23-32 - La Gazzetta del Medio Campidano

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23-32 - La Gazzetta del Medio Campidano
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15 ottobre 2015
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
di Maurizio Onidi
UNA FAVOREVOLE CONCOMITANZA
PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA
Chi è Maurizio Onidi: 64 anni di Guspini, dopo 40 anni di
Banca, da due anni è in pensione. Nel corso della sua lunga
e brillante carriera, principalmente nel Banco di Sardegna,
ha ricoperto importanti incarichi sia in Sardegna che nella
penisola, tra i quali la Direzione dell’Area di Livorno e in
ultima la prestigiosa Direzione dell’Area della Capitale finanziaria di Milano. Con orgoglio si dichiara figlio delle
miniere, suo padre Giuseppe, scomparso recentemente, era
minatore a Montevecchio. Nonostante abbia trascorso più
della metà della sua attività professionale sulla penisola, ha
vivo il concetto della sardità e lo manifesta in tutte le occasioni. Attualmente, a Milano, collabora come promotore e
consulente finanziario con alcune società che operano nel
settore.
o scenario mondiale, dal punto di vista economico/finanziario, grazie a una favorevole concomitanza di elementi, sta creando una situazione ideale per il rilancio dell’economia. La sensibile discesa del prezzo del petrolio, il rapporto dollaro/euro, la svalutazione importante dello Yuan cinese
e in ultimo ma certamente non meno importante, la efficace
mossa di Draghi con l’acquisto di titoli degli Stati dell’Unione Europea con contestuale immissione di denaro fresco per
complessivi 500 mld che finiranno nella banche da qui al
prossimo anno, finalizzati al rilancio dell’economia reale.
Le borse, in generale hanno reagito positivamente e fatta eccezione per questi ultimi giorni di settembre, a seguito dello
scandalo Volkswagen che non sappiamo quali conseguenze
potrà avere, hanno conseguito delle performance interessanti. Quanto detto in precedenza, ha avuto anche in Italia ripercussioni molto importanti. Dati Istat confermano che il Pil
nel primo trimestre del corrente anno è tornato a crescere
anche se di poco. Finalmente quindi la deflazione (diminuzione del livello generale dei prezzi) dovrebbe essere finita.
L
Argomento migranti
Uno studio pubblicato dall’agenzia Bloomberg ha calcolato che entro il 2020 il vecchio continente potrebbe avere
bisogno di 42/ml di nuovi europei e di oltre 250/ml entro
il 2060: è la diretta conseguenza del calo demografico
che si registra negli Stati europei. Di questo passo, continua l’analisi di Bloomberg, nel giro di alcuni anni saranno a rischio non solo le pensioni ma anche comparti
fondamentali della nostra economia. Secondo il quotidiano Repubblica, che cita un rapporto dell’Unione Europea, oggi in Europa ci sono quattro persone che lavorano per ogni pensionato, nel 2020 ce ne saranno soltanto due. I 42/ml di nuovi europei, da trovare entro 5 anni,
servirebbero prioritariamente a mantenere in equilibrio i
conti.
Una classe politica europea attenta e lungimirante dovrebbe, senza perdere altro tempo in progetti oltre che
inutili perfino dannosi e alcune volte paranoici, cominciare a fare programmi che vadano nella direzione opposta. Come diceva quel mio amico: poche idee e ben confuse.
Abolizione IMU
Personalmente considero inopportuna e certamente non
di sinistra, l’abolizione della prima casa a tutti. Un provvedimento del genere va a cozzare con l’art. 53 della
nostra Costituzione che ricordiamo recita: tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione delle loro capacità contributiva. Il sistema tributario è
informato a criteri di progressività. Fatto salvo questo
principio, non ritengo equo anzi lo ritengo offensivo nei
confronti di coloro i quali hanno acquistato la casa con
sacrifici e caricandosi di debiti. Non possiamo mettere
sullo stesso piano il valore di una casa di Guspini con
LE NOSTRE CAMPAGNE
di Martino Muntoni *
IL MANDORLO PER FAR RIFIORIRE
LE COLLINE DELLA SARDEGNA
Alcune volte è possibile dire sommessamente,
senza avere voci contrarie: per la mandorlicoltura proviamo a ricalcare ciò che stanno facendo in Sicilia. Quasi
l’80% del prodotto nazionale si coltiva in
quell’isola. Andando
per le campagne della
provincia di Enna si
possono osservare le
grandi distese che nel
tempo sono state impiantate. Nelle campagne di Barrafranca, di Mazzarino e
Pietraperzia non si contano più i nuovi impianti razionali
dove dominano le nuove varietà da reddito e si nota subito
che costituiscono un valido esempio da seguire. Nell’agro
di Mazzarino si trova l’impianto di trasformazione di Totò
Bongiovanni, uno degli opifici più moderni e completi della
provincia di Enna. Nelle aree rurali sono diffusi dei piccoli impianti di sgusciatura aziendale. L’attività vivaistica è
in piena salute e costituisce un’opportunità di lavoro per
le maestranze qualificate e per i giovani tecnici.
In poche parole la mandorlicoltura offre una elevatissima
gamma di opportunità che se convenientemente impiegate
danno soluzioni alla conservazione dei suoli, al reddito delle imprese agricole e degli artigiani dell’arte dolciaria e i
prodotti dello “scarto” di lavorazione secondaria hanno una
loro precisa funzione commerciale. Il mallo, per esempio,
rappresenta un prodotto secondario della lavorazione delle mandorle di basso valore e può essere venduto come
ingrediente per il completamento della razione alimentare
delle pecore. In Sicilia si usa, tal quale, come alimento per
chi acquista in zone turistiche o particolari in città (vedi
ad esempio alcune zone di Milano dove i prezzi al mq.
toccano i 10.500 euro. Molti di questi immobili sono stati acquistati come prima casa per i figli o altri componenti della famiglia). Equo sarebbe quindi l’esenzione
totale fino ad un certa rendita catastale. Ne consegue che
prioritaria è la revisione del catasto e non proclami elettorali.
Affaire Tirrenia/Moby
Attendiamo con ansia la conclusione dell’operazione di
acquisizione da parte di Onorato del 100% di Tirrenia.
L’armatore, azionista di maggioranza relativa di CIN
(Compagnia Italiana di Navigazione) deve reperire i fondi
necessari all’acquisizione di tutte le quote di minoranza
e contestualmente anche la rilevante partecipazione del
fondo Clessidra detenuta in Moby. Secondo indiscrezioni provenienti dalla stampa finanziaria, un fondo d’investimento americano, garantirebbe a Onorato i 100/ml necessari a chiudere le due operazioni. L’acquisizione in
parola, tenuto conto dei ricavi delle due società in questione, superano il limite superiore ai 490/ml di fatturato
aggregato oltre il quale è richiesta la preventiva autorizzazione dell’Autority alla quale anche la Regione Sarda
ha presentato ricorso. È evidente che potrebbe crearsi una
situazione di monopolio sulle rotte marittime tirreniche.
Ancora una volta il problema dell’insularità viene a togliere il sonno a noi sardi. Sarebbe opportuno che il legislatore apporassei le opportune modifiche alla legge che
regola la materia, meglio sarebbe che venisse promulgata una legge ad hoc per la Sardegna poiché non è pensabile che un unico gestore nel 2015 possa decidere il destino non solo dei sardi ma anche dello sviluppo della
nostra Regione.
BIANCO E NERO
di Fulvio Tocco
VIVAISMO
E IDENTITÀ CULTURALE
Occorre una piccola bussola per l’agricoltura sarda
gli ovini; da noi sarebbe una miniera di carboidrati a basso costo per gli allevamenti zootecnici. Delle bontà della
mandorla tra i consumatori ormai si sa tutto e viene utilizzata sia nella produzione dei dolci tipici che come integratore nelle insalate per i benefici che fornisce alla salute umana. Sullo scenario nazionale, in questo comparto,
la Sardegna rappresenta il 3,7% del prodotto nazionale.
L’industria dei dolciumi si avvale soprattutto del prodotto
d’importazione, con tutti i limiti che ne derivano nella tracciabilità dei dolci tipi sardi.
Le condizioni affinché questa coltivazione si riaffermi nelle
campagne isolane ci sono tutte, dalle condizioni pedoclimatiche a quelle socio-economiche, per cui è necessario
stimolarne la diffusione con un definito Piano Straordinario, in affiancamento agli strumenti ordinari esistenti.
Questa pianta frutticola che si presta alla meccanizzazione deve essere necessariamente valorizzata per produrre
ricchezza e lavoro.
* Direttore Servizio Ricerca nell’Arboricoltura - Agris
Sardegna
Una Regione che punta allo sviluppo delle frutticoltura,
dell’olivicoltura e della viticoltura non può progredire senza un’attività vivaistica autoctona. Se poi questa regione è
un’isola la questione assume assolutamente maggior rilevanza. Ora che c’è questo grande ritorno alla terra si ha
bisogno di una Vivaistica di alta qualità. Di una Vivaistica
di Casa Nostra perché il Vivaio è ricerca, sperimentazione, campi di piante madri, valorizzazione delle biodiversità, sicurezza, specializzazione, certificazione, vetrina,
lavoro.
I tempi cambiano e la Sardegna deve necessariamente caratterizzare i suoi prodotti per essere competitiva. Non si
può rimanere nelle esclusive mani di chi vende impianti
“chiavi in mano” a costi elevatissimi e con delle varietà di
provenienza estera. La vivaistica va riconsiderata senza
tergiversare per rispondere in modo moderno ed ottimale
alle esigenze dell’assistenza tecnica e formazione professionale degli agricoltori che intendono investire su questi
interessanti comparti produttivi.
