Progetto Valorizzazione fascia costiera del Circeo

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Progetto Valorizzazione fascia costiera del Circeo
VALORIZZAZIONE DELLA FASCIA COSTIERA DEL CIRCEO
CON INTERVENTI DI DIFESA E
OFFERTA TURISTICA ECO-COMPATIBILE
Progetto preliminare
Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo
Sapienza Università di Roma
PROTEZIONE E VALORIZZAZIONE DELLA FASCIA COSTIERA DEL CIRCEO CON
INTERVENTI DI DIFESA E OFFERTA TURISTICA ECO-COMPATIBILE
PREMESSA
1. IL LITORALE PONTINO
1.1 La piattaforma continentale
1.2 La morfologia della spiaggia
2. LE PRATERIE DI POSIDONIA
2.1 Generalità e loro importanza
3. L’AREA DEL CIRCEO
3. 1 Il promontorio del Circeo e l’abitato di S. Felice Circeo
3.2 Le conoscenze sui fondali del Circeo
3.2.1 La situazione attuale
3.2.2 L’evoluzione osservata negli ultimi 50 anni
4. L’AREA COMPRESA TRA IL PORTO DEL CIRCEO E TORRE OLEVOLA
5. IL PROGETTO
5.1
Realizzazione di un itinerario naturalistico – archeologico dal Paese vecchio
alla costa
5.2
Istituzione di un’area destinata alla salvaguardia delle formazioni di
Posidonia oceanica con itinerari subacquei
5.3
Realizzazione di un Laboratorio di monitoraggio dell’ambiente marino e di
educazione ambientale con annesso Acquario e Museo delle Conchiglie
PREMESSA
Nel presente progetto sono previsti una serie di interventi localizzati lungo la fascia costiera del
litorale di S. Felice Circeo, finalizzati alla difesa dell’ambiente marino (ed in particolare delle
praterie di Posidonia oceanica), allo sviluppo di attività turistiche compatibili con la salvaguardia
dell’ambiente e l’educazione ambientale e alla protezione ed incremento delle attività della piccola
pesca artigianale.
L’area interessata dalla presente proposta comprende la fascia di litorale che si estende dal
Promontorio del Circeo fino alla foce del Sisto per una lunghezza di circa 10 chilometri di costa
compresi tra latitudine 41°10’N e 41°18’N e tra longitudine 013°05’E e 013°25’E. Si tratta di un
tratto del “litorale pontino”, una porzione della costa del Lazio meridionale, al confine a nord con il
Comune di Sabaudia e a sud con quello di Terracina.
Su questa zona grava un rilevante movimento turistico richiamato dalle emergenze ambientali del
Parco Nazionale del Circeo e del Promontorio del Circeo e dalle infrastrutture presenti (i porti
turistici di S. Felice Circeo e della foce del Canale Sisto, il centro abitato di S. Felice Circeo e le
spiagge attrezzate del Circeo).
Per quanto riguarda l’ambiente marino, questo tratto di costa presenta situazioni eterogenee dal
punto di vista morfologico e biologico. Dal promontorio roccioso del Circeo, che precipita
ripidamente in mare, si passa alla lunga piana sabbiosa che porta fino a Terracina. I fondali sono
caratterizzati da un’analoga varietà di situazioni morfo - edafiche, con associati popolamenti
vegetali ed animali tipici delle sabbie e dei fondi duri delle aree costiere tirreniche. In particolare
notevole è la presenza di ampie zone di prateria di Posidonia oceanica, considerato Habitat
prioritario secondo la Direttiva Europea Habitat (SIC Lazio n° IT6000013 - Fondali tra Capo Circeo
e Terracina).
I fondali del Circeo sono inoltre “area di pesca” per gli addetti della piccola pesca artigianale di S.
Felice Circeo.
Il progetto nasce dalla esigenza di dotare l’abitato e il litorale di S. Felice Circeo di una serie di
strutture ed iniziative che saranno di sviluppo per un turismo “ecologico”, mirato cioè su persone
che cercano la natura in tutti i suoi aspetti, ed apprezzano le iniziative di educazione ambientale, in
un contesto dove questo tipo di turista si concentra sul Parco Nazionale del Circeo, lasciando così
questa porzione del monte Circeo in una situazione marginale rispetto questo tipo di turismo.
Ancora, la presenza di una fascia costiera conosciuta solo per gli aspetti “balneari”, ma poco per la
ricchezza dei suoi ambienti marini. Ricchezze che stanno però rapidamente scomparendo, mettendo
in crisi anche un settore economico come la piccola pesca costiera che in questi ambienti lavora,
oltre che segnare la perdita di un SIC che dovrebbe essere protetto e valorizzato per legge.
Il presente progetto fornisce le prime indicazioni su una serie di interventi concordati tra
l’Università di Roma “La Sapienza” - Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo - e il Comune
di S. Felice Circeo, e cerca di dare le informazioni tecniche e le motivazioni alla base degli
interventi stessi.
La prima parte del progetto (Capitoli 1, 2 e 3) fornisce informazioni di carattere generale sull’area
in esame, sulle comunità marine ed in particolare sulle praterie di Posidonia presenti lungo la fascia
costiera. Questa parte è preliminare e indispensabile per la successiva fase progettuale di dettaglio.
Il Capitolo 4 descrive in dettaglio l’area compresa tra il porto del Circeo e Torre Olevola, ed è
preliminare soprattutto al primo dei progetti presentati nel successivo capitolo 5.
Il Capitolo 5 illustra gli interventi previsti.
Nel primo paragrafo (5.1) è descritta la realizzazione di una serie di itinerari naturalistici –
archeologici che partono dal centro del Paese antico e arrivano fino alla costa, e, ancora, si snodano
lungo il promontorio sia a terra che a mare.
Il secondo paragrafo (5.2) illustra il progetto per la realizzazione di un’area destinata alla
salvaguardia delle formazioni di Posidonia oceanica, con annessi itinerari naturalistici (seawatching
ed immersioni subacquee) e campi boa per l’ormeggio delle imbarcazioni da diporto. Questi
itinerari subacquei saranno l’ideale proseguimento degli itinerari terresti descritti nel paragrafo
precedente. Sempre in questo paragrafo è prevista la caratterizzazione dei fondali rocciosi antistanti
il promontorio del Circeo ai fini della loro protezione e valorizzazione.
Il Paragrafo 5.3 illustra la ristrutturazione della Villa di recente acquisita dal Comune per la
realizzazione di un Centro di Educazione Ambientale con annesso Laboratorio di Biologia Marina,
e Museo delle Conchiglie.
1. IL LITORALE PONTINO
Da Torre Astura fino al promontorio del Circeo, e da questo fino a Terracina, il paesaggio litorale è
caratterizzato dall’ampia pianura di bonifica dell’Agro pontino, con i centri di Latina e Sabaudia e
le rilevanti emergenze naturali rappresentate dai laghi retrodunali di Fogliano, Monaci, Caprolace e
Sabaudia, compresi nel Parco Nazionale del Circeo. Da Terracina fino al confine campano, con la
piccola eccezione della piana di Fondi, il paesaggio è caratterizzato da coste rocciose e dai centri
storici di Sperlonga e Gaeta che si affacciano direttamente sul mare. Elemento caratteristico di
queste aree è il turismo, che trova il suo punto di forza nella presenza di un tratto di costa dotato di
risorse paesaggistiche e culturali di pregio e supportato da un rilevante sistema di emergenze
ambientali e culturali delle aree interne. Il polo portuale Gaeta / Formia costituisce un ulteriore
elemento di caratterizzazione dell’area.
Fig. 1 – Il litorale pontino visto dal Monte Circeo, verso sud (in alto) e verso a nord (in basso).
1.1 La piattaforma continentale
La piattaforma continentale antistante le coste del Lazio si trova immediatamente a Nord del limite
(convenzionalmente fatto coincidere con il parallelo 41°N) tra due domini geo-tettonici (tirrenico
settentrionale e tirrenico meridionale) estremamente differenti, pur essendo entrambi legati alla
generale distensione post - orogenica che ha interessato tutto il margine occidentale della penisola
italiana.
Sulla base della sua geometria interna, la piattaforma antistante le coste laziali si può definire un
margine continentale passivo molto giovane, essenzialmente di età pliocenica e quaternaria (da 5
milioni e mezzo di anni fa all’attuale), dominato da sedimentazione detritica in regime di assai
modesta escursione di marea. Da un punto di vista geomorfologico, essa è più stretta ed acclive
della media delle piattaforme italiane, la sua ampiezza è di circa 20 km nel tratto compreso tra Capo
Linaro e Capo Circeo, mentre arriva a circa 30-40 km nella zona meridionale, compresa tra Capo
Circeo e Gaeta.
La pendenza media è di poco inferiore a 0,5, mentre il margine della piattaforma è ben definito e si
trova a una profondità variabile tra -120 e -150 m, ove inizia la scarpata continentale; i bacini che la
fronteggiano sono determinati, nella loro geometria, da lineamenti tettonici con prevalente direzione
appenninica (NW-SE). La piattaforma continentale laziale ha uno sviluppo longitudinale di circa
290 km. Nel Lazio meridionale da Capo d’Anzio al promontorio del Monte Circeo la piattaforma
continentale è più ampia e meno acclive rispetto alle aree più settentrionali. L’area dal promontorio
del Monte Circeo a Gaeta è morfologicamente più complessa. Durante gli ultimi due milioni di
anni, infatti, la piattaforma si è estesa dal promontorio del Monte Circeo sino a comprendere le isole
Zannone, Ponza e Palmarola, costituite principalmente da depositi di origine vulcanica di ambiente
sia sottomarino che subaereo. La coalescenza tra la piattaforma continentale della penisola e le isole
ha creato la massima ampiezza della piattaforma laziale, che in questa area presenta una morfologia
articolata nelle sue parti più esterne. Le Isole Pontine sono caratterizzate da fondali molto acclivi,
dissecati da numerosi canyon. Le caratteristiche del margine continentale riflettono la struttura
vulcanica dell’arcipelago, articolato in due grandi edifici: quello di Ponza - Palmarola e quello di
Ventotene - S. Stefano. Da Gaeta alla foce del Fiume Garigliano si estende la settima area,
caratterizzata da una piattaforma ampia, con morfologie che risentono marginalmente della
presenza del delta del Fiume Volturno, situato qualche decina di chilometri a Sud. I tipi e le quantità
di depositi presenti sulla piattaforma variano ampiamente, pur essendo in genere costituiti da facies
sabbiose sottocosta e limoso - argillose più al largo.
