conosciuto come disease (malattia).
Quello che cerco di dirvi è che continuamente - fisicamente, mentalmente, emozionalmente, moralmente e anche spiritualmente fluttuiamo da un livello di stress a un altro; la nostra vita è come il
continuo dondolare di un pendolo. A volte siamo sul lato destro, a
volte sul sinistro, e in questo movimento cerchiamo di trovare
l’equilibrio. È stato detto dai relatori precedenti che lo yoga è il metodo per trovare il giusto equilibrio.
Lo yoga è il metodo di utilizzare lo stress per accrescere e sviluppare il potenziale umano e, allo scopo di sviluppare questo potenziale, è importante che ci accettiamo per ciò che siamo. È una tendenza
umana indossare differenti tipi di maschere per differenti situazioni,
in tempi diversi. Così ogni volta che indossiamo una maschera, ci riconosciamo in quell’immagine. Per sperimentare la spontaneità, per
divenire naturali, dobbiamo rimuovere queste maschere. Vorrei anche affermare che il processo dello yoga è un processo di rimozione
di queste maschere e di riconoscimento di noi stessi così come siamo. Questa stessa idea è stata trasmessa nello yoga tradizionale del
saggio Patanjali, che per primo descrisse lo yoga in forma di yoga sutra. Egli disse che riconoscere la propria vera natura e divenire stabili
nella propria vera natura è lo scopo dello yoga. Per fare ciò dobbiamo imparare a gestire le situazioni e le condizioni che si vengono a
creare nel corpo, nella mente, nelle emozioni e nella dimensione delle esperienze spirituali.
C’è la storia di un santo Sufi, degli inizi del diciottesimo secolo,
che girava con i suoi discepoli e che, durante un suo viaggio, si trovò
ad attraversare una fiera. In questa fiera c’erano differenti tipi di gare, tra cui una era il tiro con l’arco. Molti discepoli invitarono il loro
maestro a partecipare a questa gara ed egli rispose: “Va bene, parteciperò”. A ogni concorrente furono date tre frecce con cui bisognava
cercare di colpire il centro di un bersaglio che era posto a circa cinquanta metri di distanza. Quando nell’arena apparve questo rinomato
Sufi, si radunò una folla. Volevano vedere come se la sarebbe cavata
in questa gara. Il maestro Sufi aggiustò la posizione del corpo, sollevò l’arco, incoccò una freccia, aggiustò il copricapo e con aria di
vanto, con aria di baldanza, lasciò partire la freccia. Sfortunatamente
la freccia finì molto lontano dal bersaglio, e la folla iniziò a ridere e a
sghignazzare. Ma ci fu un discepolo che pensò tra sé: “Dev’esserci
una ragione. Dev’esserci uno scopo dietro a questo fallimento”. E
chiese al maestro Sufi: “Tu sostieni la concentrazione, l’unione e
l’assorbimento, e proprio tu sei incapace di colpire il centro del bersaglio. Come mai?”. Il maestro rispose: “Certo, ho mancato il bersaglio perché mi sono comportato come una persona troppo sicura di se
stessa, e una persona troppo sicura di sé non ha le capacità e il con-
trollo necessari, così è molto probabile che una tal persona manchi il
bersaglio”.
Prese un’altra freccia ma questa volta con molta più attenzione e
delicatezza. Prese la mira e scoccò la freccia. Sfortunatamente la
freccia cadde a metà strada dal bersaglio. Ci furono altre risate della
folla, e di nuovo il discepolo si rivolse al maestro e gli pose la stessa
domanda: “Dimmi, per favore, quale parte della tua personalità ha
lanciato la freccia?”. Il maestro rispose: “Quella che si sottostima; la
persona che non è mai sicura e che indietreggia sempre non colpirà
mai il bersaglio”.
Poi prese una terza freccia. Non guardò né a destra né a sinistra,
né si preoccupò della direzione e della velocità del vento; semplicemente lasciò andare la freccia. Questa volta la freccia colpì esattamente il centro del bersaglio. Ci fu un grande applauso, il maestro ritirò il premio che consisteva in un cesto con cinquanta differenti varietà di formaggio francese e iniziò ad allontanarsi. Il discepolo disse:
“Maestro, per favore, dimmi, chi è la persona che ha scoccato la terza
freccia?”. Il maestro lo guardò e disse: “Ero io”.
Questa è una storia, ma descrive i vari stadi dello stress di cui ho
parlato nella vita: la persona troppo sicura di sé rappresenta l’eustress
lo stress positivo; la persona che si sottostima rappresenta il distress,
lo stress negativo; la terza persona, la persona naturale, rappresenta
lo stato di stress equilibrato. Abbiamo questo oscillare del pendolo,
abbiamo questo oscillare della vita dal positivo al negativo e dal negativo al positivo. Sappiamo che il negativo è male, ma dovremmo
anche sapere che il positivo è male allo stesso modo. Semplicemente
il positivo rappresenta il di più, mentre il negativo rappresenta il di
meno. Se il di meno rappresenta il male, allora anche la parte corrispondente, il di più, è anch’esso male. Cosa dobbiamo raggiungere
nella vita? Il centro. E questo centro rappresenta la salute, la completa salute.
Recentemente le Nazioni Unite hanno definito la salute umana
come un concetto che include l’aspetto fisico, mentale, emozionale,
morale e spirituale. Hanno detto che se c’è equilibrio nella dimensione fisica, mentale, emozionale, morale e spirituale una persona gode
di una completa salute. Una volta il concetto di salute era limitato
semplicemente al corpo, alla gestione delle malattie del corpo e alla
rimozione delle carenze e degli squilibri del corpo. Quando il concetto di salute fu definito dalle Nazioni Unite, molte persone iniziarono
a pensare: “Cos’è la vita umana? Che cosa sono il corpo, la mente, lo
spirito?” Lo yoga ha detto la stessa cosa migliaia di anni fa, e questo
concetto di yoga è evidente nel Raja Yoga di Patanjali - uno degli antichi divulgatori dello yoga. Patanjali definisce otto differenti stadi
dello yoga sotto forma di yama e niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana, e samadhi.
Yama e niyama, la disciplina morale di vita, riguardano la salute
morale in modo tale che gli atteggiamenti, i comportamenti e le interazioni nella vita siano armoniosi ed equilibrati. Asana e pranayama
riguardano la salute fisica in modo tale che con l’esecuzione di posizioni adeguate e tecniche di respirazione, siamo capaci di rimuovere i
blocchi e gli squilibri del corpo e del cervello. Pratyahara e dharana gli aspetti di concentrazione e rilassamento - ci danno salute mentale
ed emozionale. Dhyana, o meditazione, assieme a samadhi, lo stato
avanzato di meditazione, ci fornisce la salute o il benessere spirituale. Questa è l’idea yogica di salute.
Altre esperienze incluse nello yoga sono gli stati di stabilità e comodità. Negli Yoga Sutra queste condizioni sono relative
all’esecuzione delle posizioni, ma rappresentano due differenti aree
d’influenza che una posizione esercita sulla personalità umana: la
stabilità fisica e la tranquillità mentale.
La stabilità fisica e la tranquillità mentale sono effetti secondari in
una persona che esegue una posizione o asana. Ma se prendiamo
questo concetto oltre la pratica delle asana, allora scopriamo che gli
squilibri e le tensioni del corpo non permettono al corpo stesso di rilassarsi, né all’energia del corpo di manifestarsi. Essi ostacolano
l’emergere della tranquillità del corpo e della mente che è in uno stato di continua tensione, dispersione e distrazione. Affinché la mente
divenga attiva, dinamica, creativa, è necessario fare esperienza di
calma, di tranquillità e di comodità. Così la stabilità fisica e la tranquillità mentale sono le due aree di esperienza che cerchiamo di raggiungere con le pratiche dello yoga.
Lo yoga è un metodo per trovare l’equilibrio, non una terapia. Ma
poiché il corpo svolge un ruolo dominante nella nostra vita, le pratiche di yoga cominciano con il corpo. Quando non siamo capaci di
gestire il distress del corpo, questo distress o squilibrio si manifesta e
si fa esperienza della malattia. Quando non siamo capaci di gestire lo
stress, siamo ipertesi, non riusciamo a dormire, diventiamo nervosi,
la digestione e la circolazione diventano lente e il respiro si modifica.
A poco a poco questo squilibrio attacca gli organi più deboli del corpo e ci ammaliamo.