Una moderna frutticoltura, che punta anche alla valorizzazione delle biodiversità, ha bisogno dei campi di piante madri disponibili; di Vivai, costantemente sotto controllo secondo le disposizioni di legge, per la produzione
di materiali di propagazione rispondenti a rigorosi requisiti di certificazione varietale e di stato fitosanitario. Parliamo di cose che abbiamo visto fare, che ci hanno insegnato a fare, che gli agricoltori ci chiedono di fare per
evitare di essere succubi dei venditori senza scrupoli dove
i danni, per mancanza di rispondenza varietale, non sono
immediatamente riscontrabili. Pensiamoci siamo ancora
in tempo!
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15 ottobre 2015
di Edmunduburdu
Peste e corna
CERVELLI IN EBOLLIZIONE
D
edichiamo anche noi un pensiero all’autore del passato Porcellum, quella legge elettorale denominata porcata dallo stesso autore, l’on. Calderoli, che
ci ha sorpreso con i suoi 82 milioni (non si è capito bene
se sono 82 o qualche milione in più) di emendamenti sulla
riforma del Senato. 82 milioni di fogli impilati uno sull’altro, partendo dal fatto che 100 fogli hanno all’incirca
lo spessore di un cm, raggiungono l’altezza di 8,2 km,
quasi quella dell’Everest e comunque ben al di sopra della
benemerita torre di Babele, tale da tenerti lontano dal frastuono del traffico stradale e dagli schiamazzi di infanti e
di adulti e di facilitarti il dialogo con gli aerei di passaggio ricambiando i saluti di chi guarda dai finestrini. Ci
hanno detto che per farli si è aiutato con gli algoritmi, un
qualcosa di misterioso che, se è in grado di dire la stessa
cosa in milioni di modi diversi, forse consente anche di
calcolare se il sole splende di più quando cala la luna. Chiarimenti maggiori non siamo in grado di darli, né di spiegare come quei milioni di emendamenti, moltiplicati per il
numero degli onorevoli, avrebbero potuto entrare nell’aula del Senato per essere esaminati nel corso delle legislature di questo e dei secoli fino al 3000.
Tanto impegno è da lodare e speriamo che qualcuno del
suo partito faccia richiesta perché venga incluso nel guinness dei primati, quell’elenco dove vengono menzionati
record, genialità e caratteristiche particolari dell’umana
specie. Crediamo infatti che sia la prima volta, da che
mondo è mondo, che qualcuno presenta in un solo colpo
tanti milioni di fogli virtuali per dire la stessa cosa. Sì, il
guinness dei primati, dei record, non di quell’altra specie
simil-umana che sgambetta felice nelle foreste saltando
pure da un ramo all’altro.
Il mondo va come gli pare, acquazzoni, frane e morti e
intanto, in attesa che Toyota ci inondi di auto a idrogeno
(manca anzitutto una rete per la distribuzione) che non inquinano, la Volkswagen e qualche altro devono fare i conti con l’immagine compromessa a causa delle emissioni
delle sue auto un tantino più alte di quanto assicurato. Tsipras è tornato al suo posto, la Catalogna vota e vede gli
indipendentisti a quasi il 50% che già litigano, il papa in
giro per il mondo invita al rispetto per la persona e per la
terra ma è contestato dai prelati conservatori e i grandi
della terra si incontrano per decidere cosa fare di Assad e
IL COMMENTO
dell’Isis e bombardano i cattivi e per sbaglio anche i buoni. I conti per l’ospitalità dei migranti non tornano, i miliardi mancano ovunque e l’idea di Renzi di eliminare l’Imu
non riscuote l’applauso europeo e di parte di noi. In Italia
niente di nuovo, l’Ncd non gradisce che per i reati di corruzione siano allungati i tempi di prescrizione e mentre il
solito Silvio non vuole che si facciano primarie per la scelta
del capo, perché solo lui è la guida, in tanti gli sono contro
e Fitto gli ricorda che è ora di smetterla di promettere all’elettore cose impossibili da attuare. Si ritirerà nelle sue
ville o avrà il coraggio di andare a un nuovo tracollo?
La bomba del secolo l’ha lanciata un monsignore polacco, dal nome di Krzysztog Charamsa per noi difficile da
pronunciare, persona di bell’aspetto e dall’italiano fluente che ha fatto coming out, cioè è uscito fuori raccontando pubblicamente le sue tendenze omosessuali e il suo
amore per un’altra persona del suo stesso sesso e ha chiesto alla Chiesa di aprirsi. Di aprire le sue porte e di non
discriminare chi è o appare diverso. Nessun rimprovero,
se non quello che, non potendo mantenere l’impegno di
attenersi all’astinenza sessuale, per coerenza avrebbe
dovuto lasciare da un pezzo la tonaca. Tuoni, fulmini e
uragani anche qui, proprio ora che c’è il Sinodo, che discuterà di norme e regole e di chi è degno di far parte del
gruppo dei seguaci della verità e gli integralisti, i tradizionalisti o magari i meno fantasiosi si preparano alla
battaglia contro le novità. E i matrimoni, che potrebbero
essere patrimoni o pandemoni o unioni, e il controllo delle
nascite e i pentimenti, tutti argomenti di contrapposizione in nome di un dio per tutti mai uguale che chiede etiche anche queste mai universali. I cervelli sono granito,
non spugne, non in grado di comprendere pensieri diversi dai propri. Non potremo mai impastare il granito con il
lievito e la farina per renderlo più morbido e perciò continueremo a scannarci in nome non del buon senso ma di
divinità e ideali inventati in attesa che si maturi l’idea
che la vita è rispetto per tutti, persone, animali e cose,
compresa la terra che è l’unico dio che ci dà vita e che
continuiamo a sfregiare. Intanto a Roma è prevalsa la
moda volgare di attribuire a uno solo le colpe di tutti e
Marino si è arreso: pur con i suoi errori voleva restituire
dignità a una capitale di sprechi e di corruzione ma nessuno gli ha dato una mano.
di Rinaldo Ruggeri
LA SANITÀ MALATA
S
e non corriamo immediatamente ai ripari rischiamo di
trovarci nell’ambito della sanità italiana in una situazione simile agli anni cinquanta. I più anziani ricorderanno
l’INAM (Istituto nazionale per l’assicurazione contro le
malattie), la famosa Cassa Mutua, più notoriamente “La
Mutua”, istituto di origine fascista riconfermato con legge
del 1947 dalla nascente Repubblica Italiana. La cosiddetta
Mutua non dava, allora, assistenza a tutti i cittadini, ma
solo ai lavoratori dipendenti che la finanziavano assieme ai
datori di lavoro. A metà degli anni ’60, in pieno boom economico, il sistema delle Mutue entra in crisi, a seguito di
un clientelismo diffuso e di ripetuti episodi di corruzione.
Fu il film del 1968 di Luigi Zampa, Il medico della Mutua,,
interpretato da Alberto Sordi, ad affondare il coltello nella
piaga della sanità italiana dell’epoca, con la satira tipica
della commedia all’italiana. Furono poi le lotte studentesche e operaie, di quegli anni, a rivendicare e ottenere, con
legge del 1978, l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Finalmente in Italia, in linea con il diritto alla
salute affermato dalla Costituzione, si curavano tutti i cittadini. La sanità diventava universalistica ma, i vizi di fondo delle Mutue, corruzione e clientelismo, permangono,
anzi, con la lottizzazione partitica, la situazione si aggrava.
Le ruberie, gli sprechi e le malversazioni aumentano così
come sono sempre in crescita le liste di attesa per ogni tipo
di analisi e cura. La struttura sanitaria italiana è profondamente malata, in tanti l’hanno capito, solo la Ministra Lorezin non se n’è resa conto. Infatti, la Ministra, invece di
colpire la pratica di lottizzazione dei partiti, le lobby delle
cliniche e dei centri di analisi privati o le potenti case farmaceutiche e quanto ruota intorno a loro, se la prende con
l’utilizzatore finale: il medico di famiglia e il malato. Ci
vuole coraggio e faccia tosta per affermare, come fa la Ministra, che i mali della sanità italiana e gli sprechi vengono
dall’eccessiva prescrizione di cure. Solo un malato che sia
masochista trova piacere a trascorrere ore ed ore nelle sale
di attesa dei medici o dei laboratori.
La verità è un’altra: a colpire il malato indifeso non si paga
pegno, colpire i potenti, invece, ci si può far molto male.
Le famose siringhe, le protesi, i medicinali, chi li acquista,
il malato o qualche funzionario dell’Asl? Chi stipula le convenzioni con i centri di analisi e cura, forse il malato? Per
colpire il clientelismo che ha gonfiato gli organici nelle Asl
ci vuole coraggio politico che la Lorenzin non ha.
La Sardegna secondo gli standard nazionali, pur avendo
condizioni di miglior favore rispetto alle altre regioni, ha
all’incirca 800 posti letto in più. Chi li ha voluti, il malato
o qualche politico che ha pensato di trarne un vantaggio
elettorale? Questi nodi che sono palesi non si vogliono
sciogliere. Il marcio non sta nel malato che ha bisogno di
cure, ma nel politico e nel codazzo di galoppini che mirano al tornaconto personale. Chi ha assunto in Asl truccando le carte, chi ha favorito fornitori deve essere allontanato dall’azienda. Gli sprechi hanno quell’origine e vanno
scovati. I malati invece hanno bisogno di più cure e soprattutto di una medicina preventiva con screening periodici per combattere non solo le malattie ma anche gli stessi costi.
STORIA DEL FUMETTO
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di Evaristo Puxeddu
CONEY ISLAND
La pupa e lo sbirro
È l’inizio di una nuova
scommessa per Sergio
Bonelli editore. Si tratta
dell’ultimo lavoro di
Giuseppe Barbati, prematuramente scomparso
alla fine dello scorso
anno.
IL CRITICO. Nell’accuratezza delle matite di
questo disegnatore, dice
Gianfranco Manfredi,
sono rese convincenti le
ambientazioni storiche, i
luoghi fisici e la spettacolarità dell’insieme.