Le attuali caratteristiche dei fondali marini (almeno fino all’isobata dei 120 m) sono, il risultato
dell’azione di due fattori diversi: l’apporto di sedimenti della terraferma e le variazioni
glacioeustatiche pleistoceniche (ultimi 2.000.000 anni), in particolare quelle relative all’ultima
risalita del livello del mare (20.000-8000 anni ).
1.2 La morfologia della spiaggia
Il litorale peninsulare laziale presenta un andamento d’insieme piuttosto ondulato per una serie di
ampie falcature delimitate fra loro da aggetti costieri, i quali non sempre costituiscono i limiti di
unità fisiografiche ben distinte.
Le spiagge, che costituiscono il 74% dell’intero sviluppo costiero peninsulare, sono bordate da
cordoni dunari di una certa estensione nel tratto costiero a Sud del Fosso Chiarone e in
corrispondenza dell’Agro Pontino; altrove l’intensa antropizzazione e/o urbanizzazione ha portato
ad un forte degrado della duna o al suo totale spianamento. Alle spiagge della costa meridionale si
alternano tratti di costa rocciosa che solo in alcuni casi costituiscono dei veri promontori, come
quello di Monte Circeo e di Gaeta; negli altri casi originano aggetti costieri all’interno di più ampie
rientranze (come quelli di Terracina e di Sperlonga) o tratti più o meno articolati di ripe rocciose
non molto elevate (come quelle che si sviluppano tra Capo d’Anzio e Torre Astura).
I fondali compresi fra la battigia e l’isobata di -10 m costituiscono la porzione più interna della
piattaforma continentale, dove maggiormente si esplicano le azioni del moto ondoso e delle correnti
costiere, responsabili della mobilizzazione e distribuzione dei sedimenti di spiaggia. L’ampiezza di
questa fascia è variabile e riflette a grandi linee le caratteristiche della morfologia del litorale.
Fondali profondi e acclivi sono localizzati nel Lazio meridionale, che mostra prevalentemente i
caratteri di una costa alta e frastagliata; in particolare le inclinazioni maggiori sono presenti in
corrispondenza dei promontori di Gaeta e del Circeo, dove si rilevano valori medi di circa 13° e 18°
rispettivamente.
In corrispondenza di coste basse e sabbiose dove i fondali si approfondiscono con regolarità,
l’ampiezza della zona più interna della piattaforma oscilla fra i 600 - 700 m (pendenza media pari
all’1,6% - 1,4%) nei dintorni di S. Felice Circeo e di Terracina. In particolare questi fondali sono
caratterizzati dalla presenza di barre disposte in serie successive da una a quattro. Mentre le barre
più esterne presentano una geometria rettilinea e continua, quelle più interne sono discontinue, con
frequente festonatura.
Questo si determina per l’interazione tra il fondale, l’energia del moto ondoso, le correnti costiere e
i processi di trasporto dei sedimenti lungo la costa. Si verifica, infatti, che le barre più esterne,
poiché generate da onde di tempesta poco frequenti, sono in grado di conservare più a lungo il loro
profilo; quelle più interne, una volta esaurito il fenomeno meteomarino che le ha generate, tendono
a risaldarsi alla battigia assumendo così un assetto festonato.
Le barre più interne, inoltre, possono anche essere controllate da una circolazione a celle,
nell’ambito delle quali correnti di ritorno trasversali (rip currents) generano canali che ne
interrompono la continuità. Inoltre, anche la presenza di opere di difesa (sia emergenti che soffolte)
condiziona la geometria o la presenza stessa delle barre a causa della mutata topografia dei fondali
che si viene a creare.
Le condizioni geomorfologiche della fascia di piattaforma sino all’isobata di -10 m del litorale del
Lazio meridionale si possono così sintetizzare. Da Capo d’Anzio sino al promontorio del Monte
Circeo il litorale, che sottende la fascia terminale Sud orientale della estesa pianura dell’Agro
Pontino, è suddiviso dalla punta di Torre Astura in due falcature con estensione e caratteristiche
morfologiche diverse. Il tratto più occidentale, esteso circa 14 km, è caratterizzato dalla
prosecuzione, sino a Torre Astura, della ripa rocciosa presente anche lungo la costa a Nord di
Anzio. Le quote raggiunte lungo la sua sommità si mantengono fra i 15 e 20 m sino a Nettuno, per
deprimersi leggermente alla periferia orientale della città. Alla base della ripa si localizza un’esile
spiaggia lungo la quale, oltre ai due porti, sono presenti diverse scogliere parallele realizzate a
protezione del litorale. Oltre l’abitato di Nettuno la ripa va gradualmente abbassandosi di quota sino
ad arrivare a 6 m a Torre Astura e, contemporaneamente, essa tende ad allontanarsi dalla linea di
riva; dove maggiormente se ne discosta, la spiaggia risulta bordata da un cordone dunale. Fra Torre
Astura ed il promontorio del Monte Circeo si estende, per circa 33 km, una spiaggia sabbiosa
limitata da cordoni dunari che gradualmente s’innalzano sempre più sul mare, sino a raggiungere
quote superiori ai 20 m presso Torre Paola. Caratteristica di questo tratto di litorale è la presenza,
alle spalle della duna, di una serie di laghi costieri (Fogliano, Monaci, Caprolace e Sabaudia), che
con la loro estensione longitudinale coprono un tratto di litorale di circa 22 km.
I fondali antistanti il settore costiero Capo d’Anzio - Torre Astura, sino ai -10 m, mostrano un
graduale aumento delle profondità e sono caratterizzati dalla presenza di barre che cominciano a
delinearsi su profondità attorno ai 4 - 5 m all’altezza delle opere di difesa più orientali del litorale di
Nettuno.
Procedendo verso Torre Astura, su fondali privi di opere di difesa, è presente una barra ancora più
interna, caratterizzata da ondulazioni molto accentuate. Al traverso di Torre Astura e per uno
sviluppo longitudinale di circa 4 km, il fondale ha un andamento via via più accidentato con
l’aumentare della profondità. Fra la cuspide di Torre di Foce Verde e il promontorio del Monte
Circeo, l’ampiezza della fascia di piattaforma fra la battigia e -10 m va gradualmente restringendosi,
passando da pendenze dello 0,9% a pendenze del 1,3%. Il fondale è caratterizzato dalla presenza di
barre; le barre più interne si trovano prevalentemente entro i -5 m, con un andamento sinuoso che si
accentua procedendo verso il Circeo. Il litorale che si sviluppa per circa 58 km tra i promontori del
Monte Circeo e di Gaeta ha forma di arco lievemente asimmetrico, la cui morfologia nel tratto
Terracina - Gaeta mostra caratteri diversi rispetto a quelli del resto della costa laziale. Qui, infatti, i
contrafforti meridionali delle dorsali carbonatiche mesozoiche dei monti Ausoni e Aurunci
giungono sino al mare, conferendo quindi al litorale i caratteri di una costa alta e frastagliata con
vere e proprie falesie e pocket beaches.
Schematicamente, il settore Circeo - Gaeta può essere suddiviso in due porzioni rispettivamente ad
Ovest e ad Est del promontorio di Terracina. Quella più occidentale è formata da parte della costa
alta del promontorio dolomitico - calcareo liassico del Monte Circeo e dalla spiaggia sabbiosa che
da San Felice Circeo si estende sino a Terracina, corrispondente al limite Sud - orientale dell’Agro
Pontino.
Fra i promontori di Terracina e di Gaeta si sviluppa dapprima, per circa 16 km, la spiaggia della
piana di Fondi, bordata per buona parte della sua lunghezza dal cordone dunale attuale. Dopo
Sperlonga alla spiaggia succede una costa alta e frastagliata lungo la quale, in corrispondenza di
insenature, sono ubicate le pocket beaches.
I fondali rocciosi che circondano il promontorio del Monte Circeo portano a un sensibile aumento
delle pendenze rispetto ai valori delle zone sabbiose adiacenti; si rilevano, infatti, pendenze del 2%
e del 3%, contro lo 1,2% all’Emissario Romano (Torre Paola) e lo 0,6% a Torre Vittoria (San Felice
Circeo). Questa differenza diventa molto più marcata a profondità maggiori di -10 m, soprattutto nel
settore più occidentale del promontorio, al traverso della Grotta della Maga Circe. Fondali rocciosi
e acclivi sono presenti in prossimità di Terracina e di Sperlonga, dove la pendenza media sino a - 10
m di profondità oscilla sul 2% circa; a Torre Capovento, Torre S. Agostino e Torre Viola è intorno
al 5%; aumenta notevolmente a Punta Stendardo, dove si rilevano valori superiori al 20%.
Quindi l’andamento della topografia sommersa risulta chiaramente condizionato dall’assetto
morfologico della fascia costiera emersa: in corrispondenza delle spiagge sabbiose, che si estendono
fra San Felice Circeo e Terracina e fra Terracina e Sperlonga, i fondali degradano regolarmente con
pendenze medie dello 1,4% e sono presenti più ordini di barre, delle quali la più interna è sempre
molto festonata. In particolare fra Terracina e Sperlonga, nella depressione tra la prima e la seconda
barra, ampia da 45 a 60 m, sono presenti ripples disposti trasversalmente alle barre. Queste strutture
di fondo sono legate alla corrente di deriva litoranea che in questo settore è diretta verso Est e che si
incanala, per l’appunto, all’interno del truogolo tra la prima e la seconda barra.
2 LE PRATERIE DI POSIDONIA
2.1 Generalità e loro importanza
Posidonia oceanica, è una pianta superiore, presente solo Mediterraneo, costituita da radici, foglie,
fiori e frutti. Essa forma vaste praterie sottomarine che si sviluppano lungo il litorale costiero fino a
circa 40 m di profondità. Le praterie di Posidonia hanno un ruolo fondamentale nell'ecosistema del
bacino mediterraneo. Esse sono uno dei produttori primari di ossigeno e di sostanze organiche,
inoltre sono fondamentali per la sopravvivenza di numerose specie di vegetali ed animali,
costituendo il riparo ideale per questi organismi marini che trovano tra le sue foglie condizioni
ottimali per la riproduzione e l'alimentazione. Le praterie di Posidonia inoltre, stabilizzando il
substrato, attenuano i fenomeni erosivi del mare sulle coste e stabilizzano i fondali.
Nel bacino del Mediterraneo si sta assistendo ad una progressiva regressione delle praterie, con
effetti destabilizzanti per l'equilibrio dell'intero ecosistema marino. Le cause di questa regressione
possono essere schematizzate in tre categorie di alterazioni ambientali:
1) Diminuzione della penetrazione della luce nella colonna d’acqua per un incremento della
produzione primaria, indotto da un carico trofico proveniente dalle acque costiere e da una
sospensione di sedimenti inorganici.
