23-32 - La Gazzetta del Medio Campidano

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23-32 - La Gazzetta del Medio Campidano
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15 settembre 2015
Medicina d’altri tempi:
il Flebotomo ovvero “Su Flebottu”
N
ell’era della medicina nucleare e dei trapianti d’organo, pensare alle condizioni della medicina pubblica
agli inizi dell’800’ o giù di li, se da un lato ci fa un
pochino sorridere, dall’altro non può che farci riflettere sull’enorme sviluppo che la stessa ha avuto nel corso degli ultimi due secoli.
Sfogliando le pagine del libro di Giuseppe Pinna “Pubblica
sanità in Sardegna, dalle origini e fino al 1850” edito da Dessì nel 1898, si scopre che in tempi remoti, a causa dell’assoluta carenza di medici, la sanità pubblica di base ruotava intorno a personaggi che facevano dell’esercizio abusivo della
professione medica la loro occupazione principale, lucrando
in modo indecente. Si trattava in genere di praticoni con esperienze e competenze tramandate nel tempo da padre in figlio,
acquisite con lo strascico di una lunga scia di morti. Questi
personaggi, che esercitavano la professione grazie ad una
ordinanza del Protomedicato generale, secondo la quale potevano esercitare interinamente le funzioni sanitarie in assenza di medico, anche se sprovvisti di regolare diploma,
purché s’impegnassero ad uniformarsi in tempi ragionevoli
alle norme in vigore, cosa che succedeva raramrnte. La loro
attività professionale era pertanto giustificata solo in assenza
di medico, ragion per cui, godendo del supporto delle popolazioni presso cui operavano, essendo in genere nativi del
luogo, contrastavano energicamente in molti casi la nomina
del medico professionista.
A tutto questo caos si cominciò a porre rimedio intorno ai
primi anni dell’800’ , identificando meglio le figure professionali operanti nella sanità pubblica di base e attribuendo a
ciascuna le specifiche competenze: Medico, Prochirurgo e
Flebotomo.
Tralasciando di entrare nel merito delle prime due figura professionali, precisando solo che il “Pro Chirurgo” era colui
che aveva concluso regolarmente gli studi universitari ma
non aveva poi sostenuto l’esame finale, è il caso di focalizzare l’attenzione sulla figura del “Flebotomo”, da non confondersi con l’omonimo insetto, detto anche “pappatacio”, vettore responsabile nella trasmissione della “Leishmania”.
Il Flebotomo, che in genere esercitava anche la professione
del barbiere, era abilitato all’esercizio della “flebotologia”
dopo due mesi di pratica in ospedale e a seguito del superamento di un successivo esame articolato in due prove: una
privata, della durata di un’ora e mezza, su argomenti specifici contenuti nei trattati di chirurgia, ed una pubblica consistente in due operazioni stabilite a sorte 24 ore prima del-
l’esame stesso. Le competenze venivano fissate in: salassi,
applicazioni di ventose, clisteri, estrazione e pulitura di denti, frizioni, moxa (antica terapia di origine cinese, consistente nel bruciare sulla cute un surrogato di foglie di Assenzio
=”Senzu” colte al solstizio d’estate) e altre di minore importanza.
Il Flebotomo non poteva insediarsi dove già esisteva un chirurgo patentato, senza che fosse richiesto dal medesimo.
A dimostrazione di quanto sopra, si propone la bozza di convenzione stipulata tra il Pro-Chirurgo Francesco Cappitta di
Bono e l’Amministrazione del Villaggio di Forru, in data 28
giugno 1836, nella sua versione integrale e senza correzione
alcuna: «Con questa privata scrittura si dichiara qualmente il
Sig. Pro-Chirurgo Francesco Capitta di Bono, ed in questo
Villaggio di Forru ritrovatosi, si obbliga fin da questo momento di servire esattamente a questo comune di Forru nella
sua professione sanitaria, e senza distinguere classe alcuna
di persona, comprendendo in questo mio servizio al barbeggiare, salassare in qualunque parte del fisico, visitare gli ammalati a qualunque ora e, a richiesta, dare tutti i consigli sanitari, che potrà suggerirgli la sua arte e perizia, provvedendo
eziandio gli stessi ammalati con quei medicinali dei quali
potessero abbisognare, mediante bensì il loro corrispondente
pagamento, applicar sanguette, copette, clisteri, cavar denti
prestandosi a quanto sovra sempre che lo esigerà i bisogni,
dei salassi, e per la barba una volta la settimana per le persone rustiche, e per gli Signori Cavalieri, persone distinte, e
altri principali del paese due volte alla settimana, e per qualche volta straordinari ancora quando fosse di gradimento degli
stessi Signori, ed insomma obbligandosi a prestare tutti quei
serviggi, che soliono essere compresi nell’ordinario della sua
professione, eccettuati soltanto quei servigi e cure straordinarie, che esigono un separato e straordinario, ossia separato
servizio salario e compenso, intendendosi questa operazione
durativa fino al 15 del mese di agosto entrante anno 1836,
dando principio però dal quindici del mese di agosto corrente anno; all’altra parte però il Consiglio comunale presente
in questo contesto con l’aggiunta dei probbi uomini che sono
stati a tale oggetto richiesti, si obbliga a corrispondere al prefato chirurgo per un tale servizio, e per tutto quel tempo annuale il salario in grano al comune ed inveterato e come sogliono pagare i Vassali insino a questo momento, cioè quelli
di prima classe due starelli di grano, quei di seconda classe
uno starello di grano, quei di terza classe due quarti di grano,
quei di quarta classe sei imbuti di grano, e finalmente quei
Vassali soli o zitelli, un quarto di grano; spiegandosi ancora
che il Chirurgo Capitta sarà obbligato a compensare, e soddisfare dal suo salario altri due dilettanti di quell’arte, quali
siano a piacere di questo Comune, si aggiunge finalmente
per ogni buon fine, che il Chirurgo Capitta quando ci sia nel
paese qualche bisogno, e sia richiesta la sua continua presenza, non potrà assentarsi da questo nostro Villaggio a pena di
perdere la ratta del salario e la spesa occorrente di quell’ammalato, od ammalati, che abbisognano nel caso della sua assistenza, e perché consti in ogni tempo di questa intelligenza,
e contratto espresso dalle parti, e non possa revocarsi tutto
ciò che è conseguente, si sottoscrivono quelli che lo sanno,
apponendovi quei illetterati il solito segno di croce»
Sottoscrittori: Don Luigi Diana, Don Raimondo Diana, Don
Paolo Diana, Francesco Capitta.
Segni croce: Antonio Maria Tuveri-Sindaco, Rocco Onnis,
Pietro Antonimo Manigas, Francesco Cadeddu, Ignazio Farris, Sisinnio Tuveri e Antonio Onnis Mazzeu, tutti consiglieri e inoltre Francesco Floris Pau, Antonio Matta Manigas,
Nicolò Pistori, Antonio Porcedda Tuveri, Antioco Garau Sechi, Antioco Scano Floris e Antonio Murtas Maggiore, probbi.
Quanto sopra perché, abituati a lamentarci quotidianamente
per le lunghe liste di attese imposte per l’accesso alla medicina specialistica, per gli eccessivi costi della spesa sanitaria o
per i casi di mal sanità, veri o presunti, di tanto in tanto ci
ricordiamo anche di orientare l’antenna dei ricordi nella direzione degli scenari suesposti, almeno come doveroso omaggio nei confronti dei nostri avi che, in fondo, erano esseri
umani come noi.
Francesco Diana
BIANCO E NERO
di Fulvio Tocco
CHE FARE IN TEMPO DI GLOBALIZZAZIONE?
A
distanza di oltre due anni è possibile dire che il progetto
di cancellazione delle province in Sardegna è stato pensato da politici inadatti. Si sono avventurati sui sentieri inesplorati delle riforme istituzionali. Hanno cercato la visibilità autoreferenziale a tutti i costi incuranti della confusione e dei danni che avrebbero causato alle persone, alle
imprese e alle cose. In un periodo di vacche magre, non
avendo nulla da fare perché le risorse finanziarie prendevano per legge delle precise destinazioni, hanno cercato di stare in prima pagina ad ogni costo. Anzi, non va
dimenticato, a spese dei contribuenti! Considerata la forte
pressione dei media, incoraggiati da Report, per far ben
percepire ai cittadini la necessità dell’abolizione delle
province, presentate artatamente come luogo dello spreco; i dirigenti dei partiti politici dell’epoca, scegliendo
la politica dello struzzo, hanno assecondato in una maniera o in un’altra il predetto referendum. C’era chi si
espresse a favore e chi invece aveva preferito tacere con
la speranza che il referendum non andasse a buon fine.
Un clamoroso autogol che ha prodotto l’indebolimento
dei territori con meno investimenti e meno servizi; danni
incalcolabili alle imprese e ai cittadini.
In un periodo che vedeva l’industria ritirarsi, le imprese
locali boccheggiare, l’unica fonte di speranza ricadeva
sulle risorse territoriali e l’ente più idoneo a farle emergere era proprio la Provincia e invece, nel momento meno
opportuno, anziché rimodellarla alle nuove esigenze, l’abbiamo abolita. Chi rappresentava le istituzioni ha dimo-
strato di non saper leggere il territorio e i suoi bisogni,
con l’aggravante della scelta dei tempi, che richiedeva
delle politiche della ripartenza e non quelle dello sfascio.
A quello ci aveva già pensato dissennatamente il governo di Roma.
Senza entrare nel merito sul luogo dello spreco che subito dopo è stato individuato dai magistrati nel sistema regione, ora anche i media nazionali, sia pure in ritardo,
stanno cominciando a rendersi conto di quanto devastante sia stata la riforma delle province avviata dal Ministro
Delrio, tanto da non poter nemmeno essere attuata, dalla
legge 190/2015. In poche parole i cittadini sono stati
maleficamente orientati al voto, in un periodo di condizione socioeconomica terrificante, per creare danno a loro
stessi. Ora non si sa che pesci pigliare. Un bel risultato
no? E i furbetti tifosi di allora? I proponenti e i sostenitori del referendum erano talmente presi dall’affermazione personale che dall’interesse collettivo e, tra le tante
cose occultate, per dirne una, hanno evitato di dire che
l’Istituto della quattordicesima non esisteva (e non esiste) nella contrattazione collettiva dei dipendenti provinciali e che solo assorbendoli nel Sistema Regione, come
avevano paventato, la spesa anziché diminuire sarebbe
subito aumentata, ma queste informazioni sono state nascoste agli elettori e ai media.
