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La centralità del sistema abitativo: innovazioni
(Mario Palazzetti)
Dalle preoccupazioni per l'esaurimento delle riserve energetiche degli anni 70 si è passati a quella per
l'equilibrio del nostro pianeta minacciato dall'effetto serra. L'anidride carbonica dovuta alla combustione
è il 4% di quella naturale ed ha prodotto negli ultimi 50 anni un aumento del 30% della sua presenza
nell'atmosfera producendo un sensibile aumento dell'effetto serra. Da questi numeri si comprende come
il danneggiamento del verde porti più danni della combustione mentre il suo miglioramento ripulisce
l'atmosfera.
Il bosco opportunamente gestito può dare non combustibile sostitutivo del petrolio ma sotterrare
carbonio nell'apparato radicale che rimane nel terreno a lungo e che ha quasi tanto legno quanto la parte
aerea asportata. L'Italia che sarebbe dovuta essere la patria del bosco, lo utilizza 4 o 5 volte meno degli
altri paesi europei.( il bosco coltivato non si incendia). Esistono poi coltivazioni erbacee che possono dare
50 volte l'energia del bosco.
L'Italia consuma circa 1/3 dell'energia per il sistema produttivo 1/3 per la mobilità 1/3 nelle nostre
abitazioni .
Noi abbiamo una percezione distorta dell'energia. L'energia termica e non l'elettrica fa la parte del leone
nei consumi. Il settore “ casa “ non solo consuma moltissimo ma l'introduzione del condizionamento avrà
un effetto disastroso .
Il settore della casa dal punto di vista energetico è particolarmente arretrato . Per rendersene conto basta
osservare che si stanno diffondendo case che con un minimo sovraccosto consumano 10 volte meno delle
nostre. Si tratta di aumentare l'solamento e di recuperare l'energia dei ricambi d'aria. Tuttavia il parco
case ha un tempo di rinnovamento secolare pertanto diventa fondamentale intervenire sull'esistente per
cui solo in situazioni particolari è possibile intervenire sulle murature. L'impiego di caldaie ad alta
efficienza, e l'uso del legno come combustibile sono pratiche particolarmente interessanti in questi casi.
Un contributo di grande valore lo può dare la sostituzione delle attuali caldaie con gruppi di
cogenerazione o di trigenerazione.
I sistemi ad energia totale
La trasformazione dell'energia chimica di un combustibile in energia meccanica avviene, per esempio in
un motore automobilistico con un rendimento del 30% circa. Se lo stesso motore è utilizzato per la sua
capacità di produrre energia meccanica e termica (sistema ad energia totale) il rendimento può
avvicinarsi al 100%.
La prima piccola macchina ad energia totale per la generazione congiunta di energia elettrica e calore
(cogenerazione) da metano è stata il TOTEM, che genera con il vecchio motore della 127 ( da un anno
uscito dalla produzione ) 15 kw elettrici e 39kw termici, ora sostituito da una nuova macchina, il
Tandem, che impiega il motore fire che genera 21kW. Quest'ultima macchina è provvista di catalizzatore
che le permette di emettere molto meno inquinanti di una caldaia. Se in città si vuole avere aria più pulita
occorre che sostituisca le caldaie con Tandem. Per quanto riguarda l'anidride carbonica immessa
nell'atmosfera Si osservi l'istogramma sottostante. Nel caso occorra l'acqua calda prodotta dalla
combustione di un kg di gasolio, l'istogramma riporta le quantità di anidride carbonica prodotta con
varie tecnologie.
La prima piccola macchina ad energia totale per la generazione congiunta di energia elettrica e calore
(cogenerazione) da metano è stata il TOTEM, che genera con il vecchio motore della 127 ( da un anno
uscito dalla produzione ) 15 kw elettrici e 39kw termici, ora sostituito da una nuova macchina, il
Tandem, che impiega il motore fire che genera 21kW.
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NORMATIVE, SOLUZIONI, ESEMPI ED INCENTIVI ECONOMICI
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Quest'ultima macchina è provvista di catalizzatore che le permette di emettere molto meno inquinanti di
una caldaia. Se in città si vuole avere aria più pulita occorre che sostituisca le caldaie con Tandem. Per
quanto riguarda l'anidride carbonica immessa nell'atmosfera Si osservi l'istogramma sottostante. Nel
caso occorra l'acqua calda prodotta dalla combustione di un kg di gasolio, l'istogramma riporta le
quantità di anidride carbonica prodotta con varie tecnologie.