Con lui, si potevano mettere insieme masse imponenti di persone, senza che il disegno diventasse mai approssimativo. Ramella poi, l’altro collaboratore importante, interveniva con le chine a dare spessore. “Coney Island”, rappresenta il frutto maturo di una collaborazione di anni.
NOTIZIE STORICHE. Coney Island è un grande parco
dei divertimenti di Brooklyn – New York, sorto nel 1895. Il
suo periodo più florido fu tra il 1920 e il 1930. La metropolitana, appena nata, consentiva di raggiungere il Luna Park
con pochi centesimi. Si calcola che in quel decennio più di
un milione di visitatori affollasse il parco nei giorni festivi.
Era la nascita della civiltà urbana di massa. Si respirava un’aria
di grande euforia e libertà. Le donne uscivano di casa da sole
o con le amiche, anche nelle ore notturne, senza temere di
venire molestate per strada, indossavano abiti alla moda, fumavano, bevevano alcolici, andavano a ballare. Esercitavano il loro “diritto alla felicità” e la loro indipendenza. Le chiamavano “flapper” (farfallette). Erano tanto eleganti e irrequiete, quanto malinconiche e solitarie. Uno straordinario miscuglio, anche per gli uomini, di ricchezza e di miseria, di
sogni di benessere e di fallimenti personali.
E mentre il divertimento impazza, la logica degli affari si fa
violenta, il crimine organizzato dilaga, la polizia comincia a
muoversi come una milizia, tra corruzione e brutalità. Questo è l’ambiente di forti e vitali contrasti, che gli autori del
fumetto, hanno cercato di ricreare in Coney Island.
Preti gay e regole
Accadde a Guspini circa dieci anni fa. Si chiama don Mario
Bonfanti e all’epoca dei fatti aveva 31 anni. Un prete, viceparroco di don Angelo Pittau, che dichiarò di essere omosessuale e, per questo, “cortesemente” allontanato da Guspini.
Si pensi che nel Milanese, sua zona di provenienza, dopo
l’outcoming, la Chiesa, come fosse affetto da una grave malattia, propose di sottoporlo ad un corso terapeutico di psicologia in un istituto religioso di Trento. Il giovane prete, che
ha esercitato a Guspini dal 2002 al 2005 nella chiesa principale San Nicolò, non aveva raccontato a nessuno del suo privato sessuale se non a monsignor Giovanni Dettori, vescovo
della diocesi Ales-Terralba, e a don Pittau. Un prete che andava in palestra, in piscina, al pub e in discoteca, vestiva in
borghese e parlava con tutti, buoni e cattivi. Per questa ragione era - si dice - amato dai giovani e criticato da “bigotte” e
sacrestani. Quando venne allontanato dalla comunità molti
tra i parrocchiani protestarono. Ci fu addirittura una petizione popolare a suo favore e le firme furono mandate in diocesi
ad Ales e al Papa. Ma nulla da fare. Fu pure, successivamente, scomunicato.
Perché riportare alla memoria un fatto accaduto anni fa? Pochi giorni fa in Vaticano un altro prete, Krzysztof Charamsa,
ha dichiarato al mondo di essere gay. Lo scalpore non è stato
però manifestato dall’opinione pubblica che ormai, fortunatamente, a parte qualche omofobo, non ha più pregiudizi al
riguardo.
C’è però da dire un’altra cosa. Al mondo esistono delle regole. Negli uffici, sedi, associazioni e via dicendo. Esistono
anche nella Chiesa; e se nella Chiesa la regola è che i preti
non possono sposarsi e non possono essere gay, queste vanno rispettate in quanto regole. Sono “leggi” che ogni prete
conosce già prima di prendere i voti. Sarebbe dunque bello
se gli uomini di Dio rispettassero le regole, ma anche che la
Chiesa riconoscesse il diritto di amarsi tutti. Omosessuali e
divorziati compresi. Perché l’amore non ha sesso.
Saimen Piroddi
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15 ottobre 2015
IL MIO PUNTO DI VISTA
di Antonio Loru
STRANO... MARX È MORTO, NIETZSCHE E FREUD PURE...
...DI DARWIN È DUBBIA PERFINO L’ESISTENZA STORICA...
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che
nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo,
che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
(Cesare Pavese, La luna e i falò, Giulio Einaudi Editore, TO, 1950)
di Giovanni Luigi Zedda
Dimmi cosa leggi
OGGI PARLIAMO DI...
IL BEL MEDIOEVO
… e neanche io me la passo bene, aggiungeva Woody
Allen.
Comunisti, pansessualisti, evoluzionisti, raffinati e colti
sostenitori dell’ateismo radicale, pervicaci, pertinaci e
irriducibili anticlericali, trinariciuti mangiapreti, e la
lista, dei nomi e delle posizioni ideologiche, filosofiche, etico morali e politiche potrebbe continuare: Che
Guevara, Fidel Castro e la revolution da andare a defender: morti, sepolti, dimenticati, ignoti anche i sepolcri, sia mai che … a egregie cose il forte animo, del
pietoso visitator di tumuli, tombe, sepolture, fosse, sarcofagi/ghi, mausolei, cenotafi, accendono l’urne de’
forti. E i valori!?!! Vuoi mettere! La diversità, tra i grandi valori fondativi della civiltà europea, fede, famiglia,
onore, tradizione, disciplina, oggi grazie al cielo tornati in auge tra i giovani, belli, freschi, puliti, con i capelli tagliati il giusto, una volta a settimana dal parrucchiere, niente piercing o tatuaggi, barba e zazzera lunghe e incolte, come quei teppisti sempre pronti a menar
le mani nelle piazze, nelle scuole e nelle università, nei
posti di lavoro, terroristi, seminatori d’odio e zizzania,
nemici d’ogni speranza, avversari di ogni fede, biechi
razionalisti. I valori si diceva, dei giovani d’oggi, la famiglia tradizionale, in primis! Lo dicono i sondaggi demoscopici: papà, mamma, un poco meno fratelli e sorelle, ma insomma: la famiglia. I giovinastri del ’68,
invece … pensate che una pubblicazione del periodo, Il
Male, se non sbaglio si chiamava così, pubblicò gli esiti di un sondaggio, tra gli sciagurati lettori di quel immondo foglio settimanale di pessima satira, Le cinque
cose per le quali, (secondo il loro belluìno parere), vale
la pena di vivere.
Risultò vincitrice, per distacco incolmabile, una cosa
che ha la stessa iniziale della parola famiglia, e che alle
potenziali famiglie è innegabilmente legata da una relazione causa-effetto, che per pudore e disgusto delle
preferenze axiologiche dei giovani, in maggioranza
maschi, presumo e voglio sperare, di quei tristi e disgraziati giorni, non dico. Non parliamo poi della composizione del podio, e anche del quarto e quinto classificato! Orrrrrore! Direbbe un popolare personaggio
televisivo, uno scalmanato di allora, oggi pentito, testimone storico diretto, attendibilissimo. Gentaglia, agenti della filosofia del sospetto, portatori d’odio, rancore
e divisioni, scomparsa dalla faccia della Terra. Beni fattu!! Rimane qualche vecchio catòrcio nostalgico di quel
mondo, deriso, giustamente spernacchiato, trattato come
si merita, da relitto di un passato di buio e di ombre,
giustamente superato dalla vivida luce del nostro felice
presente. Dio in cielo, i suoi rappresentanti quaggiù,
non solo non sono morti come annunciato ben più di un
secolo fa dal filosofo demente Friedrich Nietzsche, ma
godono di ottima, vigorosa salute. Dunque pace, pane,
prosperità, per ogni dove, specie nelle città, i paesi, i
villaggi e le lànde del fortunato stivale italico, sandalo
sardo, e altre isole, maggiori e minori del Belpaese, annesse e comprese? Forse, non so, ma se così fosse, come
tutto pare voglia dirci sia, allora nel nostro piccolo cocapoluogo del Medio Campidano, a Villacidro, i conti
non tornano, forse non ci hanno avvisati e non ci siamo
adeguati, allineati, conformati.
Mai come ora da noi si respira un’aria di paura, sospetto, insoddisfazione, sotterranea violenza che con sempre maggiore frequenza emerge e prorómpe in atti criminosi. Anche le autorità, più o meno autorevoli, se ne
sono accorte, e preoccupate fanno registrare sui media
locali le loro analitiche riflessioni, mentre sui grandi
canali d’informazione nazionale, non passa giorno senza che al paese, che già fu di Todde, Loru, Dessì e Salvator Angelo Spano, e ai suoi accadimenti, pochi lieti,
tanti tristi e criminali, vengano dedicati servizi e programmi che riscuotono tra i lettori e gli spettatori televisivi i maggiori consensi. Lasciando da parte banalità
del tipo: atti delinquenziali estranei alla cultura del
nostro paese, … come se importare criminali da luoghi
più o meno vicini, ci mettesse al riparo dagli effetti e
dal pericolo dei reati commessi, o come, se indigeni locali, non siano, in quanto brutti, sporchi e cattivi, nostri
a tutti gli effetti: nostri genitori, o figli, fratelli, parenti,
congiunti con qualcuno e con ciascuno di noi, villacidresi. Concordo totalmente invece con chi sostiene che
l’attuale situazione di sbando è dovuta alla mancanza
di lavoro, di difficoltà di accesso alle risorse per i più,
di tanti, troppi soldi facili per pochi, all’assistenzialismo inutile, all’abuso di droghe varie. Bisognerà ricominciare a riunirsi, a parlarsi, preferibilmente disponendosi in cerchio, senza autorità in prima fila, senza
maggiorenti di varia appartenenza, senza toghe o titoli
politici, d’ordine laico, religioso o altro, mettendo in
discussione, in momenti come questo, le responsabilità
di tutti, ma soprattutto di chi ha pilotato il mezzo, ché
evidentemente ci ha condotto fuori strada. Villacidro
sembra diventato il Bronx: omicidi singoli e plurimi,
con condanne passate in giudicato e inchieste in corso,
per presunti omicidi, risse, sparatorie, aggressioni, minacce, incendi dolosi, violenze e disordine diffuso, confusione, malessere.
