PROBLEMI GEOPOLITICI E CLIMATICI DOVUTI ALL`ACQUA

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PROBLEMI GEOPOLITICI E CLIMATICI DOVUTI ALL`ACQUA
PROBLEMI GEOPOLITICI E CLIMATICI DOVUTI
ALL'ACQUA
1) Anno internazionale dell'acqua
2) Crisi anche per il ricco nord
3) Conseguenze dovute alla carenza di acqua.
4) L’effetto dell’acqua sul territorio
5) Acqua e accordi politici
6) Il costo dell’acqua
L’acqua appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune.
Il diritto all’acqua è inalienabile, individuale e collettivo
L’acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni.
Il diritto all’acqua è inalienabile, individuale e collettivo
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Dai dati risulta che in soli nove paesi è localizzato il 60% delle risorse
naturali di acqua. Al contrario, per ben 80 paesi si può parlare di stato di
penuria. Alla fine del XX secolo erano circa 10.000 gli esseri umani a morire
ogni giorno per mancanza d’acqua potabile. Questo numero si triplica se si
considera la mancanza d’acqua come concausa nella manifestazione di
malattie come la dissenteria, il colera, il tifo e molte altre dovute dalla
presenza di microrganismi. Oggi sono circa 1.400.000.000 le persone che
nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile. Inoltre, più di due
miliardi di persone non godono d’alcun sistema sanitario domestico e una
persona su tre al mondo non beneficia di sistemi di depurazione delle acque
usate. Particolarmente grave è la situazione nelle città della grande povertà.
Si prevede che nel 2025 esse saranno circa 650, di cui più o meno 600 in
paesi “sottosviluppati”. In passato l’acqua ha permesso di costruire le città,
la sua mancanza e il suo cattivo uso le stanno privando di un futuro.
Per dare delle risposte a tutto quanto fin qui esposto, nel 1998 a Lisbona,
dal Gruppo di Lisbona e dalla Fondazione Mario Soares, è nato un
Comitato Internazionale che ha elaborato una serie di proposte denominate
“Contratto Mondiale per l’acqua”. In seguito sono nati comitati nazionali in
diversi paesi, tra cui figura anche l’Italia.
In Italia
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l’organizzazione che per prima vi ha aderito e il CIPSI
(Coordinamento d’Iniziative Popolari di Sviluppo), che in realtà è un
coordinamento di ONG.
Altri aderenti sono Legambiente, Movimento Consumatori, Forum
Ambientalista, per fare alcuni nomi più conosciuti.
Un importantissimo convegno si è tenuto il 1982 a Rio de Janeiro,
erano presenti 170 paesi e 110 capi di stato. La conferenza ha
avuto pochi effetti immediati ma è stata importante perché ha posto
problemi ed approvato cinque documenti.
L'uomo non può rinunciare allo sviluppo, ma deve essere uno
sviluppo sostenibile, cioè non deve distruggere le risorse naturali e
l'ambiente. La dichiarazione non ha, purtroppo, forza di legge per gli
Stati, che si sono impegnati a rispettarla solo formalmente.
Programma per il secolo XXI per conciliare lo sviluppo con
l'ambiente.
Proposte:
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Investire per lo sviluppo dei Paesi più poveri e per il risanamento degli
ambienti degradati.
Utilizzare le tecnologie pulite per inquinare di meno, fare un uso più sostenibile
delle risorse per riciclare i rifiuti.
Garantire la biodiversità.
Usare con cautela i prodotti chimici in agricoltura.
L'obiettivo principale è la riduzione dei gas inquinanti che provocano l'effetto
serra. La convenzione è stata firmata da 150 stati e dall’UE, ma alcuni stati,
come gli USA si sono opposti alla possibilità di porre dei limiti all'emissione di
gas inquinanti. Riconoscimento della grande importanza delle foreste per il
mantenimento dell'equilibrio dell'ambiente. Protezione di specie animali e
vegetali che, in caso contrario, tra una cinquantina d’anni potrebbero
scomparire. E' stata firmata da 153 stati; gli USA si sono riservati l'adesione.
C’è una differenza quasi incredibile nel consumo di risorse idriche, tra i paesi
ricchi e quelli poveri. Si va dai 50 litri al giorno consumati da un tunisino, ai 380
di un Italiano, fino ad arrivare ai 650 litri di un americano. L’11 per cento della
popolazione consuma l’88 per cento dell’acqua del mondo. Ed è abbastanza
inquietante che lo stesso 11 per cento controlli l’84% per cento di tutta la
ricchezza prodotta nel mondo.
2003 Anno internazionale
dell'acqua
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2003 Anno dell'Acqua: obiettivo dell'Anno Internazionale è quello di stimolare l'azione sui problemi idrici
fondamentali.