Nell’Iliade sentiamo raccontare del tallone di Achille; il punto più
debole del corpo di questo guerriero era il tallone. Allo stesso modo
ognuno di noi ha un organo debole. In certe persone l’organo debole
è il sistema digerente, in certe il sistema immunitario, in altre gli organi genitali. Tutti noi abbiamo un organo debole, ed è questo che di
solito si ammala quando subiamo una gran quantità di stress o, come
ho detto, di distress. All’inizio la malattia si manifesta partendo
dall’organo debole.
Ad esempio, se sottoponiamo dieci o venti persone in situazioni
simili ad analoghi livelli di stress e tensione, questo stress e tensione
si manifesterà in modo differente sul corpo di queste dieci o venti
persone. Per alcuni sarà il sistema digestivo, per altri la pressione del
sangue, altri si ritroveranno dei disturbi respiratori, diventeranno iperattivi e non saranno più capaci di mantenere il loro equilibrio. Certi
non riusciranno più a dormire, altri diventeranno nervosi. Così, anche
se in questo esperimento la condizione di stress è la stessa per ognuno dei partecipanti, la reale manifestazione dello stress nel corpo sarà
diversa. Questo dimostra che abbiamo un’area debole della personalità che ha bisogno di essere equilibrata e armonizzata.
Così, quando prendiamo in esame i principi dello yoga, vediamo
che con semplici pratiche di posizioni, tecniche di rilassamento e
concentrazione, siamo in grado di riallineare il corpo, la mente, le
emozioni, gli schemi di comportamento e gli atteggiamenti, ed il risultato di questo allineamento è duraturo. Molte persone, scienziati e
studiosi a livello mondiale hanno condotto ricerche per valutare i benefici delle pratiche yoga nella cura delle varie malattie. Mi piacerebbe fare una breve panoramica di queste diverse ricerche, iniziando
dall’India. Ora, prima di parlare di queste ricerche, lasciatemi chiarire che, sebbene voi pensiate che gli indiani siano più propensi ad accettare lo yoga, dato che viene dall’India, questa idea è sbagliata. Gli
indiani sono un popolo molto difficile. Possono avere una propensio-
ne culturale a livello mentale, e possono avere una comprensione dei
principi dello yoga, ma le errate concezioni sullo yoga sono una cosa
universale. È difficile per loro accettare lo yoga come una scienza di
vita. Comunque, nonostante il generale scetticismo, in India è stato
fatto un lavoro di ricerca, e si è scoperto che le pratiche e i principi
dello yoga avevano una base scientifica.
La ricerca iniziò alla fine degli anni ‘60, con alcuni medici che usavano le tecniche dello yoga. Essi cercarono di osservare i suoi benefici nella cura dei problemi cardiaci, dell’angina e degli infarti; nel
rigenerare e irrobustire le condizioni di un cuore debole, e nel curare
l’ipertensione con le pratiche di rilassamento e le tecniche di respirazione; alla fine trovarono che con lo yoga si ottenevano molti risultati
positivi.
Negli anni ‘70 fu portata avanti la ricerca sulla cura delle malattie
psicosomatiche. Con il programma per il diabete, il diabete non da
insulina, i medici scoprirono che in quaranta giorni era possibile guarire e superare le condizioni diabetiche. Con il programma per
l’asma, più specificatamente per l’asma bronchiale, trovarono che
con la pratica regolare delle posture, era possibile superare le condizioni asmatiche e sviluppare l’immunità a varie allergie. In questo
modo si è sviluppato in India un interesse per i problemi della salute.
Fin dal 1994 stiamo insegnando i principi dello yoga terapia nei vari
istituti medici dello stato del Bihar dove si trova il nostro Centro. Il
governo dello stato del Bihar sta identificando trentasei differenti
malattie psicosomatiche che possono essere trattate attraverso le pratiche di yoga. Potrebbe essere per l’assenza di strutture mediche, ciò
nondimeno è un gradino importante nel riconoscimento dello yoga
come terapia. Così importante che il Concilio Medico Indiano raccomanda che lo yoga venga contemplato come voce del prospetto
medico. E il Consiglio Medico Indiano è una scuola all’antica, molto
rigida in ciò che accettano e ciò che insegnano agli studenti. Siamo
certi che, col passare del tempo, quando lo yoga verrà accettato come
argomento della medicina, emergerà come terapia d’avanguardia e
non come terapia alternativa.
Mentre in India succedeva tutto ciò, molte persone, studiosi e
scienziati, anche in Australia, indagavano sul ruolo che lo yoga può
svolgere nella cura del cancro. Il Dott. Ainsley Meares, della Fonda-
zione Australiana di Ricerca sul Cancro, sperimentò l’uso delle tecniche di rilassamento, di respirazione, di pranayama, di mantra per
sconfiggere il cancro. Questo è uno sviluppo molto positivo perché
fornisce una visione differente del corpo e della natura umana. Attualmente, in Inghilterra, si sta iniziando a sperimentare e provare lo
yoga nella cura dell’HIV - AIDS. Questi sono alcuni esempi di ricerche che vengono condotte sullo yoga da professionisti, non da insegnanti di yoga.
Lo stesso vale per la cura delle malattie mentali, molti psicologi,
psichiatri e psicoanalisti hanno inserito le tecniche yoga nella loro attività per migliorare le attitudini mentali, per armonizzare il comportamento, per rimuovere stati di aggressività e di ansia dalla mente,
per rimuovere fobie, inibizioni e complessi. E hanno anche provato
semplici tecniche dello yoga con i carcerati, che sono soggetti molto
instabili e aggressivi, che reprimono in loro stessi molta rabbia e frustrazione. Negli ultimi due anni abbiamo insegnato lo yoga in ventiquattro prigioni dello stato del Bihar, in India. Sono state fatte specifiche analisi psicologiche e i dati sono stati registrati. Abbiamo trovato che c’è un notevole miglioramento nella personalità, nel comportamento e nelle attitudini dei carcerati. Guardando questi risultati, il
governo ci ha dato l’opportunità di addestrare all’insegnamento dello
yoga degli ergastolani. Lo scorso anno abbiamo addestrato trecento
ergastolani. Ora essi vanno nelle diverse prigioni come insegnanti di
yoga, hanno superato la loro aggressività, sensi di colpa, repressioni,
e sono diventati, o stanno diventando, membri responsabili della società.
Vi ho dato solo un breve sommario di come lo yoga viene applicato nella cura delle malattie fisiologiche e psicologiche. Lo yoga asserisce che la salute non è l’assenza di malattia, ma l’appropriata gestione delle condizioni di malattia. Penso che sia impossibile trovare
una persona totalmente libera da ogni tipo di malanno. Abbiamo un
corpo, e il corpo è influenzato dal clima, dall’ambiente, dalla dieta. Il
corpo è influenzato da così tanti fattori differenti, compresi i fattori
genetici, che è impossibile dire che un individuo sia totalmente e assolutamente libero da malattie. Lo yoga dice che nel processo vitale,
tra la nascita e la morte, ci sono due condizioni che non possiamo evitare: la vecchiaia e la malattia. Siamo nati, e avremo malattie. Di-
venteremo anche vecchi, e via via che diventeremo vecchi, la forza e
il vigore del corpo e della personalità diminuiranno sempre più. Il
corpo diventerà più influenzabile e suscettibile alle influenze che
modificano il suo stato naturale di benessere e soffrirà.
Lo yoga non dice che non avremo mai alcun tipo di malattia, piuttosto dice che ci ammaleremo perché è una legge naturale, ma se
possiamo gestire la malattia, allora questa gestione è salute. Secondo
i principi dello yoga, la salute si basa sul buon senso; la salute si basa
su quanto efficientemente ed efficacemente utilizziamo il corpo per
svolgere le varie attività, senza cadere in livelli di distress o squilibrio, che sono la causa dell’indisposizione.
Così dico che la salute non è l’assenza di malattia dalla vita, ma
proprio la gestione della malattia. Questa è la teoria dello yoga, e
questa teoria sta venendo sperimentata da professionisti di tutto il
mondo e anche da molte persone che soffrono di indisposizioni croniche. C’è una grande quantità di pratiche yoga che ci dà la possibilità di funzionare al meglio. L’hatha yoga, la forma di yoga più comunemente conosciuta in occidente, è un sistema con il quale purifichiamo il corpo, i sistemi e gli organi del corpo, e con la purificazione e l’eliminazione delle tossine il corpo fisico sta in salute. Il raja
yoga, un’altra forma comune di yoga, aiuta ad acquisire la flessibilità
del corpo fisico; aiuta anche a portare equilibrio nel movimento e nel
flusso di forza vitale del corpo; e aiuta a portare equilibrio e armonia
nella dimensione mentale, dando la capacità di fronteggiare lo stress
nella vita.