Così da noi a Villacidro. Ma va davvero diverso nel resto d’Italia? Scomparsi i profeti del tanto peggio tanto
meglio, lasciato campo libero ai seguaci di fede, speranza e carità, ai supporters dei valori antichi e oggi
sempre più attuali dell’èthos fondativo europeo, si vedono, in giro, solo, facce sorridenti, soddisfate, felicemente gioiose del presente e senza riserve speranzose
del futuro? Per converso, è davvero così sicuro che si
stava peggio quando in Italia i comunisti occupavano
una buona parte dei seggi parlamentari, nelle scuole,
nelle fabbriche, nelle università, studenti, operai, intellettuali, e contadini, pastori, artigiani, e impiegati, infatuati, posseduti dal demonio del relativismo laicista
grevemente materialista, qualcuno addirittura ateo, anarcopopcomunista, vivevano peggio che adesso allora, loro
e i loro figli?
Avevano meno diritti, in quei tempi d’odio e divisione
sociale, rispetto agli attuali di amore, condivisione, dibattito sempre pacato, condotto da giornalisti gentili, mai
faziosi, così per benino, che intervistano ospiti famosi,
dirigenti a vario titolo, uomini delle istituzioni che vanno per la maggiore, sempre rilassati, spiritosi, elegantemente disinvolti? O se la passavano meglio, avevano
più diritti, ai tempi delle collegialità perditempo, nelle
fabbriche, nei cantieri, negli uffici, nelle aziende cooperative, quando ancora dominavano la cattiva scuola
dei Decreti Delegati del 73/74, lo Statuto dei lavoratori, l’Articolo 18? Avevano, quelle condizioni di vita un
qualche legame con l’ideologia allora dominante? Hanno oggi le condizioni sociali e civili un legame col proselitismo dominante questo clima culturale, con le Istituzioni che questa cultura creano e promuovono?
La sezione di Guspini ricorda ai donatori che
La sezione di Villacidro ricorda ai donatori che
La sezione di Serramanna ricorda ai donatori che
sabato 7 novembre
domenica 8 novembre
sabato 17 ottobre
dalle 8,30 alle 12,30
effettuerà i prelievi nella sede locale
in Via Don Minzoni, 107
dalle 8,30 alle 12,30
effettuerà i prelievi nel Poliambulatorio
in Via G. Rossa, 49
Per me, papa Giovanni Paolo II è il Medioevo più la televisione.
(Jacques Le Goff, Intervista sulla storia, Trento, 1993)
Jacques Le Goff nasce a Tolone il 1° gennaio 1924. Già
dal 1950 lavora ininterrottamente per l’istituzione universitaria francese, a vario titolo e con diversi prestigiosi
incarichi, da aggregato a titolare di cattedra, da ricercatore a direttore dipartimentale. Dalla fine degli anni Sessanta è anche condirettore di Annales, rivista francese di
storiografia tra le più prestigiose al mondo, i suoi illustri
collaboratori hanno cambiato radicalmente il modo di
leggere la storia, che a partire dai primi decenni del Novecento è quello nostro, basato sul metodo storiografico
attualmente più diffuso e condiviso nel mondo della ricerca delle discipline sociali. È morto a Parigi, il 1° aprile 2014, alla bella età di novanta anni.
Lo sapevo, anzi: lo so! Ogni volta che ci penso mi viene
da piangere, per nostalgia di quello che poteva essere e
non è stato, e per il rimpianto di ciò che non potrà mai
più essere. Ogni volta che penso ai tanti ragazzi, e ragazze, che vanno oggi a scuola, fino ai diciotto anni e qualcuno ancora oltre, mi cattura un magone! Specie se penso che possono godere della lettura di libri belli come
questo del più famoso, giustamente più famoso, storico medievista degli ultimi
50 anni, almeno. Mi riferisco a Jacques Le Goff e al
suo Bel Medioevo. I maestri di scuola elementare
allora ci hanno trasmesso
poco dell’Età di Mezzo, di
quegli anni stretti tra la fine
del Mondo Antico, fatto nel
nostro immaginario di
bambini dell’immediato,
povero ma bello, secondo
dopoguerra, di gladiatori
che se le davano di profana ragione, e il cominciamento del Mondo Moderno, annunciato dall’arrivo
nel Nuovo Mondo delle navi di Cristoforo Colombo, una
delle poche immagini, molto naïf nella realizzazione,
quella del navigatore italo?sardo?spagnolo? presente nei
sussidiari, che esaurivano, più che compendiare, il bagaglio delle nostre conoscenze storiche di scolari delle elementari.
Quel poco è stato, per di più, confuso e contradditorio.
Alcuni di loro, suggestionati da una visione positivistico
illuminista della storia, riducevano tutto il Medioevo a
un lunghissimo periodo di totale sonno della ragione,
quasi mille anni popolati da decerebrati sempre affaccendati in superstiziose faccende. Altri, che propalàvano una
lettura fideistico tradizionalista, lo volevano il tempo del
vero spirito nazional-popolare originario, solo temporaneamente mandato in soffitta da Voltaire e compagni, ma
totalmente rivalutato e riportato trionfalmente in auge dal
romanticismo europeo. Jacques Le Goff ce lo restituisce
come un tempo di tradizione e novità, legato in qualche
modo al passato, ma anche proiettato verso il futuro. Ma
non voglio togliervi il piacere di leggerlo. È più appassionante del più appassionante dei romanzi. Buona lettura.
Jaques le Goff, Il bel Medioevo, Einaudi Scuola, MI, 1999.
dalle 8,30 alle 12,30
effettuerà i prelievi nel Poliambulatorio
in Corso Europa
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15 ottobre 2015
25
di Valentino Pitzalis
INVALIDI & DISABILI
www.valentinopitzalis.it
PARCHEGGI RISERVATI PER DISABILI:
ARRIVA IL NUOVO CONTRASSEGNO EUROPEO
A partire dal 15 settembre 2015, saranno disponibili i nuovi
tagliandi europei per i parcheggi riservati alle persone disabili. In essi verranno per la prima volta inserite anche le foto
e le firme degli aventi diritto, ma solo sul retro del pass per
ovvie ragioni di privacy
Le persone con disabilità, aventi il contrassegno, potranno
parcheggiare nei paesi dell’Unione europea nelle aree riservate, così come avviene in Italia.
Il nuovo contrassegno europeo, che dovrà essere messo a disposizione dai Comuni italiani a far data dal prossimo 15 settembre, andrà a sostituire quello vecchio di colore arancione, così come stabilito da un decreto del Presidente della
Repubblica (30 luglio 2012) e recepito su Raccomandazione
del Consiglio europeo (4 giugno 1998).
Il tagliando consentirà alle persone con deambulazione sensibilmente ridotta e ai non vedenti di poter parcheggiare la
EMOTIVAMENTE
propria macchina in appositi spazi dedicati ai disabili e di
accedere a zone della città generalmente vietate al traffico,
non solo in Italia ma in tutta l’Unione Europea.
Quali sono le differenze tra il vecchio ed il nuovo pass? Il
nuovo pass è di colore blu, mentre il vecchio era arancione;
cambia anche il formato, il simbolo e i dati della persona con
disabilità. Infatti, se nei vecchi pass era presente solo il nome
e cognome del beneficiario, nel nuovo contrassegno si trova
anche la foto del titolare e la sua firma, da apporre sul retro
del tagliando in modo da non essere visibili dall’esterno dell’abitacolo e garantire quindi la tutela della privacy in quanto
dati sensibili.
Nella parte frontale del tagliando andranno invece i dati relativi al numero di identificazione, la data di scadenza e dell’Ente che ha provveduto al rilascio.
Per ottenere il nuovo tagliando, i cittadini interessati dovran-
di Alice Bandino
psicologa
[email protected]
UMORISMO E INTELLIGENZA EMOTIVA
Dopo l’ultimo articolo sul Mobbing, mi ha scritto una lettrice
per raccontarmi la sua esperienza e di come, dopo un sostegno psicologico, sia riuscita a reagire alle vessazioni subite
sul posto di lavoro utilizzando tecniche apprese in studio e
finalizzate all’aumento della propria autostima attraverso
l’educazione socio-emotiva dell’umorismo.
L’umorismo è una competenza molto efficace per creare una
disposizione socio-emotiva che consenta di affrontare le situazioni difficili o conflittuali e che gioca un ruolo importante nell’attenuare l’impatto dello stress.
Per qualsiasi scopo si usi l’umorismo, esso è soprattutto un
meccanismo personale, un segno del nostro modo di essere
per affrontare le difficoltà. Ci fortifica contro gli ostacoli o
contro le critiche altrui, ci aiuta a mantenere e a migliorare
l’autostima. È un’abilità sociale sottile e complessa che può
essere sviluppata e affinata.
L’umorismo è strettamente collegato al riso, ma non esclusivo; vi sono infatti diverse teorie dell’umorismo , volte a studiare le diverse emozioni che sottendono questo costrutto.
L’umorismo può essere utilizzato per denigrazione nei confronti dell’interlocutore, evitando scontri fisici aggressivi; per
superiorità, ovvero il compiacimento e la sua intensità aumentano in base a quanto si è vicini emotivamente al denigrato o al denigratore o alla causa; per effetto liberatorio in
casi di emozioni negative altamente stressanti (il popolare
detto “ridere per non piangere”); per incongruità quando uno
stimolo ci si presenta in maniera differente rispetto a quanto
ci saremmo aspettati e utilizziamo l’umorismo come problem
solving per uscire da una situazione cognitivamente spiacevole.
