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Suor Edvige Contardo Suor Edi nasce a Rive d’Arcano il 10 luglio 1916. Il papà, agricoltore, era un grandissimo lavoratore, con principi religiosi e morali molto saldi. Quando il fratello torna mutilato dalla guerra del ’15-’18, lui lo accoglie in casa, unendo le famiglie per affrontare meglio il duro lavoro dei campi e il compito non facile di allevare i figli. Così Suor Edi comincia la sua dura e serena esistenza: “Eravamo in quindici nella mia famiglia”, dice, “i miei genitori, gli zii, la nonna, che, da buona padrona di casa, gestiva tutto, cinque fratelli e sorelle, noi e cinque cugini che consideravamo fratelli”. “La vita religiosa” racconta Suor Edi “era auspicata ancor prima che io nascessi. La sorella della mamma aveva una forte vocazione per la vita monastica di clausura, ma, non avendo la possibilità di portare al convento la dote richiesta, ha dovuto rinunciare”. Così, quando nasce la prima bambina di sua sorella, che viene battezzata con il nome di Gemma, spera di poterle trasmettere la vocazione. Gemma frequenta la scuola elementare e il catechismo; in famiglia ha i suoi compiti. “Il papà non ci lasciava mai senza lavori da fare” dice Suor Edi. “Una cosa che mi piaceva era intrecciare la paglia per fare i cappelli. A seconda delle stagioni i compiti erano tanti: tagliare le spighe, raccogliere le patate, rastrellare il fieno, procurare la legna, scartocciare e sgranellare le pannocchie e poi dare da mangiare al pollame e al maiale. Papà, mamma e zio stavano in stalla fino a tardi, per accudire le bestie, intanto tutti noi bambini stavamo intorno al “fogolâr” e la zia, che rimestava la polenta, ci faceva recitare tutte le orazioni a memoria fino all’atto di dolore finale. Poi tutti assieme cenavamo, polenta e tanto poco companatico. A colazione c’era polenta e poco, poco latte: si doveva anche fare il formaggio con quello che veniva munto.” “Il catechismo era per me molto importante. Il Parroco mi chiedeva di aiutarlo in questo. Il ricordo di questa persona, tanto saggia, è sempre presente. Quando entravamo in canonica lui rivolgeva a ciascun bambino questa domanda: Quanto vale un uomo? La risposta doveva essere: Tanto quanto sa comandare a se medesimo! Frequenta la casa della maestra; lì conosce una ragazza che viene dal Piemonte e le parla delle Suore di Novara; ha modo di leggere la vita di S.Vincenzo de Paoli; la vocazione, sempre presente, ora esplode. Manifesta in famiglia il desiderio di farsi religiosa. Gemma, a sedici anni, parte per Novara, dalle sorelle di S. Vincenzo. La mamma non la può accompagnare, le prepara una grande valigia con poche cose dentro. Il papà la porta in stazione a Udine con il cavallo e il carretto e la sua avventura di suora comincia così. Prima aspirante, poi novizia, dopo due anni riceve i voti, con il nuovo nome di Suor Edvige, tutta vestita di bianco. Viene subito mandata a Milano dalle Salesiane, per frequentare la scuola di “Maestra d’Asilo”, poi a Trecate per insegnare. Dopo un tremendo terremoto in Perù, le Suore di Novara estendono la loro missione a quel lontano Paese. L’anno successivo a Suor Edvige viene proposta questa missione. Lei accetta dicendo “Anime e Dio sono dappertutto”. Dapprima è angosciata e preoccupata e con questo stato d’animo va in pellegrinaggio a Lourdes, un regalo della Superiora. Naturalmente in chiesa prega e lì la Madonna le dice: “Là ci sono anch’io” e da quel momento si rasserena e trova tutta la forza e l’energia per questa grande missione. Da un’intervista di Maria Cristofoli Udine, 30 maggio 2004 Il 18 maggio 2007 Suor Edi ci ha lasciati. Riposa a Lima accanto ad una consorella, come lei missionaria a Chiquian, sulle Ande peruviane, a 3400 metri di altitudine. Le opere da lei fondate fioriscono. Con l’aiuto di “Pane condiviso” i refettori di Huaraz e Chiquian assicurano un pasto quotidiano a più di 200 persone tra bambini ed anziani; la casa famiglia accoglie sei ragazzine e due maschietti. Il più piccino ha due anni e mezzo, la maggiore è iscritta all’università. Altri sei bambini sono attesi a breve. L’ultimo “sogno” di madre Edi, la casa per anziani che tante difficoltà ha incontrato, si sta ora realizzando. Sono iniziati i lavori per la costruzione di un centro diurno con infermeria, bagni, refezione. Madre Edi, ti ricordiamo così, con le tue stesse parole: “ …..se sapeste che gioia si prova nel far sorridere un bambino provato dal dolore dell’abbandono di uno o di tutti e due i genitori! Il poter colmare la mano che verso noi si estende è una gran gioia, l’asciugare le lacrime di una mamma che non ha niente per sfamare i suoi piccoli figlioli è un’altra soddisfazione….. Carissimi, la vita missionaria non è sempre facile, ma Dio, perché è Dio, colma il silenzio e la solitudine con tanta pace che a parole non si può esprimere e capire, non è confrontabile con le soddisfazioni egoistiche. La nostra giornata è tutta spesa così, per lenire tante pene, non c’è tempo per pensare a noi, al nostro star bene. Il più bel regalo che ci potete fare è di essere accompagnati con il vostro ricordo, presso Dio, con una preghiera e con uno scritto che aspettiamo da Voi, siamo sempre come bambini, ci dà gioia anche solo un semplice scritto.” Grazie, Suor Edvige per averci donato e trasmesso tante tue emozioni, gioie, dolori: hanno riempito la tua vita e hanno arricchito la nostra! Noi tutti preghiamo per te ma siamo certi che anche tu da lassù ci guarderai con occhi di mamma e ci aiuterai a dare continuità alla tua missione. Ivana Mery Agosto e collaboratori