La disponibilità di acqua dolce pulita rappresenta una delle tematiche più importanti che l'umanità deve
attualmente affrontare - e sarà una questione sempre più critica per il futuro, dal momento che la
crescente domanda è superiore alle disponibilità e l'inquinamento continua ad avvelenare fiumi, laghi e
ruscelli.
Accordo sugli obiettivi:
L'Anno Internazionale giunge in una fase importante per affrontare i problemi idrici e fognari degli 1,2
miliardi di persone che non possono contare su un accesso all'acqua potabile e dei 2,4 miliardi di
persone che non dispongono di impianti fognari adeguati. Nel settembre 2000 i leader mondiali, in
occasione del Vertice delle Nazioni Unite sul Millennio, si sono impegnati a dimezzare entro il 2015 la
percentuale di persone che non sono in condizione di raggiungere o non possono permettersi di bere
acqua potabile. Raggiungere questi obiettivi richiede un'azione coordinata, non soltanto da parte dei
governi ma anche da parte delle persone che utilizzano l'acqua e di coloro i quali investono su di essa e
sono inoltre necessarie delle risorse considerevoli. La scarsità idrica costituisce altresì un problema
critico per lo sviluppo futuro. Nel corso del 20° secolo, infatti, l'utilizzo dell'acqua è cresciuto a un tasso
più che doppio rispetto a quello della popolazione. Come conseguenza del loro sfruttamento intensivo, le
falde freatiche stanno diminuendo e alcuni fiumi, come il Colorado River negli Stati Uniti e il Fiume Giallo
in Cina, spesso si prosciugano prima di raggiungere il mare.
Piani per l'Anno dell'Acqua 2003:
Le Nazioni Unite, i governi e numerosi partner del settore non governativo e del settore privato stanno
progettando una vasta gamma di eventi e di attività per l'Anno Internazionale dell'Acqua, che vengono
coordinati congiuntamente dal Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali e
dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO).
La siccità in Nord America
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Oggi le riserve di acqua dolce del pianeta sono minacciate dalla combinazione di siccità,
eccesso di coltivazione e pascolo. Nel 1940 e nel 1980 l’uso di acqua è raddoppiato, in gran
parte per soddisfare i bisogni di una popolazione umana in rapida crescita. Oggi, gran
parte dell’acqua dolce disponibile in Nord America viene utilizzata per la coltivazione di
cereali destinati all’alimentazione animale: il risultato è che le falde acquifere del Midwest e
delle Grandi Pianure si stanno rapidamente esaurendo, e che la carenza sta rapidamente
cambiando le modalità di utilizzo dell’acqua nei settori industriali, commerciali e domestici.
E’ già accaduto che, nella zona occidentale del paese, alcune città e quartieri residenziali
abbiano subito razionamenti di acqua, con forti limitazioni all’uso domestico e industriale.
Dalle falde della San Joaquin Valley viene attinta acqua a “un ritmo che supera la capacità
di rigenerazione di 2000 miliardi di litri all’anno”. Gli allevatori del West hanno a lungo
goduto del privilegio di accedere alle risorse idriche locali. Nei primi tempi, essi fecero in
modo di costruire i propri recinti vicino a fiumi e torrenti, per soddisfare il bisogno d’acqua
della mandria. Il controllo sui “diritti d’acqua” ha contribuito a garantire agli allevatori il
potere politico ed economico necessario per dettare condizioni sull’uso dei territori
vergini. Oggi, numerosi torrenti e fiumi che attraversano le praterie sono ridotti a rigagnoli,
o completamente disseccati, a causa dell’eccesso di pascolo, dell’erosione del suolo e
della desertificazione. Sfortunatamente, le attuali normative tributarie federali incentivano
agricoltori e allevatori a pompare sempre più acqua dalla falda acquifera sotterranea. In
New Mexico, Texas e Kansas, il proprietario di un terreno ha diritto di sfruttamento totale
della falda acquifera sottostante, per compensare “il fatto che i costi di pompaggio
aumentano con l’abbassamento del livello di trivellazione per raggiungere la falda”.