Oltreché a livello individuale come “generatore di benessere”, che orienta positivamente l’individuo nei confronti della
vita (competenza importante negli eventi negativi personali
e sociali), l’umorismo è anche un “facilitatore sociale”, perché favorisce le interazioni, comunica disponibilità, allevia
le tensioni, verifica la stabilità dei rapporti. Negli ultimi anni
si è sviluppato un particolare settore delle ricerche mediche,
la psico-neuro-endocrino-immunologia, che studia gli effetti
degli stati emotivi e motivazionali sul sistema nervoso e su
quello endocrino e immunitario.
Questo approccio ha evidenziato come “tenere alto l’umore”
e scaricare le tensioni siano condizioni indispensabili per una
buona salute fisica e mentale, anche in caso di stressante percorso terapico in molteplici patologie, o come nel caso della
nostra lettrice, come tecnica supportiva per rimodulare la nostra autostima in seguito a violenze psicologiche subite, contro ansia, solitudine, sconforto, affaticamento, paura, collera, aggressività, maleducazione, ignoranza, disgusto.
PREZZO DEL LATTE, QUALE FUTURO?
La stagione di conferimento del latte ovicaprino è giunta ormai al termine. La stagione appena conclusa è stata positiva
per quanto riguarda il prezzo, l’acconto iniziale è stato superiore all’euro. Le 30 mila aziende agropastorali sarde producono circa 300 milioni di litri di latte annui, dando vita anche
ad un florido indotto. Il fatturato annuo dell’intero settore si aggira intorno agli 800 milioni lordi. Numeri che portano la pastorizia ai primi posti dell’intera economia isolana.
Il prezzo del Pecorino Romano è stato il vero
re del mercato dell’export di quest’anno, il
suo costo al kg sfiora i 10 euro, trascinando
così il prezzo del latte ai suoi massimi storici. In questi anni il latte è stato sottopagato,
dieci anni fa il suo punto più basso, 51 centesimi al litro. Ora dopo mille battaglie, un
mercato finalmente favorevole e con una
politica più attenta, si è raggiunto un prezzo equo per gli allevatori. Ma quanto durerà? Ci si augura che il trend positivo
dell’esportazione del pecorino, soprattutto in America duri il
più a lungo possibile e che i nuovi mercati di Cina e Giappone accolgano favorevolmente i nostri formaggi. Tra le campagne però si ha la consapevolezza che il prezzo attuale sia
molto effimero, e che alle prime difficoltà potrebbe crollare
come in passato. L’aggregazione attraverso le cooperative
agricole ha reso possibile un maggior potere contrattuale del
latte, che in passato con la frammentazione dell’offerta agevolava unicamente l’industriale caseario di turno. Ma ciò non
basta. Ènecessario studiare immediatamente un piano per poter regolamentare la vendita al mercato dei formaggi.
Creare un sistema strutturato, dove tutti gli attori della produzione, gli allevatori, gli industriali, le associazioni di
categoria e l’Assessore all’Agricoltura,
pongano le basi per avviare un percorso definitivo alla corretta formazione
del prezzo del latte. Ovviamente tenendo sempre conto dei costi di produzione, che da soli stabiliscono il prezzo annuo minimo. Anche la diversificazione
della produzione, trasformando il latte in tipi di formaggio
differenti, darebbero un impulso maggiore al mercato. Dare
serenità e sviluppo al comparto è la priorità che la politica,
assieme a tutti i protagonisti del settore, si dovranno dare
nelle prossime settimane.
Stefano Cruccas
no rivolgersi al proprio Comune di residenza.
Coloro che sono già titolari del vecchio contrassegno non
dovranno far nulla in quanto esso rimarrà valido in Italia sino
alla sua scadenza naturale (cinque anni). Il cittadino però potrà
chiedere il nuovo contrassegno anche prima della scadenza,
ed il Comune sarà tenuto a rilasciarlo.
Famiglie e docenti in rivolta
Scuole superiori, a rischio il
trasporto per gli studenti disabili
Le famiglie dei 21 studenti disabili del Medio Campidano
sono in rivolta. Il motivo? Tra meno di due mesi rischiano di
non poter più mandare i loro figli negli istituti superiori del
Medio Campidano (a San Gavino, Villacidro, Guspini, Serramanna, Arbus e Villamar) perché sono stati tagliati i fondi
per il servizio di trasporto pagato dalla Provincia e garantito
con grande professionalità dalla ditta Garau di Guspini.
Lo denuncia con forza Marina Mognon, responsabile del gruppo dei genitori del Medio Campidano: «Ai nostri figli verrà
negato il diritto alla pubblica istruzione e, se tutto va bene,
potranno andare a scuola fino alla fine di novembre. La Regione ha dato alla Provincia poco meno di 56mila euro e a
noi genitori ci è stato chiesto di scegliere tra il servizio di
trasporto e quello educativo per i nostri figli. Ci sono ragazzi
che possono andare a scuola per sole 9 ore e non più di tre
giorni alla settimana. Eppure l’assessore regionale alla pubblica istruzione ci aveva promesso un ulteriore stanziamento
di risorse. La situazione è assurda e beffarda. È assurdo che
sia stato sospeso anche il servizio educativo che completava
l’offerta formativa per questi ragazzi».
Intanto la Regione investe 19 milioni di euro nella lotta alla
dispersione scolastica che tocca numeri da record in Sardegna, ma forse dimentica che gli studenti disabili resteranno a
casa: «Il diritto allo studio - deuncia Marina Mognon - viene
negato. In passato la spesa per il servizio di trasporto e per
quello educativo era in totale di 450mila euro, adesso le risorse stanziate sono molto inferiori. Come famiglie ci siamo
offerte anche di contribuire al pagamento dei servizi, ma la
nostra proposta non è stata considerata. Ci sono troppi tagli
che non vanno però a toccare le indennità dei politici».
Così la scelta del rigore economico sembra voler dire che per
gli studenti disabili non c’è posto a scuola. Nella provincia
più povera d’Italia non viene garantita la frequenza a questi
studenti speciali che a scuola trovano una vera integrazione
con i compagni di classe, docenti, educatori e personale degli
istituti superiori.
Gian Luigi Pittau
Gonnos: episodi incivili
Intorno al palazzo comunale, ignoti, favoriti dall’oscurità della notte, da tempi remoti si rendono responsabili di atti incivili
non consoni alla normale convivenza sociale, infatti hanno
scambiato la piazza e l’area circostante per un pubblico pisciatoio. Al mattino e durante la giornata a dominare lo scenario di
conseguenza è la puzza. Non vi è dubbio che, oltre a dover
sopportare lo sgradevole odore, si inneschino problematiche
di carattere sanitario, soprattutto ora che la zona è frequentata
dagli studenti che ogni mattina attendono i pullman. Si tratta
di episodi da combattere con ogni mezzo, anche posizionando
telecamere, per mettere fine ad un atto di irresponsabile inciviltà e mancanza di rispetto nei confronti dell’intera comunità.
Francesco Zurru
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15 ottobre 2015
L’ISOLA IN CUCINA
di Roberto Loddi
SUPPAS DE SANTU ENGIU
Is suppas de Santu Engiu (zuppe di pane di San Gavino) si facevano e tuttora mia mamma ogni tanto le prepara con il
pane vecchio di qualche giorno, soprattutto con quello fatto in casa e l’immancabile zafferano San Gavino. Questa
ricetta molto antica della cultura contadina è rimasta nella memoria dei miei ricordi, di quando da bambino andavo ad
Ingurtosu nel periodo delle vacanze scolastiche, dove mia nonna cucinava spesse volte questa ricetta a lei tanto cara
nella mensa dei minatori, i quali apprezzavano parecchio la prelibatezza di questo piatto rustico e alquanto succulento.
Ingredienti
Preparazione
Una dozzina di fette di pane raffermo
tipo civraxiu, g 100 di guanciale sardo,
una cipolla rossa, un mazzetto di prezzemolo, due spicchi d’aglio, g 500 di
polpa di pomodori freschi ridotta a poltiglia, un ciuffo di basilico, g 400 di
polpa di agnello battuta a coltello, g 160
di pecorino grattugiato, vino bianco secco, zafferano San Gavino, brodo di carne leggero, zucchero, olio extravergine
di oliva, sale e pepe q.b.
Poni un tegame sul fuoco con un bel giro d’olio e il guanciale ridotto a striscioline, aggiungi la cipolla e il prezzemolo tritati, l’aglio
schiacciato e lascia rosolare dolcemente il soffritto con una bella spruzzata di vino che lascerai evaporare pian pianino. Passato un quarto
d’ora, aggiungi la carne e dopo cinque minuti la polpa di pomodori, una presa si sale, un pizzico di zucchero, una macinata di pepe, il basilico
e amalgama insieme gli ingredienti, quindi prosegui la cottura dolcemente per un’ora circa a recipiente coperto e quando mancano dieci
minuti al termine, aggiungi una bustina di zafferano sciolto in poco brodo.
Terminato il tempo di cottura del sugo, tuffa poche per volta le fette di pane in abbondante brodo bollente leggermente salato. Man mano che
si inzuppano estraile con una schiumarola, strizzale e accomodale in una teglia irrorata con del sugo oppure in quattro terrine individuali.
Terminato il primo strato, condisci la superficie con altro sugo, una generosa spolverata di formaggio e un filo di olio, quindi procedi cosi
fino al termine degli ingredienti. Arrivati a questo punto, passa la preparazione in forno già caldo a 180° per una ventina di minuti, poi sforna
la pietanza e lasciala riposare un attimino prima di servirla.
Vino consigliato: Monica di Sardegna fermo, dal sapore gradevole, morbido, vellutato e asciutto.
Guspini
I
l mini zoo Odry non c’è
più. Il Corpo Forestale
dello Stato ha proceduto
alla sua chiusura col sequestro di tutti gli animali che vi
erano al suo interno. Un
provvedimento deciso dalla
Procura della Repubblica di
Cagliari perché dopo un sopralluogo e vari accertamenti
il mini zoo è stato dichiarato
non in regola. Il suo proprietario, Marino Nonnis, non
era in grado di sostenere le
spese necessarie per regolalizzare in breve tempo la situazione e perciò è scattata
l’ordinanza di chiusura col
sequestro degli animali.