Ora c’è chi scansa i dibattiti pubblici, chi preferisce il
silenzio, ma sono comportamenti di chi evita di dire la
verità su come va impostata la via della ripartenza. Se
non si produce ricchezza locale come si pensa di evitare
lo strangolamento della globalizzazione? I ricchi sono
uccel di bosco da un po’ di tempo: in pochi lo dicono. Se
non si produce ricchezza come si pensa di fronteggiare il
malessere diffuso? Di fronte al sistema regione che ancora non ha capito che l’economia gira anche con l’uso
delle derrate locali nelle mense scolastiche o incentivando la coltivazione totale delle campagne per plurimi fini,
dove si pensa di andare? Non sarà certo l’incentivazione
all’acquisto di macchine agricole a risollevare l’economia sarda!
Ormai si è perso già molto tempo. Ma sarebbe corretto
tornare indietro e porre rimedio al disastro, rivedendo le,
quasi tutte, norme sbagliate della riforma. In fondo, sbagliare è umano anche per il legislatore. Che avrebbe, tuttavia, il dovere di correggere il tiro delle proprie scelte
sbagliate. In gioco ci sono gli interessi collettivi, non l’orgoglio personale dei segretari di partito o dei governati
di turno. Chiaramente i responsabili del disastro istituzionale non sono da ricercarsi in questo Governo e in
questo Consiglio regionale. Ma soprattutto nel precedente
Consiglio, il peggiore della storia dell’autonomia isolana. Casomai questo Governo può fare molto per rendere
produttivo il territorio incentivando la coltivazione totale delle campagne. La cura delle campagne di pianura, di
collina e di montagna! Gli estensori del protocollo di
Kyoto ringrazierebbero, ma prima di loro, chi non ha lavoro.
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15 settembre 2015
Peste e corna
di Edmunduburdu
NAUFRAGAR M’È DOLCE IN QUESTO MARE
P
oetava così, quasi due secoli fa, il Leopardi. Naufragare inteso come immergersi nell’immensità dei suoi
sogni e della natura per staccarsi dalla quotidianità,
mica naufragare per finire dentro l’acqua del mare perché
il barcone si rovescia e i sogni d’una vita accettabile muoiono con chi li ha sperati. Centinaia di migliaia che fuggono dalle violenze e dalle guerre, migliaia che la fame, i
deserti o i mari inghiottono per sempre o depositano sulle
spiagge. E organizzazioni strutturate, collegate a interessi
non sempre decifrabili, che intascano centinaia di migliaia di euro quasi quotidianamente, e scafisti che qualche
volta si fanno imprenditori o altre volte guidano per pochi
soldi imbarcazioni malconce stipate di disperati senza
nome, e i ricavi depositati in grandi banche all’estero. E
paesi che accettano e aiutano i migranti, e altri che stendono barriere di filo spinato, e un’Europa divisa sulla loro
accoglienza con la prospettiva della creazione di tendopoli dove chiuderli.
Le guerre portano soldi ai potenti e fame agli indifesi e
George Clooney, quell’attore che affascina molti, con altri esperti vuole comprendere chi ne trae beneficio attraverso i flussi di denaro e bloccarglieli. Un’iniziativa che
tutti dovrebbero fare propria.
No, ad agosto niente di nuovo, migranti che sbarcano o
affogano, migranti nei container, nei camion, nelle valigie
o tra il filo spinato, strade intasate da vacanzieri e qualche
centinaio di morti per incidenti, attacchi suicidi o fatti dall’Isis che si impadronisce di terreni da coltivare, di banche, di pozzi di petrolio, di opere d’arte da vendere a caro
prezzo e del pane da offrire agli affamati, che non sono
riusciti a fuggire, per portarli dalla sua parte. E la violenza
che impera soprattutto in Siria mentre gli altri stati stanno
a guardare. Poi trombe d’aria e bombe d’acqua, qualche
aereo che cade anche durante le manifestazioni in memoria di qualcosa, un attentatore sul treno Amsterdam-Parigi
bloccato da alcuni coraggiosi che ha fatto pensare alla
necessità di controlli come negli aeroporti, e pure qualche
promessa, mica solo in Italia, di una riduzione delle tasse.
Qui da noi Renzi ha assicurato che toglierà quelle sulla
IL COMMENTO
prima casa e finalmente non dovremo più sforzarci di capire cosa significano i termini Imu, Tasi, Tari o Iuc.
No, niente di nuovo, qualche sottigliezza sulla riforma del
Senato, qualche protesta contro il troppo libero commercio operato dalle multinazionali o contro chi vuole imporre da qualche parte il maiale a meno di un euro e quaranta
al chilo, e trattori in marcia per salvare la nostra agricoltura dall’invasione di prodotti esteri. Niente di nuovo neppure in Grecia, che ha visto Tsipras dimettersi e che andrà
il 20 settembre alle elezioni nella speranza di un governo
in grado di operare le riforme necessarie e di avere più
ascolto in Europa, e niente di nuovo neppure in Cina, dove
ogni tanto avvengono incidenti nelle fabbriche. L’ultimo
a Tianjin, che ha provocato oltre un centinaio di morti e
moltissimi feriti, dove le autorità, che hanno tardato a dare
spiegazioni accettabili, hanno confermato la presenza di
composti di cianuro e ordinato l’evacuazione entro il raggio di tre chilometri dal luogo dell’esplosione.
In realtà qualcosa di nuovo il mese di agosto l’ha portato.
Un ricco funerale con banda musicale, cavalli e carrozze e
una Marine Le Pen, del Front National, che ha definitivamente spodestato il padre Jean-Marie che andava troppo a
destra. Obama ha parlato dei rischi cui si va incontro con
il cambiamento climatico e la Cina ha temporaneamente
risolto il problema dell’inquinamento con la chiusura delle fabbriche in occasione dei festeggiamenti per i 70 anni
dalla seconda guerra mondiale: niente mascherine sul naso
degli abitanti di Pechino ma sole splendente e cielo pulito.
Poi, quando finiranno le sfilate di soldati, carri e missili
intercontinentali le mascherine torneranno di moda. Le
novità vere ci sono, il canale di Suez diventato due canali
con relativo traffico navale più spedito, e i miliardi di metri
cubi di metano che l’Eni ha scoperto nel sottosuolo egiziano. Due cose che possono cambiare il futuro di quello
stato e un po’ anche del nostro. E poi la pillola rosa per le
donne, che non si capisce se le rende tutte assatanate o se
porta sonnolenza, e in queste settimane il papa, aperto e
solidale, che perdona l’aborto a chi si pente. Insomma,
quasi tutto bene: cosa vogliamo di più?
di Rinaldo Ruggeri
FUNTANAZZA NEL CUORE
D
evo essermi distratto parecchio in questo ultimo periodo, non mi sono accorto di un evento grandioso accaduto nella nostra amata Sardegna: la socializzazione dei mezzi
di produzione, l’abolizione della proprietà privata, in una parola, il socialismo. Nella nostra isola, secondo certa stampa
regionale e il chiacchierio dei social network, è proibito fare
impresa e quindi fare l’imprenditore. Ma questo divieto pare
sia ad personam, ritagliato per l’attuale segretario regionale
del PD Renato Soru. Riemergono stupidaggini, dure a morire, come quelle che vorrebbero: i comunisti poveri e straccioni e i cristiani scalzi e elemosinanti come San Francesco.
Soru non è un comunista, non mi risulta che lo sia mai stato,
e non è neanche il buon samaritano; è un imprenditore di
successo e come tutti gli imprenditori sa cos’è il profitto e lo
persegue. È un imprenditore sardo di livello internazionale,
come lo fu il vecchio padrone delle miniere di Montevecchio, Giovanni Antonio Sanna, e come lui vuole fare impresa
in Sardegna. Ha voluto investire nella nostra costa acquistando
il Pacchetto Scivu che includeva il fatiscente sito di Funtanazza, in vendita da tempo.
Quelli che oggi fanno le pulci a Soru dove erano quando
una certa società immobiliare milanese progettava di “edificare fronte mare qualcosa come 80 mila metri cubi di volumetrie” inglobando in questo piano anche la colonia di
Funtanazza? Quanto mutismo poi di fronte agli scempi di
Torre dei Corsari e Portu Maga. Esiste un film inchiesta,
che è stato ritirato dalla circolazione, che racconta la cementificazione e i progetti futuri di assalto delle nostre coste, le connivenze tra malavita e politica locale, regionale e
nazionale. Soru a Funtanazza vuole creare un’impresa turistica di livello, che darà lavoro, nel rispetto delle regole e
delle leggi che consentono il recupero delle cubature esistenti. Dov’è lo scandalo o lo scempio ecologico? Lo scandalo stava nella spiaggia di Funtanazza classista, preclusa
ai tanti e tanto cara agli amarcord di alcuni. Oggi è aperta a
tutti, purtroppo anche a quelli che appendono le buste di
immondezza sugli alberi o le dimenticano sui prati. Amare
Funtanazza significa farla rivivere in forma diversa, ridarle
l’antico splendore, farne un centro di vacanze per famiglie
degno di questo nome. Le colonie sono superate dalla evoluzione sociale, rimangono comunque, per i più, un felice
ricordo del passato. Mi fanno ridere questi neoecologisti
dell’ultima ora; con Soru sfondano porte aperte. Oltre il piano paesaggistico, la sua giunta ha elaborato, contro gli sprechi e le clientele, il piano sanitario e quello energetico. Fare
ecologia a tutto campo significa non sprecare risorse in pale
eoliche che non servono e che i cittadini pagano in bolletta
o avere un esubero di posti letto nella rete ospedaliera, mentre altri servizi sanitari languono.
Amare Montevecchio non significa vivere di ricordi, se pure
importanti, ma che appartengono al passato. Oggi che fare?
Per riportare il vecchio centro minerario agli antichi splendori, per rivitalizzarlo, per riempirlo di vacanzieri che fruiscano dei bellissimi beni paesaggistici? Bonificare, e ancora bonificare le discariche e le zone limitrofe impregnate di
tutte le sostanze nocive, residuo di alcune lavorazioni dei
minerali come la flottazione. Acidi, sali minerali e l’arsenico nelle diverse combinazioni non si disperdono con facilità, vanno trattati e confinati, vanno resi non nocivi per l’uomo, per gli animali e per la flora. La bonifica è prioritaria.
