Il Family Day non è intriso d`odio, ma una festa per il bene

Transcript

Il Family Day non è intriso d`odio, ma una festa per il bene
“Il Family Day non è intriso d’odio,
ma una festa per il bene comune
della famiglia, pilastro della
società”
Don Lazzara sulla manifestazione del 30 gennaio: «La mobilitazione da tutte le parti d’Italia e
anche dall’estero è un fenomeno di cittadinanza, perché riguarda non solo i cattolici ma le famiglie
di qualsiasi credo religioso e politico. In piazza ci saranno musulmani, ebrei, evangelici,
rappresentanze del movimento prolife americano e spagnolo»
Il Family Day del 2007
29/01/2016
DON SALVATORE LAZZARA
La manifestazione del 30 gennaio ha già ottenuto un grande risultato. La mobilitazione
da tutte le parti d’Italia e anche dall’estero, non è più un episodio isolato ma una
consuetudine che, dopo il primo Family Day del 2007 e la manifestazione del 20 giugno
scorso, si può considerare ben radicata nel tessuto sociale del nostro Paese. È un
fenomeno di cittadinanza, perché riguarda non solo i cattolici ma le famiglie in quanto
cellule vive della società italiana, di qualsiasi credo religioso e politico. Infatti in piazza
ci saranno musulmani, ebrei, evangelici, rappresentanze del movimento prolife
americano e spagnolo. È prevista anche la partecipazione di alcune associazioni gay,
oltre alla comunità africana. Al Jazeera, Cnn, e tante altre testate giornalistiche e
televisive di importanza internazionale e nazionale, cogliendo l’importanza dell’evento,
hanno chiesto l’accredito presso l’ufficio stampa per seguire con attenzione il raduno. È
doveroso sottolineare che l’evento non è organizzato dalla Chiesa italiana: come ha
ricordato il presidente della Cei, cardinale Bagnasco, sono i laici che si assumono la
responsabilità di sostenere la famiglia.
A Roma, ci sarà una marea di persone, non politicizzate, non sindacalizzate, non legate a
gruppi di potere e poltrone. I partecipanti, pagheranno di tasca propria il viaggio a Roma,
perchè hanno la certezza dopo attenta riflessione, che il disegno di Legge Cirinnà sia
sbagliato e dannoso per il futuro della famiglia e dei bambini. Per la società e per il
Paese; e che i diritti individuali, se e dove non sono già tutelati, lo possono essere in
maniera diversa. Ecco perché la piazza non è chiusa a nessuno: al contrario, «è aperta a
tutti i cittadini italiani, qualsiasi siano le loro opinioni politiche o religiose. Chiunque
viene è benvenuto, in quanto cittadino di questo Stato, in quanto padre, madre o figlio.
Nessuna etichettatura e nessun divieto». Non è un evento discriminatorio nei confronti
delle persone omosessuali, e nemmeno una prova di forza o una falsa dimostrazione di
potere. Il motivo di scendere in piazza, nasce da ragioni etiche. Comprendiamo e
rispettiamo le scelte individuali di ogni persona, anche nell’ambito delle scelte
specifiche riguardanti le tendenze omosessuali ma accanto al rispetto della dimensione
soggettiva, c’è la custodia della dimensione oggettiva della famiglia, basata sul
matrimonio tra uomo donna, che deve essere tutelata, come afferma la Costituzione
all’articolo 29. Commuove a tal proposito, la testimonianza di Alejandro Abasolo: «Io
questo sabato vado a Roma. A rappresentare la mia famiglia che è moralmente un
disastro, insieme a molte altre famiglie miserabili come la mia, per dire che la nostra
famiglia non è migliore di nessun altra, ma che famiglia vuol dire papà, mamma e figli.
E che, sebbene siamo pessimi, continuiamo a credere che solo dalla famiglia può venir
qualcosa di buono e se non si ritorna a questa saranno tempi brutti per tutti. Per tutti».