Il mondo verso la crisi idrica
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Il mondo verso la crisi idrica. Entro il 2025 circa 3 miliardi e mezzo di
persone (circa la metà della popolazione mondiale) potrebbero trovarsi di
fronte a gravi carenze d’acqua. Già oggi oltre un miliardo di persone non
possono fare affidamento su di una fornitura continua di acqua potabile,
mentre 2,4 miliardi di persone - più di un terzo della popolazione mondiale non hanno a disposizione impianti fognari adeguati. Le cause sono la
scarsità e la disomogeneità delle precipitazioni, legate ai cambiamenti
climatici ma soprattutto l’alto livello di inquinamento. Nei paesi in via di
sviluppo il 90% dell’acqua di scarico viene riversata direttamente nei fiumi,
provocando ogni anno 250 milioni di malati. “Il Summit Mondiale sullo
Sviluppo Sostenibile di Johannesburg ha fissato una serie di obiettivi
ambiziosi circa i problemi dell’acqua, tra cui quello di dimezzare il numero di
persone che non hanno un accesso adeguato all’acqua e ai servizi sanitari
entro il 2015. Il progetto, ha come obiettivi la lotta alla povertà e la
conservazione della biodiversità (varietà delle specie animali e vegetali) e
vede la proficua cooperazione tra istituzioni e comunità locali.”. Il Living
Planet Index 2002 (l’indice elaborato del WWF che misura lo stato di salute
degli ecosistemi e della biodiversità) denuncia che il mondo ha già perso più
della metà della biodiversità degli ecosistemi di acqua dolce dal 1970 al
2000, più che per gli ecosistemi terrestri e marini.
Le cause del disastro
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L'emergenza acqua è dovuta a una congiuntura di fattori: 1)
L'Aumento della popolazione mondiale comporta una sempre
crescente richiesta di questa risorsa. 2) L'inquinamento causa
l'esclusione di importanti fonti di approvvigionamento a)gli scarichi
civili riversano nei fiumi una tale quantità di materia organica da
bloccare le naturali potenzialità autodepurative dell'acqua. b)gli
scarichi industriali riversati direttamente nei fiumi o in mare, o che
arrivano indirettamente a fiumi e laghi attraverso le precipitazioni
metereologiche. c)I fertilizzanti e i pesticidi usati in agricoltura
provocano l'inquinamento delle falde acquifere. 3) I cambiamenti
climatici globali: a)l'effetto serra causato dall'aumento della
concentrazione di CO2 nell'atmosfera ha infatti gravi ripercussioni
sull'assetto idrico del pianeta. b)Nelle regioni aride comporterà un
aumento annuo della temperatura con conseguente calo delle
precipitazioni del 10% circa. c)Mentre nelle regioni a clima freddo o
temperato porterà a un aumento delle precipitazioni nei periodi
invernali (di 2-3 volte) e a una loro diminuzione del 20-40% nei
periodi primaverili.
Accordi politici sul risparmio
dell’acqua
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Il consumo da parte umana dell'acqua è cresciuto di sei volte nell'ultimo secolo e il tasso di
crescita della popolazione è raddoppiato. Proprio a causa della sua fondamentale importanza e
del rischio che, da bene collettivo l’acqua possa diventare un bene economico, da qualche tempo
la questione dell'acqua rappresenta una tematica su cui varie realtà sociali e politiche si stanno
confrontando e, in certi casi, scontrando.
La privatizzazione della gestione dell'acqua a livello globale è sperabile?
La privatizzazione della gestione dell'acqua a livello globale è sperabile? La privatizzazione
della produzione-gestione dell'acqua è un fenomeno già in atto. Attualmente ha raggiunto
uno stadio avanzato soprattutto nei Paesi industrializzati, che sono caratterizzati da un
regime stabilmente democratico, dove l'ordinamento giuridico tutela in maniera forte e
decisa la libera concorrenza degli agenti economici, anche attraverso delle istituzioni
politicamente trasversali e, soprattutto, dove il tessuto socio-economico ha raggiunto uno
stato di maturità e sviluppo tale che l'applicazione e la tutela del principio della libera
concorrenza trova una sua giustificazione sociale ancora prima che giuridica. Le istituzioni
pubbliche dovrebbero continuare a svolgere, nel perseguimento dell'interesse della
collettività, la loro azione di governo della privatizzazione dell'acqua, fissando limiti,
controlli e standard ambientali sostenibili a tutte le imprese private che vogliano operare in
questo settore.
Nei paesi in via di sviluppo una privatizzazione dell'acqua non avviene nelle stesse condizioni e
con le stesse tutele presenti nei Paesi industrializzati, e può quindi, produrre dei veri e propri
"fallimenti di mercato". Nei Paesi meno sviluppati il regime di concorrenza non è abbastanza
maturo per lasciare la gestione della risorsa più importante del nostro pianeta in mano ai privati,
quindi è quantomeno prematuro il tentativo di estendere politiche economiche ancora in via di
perfezionamento a paesi dove esistono differenti condizioni socio-economiche.
