E. Dantes - San Felice Circeo
Transcript
E. Dantes - San Felice Circeo
A proposito di manifestazioni culturali La chiamavano “Bocca di Rosa” ... … chi mandò un bacio, chi gettò un fiore … di E. Dantes L’idea non era malvagia, almeno nel nome che faceva il verso a quel film di Walt Disney dove un folto numero di cucciolotti sfugge alle voglie di una strega che vuole il loro pelo bianco picchiettato di nero per farne una pelliccia originale e raccapricciante. La “Carica dei Centouno” dello schermo ha ceduto il passo alla “Carica dei Centocelle”, una gara in cui alcuni ragazzi si sfidano nella speranza che il migliore di loro possa sentirsi dire dallo specchio delle sue brame di essere il più bello del reame. A San Felice, anche questo si è trasformato in un caso politico dove maggioranza e minoranza si sono affrontate senza esclusione di colpi. Il Sindaco e l’assessore al Turismo hanno sostenuto di aver organizzato una manifestazione di eccezionale valore che darà grande lustro al Circeo. L’opposizione ha bollato l’evento come un episodio da dimenticare soprattutto perché il Comune ha contribuito allo spettacolo con ben 10.000,00 Euro (spendibili in altri interventi di tipo culturale o sociale) e perché la pubblicità della stessa manifestazione ha trovato spazio su un sito internet nel quale non si fa mistero di un certo “tifo” per il mondo porno-gay. A chi dare ragione? Mah! Al dott. Schiboni ed al simpatico Stefano Capponi (sempre elegante e sorridente, però, come deve essere un assessore al Turismo), diremmo di no perché non ci pare che la Televisione abbia portato o tolto nulla al Circeo, nonostante i reiterati e costosi tentativi fin qui effettuati. Ma non ci sentiamo di appoggiare neppure le minoranze che sembrano non accorgersi di lottare spesso contro i mulini a vento con la conseguenza che i consiglieri di opposizione corrono il rischio di restare solo dei simpatici ed ammirevoli Don Chisciotte. Match pari, quindi, anche se abbiamo avuto l’impressione che uno sconfitto ci sia stato comunque e, a tal proposito, proviamo ad offrire uno spunto di riflessione. Questo nostro paese, bellissimo ma sfortunato, cosciente della propria pochezza terrena, ha sentito sempre la necessità di un ricovero sicuro nella Fede; quella Fede che, proprio perché nasce dal popolo, spesso necessita di simboli concreti. Ed allora, ecco che i Sanfeliciani, sono presenti alle sacre funzioni del Natale, il Venerdì Santo salgono in corteo fino alle Crocette, partecipano alla processione di San Felicieje (anche se non c’è più da propiziare un buon raccolto), a quella del Patrono, San Felice II Papa Martire, a quella della Madonna Assunta in Cielo; sfidano scalzi l’asfalto bollente del mezzogiorno di Agosto per accompagnare fino a San Rocco la statua del Compatrono; si alzano all’alba e vanno a piedi a Sabaudia per rendere omaggio alla Madonna della Sorresca. E la loro devozione li ha indotti, recentemente, a fare ancora di più: ogni anno ricordano l’inabissamento del Cristo del Circeo e, nel 2004, hanno messo a protezione della città la statua di Maria Regina del Circeo, mentre quest’anno hanno accompagnato, entusiasti, il passaggio nelle nostre strade della Madonna Pellegrina di Fatima. Abbiamo volutamente lasciata per ultima la Mostra della Sacra Sindone, fiore all’occhiello della nostra Comunità, grazie alla quale è stata emanata, il 19 gennaio 2004, una rarissima Paenitentiaria Apostolica con la quale venivano concesse Indulgenze Plenarie ai fedeli che si fossero recati ad adorare l’immagine del Sudario di Cristo. Ebbene, in un paese dove esiste una tale serie di testimonianze di fervore religioso, questa estate abbiamo visto anche uno spogliarello “very hard” durante la celebrazione del 70° anniversario della fondazione di Borgo Montenero, una esibizione pseudo-sportiva di alcune note pornostar le quali hanno nobilitato il Circeo durante la trasmissione televisiva “Lucignolo” di Italia Uno e, dulcis in fundo, una gara di bellezza maschile che si ispira deliberatamente ad un gruppo di spogliarellisti e che ha fatto gola al mondo porno-gay. Eppure, nessuno di coloro cui è affidata la tutela morale dei Sanfeliciani ha sentito il bisogno di dire pubblicamente una parola di condanna contro questo andazzo di dubbio gusto. Non era necessaria una scomunica, però almeno un commento garbato ma deciso ce lo saremmo aspettato. Invece: niente! Un niente che, all’inizio, ci ha un po’ sorpresi; ma poi, ci siamo resi conto che si trattava di una storia già vista e ci siamo trovati a canticchiare “Bocca di Rosa”, quella canzone di Fabrizio De Andrè in cui si racconta dell’arrivo, nel paesino di sant’Ilario, di una ragazza dai liberi costumi la quale con il suo comportamento reca un tale scompiglio da indurre le donne del posto a chiederne e ad ottenerne la cacciata. Ma la fama di Bocca di Rosa ormai precede i suoi spostamenti e succede così che: ... alla stazione successiva molta più gente di quando partiva: chi mandò un bacio, chi gettò un fiore chi si prenota per due ore. Persino il parroco che non disprezza fra un miserere e un'estrema unzione il bene effimero della bellezza la vuole accanto in processione. E con la Vergine in prima fila e Bocca di Rosa poco lontano si porta a spasso per il paese l'amore sacro e l'amor profano.