1
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4
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Elettrico
Carbone
Gasolio
Metano
TOTEM
kgCO2
kg di CO2 per 10000 Cal prodotte di acqua a 90°
10,00
9,00
8,00
7,00
6,00
5,00
4,00
3,00
2,00
1,00
0,00
prodotte di
1
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4
5
Queste macchine per essere economiche debbono lavorare molte ora all'anno cosa che può avvenire se
oltre al caldo si produce il freddo per il condizionamento estivo. In questo caso si parla di trigenerazione.
Le pompe di calore sono dispositivi che “pompano” energia termica, che va pensata come un liquido, da
bassa temperatura ad alta utilizzando o energia meccanica o energia termica ad una temperatura
appropriata. La pompa di calore può essere utilizzata per fare freddo , o caldo e può dare origine ad una
interessante varietà di sistemi energetici di grande efficienza. Una pompa di calore può facilmente
aspirare dall'ambiente freddo il doppio dell'energia meccanica utilizzata e dunque erogare tre volte
l'energia meccanica sopra menzionata. Se tuttavia l'energia meccanica è prodotta da una macchina
elettrica questo vantaggio viene annullato per l'inefficienza del sistema elettrico. Nel caso l'energia
meccanica venga prodotta da un motore termico non solo l'energia meccanica pompa energia termica,
ma viene utilizzato anche il calore generato dal motore.
Questi sistemi hanno dei comportamenti strettamente legati al salto di temperatura con cui opera la
pompa di calore. Ciò comporta la necessità del decentramento dei sistemi e l'utilizzazione di grandi
superfici radianti (utili solo in questi casi) .
Il calore deve essere recuperato da un ambiente non troppo freddo per ottenere prestazioni valide. Per
questa ragione l'utilizzazione dell'acqua di falda è molto interessante. In Svizzera ed in Inghilterra si è
puntato molto sulle pompe di calore che utilizzano il terreno o l'acqua di falda come pozzo di calore.
Queste tecnologie ( sistemi ad energia totale ) nate da noi negli anni settanta hanno proliferato sia in
Germania che in Giappone e stanno comparendo nel mercato italiano.
L'energia ed il mercato immobiliare
Il mercato energetico è enorme ma fatto di utenti che non intendono investire nonostante l'alto costo
dell'energia che inoltre inflazionerà almeno al 15%all'anno e nonostante che gli interventi energy saving
ben progettati diano una redditività in molti casi anche del 30%.
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La trasformazione del valore dell'energia risparmiata dall'impiego di tecnologie più efficienti in un
canone è la tipica operazione finanziaria che le Esco (energy service company) stanno iniziando a fare.
La legge 192 del 2005 prevede la certificazione dell'efficienza energetica dei fabbricati.
Essa à obbligatoria nei contratti di compravendita di immobili e di locazione e deve essere redatta da un
soggetto terzo .Dall' 8 10 2006 pesta pratica avrebbe dovuto essere obbligatoria, ma per l'inadempienza
non solo della Regione Piemonte, nascerà viziata poichè sarà accettato un documento denominato di
“qualificazione energetica” redatto dallo stesso progettista e sino al 2010 non tutti i fabbricati dovranno
sottostare a questa disciplina. Gli incentivi ( assai interessanti) tuttavia saranno concessi solo a immobili
certificati.
Si auspica che nasca un osservatorio che mantenga viva l'attenzione sulla integrale applicazione della
normativa relativa alla certificazione che è utile sia al compratore per non essere ingannato sia al
venditore che può far valere il valore energetico del proprio immobile.
In Italia la certificazione è pienamente operativa nel trentino. Il marchio “ casa clima” rilasciato dal
comune di Bolzano, ha avuto un effetto dirompente sul mercato della componentistica ed in quello
immobiliare proprio per la serietà che è stata riconosciuta a questa iniziativa tanto che esistono case
certificate “casa clima” anche fuori dal trentino. In effetti il vero valore di un marchio lo fa il mercato.
