Oltre dicembre 2015.pub - Comunità Piergiorgio ONLUS

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Oltre dicembre 2015.pub - Comunità Piergiorgio ONLUS
2015 anno 12- n.2 Poste italiane s.p.a Spedizione in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv.L.27/02/2004 n° 46) Art.1, comma 2, DCB UDINE Semestrale
UNO STADIO
PER TUTTI
Comunità Piergiorgio ONLUS Libri
Ausili
DUSSELDORF: una fiera speciale
Dal mondo
Idee sotto l’albero
Viaggi
Burkina Faso: il reportage
Le Canarie accessibili
Attualità
Parliamo dell’Afghanistan
Gli incontri
Riccardo Rossi: sismologo
In caso di mancato recapito restituire al mittente Comunità Piergiorgio ONLUS - Piazza Libia 1 - 33100 Udine
che si impegna a pagare la tassa dovuta presso l’Ufficio CPO - Viale Europa Unita 8 33100 Udine
Il SOMMARIO
Pag. 2
Le parole del Presidente
Pag. 3
L’editoriale
Pag. 4
Cinema e Diversità
Pag. 5
La Redazione risponde
Pag. 6
Tutte le novità sugli ausili dal mondo
Pag. 8
Gli esoscheletri dalla finzione alla realtà
Pag 10
Düsseldorf: una fiera speciale
Pag. 11
Spazio Formazione
Pag. 12
Il viaggio: le Canarie accessibili
Pag. 14
I libri sotto l’albero
Pag. 15
Gli auguri
Pag. 16
Il Calendario 2016
Pag. 18
Quando la solidarietà fa la differenza
Pag. 20
Uno stadio per tutti
Pag. 22
Reportage dal Burkina Faso
Pag. 25
Non solo note
Pag. 26
Dall’Afganistan alla Comunità
Pag. 28
L’incontro con il sismologo Riccardo Rossi
Pag. 30
Non un arrivederci bensì un addio
Pag. 31
Per chi non ci conosce
Presidente Comunità Piergiorgio: Sandro Dal Molin
Direttore Responsabile: Nicola Mantineo
Redattori: Maurizio Scolari, Davide Vogrig, Arrigo De Biasio, Ennio
Mazzolo, Elena Di Chiara, Piero Castenetto, Daniele Mansutti
Hanno collaborato: Laura Cadò, Wendy Lenarduzzi, Sabrina Degano, Enrico Pin, Greta Rodaro.
Stampa
Arti Grafiche Friulane, Imoco s.p.a. (UD) Via Udine, 174
33034 Fagagna, UD
Autorizzazione del tribunale di Udine
n.17/04 del 11/05/04
“Oltre” viene inviato gratuitamente. Chiunque non desiderasse più
riceverlo può comunicarlo all’Ufficio H della Comunità Piergiorgio
O.N.L.U.S, P.zza Libia 1 - 33100 Udine. Tel 0432/403431; Fax
0432/541676; Mail: [email protected]; [email protected].
I dati personali dei destinatari della presente rivista sono trattati nel
rispetto della D.Lgs. 196 del 2003.
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LE PAROLE DEL PRESIDENTE
Cari lettori di Oltre,
sta terminando un altro anno di grande impegno e
lavoro, ma anche di soddisfazioni relative alle molte attività che ci vedono impegnati. Portiamo così il nostro saluto a tutti voi, che fedelmente vi ritagliate un piccolo
spazio per leggere e condividere con noi gli avvenimenti
che si susseguono nel tempo.
Sullo sfondo del panorama generale, sia sociale che
sanitario, c’è molta confusione, e per una realtà come la
nostra che è estremamente interconnessa con il Servizio
Pubblico, le ripercussioni sono palpabili.
La metafora della coperta troppo corta, in questo momento temiamo rispecchi ciò che sta accadendo, ma è
importante comunque non scoraggiarsi e rimboccarsi le
maniche per fare tutto ciò che è in nostro potere. Vorremmo utilizzare questo piccolo spazio per dirvi che tutte le scelte che sono state fatte e che faremo mirano alla
definizione di ciò che vogliamo essere nel futuro, senza
dimenticarci ciò che siamo stati.
