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peppe liberti Piccoli esperimenti di fisica 14/05/2010 2 Pagina Quest'opera è stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171 Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA. L’ARCOBALENO CON MEZZI DI FORTUNA E’ possibile osservare un’arcobaleno quando in aria sono sospese delle piccole gocce d’acqua che si comportanto quasi come un prisma: si lasciano percorrere dalla luce che, nell’attraversarne la superficie, subisce una prima rifrazione, incide poi sulla superficie interna, si riflette totalmente (una o due volte), per uscirne finalmente smontata nelle sue componenti colorate. Lo schema per un arcobaleno primario per singola riflessione all’interno della goccia d’acqua lo vedete luce dalla goccia cambia leggermente a seconda del colore. Per angoli di uscita minori di 40°65′ tutti i colori vengono rifratti, e quindi la luce bianca resta bianca Pagina L’angolo di uscita della 3 riprodotto nella figura in alto. mentre per angoli maggiori di 42°37 la luce non può uscire dalla goccia. Quello che qui propongo è un modo semplice e a costo zero per costruire un “dimostratore”, un piccolo esperimento da fare in classe con poco sforzo e successo garantito. Si tratta di costruire un gocciolone d’acqua, evitando il solito ed abusato esempio del prisma, utilizzando il coperchio di plastica trasparente di una contenitore per CD o DVD, di quelli che vendono ai supermercati. Vi serve poi una torcia ed uno schermo (un pezzo di recipiente sferico (una vasca per i pesci) che però è più difficile da trovare. In ogni caso, poiché tutto il percorso della luce si deve svolgere in un piano che passa per il centro della sfera (altrimenti tutto si complica) un recipiente cilindrico basta e avanza. Pagina sofisticati, al posto del coperchio potete usare un 4 carta) dove proiettare l’”arcobaleno”. Se volete fare i Il recipiente deve essere riempito d’acqua, meglio se “sporcata” con un pò di tempera bianca. Per vedere la luce che si propaga nell’acqua sarebbe meglio utilizzare un fascio di luce estremamente collimato e sottile. Ma, anche se non avete genera un un puntatore fascio che bianco intenso e collimato, basta costruire, con della carta spessa e scura, un bussolotto dove infilare la torcia. La luce che esce da un forellino di pochi mm di diametro posto alla tavolo, infilate la torcia nel bussoloto e puntatela sul bordo del contenitore. La prima cosa che osserverete è la deviazione che subisce la luce quando passa dall’aria all’acqua e viceversa. Il gioco sarà poi quello di trovare l’angolo giusto per creare la Pagina ottenere l’effetto desiderato. Disponete tutto su un 5 sommità del bussolotto è più che sufficiente per riflessione (quasi)totale all’interno del contenitore. Quando ci sarete riusciti osserverete sullo schermo, posto nella giusta posizione, il vostro microarcobaleno. Le foto dell’”esperimento” testimoniano che la cosa si può fare senza grandi difficoltà. RGB Abbiamo dunque scoperto, con l’esperimento sull’arcobaleno, che la luce bianca si compone di una gamma più vasta di colori. Con un filtro opportuno ne possiamo selezionare uno di questi, ad esempio, il rosso (R, red), il verde essere ricombinati per ottenere nuovi colori. Lo schema utilizzato nei libri di testo è quello che riporto in figura che mostra le 4 possibili combinazioni: R+B, R+G, B+G, R+G+B. Il risultato “ideale” è: Pagina Questi tre, noti come “colori primari”, possono 6 (G, green) ed il blu (B, blue). R+B = Magenta (violetto) R+G = Giallo B+V = Ciano (azzurro) R+G+B = bianco Se volete provare a riprodurre in casa questa situazione potete utilizzare delle normali lampadine colorate, sistemandole come in figura su una superficie bianca riflettente. Perchè tutto riproduca la situazione ideale è necessario che sufficientemente le nostre “intense”, sorgenti siano illuminino senza “sfumature”, non vi siano altre sorgenti di luce nell’ambiente. Se la situazione non è quella ideale, di 7 sfumature di colore. Nel Pagina tanto meglio. Vorrà dire che otterremo una maggiore varietà caso “reale” vedrete molto bene il magenta ed il ciano, non vedrete arancione. Il giallo bianco ma al centro non sarà poi così bianco ma un insieme