Il regolamento edilizio della città di Avigliana, in preparazione, prevede, per ottenere la concessione
edilizia, che il progetto sia certificato per un consumo specifico minimo di 70kwh/mq anno.
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I centri europei che si occupano di fonti rinnovabili, bioedilizia e risparmio energetico:
esempi pratici e realizzazioni proponibili anche in Italia
(Paolo Ermani - Associazione PAEA)
Per parlare di energia e di bioarchitettura, argomenti vastissimi, bisogna chiedersi necessariamente quale
tipo di sviluppo vogliamo e in quale tipo di sistema viviamo.
L'attuale sistema economico e di sviluppo, presuppone una crescita illimitata dei consumi, compresi
quelli energetici e delle sfruttamento delle risorse. Nonostante sia un assurdo, si continua a pensare in
termini di crescita illimitata che aumenta di anno in anno. Il tutto non può che essere inconcepibile e
completamente fuori della realtà, poiché ci scontriamo e ci troviamo di fronte ad un sistema, come il
sistema terra, che ha dei precisi limiti fisici, di sfruttamento delle risorse e di assorbimento degli scarti o
agenti inquinanti, prodotti da questo modello di sviluppo. Tutto ciò è lampante e spesso per indicare
questa evidente contraddizione e assurdità, si usa l'esempio per il quale chi pensa di poter far convivere un
sistema finito con una crescita infinita non può che essere un pazzo o un economista.
Nonostante tutto ciò, la corsa ai consumi di ogni tipo, non si ferma e nemmeno rallenta, anzi si fa sempre
più incalzante portando con se squilibri, devastazioni e cambiamenti climatici ormai sotto gli occhi di
tutti. Di fronte a questa gravissima situazione un inversione di tendenza non è più un pio desiderio di
qualche strano ambientalista o una ideologia o dottrina politica ma una necessaria questione di mera
sopravvivenza.
Del resto colpisce molto e dà bene il quadro della situazione lo slogan di una recente campagna di
Greenpeace che in un manifesto dietro alla frase che cita “ Decidi: o il pianeta lo difendi tu o si difende da
solo” ha l'immagine di un tornado.
Il pianeta sta già iniziando a difendersi da solo e lo farà in maniera sempre più pericolosa e grave per tutti
noi. Gli esempi della veloce catastrofe a cui andiamo incontro sono molteplici sempre più allarmanti e
provati scientificamente.
Effetto serra, cambiamento climatico, condizioni metereologiche sempre più estreme, prosciugamento
dei fiumi a livello mondiale, scioglimento progressivo dei ghiacci, non sono che alcune delle conseguenze
che questo sistema di sviluppo porta inevitabilmente con sé e che saranno sempre più gravi e devastanti
con il velocissimo avanzamento dei paesi cosiddetti in via di sviluppo, verso la società dei consumi.
Non c'è quindi altra scelta che invertire immediatamente la tendenza alla devastazione e al non senso e
iniziare da subito a metter in pratica forme diverse di vivere, consumare e gestire le problematiche
energetiche.
Uno degli aspetti più eclatanti della drammaticità della situazione è proprio l'aspetto energetico.
A fronte di sprechi altissimi che hanno i nostri sistemi energetici, si continua a dibattere animatamente
sulle fonti energetiche e su come fare a rispondere ad una domanda energetica che viene descritta come
inevitabilmente ed ineluttabilmente crescente.
Per analizzare efficacemente il problema e dare risposte esaurienti e praticabili, l'attenzione non va certo
posta alle fonti energetiche ma agli enormi sprechi che ci troviamo di fronte.
La più grande, pulita, meno costosa e reperibile in tempi brevissimi, fonte energetica è infatti l'energia
non consumata ovvero quella risparmiata. Il cosiddetto Negawattora.
Per rendersi conto della situazione basta analizzare un paio di comparti che riguardano l'energia.
L'edilizia e quindi il conseguente riscaldamento degli edifici che copre a livello nazionale italiano circa il
40% dei consumi complessivi di energia, ha come caratteristica per gli edifici, di avere consumi che vanno
dai 150 kWmq anno, nei migliori e rari casi, ai 200 e più kWmq anno.