Crediamo che ognuno di noi abbia un’idea e
un’immagine della Comunità che sono il frutto del proprio vissuto, fatto di persone, relazioni e storia, ma questa immagine oggi deve essere calata in un contesto sociale che evolve continuamente e velocemente. Difficile
ancora dire se l’evoluzione sia positiva o negativa, ma
sicuramente sta avvenendo e noi stiamo facendo un
grande sforzo per non essere travolti e rimanere agenti
attivi e propositivi.
Quello che intendo dire è che non possiamo far altro
che accettare alcune decisioni, pur non condividendole e
dovendo digerirle a fatica. D’altra parte siamo consci del
fatto che dove possiamo agire con fermezza e trasparenza, lo facciamo senza alcun timore. La dimostrazione di
questo la possiamo vedere tutti i giorni nella passione e
nella professionalità che vengono messe nei nostri servizi, attività e progetti.
A volte le crisi sono difficili e impegnative, ma interpretate nel modo giusto possono diventare fonte di grande cambiamento. È lo spirito di condivisione, la voglia di
lottare e la speranza di tutti noi, attori in questa comunità, l’elemento decisivo per la rinascita e la realizzazione della nostra nuova mission.
A tutti voi Buon Natale!
L’EDITORIALE
di Nicola Mantineo
È la penna di Davide. Quella di Ennio. Ma anche di
Maurizio. E di Arrigo. È la penna di tutti, anche di coloro
che non ho nominato. Di chi vive e respira la Comunità
Piergiorgio Onlus. Anche, ma non solo. La penna di tutti
coloro i quali avranno il piacere di raccontare se stessi, la
propria vita, un’esperienza o un episodio che li ha visti
protagonisti, anche esterni alla nostra struttura. E questa è la lavagna bianca su cui le penne vergheranno gli
eventi che diverranno cronaca, in cui le storie verranno
sviscerate, linfa vitale grazie alle quali la Comunità Piergiorgio vive.
Sono orgoglioso di potermi presentare come nuovo
Direttore di questa rivista, che non ambisce a tirature a
5 zeri, ma che vuole dare voce a chi ha qualcosa da raccontare, a chi desidera confrontarsi ed intervenire o trattare un argomento d’attualità. Ho usato la parola
“confrontarsi” perché, in realtà, i canali sono molteplici –
rivista, sito, pagina facebook, newsletter - e nostro compito sarà cercare di legarli con un unico obiettivo, quello
di condividere pensieri e riflessioni. Desidero innanzitutto esprimere un ringraziamento a Carolina Laperchia,
che per tanti anni ha curato la rivista e ne è stata Direttore Responsabile, conscio che la prima tacita “regola”
che dovrò osservare sarà di assolvere il mio compito con
altrettanto entusiasmo e dedizione.
Come potete vedere già ad una prima occhiata abbiamo deciso di rimodulare la rivista diminuendo il numero
di pagine, in ottemperanza ad un generale contenimento
dei costi. In un periodo come questo, in cui stiamo faticosamente uscendo da un momento di crisi generale, e in
cui, nello specifico, la stessa Comunità deve navigare tra
i marosi tenendo la barra a dritta, ci è sembrato doveroso
dare un segnale di discontinuità e di abbattimento dei
costi.
Auspichiamo, comunque, di mantenere un alto livello
di qualità, come sempre stato in passato, ringraziando
fin d’ora tutti coloro che in futuro vorranno contribuire
fattivamente alla buona riuscita di “Oltre”. In questo
numero abbiamo deciso di dedicare la copertina al nuovo
stadio Friuli, la casa dell’Udinese. Avrete letto decine di
articoli sull’impianto in tutti i media locali, analizzato
sotto tutti gli aspetti, ragion per cui abbiamo voluto affrontare l’argomento secondo il punto di vista che ci è più
connaturale, quello dell’accessibilità e dello spazio per
persone disabili.
All’interno troverete anche un ironico e colorato pezzo
“africano”, scritto da Wendy Lenarduzzi, una ragazza
che ha svolto un tirocinio presso l’Ufficio H e che, in seguito, ha deciso di intraprendere la strada della collaborazione con una Ong che sviluppa progetti in Burkina
Faso. La voglia d’estate, adesso che siamo in pieno periodo natalizio, ci avvolgerà leggendo l’articolo di Davide
Vogrig, il quale, assieme a sua moglie, ha trascorso una
settimana di ferie alle Canarie: la condivisione della sua
esperienza di “vacanza accessibile” può essere un ottimo
spunto per chi sta programmando un viaggio nel 2016 e
teme la carrozzina possa essere un ostacolo insormontabile.