di colori tenui molto più interessanti. Tutto questo mi serve anche per raccontarvi che gli schemi vanno pur bene ma non sono tutto. Ci insegnano, ad esempio, che i colori dell’arcobaleno sono sette ma non è vero! Il passaggio dal violetto al rosso non avviene “a salti” da un colore all’altro ma avviene gradualmente e con continuità attraverso tutte le possibili tonalità di colore. Per concludere, un altro modo per scomporre la luce bianca nelle sue diverse componenti colorate è quello di illuminare la superficie incisa di letteratura un CD. trovate In molti modi per farlo. Io propongo figura sarà il risultato che si potrà ottenere. Pagina con il flash acceso e quello in 8 una bella fotografia del CD IMMAGINI CAPOVOLTE L’utilizzo anomalo di un coperchio per Cd ci ha insegnato qualcosa su come la luce cambia il suo percorso passando da un mezzo (l’aria) all’altro come, (l’acqua) in e condizioni geometriche particolari, sia possibile vedere su uno schermo i colori dell’arcobaleno. Lo stesso fenomeno fisico (la rifrazione della luce) può essere utilizzato per vedere immagini capovolte e per spiegare il funzionamento dell’occhio umano. paragrafo: torce, una vasca per pesci (più o meno sferica), un cartoncino ed ingrandimento. una lente di Ritagliate al centro del cartoncino una figura che non abbia simmetria assiale orizzontale (può averla anche Pagina vedete nella prima foto di questo 9 Il materiale che vi occorre lo verticale, vitruviano come di l’uomo Leonardo) e posizionatelo su un piano alla giusta altezza rispetto alla vaschetta (sulla retta orizzontale che congiungerà la sorgente luminosa col centro del globo), fissandolo con dello scotch. Il tavolo dove lavorate non deve essere bianco altrimenti rischiate una eccessiva diffusione della luce. Avete bisogno ora di uno schermo dove proiettare l’immagine. Se interponiamo tra torcia e vaschetta il nostro cartoncino bucato ed accendiamo la torcia, “mettendo a fuoco” (cioè trovando le giuste distanze tra tutti gli elementi dell’esperimento), il Per farvi capire la faccenda vi mostro un disegno 10 dove è rappresentato schematicamente ciò che Pagina risultato sarà quello che potete osservare in figura. avviene quando la torcia illumina la vasca riempita d’acqua. La luce cambia direzione quando entra e quando esce dall’acqua e ci sarà sicuramente, dentro o fuori la vaschetta, una zona dove i “raggi di luce” si “incrociano”. Nel nostro caso il punto di convergenza dei raggi è situato fuori dalla vaschetta, ma non è detto che sia sempre così. Questo fenomeno può essere “visto”. Sporcate l’acqua con un pò di tempera, spegnete la luce ed accendete la torcia vicino al bordo della vasca: vedrete chiaramente come il fascio di luce cambia direzione e converge. Se ora prendete la lente (convergente) e la sistemate sulla retta che congiunge la sorgente luminosa col centro del globo vedrete che il punto di convergenza si forma dentro alla vasca. Tenete conto del fatto che ho usato una torcia scadente e che irradia nell’ambiente troppa luce diffusa. Un risultato migliore si ottiene se la dove uscirà la luce. Questo esperimento simula funzionamento umano. piccolo Gli il dell’occhio elementi convergenti dell’occhio sono la cornea ed il cristallino, il Pagina con un foro di circa 2 cm di diametro da 11 racchiudete in uno scatolo di cartone bordo della vasca è la retina: quando il punto di convergenza del fascio di luce cade sulla retina l’occhio è emmetrope (ci vedete bene); quando il punto di convergenza è oltre la retina (il caso che vi ho mostrato senza lente) l’occhio è ipermetrope; quando si forma prima della retina è miope. In questi due ultimi casi, smettete di leggere, rimettete i pesci nella vasca e andate da un oculista. L’ACQUA SOSPESA Questo giocherello è molto famoso e molti insegnanti lo propongono per spiegare il fenomeno della combustione. Si fissa una candela su un tavolo e, dopo averla accesa, la si copre con un contenitore (anche questa nota) che si può realizzare ponendo la candela (ma non fissandola) all’interno di un contenitore di plastica riempito con dell’acqua colorata. Una volta accesa la candela, la copriamo con una bottiglia di vetro ed osserveremo il liquido colorato risalire su per