PERCHE` IL CLIMA STA CAMBIANDO COS`E` L`EFFETTO SERRA

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PERCHE` IL CLIMA STA CAMBIANDO COS`E` L`EFFETTO SERRA
PERCHE’ IL CLIMA STA CAMBIANDO
Negli ultimi 130 anni la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 0,6° C,
aumento particolarmente marcato negli ultimi 20 anni.
Il terzo rapporto appena pubblicato dall’IPCC, l’organismo scientifico internazionale
costituito per lo studio dei cambiamenti climatici, prevede che la temperatura della superficie
terrestre possa crescere da 1,4 a 5,8° nel periodo 1990-2100. Inoltre questo rapporto fa
chiarezza anche sulle “responsabilità” dei cambiamenti climatici. Risulta ormai evidente, e
innegabile, che le anomalie termiche e i conseguenti eventi meteorologici registrati
nell’ultimo decennio sono dovuti in gran parte alle attività umane e al loro impatto sul
pianeta.
Contemporaneamente all’aumento della temperatura infatti si è registrata una altrettanto
rapida crescita della concentrazione di anidride carbonica: attualmente l’uomo immette ogni
anno in atmosfera, attraverso i processi di combustione, circa 20 miliardi di tonnellate di
anidride carbonica, valore enorme rispetto al fatto che l’atmosfera
contiene
complessivamente 775 miliardi di tonnellate.
Inoltre l’uomo sta distruggendo le foreste tropicali al ritmo folle di 17 milioni di ettari per
anno provocando una immissione netta in atmosfera superiore a 4 miliardi di tonnellate di
anidride carbonica, oltre a causare la perdita del relativo potenziale di fissazione del carbonio
nella crescita della foresta.
COS’E’ L’EFFETTO SERRA
Se la Terra non avesse un’atmosfera in grado di assorbire una parte del calore solare, sarebbe
un pianeta di ghiaccio, praticamente inabitabile, con una temperatura media della sua
superficie pari a –18°. La Terra riceve energia radiante dal Sole sotto forma di raggi luminosi
e ne restituisce altrettanta allo spazio sotto forma di raggi infrarossi.
Alcuni gas contenuti nell’atmosfera che lasciano passare la luce solare ma trattengono parte
del calore riemesso dalla superficie terrestre, attraverso un meccanismo noto come “effetto
serra”.
Questi gas-serra sono principalmente l’anidride carbonica (CO2), il protossido di azoto
(N2O), il metano (CH4) ed il vapore acqueo. Da 2 miliardi di anni la concentrazione di questi
gas nell’atmosfera è praticamente costante, e ciò ha consentito il mantenimento della
temperatura media attorno ai 15°.
L’uso di combustibili fossili nelle attività umane ha notevolmente aumentato la
concentrazione dei gas serra e di anidride carbonica nell’atmosfera. E’ stata trovata una stretta
relazione fra queste concentrazioni e l’aumento della temperatura media del pianeta causando
un effetto serra aggiuntivo.
LA CRISI DEL CLIMA
Non è più una minaccia del futuro, ma una realtà di oggi. In tutto il mondo, le “anomalie”
meteorologiche sono oramai evidenti. A causa dell’aumento dell’effetto serra, negli ultimi
anni si sono verificati dei fenomeni atmosferici di violenza incontenibile. Nel maggio 1999 un
numero di tornados senza precedenti si abbatte sul Kansas, l’Oklahoma e il Texas e causa 50
morti. Fra il 13 e il 17 settembre del 1999 l’uragano Floyd, abbattutosi sulla Florida, causa 56
morti e circa 4,2 miliardi di dollari di danni. Nell’agosto 1999 piogge torrenziali eccezionali
causano centinaia di morti in Corea e Filippine. Sempre nel 1999 l’alluvione causata dal
fiume Yangtze causa centinaia di morti ed oltre 2 milioni di sfollati. Nel mese di ottobre 2
cicloni consecutivi provocano 10.000 morti nell’est dell’India. Fra novembre e dicembre 1999
piogge torrenziali si abbattono sul Vietnam, causano 700 morti e un milione di sfollati. A
metà dicembre in Venezuela, un tornado di violenza senza precedenti causa circa 50.000
morti e 600.000 sfollati. Nel febbraio del 2000 una serie impressionante di cicloni devastano
il territorio del Mozambico, provocando migliaia di morti e oltre 250.000 profughi. Lo stesso
evento causa 80.000 sfollati in Zimbabwe e 60.000 in Botswana.
I cicloni che si abbattono sul Madagascar distruggono il 90% delle coltivazioni di riso e
provocano epidemie di colera.
L’ ITALIA, SPACCATA IN DUE
tra alluvioni e siccità
Secondo gli esperti, il nostro Paese verrebbe a trovarsi diviso in due fasce climatiche ben
marcate. Al sud avremo una forte riduzione delle precipitazioni annue, con una
concentrazione di pochi violenti fenomeni in pochi giorni; questo causerà la desertificazione
di vaste aree pianeggianti, ma anche frane ed erosioni nelle aree montane. Al nord, invece, si
avrà un aumento delle precipitazioni, anch’esse concentrate stagionalmente, che causerà
alluvioni e dissesti sempre più frequenti.