Una storia triste, non fosse
altro perché quel mini zoo era
conosciuto da tutti già da tanti anni, una presenza di decenni alla periferia del paese,
dove Marino trascorreva gran
parte del suo tempo per accudire e stare con i suoi animali, un rapporto quasi familiare, come avviene in un circo,
dove gli animali vengono tenuti in cattività e dipendono
in tutto e per tutto dall’uomo,
dal ricovero alla pulizia e al
nutrimento. Così come avviene in tutti gli zoo, dove nonostante la regolarità delle autorizzazioni e dei recinti in cui
vengono tenuti, esiste comunque qualche rischio e pericolo. Le cronache hanno riportato casi di persone che sono
state aggredite e che hanno
corso seri rischi. Per non parlare dei “domestici” cani di
famiglia! Nel mini zoo di Marino, in 26 anni, nonostante la
presenza di diversi felini, non
c’è mai stato alcun episodio
di persone a rischio. Ha sempre provveduto in maniera responsabile a gestire nel miglior modo possibile il suo
zoo, tanto da familiarizzare
con i suoi animali quasi come
fossero domestici. Ma la fuga
di un giovane leopardo, peral-
C’era una volta... un mini zoo
tro ritrovato e recuperato dallo stesso proprietario dopo
qualche ora senza conseguenze, ha fatto scattare un allarme che ha richiamato l’attenzione delle associazioni animaliste e sono arrivati i controlli che hanno accertato la
inidoneità del mini zoo. Marino non sapeva di non essere
in regola, si era dato da fare
per ottenere tutti i permessi e
le autorizzazioni ed era convinto di aver assolto a tutti gli
obblighi. Però ora per poterlo fare ci sarebbero voluti
tempo e parecchi soldi.
Così dopo qualche giorno è
scattato il provvedimento di
sequestro. Una équipe della
forestale giunta da Roma con
al seguito veterinari e adeguati mezzi di trasporto ha
dato avvio alle operazioni
necessarie per il trasferimento degli animali nella penisola, sotto lo sguardo incredulo di Marino, che non è riuscito a trattenere le lacrime.
A
margine di tutto ciò, c’è
da fare una considerazione, visti tempi che stiamo
attraversando. Se non possiamo dare spazio a sentimentalismi, perchè, giusto o
ingiusto, la legge va rispettata, c’è però una questione
di soldi e allora parliamone.
C’è un giovane che per quasi trent’anni ha dedicato la
sua vita e le sue energie a tenere e curare degli animali,
dimostrando di saperlo fare
in modo egregio, tanto che
anche le autorità gli hanno
affidato degli animali sotto
sequestro, e ora per una questione puramente economica
non potrà più farlo.
Le spese sostenute per l’esecuzione delle disposizioni di
legge e il sequestro degli animali ammontano ad una ci-
fra notevole, ben più consistente di quella che sarebbe
servita a mettere in regola lo
zoo. Forse se ne sarebbe potuta utilizzare una parte per
consentire una soluzione
meno penalizzante, che ha
lasciato il sapore dell’ingiustizia perchè derivata dalla rigida applicazione di una legge “umana” che, disconoscendo il buon senso, può
avere i suoi limiti. (r.m.c.)
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Sport
La storia del bimbo che non voleva prendere a calci un pallone
Francesco Moser
“Aru come Bartali e Bahamontes”:
parola di Francesco Moser
di Paolo Salvatore Orrù
D
al massiccio del Linas ai Pirenei. La storia di Fabio
Aru, il ciclista di Villacidro (Sardegna) che insieme
a Flavia Pennetta, Valentino Rossi e la nazionale di
basket, ha contribuito rimettere al centro del mondo lo sport
italiano, potrebbe già essere sintetizzata in queste poche parole. Tuttavia, non è ancora il tempo dei ricordi: il corridore
ha solo 25 anni e, si sa, nel ciclismo a quest’età non è stata
ancora raggiunta la maturità agonistica. In definitiva, ne vedremo ancora delle belle. E allora gli incipit potrebbero essere roboanti.
Ora è molto facile dire, dopo aver vinto la Vuelta ed essere
arrivato secondo al Giro d’Italia, che Fabio non è più un diamante grezzo. Eppure, solo sino a qualche lustro fa, nessuno
avrebbe scommesso una lira sulle qualità agonistiche di questo giovanotto che si era cimentato, senza eccellere, con calcio e tennis. Nessuno del resto poteva sapere che nelle vene
di quel ragazzo dinoccolato e sorridente lo sport scorreva ir-
requieto e impaziente. La verità è venuta a galla solo quando
ha deciso di inforcare una mountain bike.
Le stradine che da Villacidro si arrampicano sino all’altopiano di Oridda sono irte e sconnesse, eppure lui, ha testimoniato Valerio Curridori, Iroman e campione del Mondo di categoria di triathlon Offshore, sin dalle prime uscite «saliva senza
fatica apparente». Aru, su quelle “salitine”, ha scovato una
grinta che forse neppure lui pensava di avere. E proprio sulle
vette del Linas, ha preso lo slancio per aggrapparsi, con un
vertiginoso salto triplo alla Stefania Cagnotto, sulla cima di
due delle corse a tappe - Giro d’Italia e Vuelta (per il Tour c’è
ancora tempo) - più importanti del mondo.
L’aver scelto, sia pure per caso, di dedicare la vita al pedale, parole e spartito dell’ex iridato Francesco Moser, l’ha
portato a essere “l’unico vero erede di Marco Pantani”.
«Qualcuno ancora mi chiede se Aru è un campione, una
domanda senza senso: tre anni fa ha debuttato fra i profes-
sionisti, nel 2014 è stato terzo al Giro d’Italia, quest’anno è
giunto secondo nella Corsa Rosa e primo nella Vuelta. Se
non è un campione lui, chi?”, ha detto divertito Moser. Che
dall’alto della sua esperienza sa cogliere anche altre sfumature: “Marco era un po’ sregolato, Fabio mi sembra più equilibrato e con senso tattico fuori dal comune».
La Sardegna, patria di grandi velisti e di altrettanto grandi
fantini, di certo non si sarebbe mai aspettata di “partorire”
questo grimpeur di 61 chili. «Da dilettante ho corso in Sardegna, ho vinto una corsa a Sinnai (Ca), ricordo qualche
buon ciclista, ma niente di più», ha detto Moser. In definitiva, Aru ha saputo mettere al centro del mondo (come neanche il grande Cagliari di Gigi Riva o l’immensa Dinamo
Sassari nel basket) un’isola che molto spesso ha dovuto
subire, anche nello sport, un isolamento talvolta devastante.
Moser partecipa volentieri al gioco dei confronti. «Gimondi? Non era uno scalatore. Fabio mi ricorda Bahamontes, il
vincitore del Tour de France nel 1959, ma anche l’immenso
Gino Bartali». Aru vince? Fioccano gli aneddoti. «Mentre
affrontava la San Lorenzo de El Escorial-Cercedilla, l’ultima tappa della Vuelta, ho scommesso - dice ancora Moser con l’ambasciatore del Belgio che avrebbe battuto Dumoulin». Scommessa vinta: il belga è arrivato al traguardo con
3' 40'’ di ritardo, schiantato dall’azione travolgente del tamburino sardo. E ora? «La Regione sarda dovrebbe organizzare una corsa in suo onore: un tempo si correva la SassariCagliari, potrebbe essere l’occasione giusta per rispolverarla», ha concluso Moser.
Intanto, a Villacidro è cominciato il conto alla rovescia; nei
negozi non ci sono più maglie “roja”, «i tifosi vogliono tributare a Fabio un altro trionfo vestendo di rosso tutta la
città», dice Ignazio Atzeni, suo allenatore quando il ciclista, ignaro del suo futuro, rincorreva un pallone nei campi
di calcio di Is Begas.
La Fortitudo Guspini festeggia
sessant’anni di attività sportiva
Rinnovo di cariche:
nuove prospettive per la Villacidrese calcio
Si prepara ad una nuova ed intensa stagione la Villacidrese calcio che scommette su suoi uomini di fiducia. Per la prima squadra c’è stata una riconferma
in blocco dei giocatori che hanno conquistato la promozione. Ci sono stati poi alcuni innesti di qualità:
Wade Ndiaga, 28 anni senegalese, che lo scorso anno
ha militato nel Torrecuso (Serie D Campana), Francesco Pinna (attaccante) di Gonnosfanadiga classe
’86 e poi i giovani, Lorenzo Pisano, Marco Ena ex
Serramanna, Matteo Cirronis, Riccardo Massa, Riccardo Arace, Stefano Galliano, portiere di grande
prospettiva tornato dal prestito all’Arbus Calcio.
Nello staff è stato confermato allenatore Daniele Costa ed è stato promosso suo vice Andrea Carcangiu,
che fino allo scorso anno giocava nella Villacidrese. Eugenio Nocco è stato confermato come preparatore dei portieri, Massimo Rossi fisioterapista e
Antonio Ortu collaboratore della prima squadra.
Luca Vaccargiu di San Gavino è stato nominato nuo-
vo responsabile del settore giovanile. Si occuperà
anche di formare gli allenatori. Gialberto Pinna è stato nominato supervisore tecnico del settore giovanile e collaborerà con Luca Vaccargiu. Gianni Casprini e Gigi Piga sono confermati responsabili organizzativi e amministrativi del settore giovanile.
Francesco Lilliu è nuovamente allenatore dei giovanissimi regionali ed ha esordito il 27 settembre
nel difficile campo dell’Atletico calcio vincendo
per 2 a 0. A Giancarlo Sabiu di Sardara, ex allenatore del Sardara in seconda categoria, è stata affidata la gestione degli allievi. Mentre la Juniores
Regionale è stata presa in carico da Gigi Pisu che
l’anno scorso allenava gli allievi della Villacidrese.