la bottiglia, fino ad un Pagina essa si spenga. Quella che propongo è una variante 12 di vetro per osservare come, quasi immediatamente, determinato livello, anche dopo che la candela sarà definitivamente spenta. La combustione dunque: la cera (il combustibile) si combina con l’ossigeno (il comburente) nella bottiglia (la camera di combustione) se la candela è accesa (l’innesco della reazione di ossidazione). Il punto critico di questa vicenda, se il giochino viene proposto in una scuola primaria, sono proprio i termini (tecnici) che ho scritto tra parentesi. Un per scontata l’esistenza dell’ossigeno. Le conoscenze significative sulla combustione sono rimaste di tipo fenomenologico fino al lavoro del povero Lavoisier (Parigi, 26 agosto 1743 – Parigi, 8 maggio 1794) e la “rivoluzione chimica” ebbe inizio proprio con l’ipotesi di Lavoisier che il fenomeno della Pagina dar 13 problema è pure, a mio avviso, combustione consisteva in una combinazione chimica tra combustibile ed aria. Furono però necessari alcuni anni per comprendere che soltanto una parte dell’aria è attiva (essa venne allora chiamata ossigeno, dal greco formatore d’acido), proprio quella che nel nostro esperimento “scompare” per far posto all’acqua colorata. Quanta ne scompare? Sarà sufficiente misurare (stimare) il volume occupato dall’acqua che è entrata nella bottiglia alla fine dell’esperimento (anzi, meglio ancora, di quanto si è abbassato il livello dell’acqua che rimane fuori dalla bottiglia) per scoprire che è circa 1/5 del volume totale della bottiglia. E dunque l’aria è costituita da più componenti: uno di questi, che chiamiamo ossigeno, è quello che permette alla candela di rimanere accesa; l’altro, che chiameremo tra i quali l’anidride carbonica (alla quale si aggiungerà quella prodotta nella combustione) ma la loro presenza è poco significativa. Il gas all’interno non è più quello che comunemente chiamiamo “aria”, ma aria privata dell’ossigeno e con un pò di anidride carbonica in più e, per questo, meno “densa” dell’aria esterna. Si crea così una Pagina indifferente agli eventi. C’è anche dell’altro, altri gas 14 azoto (dal greco, senza vita), se ne sta per i fatti suoi, differenza di pressione tra l’aria (all’esterno) ed il gas (all’interno) ed il liquido non potrà far altro che risalire lungo la bottiglia fino a quando l’equilibrio non verrà ristabilito. Concludo con le parole di Michael Faraday (Newington Butts, 22 settembre 1791 – Hampton Court, 25 agosto 1867) dal “Course of Six Lectures of the Chemical History of a Candle”: “Non c’è una legge che governi l’universo che non entri in gioco nel fenomeno di una candela in combustione. Bruciando una candela partite con una sostanza solida che si trasforma prima in un liquido e poi in vapore. Il grasso della candela liquefatta ricade per la forza di gravità, eppure lo stoppino sfida la gravità sollevandosi per effetto dell’ azione capillare. Bruciando, al candela composta…” Pagina reazioni chimiche che rivelano di quali sostanze sia 15 genera luce e calore. Nello stesso tempo è soggetta a IL DIAVOLETTO DI CARTESIO La pressione è una grandezza fisica estremamente importante e, nelle attività “pratiche”, forse la più importante perchè permette di “vedere” le forze. Bisogna ricordare infatti che la forza non è una caratteristica di un certo oggetto o di una certa persona, ma un’interazione e si può osservare/misurare solo quando viene esercitata. Dimenticate quindi il punto materiale e la fisica dove tutto si muove in un mondo senza atmosfera. Il nostro mondo non è fatto di oggetti punti. C’è l’aria, ci sono le superfici, ci sono i volumi, gli oggetti estesi. Pagina la nostra forza non si esercita su 16 pesanti ma privi di dimensioni, Questa filippica mi serve per introdurre il noto esperimento del “diavoletto di Cartesio”. I miei ingredienti sono: un tappo di penna (non forato); plastilina; una bottiglia dell’acqua. di plastica Operazioni e da compiere: 1) fissare la plastilina al tappo come in figura e, utilizzando un contenitore di dimensioni opportune e pieno d’acqua, trovare la quantità giusta di plastilina affinchè possa galleggiare poco sotto la superficie; 2) riempire completamente la bottiglia d’acqua, inserire il