In Germania e in Sud Tirolo le case di nuova costruzione o in ristrutturazione, non possono superare i 70
kWh mq anno. Ma i 70 kWmq anno sono uno dei parametri peggiori, ci sono case infatti che consumano
anche 50, 30 o addirittura 15 kWhmq anno, le cosiddette case passive.
Le case passive non hanno praticamente bisogno di riscaldamento ma sono ottimamente coibentate e
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ricavano il calore utile dalle fonti interne all'abitazione come le persone, gli elettrodomestici e da sistemi di
ventilazione forzata con scambiatori di calore per l'aria consumata in uscita e l'aria fresca in entrata.
Il tutto con aumenti di costo che possono andare dal 5 al 10% in più rispetto ad una abitazione
tradizionale, costi che rientrano velocemente per via dei minori consumi energetici.
Si tenga presente che i costi di riscaldamento sono la voce più alta rispetto alle spese per l'abitazione,
escluso l'eventuale affitto o pagamenti di mutuo.
E' evidente che non c'è alcuna fonte tradizionale o alternativa che sia, che riesce a fare consumare la metà,
fino addirittura ad arrivare ad un decimo o meno, in così poco tempo e con un abbattimento drastico
dell'inquinamento.
Le capacità di intervento, di successo e di risparmio, solo agendo sulla coibentazione e su metodi
costruttivi o di ristrutturazione più sensati ed efficaci, è eccezionale e di portata grandissima.
Eppure il dibattito è ancora in gran parte fermo alle fonti e non ai giacimenti immensi nascosti di energia,
come giustamente cita Maurizio Pallante nel suo libro Un futuro senza luce, che sono lì in attesa di essere
sfruttati.
Lo stesso esempio e le stesse considerazioni si possono fare sul rendimento delle centrali di vario tipo che
alimentano il nostro paese.
I rendimenti di queste centrali vanno da un 38%, ad un massimo, raggiunto da una esigua minoranza
delle centrali, che arriva al 55%.
Ebbene come può essere credibile, meritoria di attenzione e di fiducia, una discussione basata sulla
costruzione di nuove centrali di questo o quel tipo, quando quelle che ci sono hanno rendimenti ridicoli ?
In maniera estremamente fattibile e razionale, basterebbe rendere più efficaci le centrali esistenti e allo
stesso tempo creare una rete di molti piccoli autoproduttori di energia elettrica che immettono e
scambiano dalla rete a secondo della necessità e della produzione al momento.
E' infatti risaputo che una delle motivazioni del bassissimo rendimento delle centrali attuali, sta nel fatto
che l'energia elettrica viene inviata in posti normalmente molto lontani dal luogo di produzione con
conseguenti e inevitabili perdite in rete.
Un' autoproduzione diffusa da parte, ad esempio, di microcogenratori che producono energia elettrica e
calore da una stessa fonte attraverso un motore con rendimenti che superano il 90%, aumenterebbe
moltissimo il rendimento, ovvierebbe al problema delle dispersioni in rete ed eviterebbe il rischio di
eventuali black out nazionali, dovuti proprio all'accentramento energetico delle grandi centrali.
E' quindi evidente che un'ottica di autoproduzione distribuita sul territorio, affiancata ad una pratica
capillare di interventi di riduzione dei consumi negli edifici, renderebbe del tutto inutile e superfluo
costruire nuove centrali ma anzi se ne chiuderebbero anche alcune, non avendo alcuna ragione di essere in
base alla riduzione drastica dei consumi energetici.
Come si possono ottenere questi risultati in breve tempo ?
La logica tipicamente italiana è aspettare che ci pensi lo Stato, le amministrazioni comunali, i politici in
genere. Visto che accade rarissimamente che le istituzioni prendano delle decisioni nella direzione di una
riduzione dei consumi energetici, si va avanti tranquillamente con le proprie abitudini, convinzioni,
pigrizia, in attesa che qualcosa di non bene definito succeda a cambiare in maniera miracolosa la
situazione.
Intervenire in questi settori però lo si può fare da subito e senza stare aspettare le prossime catastrofi o i
prossimi molto improbabili governi o amministrazioni illuminate che se si muoveranno o faranno
qualcosa in questa direzione sarà o perché di fronte a sempre maggiori e preoccupanti danni ambientali o
perché spinte dalla richiesta delle persone.