2) Danni meccanici diretti da alcune attività di pesca, come la pesca a strascico (illegalmente
svolta entro i 50 m di profondità), e l’ancoraggio in acque costiere, in particolar modo nelle
aree più turistiche.
3) Alterazione del regime delle correnti e del trasporto dei sedimenti costieri, con cambio della
qualità dei sedimenti sul fondale, passati principalmente da sabbia fine ben assortita al ben
più sottile silt.
Tutte queste fonti di disturbo sono fortemente aumentate durante gli ultimi 50 anni per un rapido
accrescimento della popolazione umana, soprattutto in termini di insediamenti costieri, lungo la
zona costiera del Mediterraneo, dove la popolazione residente raddoppia ogni 30 anni e la presenza
di turisti ogni 15 anni (UNEP 1989).
Già a partire dagli anni ’80 si registrano studi che mettono in evidenza, lungo le coste di Francia,
Italia e Spagna, un calo della copertura del fondale occupato dalle praterie e una diminuzione della
densità fogliare. Il restringimento della fascia di fondale colonizzata dalle praterie è dovuto a una
netta risalita del limite profondo, contemporanea ad una discesa in profondità del limite superiore.
Vediamo quali sono le principali cause di questo fenomeno.
L’alterazione del regime delle correnti, alterando i processi di trasporto dei sedimenti litorali che ne
determinano la distribuzione, causano erosione o accumulo di sedimenti sul fondale. Queste
modifiche alterano l’equilibrio tra il tasso di sedimentazione e di crescita verticale dei rizomi. Un
accumulo eccessivo di sedimento determina il ricoprimento delle piante, inversamente una carenza
di sedimento causa il distaccarsi dei rizomi che diventano più sensibili all’azione di ancoraggi,
attrezzi da pesca, ecc.
Anche gli apporti dei fiumi costieri possono avere un impatto sulle praterie attraverso
l’abbassamento della salinità delle acque (salinità alla quale le piante sono sensibili), gli apporti di
nutrienti, e gli apporti di sedimenti.
L’attività della pesca a strascico lungo la zona più costiera è estremamente dannosa per le praterie.
La linea dei piombi scalza le piante dal fondale, i divergenti scavano solchi, la rete cattura le specie
presenti, impoverendone la biodiversità.
Probabilmente, nessuna delle cause finora citate è responsabile, da sola, della regressione delle
praterie, se non a livello locale. E’ la concomitanza tra diversi tipi di perturbazione, la loro sinergia,
a spiegare la scomparsa o la regressione delle praterie su ampia scala spaziale.
3. L’AREA DEL CIRCEO
3.1 Il promontorio del Circeo e l’abitato di S. Felice Circeo
Il promontorio del Circeo è il solo affioramento roccioso presente lungo l’estesa spiaggia pontina
che si estende da Anzio a Terracina, la montagna della leggendaria Maga Circe che, secondo
Omero, incantò Ulisse e i suoi compagni durante il viaggio di ritorno a Itaca. Di natura calcarea, e
una volta isolato dalla terraferma, il promontorio è alto 541 m ed è ancora oggi quasi
completamente ricoperto di una folta vegetazione. Nei pressi della sommità, in località Crocette,
facilmente raggiungibile sia in auto che a piedi attraversando una ben conservata lecceta, sono
presenti le mura ciclopiche, resti della antica Acropoli di Circeii, costituite da grosse pietre in opera
poligonale. Nelle giornate limpide la vista da questa sommità spazia dal litorale di Ostia a quello di
Gaeta e alle isole Pontine. Dalla sommità è possibile proseguire a piedi verso il porto del Circeo
attraverso la strada del Sole e il sentiero di Torre Fico (XVI sec.) oppure imboccare il sentiero che
costeggia le pareti rocciose a picco sul mare per scendere proprio fino al mare attraverso una intatta
macchia mediterranea per arrivare nei pressi di Torre Cervia (XVI sec.). Proseguendo lungo la costa
rocciosa si arriva alla Batteria, resti di un fortino di epoca napoleonica, e poi al Riparo Blanc, sito
preistorico risalente a circa 8.500 anni fa, in cui sono state ritrovate le tracce dell’Homo sapiens
sapiens. Dalla strada costiera è possibile raggiungere anche la grotta delle Capre, una delle poche
grotte del promontorio del Circeo raggiungibili via terra. Qui è possibile osservare l’antica linea di
battigia e i fori dei molluschi litodomi, oggi a 2 m dal suolo e 9 m dal livello marino, testimonianza
di come il livello del mare in passato fosse a quote diverse e superiori rispetto all’attuale. Lungo
tutta la parete rocciosa del promontorio che precipita ripida in mare è possibile poi vedere una serie
di grotte e cavità più o meno ampie non raggiungibili da terra e nelle quali sono state ritrovate
numerosi utensili preistorici e resti fossili. La più conosciuta delle grotte del Circeo è sicuramente la
grotta Guattari, in cui nel 1939 fu rinvenuto un cranio di tipo neanderthaliano, datato a 51.000 anni
fa, assieme ad utensili in pietra e ossa di mammiferi. Attualmente la grotta si trova all’interno del
parcheggio privato di un albergo. Il versante sud del promontorio, conosciuto come Quarto Caldo,
presenta numerose abitazioni, ville, alberghi facenti capo al comune di S. Felice Circeo, assieme
alle due Torri del sedicesimo secolo già citate, Torre Cervia e Torre Fico, appartenenti all’antico
sistema difensivo di torri di avvistamento contro le incursioni dei pirati Saraceni, Arabi e Turchi.
Ancora, proseguendo sulla spiaggia in direzione di Terracina, sono visibili Torre Vittoria e Torre
Olevola, entrambe restaurate di recente e in buono stato di conservazione. Sul versante meridionale
del promontorio si ritrova il porto, dominato dall’abitato di S. Felice Circeo. La vegetazione di
questo versante è molto varia, essendo composta dall’elicriso e la centurea presente sulle scogliere
rocciose, da spettacolari esemplari di ginepro fenicio, leccio, corbezzolo e palma nana nei valloni
più riparati. Questa ultima, unica palma spontanea europea, è un relitto di epoche con clima più
caldo, e il promontorio del Circeo rappresenta una delle stazioni più settentrionali della sua
distribuzione lungo la costa continentale. Da ricordare infine l’Ophrys promontorii, una delle circa
30 varietà di orchidee presenti.
Il versante settentrionale del promontorio, conosciuto come Quarto Freddo è meglio conservato,
ricadendo per la maggior parte sotto la giurisdizione dl Parco Nazionale del Circeo. La vegetazione
è caratterizzata dalla presenza di un bosco di leccio, corbezzolo, terebinto, carpino e sughera.
La fauna, oltre che dal cinghiale, dal tasso, dalla faina, dal moscardino, è composta di numerosi
uccelli, in particolare rapaci, come il pellegrino, il gheppio e i numerosi altri che vi nidificano o lo
sorvolano durante le migrazioni.
Le pareti rocciose del promontorio del Circeo precipitano ripidamente in mare nel tratto compreso
tra il porto del Circeo a sud e il canale di Torre Paola a nord. Nonostante la morfologia esterna, i
fondali ai piedi della falesia sono bassi e sabbiosi. Sono comunque presenti interessanti formazioni
algali (trottoire a Lythophyllum), reef a sabellari e macchie sparse di Posidonia oceanica.
Parte del promontorio del Circeo ricade sotto la giurisdizione del Parco Nazionale del Circeo. Il
Parco, istituito nel 1934, ha attualmente un’estensione di circa 8.500 ha. Nel suo territorio sono
presenti situazioni ambientali diverse: oltre al promontorio, ritroviamo la foresta della Selva del
Circeo, l’isola di Zannone, la duna litoranea e i quattro laghi costieri salmastri di Sabaudia,
Caprolace, Monaci e Fogliano. All’interno del Parco ritroviamo i comuni di Sabaudia e S. Felice
Circeo.
Il centro storico di San Felice Circeo si trova a circa cento metri sul livello del mare; il paese
presenta un aspetto prevalentemente medioevale, ma conserva al suo interno il tipico reticolato
stradale romano con cardini e decumani. Particolarmente interessanti risultano il palazzo baronale,
oggi sede del municipio, e la Torre dei Templari, che ospita la mostra permanente “Homo sapiens e
Habitat”. A piedi della città antica sorge il moderno centro abitato di S. Felice Circeo, La Cona.
S. Felice Circeo conta circa 8.000 abitanti che si decuplicano nel periodo estivo, quando seconde
case e alberghi sono occupate.
Un po’ per la vicinanza con il Parco Nazionale del Circeo un po’ per la particolare vocazione
turistica di S. Felice Circeo, mirata allo sviluppo di seconde case e di alberghi di livello medio –
alto, l’ambiente del promontorio del Circeo si presenta in buono stato di conservazione,
mantenendo ancora intatte emergenze archeologiche e naturalistiche di primo piano.
Fig. 2 – L’abitato di S. Felice Circeo visto dal mare
3.2 Le conoscenze sui fondali del Circeo
Il quadro delle conoscenze sulle praterie di Posidonia oceanica nell’area del Circeo risulta ad oggi
completo grazie a diversi studi effettuati a partire dal 1960. Oltre a fornire indicazioni sulla
evoluzione nel tempo di confini, estensione e stato delle praterie, questi studi forniscono anche
indicazioni sulle possibili cause di regressione delle praterie stesse.