Smettiamola di fare manifestazioni e feste nelle discariche
e far annusare ai turisti quell’odore acre che impregna l’aria.
Bonifichiamo e facciamo sentire ai villeggianti il profumo
del bosco e delle essenze del sottobosco sardo. Troviamo
poi un imprenditore come Soru che ami la Sardegna e Montevecchio e voglia investire importanti risorse per fare del
centro minerario un’oasi ecologica per il turista e per gli
abitanti del territorio.
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EhcoButler: un progetto
con un marchio sardo
Vi collaborano Alessandro Cadeddu di Pauli
Arbarei e Marco Sideri di Ussaramanna
A Cagliari è stato presentato il progetto ehcoBUTLER finalizzato alla creazione di una piattaforma tecnologica ICT (Information and Communication Technology) per il miglioramento della qualità della vita di pazienti affetti da disturbi
cognitivi lievi. Questa innovazione permetterà di operare
un’azione di monitoraggio costante sullo stato fisico e psicologico del paziente, collegando tra loro famiglia e operatori
socio-sanitari.
La problematica al centro del progetto ehcoBUTLER è il progressivo invecchiamento della popolazione europea con il
conseguente manifestarsi di disturbi cognitivi lievi o moderati. Si contano infatti in Europa, statistiche alla mano, 190
milioni di over 50 che rappresentano il 37% della popolazione attuale. Il progetto, della durata di tre anni, è promosso da
un consorzio multinazionale composto da tredici membri, con
un budget di 3,6 milioni di euro di cui 2,9 milioni co-finanziati dalla commissione europea tramite il progetto di ricerca
e innovazione Horizon 2020. La piattaforma verrà quindi testata per venti mesi in sette paesi su un campione di oltre
mille pazienti. Questo strumento costituirà un valido e concreto aiuto per chi soffre di disturbi cognitivi tracciando un
quadro esauriente e affidabile delle condizioni del paziente
che spesso si trova in difficoltà a descrivere il proprio stato
fisico e mentale.
La piattaforma
ehcoBUTLER
avrà come caratteristica principale quello di
essere facilmente fruibile dal
paziente che dovrà essere indipendente - cioè
vivere in casa
propria in totale autonomia - aver superato i sessantacinque
anni di età e aver dato sintomi di lieve decadimento delle
facoltà cognitive.Gli obiettivi di questo progetto sono dunque, in primis, il miglioramento dello status emotivo dei pazienti, contrastando, per quanto possibile, l’avanzamento della
patologia, e, inoltre, la riduzione dei costi di assistenza socio-sanitaria mediante l’adozione di un sistema autosostenibile e utilizzabile in tutta Europa.
Il consorzio che si farà promotore del progetto sarà guidato
dalla società multinazionale di consulenza Everis con sede a
Madrid e comprenderà altri dodici membri tra i quali spicca
la start-up sarda YourDATA s.r.l che ha organizzato l’evento
nel capoluogo. YourDATA s.r.l nasce nel 2014 ad opera di
Alessandro Cadeddu, originario di Pauli Arbarei, e Marco
Sideri, originario di Ussaramanna, con l’intento di raccogliere, analizzare e valutare informazioni qualitative convertendole in dati di natura quantitativa, precisi e confrontabili. La
società opera sia nel settore pubblico che in quello privato,
collaborando con vari enti tra cui centri di ricerca, università,
fondazioni e associazioni.
YourDATA s.r.l e AIMA onlus (Associazione Italiana Malati
Alzheimer) con sede a Napoli sono gli unici due partner italiani facenti parte del consorzio che coinvolge associazioni,
imprese, società provenienti da Spagna, Paesi Bassi, Slovenia, Francia, Grecia, Serbia e Israele.
L’evento cagliaritano organizzato dalla start-up sarda ha avuto
una discreta affluenza e gli organizzatori si dicono soddisfatti del risultato ottenuto. La press conference si è svolta alla
presenza di alcune delle figure più importanti del Servizio
Sanitario Regionale, quali il Commissario Straordinario della ASL 6 di Sanluri, la Dr.ssa Maria Maddalena Giua e il
Direttore del Distretto Socio Sanitario di Sanluri, la Dr.ssa
Anna Clara Melis e dell’Assessore alle Politiche Sociali e
Salute del Comune di Cagliari, Luigi Minerba.
YourDATA s.r.l si occuperà, nell’ambito del progetto ehcoBUTLER, di diffondere informazioni, misurando l’efficacia
dei risultati ottenuti e il loro possibile utilizzo per finalità
commerciali. Si spera che il progetto possa essere sperimentato anche in Sardegna dove la problematica delle malattie
cognitive degenerative è particolarmente grave con una stima, risalente al 2012, di 15.000 soggetti affetti da tali disturbi, destinati a raddoppiare nell’arco di quindici anni.
Gli esiti positivi del precedente spagnolo - una sperimentazione basata su un campione di 1500 anziani - aprono nuove
prospettive su un uso responsabile e produttivo delle nuove
tecnologiche, oramai diventate componente imprescindibile
della nostra vita quotidiana.
Francesca Garau
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15 settembre 2015
IL MIO PUNTO DI VISTA
di Antonio Loru
CHE CONFUSIONE, SARÀ PERCHÈ TI AMO
PER UN MONDO DI NOMINATI
[…] la cosa più importante da notare è che dal nichilismo
ontologico, […] nulla è, al nichilismo assiologico, […] nulla vale, e di lì alla depressione, il passo è molto breve. […] la
certezza che abbiamo dell’esistenza del mondo esterno è grande come la nostra felicità o la nostra infelicità, oltre le quali
non ha importanza per noi il conoscere o l’essere. […] quando una teoria ci dice che non esiste in mondo esterno e i valori sono una semplice allucinazione, allora lo stato d’animo
predominante diventa la malinconia, o meglio quella che
potremmo definire come una sindrome maniaco-depressiva,
un’altalena bipolare che oscilla tra il senso di onnipotenza e
il sentimento della vanità del tutto. (Maurizio Ferraris, Spettri di Nietzsche, Guanda, MI, 2014, pgg. 53/54)
È assolutamente evidente che l’arte del cinema si ispira alla
vita, mentre la vita si ispira alla TV. (Woody Allen)
In futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti.
(Andy Warhol, citato in Esami di maturità, uno studente
su tre sceglie Warhol, 15 minutes of fame, La Repubblica, 23 giugno 2011)
Tradotta, la preoccupazione del filosofo Maurizio Ferraris,
in termini socio-politici, o di cultura civile, o di senso civico,
se più ci piace, potrebbe voler dire che, quando non opera
più una distinzione tra bene e male, giusto o ingiusto, competente o no, titolato o dilettante della domenica, i risultati in
prospettiva saranno catastrofici. Quando manca la base di ogni
virtù civile, l’esigenza che ognuno faccia al meglio ciò che
gli compete, si prepara terreno fertile al regresso generale e
al sottosviluppo economico, condizioni esiziàli per la realizzazione di quelle facoltà che nell’uomo per tradizione chiamiamo spirituali. Allora fatterèlli apparentemente insignificanti sono invece la spia di una condizione culturale che va
sempre più generalizzandosi nel nostro Paese, e che dovrebbe seriamente preoccuparci tutti. Il TGRAI Sardegna del 29
agosto e la stampa locale hanno dato grande rilievo a una
richiesta, a loro dire commovente, fatta da genitori e studenti
di una classe di scuola superiore di Cagliari: Signor preside,
per cortesia, ci lasci questa insegnante anche per il prossimo anno scolastico, che pur essendo solo una supplente che
ha preso in carico la classe nel secondo quadrimestre, è rimasta nel cuore dei ragazzi, in primo luogo per le sue doti
umane, per il meraviglioso rapporto che ha saputo stabilire
con loro! Il Preside? Tace! Così chiude il servizio, con aria di
bonario rimprovero, la simpatica lettrice del Tg. Ne ha ben
donde il povero Dirigente Scolastico! Nel resoconto giornalistico della vicenda è l’unico tra i protagonisti citati che sem-
bra volersi comportare normalmente, vale a dire secondo le
norme che regolano l’assegnazione delle cattedre, tradotte in
graduatorie di merito, derivanti da concorsi ordinari, riservati, anzianità di servizio, in ruolo e fuori ruolo, ecc. In definitiva è l’unico che ci fa una bella figura. Se è comprensibile,
ma non giustificabile, lo slancio sentimentale di ragazzi e
genitori, non è assolutamente giustificabile la leggerezza, il
pressappochismo, con i quali la stampa e l’informazione televisiva costruiscono questi discutibili servizi, a uso e consumo di un pubblico avvezzo alle lacrime facili dei reality televisivi. E ci manca solo che, come al Grande Fratello, o all’Isola dei Famosi, o a San Remo, sia una giuria popolare,
magari col televoto, o l’applausometro di pippobaudiana
memoria, a nominare anche gli insegnanti per i propri figli!!
Il Preside se volesse dire certo direbbe, alle signore simpatiche lettrici, agli entusiasti ragazzotti e alle loro mamme e
papà, cose che non vorrebbero sentirsi dire, ma profondamente vere e giuste, del tipo: a ognuno il suo, i genitori facciano i genitori, presidi, provveditori, sovrintendenti e insegnanti il loro. Ma è difficile per un dirigente, specie di questi
tempi di aziendalismo trionfante, dove l’orientamento scolastico alle superiori spesso si trasforma in una campagna acquisti, perché quella scuola, ogni scuola, in concorrenza alle
altre scuole, tenga i numeri, l’autonomia, il prestigio. È il
trionfo del modello americano! E allora, che male c’è, dirà
qualcuno? Niente, in assoluto, ma c’è un piccolo particolare:
in America, la scuola pubblica, di fatto non esiste. Ora che
idea abbia la politica della buona scuola, devo sinceramente
ammetterlo, non saprei dire. Fatti come questo dimostrano
invece che la società nel suo insieme e le famiglie degli scolari, alunni e studenti, hanno un’idea di scuola che è lontanissima dall’essere buona, è questo il vero dramma. Confondere tra loro scuola pubblica, di tutti, e le sue modalità didattico-formative, con i modi d’essere e stare, svolgere attività,
proprie di istituzioni elettive, certo meritorie, nel passato e
nel presente, come dopolavoro e oratori, non porta da nessuna parte. Compito della scuola, di ogni ordine e grado, è dare
ai bambini, ai ragazzi e ai giovani, la capacità di operare,
relativamente alla loro età anagrafica e cognitiva, coi sapere
che derivano dalle tre fondamentali forme con la quale l’intelligenza umana riesce a cogliere buoni risultati: la formale
astratta o logica, la pratica o etico tecnico operativa, l’estetica o sentimentale, in altri termini l’educazione alla produzione e al godimento della bellezza naturale e a quella creata dal
genio dell’uomo.