Le prime pagine sono dedicate, come in passato, alle
innovazioni che provengono dal mondo della disabilità,
mentre i nostri utenti del Centro Diurno hanno riportato
due interessanti incontri che si sono tenuti presso la nostra sede: nel primo Riccardo Rossi, esperto di sismologia e geologia, ha spiegato l’origine dei terremoti, nel secondo l’attenzione si è
concentrata sulla testimonianza
di 4 profughi afghani accompagnati dalle volontarie di una associazione udinese che si occupa di
immigrazione. La testimonianza,
e non poteva essere altrimenti, ha
abbracciato il tema delle mine
antiuomo che flagellano il paese
arabo, causa di menomazioni, problemi sanitari, e di un incremento
notevole di invalidi. Ma non voglio togliervi il piacere di scoprire
cosa regalano le pagine del nostro
semestrale continuando a riassumerne gli argomenti trattati. Preferisco utilizzare queste ultime
righe del mio primo editoriale per
augurarvi un sereno Natale e un
felice e prospero 2016.
3
CINEMA E DIVERSITÀ
TI VOGLIO BENE EUGENIO!
di Laura Cadò
C’è un modo semplice per ridimensionare i nostri affanni e le nostre inquietudini: basta imbattersi in una
persona down e magicamente riusciamo a guardare alla
vita con maggiore fiducia.
È questo in sintesi il messaggio del film “Ti voglio bene Eugenio!”, pellicola del 2002 del registra Francisco
Josè Fernandez.
Eugenio, un giovane down, ha come amiche due ragazze, Elena e Cristina, sue coetanee. L’amicizia che li
lega è sincera, anche se le giovani lo prendono maliziosamente in giro. Tra giochi, scherzi e battute adolescenziali
i tre si allenano alle prime delusioni, scoperte e avventure della vita. Poi le loro strade si dividono ma Eugenio,
innamoratosi di Elena, continuerà a custodire nel cuore,
come un piccolo gioiello, il suo ricordo. Diventato adulto
Eugenio (Giancarlo Giannini) vive solo in una grande
villa. Cucina da sé (è molto goloso), fa la spesa, si occupa
delle faccende domestiche e cura il grande giardino della
casa con piglio professionale. Il suo universo è fatto di
4
gesti quotidiani, di frequentazioni e di amicizie vissuti
con ironia e dolcezza. Non sono la tristezza e l’apatia a
fare da filo conduttore della sua vita, è invece la gioia del
contatto umano sottolineata dai caldi abbracci con cui
Eugenio accoglie le persone che gli stanno intorno. Ma
Eugenio è anche capace, a modo suo, di scrutare l’animo
degli altri, di indagarne le fragilità con profondità e saggezza. È con questo spirito che egli racconta il suo
“essere down” a una donna incinta tormentata dal timore
di mettere al mondo un figlio come lui.
Eugenio ha anche un cuore generoso: svolge infatti
del volontariato presso un centro traumatologico dove ha
modo di prendersi cura di Laura, una giovane ragazza
che, in seguito a un incidente stradale, ha perso la voglia
di vivere e si è chiusa in uno stato di apatia e di rifiuto
del mondo.
La giovane è figlia di Elena (Giuliana De Sio) il primo
e mai dimenticato amore di Eugenio ma lui non lo sa e
accoglie il ritorno della donna prima con gioia, poi con
preoccupazione. Elena, infatti, si porta dietro un passato
denso di ombre: il suo matrimonio, marchiato da un segreto inconfessabile, è fallito. Inoltre non è stata in grado
di costruire un rapporto sereno con Laura e tra loro si è
creato un fossato di incomprensione e di rifiuto. Ma sarà
proprio Eugenio, l’unico tra i vari e contraddittori personaggi che sembra essere “normale”, ad adoperarsi per
riconciliare madre e figlia, aiutandole a capire ciò che
realmente vogliono l’una dall’altra.
“Ti voglio bene Eugenio!” è un film di forte valenza
sociale che dimostra la falsità della percezione che molti
di noi hanno dei down, che è quella di persone infantili,
incapaci di condurre una vita autonoma, intrappolate in
una fisionomia che ci mette a disagio. Eugenio invece è
una figura vibrante, intrisa di sentimenti e pensieri profondi che ci fa capire che le persone down, se messe nelle
giuste condizioni, possono condurre un percorso di vita
pieno e appagante e dimostrare, a chi ha la voglia e il
coraggio di far parte del loro mondo, che la diversità è un
valore positivo.