Le prime notizie sulla presenza delle praterie di Posidonia nell’area sono ricavate dalla “Carta della
pesca n. 3” del Ministero della Marina Mercantile, realizzata da Fusco nel 1961. Questa mappa
riporta indicazioni sulle caratteristiche dei fondali (sabbia, roccia, fango, “alghe”, “morzate”, ecc.)
utili per gli addetti alla pesca; da tale contesto sono state ricavate le informazioni necessarie per
definire l’estensione della prateria (chiamata “morzata” dal Fusco). La prateria di Posidonia,
secondo Fusco (1961) ha un andamento parallelo alla linea di costa a partire da 14 m di profondità,
dove si colloca quindi il limite superiore. L’estensione della prateria omogenea e il limite inferiore
si posiziona sulla batimetrica dei -35 metri. Una stima dell’area ricoperta dalla Posidonia ha
permesso di stabilire un’estensione di 7290 ha (Ardizzone et al., 2006). I margini mostrano una
buona continuità ma, data l’assenza di campionamenti e rilevamenti di tipo puntuale, non è
possibile avere stime di densità o di altri parametri fenologici. Il primo studio vero e proprio mirato
alla caratterizzazione della prateria di Posidonia risulta essere quello fatto da Ardizzone e Migliuolo
nel 1982. Scopo di questo lavoro era quello di definire l’impatto causato dalla pesca a strascico
costiera proprio sulle praterie di Posidonia. La metodica adottata è basata sull’immersione puntuale
con autorespiratore, che è senz’altro la tecnica più accurata di indagine per ottenere parametri
importanti quali densità dei fasci, la copertura percentuale, il tipo di substrato. Sono state effettuate
circa un centinaio di osservazioni lungo transetti ortogonali alla costa, e quanto osservato nel corso
dei campionamenti ha permesso di ricostruire una mappa della distribuzione della prateria e della
sua densità/mq. Tra la foce di Lago Lungo e Terracina è descritta una prateria di Posidonia insediata
prevalentemente su “matte”, che mostra una zona centrale piuttosto estesa a densità superiore ai 150
fasci/mq (ed in ampie aree anche ai 200 fasci mq). Due propaggini più degradate si estendono verso
ponente e verso levante, con densità comprese tra i 50 e i 150 fasci/mq, che si riducono a meno di
50 m proprio di fronte lago Lungo. In questa area in particolare sono presenti ampie zone di “matte”
morta ed è netta la regressione verso terra del margine inferiore. Tra Terracina e il promontorio del
Circeo è presente un’estesa prateria di Posidonia. La prateria mostra un’area a maggiore densità
(più di 150 fasci mq) nelle acque antistanti il promontorio del Circeo, la foce del fiume Sisto e tra
Terracina e Torre Canneto. Queste tre aree sono circondate da aree con Posidonia a densità minore
(compresa tra 50 e 150 fasci mq). Si tratta evidentemente di valori di densità piuttosto modesti,
equivalenti ad una condizione di semi - prateria. La maggior parte dell’area però è occupata da una
prateria che si presenta estremamente rarefatta, con densità inferiore a 50 fasci mq e con ampie zone
di “matte” morta. Il margine inferiore della prateria è situato intorno alla batimetrica dei 22-24 m e
questo margine risulta notevolmente arretrato rispetto alle indicazioni riportate da Fusco (1961) che
poneva il margine inferiore circa un chilometro più all’esterno (Amministrazione Provinciale
Latina, 1982, 1983; Ardizzone e Migliuolo, 1982). La situazione osservata ha consentito agli Autori
di proporre alcune delle probabili concause della regressione osservata, quali l’aumento della
sedimentazione e conseguente diminuzione della trasparenza, elevata presenza di nutrienti, bassi
valori di salinità, ecc. che contribuiscono all’avvio dei fenomeni regressivi, anche se questi da soli
non possono spiegare un così ampio degrado. L’azione della pesca a strascico svolta illegalmente in
tutta l’area, come indicato dagli autori e come risulta da successivi studi (Ardizzone e Migliuolo,
1982; Ardizzone e Pelusi, 1984) sembra aver avuto un ruolo fondamentale nell’accelerare la
regressione della prateria di Posidonia oceanica.
In un lavoro successivo, gli stessi Autori (Ardizzone e Belluscio, 1996) aggiornano i dati disponibili
sulla prateria di Posidonia della zona, evidenziando un continuo stato di regressione della prateria.
Successivamente, Diviacco et al. nel 2001 attraverso la pubblicazione del volume “Le Fanerogame
Marine del Lazio”, apportano ulteriori informazioni sulle praterie dell’area pubblicando carte in
scala 1/25.000 e 1/10.000. L’esame della prateria è stato effettuato mediante l’utilizzo integrato di
diverse tecniche di indagine: Side Scan Sonar, Remote Operated Vehicle ed immersioni subacquee.
In prossimità del promontorio del Circeo è descritta una prateria insediata su “matte” e su roccia,
con il limite superiore che si pone tra -5 e -17 m di profondità. Il margine risulta essere più o meno
frastagliato ed è segnalata la presenza di “matte morta” con diversi canali di “intermatte” anche tra
le zone con alta copertura di Posidonia. Il limite inferiore si pone alla batimetrica dei -35 m ed è
descritto come limite di tipo progressivo, viene, infatti, accertata la presenza di “matte morta” fino
alla profondità di circa -40 m. Il tratto successivo è quello in prossimità della foce del Fiume Sisto,
dove è descritto un restringimento della prateria che proveniva dal settore precedente, con un’ampia
zona di “matte morta” seguita da una radura sabbiosa. Proseguendo verso est, la prateria si allarga
nuovamente estendendosi verso costa. Il limite superiore varia da un minimo di -10 m ad un
massimo di -20 m e si presenta piuttosto frastagliato per la presenza di molte radure sabbiose. Nel
tratto investigato la Posidonia mostra una distribuzione a chiazze ed ampi tratti sabbiosi; il limite
inferiore è compreso tra i -20 e -32 m, ed è seguito da una fascia di “matte morta”. Un terzo tratto è
quello posto in prossimità di Terracina dove viene descritto un limite superiore posto intorno i -10
m, con andamento irregolare; anche qui la prateria è descritta con una conformazione a mosaico,
con porzioni ampie di “matte morta” alternate a chiazze sabbiose più o meno ampie.
Un ultimo tratto è quello descritto lungo il litorale di Fondi, dove si parla di prateria con copertura
anche dell’80%, e quindi una situazione generale decisamente migliore rispetto ai tratti precedenti.
Il limite superiore è posto in prossimità dei -10 m, avvicinandosi anche a -5m in alcuni punti, e si
presenta abbastanza regolare. Il limite inferiore si trova intorno ai -27 -30 m, anche questo piuttosto
regolare.
3.2 La situazione attuale
Un lavoro di monitoraggio svolto nel 2005 (RegioneLazio, 2006; Ardizzone et al., 2006) ha visto la
realizzazione di una cartografia aggiornata delle praterie di Posidonia presenti lungo la costa
compresa tra il promontorio del Circeo e Sperlonga. La mappatura è stata effettuata mediante
un’indagine Side Scan Sonar e, in seguito, con ispezioni dei fondali con l’ausilio di videocamere
subacquee e controlli diretti in immersione. Stabilita, mediante l’indagine sonora, l’attuale
estensione delle praterie, i confini batimetrici e le diverse tipologie di substrato (sabbie, fondi duri,
ecc.), le immagini video hanno permesso di definire il tipo di substrato delle praterie, il loro stato di
salute e la tipologia del margine superiore ed inferiore. Le ispezioni video sono state condotte lungo
transetti ortogonali alla costa, secondo le metodiche riportate in Ardizzone (1991), Ardizzone e
Belluscio (1995; 2003), da 5 m a 40 m di profondità. La videocamera alloggiata nel veicolo
subacqueo trasmette le immagini via cavo ad un monitor a colori posto sulla barca appoggio in
superficie. Qui è possibile visionare in diretta le riprese effettuate sui fondali e controllare
contemporaneamente la qualità della registrazione.
L’analisi incrociata delle immagini video e dei sonogrammi del SSS ha permesso di caratterizzare
gli aspetti fondamentali dei fondali esaminati e di discriminare le praterie di Posidonia oceanica
dalla “matte” morta. Dalle immagini è stato inoltre possibile stimare e quantificare il grado di
alterazione delle praterie attraverso le tecniche e i parametri messi a punto in questi ultimi anni
quali il ricoprimento, la densità e il tipo di margine inferiore, la presenza di matte morte.
L’integrazione dell’interpretazione fisiografica con l’analisi delle immagini video ha permesso di
giungere alla mappatura delle praterie di Posidonia oceanica in scala 1:10.000.
Le tipologie riportate sulla carta della distribuzione delle praterie di Posidonia sono le seguenti:
- Prateria di Posidonia oceanica su roccia
- Prateria di Posidonia oceanica su sabbia o matte
- Matte morta di Posidonia oceanica con fasci isolati
- Mosaico di Posidonia oceanica viva e matte morta
- Mosaico di Posidonia, sabbia e roccia
- Mosaico di sabbia e roccia
- Biocenosi del coralligeno di piattaforma
La figura 3 riporta la distribuzione della prateria di Posidonia oceanica nel tratto di costa compreso
tra il promontorio del Circeo e Terracina. Sono evidenti 2 distinte zone con praterie in diverse
condizioni.
La parte più occidentale, antistante il promontorio del Circeo, presenta una prateria in buone
condizioni, insediata su roccia nella parte centrale, tra 13 e 25 m di profondità, e su matte tutto
intorno. Una stretta zona con fasci isolati di Posidonia su matte morta e di sola matte morta è
presente in prossimità del margine inferiore, posto a 39 m di profondità lungo il versante
occidentale e 36 m su quello orientale.
La parte centrale dell’area di studio, compresa tra Torre Olevola e Terracina presenta una prateria di
Posidonia che, procedendo da ovest verso est sembra ridursi di estensione, presentando margini
superiori ed inferiori ad Ovest posti a 11/15 m e 19 m rispettivamente e ad Est a 17 e 19 m
rispettivamente. In prossimità della foce del fiume Badino la Posidonia è presente tra 17 e 23 m di
profondità sotto forma di fasci isolati o sparute chiazze, con ampie zone di matte morta. Il margine
superiore della prateria lungo tutto questo tratto si presenta estremamente frastagliato, con ampie
chiazze di sabbia o di matte morta. Solamente in prossimità del Capo di Terracina la prateria
presenta una maggiore copertura e densità, anche se limitata a profondità compresa tra 20 e 22 m.
Matte morta è presente fino a 28 m di profondità.
Fig. 3 - Distribuzione attuale della Posidonia oceanica nell’area del Circeo (originale in scala 1:15.000, riproduzione non in scala
3,3 L’evoluzione osservata negli ultimi 50 anni
L’attuale distribuzione delle praterie appare essere profondamente cambiata rispetto a quanto
riportato nei lavori precedentemente descritti. La prateria posta di fronte al promontorio del Circeo
è quella che sembra essere la meno modificata durante gli anni, probabilmente perché localizzata
più al largo rispetto alle altre, e quindi meno influenzata dagli apporti di acque continentali, ma
anche grazie alla presenza di substrati rocciosi che hanno probabilmente limitato l’azione della
pesca a strascico illegale.