Tutto il resto è vanità.
La Sardegna si salva producendo di più
Approvato il Piano di Sviluppo Rurale, occorre pensare ad
un Piano Straordinario d’interventi per rendere produttive
le campagne della Sardegna. Per non essere fraintesi, per
Piano Straordinario s’intendono degli interventi che vanno
canalizzati secondo una programmazione a sé e su percorsi inesplorati della pubblica amministrazione regionale
che consentano di soddisfare un bisogno di chi intende investire rapidamente in attività produttive e che magari
non è in condizioni economiche di avventurarsi su costosi progetti. Le azioni ordinarie (importanti anche quelle
per il mantenimento del sistema) non
consentono, come già sperimentato, di
fare dei passi avanti all’economia generale. Occorre escogitare delle iniziative (consentite dalla legge chiaramente) per favorire dei
piccoli investimenti a tappeto sulle aree di pianura, di collina e di montagna.
Abbiamo l’azienda Agris di Villasor, abbandonata dalla politica, che vale oro per l’agricoltura sarda e rimane incomprensibilmente inutilizzata. Per esempio, basterebbero dei
piccolissimi interventi (le strutture e le infrastrutture sono
efficienti) per renderla utile alle attività di trasformazione
della frutta da guscio. Invece abbiamo perduto ancora un
altro anno. La Sardegna si salva producendo di più. Molto
di più, considerando la quantità dei prodotti importati quotidianamente: importiamo frutti con guscio, frutta e verdu-
ra di ogni genere e mangimi in abbondanza. Tutta ricchezza
che si perde e che potrebbe essere prodotta in casa creando
qualche opportunità di lavoro in più. Magari per alcuni occorre un piccolo aiutino per impiantare un terreno irriguo
di famiglia o un terreno di montagna,
e che senza quell’aiutino non lo faranno mai! Occorrono delle risorse contenute, regolate magari dalla norma del
“de minimis primario” che fissa dei
tetti assai ragionevoli per un intervento straordinario, da usare con formule
semplici e veloci per sostenere l’agricoltura e creare massa critica per le attività di trasformazione (del mandorlo
per esempio) che in Sardegna non decollano per questo motivo. Peccato che
anche le stesse Organizzazioni Professionali Agricole non diano la stessa lettura del territorio e
dei suoi bisogni. Certo che andare in Europa o dal Ministro
Martina e dire abbiamo un programma per abbattere le emissioni in atmosfera, incentivando la coltivazione dei legumi
su larga scala per rinaturalizzare i seminativi, per importare
meno derrate proteiche e meno concimi azotati, significa
andare con una proposta concreta che dà una mano all’Italia in Europa (Protocollo di Kyoto) e non con il cappello in
mano. Per riavviare l’economia regionale è necessaria una
pubblica amministrazione vitale e innovativa per stimolare
investimenti immediati ed efficaci sul territorio rurale.
Fulvio Tocco
di Giovanni Luigi Zedda
Dimmi cosa leggi
OGGI PARLIAMO DI...
MANUALE
DI CONVERSAZIONE
Personaggi: IL SIGNOR TALE E IL SIGNOR TALALTRO,
suo amico.
IL SIGNOR TALE: Ciao, carissimo. Dove vai?//
IL SIGNOR TALALTRO: All’arcivescovado. E tu?/
IL SIGNOR TALE: Dall’Arcivescovengo.
Personaggi: LA RAGAZZA, IL CARABINIERE, IL PASSANTE.
All’alzarsi del sipario, LA RAGAZZA e IL CARABINIERE
suo fidanzato passano in fretta.
IL PASSANTE al CARABINIERE: Arrestata?//
IL CARABINIERE: Che arrestata? È la mia fidanzata.//
LA RAGAZZA piangendo: Sarà sempre così, per tutta la vita!
(Achille Campanile, Tragedie in due battute, BUR Rizzoli, MI, 2014)
Campanile sera? Certo, ma anche mattina, pomeriggio, notte. Tutto il santo giorno.
Sarebbe certamente piaciuto questo incipit, in stile vagamente campaniliano, a un amico che non c’è più, grande lettore,
estimatore quant’altri mai vi fu dell’umorista laziale.
Il suo Manuale di conversazione (di Campanile intendo, non
del mio povero amico) credo sia uno dei più bei libri di lettura amèna, nel senso più alto della parola, che siano stati scritti nella seconda metà del Novecento. La conversazione, antica arte scomparsa dall’orizzonte dell’attuale
cultura, alta e popolare.
Conversazione,
da
CUM = con, assieme e
VERSÀRE, nel significato 2 = far affluire un
liquido, o altro, dentro
un contenitore. Riempire il vuoto del nostro
tempo con parole piene.
Le parole vuote non
riempiono vuoti e solitudini.
Quando, come in questo
tempo, ognuno continua
a parlare, parlare, parlarsi addosso rimane
solo, autisticamente nel
vuoto comune, popolato da suoni senza significato, anche per chi parossisticamente li produce. Il mio antico maestro delle elementari ci ripeteva spesso: porgetemi il padiglione delle vostro orecchie, ché vi verserò dentro il brodo del mio sapere.
E i 47 raccontini, di cui si compone questo Manuale, entrano
nella testa e nel cuore del lettore.
A cominciare da quello d’apertura, che dà il titolo alla raccolta, Manuale di conversazione, per l’appunto, fino all’ultimo che chiude un libro che a questo punto si vorrebbe non
terminasse ancora, una commediola degli equivoci piccolo
borghesi, L’orrenda parola. Nell’insieme una serie di motivi, ora allegri, ora struggenti, ora irriverenti, suonati dall’organetto, o fisarmonica diatònica, del genio del grande vecchio romano, nei suoi ultimi anni di Lariano, vicino Viterbo.
Storie assurde, paradossali, squinternate, ritmate da un uso
della parola che clona sé stessa con progressione geometrica,
fino a occupare, in maniera solo apparentemente incontrollata, quasi tutta la pagina. Alcuni di questi esercizi di conversazione sono una testimonianza di partecipata compassione
alle miserie umane, alla fatica di vivere, ai piccoli e grandi
dolori quotidiani, che tutti ci accompagnano in questo viaggio tra due date irrevocabili, estreme.
Immaginate di voler fare una dichiarazione d’amore, passeggiando con Lei su di un calesse trainato da un cavallo affetto
da aerofagia, che contrappunta, con fragorosi peti, tutti i vostri tentativi di dirLe quanto vorreste passare, con questa, ai
vostri occhi, splendida creatura, il resto dei vostri giorni. E
vi fareste curare da un medico nel cui studio, sopra la scrivania una collina di telegrammi informa che diciasette dei suoi
pazienti, presi in cura solo in quella settimana, sono tutti passati a miglior vita?
Achille Campanile, Manuale di conversazione, BUR Rizzoli, MI, 1976, e successive.
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15 settembre 2015
25
di Valentino Pitzalis
INVALIDI & DISABILI
www.valentinopitzalis.it
INVALIDITÀ CIVILE E ACCOMPAGNAMENTO PER MALATI ONCOLOGICI
Ai malati oncologici spetta il riconoscimento dell’invalidità
civile. A tal proposito il D.M. del 05.02.1992 prevede tre
percentuali di invalidità per la patologia oncologica, ossia:
1.
per neoplasie a prognosi favorevole con modesta compromissione funzionale, l’11%
2.
per neoplasie a prognosi favorevole con grave compromissione funzionale, il 70%
3.
per neoplasie a prognosi infausta o probabilmente sfavorevole nonostante asportazione chirurgica, il 100%.
Al fine di ottenere il relativo riconoscimento occorre, una
volta appresa la diagnosi, presentare la domanda di riconoscimento dello stato di invalidità esclusivamente per via telematica; la suddetta domanda deve essere accompagnata
dal certificato comprovante la natura delle infermità invalidanti, compilato dal proprio medico curante.
La domanda può essere poi trasmessa personalmente da chi
è in possesso del codice Pin, altrimenti attraverso i patronati e le associazioni di categoria dei disabili (A.N.M.I.C. per
gli invalidi civili, U.I.C. per i ciechi civili, E.N.S. per i sordomuti). Una volta avvenuto l’invio, il sistema telematico
rilascerà una ricevuta dell’accettazione della domanda.
Se oltre al riconoscimento dell’invalidità civile (L. 118/
1971), si vuole fruire anche dei benefici previsti dalla legge
sull’handicap (L. 104/1992), è consigliabile indicarlo nella
stessa domanda in modo tale che la visita sarà unica per
entrambe le richieste.
EMOTIVAMENTE
Solitamente, a seguito di presentazione della domanda decorrono circa 30 giorni per essere chiamati a visita. Però,
con la Legge n.80 del 2006 (articolo 6) è stato previsto un
procedimento più breve per le persone affette da patologie
oncologiche. Infatti, in tali casi, la visita per l’accertamento
dell’invalidità civile e dell’handicap deve essere effettuata
entro 15 giorni dalla data di presentazione della domanda
di Alice Bandino
psicologa
Www.psygoalicebandino.it,
A SCUOLA DI EMOZIONI
da parte dell’interessato. Inoltre, gli esiti dell’accertamento
hanno efficacia immediata per il godimento dei benefici da
essi derivanti.
Qualora non sia possibile il trasporto del malato alla visita
medico-legale, può essere richiesta la visita domiciliare, supportata da adeguata certificazione medica che attesti l’impraticabilità del trasporto. La Commissione medica della
ASL, nel caso ritenga giustificata la visita domiciliare, si
recherà presso il domicilio o nel luogo di cura presso cui è
ricoverata la persona malata per sottoporla a visita.