Dunque, per favore, ricordate che lo yoga non è un metodo o una
tecnica che ci permette di sfuggire dalle responsabilità della vita.
Piuttosto, è un metodo che ci permette di guardare alla vita con ottimismo e con chiarezza mentale. E se siamo capaci di comprendere
tutto questo, allora il concetto di yoga-terapia ci diventerà chiaro.
Ci sono molte nuove infezioni e malattie con cui abbiamo a che
fare ogni giorno, ma c’è una forma di malattia che non ha cura, e
questa malattia è conosciuta come DIFS: malattia indotta da sindrome da paura (Disease Induced Fear Syndrome). Il cancro, l’AIDS,
l’ipertensione, l’artrite, i problemi digestivi, il diabete, i problemi respiratori possono essere curati molto facilmente sempre che possiamo curare e trattare questa particolare malattia che è la DIFS, la sin-
drome da paura. È la paura che nutre la malattia, ed è la paura che ci
fa ammalare. Nello yoga, attraverso il rilassamento, attraverso la creazione e la circolazione di forze vitali nel corpo, e attraverso la gestione degli stati mentali di stress e ansietà, siamo in grado di superare la paura. Una volta che la paura è superata, le malattie non hanno
più posto nella nostra vita. Questo è il concetto di salute umana, di
yoga applicato e di yoga-terapia, che abbiamo sentito e che sentiremo
oggi dai vari relatori. Lasciatemi sperare che queste discussioni ci ispirino a guardare le condizioni della nostra vita con mentalità positiva e che possiamo sperimentare un’ottima salute a tutti i livelli della
nostra personalità.
La Mente e il Rilassamento
Tratto da: Sw. Satyananda Saraswati, “Teachings of Swami Satyananda Saraswati”, vol. IV, ed. Yoga Publications Trust, Bihar, India.
Il punto essenziale dello yoga è la quiete mentale e non c’è nulla a
questo mondo che può darci la quiete mentale desiderata. Molti di
noi sono consapevoli dell’irrequietezza della mente e altri non lo sono.
Poiché la mente è stata sottoposta a un processo di evoluzione, vi
è stato del tumulto dentro di essa, tuttavia gran parte delle persone
che ci stanno attorno non sanno che questo tumulto è interiore. Essi
attribuiscono la causa della loro infelicità al mondo materiale, al fatto
che il figlio non è ubbidiente, che non c’è abbastanza denaro o che la
moglie o il marito non sono in buona salute. In questo modo attribuiamo il nostro tumulto interiore al mondo esterno.
Nello yoga, invece, si giunge alla conclusione, si realizza, che la
causa del tumulto, dell’irrequietezza, dei disturbi, è interiore.
Perciò, anziché cercare di cambiare l’ambiente esteriore e sprecare
energie, tuffiamoci nella profondità di noi stessi. Quando sappiamo
come guardare dentro di noi, sappiamo come affrontare i problemi
della nostra personalità.
Lo yoga non è soltanto la realizzazione delle tendenze della mente, è la realizzazione della sostanza fondamentale, la mente. Passioni,
ansietà, gelosie, nevrosi, odio, sono sintomi della mente, non sono la
mente.
Noi, persone intelligenti di questo secolo, siamo diventati consapevoli dei sintomi della mente, ma non siamo ancora in grado di capire la mente nella sua totalità.
Per capire la mente, la sostanza basilare, è importante ed è necessario essere in grado di fare una breve pausa e guardare dentro. Molti
di noi non sono in grado di definire la mente. Irrequietezze, paure,
frustrazioni, sono stati della mente la quale può assumere migliaia e
migliaia di stati.
Questi stati della mente sono le manifestazioni della mente.
Quando gettate un sasso in uno stagno si creano delle increspature.
Allo stesso modo le situazioni della vita colpiscono il cuore, il nucleo
della mente, e allora si creano delle increspature.
Nella nostra moderna psicologia abbiamo cercato di trattare queste increspature, ma non abbiamo tentato di fermare le persone affinché possano smettere di gettare sassi. La psicologia tratta i sintomi
della mente, lo yoga tratta la mente stessa.
Il soggetto principale dello yoga è la mente. Il corpo è la dimora
della mente. Poiché il corpo è il portatore, il veicolo della mente, è
stato incluso nel quadro delle pratiche yoga. Ma occupandoci solo
del corpo, e trascurando la struttura basilare della mente, dimentichiamo il vero proposito dello yoga. Conosciamo la meditazione e il
rilassamento, perciò discutiamone per un po’.
Desideriamo rilassarci, ma cosa esattamente cerchiamo di fare? È
sufficiente dormire alla notte con l’aiuto di qualche pillola? È questo
il rilassamento? E se questo non è rilassamento, allora cos’è il rilassamento? Nel rilassamento la mente è attiva o passiva? La mente è
cosciente o incosciente? È progressiva o regressiva?
Per la maggior parte delle persone che non conoscono la scienza
dello yoga, il rilassamento rappresenta un aspetto negativo della
mente. Non sono in grado di definire il rilassamento in termini di
tensioni. Se la tensione è di una particolare qualità, il rilassamento
deve essere della stessa qualità. Non possiamo trattare una malattia
particolare con un farmaco che non riguarda questa malattia.
Sappiamo che le tensioni sono di tre tipi: muscolare, mentale ed
emozionale.
Le tensioni muscolari appartengono al corpo fisico, al sistema
nervoso, agli squilibri endocrini e del metabolismo. Le tensioni muscolari possono essere trattate in modo appropriato con i sei shatkarma dell’hatha yoga.
Le tensioni mentali sono causate da un eccessivo lavoro intellettuale e mentale. Avete una moglie o un marito, difficoltà finanziarie,
un affare, problemi di tanti tipi che tengono la mente occupata tutto il
tempo dall’alba al tramonto e dal tramonto all’alba? Anche quando
dormite profondamente la vostra mente è attiva nei sogni di cui vi
scordate la maggior parte delle volte.
Queste tensioni mentali mantengono tutto il meccanismo mentale
in una posizione molto difficoltosa.
Abbiamo bisogno di una pratica che ci renda capaci di cessare di
pensare del tutto, non importa se i pensieri sono necessari o meno, o
se sono rilevanti oppure no per la vostra vita quotidiana.
Abbiamo bisogno di sonno per il corpo e di riposo per la mente.
Abbiamo trovato, nei nostri studi, che durante il sonno profondo il
corpo non riposa. La parte chimica del nostro organismo lavora, e
così anche il sistema nervoso, il sistema coronarico, quello digerente
e tutto il sistema di eliminazione lavorano. Sappiamo che anche nel
sonno profondo la mente lavora. Come può ricevere il riposo di cui
necessita? Non conosciamo l’arte di fermare la mente neppure per un
momento, non siamo consapevoli del sistema. Il metodo per fermare,
per placare la mente è la meditazione.
La meditazione è un sistema yogico nel quale l’individuo tenta di
focalizzare la sua mente in un punto, per poi lasciarlo andare. Le tendenze e la consapevolezza della mente sono allontanate per quel
momento e il flusso della coscienza è bloccato. Se siete in grado di
bloccare il flusso della coscienza, anche per un minuto, essa vi darà
tutta l’energia di cui avete bisogno e vi libererà da tutte le tensioni.
Ma veniamo alle tensioni emozionali che sono dovute alle faccende di amore e di odio. Sono dovute a delle aspettative troppo grandi.
Non è necessario fermarsi su questo argomento perché tutti lo conoscono troppo bene. La maggior parte di noi è passata per degli stati di
tensioni emozionali una volta o l’altra. Qual è il modo per uscirne?
Nello yoga abbiamo due sistemi per rilassare le tensioni emozionali. Uno si chiama antar mouna, silenzio interiore profondo, ed il
secondo è conosciuto come yoga nidra, o sonno psichico.
Il silenzio interiore, antar mouna, è una pratica attraverso la quale
viene richiesto di osservare il comportamento della mente, senza alcuna parzialità o ostruzione.
Lasciate che la mente si comporti come vuole; lasciate fluire la
coscienza, lasciate che la memoria si esprima, lasciate che i pensieri
passino attraverso l’arena della mente; non fermateli, osservateli, siate uno spettatore imparziale del flusso della coscienza.
Arriverà il passato, il futuro, preoccupazioni e ansietà lo attraverseranno. Voi sarete solo un testimone imparziale di tutto ciò che succede alla mente, senza esserne coinvolti.