La prateria centrale, quella compresa tra Capo Circeo e Terracina, presenta la regressione più
importante, evidente soprattutto con l’arretramento del limite inferiore Questo tratto di costa è
stato soggetto a pesanti cambiamenti sia della linea di costa che della pressione antropica
(ricordiamo l’importante arretramento della linea di costa registrato in questa area già a partire
dagli anni ’60), con influenze negative tanto sulla qualità delle acque quanto sulla granulometria
del fondale.
La prateria posta più ad oriente, da Terracina a Sperlonga, presenta invece, per lo meno nella parte
più orientale, un basso livello di regressione. Ricordiamo come anche la linea di costa evidenzi
segni di regressione nella parte più occidentale, nei pressi di Terracina, e segni di sostanziale
equilibrio nel tratto più prossimo a Sperlonga.
Osservando l’andamento nel tempo della riduzione della copertura della Posidonia e la
modificazione del limite inferiore (fig. 4), si nota come nel 1959 tale limite era posizionabile
intorno ai 35 m di profondità nell’intera area di studio (Fusco, 1961). Venti anni dopo si assiste ad
un profondo arretramento di tale margine (Ardizzone e Migliuolo, 1982) con un valore medio pari
a 22-24 m di profondità nella maggior parte dell’area centrale e 25 m al largo di Terracina. Nel
survey del 1990 il limite inferiore presentava differenti condizioni: intorno ai 30-35 m di
profondità di fronte Capo Circeo, 20-22 metri nella parte centrale dell’area, 24-25 m al largo di
Terracina (Diviacco et al., 2001).
Nell’indagine del 2005 (Regione Lazio, 2006; Ardizzone et al., 2006) l’area antistante il Circeo è
ancora la meno modificata mentre nell’area centrale il limite inferiore è ulteriormente diminuito,
raggiungendo 18-20 m di profondità. Nell’area più orientale l’attuale limite è posto intorno ai 2325 m.
La profondità cui si trova il limite superiore è variata meno rispetto a quella del limite inferiore,
passando da 14 m nel 1959 ai 15-16 m attuali, ancora una volta con una regressione più accentuata
nella zona compresa tra il Circeo e Terracina.
Dalla prima stima di copertura della Posidonia pari a 7.290 ha nel 1959, si è passati ad una
copertura pari a 5.054 ha nel 1980, di 3.581 ha nel 1990 fino all’attuale valore di 2.899 ha. La
rapida regressione osservata può essere sintetizzata in una diminuzione della copertura della
Posidonia di circa il 60% dal 1959, del quale il 19% dall’ultimo survey del 1990. La perdita totale
di Posidonia è stata quindi pari a 4.391 ha in circa 15 anni (fig. 4).
Questo stato attuale critico non è il risultato di un inquinamento catastrofico, ma è certamente
dovuto alle continue modificazioni antropogeniche, molto comuni in quasi ogni zona litoranea
mediterranea. Lo sviluppo veloce degli insediamenti umani, l’input di nutrienti provenienti
dall'agricoltura intensiva nella zona, la pesca a strascico illegale ancora praticata, sono senza
dubbio le cause concomitanti della regressione osservata.
La prova del collegamento fra modificazioni costiere e regressione della Posidonia viene anche dal
confronto della situazione appena descritta con l’attuale condizione delle praterie di Posidonia
nelle isole Pontine, appena di fronte la zona di studio. Nessuno dei suddetti fattori di impatto è
presente in quelle isole e il ricoprimento della Posidonia è stabile, certamente negli ultimi 15 anni
ultimi (Ardizzone, 1993; osservazioni non pubblicate, 2005), con margini inferiori che arrivano
fino ad una quarantina di metri di profondità e senza alcun segno di modificazione come la
presenza della matte morta.
A parte il promontorio roccioso del Circeo, che delimita il confine Ovest dell’area di studio, il
tratto di costa compreso tra l’abitato di S. Felice Circeo (con il suo porticciolo turistico) e
Terracina si presenta basso e sabbioso. In questo tratto sfociano due canali (Sisto e Badino) che
raccolgono le acque provenienti dalle coltivazioni e dalle industrie presenti nell’entroterra.
Procedendo verso Est si ritrova l’abitato di Terracina che sorge intorno ad un porto – canale,
anch’esso con le acque reflue provenienti dall’entroterra e dal centro urbano. Procedendo ancora
verso Est, dopo un brevissimo tratto roccioso ancora in prossimità di Terracina, la costa si presenta
ancora bassa e sabbiosa fino all’abitato di Sperlonga. Lungo questo tratto sfociano in mare i canali
di foce del lago di Fondi e di Lago Lungo.
Fig. 4 – L’evoluzione delle praterie di Posidonia nell’area del Circeo a partire dagli anni ‘60
(da: Ardizzone et al. 2006)
4. L’AREA COMPRESA TRA IL PORTO DEL CIRCEO E TORRE OLEVOLA
Il fondale antistante il litorale che dal porto di S. Felice Circeo arriva a Canale Sisto si presenta
prevalentemente sabbioso fino ad una decina di metri di profondità (Fig. 4). Nella parte centrale,
antistante l’Hotel Neandertal il fondale appare invece frammisto con sabbia e basse formazioni
rocciose che si estendono fino a 2-3 m di profondità, formando una vera e propria “lingua” che si
estende verso il mare aperto, larga un centinaio di metri. Il popolamento vegetale sul substrato
roccioso è caratterizzato dalla presenza dell’alga Padina pavonia. A partire da questa profondità è
presente un mosaico di sabbia, roccia, macchie di Posidonia (insediata sia su sabbia che su matte e
roccia) e matte morta di Posidonia. Questa zona rocciosa presenta tratti di roccia alta anche 1-2 m,
con un ricco popolamento vegetale (P. pavonia) ed animale e si spinge verso il largo fino ad una
decina di metri di profondità. La componente zoobentonica è formata dalle specie tipiche dei
substrati rocciosi soggetti all’idrodinamismo caratteristico di questa porzione, che può essere
occasionalmente anche piuttosto incidente.
L’estensione è piuttosto limitata ma caratteristica per interrompere la distesa di sabbia e conferire
un’importante biodiversità associata. La presenza di ampie chiazze di matte morta è testimonianza
di una prateria di più ampia estensione nei tempi passati.
A partire da una decina di metri di profondità la Posidonia diviene via via più abbondante, a
formare una vera e propria prateria (Fig. 5).
Al largo del porto, in direzione sud, il fondale sabbioso si estende fino ad incontrare le prime
macchie di Posidonia e matte morta tra i 13 e 15.5 m di profondità; in questo punto sono presenti
anche delle rocce basse (1-2 m) di origine organogena, con biocenosi di fondo duro dominate da
specie vegetali in particolare dall’alga bruna P. pavonica, che si alternano a chiazze di Posidonia.
Subito dopo la prateria presenta copertura e densità maggiore, spesso con affioramenti rocciosi. La
prateria appare così insediata in parte su roccia e in parte su matte fino alla profondità di 24 m.
Oltre tale profondità la prateria appare insediata su sabbia e matte, con chiazze sparse di sabbia. Il
margine inferiore è posizionato intorno ai 37 m di profondità.
Le porzioni sabbiose di questo tratto di costa evidenziano le tipiche variazioni delle associazioni
costiere di fondo molle. Dapprima con le Sabbie Fini Superficiali (SFHN), che si estendono fino a
profondità di circa 3-4 m e poi prosegue con i tipici popolamenti delle Sabbie Fini Ben Calibrate
(SFBC) caratterizzate da granuli con diametro omogeneo; la fauna associata e quella classica della
biocenosi dove prevalgono Molluschi (Bivalvi, Gasteropodi), Crostacei e Policheti.
Data l’eterogeneità di questo fondale, nelle porzioni di alternanza da sabbia e roccia, si formano
popolamenti misti che si mescolano alle biocenosi originarie.
Proseguendo ad est dell’Hotel Neandertal l’area è costituita dal cordone sabbioso sommerso che si
estende fino ad incontrare il limite superiore della prateria di Posidonia posto a circa 13 - 15 m di
profondità. Il fondale presenta una debole pendenza con un’accentuazione nella porzione più a
sud-est. In questa zona la distesa sabbiosa incontra un limite discontinuo e frastagliato a
testimoniare, ancora una volta, come l’impatto dei cambiamenti apportati negli ultimi anni abbia
ridotto l’estensione della prateria stessa. Infatti, è presente un’ampia zona che crea un “buco” nella
distribuzione della prateria, ben visibile dalle carte attuali.
Il margine inizia con ampie zone di chiazze a Posidonia e sabbia con canali di intermatte, che
arrivano a spessori fino a 40 cm, la copertura e via via più omogenea e si arriva a valori prossimi
all’80%. La densità arriva fino a 200/300 fasci/m².
La componente bentonica associata è rilevante e la prateria ospita una serie di organismi che
occupano vari livelli, dal popolamento del fogliame con specie epibionti sia vegetali che animali, a
specie vagili come molluschi e diversi echinodermi, a specie che invece risiedono nei rizomi.
Infine va ricordata la componente nectonica che trova riparo nella prateria e tra le foglie.
Dalle cartine allegate (figg. 3 e 5) si evidenzia come l’area ad est del porto riveli i segni di una
continua regressione della prateria di Posidonia, che mostrava in anni passati un’estensione ben
più ampia e che via via si è andata riducendo per la concomitanza di differenti fattori, tra i quali
l’attività di pesca a strascico illegale che viene ancora oggi effettuata in questa zona.
In questa porzione, soprattutto nella zona più ad est, le sabbie risentono di apporti più continentali,
ed in tale situazione ne risultano modificati anche i popolamenti associati.
Rispetto all’intero tratto del litorale pontino, dove la prateria mostra evidenti segni di regressione,
con torbidità dell’acqua ed estese porzioni di matte morta, quella del Circeo risulta essere la
situazione migliore. E’ per questo che si rende necessaria un’azione di tutela e preservazione della
situazione attuale.
Fig. 5 – – Il dettaglio dell’area compresa tra il porto del Circeo e Torre Olevola. In verde chiaro la Posidonia su sabbia o matte, in verde scuro la Posidonia su
roccia, in verde chiaro il mosaico di Posidonia viva e matte morta, in giallo il mosaico di Posidonia, roccia e sabbia, in bianco i sedimenti mobili, in marrone la
matte morta (riproduzione non in scala, originale in scala 1:2.500).
5. IL PROGETTO
In sintesi il progetto proposto prevede i seguenti interventi:
1) Realizzazione di un percorso naturalistico – archeologico dal centro del Paese antico fino
alla costa e di altri percorsi naturalistici lungo la costa.