Indennità di accompagnamento per persone affette da patologie oncologiche.
Se a causa della patologia oncologica la persona ha problemi di deambulazione o non è più autonoma nello svolgimento delle normali attività della vita quotidiana (come l’alimentazione, l’igiene personale, la vestizione) si può richiedere il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento.
La Corte di Cassazione con sentenza n. 10212 del 27 maggio 2004 ha infatti già stabilito che l’indennità di accompagnamento deve essere riconosciuta anche alle persone affette da patologie oncologiche che, per effetto della chemioterapia, non sono capaci di badare a se stesse.
Il diritto al beneficio può essere riconosciuto anche per periodi molto brevi, inferiori al mese, ossia per il periodo necessario all’effettuazione delle terapie chemioterapiche, in rapporto agli effetti fortemente debilitanti di tale trattamento.
Pabillonis
Numeri vincenti lotteria
sagra San Lussorio 2015
Sono stati estratti i biglietti vincenti della sottoscrizione
a premi organizzata dal comitato per i festeggiamenti di
San Lussorio. Questi i numeri vincenti: 1528 TV led40";
0656 tablet; 0357 telefono Vodafone; 0775 pentola; 1674
oggetto artigianato sardo; 1443 accessori auto; 1681 caraffa; 2746 lezioni zumba; 1489 parure; 2992 parure;
1352 salsiccia; 1761 hamburgher; 1958 cassa di birra;
0285 3 pizze tonde;1790 1 kg di muggini; 1001 1 kg
moscardini ;1345 1 pianta; 2013 teglia di pizze; 1396
teglia di pizze; 2902 cassetta di meloni; 0340 cassetta di
patate; 2654 1 kg salsiccia fresca; 1813, 2798, 1993, 2033,
1462, 1864, 1699, 2021, 2099, 2596 buono spesa; 1869,
1773, 2632 zafferano; 2682 cassetta di verdure; 1409 1
kg di cozze. Per i premi rivolgersi a Marco Melis cell.
3466770934. (d. f.)
Una lettrice mi scrive per chiedermi in che modo andare dallo psicologo per migliorare lo sviluppo delle competenze socio-emotive, può migliorare la vita di tutti i giorni. Personalmente, ho molta fiducia nei benefici che l’intelligenza socioemotiva può apportare non solo al singolo ma all’intera comunità di un territorio. È possibile orientare i bambini già da
piccolissimi a comprendere la loro vita emotiva e a sviluppare un adeguato vocabolario per esprimere le proprie emozioni.
I responsabili di questa prima alfabetizzazione emotiva son i
genitori, a seguire gli insegnanti e via via gli adulti di riferimento (allenatori, educatori, catechisti ecc…), e in molte scuole americane da decenni, ad esempio, viene insegnata di pari
passo alle altre materie, grazie alla collaborazione tra le istituzioni e il team guidato dai due grandi psicologi Goleman e
Growald, esperti mondiali di Intelligenza Emotiva. Così come
in grammatica si insegnano prima i suoni e le lettere per decodificare parole e frasi, allo stesso modo imparare il riconoscimento delle sensazioni associate alle nostre emozioni sin
da piccoli pone le basi per il raggiungimento di abilità per
comprendere le nostre emozioni e quelle altrui, in tutte le sue
sfumature.
Naturalmente è necessario che questi adulti di riferimento
abbiano loro stessi un livello medio-alto di competenza socio- emotiva; nel caso non si riuscisse da soli a raggiungere
questo livello, uno psicologo esperto in materia potrà colmare queste lacune e aiutare a migliorare queste competenze
negli adulti.
Nei prossimi mesi partirà un mio progetto di Intelligenza
Emotiva dal titolo “Campioni di razza “ in alcune classi di un
asilo, di una scuola elementare, di una scuola media inferiore
e di un istituto superiore del nostro territorio, il cui obiettivo
sarà promuovere e rimodulare le competenze emotive degli
studenti delle classi interessate, al fine di prevenire fenomeni
di intolleranza e pregiudizio che se non corretti possono
sfociare in atteggiamenti non solo di bullismo, ma in vero e
proprio Razzismo. I programmi attuati in questi percorsi, parallelamente ai programmi scolastici ministeriali, facilitano
negli studenti i compiti di apprendimento, influenzano la loro
abilità di concentrazione, migliorando le loro capacità cognitive e insegnano loro a riconoscersi nel proprio ruolo di
studenti, di figli, di cittadini. Il compito dello psicologo in
questi progetti applicati nelle scuole è quello di aiutare i minori a sviluppare e gestire attitudini personali, valori, competenze interpersonali che possono aiutarli ad assumere ruoli
differenti e più tolleranti in classe, coi compagni, con gli insegnanti, come membri di una comunità e come futuri adulti
e lavoratori.
E’importante insegnare il rispetto delle emozioni altrui e ancora più importante è insegnare alle persone come far emergere e rispettare le proprie emozioni. Ad ogni azione corrisponde una reazione, ad ogni emozione esperìta corrisponde
una specifica emozione consequenziale. Poter esprimere il
proprio vissuto emotivo in un ambiente che valorizza e non
censura le emozioni, è una delle chiavi per una corretta convivenza tra individui, tra colleghi, tra popoli e razze e, in
questo particolare momento socio-politico, ben vengano sostegni atti a incrementare le competenze socio-emotive.
Un famoso proverbio africano afferma che serve un intero
villaggio per educare un fanciullo. Con l’intelligenza emotiva applicata nelle scuole aspiriamo a educare un intero villaggio investendo sui fanciulli.
La sezione di Guspini ricorda ai donatori che
La sezione di Villacidro ricorda ai donatori che
La sezione di Serramanna ricorda ai donatori che
sabato 3 ottobre
domenica 11 ottobre
dalle 8,30 alle 12,30
effettuerà i prelievi nel Poliambulatorio
in Via G. Rossa, 49
dalle 8,30 alle 12,30
effettuerà i prelievi nel Poliambulatorio
in Corso Europa
sabato 19 settembre
dalle 8,30 alle 12,30
effettuerà i prelievi nella sede locale
in Via Don Minzoni, 107
Le donazioni di sangue presso
l’ospedale di San Gavino Monreale
si effettuano nei nuovi locali
siti nella palazzina
fronte pronto soccorso, 2° piano,
il martedì, giovedì e il sabato
dalle 8 alle 12.
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15 settembre 2015
L’ISOLA IN CUCINA
di Roberto Loddi
MICOLOGIA E DINTORNI
TURTA DE MENDULA O TURTA DE ISPOSUS
MACROLEPIOTA PROCERA
È la torta per eccellenza della nostra tradizione, la torta dei
matrimoni (mazz’è mendula) e delle ricorrenze classiche. Ricoperta di una glassa semplice a base di zucchero al velo e
acqua, traslucida ma morbida al tempo stesso; oppure rivestita con pasta di zucchero, infiniti ghirigori sempre bianchi,
con fiorellini e uccellini di zucchero colorati, decori in lamina d’oro - argento e “traggera” (confettini argentati).
Per evitare che la torta si abbassi al centro, quando si macinano le mandorle è sufficiente aggiungere una cucchiaiata di
farina.
Ingredienti
Preparazione
12 uova,
g 400 zucchero,
g 400 mandorle macinate finissime,
g 50 di amido di mais,
g 50 di farina bianca,
1 bustina di lievito,
per la glassa: zucchero al velo,
albume d’uovo, succo di limone,
liquore a piacere, confettini di zucchero colorati (traggera), sale q.b.
Lavora a lungo i tuorli (tieni da parte gli albumi) con lo zucchero e l’amido di
mais dentro a un recipiente fino a quando il composto sarà diventato bianco e
spumoso. Fatto, aggiungi la farina di mandorle, la farina bianca e gli albumi montati a neve fermissima con una presa di sale, quindi amalgama bene gli ingredienti
e versa il ricavato dentro ad uno stampo a cerniera di 28 centimetri di diametro,
foderato con della carta oleata. Assesta l’impasto e passa il dolce in forno già caldo
a 180° per circa quaranta minuti.
Una volta raffreddata la torta è pronta per essere glassata e guarnita a piacere con
decorazioni preparate a base di zucchero e gomma adragante.
Altra versione
Preparazione
Ingredienti
g 75 di burro,
3 uova,
g 150 di zucchero comune,
g 100 di latte,
g 180 di farina,
g 500 di farina di mandorle,
sale q.b.
Lavora il burro in un recipiente e sempre mescolando, aggiungi uno alla volta i tuorli
d’uovo, tenendo da parte gli albumi. Fatto ciò, aggiungi lo zucchero e una volta incorporato
unisci a filo il latte e a pioggia la farina setacciata, poi incorpora gli albumi montati a neve
fermissima con una presa di sale, quindi aggiungi la farina di mandorle ed amalgama insieme tutti gli ingredienti. A questo punto, versa il composto ottenuto dentro a uno stampo a
cerniera foderato con della carta oleata, assesta bene l’impasto e cuoci il dolce in forno già
caldo a 180° per mezz’ora circa. Anche per questa versione vale la procedura precedente.
Una volta raffreddata la torta è pronta per essere glassata e guarnita a piacere con decorazioni preparate a base di zucchero e gomma adragante.
Vino consigliato: Vernaccia di Oristano liquoroso ben freddo, dal sapore fine, sottile, caldo
con leggero retrogusto di mandorle amare, e dolce.
Carissimo don Nicola,
a nome di tutta la Comunità Parrocchiale di Arbus
voglio esprimerle il nostro più sentito grazie. È davvero difficile trovare le parole giuste per ringraziarla, ma mi sembra
doveroso farlo soprattutto a nome della comunità che ha guidato per ben quattro anni.
Nella vita ci sono momenti particolari, che ti obbligano a
guardare indietro ed a fare sintesi. Da quando è arrivato fra
noi nel luglio del 2011 fin da subito posto a servizio di tutta
la comunità, adempiendo nel modo più vero e autentico, con
la concretezza che la caratterizza al suo Ministero.
Ci sentiamo privilegiati per averla conosciuta e apprezzata.