E poi ci sono i punti di riferimento immancabili: Luciano Porcedda storico segretario e Davide Farris da
sempre dirigente accompagnatore.
Stefania Pusceddu
Al via la stagione sportiva 2015/2016 della Fortitudo. Tante
le novità per la gloriosa società calcistica guspinese, che si
appresta ormai a festeggiare il suo sessantesimo anno di vita.
Dal rinnovo delle cariche societarie alla formazione della
Juniores, passando per la costituzione della prima squadra
di calcio a undici femminile, «quest’anno si preannuncia
ricco di sorprese - assicura il segretario Giuseppe Ariu - ma
sempre con particolare attenzione all’impegno e alla passione per lo sport. Anche questa stagione le iscrizioni sono
pervenute numerose e ben accette, per cui non possiamo
lamentarci». Divisi tra il campo sportivo di via Anna Frank
e il manto erboso dello stadio comunale si danno il cambio
esordienti, pulcini, piccoli amici, giovanissimi, prima squadra, tutti rigorosamente in maglia gialloblu. «Mi piace fare
il portiere, che è un mestiere difficile - commenta un Pulcino alle prese con un calcio di rinvio - e però forse è anche
per questo che mi piace tanto. E poi è bello sporcarsi».
«Vederli correre in libertà è una soddisfazione - confida Marco Usai, storico giocatore della Fortitudo e oggi allenatore
della scuola calcio - e anche se a volte è difficile rapportarsi
con le famiglie, cerco di trasmettere loro quei valori di lealtà, rispetto delle regole, sana competizione, condivisione e
solidarietà che costituiscono l’essenza stessa del calcio».
Emozionate e piene di aspettative le calciatrici che andranno a costituire la prima squadra femminile: «Aspettiamo con
ansia l’inizio del torneo, che ci vedrà impegnate nei confronti di altre ragazze provenienti da tutta la Sardegna. È un
orgoglio per noi portare avanti un’attività così poco usuale
tra il nostro genere - commenta Valentina, mamma di quattro bambini- e per nulla al mondo - conclude - abbandonerei
questo magnifico sport in vista di qualcosa tradizionalmente accettato come più “femminile”. Mi sento donna anche in
campo, sporca e inzaccherata, felice di poter esprimere la
mia più grande passione».
Francesca Virdis
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15 ottobre 2015
Centro Sportivo Italiano del Medio Campidano
Le società di atletica leggera protagoniste a Grosseto
S
ono state protagoniste anche le società del Centro Sportivo Italiano del Medio Campidano al campionato nazionale di atletica leggera, svoltosi allo stadio “Zecchini” di Grosseto dal 3 al 6 settembre scorso, portando a
casa un bottino di ben 15 medaglie: due ori, otto argenti e
cinque bronzi. Ancora elettrizzati per l’avventura, i giovani e
meno giovani atleti hanno ancora impresse negli occhi le
immagini di tre intensissimi giorni. «Atletica Podistica San
Gavino, San Paolo Sini e A.S. Uras, accomunati dai colori
delle proprie società – racconta Mario Farci, presidente del
Comitato Csi di San Gavino – hanno tenuto alta la propria
bandiera e quella del Comitato. Sul tartan di Grosseto hanno
dato tutti il meglio di sé, in una edizione da record con ben 27
primati stabiliti».
Risultati. Grande festa per la Podistica San Gavino e la San
Paolo Sini che ritornano a casa con un campione nazionale a
testa: la velocista Camilla Pitzalis di Sardara nella categoria
Allieve rientrata con una medaglia d’oro nei 400 metri piani
e due d’argento nei 100 e 200 metri; e Gabriele Pianu nella
categoria non vedenti che, con la guida Claudio Figus, conquista l’oro nei 5.000 metri e l’argento nei 200. Le altre dieci
medaglie sono andate alla Podistica San Gavino: Francesco
Podda argento e bronzo nelle gare dei 2.000 metri Cadetti e
2.000 di marcia, Fabrizio Atzeni argento e bronzo rispettivamente nei 3.000 metri Allievi e nei 1.500, Christian Zucca
argento nel salto in lungo categoria Junior e bronzo nei metri
100 piani, Alberto Meloni bronzo nei 5.000 metri Juniores,
Luca Medda bronzo nel lancio del peso Seniores e Cinzia
Meloni argento nei 1.500 e 3.000 metri Amatori A. Ma anche gli altri atleti hanno mantenuto alto il nome del Comitato. Emanuele Sanna, costretto ad abbandonare la pedana del
salto in lungo a causa di un infortunio, ha mantenuto un ottimo sesto posto finale ottenendo anche il nono tempo nei 60
metri Ragazzi, Christian Zucca quinto nei 200 metri, Alberto
Meloni un eccellente settimo posto nei 1.500, seguito dal
compagno Antonio Lai, 19° sulla stessa distanza, Ithocor
Meloni al 16° nei 300 metri piani Cadetti e Marco Corrias e
Federico Ortu al 32° e 57° posto. A distinguersi anche Chiara Altea, diciannovesima nel lungo e settima negli 80 metri
piani Cadette, Luca Medda che ha sfiorato un altro podio
con il quarto posto nel lancio del disco, Ithocor Meloni e
Federico Ortu classificandosi rispettivamente undicesimo e
diciottesimo nei 2000 Cadetti, Claudia Secci, vincendo nei
100 piani 24esima in quella finale, Corrado Zucca decimo nei
Serramanna. C’è chi Ciack
Campionato sempre in trasferta
Con la firma della convenzione con il Comune di Serrenti arriva l’ufficialità. Le squadre del C’è chi Ciak, C1 e Under 21, giocheranno sempre in
trasferta. Gli allenamenti precampionato dei circa quaranta atleti che formano le due squadre, C1 e Under 21, sono stati una vera odissea. Per la
prima settimana e mezzo si sono svolti a Serramanna, nella palestra di via
Svezia, poi in giro per diverse strutture private a pagamento o in strutture
comunali non adatte al calcio a 5. È di questi giorni la notizia che l’Amministrazione Comunale pare intenzionata a concedere alla società di allenarsi nuovamente nella palestra di via Svezia. La domanda sorge spontanea: “Ma il palazzetto dello sport di Serramanna, perché non apre?”.
“Da una parte sono contento perché permettiamo ai ragazzi di disputare i
campionati, dall’altra parte sono amareggiato e arrabbiato per la situazione creatasi”. Con queste parole, Vinicio Putzolu, presidente della società
dal 2013, cerca di sdrammatizzare una situazione difficile e aggiunge: “I
disagi di questo esilio sono diversi. Anche se Serrenti è vicino, ci sono
comunque i costi per i viaggi anche per le partite casalinghe. Abbiamo
sempre avuto un ottimo seguito di pubblico giocando in casa. Non so, per
ovvi motivi, quante persone potranno seguirci e sostenerci”. La società,
fondata nel 2002, nasce come associazione culturale, sportiva e di solidarietà sociale, con l’obiettivo principale di trasmettere la gioia di fare sport
e di vivere l’avvenimento come occasione di incontro e confronto tra persone. Nel 2014 compie una vera e propria impresa. Battendo il Sant’Antioco conquista la promozione al massimo Campionato Regionale di serie
C1. Lo sport, soprattutto a questi livelli , dovrebbe essere motivo di vanto
per tutta la comunità di Serramanna. Speriamo che tutto si risolva presto.
Il campionato è ormai alle porte, ma intanto… Forza C’è chi Ciak!!
Cristian Sanna
100 Amatori, Marco Corrias 37esimo negli 80 piani, Antonio
Lai settimo nel 3.000 metri Allievi e Corrado Zucca 11esimo
nei 200 piani e 18esimo nel salto in lungo. L’ultima giornata
di gara si è conclusa con il pregevole ottavo posto nella staffetta 4X400 maschile, formata da Luca Medda, Fabrizio Atzeni, Christian Zucca e Alberto Meloni. Anche i giovanissimi
atleti della società di Uras si sono ben classificati: Sarah Melis, nella categoria Ragazze, 66esima nei 60 metri piani, 53esima nei 60 hs e 69esima nel salto in lungo; Martina Fenu, nella
categorie Cadette, 24esima nei 300 metri, 12esima nei 1.000
e 42esima nel salto in lungo; e Federico Tomasi, nella categoria Allievi, 15esimo nei 100 metri piani e undicesimo nei 200.
Unica bandiera. L’emozione più forte – conclude il presidente Farci – è stata quella di vedersi in pista insieme alle
altre società dietro ai cartelli della propria regione, per poi
ritrovarsi sotto un’unica bandiera, quella dello sport, a cantare l’inno nazionale. Subito dopo un pensiero commovente
rivolto a tutti i ragazzi sfortunati nel mondo. E, in una entusiasmante atmosfera, sono cominciate le gare all’insegna della
sana competizione, dello spirito di squadra e la voglia di divertirsi insieme».
Marisa Putzolu
Pabillonis
Scuola Primaria: a lezione di tiro con l’arco
Lezione all’aria aperta e soprattutto particolarmente
interessante per gli alunni della scuola primaria che
la settimana scorsa hanno assistito alla dimostrazione di tiro con l’arco tenuta dagli arcieri di Uras. Diverse le classi interessate che hanno potuto apprendere dagli istruttori i segreti di questo specifico sport
che tanto appassiona giovani e adulti. Attenti, interessati e curiosi, gli alunni hanno ascoltato le notizie
relative al suggestivo attrezzo sportivo e, soprattutto, hanno voluto provare a tendere l’arco e sentire
l’emozione di centrare il bersaglio distante alcuni
metri. Soddisfatti anche gli istruttori della famosa
società sportiva di Uras per il successo della manifestazione e per l’entusiasmo dimostrato dai piccoli
“arcieri”. Non è la prima volta che gli sportivi uresi
si cimentano per far conoscere questo particolare sport
nelle scuole e coinvolgere i giovani in un’attività piacevole e nello stesso tempo rilassante che aiuta nella
concentrazione, la coordinazione e rafforza la fiducia in se stessi. È anche questo il successo che caratterizza la Società Sportiva Arcieri Uras che annovera tanti praticanti all’interno dell’associazione e che
nel corso della sua esistenza ha collezionato diversi
riconoscimenti, non solo a livello regionale, ma anche nella Penisola.