tappo e chiudere bene; 3) premere sulle pareti della bottiglia. Osserverete come, premendo (esercitando mollata la presa. LA FORMA DEI LIQUIDI “Che fai?” gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. Qual’è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non Pagina scende verso il fondo per poi risalire una volta 17 una pressione) sulle pareti della bottiglia il tappo ha forma!” dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”. Andrea Camilleri, La forma dell’acqua, Sellerio (1994) E’ proprio così, siamo abituati a pensare liquidi che i non abbiano forma propria. Ma questo non è vero: la forma naturale di qualsiasi liquido è quella di una sfera. E’ la gravità che impedisce ai liquidi di assumere questa forma e li contenitore, a prenderne la forma. Possiamo “eliminare” la gravità? L’esimio Archimede di Siracusa, vissuto nel III secolo a.C., enunciò nella famigerata opera Sui corpi galleggianti un famoso principio secondo il quale i corpi immersi in un fluido ricevono una spinta dal basso verso l’alto (la “forza di Archimede”) di Pagina su una superficie o, se versati dentro ad un 18 costringe a diffondersi in uno strato sottile se posti intensità pari al peso (alla forza peso, per meglio dire) di una massa di fluido di forma e volume uguali a quella della parte immersa del corpo. E dunque il peso di un corpo immerso (parzialmente o totalmente) non è quello che si misura fuori dal liquido, ma il peso del volume di fluido spostato dalla parte immersa. In una situazione di equilibrio la forza peso è bilanciata dalla forza di Archimede, cioè la somma delle due forza è nulla e quindi bye bye, gravità… Questo principio vale non solo per i solidi ma anche per un fluido immerso in un altro fluido. Ecco l’esperimento. In casa nostra abbiamo tutto quello che serve, L’olio crescente). 19 densità affonda Pagina ovvero tre fluidi: alcool, olio, acqua (in ordine di nell’alcol ma galleggia nell’acqua. Si tratta perciò di miscelare alcol ed acqua in proporzioni tali che l’olio non affondi né galleggi. Inserite una goccia d’olio in un bicchiere. Riempite il bicchiere di alcol e, lentamente, aggiungete un pò d’acqua con l’aiuto di un cucchiaio. Fatelo con molta attenzione, in modo che l’acqua goccioli verso il basso lungo le pareti del bicchiere. L’olio nel bicchiere comincerà a gonfiarsi e, quando l’acqua sarà sufficiente, si alzerà dal fondo del bicchiere in una o più gocce sferiche che rimarranno in sospensione: l’olio, racchiuso in un altro liquido con la stessa densità (la giusta miscela alcol/acqua), in accordo con il pincipio di Archimede, “perde” il suo peso. Ora la gravità non ha più alcun effetto su di esso ed assumerà così la sua forma sferica Che forma hanno le gocce di pioggia? Se chiediamo ad un bambino di disegnare una goccia di pioggia, quasi sicuramente la disegnerà molto simile ad una “lacrima”. E’ naturale: è impossibile cogliere con il nostro occhio la forma Pagina PIOVONO SFERE 20 “naturale”. reale delle goccioline, sopratutto perchè l’acqua vien giù troppo veloce e il nostro strumento visivo ha i suoi ben noti limiti. Potete però, opportunamente attrezzati, fotografarle. In alcuni siti troverete delle vere e proprie opere d’arte che non posso mostrarvi qui perchè protette copyright. da Dunque, ricapitoliamo: un liquido assume una forma sferica quando la forza peso è controbilanciata da una forza contraria di pari intensità; ciò sarà vero sia quando il fluido rimane in sospensione all’interno di un altro fluido (come l’olio nella miscela di costante all’interno di un altro fluido. Vediamo allora cosa accade. Le gocce cadono generalmente da per effetto un’altezza della gravità, dell’ordine delle centinaia di metri, con velocità iniziale pressochè nulla ed accelerazione iniziale pari (quasi) a quella di gravità. Pagina paragrafo) ma anche se si muoverà a velocità 21 alcol e acqua del precedente Tutto avviene nell’atmosfera ed è questa che gioca un ruolo importante (è un fluido). In primo luogo, Archimede mette lo zampino e spinge dal basso verso l’alto, riducendo (ma non annullando) l’effetto della gravità. Inoltre, un fluido, quando è attraversato da qualcosa, s’incavola e reagisce. La resitenza dell’aria genera una forza che