I membri del Consiglio Pastorale, degli affari economici, i
ministri Straordinari dell’Eucarestia, il gruppo liturgico, il
coro, i chierichetti, le persone ammalate e i loro parenti, le
tante famiglie che in silenzio ha aiutato nei momenti di difficoltà, le catechiste, la Caritas, l’Azione Cattolica, gli animatori, i giovani, nonché noi tutti membri di questa Comunità
Parrocchiale non possiamo che dire: “È stato un grande dono
di Dio averla avuta tra noi”. In particolare i bambini e ministranti, la ringraziano per averli “fisicamente” avvicinati all’altare privilegiati di questo grande dono, del poter quasi
toccare con mano con la loro semplicità e purezza le cose
grandi e meravigliose che avvengono presso di esso.
Ha saputo guidare con impegno la sua Comunità facendo scelte importanti per la crescita della fede e l’amore alla Parola di
Dio, mantenendola vivace e ricca di gruppi e iniziative. Ha
saputo chiedere e ottenere l’aiuto di vari laici che hanno condiviso la sua visione dell’agire e dell’operare. Molti hanno
così scoperto la gioia di sentirsi parte attiva della Chiesa.
Questo ha favorito la creazione di una parrocchia viva e attiva, ricca d’idee e di progetti, in cui tutti hanno avuto la possibilità, la gioia e il piacere di impegnarsi.
Ciascuno di noi offrendo se stesso alla comunità con i doni
ricevuti dal Signore, ma anche con le inevitabili imperfezioni
e debolezze che accompagnano il vissuto di ognuno di noi.
Tuttavia il tesoro di questi quattro anni di apostolato e di convivenza fraterna che è stato proficuamente riservato alla nostra comunità parrocchiale non va disperso, ma coltivato e
conservato gelosamente come eredità preziosa di un periodo
di Gigi Arixi
di grazia che abbiamo avuto la fortuna di vivere.
Grazie… don Nicola, grazie per esserci stato e grazie per esserci.
Ora cercheremo di essere
terreno fertile per il seme
che ha piantato. Cercheremo di lavorare operosamente il terreno delle nostre anime, affinché il
grande albero della Chiesa possa essere ancora più
rigoglioso e dare nuovi
frutti, e mettere in atto
quanto abbiamo appreso
da lei e dalle sue raccomandazioni. Ora ci affidiamo con fiducia, come lei vuole,
nelle mani del nostro nuovo parroco don Luca. Siamo sicuri
che troverà una realtà con alcuni limiti, ma anche con molte
risorse umane e spirituali, frutto del suo lavoro e di coloro
che l’hanno preceduta.
Ci dispiace davvero tanto lasciarla andare via dopo un cammino fatto insieme, ma ci consola il fatto che un’altra comunità, quella di Mogoro, avrà l’occasione e la fortuna di conoscerla e di costruire assieme a lei un altro pezzettino di storia
nel cammino verso Dio.
Non è un addio, ma l’augurio vicendevole di continuare un
buon cammino, anche se la sua strada si scosta dalla nostra
ma solo per affiancarsi a un’altra comunità che ha bisogno
della sua guida verso i medesimi traguardi. Tanta strada è
stata percorsa, tanta ne rimane!
Il Signore accompagni il suo cammino Sacerdotale e grati
per quanto lascia ad ARBUS del suo stile Sacerdotale e pastorale, a nome di tutta la comunità auguro ogni bene.
Grazie don Nicola per aver fatto parte della nostra comunità,
lei resta nel patrimonio del nostro cuore!
Con affetto e stima tutti noi la salutiamo!
I suoi parrocchiani
Macrolepiota procera
Fungo di dimensioni ragguardevoli, il cappello può raggiungere 40 cm. di diametro. Il gambo, slanciato e cilindrico, è adornato da un doppio anello scorrevole che ci
aiuta nella sua determinazione . La macrolepiota procera,
in italiano volgare, la conosciamo come mazza da tamburo, in quanto da giovane ci ricorda appunto tale strumento. In vernacolo sardo la descriviamo come capedd’è
preidi, scrapuddu de para o paraccu. In cucina è un ottimo basidioma, leggermente tossico da crudo, ne consiglio
infatti un’attenta e prolungata cottura; quindi evitiamo la
preparazione alla brace , “come solito fare di noi sardi”.
Questo metodo infatti non ne consente la cottura integrale, atta a disperdere le tossine interessate. Anche i gambi,
pur essendo legnosi, possono essere utilizzati: dopo averli
essicati e triturati, il preparato sarà un ottimo insaporitore
per carni e sughi.
La Macrolepiota procera è un fungo difficilmente confondibile con altre specie per la sua stazza, tuttavia, il
genere lepiota può indurci alla confusione. Per fortuna le
dimensioni molto più piccole e l’anello non mobile ci aiutano a differenziarle, alcune di queste sono velenose o
mortali. Comunque ho notizia certa di casi di avvelenamento dovuti a ingestione di Macrolepiota procera. Il fatto riguarda due miei amici, interessatomi al caso dopo attente analisi, si è dedotto che i funghi erano stati raccolti
ai margini di strada trafficata e di un campo coltivato. I
funghi sono dei forti assorbitori di metalli pesanti, bisogna quindi essere accorti e evitare la raccolta in quelle situazioni. Altra indicazione che segnalo è di evitare il consumo di Macrolepiota rachodes varietà Boemica o Macrolepiota rachodes varietà hortensis. Il primo nome indica
chiaramente
il luogo del
suo primo ritrovamento,
più tardi si
appurerà che
i suoi areali
di crescita
sono molto
comuni e
che predilige
letti di base
letamica,
ecco spiegato il secondo Macrolepiota rachodes var. hortensis
nome.
La Macrolepiota hortensis è un fungo sospetto di tossicità, personalmente lo consumo e non ho avuto mai problemi
di alcuna sorta. Con ciò non voglio dire che non sia venefico… ma evidenziare che l’organismo dell’uomo con i suoi
enzimi non è eguale per tutti, anche qui ho notizia certa di
casi di intossicazione dovuta al consumo di questo basidioma.
Per i micofagi ecco alcuni modi di cucinare le macrolepiote: pulire e tagliare i cappelli a spicchi, quindi usare lo
stesso procedimento per la cotoletta alla milanese. Altro
modo , sempre cappelli a trance con l’imenio rivolto verso
l’alto in modo da insaporirlo con un trito di aglio, prezzemolo, olio e sale, sei-dieci minuti al forno e il piatto è pronto. Infine utilizziamo un cappello di grosso diametro come
base per fare la pizza … al posto della pasta, ponendovi
sopra condimenti a piacere … cuocere al forno e il
pranzo…è servito!!!
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15 settembre 2015
27
Sport
Basket femminile:
al via l’attività
della Polisportiva Serramanna
L
a nuova squadra di pallacanestro femminile rinasce per
la stagione 2015-2016. Il primo allenamento, recentemente avvenuto, ha dato inizio alle attività del comparto rosa sotto l’auspicio di un largo coinvolgimento nella popolazione serramannese. Il presidente del
settore pallacanestro, in carica da poco più di un anno,
Luca Curreli esprime soddisfazione per l’iniziativa e
apprezzamento per coloro che vogliono mettersi in
gioco per questa nuova sfida.
Allenate da Luca Cadelano, il gruppo di giocatrici,
piuttosto affiatato, è costituito da ragazze di età di-
verse ma accomunate da un forte coinvolgimento dimostrato già dal primo incontro dopo la pause estiva.
Fra palleggi e terzo tempo, migliora la coordinazione
dei movimenti e nascono battute di spirito, riflesso
di un’atmosfera che fa allegria, come si usa fra amiche.
Il campo di allenamento per ora è quello all’aperto di
Corso Italia. Se non manca l’entusiasmo sono ancora
incerte le condizioni per lo svolgimento del campionato o comunque nella partecipazione del gruppo in
uno spazio più ampio. Sempre Luca Curreli e tutto lo
Pabillonis
È stata avvincente e appassionante la gara ciclistica su
strada “1° Trofeo Città di
Pabillonis” che si è svolta
all’interno del centro abitato. La manifestazione, inserita nel calendario del Csain ciclismo Regione Sardegna, è stata organizzata dall’A.S.D. Portoscuso con la
collaborazione del Gruppo
Eugenio Figus, della Pro
Loco e del Comune. Sette le
categorie che hanno partecipato alla gara che si è svolta in un circuito di 1.800 m
da ripetersi 25 volte per una
distanza complessiva di 45
km.
Dopo il via della giuria
composta da Roberto Rosellini e Rosalba Zucca, a mettersi subito in evidenza è
stato Omar Desole della
Vigor Cycling Team che ha
mantenuto un ritmo costante per tutta la corsa prevalendo nello sprint finale sul
quartetto di testa. Da mettere in evidenza l’ottima
prova di Simone Seguro che
nonostante una foratura è
riuscito a recuperare e piazzarsi al 2° posto tra i veterani.
La giornata caratterizzata da
una temperatura afosa ha
messo a dura prova le forze
dei partecipanti. Da segnalare una caduta di alcuni
corridori, che per fortuna
non hanno avuto gravi conseguenze.
Classifica posizione assoluta: 1° Omar Desole (Vigor Cycling Team), 2° Nicola Maccioni (MTB Iglesias), 3° Nicola Piras (Techno bike). Nella categoria
Cadetti: 1°Murtas Emanuele (Speed Bike Uta), 2°
Eros Piras (Techno bike),
3°Simone Cannas (Team
Nencini Sport).
Cat. Junior: 1° Nicola Piras ( Techno bike), 2°Emiliano Cefaloni (Speed bike
Uta), 3° Maurizio Bottero
staff dirigenziale, dal presidente del minibasket Antonio Ara al vertice della Polisportiva Atletica, Ignazio Frongia, confidano naturalmente nella possibilità
di poter trovare maggiori occasioni per proporre l’iniziativa nel territorio. L’intento è quello di dar nuova
linfa vitale alle attività della pallacanestro; gli obiettivi riguardano tanto l’esperienza sportiva quanto l’inserimento, l’accoglienza e l’aggregazione sociale in
un contesto dove tutti possono offrire il proprio contributo. Buon divertimento a tutti!
Giovanni Contu
Sardara
Beach Tennis
nel parco comunale
Corsa ciclistica su strada:
“1° Trofeo Città di Pabillonis”
(Techno bike).