Acqua come il petrolio
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Nelle zone più aride la questione idrica è sempre servita ad alimentare la propaganda
di regimi nazionalisti - si pensi alla retorica che circonda la costruzione di una grande
diga, e ai nomi che le vengono dati: Saddam, Ataturk, Nasser. Così l'acqua si è
trasformata, di volta in volta, in obiettivo strategico da colpire per indebolire
l'avversario, in uno strumento di ricatto che serviva a garantire la supremazia
regionale. Con l'attuazione del progetto Gap, che prevede la realizzazione di 22 dighe
e 19 centrali idroelettriche, la Turchia ha due obiettivi: ribadire la sua supremazia
rispetto a Siria e Iraq - anche quelli alle prese con progetti idraulici altrettanto
imponenti - e controllare militarmente (con la scusa di proteggere i cantieri dagli
attentati) i territori dell'Anatolia sudorientale, che da sempre sono roccaforte dei
curdi.Il caso turco, così come quello israeliano, dimostra come le "guerre per l'acqua"
possano essere la conseguenza più che la causa delle tensioni internazionali, e rivela
la pericolosità delle logiche dell'idropolitica. Una politica di potenza basata sul ricatto
idrico, e sulle difficoltà di approvvigionamento degli avversari, non è certo la strada
migliore per risolvere la penuria d'acqua: al contrario, tende a "mantenere" la scarsità
per poter far valere i propri meccanismi. E' chiaro che, in questo contesto, la proposta
di considerare l'acqua come bene economico raro, assegnandole un prezzo di
mercato che ne rifletta la scarsità, non favorisce la pace e la cooperazione, come
sostengono i suoi fautori, ma porta dritti alla petrolizzazione dell'acqua. La soluzione
ai problemi legati alla scarsità idrica in molti casi non si trova nell'acqua, o in costose
e discutibili soluzioni tecniche, ma passa per la volontà politica dei dirigenti. Che vuol
dire avviare una seria cooperazione a livello regionale e internazionale.
GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE:
Proposte e alternative
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In termini assoluti le risorse d'acqua nel mondo non mancano. Il problema è
dovuto all'uso spropositato che ne viene fatto in molti paesi. La distribuzione
non funziona bene e l'inquinamento avanza rendendo l'acqua veicolo di
contaminazione. Per evitare che il problema si trasformi in tragedia per la
popolazione mondiale in continua crescita, sono necessari interventi mirati
e a lungo termine. Altrimenti, entro mezzo secolo circa sette miliardi di
persone avranno acqua in quantità insufficiente o di qualità cattiva. Questo
il punto di partenza per il "Rapporto mondiale sullo sviluppo idrico": uno
studio elaborato da 22 agenzie dell'Onu, sotto la guida dell'Unesco che
serve anche al forum mondiale di Kyoto per analizzare tutti i problemi legati
all’acqua . Ecco qualche dato contenuto nel rapporto presentato a Kyoto: enorme divario nel consumo di acqua, che va dalla disponibilità di 10,52
metri cubi pro capite/anno in Kuwait al milione e mezzo degli abitanti
dell'Alaska. -inquinamento chimico: per ogni litro di acqua utilizzato, ce ne
sono almeno otto avvelenati. Infatti ogni giorno vengono riversati nei fiumi
circa due milioni di tonnellate di rifiuti industriali, prodotti chimici e residui
agricoli. L'inquinamento mondiale attuale raggiunge i 12 mila chilometri cubi
d'acqua.
NORME PER FAVORIRE IL RISPARMIO E
L'UTILIZZO APPROPRIATO DELLA RISORSA
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Nei piani di tutela sono adottate misure volte ad assicurare l'equilibrio tra la
disponibilità della risorsa e i fabbisogni per i diversi usi, tenendo conto del
minimo deflusso vitale, della capacità di ravvenamento della falda e della
destinazione d'uso della risorsa compatibile con le relative caratteristiche
qualitative e quantitative. Le autorità competenti effettuano la revisione delle
concessioni delle grandi e piccole derivazioni, secondo le priorità indicate
dall'Autorità di bacino, al fine del mantenimento o del perseguimento degli
obiettivi di qualità e della necessità di garantire il minimo deflusso vitale. Le
concessioni di utilizzazione delle acque minerali sono subordinate al pieno
soddisfacimento delle esigenze potabili. L'articolo 23 della legge, poi, riporta
alcune modifiche al regio decreto 1775/33 atte a garantire un più razionale
uso della risorsa attraverso: · l'obbligo a utilizzare risorse più appropriate
per i diversi usi (non va usata l'acqua potabile per lavare le strade o irrigare
i giardini o per altri usi che non richiedono particolari qualità):
- l'utilizzo di risorse riservate all'uso potabile comporta il triplicamento del
canone di concessione;
- è previsto un decreto attuativo per definire norme tecniche per il riutilizzo
agricolo delle acque reflue.