dipende da vari fattori: dalla viscosità (la resistenza allo scorrimento); dalla dimensione della goccia; dalla velocità con la quale cade. La questione delicata è come dipende dalla velocità questa forza. Un modello semplificato (corretto per goccioline di piccolissime dimensioni, ma anche per granelli di sabbia o cose di dimensioni paragonabili) è quello che prevede una dipendenza lineare dalla velocità. La “forma” della forza di resistenza dell’aria non esplicitamente, la massa e l’accelerazione (F=ma) ma diviene il prodotto di 22 più, un’altra quantità costante per una velocità (F=bv): Pagina contiene più velocemente un oggetto attraversa un fluido, più il fluido fa resistenza. Il moto di un oggetto in assenza di attrito è una situazione che non esiste nella realtà! All’aumentare della velocità aumenta la resistenza dell’aria e ciò provoca, di conseguenza, una diminuizione dell’accelerazione. Se lo spazio percorso è sufficiente, l’accelerazione si riduce fino al punto di annullarsi. Da questo punto in poi la velocità rimane costante ergo le forze si annullano e, proprio come l’olio nel bicchiere, la goccia assumerà la sua agognata forma sferica. Piccola postilla. Non è tutto sempre così semplice. Se gli oggetti che cadono non sono granelli di sabbia ma palline da tennis, quando aumenta la velocità relativa fra il corpo ed il mezzo, nel fluido si vengono a formare dei vortici che acquistano energia cinetica sottraendola al corpo, aumentando la forza di dimensioni. In questo caso il modello “giusto” è una forza di resistenza che dipende dal quadrato della velocità. Pagina trascinata con sé dall’oggetto aumentandone le 23 resistenza. Si crea una scia vorticosa che viene IO PIOVO DA SOLA CREDITS EMMANUEL VILLERMAUX Come molti oggetti naturali, le gocce di pioggia possono avere tante dimensioni diverse. Quello che fino ad oggi si pensava è che questa varietà si formasse all’interno di una nuvola quando una piccola gocciolina, aumentando di dimensione, instaurava una complessa interazione reciproca con le sue vicine. In realtà, a quanto pare, questa enorme varietà deriva dai prodotti di frammentazione di sono legate alla dinamica di una sola goccia che si deforma quando, mentre precipita al suolo, dentro di essa irrompe l’aria. Il cambiamento “topologico” da una goccia di grosse dimensioni in più piccoli Emmanuel Villermaux and Benjamin Bossa “Single-drop fragmentation determines size distribution of raindrops” Nature Physics 5, 697-702 (20 July 2009) 1 Pagina distribuzione delle dimensioni delle gocce prodotte 24 gocce isolate e non interagenti1. Sia la forma che la frammenti stabili si compie entro un lasso di tempo molto più breve del tempo tipico di collisione tra le gocce. Le goccioline molto piccole, quelle con un raggio di frazioni di millimetri, rimangono sferiche per tutto il loro cammino verso terra. Se le gocce di pioggia sono grandi (almeno 1 mm), durante la loro caduta si deformano e si “frammentano”. MENISCHI Il menisco μηνίσκος (dal greco. “piccola luna”) era una piastra d’oro, a forma di mezza luna, che gli antichi greci ponevano sulla μηνίσκος è il diminuitivo di μήν μηνός “mese, luna” e fu Keplero (1611) ad adottare per il termine questo significato. I menischi più famosi sono quelli dei calciatori: due cuscinetti ammortizzatori all’interno del ginocchio, che ne facilitano i movimenti, lo proteggono e hanno una forma a mezza luna. Un menisco si forma pure sulle Pagina perchè non si sporcassero. 25 testa delle statue degli Dei pareti di un recipiente per un effetto combinato della forza di coesione (la forza attrattiva tra molecole della stessa specie) e della forza di adesione tra il liquido e le pareti del recipiente che lo contiene. Quando la forza di adesione è maggiore della forza di coesione (come per l’acqua in un bicchiere di vetro), il liquido bagna la parete ed il menisco è concavo. Quando la forza di adesione è minore della forza di coesione (come nel caso del mercurio), il liquido non bagna la parete ed il menisco è convesso. Per apprezzare il fatto che l’acqua ama aggrapparsi esperimento semplicissimo. Riempite un bicchiere di 26 vetro con acqua senza arrivare al bordo. Ponete Pagina alle pareti del bicchiere si può