Sperando di non dover necessariamente arrivare a quella che Latouche chiama “La pedagogia delle
catastrofi”, le persone possono fare moltissimo, per migliorare innanzitutto la propria qualità della vita,
risparmiare denaro e tutelare l'ambiente.
I costi degli interventi per la coibentazione della propria casa non sono altissimi, gli impianti solari hanno
costi alla portata di tutti, acquistare elettrodomestici di classe A+ o A++, significa spendere poco più di
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un normale elettrodomestico e ci sono poi mille altre soluzioni ormai anche a livello informativo e di
conoscenza, facilmente disponibili. La gran parte di questi interventi hanno in comune il fatto che hanno
tempi di ritorno economico relativamente veloce, fattore che non ha nessun sistema o intervento
tradizionale, dove oltre alla spesa iniziale si ha una grossa spesa, sempre in aumento a causa della folle
corsa dei prezzi dei combustibili fossili, relativa al pagamento dei consumi energetici elettrici e termici che
siano.
Uno degli aspetti principali di maggiore difficoltà alla diffusione di queste tecnologie e pratiche è
senz'altro quello della mentalità, infatti fermarsi di fronte ai tempi di ritorno economico, spesso è solo un
alibi per non voler fare nulla.
Quante sono infatti le spese in una famiglia media che hanno ben poco senso o che non avranno mai un
ritorno economico ? Molte, basti pensare all'automobile, ai mobili o agli abiti firmati, e a mille altre cose
simili. Si potrebbe tranquillamente risparmiare sull'automobile nuova, comprandone una usata o un
modello meno costoso e investire i soldi nel risparmio energetico che, a differenza di un automobile, ha un
sicuro ritorno economico e non è un costo continuo e crescente.
Quando si costruisce una casa nuova o si ristruttura, quanto si spende per un bagno, una cucina “firmati”
o un design accurato ? Perché non limitarsi un po' e investire su di un bel pannello solare termico e
“vantarsi” con gli amici di fare una bella doccia con il sole, invece di mostrare il mobile di grido, lo schermo
ultrapiatto di ultima generazione o il quarantaduesimo telefono cellulare della serie ?
Si tenga poi presente che ormai molti istituti bancari, finanziano a tassi e condizioni interessantissime, gli
interventi per il risparmio energetico e di installazioni di energie rinnovabili.
Addirittura si può arrivare alla situazione che il prestito ottenuto, si ripaga con il risparmio che si ha,
dovuto ai minori consumi e quindi costi, e l'impianto o l'intervento effettuato viene a costare poco o
addirittura zero.
Nella relazione in questione, a supporto di quanto sopra enunciato, vengono illustrate varie immagini con
realizzazioni relative a case a basso consumo e case passive, costruite in maniera di avere il maggiore
apporto possibile dell'energia solare e la migliore capacità di trattenere il calore conseguito. Sistemi di
ventilazione con recupero del calore, doppie e tripli vetri con isolante, sistemi di monitoraggio delle
dispersioni e della tenuta all'aria dell'edificio.
La coibentazione delle abitazioni è realizzata con materiali naturali di vario tipo e reperibili in
commercio.
Si analizzano poi diversi impianti, microcogenerazione, impianti solari termici autocostruiti e non, per la
produzione di acqua calda sanitaria e per il riscaldamento, impianti solari fotovoltaici per la produzione
di energia elettrica con immissione in rete e ad isola, con batterie di accumulo.
Poi impianti microidroelettrici, impianti eolici di piccola e grande taglia, produzione da biomassa di
combustibili derivati da oli vegetali o da scarti di legno come il pellets, caldaie a condensazione abbinate a
impianti solari, impianti di riscaldamento a bassa temperatura, elettrodomestici e lampadine a basso
consumo, impianti di fitodepurazione per la depurazione naturale delle acque di scarico, limitatori di
flusso per l'acqua e impianti di recupero e utilizzo dell'acqua piovana.
Le tecnologie, e le possibilità per cambiare, ci sono, basta volerlo.
Paolo Ermani
Associazione PAEA
Via IV Novembre 26
42030 La Vecchia (RE)
Tel/Fax 0522/605286
[email protected]
Www.paea.it
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E se l'energia del futuro fosse quella non consumata?