2) Istituzione di un’area costiera destinata alla salvaguardia della Posidonia, con percorsi
naturalistici subacquei per il sea-watching sia in apnea che con le bombole; istituzione di
campi boa per l’ormeggio delle imbarcazioni da diporto; caratterizzazione dei fondali
antistanti il promontorio del Circeo.
3) Realizzazione di un Centro di Educazione Ambientale, con annessi “Laboratorio di
Monitoraggio dell’Ambiente Marino” e “Museo delle Conchiglie” .
5.1 REALIZZAZIONE DI UN PERCORSO ARCHEOLOGICO - NATURALISTICO
TERRESTRE
La proposta di una rivalutazione e valorizzazione del territorio di S. Felice Circeo risponde
all’esigenza di sensibilizzare la popolazione locale e il gran numero di turisti al patrimonio
naturalistico, archeologico e culturale della zona del Circeo non strettamente legato alla presenza
del Parco Nazionale del Circeo. Il progetto si propone di sviluppare l’interazione che esiste da
sempre fra territorio, popolazione e tradizione. Tale interazione è fondamentale per conoscere la
cultura dei popoli che ci hanno preceduto, ma anche per capire la toponomastica dei monti, delle
coste e dei laghi presenti nel territorio.
Nonostante la presenza del centro abitato, la zona si presenta incontaminata nelle sue bellezze, nei
suoi paesaggi, nei colori e nel suo grande patrimonio archeologico. Il territorio del Circeo si pone
come luogo privilegiato per itinerari volti alla scoperta di un habitat naturalistico in parte
conservatosi nel tempo e in parte recuperato o da recuperare dall’abbandono e dal degrado. Ai
contesti ambientali del monte Circeo, dei laghi costieri pontini, della costa rocciosa del Circeo e di
quella sabbiosa del litorale verso Terracina, si accosta il grande patrimonio archeologico e
culturale del territorio. Ecco quindi la creazione di un lungo ed articolato itinerario naturalistico di
particolare bellezza, che sarà in parte percorribile per persone con ridotte capacità motorie.
Il sentiero naturalistico e archeologico di S. Felice Circeo si presenta come un percorso didattico
con diverse stazioni di osservazione.
La partenza è situata nel centro storico del paese di S. Felice Circeo, antico borgo medievale
incentrato intorno alla Torre dei Templari. Da qui un primo itinerario (o una prima parte
dell’itinerario, si muove verso la cima di Monte Circeo (541 m s.l.m.), ovvero verso l’Acropoli,
sito di quel che rimangono delle mura ciclopiche. Sempre dal centro storico parte invece
l’itinerario che scende verso il mare. La prima tappa è il Belvedere di Vigna La Corte, in parte
appena risistemato e in parte ancora espropriare. Da questa terrazza si domina parte del paese di S.
Felice Circeo, il porto e la coste sabbiosa che si spinge fino a Terracina e oltre. La terrazza
presenta i resti delle antiche mura del paese di S. Felice Circeo. Il percorso prosegue poi lungo un
sentiero che, attraverso un tratto di macchia mediterranea, arriva alla seconda tappa, il sito
archeologico di Marco Emilio Lepidio, in attesa di completare i lavori di fruizione, situato alcuni
metri più in basso. Il sito presenta i resti di una villa romana. Proseguendo il percorso si arriva sul
Monte Morone, dove, tra Via Colasanti e Via Lopez sorge la Villa confiscata alla mafia, prossima
ipotizzata sede del Laboratorio di EducazioneAmbientale, con annesso Museo delle Conchiglie e
Laboratorio di Biologia Marina. La Villa è in piena disponibilità del Comune e necessita di lavori
di adattamento delle strutture interne alle finalità del Progetto. Si prosegue poi attraverso la
macchia mediterranea fino ad arrivare direttamente in prossimità del mare, presso l’Hotel
Neanderthal. Qui sarà possibile visitare la grotta Guattari, dove è stata ritrovato nel 1939 il primo
cranio di uomo di Neanderthal. Da qui, attraverso il Parco pubblico “Italo Gemini”, una pinetina
attrezzata di giochi per bambini, si raggiunge rapidamente l’ambiente di spiaggia da dove inizia il
percorso subacqueo nel Parco Biologico del Circeo.
Lungo il percorso s'incontrano molte specie botaniche tipiche della macchia mediterranea tra cui il
ginepro, il leccio e il corbezzolo. Il clima mite della zona favorisce inoltre la crescita di specie non
spontanee tipiche della zona mediterranea (oleandri, ibischi, ulivi) e di specie non locali, come
varie specie di palma.
Il percorso è lungo diversi km e si svolge perlopiù su sterrato Esso sarà segnalato da una idonea
cartellonistica posizionata sia in punti chiavi sia da cartelli più piccoli che segnaleranno la
presenza di emergenze botaniche, archeologiche, ecc.
Il dislivello è pari a circa 150, partendo da un’altezza di m. 150 m s.l.m. (S. Felice Circeo) per
arrivare fino al mare.
Attualmente, alcuni interventi sono stati già effettuati dalla Amministrazione comunale di S. Felice
Circeo (recupero del Belvedere di Vigna La Corte e delle sue emergenze archeologiche, altri sono
in programma e finanziate (area archeologica di Marco Emilio Lepidio) mentre per il resto delle
aree (grotta Guattari) e per la strutturazione del percorso (strada sterrata, cartellonistica, depliant e
materiale illustrativo, sistemazione della Direzione del Parco e centro visite all’interno della Villa
di Monte del Morrone) si è in attesa di finanziamento.
Altri spazi verdi disponibili e attualmente in stato di abbandono sono presenti sia nel centro abitato
di S. Felice che nelle sue immediate prossimità. In particolare lo spazio presente proprio a ridosso
delle mura del paese antico ben si presterebbe ad essere trasformato, con spese ridotte, in un
Giardino Botanico Mediterraneo.
Saranno descritti nel prossimo paragrafo altri itinerari naturalistici che potrebbero svilupparsi
lungo il promontorio del Circeo proprio in prossimità del mare.
Fig. 6 – Il promontorio del Circeo
Fig. 6 – L’area dell’itinerario naturalistico archeologico proposto, dal paese antico al mare.
Fig. 7 – L’area degli altri itinerari naturalistici sul promontorio del Circeo che interessano la fascia costiera e le sue grotte emerse e immerse
5.2 ISTITUZIONE DI UNA AREA DESTINATA ALLA SALVAGUARDIA DELLE
FORMAZIONI DI POSIDONIA OCEANICA
Questa parte del progetto prevede l’istituzione di un’area di destinata alla salvaguardia delle
formazioni di Posidonia oceanica presenti tra la linea di costa e i 15 m di profondità al largo
del litorale tra il porto del Circeo e Torre Olevola. Si tratta di chiazze di Posidonia insediate
sia su sabbia che su matte o roccia frammiste a zone di sabbia e roccia, il tutto a formare una
zona molto eterogenea. La Posidonia appare essere in buone condizioni di salute, ma
minacciata continuamente dall’azione di ancoraggio delle imbarcazioni che normalmente
danno fondo in questa zona perché riparata dai venti settentrionali. Questa zona frammista
presenta un notevole interesse naturalistico, oltre che per la presenza della Posidonia, anche
per la ricchezza di specie di alghe, invertebrati marini e pesci, e ben si presta bene anche alla
realizzazione di itinerari subacquei da effettuare sia in apnea partendo dalla costa che con le
bombole utilizzando idonee imbarcazioni.
L’area interessata è riportata in fig. 8. In particolare saranno delimitate con boe di
segnalazione le due aree comprese tra i simboli rossi; le due aree saranno separate da un
canale di navigazione per il passaggio dei natanti da diporto. In queste aree sarà limitata la
navigazione a motore per assicurare la sicurezza a bagnanti e visitatori.
Le boe saranno unite tra loro da cime di nylon galleggianti sostenute da piccoli galleggianti
colorati distanziati ogni 3 m circa per assicurarne la massima visibilità.
Le aree protette avranno un’estensione di circa 0,85 km/q e 0,40 km/q rispettivamente.
Appositi cartelloni posizionati nel porto del Circeo ed in altri punti chiave (stabilimenti,
porti canali, rimessaggio, distributori di benzina, ecc.) serviranno ad illustrare le finalità
dell’iniziativa allo scopo di sensibilizzare gli utenti alla protezione dell’ambiente marino.
Area protezione
Posidonia e
itinerari
Subacquei in apnea
Area protezione
Posidonia e
itinerari
Subacquei con
autorespiratore
Corridoi di
transito
imbarcazioni
Area con boe di
ormeggio per
imbarcazionii
Fig. 8 – Il dettaglio dell’area compresa tra il porto del Circeo e Torre Olevola. In verde chiaro la Posidonia su sabbia o matte, in verde scuro la Posidonia su
roccia, in verde chiaro il mosaico di Posidonia viva e matte morta, in giallo il mosaico di Posidonia, roccia e sabbia, in bianco i sedimenti mobili, in marrone
la matte morta. I simboli rossi indicano le boe di segnalazione dell’area di protezione della Posidonia, quelli gialli l’area con boe di ormeggio per
imbarcazioni
All’interno delle due aree di salvaguardia della Posidonia saranno individuati dei percorsi
naturalistici – subacquei che partiranno dalla spiaggia.
Obiettivo di questi percorsi subacquei sarà quello di avviare adulti e giovani a scoprire l’ambiente
marino mediterraneo attraverso l’esplorazione di una zona litoranea scarsamente perturbata. Essi
saranno alla portata di persone di varia età ed esperienza, con l’ausilio di pinne, maschera e
boccaglio dalla superficie o in apnea. Per le aree più al largo saranno necessari autorespiratori ad
aria. Questa attività di scoperta rientra in un progetto più ampio di educazione e sensibilizzazione
del pubblico e si integra con una serie di altre facilitazioni che saranno proposte localmente: vario
materiale illustrativo e il centro visita e educazione ambientale situato presso la Villa di Monte del
Morrone (vedi par. 5.3).
Alcune boe in superficie segnaleranno i punti di osservazione più caratteristici. Esse saranno
numerate e dotate di sistemi di galleggiamento per sostenere più persone a riposare. A circa 50 cm
dalla superficie saranno posizione pannelli di 50 x 70 cm fissati alla cima di ancoraggio della boa.
Il pannello presenterà le particolarità dell’ambiente sottostante con l’aiuto di immagini e di un
breve testo.
Nella zona più profonda saranno posizionate sul fondale delle cime piombate che condurranno il
subacqueo a vedere le formazioni o le specie più caratteristiche. Anche in questo caso una serie di
pannelli subacquei illustreranno con semplici testi e figure, ambienti, specie vegetali ed animali e
processi in atto.