LA REDAZIONE RISPONDE
Per le vostre domande scrivete a [email protected]
Gentile redazione di Oltre, mia
figlia che frequenta l’ultimo anno della scuola superiore avrebbe deciso, terminati gli studi, di
iscriversi al corso universitario
di Terapia Occupazionale. Con
sincerità non mi è ancora chiaro
di che figura professionale si
tratti…
Cara lettrice, la Terapia Occupazionale (T.O.) è una professione sanitaria della riabilitazione che promuo-
che, psicologiche, cognitive, sociali e
tecniche e sostengono la persona nella scelta degli obiettivi e della forma
di trattamento da loro maggiormente
condivisa, dando potere alla loro voce.
I Terapisti Occupazionali hanno
un’ampia formazione che li attrezza
di abilità e conoscenze per lavorare
in collaborazione con individui o
gruppi di persone che hanno un deficit di struttura fisica o di funzione
dovuta a un problema di salute, e che
sofie differenti in termini di competizione.
Le Paralimpiadi sono orientate
verso le competizioni che potremmo
definire “d’elite", dove gli atleti per
potervi accedere devono rispondere a
determinati criteri di qualificazione.
Per contro, gli Special Olympics non
escludono un atleta basandosi sui
punteggi di qualificazione, ma piutto-
ve la salute e il benessere attraverso
l’occupazione.
Trova la sua applicazione in una
molteplicità di ambiti, dagli ospedali
alle case di riposo, dal domicilio alle
scuole ecc. e si rivolge a tutte quelle
persone in cui la terapia occupazionale sia necessaria per superare gli
effetti della disabilità.
Problemi causati da malattie,
dall’invecchiamento, dagli incidenti,
dalle inabilità temporanee e permanenti. Il fine è quello di permettere
alla persona di svolgere le attività
quotidiane o professionali nel più alto grado di autonomia possibile.
I Terapisti Occupazionali prendono in considerazione tutti i bisogni fisici, psicologici, sociali ed ambientali
dando un supporto che fa la differenza nella vita del paziente, con un rinnovato senso di scopo e aprendo nuovi orizzonti.
I Terapisti Occupazionali si mettono al servizio degli utenti dando a
loro il potere decisionale: mettono a
disposizione le loro competenze medi-
sperimentano barriere alla partecipazione.
I Terapisti Occupazionali credono
che la partecipazione possa essere sostenuta o limitata dall’ambiente fisico, sociale, attitudinale e legislativo.
Perciò la pratica della T.O. può essere rivolta a cambiare aspetti
dell’ambiente per incrementare la
partecipazione.
[da: www.aito.it]
Buongiorno,
vorrei capire che differenze ci
sono tra le Paraolimpiadi e gli
Special Olympics?
In primo luogo gli Special Olympics sono riservati ad atleti con disabilità intellettiva, mentre le Paralimpiadi sono destinate prevalentemente ai concorrenti con disabilità fisiche, anche se hanno sempre più eventi in cui troviamo atleti con disabilità intellettive.
In secondo luogo, Special Olympics e le Paralimpiadi hanno filo-
sto dividono gli atleti in base a tali
punteggi per una concorrenza leale
contro gli altri di abilità simile.
Nonostante queste differenze, tuttavia, le Paralimpiadi e Special Olympics hanno in comune lo stesso
principio guida: usare la forza dello
sport per cambiare il modo in cui il
mondo vede le persone disabili.
Chiunque volesse scrivere alla Redazione di Oltre può inviare le proprie domande o eventuali contributi
al seguente indirizzo di posta elettronica:
[email protected]
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CURIOSABILE...
TUTTE LE NOVITÀ DAL MONDO DEGLI AUSILI A SERVIZIO DELL’HANDICAP
UN ASCENSORE PICCOLO
DAL DESIGN
ACCATTIVANTE
La quasi totalità delle abitazioni italiane presenta delle barriere architettoniche che in caso di disabilità anche temporanea o più semplicemente con l’avanzare dell’età diventano
ostacoli insuperabili.
Rendere una casa accessibile a posteriori è da
un lato costoso e dall’altro spesso problematico da un punto di vista architettonico. Una
intesserente soluzione è l’ascensore, o meglio,
la piattaforma Terry Lift. Un sistema piccolo
con un design decisamente futurista la cui
installazione appare particolarmente semplice.