(Prof. Maurizio Pallante - Consulente del Ministro dell'Ambiente per l'efficienza
energetica)
Fare della politica energetica e ambientale il fulcro della politica economica
1. L'efficienza con cui si usa l'energia in Italia è molto bassa. Il nostro sistema energetico è come un secchio
bucato che nei processi di trasformazione dalle fonti fossili agli usi finali e negli usi finali (calore, freddo,
forza, illuminazione) spreca sotto forma di calore degradato più energia di quella che rende disponibile.
2. I consumi delle fonti fossili si suddividono in tre categorie più o meno equivalenti: il riscaldamento degli
ambienti; la produzione di energia termoelettrica, l'autotrasporto. Nel riscaldamento degli ambienti la
legge tedesca non consente di superare i 70 kWh al metro quadrato all'anno. Le case passive (l'unico settore
2
trainante nell'edilizia tedesca) non possono superare i 15 kWh/m /a. In Italia, con un clima molto più
mite, si calcola (ma nessuno sa fornire dati precisi) che si raggiungano i 150-200 kWh/m2/anno.
Il rendimento medio attuale del parco centrali termoelettriche è del 38%. I cicli combinati raggiungono il
55%. La cogenerazione diffusa, oggi assolutamente sottoutilizzata, il 94%. Nel settore automobilistico,
dopo il dimezzamento dei consumi avvenuto negli anni settanta, non ci sono stati ulteriori miglioramenti,
ma Greenpeace negli anni novanta ha fatto costruire un'autovettura che supera i 40 km con un litro di
benzina e le case automobilistiche hanno già realizzato prototipi di medie cilindrate che raggiungo i 100120 km con un litro di benzina.
3. Allo stato attuale della tecnologia è quindi possibile dimezzare i consumi di fonti fossili accrescendo
l'efficienza dei processi di trasformazione energetica e utilizzando quei veri e propri giacimenti nascosti di
energia costituiti dagli sprechi, dalle inefficienze e dagli usi impropri.
4. Accrescendo l'efficienza, si riducono i consumi di energia alla fonte a parità di servizi finali. Pertanto si
riducono contemporaneamente le emissioni di CO2 e i costi della bolletta energetica. I vantaggi ecologici
sono direttamente proporzionali a quelli economici.
5. Questo è inoltre il pre-requisito per favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili, che hanno rendimenti
molto inferiori e molto più irregolari delle fonti fossili. Se i consumi energetici (di cui almeno la metà sono
sprechi) si riducono, le fonti rinnovabili possono soddisfarne una quota significativa, altrimenti il loro
contributo rimane irrisorio.
6. Una politica energetica finalizzata a ridurre le emissioni di CO2 deve pertanto articolarsi in due fasi: la
riduzione al minimo dei consumi e la soddisfazione dei consumi residui nei modi meno inquinanti a parità
d'investimento.
7. La clausola economica è fondamentale se si vuole fare un discorso concreto. Un esempio lo chiarirà. Il
fotovoltaico azzera le emissioni di CO2, ma 1 kW di potenza di picco costa 10 volte di più di 1 kW in
cogenerazione diffusa, che le riduce invece del 50%. Quindi, a parità d'investimento la cogenerazione
diffusa riduce le emissioni di CO2 5 volte di più del fotovoltaico.
8. Il passo preliminare per favorire lo sviluppo delle tecnologie che riducono le emissioni di CO2 è
un'accurata diagnosi energetica degli utilizzatori finali di energia per capire dove e come, a parità
d'investimento, si possono ottenere le maggiori riduzioni di sprechi, inefficienze e usi impropri. E i risultati
migliori in termini ambientali sono i risultati migliori in termini economici.
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9. La chiave di volta per avviare un meccanismo di questo genere sono le ESCO (Energy Service
Company), società che realizzano a proprie spese le ristrutturazioni energetiche dei loro clienti,
richiedendo in cambio, per un numero di anni prefissato contrattualmente, i risparmi economici
conseguenti ai risparmi energetici che riescono a ottenere. Queste imprese si assumono il rischio
finanziario e più sono capaci di accrescere l'efficienza, cioè di ridurre le emissioni di CO2 a parità di servizi
energetici finali, più guadagnano.