Quando la vostra mente sta rimuginando un pensiero, di solito avviene che vi lasciate prendere dalla paura o che diventate molto
gioiosi. Nel suo fantasticare, la mente, talvolta, riflette il passato che
può essere piacevole oppure poco felice. Quando è piacevole, lo apprezziamo e desideriamo indugiare su di esso. Questo è attaccamento, questa è identificazione. Ma quando il pensiero è molto spiacevole e si pone con forza su di noi, ci lasciamo prendere dal panico, diventiamo molto turbati e irrequieti, non lo desideriamo. Questo è
chiamato repulsione.
Siamo particolarmente attaccati a un particolare pensiero o abbiamo una repulsione per esso. Questa attrazione e repulsione, questo
attaccamento e distacco dei vostri schemi mentali, dovrebbe essere
evitato con cura durante la pratica del silenzio interiore.
Prima della meditazione o delle preghiere religiose, dovreste praticare antar mouna per vedere cosa sta accadendo nella vostra mente.
Andate in profondità e cercate d’essere un testimone. È così che
l’energia emozionale si sprigiona.
La pratica del silenzio interiore ha cinque stadi, che si susseguono
uno dopo l’altro in una sequenza fissa. Perché? Perché abbiamo costatato in molti casi che quando cerchiamo di osservare la mente vi è
un buio totale e poi, improvvisamente, c’è un pandemonio. Nel momento in cui cercate di guardare la mente, tutto è tranquillo, vuoto.
Non appena smettete di guardare, riprende il pandemonio.
Ora, questo tipo di blocco della coscienza va corretto.
Perciò, prima di cercare di vedere le tendenze della vostra mente,
ci deve essere una pratica preliminare. La pratica preliminare è molto
semplice. Si tratta semplicemente di diventare recettivi a tutti i suoni
che esistono entro il raggio della vostra percezione uditiva.
Ascoltate semplicemente tutti i vari rumori che vi circondano, fin
dove è possibile sentire. Questo è il primo stadio di antar mouna, poi
ci sono altri quattro stadi.
Un’altra importante tecnica per rilassare le tensioni emozionali è
yoga nidra. Nella pratica di yoga nidra non si dorme, ma si sviluppa
una coscienza dinamica attraverso il rilassamento.
Questo rilassamento è indirizzato a ogni parte del corpo, cominciando dal pollice della mano destra e rilassando l’intera area coperta
dal sistema nervoso centrale.
Abbiamo assistito a risultati meravigliosi con la pratica di yoga
nidra. Se si pratica la tecnica una volta al giorno per mezz’ora, non
solo si sperimenta la tranquillità, ma si sviluppa in se stessi una personalità dinamica.
In yoga nidra, le risoluzioni che vengono fatte, le decisioni che
vengono prese, i pensieri che creiamo, diventano potenzialmente
molto efficaci. Essi raggiungono le profondità del subconscio e
dell’inconscio, e con il tempo diventano delle realtà.
La maggior parte delle cose nella vita può fallire, ma le risoluzioni
fatte durante yoga nidra non falliranno mai.
Il rilassamento non è uno stato negativo né passivo della mente.
Nello yoga il rilassamento è uno stato dinamico in cui la mente si evolve nel mondo interiore.
Hatha yoga, raja yoga e yoga nidra sono tra i metodi di rilassamento più importanti per la nostra vita quotidiana. Ma, oltre tutto tutto, vi è una cosa che ogni persona dovrebbe realizzare. Uno può essere un credente o un miscredente, non importa. La cosa più importante
è che tutti abbiamo una mente, e questa mente si evolve, non è
un’entità statica.
Nel regno animale la coscienza si evolve a una velocità molto lenta, perché non c’è consapevolezza, non c’è impulso a svilupparsi; ma
negli esseri umani la coscienza si evolve a una velocità più grande.
Questa velocità può essere accelerata e il tempo dell’evoluzione può
essere accorciato attraverso la pratica dello yoga. In particolare tramite la pratica di dhyana yoga.
Dhyana yoga è lo yoga della meditazione e se tutti voi portaste a
casa da questo convegno questo solo concetto, allora la mia e la vostra partecipazione avranno dato i loro frutti.
Non c’è nulla nella vita che non abbia un prezzo, tranne la meditazione. Le cose materiali possono fallire, la vita può deludervi, ogni
cosa nella vita può fallire, ma non la meditazione.
Chi può dedicare almeno dieci minuti ogni giorno alla quiete della
sua coscienza, chi conosce la tecnica dell’essere consapevole, quan-
do tutti i nomi e tutte le forme della sua vita esteriore sono stati cancellati e trascesi, si avvicina allo stato di perfezione della vita.
La perfezione della vita implica la grandezza del vostro essere. Se
non siete perfetti, non siete felici, non siete soddisfatti. La perfezione
è il nostro scopo. Ognuno deve cercare la perfezione in se stesso, dedicando il tempo alla meditazione. In altre parole, ogni cosa inizia
quando chiudete gli occhi. Nulla avviene quando avete gli occhi aperti, perché vivete nel mondo dei sensi, che è empirico e transitorio.
Vivete in un mondo che è conosciuto dalla mente e ciò che è capito
mentalmente è transitorio, empirico e di breve durata. Ma nel momento in cui chiudete gli occhi e guardate dentro, lo spazio interiore
diventa visibile. Quando questo avviene, scendete nella profondità
della vostra mente, della vostra coscienza. I saggi e i santi ci hanno
detto ripetutamente che la vita reale sta dentro. Cosa significa questo? Cos’è questa vita? Questa esistenza? Non è qui, forse? Certo, è
qui, ma non è definitiva, non è reale, è solo l’ombra della nostra vita
interiore.
Ciò che vedete nello specchio è il riflesso del vostro viso. Allo
stesso modo, la vita esteriore è un riflesso della nostra vita interiore.
Se vi fate la barba, non rasate il riflesso nello specchio, ma il vostro
viso, naturalmente. Se desiderate vestirvi, pettinarvi, ecc., non vestite
o pettinate il vostro riflesso, ma il vostro corpo e la vostra testa. Ugualmente la vita esteriore che sperimentiamo giorno dopo giorno è
un riflesso di una vita interiore di cui non abbiamo nessuna idea.
Siamo completamente ignoranti dell’altra dimensione della vita e
cerchiamo solo di abbellire il riflesso dello specchio. Cerchiamo solo
una panacea per il riflesso e l’ombra, e non ci riusciamo mai. Nonostante tutto ciò che abbiamo nella vita, restiamo infelici.
Abbiamo una moglie, dei bambini, una casa, delle auto, dei soldi,
dei conti in banca, dei lavori, affari e amore, ma restiamo infelici.
Cosa significa? Ci avete mai pensato?
Naturalmente c’è gente che non possiede tante cose; possiamo capire meglio la loro infelicità. «Non ho da mangiare, sono infelice»,
«Non ho soldi, sono infelice». Ma anche se abbiamo tutto ciò che desideriamo, siamo infelici. Questo dovrebbe farci capire che la chiave
si trova altrove.
La meditazione vi porta a contatto con il vostro essere reale. Senza di essa non è possibile conoscere il nostro vero sé. C’è un divario
tra la vita esteriore e la vita interiore, e ci deve essere qualche cosa,
un veicolo, per attraversare questo divario. Il divario è come un fiume. Arrivate là con la vostra macchina, fino alla riva, poi affittate
una barca per andare sull’altra riva. La meditazione costruisce un
ponte sul divario della vostra vita.
Quando siete in grado di prendere contatto con la coscienza interiore, di conoscere l’essere interiore, di visualizzare la luce interiore,
tutto entra nell’ordine, e la vita esteriore sarà veramente felice. Allora non si perde nulla, anche se non si possiede nulla.
Perciò concludiamo affermando che il rilassamento è necessario,
che le pratiche dell’hatha yoga sono necessarie, ma che la cosa più
indispensabile nella vita è l’arte della meditazione. La luce esterna
viene spenta. La luce interiore splende e si espande e vedete al vostro
interno. Per la pratica della meditazione avete bisogno di una tecnica,
avete bisogno di un sistema. Solo chiudendo gli occhi non tutti ottengono la meditazione. Solo alcune persone possono entrare nello
stato meditativo attraverso la consapevolezza del mantra. Altri possono entrare in meditazione attraverso la concentrazione su particolari centri psichici nel corpo, altri ancora attraverso il pranayama. Non
vi sono solo alcune tecniche, ma ve ne sono molte e potete scegliere
la tecnica che più vi si addice.
Il Mantra
Tratto da: Swami Satyananda Saraswati, “Il Mantra”, ed. Satyananda
Ashram Italia.
