vergogna, paura, speranza

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vergogna, paura, speranza
“Stavano lì in uno spazio di mezzo
fra il mondo e i balocchi”
Rainer Maria Rilke
Abbiamo individuato dei sentimenti: la vergogna, la paura, la speranza che ci
accompagnano lungo tutto l’arco dell’esistenza, ma durante l’adolescenza sussistono motivi
speciali per essere timidi o aver paura di vergognarsi o andare in giro per le strade pieni di
speranza o di paura.
VERGOGNA
E’ un affetto doloroso che accompagna molti adolescenti fino a quando non diventano
“svergognati”
La vergogna nasce e si sviluppa rigogliosamente durante l’adolescenza, perché essa
sospinge a “farsi vedere”, a conquistare livelli sempre più elevati di visibilità sociale.
Costringe ad esibirsi, a scoprirsi e quindi mette in campo tutti gli ingredienti che occorrono
per scatenare dolorosissime crisi acute di vergogna.
Inoltre gli adolescenti attuali giungono ad esserlo dopo aver attraversato un’infanzia che li
predispone a divenire quanto meno permalosi, suscettibili, orientati ad aspettarsi da se stessi
elevate prestazioni e conseguenti alti riconoscimenti sociali, ed anche tutto ciò congiura a
favorire stati cronici di vergogna camuffata.
A tener compagnia, a volte a molestare e prendere in giro i ragazzi timidi e quelli che si
vergognano, sopraggiungono i ragazzi violenti, per lo più maschi, ma negli ultimi anni
anche le femmine non scherzano affatto.
La vergogna è originariamente e profondamente centrata sulla nudità, viene sperimentata e
si accompagna al vissuto di essere pubblicamente denudato, di accorgersi di essere troppo
visibile, di essersi inopportunamente espresso ed esibito e di non aver provveduto a tenersi
pudicamente coperto. Non è certo casuale che uno degli scherzi o delle sfide più diffusi fra i
preadolescenti maschi sia quello di denudare collettivamente ed esporre alla gogna il
compagno più timido. Essere incapaci di governare i propri bisogni fisici e psichici è reso
manifesto da crisi di rossore o di balbuzie :il soggetto ha un’esperienza di annichilimento e
desidera sparire proprio perché ritiene che l’esperienza che ha vissuto e che ha suscitato la
vergogna manifesta sia irreparabile.
La colpa può essere accompagnata da una riparazione, la vergogna no: a volte la vergogna
può inibire attività sociali.
Se l' evento vergognoso viola il confine fisco del Sé, diventa umiliante, correlato
all’esperienza del sentirsi sottomessi, violati
E’ questo uno dei motivi in base ai quali l’abuso sessuale e l’incesto vengono seppelliti
sotto un muro di vergogna.
E’ noto come dalla vergogna si possa uscire più facilmente attraverso azioni rabbiose,
mentre una delle strada positive sarebbe quella di moderare le proprie aspettative e accettare
l’insuccesso
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PAURA
Alcuni ragazzi elaborano profondi sentimenti di paura, tanto che può diventare l’affetto
dominante lungo tutto l’arco del processo adolescenziale, pur non configurandosi come una
vera e propria organizzazione fobica.
La paura è considerata legittima durante l’infanzia, ma l’adolescenza impone di batterla,
anzi di sfidarla di dare continue prove di coraggio; e se la paura persiste allora bisogna
diventare audaci e se non basta neppure così allora bisogna rischiare, a volte fino alle soglie
del terrore. Gli adolescenti non possono aver paura; ammetterlo significherebbe fare i conti
con zone ancora infantili della propria mente e poi in adolescenza la paura ha un nome, cioè
riguarda un possibile evento, la propria morte, ed aver paura di morire è troppo pauroso per
essere pensato: per questo si rischia: per paura della paura della morte.
SPERANZA
I bambini si illudono o fantasticano: lo fanno anche gli adolescenti ,ma imparano anche a
sperare, cioè a formulare ipotesi su eventi futuri per fare avverare i quali sono in grado di
battersi o quanto meno di studiare e lavorare.
Ci sono ragazzi disperati ed altri che sono delle “speranze”; la morte della speranza è un
evento intollerabile in adolescenza.
Anche da adulti o da anziani perdere la speranza è catastrofico, ma si sopravvive e si può
sfoggiare una gamma di soluzioni che vanno dal cinismo fino alla depressione. Durante
l’adolescenza la morte della speranza ha conseguenze letali, è necessario perciò aiutare gli
adolescenti a tenere in vita la speranza che esista un tempo futuro in cui si realizzerà la
promessa e il desiderio. A questa condizione i ragazzi accettano sacrifici e anche qualche
sopruso, ma se non si è in grado di presidiare la speranza allora è meglio tirarsi in disparte,
poiché un adulto disperato è un killer di adolescenti.
La scuola è spesso la prima istituzione a venire attaccata quando muore la speranza, poiché
essa implicitamente tutela il futuro, sostenendo che, se si sopporta il dolore che
somministra, è possibile conquistare un futuro sociale dotato di vantaggi tali da garantire
una più completa espressione del Sè. Nei casi in cui i ragazzi sperimentino il dolore della
morte della speranza non credono più che la scuola sia in grado di mantenere ciò che essa
promette.
La frequenza di fantasie intorno al suicidio è spesso correlata alla percezione che il futuro
senza speranza è solo un eterno presente e che l’unica soluzione sia quella di anticipare
l’evento certo, cioè la morte e togliere di mezzo la dimensione del dolore che deriva
dall’assenza di speranza Ragazzi tristi, i ragazzi molto arrabbiati, i ragazzi gravemente
annoiati mettono in crisi il meccanismo della speranza annoiati e anche quelli dominati dalla
vergogna.
I ragazzi che sperano sono quelli che accettano di avere e di difendere una parte buona di se
stessi e che accettano una dipendenza anche parziale da questo loro lato e dagli oggetti e
dalle persone amate ;l’oggetto buono è figlio delle esperienze positive già effettuate e che
nel loro insieme autorizzano a sperare, è figlio dell’accettazione delle differenze di genere,
della capacità di riconoscere degli ideali di riferimento., della sensazione di essere chiamati
da qualcuno a svolgere una propria funzione interessante.
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Bibliografia
“La pagina ha il suo bene solo quando la volti e dietro c’è la vita che spinge e scompiglia
tutti i fogli del libro”
Italo Calvino
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.
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“Un uomo chiamato cavallo” di Silverstcin, 1970
“Un lupo mannaro americano a Londra” di Landis ,1981
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