realizzare un sull’acqua un tappo di sughero o di plastica (come quelli di molte orrende bottiglie di vino da ipermercato). Osserverete come il tappo si dirige sempre verso le pareti e non c’è verso di farlo stare al centro. Il motivo è ovvio: si è creato un menisco concavo ed il punto di equilibrio tra la forza peso e la spinta di Archimende sta nel punto di contatto dell’acqua con il bicchiere. Adesso riempite lentamente il bicchiere di acqua fino quasi a farla traboccare: come per magia il tappo si porterà al centro, si è creato un menisco convesso ed il punto di equilibrio tra la forza peso e la spinta di Archimende sta al centro del bicchiere. Il giochino è carino ma in questo modo è ancora difficile “vedere” il menisco. Allora, fate così: tagliate una candela alla lunghezza di 5 centimetri, lasciando un po’ di stoppino. Attaccatela al centro piccolo con di un contenitore l’aiuto qualche goccia di di plastilina). Versate 27 dell’acqua nel Pagina cera fusa (o con della contenitore, annegandovi tutta la candela ma senza bagnare la sua superficie superiore e lo stoppino. Accendete la candela e aspettate. Il risultato sarà un buco nell’acqua! La superficie della candela, a contatto con l’acqua, non è in grado di sciogliersi. Il calore scioglie solo la parte interna della candela che viene così “scavata” creando un cilindro vuoto, dalle sottilissime pareti di cera, circondato dall’acqua. Sul bordo del cilindro apprezzerete un fantastico menisco convesso. N(u)ota Bene: nel caso dell’acqua il menisco concavo diviene convesso solo quando colmiamo il bicchiere un poco oltre l’orlo. Ciò avviene perchè la forza di adesione continua ad esercitare il suo effetto costringendo l’acqua, per quanto possibile, a rimanere aggrappata al vetro prima di (eventualmente) fuoriuscirne. docente quando prova a realizzare il famoso esperimento che dell’ago galleggia sull’acqua che serve a spiegare il fenomeno della tensione superficiale di un liquido. Il problema è Pagina L’apprensione superficiale è quella che prende il 28 APPRENSIONE SUPERFICIALE che la riuscita dell’esperimento è del tutto imprevedibile a meno di non ricorrere ad una mossa strategica. La faccenda è presto detta: tagliate una strisciolina di un tovaglio di carta da cucina e sistemate sopra l’ago; riempite un bicchiere d’acqua e adagiate con molta cura la carta (anche piegandola) e l’ago al suo interno cercando di non far scivolare l’ago nell’acqua. Se tutto è andato bene, la carta assorbirà l’acqua e dopo un certo tempo (nel mio caso ben 10 minuti) affonderà, lasciano l’ago a galleggiare solo soletto sulla superficie. Non usate raccontano come è andata. Vi ricordo che la tensione superficiale è la proprietà che consente la superficie di un liquido di comportarsi quasi come un trampolino. Quando salite su un trampolino (immaginate di farlo, quantomeno), questo si estende verso il basso e, così facendo, esercita verso l’alto una forza elastica su di Pagina fargli assorbire l’acqua in tempi ragionevoli. Le foto 29 fogli di quaderno o altro perchè non c’è verso di voi che bilancia il vostro peso. Lo stesso fa la superficie di un liquido e molti insetti sfruttano questa caratteristica per saltare sull’acqua senza affondare. La ragione di questo comportamento dei liquidi è ben nota ma, per capirla, è necessario ricorrere alla visione “microscopica” della materia, al fatto cioè che un liquido è “fatto” di molecole e che, all’interno del liquido, ognuna di queste molecole è circondata da molecole identiche che la attirano allo stesso modo in tutte le direzioni. Ogni molecola posta all’interno del liquido sperimenta quindi una forza totale pressochè nulla. Una molecola sulla superficie non ha molecole uguali sopra di essa (in genere solo aria) e quindi “sente” una forza attrattiva che la superficie verso l’interno che dura fino a quando le forze repulsive dovute alle altre molecole non la arrestano. Se non agissero forze esterne il liquido si sistemerebbe a Pagina causa dunque di una “contrazione” di tutta la 30 spinge verso l’interno. Questa forza attrattiva è formare una sfera (lo abbiamo già imparato, vero?). Ma la gravità incombe è il risultato è quello che è Pagina 31 sotto i nostri occhi tutti i giorni.