Ma questa previsione già è una realtà: lo dimostrano i più recenti avvenimenti
“meteorologici”. Nei primi tre mesi del 2000 l’Italia è stata stretta nella morsa della siccità,
portando il 27% del territorio nazionale a rischio di desertificazione. In Sardegna le
precipitazioni sono diminuite dell’80%. Sempre nel 2000 nel mese di febbraio in Liguria non
ha mai piovuto. Durante il mese di marzo le temperature erano superiori di ben 10°C rispetto
alla norma. A un giugno molto afoso e caldo è seguito un luglio insolitamente freddo e
piovoso al nord e secco al sud; e poi un settembre con picchi di temperatura che hanno
raggiunto i 37°C il giorno 20 a Palermo. In autunno diventava evidente la spaccatura
climatica del nostro paese: il sud in balia della siccità, al nord catastrofiche alluvioni.
Cronache di disastri annunciati
Ecco soltanto alcuni degli eventi catastrofici che, nell’anno 2000, hanno portato davanti agli
occhi di tutti la realtà della crisi del clima
10 Settembre: Calabria, Soverato, improvvisa e violentissima tempesta di pioggia: un
torrente esonda ed uccide 13 persone in un camping.
15 Ottobre – straripano molti fiumi nel nord, ed anche il Lago Maggiore e il Lago di Como,
causando 25 vittime.
5 Novembre – 3 persone muoiono in alluvioni al nord.
20 Novembre – 5 vittime in Toscana a seguito di alluvioni causate da tempeste
eccezionalmente violente.
24 Novembre – 3 persone muoiono per le alluvioni in Liguria.
Natale – Mentre il nord è sotto la neve, al centro e al sud si registrano temperature record,
20°C in Sicilia e 17°C a Roma.
I mutamenti climatici sconvolgono interi ambienti naturali e mettono in
pericolo anche la nostra salute
LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI
Il mondo sta vivendo il più grande disgelo dalla fine delle glaciazioni. Nell’ultimo secolo i
ghiacciai del monte Kenya hanno perso il 92% del loro volume e quelli del Kilimanjaro il
73%. In Italia, i ghiacciai alpini hanno perso circa il 50% del loro volume.
Stanno scomparendo persino i ghiacci dell’Antartide. Fino a poco tempo fa i glaciologi
ritenevano che ci sarebbero voluti migliaia di anni di massiccio riscaldamento globale per
sciogliere lo strato di ghiaccio dell’antartico orientale, che è spesso 3 Km, grande quanto gli
Stati Uniti, e vecchio di 10 milioni di anni. Recenti studi ritengono che continuando il
processo di riscaldamento in corso potrebbero invece sciogliersi in pochi centinaia di anni
provocando l’innalzamento del livello dei mari di 60 metri.
L’AUMENTO DEL LIVELLO DEI MARI
Lo scioglimento dei ghiacciai, insieme alla dilatazione termica dell’acqua degli oceani,
farebbe aumentare il livello dei mari, già cresciuto di 10-25 centimetri nell’ultimo secolo, da 9
a 88 cm (Terzo Rapporto IPCCC, mentre alcuni studi arrivano a prevedere un aumento fino a
124 cm) entro il 2100, causando la sommersione di vaste aree costiere, parti di città ed interi
arcipelaghi.
A RISCHIO LA NOSTRA SALUTE
I fenomeni meteorologici estremi hanno un forte impatto sull’uomo: basti pensare alle vittime
delle alluvioni, ma anche all’aumento del rischio di crisi cardio-respiratorie causato da ondate
di calore.
Un clima globale più caldo porta anche ad una maggiore diffusione di molti virus e batteri, e
quindi alla conseguente estensione di epidemie di salmonella, colera ed altri disturbi
intestinali. Si teme inoltre per un ritorno, anche in Europa e negli USA, della malaria e del
dengue, che già oggi colpiscono circa il 40-50% della popolazione mondiale, a causa della
diffusione degli insetti portatori di queste due malattie. Soprattutto nei paesi poveri le
alluvioni saranno seguite da epidemie di colera e carestie, che aumenteranno ulteriormente il
già drammatico livello di mortalità soprattutto infantile.
ALLARME BIODIVERSITA’
Secondo il rapporto Global warming and Terrestrial Biodiversity Decline: A Modelling
Approach, preparato dall’Università di Toronto per il WWF nel luglio 2000, i cambiamenti
climatici minacciano la biodiversità perché la rapidità del riscaldamento supera le capacità
migratorie delle specie, e anche perché lo scorrimento delle fasce climatiche causa una perdita
e una sempre più grave frammentazione degli habitat naturali.