Il mantra è una combinazione di suoni e quando noi produciamo un
mantra, nella mente si creano frequenze, velocità e vibrazione.
Faccio un esempio: andate vicino a una silenziosa distesa d’acqua,
prendete in mano un sassolino piccolo e gettatelo nella silenziosa distesa. Quel piccolo sasso produrrà increspature e queste increspature
si muoveranno fino a una certa distanza e poi si dissolveranno. Allora prendete un sasso più grande e gettatelo nello stagno, l’area delle
increspature sarà più grande; gettate un pezzo di pietra più grande
con forza nello stagno e potete immaginare che le increspature continueranno per una distanza maggiore. Nello stesso modo, quando
producete un mantra nella vostra mente, questo manda vibrazioni.
Queste vibrazioni sono in forma di onde e queste onde sono di differente natura. Ora, queste onde si trovano sul piano mentale e possono passare attraverso il piano mentale fino a un altro piano.
Voi producete un mantra sul piano conscio e le onde che sono
prodotte dal mantra viaggiano nel subconscio e, se il mantra è potente, possono viaggiare fin nell’inconscio. Conscio, subconscio e inconscio sono i diversi piani della nostra esistenza.
Un mantra è un suono e questo suono è una combinazione di livelli di energia molto potenti: ogni lettera del mantra ha un colore e una
frequenza e la natura peculiare di ogni elemento.
Il suono che produciamo è un suono grossolano, ma questo suono
grossolano può anche diventare suono sottile.
Questo suono ha quattro livelli di esistenza e il livello più alto del
suono è molto potente e può rompere le barriere dell’inconscio e
dunque potrebbe anche essere usato per risvegliare la kundalini.
Terapia Yogica delle Malattie Comuni:
il Sistema Respiratorio
Tratto da: Sw. Karmananda Saraswati, Yogic Management of Common Diseases”, ed. Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.
Il sistema respiratorio include naso, faringe, epiglottide, trachea,
bronchi e polmoni, ed anche la gabbia toracica, che protegge i polmoni, il diaframma e i muscoli intercostali, che pompano l’aria dentro e fuori dal torace, e le connessioni nervose col cervello che attivano e controllano questi muscoli.
Per scopi descrittivi, il sistema respiratorio è suddiviso nei tratti
superiore e inferiore e la linea divisoria immaginaria viene situata
nella laringe o trachea, a livello del pomo d’Adamo (cartilagine tiroidea) anteriormente nel collo. Tuttavia, è importante che questa divisione non faccia dimenticare lo stretto rapporto tra i disturbi del tratto
respiratorio superiore e quelli dei bronchi e dei polmoni nel torace.
Per esempio, un’infezione del tratto superiore come un normale raffreddore o la sinusite possono, in certe condizioni, dare origine a
bronchiti o persino polmoniti.
Il tratto respiratorio superiore
Il tratto respiratorio superiore include il naso, i passaggi e i seni nasali (nasofaringe) e la gola (laringe). I seni nasali sono cavità vuote che
comunicano con i passaggi nasali attraverso strette aperture. Queste
aperture sono frequentemente bloccate nelle infezioni nasali come
raffreddori e sinusiti. L’adeguato drenaggio dei seni infetti viene
spesso impedito dal gonfiore dovuto all’infiammazione delle membrane mucose così che la guarigione è spesso lenta e incompleta.
Quando viene inalata l’aria passa attraverso le narici, la laringe e
nella trachea. L’aria che respiriamo deve essere modificata prima di
entrare nei polmoni perché generalmente è troppo secca e spesso
troppo fredda. Tale aria asciugherebbe velocemente il tessuto polmonare; inoltre, nell’aria circostante ci sono molti inquinanti come fumo
e polvere, così come milioni di germi. Molte di queste impurità devono essere rimosse prima che l’aria entri nei polmoni altrimenti sa-
remmo facilmente suscettibili di infezioni polmonari o i polmoni sarebbero irrimediabilmente bloccati da polvere e sporcizia.
Per contrastare questi disagi, il corpo è dotato di un sistema di purificazione e condizionamento dell’aria. Esso inizia nel naso, dove i
peli all’ingresso delle narici fanno da schermo per le grandi particelle
di polvere e frammenti. I passaggi più interni del naso umidificano e
riscaldano l’aria che passa. Particolari strutture ossee sono rivestite
da una spessa e spugnosa membrana mucosa attraverso la quale il
sangue circola in abbondanza. Nel momento in cui l’aria passa su
questi tessuti, viene riscaldata come l’aria che passa su un radiatore.
Nelle giornate fredde i vasi sanguigni si dilatano per produrre più calore e nelle giornate calde si contraggono.
I disordini del tratto respiratorio superiore includono il raffreddore
comune (coriza acuto), sinusiti, febbre da fieno, tonsilliti e ingrossamento delle adenoidi.
Il meccanismo di secrezione del muco
Benché l’aria inspirata sia stata filtrata, essa contiene ancora un carico
potenzialmente letale di piccole particelle di polvere. Per aiutare a rimuoverle, i percorsi dell’aria sono rivestiti di ghiandole che secernono
un velo viscoso di muco che intrappola le particelle di polvere. Tuttavia, il muco carico di polvere ostruirebbe i percorsi dell’aria, ma per
un altro straordinario meccanismo i passaggi dell’aria hanno i propri
sistemi di pulizia. Microscopici peli, chiamati ciglia, spingono il muco
e i frammenti verso l’alto con i loro movimenti verso la gola o laringe
dove esso viene ingoiato, non essendo dannoso nel tratto digestivo, o
viene espulso con la tosse verso la bocca per essere espettorato.
La tosse
Talvolta mettiamo a dura prova la capacità dei nostri meccanismi di
pulizia, per esempio quando l’aria inalata contiene sostanze irritanti
come esalazioni delle automobili o industriali, o quando fumiamo
troppo. In un inutile sforzo di bloccare innumerevoli milioni di particelle di fumo, la gola secerne muco in eccesso. Il muco stesso diventa un fattore irritante e deve essere espulso tossendo. In un colpo di
tosse, l’aria viene bloccata nei polmoni dalla glottide, la valvola
all’estremità superiore della trachea, che porta l’aria ai polmoni.
Quando la valvola si apre di colpo, l’aria viene espulsa con forza esplosiva. Perciò la tosse, che possiamo considerare un fastidio, è in
realtà essenziale per la vita. È una misura di pulizia di emergenza che
libera il corpo dai prodotti tossici.
La laringe ha la funzione di impedire alle grandi particelle inalate
di raggiungere il tratto respiratorio inferiore per mezzo della tosse riflessa, oltre ad essere l’organo di produzione della voce. In essa si
localizzano frequentemente infezioni e infiammazioni (laringiti), che
hanno come sintomi tosse secca, raucedine e mal di gola.
Il tratto respiratorio inferiore
Il tratto respiratorio inferiore include trachea, bronchi e polmoni. La
trachea inizia dove sono le corde vocali e termina dividendosi in due
tubi, i bronchi di destra e di sinistra. Ogni bronco, che è lungo circa
quattro pollici, entra in un polmone dove si suddivide in rami sempre
più piccoli noti come bronchioli. Questa struttura ramiforme di passaggi respiratori è conosciuta come ‘albero bronchiale’. I suoi rami
più piccoli comunicano con un grappolo di minuscole sacche di aria
chiamate alveoli. I lobuli broncopolmonari così costituiti formano la
struttura di base dei polmoni. Queste innumerevoli, minuscole cellule
di aria rendono i tessuti polmonari spugnosi ed elastici.
Gli alveoli assomigliano alle celle di una spugna o di un favo.
Ogni alveolo è ricoperto da una ragnatela di capillari così sottili che i
globuli rossi devono passarvi in fila indiana. Attraverso le loro pareti
simili a un velo il sangue elimina l’anidride carbonica e prende
l’ossigeno rinfrescante. L’ossigeno viene quindi distribuito a tutte le
parti del corpo tramite il cuore, e l’anidride carbonica viene contemporaneamente espulsa dai polmoni e dal corpo durante l’espirazione.
Ogni pochi minuti l’intera riserva di sangue del corpo deve passare
attraverso i capillari polmonari, e in tale processo il suo colore cambia da blu scuro a rosso brillante. Giorno e notte tutto questo importante lavoro procede senza interruzioni, fornendo l’energia che sostiene tutti i processi vitali del corpo.
I disordini del tratto respiratorio inferiore includono malattie come
bronchiti, asma, laringite difterica, tosse sorda, polmonite, enfisema,
cancro ai polmoni, tubercolosi, effusione pleurica, pleurite, pneumotorace.