Senior: 1° Omar Desole
(Vigor Cycling Team),
2°Francesco Muller (Rema
cicli Iglesias), 3° Massimo
Pintori (Techno bike).
Cat. Veterano: 1° Nicola
Maccioni (MTB Iglesias),
2°Seguro Simone (2000 Ricambi), 3° Nicola Porru
(Lex Bike Sardinia).
Cat. Gentleman: 1° Alvise
Montisci (Lex Bike Sardinia), 2° Fabrizio Mudu
(Pool bike Serramanna),
3°Pasquale Sibiriu (Linas
Bike Gonnos).
Cat. Super Gentleman A:
1° Placido Caraci (Sba Zibido S. Giacomo), 2° Franco Mallica (Sga Gialeto
1909), 3°Antonio Olla (Sga
Portoscuso).
Cat. Super Gentleman B:
1° Nonnis Carlo (GS Portoscuso). A fine gara, nei locali del Bar Universo, il
Gruppo Eugenio Figus ha
offerto un rinfresco e la
cena a tutti i partecipanti.
Dario Frau
Ad agosto il parco comunale di Sardara si è trasformato in
una piccola spiaggia con il campetto di sabbia realizzato per
la terza edizione del Beach Tennis, organizzata dall’Asd Tennis Club locale.
Le 26 formazioni
suddivise in otto
squadre, composte
da coppie miste di
atleti e principianti
di età compresa tra i
16 e i 60 anni, si
sono contese la finale e il trofeo 2015.
Record di partecipazione di coppie di
fratelli: Sardu, Montisci, Sinacore, Fazzini, Cuccu e Curreli. Ma a far fuori le teste di
serie, con risultato sorprendente classificandosi al primo posto, sono stati i gemelli Andrea
e Giovanni Montisci, che hanno disputato un gran finale al
terzo set contro papà Sergio in
squadra assieme al presidente
dell’associazione organizzatrice Adiutino Altea, questi ultimi classificatisi secondi. Ha
raggiunto il terzo posto la squadra di Elvio e Dario Atzori e il
quarto Luca Caddeo e Andrea Aru.
«I classificati - dichiara il presidente Altea - saranno teste di
serie per il quarto torneo 2016 di Beach Tennis. Quest’anno
la comunità sardarese ha risposto molto bene all’iniziativa.
Lo dimostrano le adesioni sempre più numerose e le richieste
dei ragazzi di poter svolgere campionati anche durante l’anno e non solo in estate. Questo, oltre a gratificarci a livello
personale, è uno stimolo per pensare ad ampliarci come Federazione nel settore del Beach Tennis e proseguire con questa attività. Volevo inoltre ringraziare Gianluca Cadeddu, gestore del parco comunale, i partecipanti e tutto lo staff della
società Asd Tennis Club Sardara».
Marisa Putzolu
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15 settembre 2015
Unione Ciclistica Guspini
S
tagione sportiva ricca
di soddisfazioni in ambito regionale e nazionale per le squadre agonistiche esordienti ed allievi e ottimi risultati dei piccoli della
scuola di ciclismo nella categoria giovanissimi che si
sono cimentati nel Campionato regionale a squadre sia
corsa sia mtb, conclusosi a
Olbia il 6 settembre. La lunga e impegnativa annata delle corse su strada e sulla mtb,
cominciata il 15 marzo a Platamona e che si concluderà a
novembre con l’ultima prova mtb del Gran Prix Fancello Cicli in programma a
Montevecchio per l’organizzazione della Unione Ciclistica Guspini. La società guspinese ha partecipato ai
campionati regionali su strada, tipo pista e mtb agonistici regionali e nazionali conseguendo risultati sportivi di
gran lunga sopra le aspettative di inizio stagione. Tra gli
allievi, capitanati dal plurivittorioso giovane talento
sardo Gabriele Porta che nelle ultime stagioni ha vinto
tutto in ambito regionale sia
su strada sia su mtb, non
mancando di far bene anche
in ambito nazionale, la società ha allestito una squadra
composta da ottimi atleti.
«Nonostante la concorrenza
di squadre più esperte con in
organico gli juniores, i risultati in corsa hanno dato ragione al lavoro ed agli impe-
Ottimi risultati per gli esordienti,
gli allievi e la scuola di ciclismo
gni della società guspinese.
Nove vittorie assolute su
strada per Gabriele Porta,
due per Nicola Leo, una per
Mattia Sechi e diversi podi
per Francesco Serra in ambito regionale», afferma il
presidente Stefano Dessì. A
queste si aggiungono numerosi piazzamenti per gli altri
allievi e la soddisfazione di
aver contribuito tutti a far
salire sul podio le maglie
bianche e rosse e aver conquistato a Usini il campionato regionale, con una volata
di Porta che di prepotenza fa
sua la maglia con i quattro
mori. Unico rammarico la
prova unica a cronometro in
cui Porta si è dovuto arrendere all’ottima giornata del
talentuoso corridore di Perfugas Antonio Piga in forze
alla Palazzago Ozierese Carrera. Non sono mancati all’appello gli esordienti tra i
quali hanno primeggiato Danilo Pibi, Manuel Atzeni e
Lorenzo Montis e le donne.
Anche per loro numerosi
podi e piazzamenti e una
maglia da campione regionale sfiorata da Atzeni in una
bella volata in cui prevale il
sassarese Nocco. A conclu-
dere la stagione su strada degli esordienti, la conquista di
Danilo Pibi dello Challenge
regionale intitolato a Francesco Cocco e articolato su dieci gare in linea a punti conclusasi a Mores il 6 settembre.
Sul fronte della Mtb titolo regionale consecutivo tra gli
Allievi per Gabriele Porta davanti al compagno di squadra Nicolò Aresti artefice di
un’ottima prestazione a Sennori e convocazione a Trento per i campionati italiani di
categoria. Tra gli esordienti,
sempre a Sennori, il guspine-
Serramanna - San Gavino
Fabio Trudu
alla finale
mondiale
Ironman
L’atleta di triathlon Fabio Trudu di Serramanna della “Fuel
Triathlon San Gavino Monreale” rappresenterà la Sardegna
nella prestigiosa finale mondiale Ironman delle Hawaii, che
si svolgerà il prossimo 10 ottobre.
Trudu ha ottenuto la qualificazione ai mondiali lo scorso 23
agosto a Copenhagen dove ha dovuto vedersela con i migliori atleti del mondo. Giunto al traguardo con un tempo di 9
ore, 33 minuti e 17 secondi, è risultato nono nella sua categoria, (la 30-34) e nella classifica generale, 66esimo su 2800
partecipanti. La finale mondiale di Kona Hawaii è il sogno di
ogni triathleta, in quanto è là che, alla fine degli anni 70, è
nata la disciplina. Per l’evento il campione farà parte della
squadra italiana “Team Italia” composta da una quindicina di
atleti che dovranno vedersela con altri 1900 agguerriti atleti
da tutto il mondo. L’ironman è la più lunga competizione di
triathlon: si percorre 3,8 chilometri a nuoto, 180 in bici e
42,195 di corsa.
Saimen Piroddi
Collinas
Torneo di Bocce “Santa Maria Angiargia”
Domenica 30 agosto si è svolto a Collinas, sotto l’ombra
dei maestosi pini dell’improvvisato bocciodromo nell’altopiano “Pranu Mannu”, il 19° torneo promozionale di bocce, organizzato dall’ associazione a “Santa Maria Angiargia”. Alle 8,30 il presidente de “Sa Forresa”, nonché per
l’occasione arbitro, Giancarlo Tuveri, puntuale come un orologio svizzero, ha radunato le 16 terne appartenenti alle 6
associazioni partecipanti: “Sa Forresa” società organizzatrice, “Grotte San Giovanni” di Domusnovas, “Icnos” di Tramatza, “Santa Reparata” di Narbolia, “Sardara 93” di Sardara e la “Società Sanluri” di Sanluri, per dare inizio al grande torneo, divenuto capofila dell’isola per la massiccia partecipazione.
Presenziato dal sindaco Franco Cannas, da amici e parenti
degli atleti, più qualche simpatizzante di questo sport, il torneo ha radunato anche quest’anno un gruppo consistente di
partecipanti. Quarantotto i giocatori in campo.
Ha vinto il torneo la terna composta da Maurizio Careddu
della “Santa Reparata” di Narbolia, Franco Ive di Torino,
ospite della “Grotte S. Giovanni”, e Luciano Sedda del “Sardara 93”; secondo posto per Zerferina Mereu della “Icnos”
di Tramatza, Giuseppe Porcedda di “Sa Forresa” e Carlo
Caddeo del “Sardara 93”; terzo gradino del podio a Giancarlo Foglia della “Icnos” Tramatza, Alex Cocco della “Grotte S. Giovanni” e Giulio Usai del “Sardara 93”; quarti classificati Silvestro Matzeu di “Sa Forresa”, Palmira Chessa
della “Icnos” e Girolamo Pusceddu della società “Sanluri”.
Ino Matta
se Montis campione
regionale uscente
cede al sassarese
Nocco e al sangavinese Podda dopo
una gara molto
combattuta e nonostante una brutta caduta conquista il terzo gradino del podio. Seconda piazza
al campionato regionale mtb per Alessia
Leo tra le allieve dietro Roberta Lisci della Taxus di Gonnosfanadiga.
Convocazioni nella
rappresentativa sarda
agli italiani su strada
per Gabriele Porta tra
gli allievi e per Pibi e
Atzeni tra gli esordienti che non hanno
mancato di onorare Guspini
e la Sardegna in terra lombarda, terminando le due difficili corse per la conquista
della maglia tricolore. Il giovane Porta ha lottato con i
140 migliori allievi d’Italia
sempre guardingo nelle prime posizioni in una corsa
dove solo in 63 sono arrivati in tempo massimo. Nel finale di corsa in cui i migliori
hanno fatto selezione, il
gruppo di testa si è ridotto a
neanche 20 elementi in cui
non è mancato il guspinese.
Porta ha dato tutto scollinando nelle prime 10 posizioni
a un km dall’arrivo e disputando la volata per il podio
tricolore dove hanno prevalso gli specialisti della velocità.
Gli allievi e gli esordienti saranno impegnati nel Lazio,
a Latina il 13 settembre ed a
Fiano Romano il 20 settembre dove concluderanno la
stagione su strada mentre
nella mtb saranno impegnati a Olbia, Orosei, Senorbi e
Guspini.