10. Questo meccanismo concorrenziale sarebbe estremamente vantaggioso per gli enti pubblici, perchè
consentirebbe loro di ridurre i propri consumi senza effettuare spese d'investimento, e di mettere in
concorrenza le aziende sulla durata del pay back. La maggiore efficienza e il maggior risparmio richiedono
infatti i tempi di ritorno più brevi. In questo modo si darebbe una spinta determinante allo sviluppo delle
tecnologie che riducono le emissioni di CO2 a parità di servizi finali dell'energia.
11. Le tecnologie che accrescono l'efficienza energetica sono economicamente mature e, spesso, trasferibili
da altre applicazioni. Ad esempio: per costruire microcogeneratori (un motore automobilistico collegato
con un alternatore, inseriti in una scatola di metallo) occorrono le stesse professionalità, gli stessi impianti
e le stesse tecnologie del settore automobilistico.
12. A differenza delle fonti alternative, il miglioramento dell'efficienza energetica non richiede
finanziamenti pubblici e a parità di investimento riduce di un ordine di grandezza in più i consumi di fonti
fossili: dai decimi di punto alle decine di punti percentuali.
13. Una politica energetica impostata in chiave economica, e non ideologica, può essere il fulcro di una
ripresa produttiva e occupazionale che consentirebbe ai paesi industrializzati di uscire dalla attuale fase di
recessione, mentre gli strumenti tradizionali di governo dell'economia (abbassamento del costo del
denaro, lavori pubblici e incentivazione dei consumi attraverso una riduzione delle tasse) hanno
dimostrato di essere diventati inefficaci.
Si pensi agli effetti occupazionali che avrebbe un programma di politica economica incentrato sulla
ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio nazionale per allinearlo agli standard della legislazione
tedesca, oppure sulla produzione di micro-cogeneratori a compenso della minore produzione di automobili
negli stabilimenti Fiat.
14. La stessa metodologia operativa può essere applicata in tutti gli altri settori che generano gravi forme
di impatto ambientale (ad esempio: i rifiuti), o a quelle risorse che iniziano a scarseggiare (l'acqua); perchè
la causa di questi fenomeni consiste soprattutto negli usi inefficienti e negli sprechi. Molto di quanto negli
attuali processi produttivi diventa rifiuto o emissione inquinante, con opportune tecnologie può tornare a
essere materia prima per altri processi produttivi, determinando una riduzione di costi direttamente
proporzionale alla riduzione dell'impatto ambientale.
15. Fare uscire dalla sua specificità la politica energetica e ambientale per farla diventare la chiave di volta
della politica industriale ed economica è l'unico modo per ottenere risultati significativi sia in termini
ecologici, sia in termini produttivi e occupazionali.
Questo e l'unico modo per avviare un circolo virtuoso nei paesi industriali avanzati, con effetti benefici
anche per i paesi non industrializzati, sia perchè consente una più equa redistribuzione delle risorse, sia
perchè indica un modello di sviluppo ecologicamente più compatibile di quello che alcuni di essi stanno
intraprendendo. L'uso più efficiente delle risorse diminuisce infatti i costi di produzione e i risparmi
economici che ne conseguono consentono di pagare gli investimenti, i salari e gli stipendi nei settori
produttivi e nelle tecnologie che accrescono l'efficienza nell'uso delle risorse.
L'occupazione necessaria a ristrutturare energeticamente il patrimonio edilizio o a produrre cogeneratori
sarebbe pagata dalla diminuzione dei costi di importazione dei prodotti petroliferi. Più si accresce
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l'efficienza, più si risparmia, più si può investire nella crescita dell'efficienza. Questo è il nuovo circolo
virtuoso che deve essere innescato per risanare l'ambiente e il sistema economico e produttivo.
16. Un sistema di incentivi e disincentivi fiscali finalizzato ad accrescere gli investimenti nelle tecnologie
che migliorano l'efficienza energetica, e più in generale nell'uso delle risorse, è pertanto l'elemento decisivo
per rilanciare l'economia, consentendo contemporaneamente di accrescere l'occupazione e ridurre
l'impatto ambientale.
Maurizio Pallante
[email protected]
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