Il processo respiratorio
Normalmente noi respiriamo circa quindici volte al minuto, inspirando circa mezzo litro di aria ogni volta. Durante l’esercizio fisico,
quando le cellule sono affamate di ossigeno, il ritmo e la profondità
respiratoria aumentano e i polmoni ricevono una quantità di ossigeno
dieci o più volte superiore a quella fornita normalmente.
La respirazione è un processo complesso di per sé. I polmoni sono
sospesi liberamente nel torace, ciascuno in un comparto separato con
in mezzo il cuore. Intorno ai polmoni c’è un vuoto parziale. Perciò,
quando il torace viene allargato con una contrazione muscolare, il
vuoto trascina i polmoni verso l’esterno, risucchiando in tal modo
l’aria. L’inspirazione viene effettuata tramite uno o tutti e due i metodi: la parete addominale si espande verso l’esterno per
l’abbassamento del diaframma nell’addome o le costole si espandono
verso l’alto e verso l’esterno. L’espirazione è semplicemente un
meccanismo di ritorno. Quindi l’inspirazione è un processo attivo,
mentre l’espirazione è normalmente passiva. Tuttavia, in condizioni
di spasmi bronchiali e ostruzione delle vie aeree con muco, come avviene per l’asma, l’aria deve essere attivamente espulsa dai polmoni
per superare l’aumentata resistenza delle vie aeree.
Se il sistema respiratorio deve operare in piena efficienza, è essenziale respirare attraverso il naso piuttosto che attraverso la bocca.
In secondo luogo, molte persone inspirano brevemente, respiri affannosi e poco profondi senza espandere completamente l’addome o il
torace. Queste abitudini ad una respirazione incompleta danno origine a molte carenze mentali e disturbi fisici. La scienza yogica del
pranayama (controllo e manipolazione dell’energia vitale) è una parte fondamentale della terapia yogica, e comincia con un’istruzione
completa nell’arte e nella scienza di una respirazione cosciente ed efficiente. Il respiro diventa il veicolo per dare energia al corpo e alla
mente e allo stesso tempo è la via d’accesso agli stati spirituali superiori di consapevolezza espansa.
L’alternativa yogica
La scienza yogica considera il sistema respiratorio da un diverso
punto di vista rispetto alla scienza medica. Per esempio riconosce
l’emissione di muco come un’eliminazione benefica di scorie tossiche dal corpo e di fatto promuove il processo di pulizia utilizzando
gli shatkriya dell’hatha yoga assieme a tecniche che favoriscono la
produzione di calore. Poiché i sintomi di eccessiva emissione di muco di solito insorgono col clima freddo e ai cambiamenti di stagione,
il problema viene individuato come derivante da uno squilibrio del
calore corporeo.
L’approccio yogico per rettificare lo squilibrio nel sistema respiratorio è graduale e delicato, con l’enfasi nel canalizzare le energie sottili piuttosto che solamente sulla manipolazione fisica grossolana.
Diversamente dai processi chirurgici di pulizia degli antri, nella
scienza yogica, la pulizia dei seni viene portata a termine rapidamente e in maniera indolore con jala neti kriya. In questa pratica si introduce acqua salata tiepida in una narice mentre la testa è inclinata,
permettendo a tutti i seni di essere ripuliti prima che il flusso di acqua emerga dall’altra narice. Casi di sinusiti croniche, per esempio,
rispondono rapidamente a neti kriya, che è fondamentale per la salute
del tratto respiratorio superiore. Esso dovrebbe essere praticato due
volte al giorno, e più spesso se necessario per promuovere
l’eliminazione del muco, da chiunque soffra di attacchi di febbre da
fieno, allergia, infezioni dell’orecchio medio, raffreddori, eosinofilia,
bronchiti asmatiche o asma.
L’introduzione di neti nella pratica medica rivoluzionerà l’attuale
terapia dei disturbi di orecchio, naso e gola, e l’introduzione dello
yoga nella pratica medica aprirà nuove vie di approccio alla terapia
di molte malattie respiratorie.
Ajapa Dharana – Quarta Tecnica
Tratto da: Swami Niranjanananda Saraswati: “Dharana Darshan”, ed.
Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.
Rotazione Attraverso il Passaggio Spinale
con Ujjayi e Khechari
In questa pratica si eseguono nella stessa sequenza tutti i passaggi di
ajapa dharana due, rotazione nel passaggio spinale, con l’aggiunta
però di ujjayi pranayama e khechari mudra. Continuate questa pratica
finché riuscite a sviluppare con estrema facilità l’esperienza di ujjayi
pranayama nel passaggio spinale. Quando il mantra viene sincronizzato con la respirazione in ujjayi, lo dovreste sentire vibrare con
grande forza lungo il passaggio spinale. Dovete mantenere vive
l’attenzione e la concentrazione per tutta la durata della pratica.
Tecnica
Stadio uno – preparazione
Sedete in una posizione comoda per la meditazione e preparatevi per
la pratica di ajapa dharana. Assicuratevi che la colonna vertebrale, il
collo e la testa siano eretti. Appoggiate le mani sulle ginocchia in
chin o gyana mudra. Siate consapevoli di tutto il corpo fisico e controllate che in nessuna parte di esso vi siano rigidità o tensioni. Sistemate ora la posizione in modo da restare stabili e immobili per tutta la durata della pratica. Il corpo deve sentirsi comodo e a suo agio.
Mentre continuate a essere consapevoli del corpo, sentite che diventa
immobile. Sentite l’immobilità che si diffonde in tutto il corpo fisico.
Il corpo è assolutamente immobile, stabile e calmo.
Stadio due - consapevolezza del respiro
Quando il corpo diviene stabile, spostate la consapevolezza sul respiro. Siate consapevoli del respiro spontaneo e naturale. Sentite il lento, ritmico flusso del respiro. Concentrate l’attenzione sul flusso na-
turale del respiro. Man mano che la concentrazione si intensifica siate consapevoli del respiro che si trasforma nel respiro in ujjayi. Ascoltate il dolce, sottile suono del respiro in ujjayi. Piegate la lingua
all’indietro in khechari mudra. Continuerete con il respiro ujjayi e
khechari mudra per tutta la pratica. Se la lingua si stanca lasciate
khechari mudra per alcuni istanti e poi riprendetelo.
Continuate con la consapevolezza del respiro in ujjayi. Fate esperienza del flusso stabile e tranquillo del respiro. Man mano che vi assorbite nella consapevolezza del respiro, sentite la mente divenire
calma e unidirezionale. Il calmo e ritmico flusso di ujjayi aiuta a
calmare e a rendere tranquilla la mente. Questo permette alla vostra
consapevolezza di fluire con il respiro.
Ora portate la consapevolezza sul perineo in muladhara chakra.
Mentre inspirate in ujjayi, spostate verso l’alto la consapevolezza
lungo la colonna vertebrale da muladhara a agya chakra, alla sommità della colonna. Mentre espirate muovete verso il basso la consapevolezza da agya a muladhara. Continuate a spostare la consapevolezza e il respiro lungo la colonna vertebrale verso l’alto con
l’inspirazione e verso il basso con l’espirazione. Mentre inspirate ed
espirate cercate di essere consapevoli di tutta la colonna vertebrale.
Usate il respiro per aumentare la consapevolezza di tutta la colonna
vertebrale. Sentite il respiro passare attraverso ogni parte della colonna vertebrale.
Stadio tre - visualizzazione di sushumna
Rendete ancora più profonda la vostra consapevolezza e divenite
consapevoli del passaggio psichico nel centro della colonna vertebrale. Portate la consapevolezza dentro la colonna vertebrale, all’interno
del passaggio psichico di sushumna nadi. Siate consapevoli di sushumna nadi che si estende da muladhara, alla base della colonna
vertebrale, ad agya, alla sommità della colonna vertebrale. Visualizzate sushumna nadi come un lungo e sottile tubo luminoso. Esso non
è fisico come la colonna vertebrale, è molto più sottile. Dovete vedere il passaggio di sushumna come un percorso luminoso e trasparente
fatto di particelle di luce. Questo passaggio è vuoto all’interno. Siate
consapevoli della luminosità di sushumna nadi e sentite il movimento
delle particelle di luce. Questo passaggio psichico si estende da mu-
ladhara ad agya chakra. Visualizzatelo chiaramente e divenite consapevoli di ogni sua parte. Andate dentro questo lungo e sottile tubo
luminoso. Spostatevi lungo il passaggio da muladhara ad agya e da
agya a muladhara. Intensificate la consapevolezza del passaggio psichico. Cercate di percepire questo sottile passaggio psichico che trasporta l’energia di kundalini in sahasrara chakra.