Le attività di avviamento al
ciclismo ed alla mtb sono
attive presso la Pista di mtb
e presso lo stadio comunale
il martedì, il giovedì ed il
venerdì a cui possono partecipare bambine e bambini
dai 5 ai 15 anni d’età. (red.)
Barumini
Scuola calcio
per i piccoli campioni
Saranno famosi? Intanto lavorano sodo sul rettangolo di gioco, e seguono i consigli dei loro istruttori per diventare veri
calciatori. Sono i bambini e ragazzi che frequentano la scuola calcio Libertas Barumini. Continua quindi instancabile la
tradizione sportiva che in questo settore ha regalato tante soddisfazioni agli sportivi locali e alla popolazione dell’intero
territorio della Marmilla. Un fattore ereditario, che contagia
appassionatamente i più giovani che, proprio nel calcio, continuano a trovare motivo e occasione di sano divertimento.
Nata diciassette anni orsono (1998/99), ma sempre in crescita e punto di riferimento anche dei
paesi limitrofi, conta 120 giovani e
bambini tesserati nelle varie categorie del vivaio: Piccoli Amici, Pulcini, Esordienti, Giovanissimi regionali, Allievi regionali e Juniores
regionali. Ad insegnare le tecniche
calcistiche anche quest’anno saranno alcuni nomi storici dello sport:
gli istruttori e allenatori Antonio
Concu, Giorgio Coraddu, Michele
Farris e Fabio Pittau. Allenamenti
e partite dei rispettivi campionati
che iniziano a settembre, si svolgono negli impianti sportivi
di via San Nicola. Le principali motivazioni che spingono
molti genitori a mandare i propri figli anche in tenera età su
un campo di calcio, è l’opportunità di fare attività motoria,
coordinazione, socializzazione e creatività. Però, la voglia di
vincere e l’esempio del fuoriclasse da emulare, sono innegabilmente il carburante che spinge in avanti il motore della
passione di questi giovani atleti. I dirigenti della società, in
testa il presidente Paolo Migheli, lavorano con grande impegno, passione e determinazione per il presente e futuro dei
ragazzi, con la speranza che tra costoro possa anche emergere il campione degli stadi.
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Carlo Fadda
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In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni, anniversari di matrimonio, riunioni
conviviali, nozze, nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.
Le foto a colori, accompagnate da un testo, possono essere inviate all’indirizzo e-mail
[email protected] o consegnate direttamente all’ufficio di redazione.
785678
GONNOSFANADIGA - PADOVA
SAN GAVINO - ILBONO 24 AGOSTO
SARDARA
Buon
Compleanno
Lorenzo
A
i nostri
migliori auguri
per il suo
quarto compleanno
da mamma, da papà,
dal fratello Michele,
dai nonni, dagli zii,
dai cugini e dagli amici
Da Gonnosfanadiga a Padova,
un abbraccio da tutti noi,
a Franco e Famiglia.
PABILLONIS CLASSE 1975
PABILLONIS CLASSE 1965
Il piacere di ritrovarsi per
festeggiare i primi... anta
Una giornata speciale
per il mezzo secolo di vita
Sicuramente è costata una faticaccia per gli organizzatori (o
meglio organizzatrici) predisporre i festeggiamenti per i nati
nel 1975, ma ne è valsa sicuramente la pena poiché ha permesso a parecchi coetanei di rincontrarsi, dopo tanto tempo e
trascorrere una giornata speciale, in allegria, fra mille ricordi
ed episodi dell’infanzia che piano piano sono riaffiorati dal
passato. Il ritrovo per la cena è stato in un ristorante di Villacidro: la struttura logistica ha fatto la sua parte e l’abilità dei
cuochi del locale ha dato quel tocco di perfezione culinaria
che solo i grandi chef sanno tirar fuori in certe occasioni. Non
è mancata neppure la musica che ha allietato la riunione conviviale. Il congedo finale ha posto termine ai festeggiamenti
con l’augurio per tutti, di festeggiare ancora tanti …anta in
salute e in forma come i quarant’anni appena trascorsi. (d. f.)
I cinquantenni di Pabillonis, nel mese di agosto, hanno festeggiato il loro mezzo secolo di vita.
L’appuntamento è stato fissato nella chiesa parrocchiale Beata Vergine della Neve dove il parroco don Luca Carrogu li
ha accolti con affetto per la celebrazione della Santa Messa.
Non è mancato neppure il ricordo degli scomparsi: ci si è
recati in cimitero per deporre un mazzo di fiori sulla tomba
dei loro coetanei deceduti anzitempo.
I festeggiati, assieme ai parenti, si sono ritrovati poi in un
agriturismo di San Nicolò d’Arcidano per una lauta cena.
L’evento è stato indimenticabile: la serata è proseguita in
allegria tra musica canti e karaoke, tutti felici di essersi ritrovati e di aver trascorso insieme una piacevolissima giornata. (d. f.)
PABILLONIS CLASSE 1955
Festa dei sessantenni in allegria tra mille ricordi
I nati nel 1955 si sono incontrati nel mese di agosto per una gioiosa rimpatriata. Pimpanti, allegri e
pieni di vita, i “giovani” hanno voluto festeggiare il sessantesimo anno di vita. Non sono voluti
mancare all’importante appuntamento neppure quelli residenti fuori paese. E così dopo essersi incontrati in piazza, punto di riferimento per tanti appuntamenti del passato, il gruppo si è recato ad un
ristorante di Villacidro dove si è tenuta la cena.
L’evento è stato indimenticabile: la serata è proseguita in allegria tra musica, canti, karaoke e balli
vari. Soddisfatti gli organizzatori che sono riusciti a raggiungere l’obiettivo e far trascorrere, in
allegria e fra mille ricordi, una splendida giornata ai “giovani” del ‘55.
Dario Frau
Cinque generazioni riunite
in una foto di famiglia
Chissà se nonna, anzi, trisnonna Livia, da giovane immaginava di diventare la punta della piramide di ben cinque generazioni. Livia Carta è nata a Sadali nel 1927. Nel 1943 si
sposò con Giuseppe Manca (ziu Peppi Deddei) seguendolo
nel suo paese, Sardara, dove tuttora vive.
Nella vita ha lavorato molto e i sacrifici sono stati tanti. Ha
cresciuto sei figli, tre maschi e tre femmine. Nel dopoguerra
si faticava per vivere. Prima che il sole nascesse si andava
nei campi per “bodiri sa spiga”. Il sabato si faceva in casa il
pane che doveva durare tutta la settimana. Si percorrevano
chilometri con le brocche piene sulla testa per l’approvvigionamento dell’acqua. E lo stesso si faceva con le fascine di
legna per l’inverno. Erano rare le occasioni in cui si mangiava carne. Tempi duri. Nonostante tutto, però, i figli sono cresciuti belli e sani.
Nel 1956 è nata Bruna, che si è trasferita a Quartu sant’Elena
per stare con il marito Gigi. Dalla loro unione, nel ‘75, è nata
la primogenita Emanuela.
Gli anni passano e, nel ‘93, Emanuela diventa mamma di
Marica.
Gli anni passano ancora, e Marica, per fare un bel regalo ai
suoi cari, dà alla luce Matilda, che oggi ha 15 mesi. Matilda
ha ancora tutto da imparare ma, grazie all’amore della sua
grande famiglia e al suo sorriso, pare abbia già capito come
si affronta il mondo nel miglior modo possibile.
La famiglia non è nuova alle cinque generazioni: infatti, quando nel 93 è nata Marica, era ancora in vita “nonna Atzori”, la
mamma di trisnonna Livia.
Saimen Piroddi
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GONNOSFANADIGA
Ciao, Fabio!
«Gli addii non sono per sempre, gli addii non sono la fine,
vogliono semplicemente dire
che ci mancherai finché non
ci incontreremo nuovamente.
Questo evento tragico e inaspettato ha lasciato sconcertati tutti noi. In questo difficile e doloroso momento rivolgiamo la nostra preghiera
affinché l’anima del nostro amato amico Fabio riposi in
pace e la famiglia e gli amici possano trovare conforto e
consolazione».
Con queste parole gli amici hanno voluto ricordare Fabio
Cabitza, il giovane di Gonnosfanadiga ritrovato a Londra a
pochi metri del suo appartamento. E proprio nella capitale
britannica Fabio, emigrato dal 2004, ha ricevuto l’abbraccio dei tanti amici sardi emigrati e di tanti londinesi che lo
hanno conosciuto. In sua memoria è stata celebrata una
messa organizzata dai suoi amici più cari. Nella chiesa italiana di San Pietro, che si trova al numero 136 di Clerkenwell Road, c’erano tantissimi giovani del Medio Campidano che avevano un punto di riferimento nel locale, il
“Goppa Restaurant” (si trova a Homerton High Street al
numero 106), di Fabio e del suo socio.
Il giovane di Gonnosfanadiga era riuscito a farsi conoscere
e apprezzare in tutta la capitale tanto che il suo ristorante
aveva delle ottime recensioni su diverse guide cartacee e
telematiche. Fabio ha lasciato un vuoto immenso ma rimane in tutti il ricordo di una persona solare e sempre disponibile. «Fabio era un grande lavoratore - evidenzia il sindaco Fausto Orrù - che aveva potuto esprimere le sue potenzialità lontano dal suo paese. Era talmente legato a Gonnosfanadiga che a Londra non perdeva occasione all’interno del suo locale di parlare di Gonnos e della sua Sardegna. Fabio è stato un punto di riferimento per tanti ragazzi
del paese che raggiungevano la metropoli inglese».
Fabio Cabitza era conosciuto da tutti come un ragazzo solare e socievole. Non amava le ingiustizie e anche da poco
dalla sua pagina facebook aveva lanciato un duro atto d’accusa nei confronti dei politici italiani colpevoli di non fare
niente per aiutare la gente comune, volendo far partire una
rivoluzione ideale dall’estero.
Rimane nel paese un grande vuoto lasciato da uno dei tanti
emigrati del Medio Campidano. Gonnosfanadiga è uno dei
paesi che paga di più la mancanza di lavoro e la fuga dei
giovani, e nella sua cittadina Fabio ha ricevuto l’abbraccio
e l’ultimo saluto di amici e parenti.
Gian Luigi Pittau
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15 settembre 2015