Il WWF è consapevole della enorme gravità che i cambiamenti climatici avranno sempre
più su scala globale, esponendo a crisi senza precedenti l’intero pianeta per la rapidità
del fenomeno, minando alla base i sistemi sociali, economici ed ecologici.
Per questo da anni conduce una campagna internazionale, la “Climate Change
Campaign” su questi temi, incalzando i governi di tutti paesi del mondo perché venga
ratificato, divenendo attivo, il Protocollo di Kyoto.
LA CAMPAGNA CLIMA DEL WWF ITALIA
Gli obiettivi della campagna del WWF Italia fanno riferimento a tre orizzonti temporali:
Per il 2004
•Ratifica del Protocollo di
Kyoto entro il 2002
•Convergenza delle politiche nazionali e regionali energetiche, industriali e dei trasporti con
gli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
•Aumento della consapevolezza, dell’informazione e della conseguente pressione dei cittadini
sui governi nazionale e locali
•Coinvolgimento del mondo industriale e più in generale del sistema produttivo in programmi
specifici di riduzione delle emissioni.
Coinvolgimento di Amministrazioni locali in programmi di aumento dell’efficienza
energetica, riduzione delle emissioni e diffusione di energia rinnovabile in particolare nei
settori domestico e dei trasporti.
Per il 2010
è necessario raggiungere degli obiettivi specifici intermedi che in termini di riduzione delle
emissioni di GHGs non possono che riferirsi al pieno soddisfacimento di quanto previsto dal
protocollo di Kyoto, cioè per l’Italia una riduzione del 6,5%:
Per questo si deve ottenere:
•La riduzione dei consumi elettrici del 20%
•La stabilizzazione dei consumi non elettrici
•Fonti rinnovabili al 25%
Per il 2030
Per ottenere una riduzione delle emissioni di GHGs di quel 70% ritenuto dagli esperti
internazionali necessario per avviare un processo in grado nel tempo di fermare il
riscaldamento globale, occorrerà
•La riduzione dei consumi elettrici del 45%.
•La riduzione dei consumi non elettrici del 25%
•Fonti rinnovabili che coprano il 50%degli usi finali di energia
Tutto ciò può essere fatto perseguendo un benessere più vero e duraturo per tutti, attraverso la
riduzione dei consumi, l’aumento della qualità della vita e una più equa distribuzione della
ricchezza prodotta fra tutti gli abitanti del Pianeta.
IL PROTOCOLLO DI KYOTO
Nel 1990 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì un Comitato Intergovernativo per
la definizione di una Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (FCCC) adottata il 9
maggio 1992 e firmata nel Earth Summit di Rio de Janeiro, nel giugno 1992, dalla Comunità
Europea e da altri 154 paesi. La Conferenza delle Parti (COP) istituita nell’ambito della
Convenzione, nella sua Terza Sessione, nel dicembre 1997 a Kyoto, ha adottato un protocollo
contenente gli impegni che ciascun paese dovrebbe assumersi per ridurre le concentrazioni di
gas-serra in atmosfera. Il documento, noto come Protocollo di Kyoto, definisce fra le altre
cose gli obiettivi di riduzione delle emissioni per i paesi industrializzati, non è stato ancora
ratificato dai governi e quindi non è ancora operativo, e gli USA vorrebbero addirittura che
venisse definitivamente cancellato; esso prevede una riduzione media mondiale delle
emissioni dei gas responsabili dei cambiamenti climatici del 5,2% rispetto alle emissioni del
1990, ma, per entrare in vigore, deve essere ratificato da almeno 55 paesi che
complessivamente producano almeno il 55% delle emissioni mondiali di gas serra.
E’ un primo piccolissimo passo verso la soluzione del problema che secondo l’IPCC sarebbe
una riduzione delle emissioni fra il 60 e l’80%. Ma nella realtà il mondo sta correndo in
direzione opposta; secondo il rapporto World Energy Outlook 2000 dell’International Energy
Agency, entro il 2020 le emissioni di gas-serra aumenteranno addirittura del 60%.
GLI IMPEGNI DELL’ITALIA
NEL PROTOCOLLO DI KYOTO
Obiettivo
E’ la riduzione delle emissioni di gas serra del 6,5% rispetto al 1990
(-100 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 ) fra il 2008 e il 2012 (Consiglio dei Ministri
dell’Ambiente dell’UE del 17/6/98)
La strategia ufficiale del nostro paese
Obiettivi specifici in Mteq. di CO2
efficienza parco termoelettrico
consumi energetici nei trasporti
energie rinnovabili
consumi energetici settori
industriale/abitativo/terziario
settori non-energetici
assorbimento CO2 dalle foreste
TOTALE
2002
-4/-5
-4/-6
-4/-5
-6/-7
2006
-10/-12
-9/-11
-7/-9
-12/-14
2008 2012
-20/-23
-18/-21
-18/-20
-24/-29
-2
-7/-9
-20/-25
-45/-55
-15/-19
(-0,7)
-95/-112