Stadio quattro - respirare all’interno di sushumna
Continuando a mantenere la consapevolezza del passaggio di sushumna, divenite di nuovo consapevoli della respirazione in ujjayi.
Iniziate a sentire il respiro che si muove all’interno del passaggio di
sushumna. Mentre inspirate il respiro sale da muladhara ad agya chakra lungo il passaggio psichico. Mentre espirate il respiro discende
lungo il passaggio psichico da agya a muladhara. Muovete la consapevolezza insieme al respiro all’interno di sushumna nadi. Siate consapevoli di ogni respiro.
Concentratevi totalmente sul respiro che sale e che scende
all’interno di sushumna. Anche la vostra consapevolezza e la vostra
coscienza si muovono all’interno di sushumna. Quando il respiro si
muove, anche la consapevolezza si muove. Siate consapevoli di queste due forze che si spostano all’interno del lungo e luminoso passaggio di sushumna. Focalizzate tutta la consapevolezza sul respiro
che si sposta lungo il passaggio di sushumna. Non c’è consapevolezza di altro. Completa consapevolezza focalizzata sul movimento del
respiro che sale e scende lungo il passaggio psichico.
Stadio cinque - consapevolezza del prana
Mentre intensificate la consapevolezza del respiro che si sposta lungo
sushumna, incominciate a percepire anche il prana che fluisce lungo
il passaggio psichico. Mentre il respiro sale, il prana sale con esso.
Mentre il respiro scende, anche il prana scende. Divenite consapevoli
del respiro, del prana e della consapevolezza che salgono e scendono
lungo il passaggio di sushumna.
Cercate di percepire il prana nella forma di luce, particelle di luce,
flussi di luce che si muovono lungo il passaggio luminoso di sushumna. Intensificate la vostra consapevolezza del prana, l’energia
vitale che fluisce insieme al respiro. Fate esperienza della forza pranica che aumenta entro il passaggio psichico con ogni respiro che sale e che scende. Man mano che continuate con una consapevolezza
costante focalizzata, la pratica diverrà spontanea e priva di sforzo.
Stadio sei – attraversare i chakra
Abbandonate per alcuni istanti la consapevolezza del prana e del respiro. Visualizzate i punti dei chakra lungo il passaggio di sushumna.
Vedete ogni chakra come un punto di luce lungo il passaggio psichico.
Portate la vostra consapevolezza nel perineo, in muladhara chakra.
Divenite consapevoli di questo primo chakra e visualizzatelo come in
piccolo punto di luce. Ora spostatevi nell’area del coccige, in swadhisthana chakra. Visualizzate questo secondo chakra come un punto di
luce. Salite nella parte della colonna vertebrale direttamente dietro
l’ombelico, in manipura chakra, e visualizzate un punto di luce. Spostatevi verso l’alto lungo la colonna vertebrale all’altezza del cuore,
dietro lo sterno. Visualizzate un punto di luce in anahata chakra. Quindi spostatevi sempre lungo la colonna vertebrale finché siete proprio
dietro la zona della gola in vishuddhi chakra. Visualizzate un punto di
luce in vishuddhi. Ora andate in cima alla colonna vertebrale, nel centro della testa, e visualizzate agya chakra come un punto di luce.
Riportate la consapevolezza al respiro in ujjayi e al prana che salgono e scendono lungo il passaggio di sushumna da muladhara ad
agya e da agya a muladhara. Mentre inspirate salendo lungo il passaggio psichico sentite il prana penetrare, attraversare ogni chakra.
Mentre espirate scendendo lungo il passaggio psichico sentite di
nuovo che il prana penetra e attraversa di nuovo ogni chakra. Non
occorre ripetere i nomi dei chakra, solo siate consapevoli del prana
che attraversa ogni chakra mentre sale e scende lungo sushumna nadi
insieme al respiro.
Il prana e il respiro si muovono lungo il passaggio psichico in un
flusso continuo e ininterrotto; allo stesso modo dovrebbe fluire la vostra consapevolezza lungo il passaggio. Siate consapevoli di ogni
chakra mentre il prana attraversa ogni punto di luce. Lasciate fluire la
vostra consapevolezza insieme al respiro su e giù lungo il passaggio
di sushumna. Continuate la pratica e sentite la consapevolezza del
movimento del prana attraverso i chakra divenire sempre più forte.
Stadio sette - consapevolezza di Soham
Ora lasciate la consapevolezza del prana e dei chakra. Riportate la
consapevolezza al respiro in ujjayi. Ascoltate il suono del respiro in
ujjayi. Sentite il suono sottile generato dal respiro a ogni inspirazione
ed espirazione. Concentrate tutta l’attenzione sul respiro e sul suo
suono.
Cercate di percepire il suono sottile, inerente del respiro che è il
mantra Soham. Non dovete provocare alcun suono, né ripetere il
mantra perché ciò succede già in ogni respiro. Dovete soltanto fare sì
che la consapevolezza sia chiara e unidirezionale cosicché spontaneamente percepirete il mantra entro il suono del respiro.
Inspirando il respiro sale lungo il passaggio di sushumna con il
mantra So-o-o-o. Espirando il respiro scende lungo il passaggio di
sushumna con il mantra Ham-m-m-m. Seguite il respiro che sale e
scende lungo il passaggio luminoso di sushumna. Fate in modo che
respiro e consapevolezza siano un tutt’uno. Inspirate e sentite il mantra So-o-o-o mentre il respiro sale. Espirate e sentite il mantra Hamm-m-m mentre il respiro scende. Non distogliete l’attenzione nemmeno per un istante. Siate consapevoli di ogni respiro e del mantra
Soham continuo. Percepite la vibrazione del mantra nel passaggio di
sushumna.
Stadio otto - consapevolezza di Hamso
In questo stadio della pratica cambia il punto di partenza della consapevolezza. Tutto il resto rimane uguale. Continuando a respirare in
ujjayi e a tenere khechari mudra, portate la consapevolezza in agya
chakra. Mentre espirate il respiro scende da agya a muladhara. Sentite il mantra Ham-m-m-m. Quando inspirate il respiro sale da muladhara ad agya. Sentite il mantra So-o-o-o. In questo modo il mantra
cambia da Soham in Hamso.
Continuate così. Siate consapevoli del mantra Hamso. A ogni espirazione ascoltate il mantra Ham-m-m-m e ad ogni inspirazione il
mantra So-o-o-o. Concentrazione totale sulla respirazione in ujjayi.
Cercate di percepire il mantra del respiro. Consapevolezza continua
di Hamso. Sentite le vibrazioni di Hamso che fluiscono per tutta la
lunghezza del passaggio luminoso di sushumna. Siate consapevoli
solo del suono, della vibrazione di Hamso che sale e scende lungo il
passaggio di sushumna. Mantenete questa consapevolezza costante e
focalizzata.
Stadio nove - fine della pratica
Continuate con la pratica per alcuni momenti ancora. Ora preparatevi
a terminare la pratica. Lasciate la consapevolezza del mantra e sospendete la respirazione in ujjayi. Lasciate khechari mudra. Riportate
la consapevolezza al respiro naturale. Siate consapevoli del ritmo del
respiro continuo e costante. Divenite consapevoli del vostro corpo
fisico e della posizione meditativa. Consapevolezza di tutto il corpo
fisico dalla testa alle dita dei piedi. Percepite il contatto del corpo con
il pavimento. Ascoltate ogni suono dell’ambiente esterno. Divenite
consapevoli di ciò che vi circonda. Esteriorizzate completamente la
mente. Inspirate e cantate Om per tre volte. Ora muovete il corpo e
aprite gli occhi.
Bhastrika Pranayama
Tratto da: Swami Niranjanananda Saraswati, “Prana, Pranayama,
Prana Vidya”, ed. Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India.
Bhastrika sono i mantici usati per alimentare un fuoco. Bhastrika è il
nome di un particolare pranayama in cui il movimento del diaframma
imita un paio di mantici, e ventila il fuoco interno, creando calore fisico, pranico e psichico. È dunque meglio praticarlo durante le stagioni fredde.
Posizione
Padmasana e siddhasana o siddha yoni asana sono le asana migliori
perché bloccano il corpo in una posizione stabile e lasciano libero il
movimento addominale. Le rapide respirazioni di bhastrika richiedono la solida base di queste posizioni. Tuttavia si possono usare altre
posizioni da seduti se una di queste non è possibile.