È significativo che i vescovi diano il loro incoraggiamento e che il Papa ribadisca il
valore del matrimonio, ma chi scende in piazza sono i cittadini italiani, i quali non
vogliono che una legge dello Stato neghi ai bambini il diritto ad avere un padre e una
madre. La novità del Family Day, consiste nella creazione di un movimento d’opinione
che va in direzione opposta alle forze disgregatrici della società. Un movimento laico
che non agisce per mandato della gerarchia cattolica ma per conto e per volere dei
cittadini. Non è un confronto fra Stato e Chiesa. È la rivendicazione democratica di un
popolo, che ha sempre trovato nella famiglia il suo centro e la sua forza: «Giù le mani
dalla famiglia e soprattutto giù le mani dai bambini che non sono oggetto di
sperimentazioni sessuali!», ripetono gli slogan lanciati in rete. L’ondata ideologica sulla
famiglia e i bambini, ha trovato finalmente una barriera.
Come è sostenuto economicamente il Family day? Simone Pillon, dal suo profilo
Facebbok, pubblica la foto dei bonifici in entrata, e commenta: «Con l’obolo del povero
e della vedova stiamo costruendo grandi cose. Ogni giorno riceviamo donazioni. Ognuno
dà quello che può. Qualcuno 5 euro. Qualcuno 50. Qualcuno 100 e qualcuno 1000... non
è importante la cifra. È fondamentale la generosità (con cui viene sostenuta l’iniziativa,
ndr). È un fiume di gocce che sgorgano da un popolo coraggioso e che pian piano stanno
formando un oceano. Grazie. Ci siete di immenso conforto in questi giorni di
preparazione. Il Family Day sarà la festa di tutti e tutti stanno portando qualcosa. Qui
non ci sono lobbies piene di soldi, e nessuna forza economica sta finanziando l’evento.
Siete voi. Ognuno di voi. Del resto anche il duomo di Milano in tutta la sua
magnificenza è stato costruito con le piccole offerte delle famiglie. Ecco, insieme stiamo
costruendo la storia... Grazie. Che ci sia reso il cento per uno».
Federica Thistle, americana di Bethesda, dopo l’annuncio ufficiale della data, ha
pubblicato nel suo profilo Facebook, la decisione di partecipare al Family Day. Nella sua
pagina diffonde la foto del passaporto e del biglietto acquistato per essere presente:
«Insomma, è deciso: vengo!». L’evento, non avrà soltanto come sostenitori quelli che
scenderanno in piazza, ma anche una moltitudine di gente semplice, operai, impiegati,
casalinghe, dirigenti, monasteri di clausura, religiosi di ogni fede, che dalle loro case
seguiranno il raduno. Scrive Karin Gudrun Gasert: «Non avete idea quanto vi invidio,
popolo del#FamilyDay e del #vadoalmassimo! Se non avessi un piede kappa-o da una
decina di giorni, nessuno mi potrebbe fermare, giuro!».
Si è parlato tanto di discriminazione: in questi anni quanti sostengono la famiglia
naturale, sono stati fatti oggetto di una grandissima discriminazione mediatica e pratica,
da parte delle associazioni Lgbt. Basti pensare alle pressioni che hanno quanti si sono
espressi su questi temi, come Barilla, o al boicottaggio e alle polemiche nei confronti di
Italo, reo di aver ridotto il prezzo del biglietto per i radunisti del Family Day. Tra l’altro
precedentemente le ferrovie avevano sponsorizzato un evento gay, agevolando i
partecipanti con sconti per arrivare nella città della manifestazione. C’è un’intolleranza
di fondo per cui chi la pensa diversamente non ha neanche il diritto di dirlo. E poi come
ciliegina sulla torta nelle scorse ore, Ikea, ha lanciato una campagna a favore degli Lgbt,
senza nessuna accusa di essere «di parte». Se la campagna fosse stata a favore della
famiglia naturale, non avremmo avuto pace per i continui attacchi dei giornali e della
comunità gay, per non parlare dei boicottaggi a cui sarebbe stata esposta l’azienda.
Le incongruenze del ddl Cirinnà: Durante il primo dibattito in aula, l’intervento di Lucio
Malan, ha messo in evidenza alcune contraddizioni legate all’impianto etico della legge:
«Infine, che cosa significa utero in affitto? Significa strappare un bambino alla madre
dopo pochi secondi dalla sua nascita. A questo proposito, presidente, vorrei farvi vedere
il regolamento comunale sulla tutela degli animali della città di Roma. L’articolo 8 è
intitolato: “Maltrattamento degli animali” e al comma 6 dice: “È vietato separare i
cuccioli di cani e gatti dalla madre prima dei sessanta giorni di vita, se non per gravi
motivazioni certificate da un medico veterinario”. Perché? Perchè è ritenuta una barbarie
separare un gattino o un cagnolino da sua madre. Invece, con l’utero in affitto, il
bambino viene separato subito dalla madre. Chi ha firmato questo regolamento? La
delegata del sindaco alle politiche sui diritti degli animali, Monica Cirinnà».