Il primo di questi percorsi, all’interno dell’area più costiera, sarà prioritariamente destinato a turisti
in apnea, il secondo, quello nella zona più al largo, sarà rivolta prevalentemente a subacquei con le
bombole.
Per assicurare l’efficacia educativa e divulgativa dei percorsi nonché la sicurezza, una equipe di
guide naturalistiche subacquee, reclutate tra i giovani del posto, accompagneranno in piccoli
gruppi i visitatori.
Due – tre videocamere subacquee saranno posizionate sui fondali, nei punti più rappresentativi.
Esse trasmetteranno in diretta via radio, tramite una boa in superficie, le immagini dei fondali, dei
suoi organismi e dei subacquei presenti. L’alimentazione sarà fornita da pannelli solari posizionati
sulle boe di trasmissione dei dati. Appositi monitor nella sede di Villa di Monte del Morrone
permetteranno anche ai non subacquei di vivere l’emozione di una avventura subacquea, oltre che
di monitorare in continuo l’area.
Un’ulteriore videocamera di sorveglianza sarà posta in prossimità del porto di S. Felice Circeo e
permetterà di monitorare, in superficie, tutta l’area marina protetta.
Sempre in questa zona, più al largo, è stata individuata un’ulteriore zona con presenza di
Posidonia oceanica (ricordiamo, habitat prioritario secondo la Direttiva Habitat e inclusa nel SIC
Lazio 6000013) dove si concentra un elevato numero di barche che ormeggiano, con l’ancora,
proprio sulla Posidonia. In questa area (figura 6) è prevista la realizzazione di un campo boe per
l’ormeggio delle imbarcazioni per impedire l’impatto delle ancore sulla prateria.
E’ ipotizzabile la realizzazione di ulteriori campi boa “organizzati” al fine di ridurre la pressione
degli ancoraggi sui fondali tra il porto del Circeo e la foce del fiume Sisto. A questo scopo si
possono utilizzare due diverse metodologie.
La prima, a basso costo, prevede la messa in opera di un certo numero di boe per l’ormeggio di
imbarcazioni fino a 15 m di lunghezza.
La seconda ipotesi prevede l’impiego di campi boa con una tecnologia decisamente più alta, le
cosiddette “boe intelligenti”. Oltre alla funzione di ormeggio fisso per la salvaguardia delle
praterie di Posidonia, a queste boe sono legati anche una serie di servizi per il diportista che sono
illustrati con un maggior dettaglio nel sito della ditta http://www.marpark.com/.
Infine, si prevede la caratterizzazione morfologica e biologica dei fondali antistanti il promontorio
del Circeo. Si tratta di una serie di secche rocciose in parte ricoperte da una prateria di Posidonia
ancora in ottime condizioni, in parte con una presenza di specie animali e vegetali soprattutto
sciafile, con popolamenti ascrivibili al precoralligeno e al coralligeno (molte specie prioritarie
della Direttiva Habitat appartengono a questi particolari ambienti). In realtà di queste zone
rocciose non si conosce molto. Non è mai stata effettuata una cartografia di dettaglio, un elenco
delle specie e delle biocenosi bentoniche presenti, tanto meno un piano di gestione. Si propone
quindi uno studio di dettaglio di questi ambienti con l’individuazione delle sue peculiarità, la
preparazione di un piano di gestione ma soprattutto una serie di iniziative per la valorizzazione di
queste secche. Ad esempio itinerari subacquei prefissati su percorsi a basso impatto da parte dei
subacquei sulle specie più sensibili, guidati da guide “naturalistiche”, appositamente formate,
appartenenti ai diving locali.
Fig. 9 – La costa di S. Felice Circeo vista dall’area di protezione della Posidonia
Fig. 10 – La costa di S. Felice Circeo: la trasparenza dell’acqua permette di vedere la ipotizzata zona di
protezione della Posidonia nella zona antistante gli alberghi Neandertal e La Bussola.
Fig. 11 – Esempio di pannelli esplicativi subacquei per il seawatching.
Si possono prevedere una serie di altri percorsi naturalistici “marini” che interessino la cosa
rocciosa del promontorio del Circeo. Il primo di questi potrebbe essere svolto via snorkeling
o via barca e interessare le diverse grotte presenti lungo la costa. Il percorso interesserebbe
sia le grotte sommerse, con le loro particolarità biologiche, sia quelle esterne, per i loro
peculiari aspetti geomorfologici e archeologici: la Grotta del Cervide, con i lembi di
spiaggia fossile; la Grotta del Presepe con le stalagmiti a forma di velo; la Grotta Azzurra,
accessibile ai piccoli natanti; la Grotta delle Capre, con il suo solco fossile di battigia e i fori
prodotti dai datteri di mare; la Grotta dell’Impiso, con la sua grande stalattite che pende
dalla volta; la Grotta del Fossellone, la Grotta dell’Alabastro, Grotta Barbara, fino ad
arrivare alla scogliera delle 5 Grotte o delle Cattedrali e poi ancora la Grotta dei Prigionieri,
la Grotta della Maga Circe, la Grotta Breuil, la Grotta dell’Isolotto, la Grotta Aperta, la
Grotta Spaccata). Sarà così possibile osservare, sotto la guida di apposite guide
naturalistiche o di cartelloni i popolamenti animali delle grotte o le antiche linee di battigia
del mare o i resti archeologici di uomini e animali preistorici.
Un altro itinerario potrà andare ad interessare la Statua del Cristo, immerso sui fondali
antistanti il promontorio del Circeo dai diving locali.
Fig. 12 – Alcune delle grotte presenti lungo il promontorio del Circeo.
La protezione della fascia di mare più costiera è, tra l’altro, già prevista dal PTP (vedi fig. 13).
Fig.13 – Stralcio dal PTP tav. E-3-2 ove si evidenzia la prevista Area di Riserva Marina antistante il
promontorio del Circeo
In questa area che si estende fino a 500 m dalla costa, la Regolamentazione terrà conto sia
delle esigenze di protezione che di quelle della fruizione compatibile. Nell’area sarà vietata
ogni attività di pesca sportiva e professionale (circuizione, nasse) ai non residenti mentre
sarà permessa la pesca sportiva e professionale (con reti da posta e palangari) ai residenti.
Sarà inoltre vietata la pesca subacquea in apnea. Sarà permessa la balneazione. La
navigazione dei natanti sarà consentito alla velocità massima di 10 nodi. Sarà consentita, ed
anzi incentivata, la navigazione a remi o a pedali. Sarà altresì consentito e facilitato
l’accesso alle grotte.
L’esatta Regolamentazione delle attività in questa area sarà definita in base alle risultanze di
uno studio di caratterizzazione biologico (per questa fascia di mare non è attualmente
disponibile neanche una carta delle biocenosi bentoniche) e di incontri con gli addetti alle
attività economiche locali.
E’ ipotizzabile l’estensione dell’area protetta a comprendere la secca rocciosa detta del
“Fortino”, posizionata a circa 1.000 m dalla costa in direzione sud-ovest dal promontorio del
Circeo (fig. 19). Questa estensione potrebbe compensare una riduzione dell’area protetta
prevista in fig. 13, allontanandone i confini dal porto di San Felice Circeo.
5.3. REALIZZAZIONE DI UN CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE CON ANNESSO
LABORATORIO DI MONITORAGGIO DELL’AMBIENTE MARINO E MUSEO DELLE
CONCHIGLIE
Questa parte del progetto viene incontro a due esigenze istituzionali degli Enti coinvolti. Da una
parte il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di Roma “La Sapienza”
con le sue necessità di didattica e di ricerca sul campo, dall’altra il Comune di S. Felice Circeo con
l’esigenza di coniugare la protezione dell’ambiente con la fruizione turistica e l’educazione
ambientale. La Villa, recentemente acquisita dal Comune, situata tra il centro storico del paese e il
porto, può essere il punto di incontro tra queste due esigenze. Situato in un punto strategico, lungo
il versante occidentale del promontorio del Circeo, la Villa è dotata di una serie di locali idonei,
con un minimo di lavori di adattamento, ad ospitare strutture quali un centro di educazione
ambientale, un laboratorio di ricerca biologica marina, un piccolo museo naturalistico e un
Acquario. Questa struttura può rappresentare il punto focale di un laboratorio di ricerca
sperimentale sul campo in uno degli ambienti costieri laziali meno contaminati, che presenta
interessanti formazioni biologiche di fondo duro e mobile, praterie di Posidonia oceanica, ecc., ma
anche forti interessi economici legati alle attività di pesca e turismo, e contemporaneamente può
svolgere funzioni di didattica sia per studenti di vario livello sia per l’educazione ambientale e la
fruizione del pubblico. In tale ottica si inseriscono gli itinerari naturalistici terrestri e marini
descritti in precedenza (par. 5.1 e 5.2), di sistemi di monitoraggio in diretta mediante videocamere
terrestri e subacquee, e di quanto altro possa essere utile a tale scopo. Nel campo della Educazione
Ambientale saranno privilegiate quelle iniziative che vedono il coinvolgimento delle scuole di
ogni ordine e grado e in particolare di quei gruppi di assistenza per persone portatrici di handicap
fisici e mentali.
Di seguiti saranno esposte una serie di attività didattiche ed espositive e di linee di ricerca che
potranno essere realizzati nei locali di Villa, assieme ad una serie di interventi immediati necessari
per adattare le strutture della Villa a queste esigenze.
Attività didattiche :
In questo settore sono prevedibili una serie di attività che coinvolgeranno sia gli studenti delle
scuole di tutti i livelli sia i normali frequentatori del Circeo.
-
Escursioni didattiche per studenti universitari e non
Il centro potrà essere utilizzato quale base di appoggio per le escursioni didattiche che
normalmente si svolgono nell’ambito dei corsi universitari delle Lauree triennali in Scienze
Biologiche, Scienze Naturali e Scienze Ambientali e Corso di Laurea Magistrale in Scienze del
Mare dell’Università di Roma “La Sapienza”. Durante queste escursioni didattiche sono previste
lezioni su specifici argomenti tenute da esperti, immersioni subacquee per l’osservazione
dell’ambiente naturale, la raccolta di materiale biologico e la sua successiva analisi in laboratorio.
Questo tipo di attività può essere estesa, modificandone su misura i contenuti, a studenti delle
scuole di diverso ordine di tutta la Regione. Sono prevedibili brevi corsi a carattere divulgativo di
biologia marina e zoologia.