criteri per le concessioni
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Nel concedere derivazioni e autorizzare nuovi pozzi, nella scelta tra più domande concorrenti è preferita la domanda che da sola, o in
connessione con altre utenze concesse o richieste, presenti la più razionale utilizzazione delle risorse idriche in relazione ai seguenti
criteri:
l'attuale livello di soddisfacimento delle esigenze essenziali dei concorrenti anche da parte dei servizi pubblici di acquedotto o di
irrigazione, evitando ogni spreco e destinando le risorse qualificate all'uso potabile;
- le effettive possibilità di migliore utilizzo delle fonti in relazione all'uso;
- le caratteristiche quantitative e qualitative del corpo idrico;
- la quantità e la qualità dell'acqua restituita;
- in caso di più domande concorrenti per usi industriali è preferita quella del richiedente che aderisce al sistema di ecogestione e audit
ambientale di cui al regolamento comunitario 1836/93 Cee.
· sono previste sanzioni maggiori per prelievi non autorizzati (si sottolinea in particolare l'abrogazione di alcune parti dell'articolo 17 del
regio decreto 1775/33 che rappresentano una sorta di sanatoria);
· per incentivare il riutilizzo di acque già usate è previsto, per le utenze industriali, un coefficiente aggiuntivo alla tariffa d'ambito (o al
canone di depurazione), riferito al rapporto tra acqua primaria e acqua già utilizzate nel processo produttivo;
· vengono date indicazioni alle Regioni e alle Province autonome affinché vengano adottate norme per:
- migliorare la manutenzione delle reti di adduzione e di distribuzione al fine di ridurre le perdite;
- prevedere la realizzazione di reti duali di adduzione al fine dell'utilizzo di acque meno pregiate per usi compatibili;
- disporre per le nuove costruzioni, e incentivare per gli edifici già esistenti, l'utilizzo di tecnologie di risparmio della risorsa;
- installare contatori per il consumo dell'acqua in ogni singola unità abitativa nonché contatori differenziati per le attività produttive e
del settore terziario esercitate nel contesto urbano;
- prevedere sistemi di collettamento differenziati per le acque piovane e per le acque reflue;
prevedere negli strumenti urbanistici, compatibilmente con l'assetto urbanistico e territoriale, reti duali al fine dell'utilizzo di acque
meno pregiate, nonché tecnologie di risparmio della risorsa. Il Sindaco rilascia la concessione edilizia se il progetto prevede
l'installazione di contatori per ogni singola unità abitativa, nonché contatori differenziati ove già disponibili reti duali.
Le Regioni e le Province autonome devono inoltre adottare programmi per il contenimento dei consumi, per il
riciclo dell'acqua e per il riutilizzo delle acque reflue depurate mediante i quali:
- sono prescritti gli usi delle migliori tecniche disponibili per la progettazione e l'esecuzione delle infrastrutture
nel rispetto delle norme tecniche emanate ai sensi dell'articolo 6 della legge 5 gennaio 1994, numero 36;
- sono indicate le modalità del coordinamento interregionale anche al fine di servire vasti bacini di utenza ove vi
siano grandi impianti di depurazione di acque reflue;
- sono previsti incentivi e agevolazioni alle imprese che adottano impianti di riutilizzo;
- sono predisposte opportune convenzioni con gli enti gestori del servizio idrico integrato e con altri enti per la
ricerca, l'informazione e la diffusione dei metodi per il risparmio idrico domestico e nei settori industriali.
COSA POSSIAMO FARE NOI …
• 1. RIPARIAMO I
RUBINETTI: ricordiamoci
che un rubinetto che
perde 30 gocce al minuto
spreca circa 200 litri
d'acqua al mese e 24.000
all'anno; che uno
sciacquone che perde
acqua nel water, anche in
modo impercettibile,
scarica oltre 2.000 litri di
acqua in un giorno
COSA POSSIAMO FARE NOI …
• 2. Ogni volta che è
possibile, al posto del
bagno scegliamo di
FARE LA DOCCIA.
Con una sola doccia
risparmiamo tra i 120
e i 150 litri.
COSA POSSIAMO FARE NOI …
• 3. LAVIAMO
FRUTTA E
VERDURA IN
APPOSITI
CONTENITORI,
senza usare l'acqua
corrente;
RICICLIAMO l'acqua
del contenitore PER
INNAFFIARE LE
NOSTRE PIANTE.
COSA POSSIAMO FARE NOI …
• 4. USIAMO LA
LAVATRICE E LA
LAVASTOVIGLIE
SOLO A PIENO
CARICO. Una
famiglia media può
risparmiare così tra gli
8.000 e gli 11.000 litri
di acqua potabile
all'anno.