Preparazione
Entrambe le narici devono essere aperte e far passare l’aria liberamente. Le ostruzioni di muco possono essere rimosse con la pratica
di neti. Se lo swara non è equilibrato, allora si può usare uno dei metodi di riequilibrio.
I principianti dovrebbero essere pratici della respirazione addominale (diaframmatica) prima di iniziare. È necessario saper praticare
antar e bahir kumbaka, così come jalandhara, uddiyana e mula bandha prima di iniziare i diversi stadi della pratica. Il controllo delle narici si attua con nasikagra mudra, il pollice controlla la narice destra,
l’anulare controlla la sinistra.
Stadi della pratica
Bhastrika è suddiviso in sei stadi. Il primo e il secondo stadio sono il
livello iniziale poiché stabiliscono il metodo di base della pratica.
Nel terzo e quarto stadio, il livello intermedio, si aumenta il numero
di respirazioni in ogni ciclo e si introduce kumbhaka. Nel quinto e
sesto stadio, comprendenti il livello avanzato, aumenta ulteriormente
il numero di cicli e si combina kumbhaka con i bandha.
È necessario un minimo di due settimane di pratica per ognuno
degli stadi 1, 2 e 3 prima di andare avanti. Gli ultimi tre stadi dovrebbero essere praticati per almeno un mese ciascuno. Siate consapevoli delle vostre capacità, consolidate ogni stadio e procedete lentamente.
Intensità del respiro
Bhastrika può essere praticata a tre livelli di intensità: leggero, medio
e intenso, dipende dalla capacità di chi pratica.
Bhastrika leggero si pratica con circa un respiro ogni due secondi,
senza eccessiva forza nell’inspirazione e nell’espirazione. È come un
respiro normale potenziato. Bhastrika leggero dovrebbe essere praticato dai principianti e da coloro che praticano bhastrika per ragioni
terapeutiche, quantunque possa anche essere praticato in tutti gli stadi fino al livello avanzato.
Bhastrika medio aumenta la velocità della respirazione a circa un respiro al secondo.
Bhastrika intenso comporta una velocità di respirazione di circa due
respiri al secondo. Entrambi questi sono appropriati per il livello intermedio e avanzato.
Tecnica
Stadio 1: il metodo per bhastrika pranayama
Sedete comodamente in un’asana per il pranayama, le mani sulle ginocchia, gli occhi chiusi - inspirate profondamente e lentamente attraverso il naso - espirate con forza attraverso il naso, ma non troppo
intensamente o velocemente, e inspirate immediatamente dopo alla
stessa maniera - continuate a inspirare ed espirare per dieci volte con
un movimento amplificato del diaframma e dell’addome - cercate di
creare un ritmo perfetto di uguale inspirazione/espirazione. Il movimento dell’addome deve corrispondere al respiro.
Praticate dapprima lentamente, e quando vi siete abituati allo stile di
respirazione, aumentate la velocità delle respirazioni - respirate normalmente tra ogni ciclo - praticate fino a dieci cicli - quando potete
comodamente condurre dieci rapidi respiri alla volta, aumentateli fino a venti - poi procedete allo stadio 2.
Nota: l’azione del diaframma in bhastrika è esattamente quella di un
mantice. La cassa toracica e i muscoli addominali svolgono solo un
ruolo secondario. Il diaframma è usato per creare una forza uguale
sia nell’inspirazione che nell’espirazione, e fornisce un’azione di
spingere-tirare. Può essere di aiuto la concentrazione sotto lo sterno.
Dapprima praticate lentamente, per capire lo spingere-tirare del
diaframma. Gradualmente aumentate la velocità a circa due respiri al
secondo, senza che il respiro diventi superficiale. Se l’aria non è del
tutto espulsa dai polmoni a ogni espirazione, può accadere
un’ipoventilazione, e ciò indica che non si sta eseguendo correttamente la tecnica. Bhastrika è una respirazione completa e veloce.
Inizialmente, quando ci si cimenta con bhastrika, si può avvertire
una perdita di potenza e coordinazione del diaframma dopo soli pochi cicli. Questo succede per un’insufficiente tonificazione e controllo del muscolo diaframmatico. È necessaria un’ulteriore preparazione
e consolidamento della tecnica prima di andare avanti. Praticate la
respirazione addominale come descritto nel Capitolo 2 (Metodi Basilari di Respirazione) e nel Capitolo 3 (Espandere la Capacità del Respiro) prima di continuare con bhastrika. Dovreste essere capaci di
eseguire lo stadio 1 con facilità prima di procedere con gli stadi successivi.
Stadio 2: Bhastrika nella narice sinistra, destra e in entrambe
Sedete comodamente nella vostra asana e preparatevi per il pranayama - praticate nasikagra mudra, chiudendo la narice destra con il pollice della mano destra - inspirate lentamente dalla narice sinistra - poi
iniziate delle rapide espirazioni e inspirazioni come descritto nello
stadio 1 - contate le respirazioni fino a venti - l’ultima espirazione
dovrebbe essere leggermente più forzata e prolungata - immediatamente chiudete la narice sinistra, aprite la destra e inspirate lentamente e profondamente - iniziate delle rapide espirazioni e inspira-
zioni attraverso la narice destra, contando fino a venti - l’ultima espirazione dovrebbe essere più profonda e prolungata - dopo la respirazione dalla narice destra, lasciate nasikagra mudra e mettete la mano
sul ginocchio - ripetete lo stesso procedimento attraverso entrambe le
narici assieme.
Ora avete completato un ciclo che consiste nel respiro attraverso
la narice sinistra, destra ed entrambe - respirate normalmente per alcuni momenti dopo avere completato ogni ciclo - praticate cinque cicli, e poi rimanete tranquillamente seduti.
Stadio 3: Bhastrika con antar kumbakha
Preparatevi per il pranayama - cominciate bhastrika con la narice sinistra e continuate per trenta respiri - dopo trenta respiri, inspirate
profondamente attraverso la narice sinistra, chiudete entrambe le narici, e trattenete il respiro per quanto vi è comodamente possibile poi espirate completamente dalla narice sinistra.
Chiudete la narice sinistra e aprite la destra - praticate trenta rapidi
respiri attraverso la narice destra - alla fine inspirate completamente
dalla narice destra, chiudete entrambe le narici e trattenete all’interno
il respiro il più a lungo possibile - poi espirate dalla narice destra.
Lasciate nasikagra mudra e praticate trenta respirazioni in bhastrika con entrambe le narici - dopo l’ultima espirazione inspirate ancora
completamente da entrambe le narici - trattenete il respiro in kumbhaka per quanto vi è comodamente possibile, poi espirate ancora attraverso entrambe le narici - questo costituisce un ciclo completo praticate una respirazione normale per alcuni minuti prima di andare
avanti - eseguite fino a dieci cicli secondo la vostra capacità.
Benefici: a causa del rapido ricambio dell’aria nei polmoni, c’è un
incremento del ricambio di ossigeno e diossido di carbonio dentro e
fuori la circolazione sanguigna. I livelli dell’ossigeno aumentano, i
livelli di biossido di carbonio diminuiscono. Questo stimola i processi metabolici del corpo fino al livello cellulare, producendo calore ed
espellendo impurità e tossine.
Il rapido e ritmico movimento del diaframma stimola anche gli
organi viscerali, fornendo un massaggio su tutto il sistema, e migliorando così le funzioni digestive ed escretorie di un sistema lento.
Bhastrika aumenta la resistenza a raffreddori, eccesso di muco nel
naso e nei polmoni, e aiuta a eliminare la sinusite.
Bhastrika riempie molto rapidamente la riserva pranica e stimola
tutto il sistema pranico. Questo provoca un aumento della generazione di samana vayu come risultato della veloce interazione prana/apana durante la respirazione rapida. La durata della ritenzione
del respiro può essere prolungata grazie all’aumento del livello di ossigeno e alla diminuzione del livello di diossido di carbonio, e a una
migliore capacità pranica, creando le condizioni ideali per kevala
kumbhaka. Anche per questa ragione è una pratica indicata come
preliminare a nadi shodhana. Si dice che bhastrika risvegli la kundalini.
Controindicazioni: Non bisognerebbe praticarla in caso di pressione
alta, ulcere, ernia e malattie cardiache. La pratica non dovrebbe essere eseguita in maniera da far venire le vertigini. Ciò significa che la
si sta facendo in modo sbagliato. Bhastrika deve essere fatta in maniera rilassata. Le persone che soffrono di malattie polmonari come
asma e bronchite cronica, o negli stadi di ripresa dalla tubercolosi, si
raccomanda che pratichino bhastrika solo sotto a una guida.