Attività espositiva:
Questa attività è rivolta prevalentemente ad una migliore fruizione naturalistica del promontorio
del Circeo e del suo mare da parte dei visitatori. A questo scopo sono previsti:
-
Realizzazione di una serie di acquari rappresentanti i diversi ambienti del Mediterraneo e del
Circeo. In particolare sono prevedibili le seguenti vasche:
•
prateria di Posidonia oceanica, con piante vive e matte ospitanti la fauna vagile
(pesci, crostacei, molluschi, echinodermi) e quella nascosta, meno visibile (briozoi,
policheti) di questa importantissima formazione del Mediterraneo
•
fondale sabbioso superficiale, con illustrate gli adattamenti alla vita “sulla” e
“nella” sabbia di molluschi bivalvi, echinodermi e policheti, tutto ciò che il
bagnante non riesce a vedere su un fondale sabbioso considerato privo di interesse
•
fondale roccioso della zona di marea e dei primissimi metri di profondità, con
ricreazione dell’”effetto marea” per evidenziare i complessi adattamenti al
movimento dell’acqua e alla emersione (denti di cane, patelle, mitili, ecc.)
•
fondale roccioso profondo, con gli organismi biocostruttori del Coralligeno, che
amano gli ambienti meno illuminati (gorgonie, briozoi, ecc.)
•
l’ambiente pelagico, con ricreazione delle condizioni di corrente e luce per
evidenziare gli adattamenti alla vita nel mare aperto, nel blu (pesce azzurro,
meduse, ecc.).
Gli acquari saranno rivolti ai fruitori in visita al Circeo e saranno dotati quindi di tabelle
esplicative sull’ambiente e le specie presenti che spiegheranno forme, adattamenti e meccanismi
alla base della vita nel mare.
-
Realizzazione di un “Museo delle Conchiglie e del Mare”. Utilizzando il prezioso materiale
malacologico già in possesso del Comune di S. Felice Circeo, composto di circa 3.000 esemplari,
sarà possibile allestire un’esposizione permanente sulle conchiglie, con un occhio particolare
rivolto agli aspetti evolutivi e ai maggiori adattamenti morfologici e comportamentali delle diverse
specie (i colori, le forme, gli adattamenti ai diversi ambienti, ecc.). Assieme alle conchiglie,
saranno preparati una serie di pannelli esplicativi e filmati video che aiuteranno a meglio
comprendere la biologia e l’ecologia dei molluschi.
Laboratorio di Biologia Marina
Il Laboratorio sarà attrezzato con l’attrezzatura scientifica di base per lo studio e il monitoraggio
delle acque e dei fondali. Si prevede l’installazione di un ambiente umido per il lavaggio e lo
smistamento del materiale biologico, dotate di vasche con acqua corrente, e di un ambiente
asciutto per il successivo lavoro di smistamento e analisi del materiale raccolto. Questa parte del
laboratorio sarà attrezzato con microscopi e binoculari per il riconoscimento del materiale e
computer per l’analisi dei dati.
Il Laboratorio sarà “aperto” al pubblico per un maggiore coinvolgimento della gente alle
problematiche del mare e della sua salvaguardia che potrà vedere all’opera i ricercatori in diretta.
Il laboratorio dovrà sviluppare le seguenti linee di ricerca:
-
Praterie di Posidonia oceanica
Questa linea di ricerca intende approfondire le conoscenze sulla distribuzione delle praterie di P.
oceanica lungo le coste del litorale pontino. Le praterie di P. oceanica, analogamente ad altre
biocenosi bentoniche, rappresentano un importante indicatore dello stato dell’ambiente e una
regressione della loro estensione o la modificazione di alcune caratteristiche della prateria (densità
fogliare, altezza delle foglie, ecc.) indicano cambiamenti in atto nella qualità dell’ambiente. Anche
in questo caso i dati raccolti saranno confrontati con quanto studiato nel passato. Si prevede inoltre
di installare un certo numero di stazioni di monitoraggio fisse sul fondo per seguire nel tempo con
estrema precisione l’evoluzione e la dinamica delle praterie di P. oceanica.
-
Studi sulla biodiversità
Questa linea di ricerca intende approfondire alcune tematiche legate alla biodiversità in ambienti
marini oligotrofici sottoposti ad un limitato disturbo di origine antropico. Si vogliono in
particolare approfondire le conoscenze sulle comunità bentoniche del promontorio del Circeo e
sulle secche rocciose presenti al largo del promontorio stesso, attualmente poco note alla
letteratura scientifica. Particolare attenzione sarà posta ad eventuali arrivi di specie alloctone
invasive (Caulerpa racemosa, C. taxifolia, ecc.).
-
Popolamenti ittici:
In questo ambito sarà effettuato il censimento delle specie di pesci, cefalopodi e crostacei tipiche
dei diversi ambienti dei fondali del Circeo. In particolare, mediante tecniche non invasive di
“visual census” sarà studiata la diversità delle specie ittiche delle biocenosi dell’infralitorale, del
circalitorale e delle praterie di Posidonia. Particolare attenzione sarà posta alla componente ittica
di interesse commerciale. In questo ambito saranno seguite le attività della piccola pesca per
determinare periodi di riproduzione e reclutamento delle principali specie ittiche e i loro
rendimenti, ma anche i fenomeni di origine antropici o naturali che possano interagire con le
attività di pesca, quali l’arrivo di mucillagini, meduse, ecc.
-
Monitoraggio video
Mediante il posizionamento sul fondo di alcune videocamere subacquee sarà creato un sistema di
monitoraggio continuo su alcune stazioni fisse di particolare interesse. Con questo sistema si vuole
tenere sotto continua osservazione l’evolversi di fenomeni quali le mucillagini che, con ritmi e
modalità ancora tutte da definire, ricoprono ampie porzioni dei fondali e delle sue biocenosi
causando gravi danni alle stesse o alle attività di pesca Nello stesso modo si potranno effettuare
osservazioni e ricerche non invasive su popolamenti bentonici o ittici. Il sistema video, una volta
posizionati i monitor all’interno del Laboratorio, avrà inoltre una valenza didattica e educativa per
i visitatori.
Tale laboratorio potrà diventare nel tempo uno degli elementi qualificanti non solo per le attività di
ricerca dell’Università di Roma o del Comune di S. Felice Circeo o della Provincia di Latina, ma
dell’intera rete di monitoraggio della Regione Lazio per l’ambiente marino. La presenza del
personale dell’Università o di personale locale formato dall’Università, permetterà, infatti, di avere
le competenze scientifiche e tecniche necessarie per le azioni di monitoraggio sulla biodiversità
previste dalla Regione Lazio nell’ambito della “Rete Regionale di monitoraggio sullo stato di
conservazione degli habitat e delle specie della flora e della fauna”per il sistema delle Aree
Naturali Protette regionali, per la rete europea Natura 2000 e per la Rete Ecologica nella Regione
Lazio.
Come già detto, una particolare attenzione sarà rivolta alle iniziative a favore di persone con
handicap fisici e mentali. Si ipotizza in questa sede la realizzazione di acquari aperti per il contatto
diretto delle persone con gli animali (vedi le analoghe esperienze realizzate negli Acquari di
Genova per esempio o le esperienze di ippoterapia) o della piscina esterna ad uso riabilitazione.
Necessità di interventi immediati
Per un rapido avvio delle attività programmate si dovrà provvedere ad una serie di interventi
strutturali immediati, quali:
1)
Sistemazione del piano interrato quale zona “umida”, con gli acquari espositivi e i laboratori
didattici umidi (qui i lavori riguarderebbero principalmente l’adeguamento dell’impianto
elettrico e di quello idrico);
2)
Sistemazione del piano terreno a zona museale e di esposizione delle conchiglie (qui i lavori
riguarderebbero principalmente l’abbattimento di due pareti interne, l’adeguamento
dell’impianto elettrico);
3)
Sistemazione dei locali esterni alla Villa ad uso servizi e foresteria.
Fig. 14 – La Villa vista dall’esterno, nella sua situazione attuale
Fig. 15 – La Villa vista dall’esterno, nella sua situazione attuale
La Villa confina lungo il perimetro settentrionale con un uliveto incolto che con pochi lavori di pulitura
potrebbe entrare a fare parte del Parco a verde della Villa stessa, con un percorso e altri servizi di fruizione
(panchine, ecc.).
Fig. 16 – L’uliveto incolto nei pressi della Villa.
Fig. 13 - Pianta della Villa
IPOTESI DI COSTI
Progetto 1. Itinerari terrestri
Cartelloni grandi nei siti chiave
Pannelli descrittivi di specie e ambienti
Palizzate in legno per delimitare il percorso
Progetto 2. Aree di protezione della Posidonia e itinerari subacquei
Progettazione di dettaglio e assistenza in fase di realizzazione
Boe grandi di segnalazione delle aeree protette
Cima galleggiante di delimitazione e segnalazione
Cima piombata per itinerario subacqueo
Boe intermedie per sostentamento
Ancoraggi delle boe
Galleggianti intermedio
Pannelli d’informazione immersi
Pannelli d’informazione all’inizio del percorso
Pannelli di informazione lungo la costa
Materiale informativo subacqueo
Materiale di sicurezza
Boe per delimitazione campo boe per ormeggio
Boe per ormeggio
Ancoraggio ecocompatibile per le boe ormeggio
Materiale illustrativo
Sistema di monitoraggio video - subacqueo
(n. 3 videocamere subacquee, sistema di trasmissione via radio,
pannelli solari, monitor a terra)
Sistema di sorveglianza video - terrestre
(n. 1 videocamera, sistema di trasmissione via radio,
pannelli solari, monitor a terra)
Caratterizzazione della Secca del Quadro e zone rocciose limitrofe
Caratterizzazione e mappatura
Preparazione itinerari subacquei e materiale illustrativo
Ipotesi di costi (escluso le videocamere e il sistema di trasmissione dati)
5.000 – 10.000 euro per il posizionamento delle boe e cartelleni
20.000-30.000 euro per lo studio di caratterizzazione ambientale
Progetto 3. Laboratorio di Biologia Marina, Acquario e Museo delle Conchiglie
Progettazione di dettaglio e assistenza nella fase di realizzazione
Laboratorio
Microscopio
Binoculare
Materiale per smistamento e lavaggio campioni
Acquario
Vasche da 400 lt
Filtri, pompe e accessori per acquari
Mobili per acquari
Pannelli e materiale illustrativo
Museo delle Conchiglie
Mobili espositivi
Scatole per campioni
Pannelli didattici
Monitor e attrezzature per filmati
Foresteria
Allestimento di n.
posti letto, bagno e cucina
Sistema monitoraggio video
Sistema video in Laboratorio con monitor controllo
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