COSA POSSIAMO FARE NOI …
• 5. RIUTILIZZIAMO PER
LAVARE I PIATTI
L'ACQUA CALDA CON
CUI SI CUOCE LA
PASTA. È un'acqua
molto sgrassante, per cui
non solo evitiamo gli
sprechi ma, potendo
utilizzare meno detersivo,
otteniamo un lavaggio più
efficace ed ecologico.
COSA POSSIAMO FARE NOI …
•
6. Cerchiamo di RISPARMIARE
CON LO SCARICO DEL WATER:
si può usare un sistema a
rubinetto o a manovella al posto
del solito sciacquone,
risparmiando così circa 26.000 litri
di acqua all'anno. Possiamo
installare le cassette del WC con
lo scarico differenziato. Possiamo,
ancora più semplicemente, ridurre
il livello d'acqua nelle cassette
regolando opportunamente il
galleggiante. Inoltre, cerchiamo di
UTILIZZARE CORRETTAMENTE
LO SCARICO DEL BAGNO: ogni
volta che si usa consumiamo fino
a 20 litri d'acqua, per cui evitiamo
di utilizzarlo come cestino della
spazzatura per gettare fazzoletti di
carta, cotone per il trucco e simili.
COSA POSSIAMO FARE NOI …
• 7. LAVIAMO
L'AUTOMOBILE SENZA
UTILIZZARE ACQUA
CORRENTE: utilizzare un
secchio permette di
risparmiare 130 litri ogni
lavaggio. Possiamo
anche rivolgerci ad
autolavaggi che riciclano
l'acqua.
COSA POSSIAMO FARE NOI …
•
8. CURIAMO IL GIARDINO E
LE PIANTE SENZA
SPRECARE ACQUA: non
tagliamo l'erba del giardino
troppo corta, perché quella più
alta necessità di meno acqua.
Mettiamo uno strato di foglie
secche alla base delle piante
da giardino per evitare che la
terra si asciughi troppo presto,
così da mantenere l'umidità del
suolo e la freschezza delle
radici.
COSA POSSIAMO FARE NOI …
• 9. POSSIAMO
CONTRIBUIRE AL
RISPARMIO D’ACQUA
CON LE NOSTRE
AZIONI DI TUTTI I
GIORNI…. Mentre
puliamo i piatti, ci
facciamo la barba,
laviamo i denti, ci
insaponiamo, cerchiamo
di TENERE IL
RUBINETTO CHIUSO.
Una famiglia media
risparmia così circa 8.000
litri l'anno
DISTRIBUZIONE E DISPONIBILITA' DELLE
RISORSE IDRICHE
•
•
L’accesso all’acqua può essere definito come un diritto
fondamentale, inalienabile, individuale e collettivo. E’ compito della
società, nel suo complesso e ai diversi livelli di organizzazione
sociale, garantire il diritto di accesso ad essa senza discriminazioni
di razza, sesso, religione, reddito o classe sociale. Le risorse idriche
non sono insufficienti a sostenere la domanda mondiale, ma solo
iniquamente ripartite e, in vaste aree, di difficile accesso.
La questione fondamentale è come coniugare il diritto universale
all’accesso all’acqua con la necessità di una sua gestione più
efficiente e meno sprecona. L'acqua rappresenta una risorsa di
primaria importanza all'interno di ogni sistema economico: essa
viene utilizzata nelle attività pubbliche e private, per usi domestici e
produttivi. La sua fruizione rappresenta, in primo luogo, un diritto
inalienabile di ogni individuo che gli Stati nazionali devono
provvedere a garantire.
I NUMERI DELL’ACQUA NEL MONDO
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Il 71% della superficie terrestre è ricoperta di acqua; ma circa il 98%
del volume totale si trova negli oceani e nei mari ed è troppo salato
per poter essere utilizzato per l'agricoltura o per usi domestici e
industriali. Solo il 2,5% è costituito da acqua dolce, ma la maggior
parte di questa (l'87% circa) è concentrata nei ghiacciai,
nell'atmosfera o a grandi profondità ed è quindi difficilmente
utilizzabile. Le fonti principali di approvvigionamento sono i fiumi, i
laghi e le falde acquifere, che sono i serbatoi naturali in cui si
raccoglie la quantità d'acqua che si rende disponibile per l'uso
attraverso il ciclo idrologico. Il consumo di acqua dolce si è
sestuplicato tra il 1900 e il 1995 più del doppio del livello di crescita
della popolazione.
Circa un terzo della popolazione mondiale già vive in Paesi
considerati ad emergenza idrica - questo accade quando il consumo
supera del 10% il totale dell'offerta-. Se questo trend dovesse
continuare, 2/3 della popolazione della terra vivrà in queste
condizioni nel 2025.
DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE SULLA
TERRA
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Oceani e mari 1.370.000.000 Km3
Calotte polari e ghiacciai 34.000.000 Km3
Acque sotterranee 8.400.000 Km3
Laghi di acqua dolce 126.000 Km3
Laghi di acqua salata 104.000 Km3
Umidità del suolo 66.500 Km3
Acqua atmosferica 13.000 Km3
Fiumi 1.200 Km3
TOTALE 1.412.710.700 Km3
La massa di tutte le acque è un quattromillesimo della
massa di tutto il nostro Pianeta. Per tutte le sue attività,
l'umanità utilizza circa 5000 Km3 di acqua all'anno. Cioè
meno dello 0,0004% dell'acqua della Terra.
L'ACQUA POTABILE
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Mentre l’acqua potabile è un bene che in numerose zone viene dato per
scontato,in altre essa costituisce una risorsa preziosa, e questo sia a causa
della sua scarsità, sia a causa della contaminazione delle sorgenti idriche.
Circa 1,1 miliardi di persone, vale a dire il 18 per cento della popolazione
mondiale, non hanno infatti accesso all’acqua potabile, mentre più di 2,4
miliardi di persone non dispongono di impianti fognari adeguati. Nei paesi in
via di sviluppo, inoltre, più di 2,2 milioni di persone, in maggioranza bambini,
muoiono ogni anno per delle malattie la cui insorgenza è associabile alla
mancanza di acqua potabile, a degli impianti fognari inadeguati e a
un’igiene scadente. E una larga percentuale delle persone che vivono nei
paesi in via di sviluppo soffre di malattie causate direttamente o
indirettamente dal consumo di acqua o cibo contaminati o da organismi
infettivi che si riproducono nell’acqua. Potendo contare su un’adeguata
disponibilità di acqua potabile e di fognature, invece, l’incidenza di alcune
malattie e dei decessi conseguenti potrebbe ridursi fino al 75 per cento. Le
risorse di acqua dolce sono distribuite in maniera estremamente disuguale.
Le zone aride e semi aride del pianeta, che costituiscono il 40 per cento
della massa terrestre, infatti, ricevono solamente il due per cento delle
precipitazioni globali.
ALCUNI DATI IMPORTANTI …
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Nonostante il 70 per cento della superficie terrestre sia coperta dalle acque, l’acqua
dolce costituisce solamente il 2,5 per cento del totale, mentre il rimanente 97,5 per
cento è composto da acqua salata. Più o meno il 70 per cento delle riserve di acqua
dolce si trova nelle calotte glaciali, e gran parte del resto è presente sotto forma di
umidità del terreno, oppure si trova in profonde falde acquifere sotterranee sotto
forma di acque freatiche inaccessibili. Può essere utilizzato dall’uomo meno dell’un
per cento delle risorse mondiali di acqua dolce. Le aree di scarsità e di difficoltà
idriche sono in crescita, particolarmente nel Nord Africa e dell’Asia occidentale.
Nel corso dei prossimi due decenni, infatti, si prevede che il mondo avrà bisogno del
17 per cento di acqua in più per la coltivazione dei prodotti agricoli necessari a
sfamare le popolazioni in crescita dei paesi in via di sviluppo, e che di conseguenza
l’impiego complessivo delle risorse idriche registrerà un incremento pari al 40 per
cento. Nel corso di questo secolo un terzo delle nazioni — che si trovano in regioni
sottoposte a difficoltà idriche — potrebbe dover affrontare delle gravi carenze nella
disponibilità di acqua e, entro il 2025, due terzi della popolazione mondiale vivrà
probabilmente in nazioni che affronteranno moderate o gravi insufficienze idriche. Le
risorse di acqua dolce sono distribuite in maniera estremamente disuguale. Le zone
aride e semi aride del pianeta, che costituiscono il 40 per cento della massa terrestre,
infatti, ricevono solamente il due per cento delle precipitazioni globali.L’irrigazione
agricola pesa per circa il 70 per cento sui consumi di acqua, e fino al 90 per cento
nelle zone aride dei tropici.