La Società Sportiva Arcieri Uras fu fondata da Pino
Spanu (attuale presidente Fitarco Sardegna) e Marco
Tullio Busia (attuale responsabile tecnico regionale).
Il presidente è Roberta Sideri, prima campionessa italiana in Sardegna. La Società Sportiva Arcieri Uras ha
raggiunto nel tempo una dimensione regionale che le
ha permesso di aprire varie scuole di tiro nell’Isola.
Oltre la sede di Uras, può vantare a San Gavino Monreale la scuola più numerosa, e si accinge ad aprire
anche una scuola a Cagliari. Il settore più forte è quello giovanile. Fabio Ibba ne è la punta di diamante con
vari campionati italiani vinti e fresco di convocazione
per gli Europei.
Tra le fila dei giovani, oltre a tante ragazze che hanno
disputato già vari campionati italiani, ci sono i giovani
di San Gavino Monreale, tra cui Lorenzo Serra e Samuele Montis che hanno disputato la Coppa Delle Regioni, e con Cristian Zurru formano la squadra ragazzi
che punta alla prossima qualifica per i prossimi Campionati Italiani Indoor .
Tra i Giovanissimi, spicca Alessandro Gilardi, fresco
di finale dei Giochi della Gioventù Nazionali che con
Ajeeb Medda e Federico Puddu tenteranno di aggiudicarsi i prossimi GDG. Chi volesse approfondire la
conoscenza di questo sport, può recarsi al campo di
Uras, o, presso il centro di tiro con l’arco in via Sassari a San Gavino Monreale, dove sei tecnici specializzati li aspettano. In modo speciale terranno in considerazione i diversamente abili, in particolare i non vedenti.
Dario Frau
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15 ottobre 2015
29
GUSPINI. TEATRO MURGIA
Spi Cgil:
Festa del tesseramento
Organizzata dalla Lega Spi Cgil di Guspini, al teatro Murgia,
si è tenuta la festa del “Tesseramento” e del giornale “libereta”, che dopo l’enorme successo riscosso negli anni precedenti è stata promossa dalla segreteria provinciale al ruolo di
Festa provinciale dal tema: “Il futuro ci lega, il viaggio dello
Spi per un paese migliore”.
In un salone gremito, con tantissime persone rimaste in piedi, i pensionati hanno seguito con enorme interesse gli interventi del segretario della Lega di Guspini Onidi, del sindaco
di Guspini Giuseppe De Fanti che ha portato il saluto della
cittadinanza, del segretario provinciale dello Spi Tore Malloci, del segretario provinciale della Cgil Efisio Lasio, di Mina
Cilloni della segretaria regionale Cgil. Ha chiuso i lavori Lucia
Rossi della segreteria nazionale Spi. Tutti gli intervenuti si
sono soffermati sulla vita politica nazionale, regionale, in particolare sulle leghe dei pensionati, impegnate nella sanità e
nella contrattazione sociale. Erano presenti Carla Piana della
segreteria provinciale e i rappresentanti della Lega di Arbus,
Serramanna, Villacidro e Villamar e le segreterie del Pd, Rifondazione Comunista e Sel.
Dopo l’esibizione della banda musicale “Città di Guspini”, è
stato offerto un rinfresco. (s. o.)
In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni, anniversari di matrimonio, riunioni
conviviali, nozze, nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.
Le foto a colori, accompagnate da un testo, possono essere inviate all’indirizzo e-mail
[email protected] o consegnate direttamente all’ufficio di redazione.
i
GONNOSFANADIGA
GUSPINI 20 SETTEMBRE 2015
Tanti
Auguri
a
Davide
SAN GAVINO - ILBONO
Buon
Compleanno
A
Michele
Pittau
Enrico
i più cari
per il suo
8°
COMPLEANNO
da parte di mamma, papà, la sorellina Sara,
i nonni e le nonne, i didini, gli zii e zie
e tutti i cuginetti.
per i tuoi
10 anni.
I nostri migliori auguri
mamma, babbo, Ale e Matteo
Serrenti. L’amico degli olivicoltori della Sardegna è in pensione
Gianni Bandino: 40 anni
di servizio, 30 dedicati
all’olivicoltura isolana
Il tempo previdenziale ha detto che può bastare! Dopo più
di 42 anni di appassionato servizio nella scuola, ai mercati
di Cagliari, al Consorzio per la Frutticoltura e ora di Agris
Sardegna per dr. Giovanni Bandino è giunto il momento
di ritirarsi dalle funzioni di dirigente. Rimane sempre il
Capo Panel, Titolo esclusivamente personale.
Oggi i suoi colleghi gli hanno fatto festa nell’azienda di
Villasor. Una azienda che vale oro, abbandonata dopo la
Riforma degli Enti Agricoli come se l’economia della Sardegna potesse rinunciare alla laboriosità delle maestranze
della frutticoltura e della vivaistica isolana. Ora sembra quasi impossibile varcare la soglia dell’Azienda o degli uffici di via Mameli a Cagliari e non trovare il suo sguardo vigile al servizio dell’Ente.
La sua impronta e il suo operato sono stati notevoli: precursore e sperimentatore di tutto ciò che ha
riguardato il comparto olivicolo. Ha realizzato un campo sperimentale a Villasor dove sono presenti
oltre 200 varietà di olivo prelevate in tutte le località olivicole del Pianeta. Ha introdotto gli elementi
caratterizzanti la qualità dell’olio extravergine d’oliva sino a farne un’eccellenza della Sardegna nel
panorama nazionale ed internazionale.
Attento osservatore della realtà territoriale e consapevole delle poche opportunità che la riforma degli
enti agricoli ha offerto per la crescita socio economica della Sardegna non ha escluso che in futuro
possa occuparsi della salvaguardia e la valorizzazione delle biodiversità isolane.
Fulvio Tocco
AUGURI
per il suo sesto compleanno
dal fratello Lorenzo, da mamma, papà,
dai nonni, dalle nonne, dagli zii, dalle zie
e dagli amici.
SERRAMANNA 2 SETTEMBRE 2015
Trieste Cipollina è la terza centenaria
Il 2015 si sta rivelando per Serramanna un anno ricco di compleanni centenari. Trieste Cipollina è
infatti la terza persona che, nel
corso di quest’anno, ha raggiunto
il raro traguardo del centesimo
compleanno. Lo scorso 2 Settembre, la sua famiglia si è riunita intorno a lei per festeggiare l’importante avvenimento, accogliendo gli
amici e il sindaco Sergio Murgia
che le ha consegnato una targa ricordo. Maria Trieste è arrivata a
Serramanna da Calasetta, insieme
a suo marito Piero Cincotti e ai loro
figli, nel 1958: l’appena nata Cantina Sociale aveva assunto Piero
così, da quel momento, entrarono a far parte della nostra piccola comunità, per
sempre. Trieste è sempre stata una donna forte, punto di riferimento dell’intera
famiglia: per amore e per il bene dei suoi figli, è riuscita a superare ogni tipo di
difficoltà che il suo cammino le ha messo di fronte. Oltre ad essere una brava
casalinga e svolgere i lavori domestici, ha occupato il suo tempo libero ricamando, cucendo, lavorando ai ferri, a uncinetto e a chiacchierino. Purtroppo, dall’età
di 85, non è più in buona salute ma, grazie alle cure, all’assistenza e all’amore
costante della sua famiglia, la signora Trieste, con i suoi 100 anni vissuti con gioie
e dolori, va avanti accogliendo ogni nuovo giorno come se fosse un dono.
Francesca Murgia
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nuovo parroco
di Mogoro e di Masullas
Il 20 settembre
scorso don Nicola
Demelas ha fatto il
suo ingresso nella
parrocchia di San
Bernardino a Mogoro. Il 9 ottobre
2015, alla stessa
ora, è avvenuto
l’ingresso nella
parrocchia B.V.
delle Grazie a Masullas. Il giovane sacerdote, accompagnato dal Vescovo di Ales Terralba, Mons. Giovanni Dettori, è stato accolto da numerosi fedeli in festa
per l’arrivo del loro nuovo pastore. Durante la cerimonia di insediamento nelle rispettive parrocchie, le
parole del Vescovo e di don Nicola hanno suscitato
viva commozione fra i presenti.
Ad accompagnarlo erano presenti numerosi fedeli della
parrocchia B. V. Maria Regina, poiché nei quattro anni
di apostolato presso la chiesa arburese Don Nicola ha
operato la sua missione con profitto, non dimenticando l’apostolato esercitato presso il carcere di Is Arenas in qualità di cappellano. Erano presenti anche tanti fedeli del suo paese natale, Gonnosfanadiga, ove avvenne la sua consacrazione a presbitero nella chiesa
della Beata Vergine di Lourdes il 30 ottobre 2005, ordinato dal vescovo della diocesi di Ales-Terralba, monsignor Giovanni Dettori, alla presenza del vescovo
emerito Mons. Antonino Orrù e di numerosi sacerdoti
della diocesi e dove il giorno successivo celebrò la sua
prima Santa Messa. Il 30 ottobre 2015 ricorrerà il decimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale che
festeggerà nella nuova sede in Mogoro, già di Don
Corrado Melis, oggi vescovo di Ozieri. Don Nicola
contemporaneamente è chiamato a insegnare nell’Istituto di formazione teologica della diocesi di Ales-Terralba, già avendo nella sua esperienza alcune pubblicazioni di carattere religioso.
Francesco Zurru
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