La questione della Stepchild Adoption. Attualmente il rapporto tra coppie che
vorrebbero un figlio e bambini adottabili è venti a uno. L’adozione omogenitoriale è
un vulnus che viene dato al diritto del bambino di avere un padre e una madre. Per
quanto riguarda i bambini dichiarati in stato di adottabilità, in Italia ce ne sono 1900.
Tutti hanno più di 10 anni e nel 96% dei casi hanno un handicap fisico o psichico. La
forma più difficile per avere un figlio è l’adozione. Se facciamo riferimento all’ultimo
atto ufficiale del 2011, le persone di pari sesso che vivono insieme sono 7500 e rotte, il
che significa che non è proprio un’emergenza, sulla bellezza di 14 milioni di famiglie.
Purtroppo una buona parte del Paese non sa di cosa si tratta e per questo la
manifestazione punta a informare la gente. Perché il governo se ne preoccupa tanto, visto
che si tratterebbe di un fenomeno limitato? Quali siano i conti della politica, bisogna
chiederlo a loro e a quanti spingono in tale direzione. Possiamo solo costatare che è in
atto una deriva ideologica per cui viene portata avanti una posizione estrema e pericolosa
contro i diritti fondamentali dei bambini. Al Raduno, ci sarà anche un pezzo del nostro
futuro che non vuole assolutamente la deriva ideologica a cui potrebbero essere
sottoposti i minori. Lì, padri, madri, figli avranno la possibilità di sorprendere e di
emozionare. Ma solo se saranno capaci di far prevalere la voglia di costruire, di
cambiare, di ripartire, di ridare speranza e forza a questo Paese ancora così malandato.
L’Europa cosa chiede all’Italia? Tutti i trattati europei e in modo particolare quello di
Lisbona, prevedono che in materia di diritto di famiglia la competenza esclusiva è dello
Stato nazionale, che può orientarsi come ritiene. In molti paesi europei, sia interni all’Ue
che esterni, non esistono leggi a sostegno delle unioni civili omosessuali. Il ddl Cirinnà
poi non è a costo zero: sono calcolate necessità per oltre 3 miliardi di euro da subito per
arrivare a circa 40 miliardi di euro a regime dal 2025 (stima del presidente della
commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi). Cifre che avrebbero potuto essere
meglio impiegate a sostegno della natalità, delle famiglie numerose, delle giovani coppie
che vogliono andare verso il matrimonio e mettere al mondo dei figli. Alexej Komov 42
anni, cristiano ortodosso, ambasciatore del «Congresso mondiale delle famiglie» (World
congress of families) all’Onu e portavoce della commissione famiglia del patriarcato di
Mosca, durante un’intervista rilasciata ad Avvenire, ricorda, con dati alla mano che
«esistono all’Onu più di 160 nazioni che indicano con chiarezza che la famiglia è quella
formata da un uomo e da una donna. E non intendono fare passi indietro. Chi può
affermare che questa sia una posizione segnata da inciviltà e chiusura?». Secondo l’alto
funzionario, «le forze che stanno dietro alle iniziative contro la famiglia sono
sostanzialmente due. Innanzitutto un’ideologia neo-marxista, che si riferisce alla scuola
di Francoforte perciò ad Adorno, Habermas, Marcuse e altri e che vuole capovolgere
tutti i parametri antropologici sui quali la società umana si è basata sin dal suo inizio. E
poi ci sono forti interessi finanziari poiché dietro alle adozioni gay e matrimoni gay,
l’inseminazione artificiale, la maternità surrogata e il cambiamento di sesso ci sono
centinaia di miliardi di dollari».
Per concludere, Luigi Mercogliano, scrive su Facebook: «Ci siamo amici, domani
scriveremo insieme la “Storia”. Lo faremo pacificamente, con coraggio e orgoglio, sicuri
di avere fatto la cosa giusta, per i nostri figli e il futuro dell’umanità». Dunque il Family
Day, non è una manifestazione divisiva intrisa d’odio e discriminatoria, ma una grande
festa per ricordare a tutti il bene comune della famiglia come pilastro fondamentale della
società.