ALCUNI DATI IMPORTANTI …
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A partire dal 1960, i consumi idrici per l’irrigazione sono aumentati di oltre il 60 per
cento. Al tasso di investimento corrente, l’accesso universale all’acqua potabile non
potrà ragionevolmente essere raggiunto prima del 2050 in Africa, del 2025 in Asia e
del 2040 in America Latina e nei Caraibi. Complessivamente, per queste tre regioni,
che ospitano l’82,5 per cento della popolazione mondiale, l’accesso nel corso degli
anni ’90 è passato dal 72 al 78 per cento della popolazione totale, laddove gli impianti
fognari sono cresciuti dal 42 al 52 per cento. Nei paesi in via di sviluppo, fra il 90 e il
95 per cento delle acque di scolo e il 70 per cento delle scorie industriali vengono
scaricate nelle acque, dove inquinano le risorse idriche disponibili, senza ricevere
alcun trattamento. Alla fine dell’anno 2000 il 94 per cento circa degli abitanti delle
città aveva accesso all’acqua potabile, mentre questo tasso era solamente del 71 per
cento per quel che riguardava gli abitanti delle campagne.
Per gli impianti fognari, invece, la differenza era persino maggiore, dal momento che
risultava coperto l’85 per cento della popolazione urbana, mentre nelle aree rurali
solamente il 36 per cento della popolazione disponeva di impianti fognari adeguati.
Nel corso degli anni ’90, all’interno dei paesi in via di sviluppo, circa 835 milioni di
persone hanno ottenuto l’accesso a un’acqua potabile di migliore qualità, mentre
circa 784 milioni sono stati collegati ad impianti fognari. Con l’aumentare delle
migrazioni verso le aree urbane, però, il numero degli abitanti delle città che non
dispongono di un accesso a fonti di acqua potabile è comunque aumentato di circa
61 milioni.
ALCUNI DATI IMPORTANTI …
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I Governi, i ministri e gli esperti idrici riunitisi in occasione della Conferenza Internazionale sulle
Acque Dolci (Bonn, Germania, Dicembre 2001) hanno previsto che, allo scopo di raggiungere
l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che in
tutto il mondo non hanno accesso all’acqua potabile, oltre che di conseguire l’obiettivo di
dimezzare, sempre entro il 2015, il numero delle persone che non dispongono di impianti fognari,
sarebbero necessari i seguenti provvedimenti: 1,6 miliardi di persone in più avranno bisogno di
accedere a servizi e infrastrutture adeguati per la fornitura di acqua potabile. 2,2 miliardi di
persone avranno bisogno di sistemi fognari migliori e di conoscenze igieniche più approfondite. E’
necessario un investimento complessivo per tutte le forme di infrastrutture collegate all’acqua che
raggiunga 180 miliardi di dollari. Si stima che gli attuali livelli di investimento ammontino invece a
70-80 miliardi di dollari. Peraltro, per soddisfare le necessità delle popolazioni per quanto
concerne l’acqua potabile e gli impianti fognari, l’investimento necessario è più vicino a 23 miliardi
di dollari all’anno, notevolmente più elevato rispetto al livello corrente di 16 miliardi di dollari annui.
I Governi, i ministri e gli esperti idrici riunitisi in occasione della Conferenza Internazionale sulle
Acque Dolci (Bonn, Germania, Dicembre 2001) hanno previsto che, allo scopo di raggiungere
l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che in
tutto il mondo non hanno accesso all’acqua potabile, oltre che di conseguire l’obiettivo di
dimezzare, sempre entro il 2015, il numero delle persone che non dispongono di impianti fognari,
sarebbero necessari i seguenti provvedimenti: 1,6 miliardi di persone in più avranno bisogno di
accedere a servizi e infrastrutture adeguati per la fornitura di acqua potabile. 2,2 miliardi di
persone avranno bisogno di sistemi fognari migliori e di conoscenze igieniche più approfondite. E’
necessario un investimento complessivo per tutte le forme di infrastrutture collegate all’acqua che
raggiunga 180 miliardi di dollari. Si stima che gli attuali livelli di investimento ammontino invece a
70-80 miliardi di dollari. Peraltro, per soddisfare le necessità delle popolazioni per quanto
concerne l’acqua potabile e gli impianti fognari, l’investimento necessario è più vicino a 23 miliardi
di dollari all’anno, notevolmente più elevato rispetto al livello corrente di 16 miliardi di dollari annui.
LE MALATTIE DOVUTE
ALL’INQUINAMENTO IDRICO
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Alla fine del XX secolo erano circa
10.000 gli esseri umani a morire
ogni giorno per mancanza di acqua
potabile. Questo numero si triplica
se si considera la mancanza di
acqua potabile come concausa di
morte.
Le malattie legate alla mancanza di
acqua potabile sono la dissenteria,
il colera, il tifo ed molte altre
malattie causate dalla presenza di
microrganismi nell’acqua.
Oggi sono circa 1.400.000.000 le
persone che nel mondo che non
hanno accesso all’acqua potabile.
Più di 2 miliardi di persone non
godono di alcun sistema sanitario
domestico, e una persona su 3 al
mondo non beneficia di sistemi di
depurazione delle acque usate.