Se ad un disabile un ascensore può davvero
restituire l'autonomia, ad un anziano, anche
senza significativi problemi a deambulare,
garantisce una maggiore sicurezza di fronte ai
“rischi” delle scale.
LEGO: MATTONCINI MA NON SOLO
L’idea è opera del designer colombiano Carlos Arturo Torres, con sede a Chicago, e si tratta di un sistema che permette ai bambini di personalizzare le
proprie protesi con facilità incastrando e costruendo con gli amati mattoncini di plastica.
Il prototipo di protesi modulare progettata con Lego Future Lab e Cirec,
una fondazione colombiana per la
riabilitazione fisica, incorpora sensori
mioelettrici che registrano l'attività
del muscolo nel moncone e inviano
un segnale per controllare il movimento.
In un prossimo futuro saranno fattibili ulteriori partnership per creare
altri tipi di protesi con dei giganti dei
giocattoli quali Mattel e Nintendo
I bambini con protesi potrebbero presto vedere il loro giocattolo preferito
innestarsi alla fine del loro braccio,
rispondendo a svariate esigenze in
nome della fantasia: al posto dell'arto
potranno avere pale meccaniche, astronavi, fucili laser e tutto ciò che si
può costruire.
6
CURIOSABILE...
SCALEVO: UNA CARROZZINA DAVVERO SPECIALE
Una carrozzina che superi i
gradini è sicuramente il sogno
di molti disabili costretti a
mille peripezie ogni qual volta
si avventurino attraverso le
nostre città e i nostri paesi. A
questo hanno pensato una
decina di studenti di ingegneria del Politecnico di Zurigo
nel progettare “Scalevo”.
“Scalevo”, questo è il nome del
prototipo, attraverso due cingoli in gomma montati sulla
parte inferiore, riesce ad
«arrampicarsi» scalando anche i gradini più ripidi.
L’ausilio, già premiato alla
conferenza di National Instruments in Texas, dovrà essere
ulteriormente testato prima
di poter esser messo in produzione.
USARE LA LINGUA PER VEDERE
Si chiama BrainPort
V100 l’apparecchiatura
realizzata dalla Wicab
che ha già passato
l’esame della statunitense FDA (ente che valuta e
approva i prodotti farmaceutici) che ne ha rilevato
l’efficacia su quasi il 70%
delle persone sottoposte
ai test.
Brainport utilizza un
particolare software che
trasforma le immagini
catturate dalla telecamera in impulsi elettrici che
la persona non vedente
percepirà grazie ad un
piccolo dispositivo intraorale come lievi vibrazioni
sulla lingua. Gli stimoli
percepiti permetteranno
di identificare dimensione, forza e anche il movimento degli oggetti davanti a loro.
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ESOSCHELETRI
DALLA FINZIONE ALLA REALTÀ
di Enrico Pin
L’idea di poter moltiplicare le capacità fisiche umane
attraverso delle strutture esterne è un pensiero che da
sempre ha percorso la storia della civiltà. Lo stesso Leonardo da Vinci dedicò il suo genio nel tentativo di realizzare una attrezzatura che permettesse all’uomo di volare.
Un congegno che antesignano dei più recenti esoscheletri - dal greco exo (al di fuori) + skeletos (duro) - un termine che in fondo ingloba più concetti, dalla protesica
alla cibernetica passando alla robotica. Fin da subito uno
dei problemi fu l’energia per far funzionare questi impianti in quanto la forza umana non era sufficientemente
in grado di auto moltiplicarsi.
La comparsa nell’800 delle prime macchine vapore,
quindi una forza di energia esterna, scatenò la fantasia
di studiosi e ricercatori si che presagirono un futuro di
mirabolanti diavolerie. Sarà il vignettista satirico Robert
Seymour con i suoi disegni a tracciare quella che possiamo considerare un’immagine antesignana degli esoscheletri: il “camminatore a vapore”.
Il primo dispositivo di esoscheletro fu sviluppato da
un russo di nome Nicholas Yagn, che nel 1890 depositò la
sua idea all’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti. L’idea era
di realizzare un apparato che potenziasse alcune capacità motorie quali il camminare, il saltare e il correre. Il
sistema di alimentazione prevedeva da un lato una serie
di molle in grado di immagazzinare l’energia prodotta
dal
moto
e
dall’altro una borsa di gas compressi a accrescere la
potenza delle molle.
Nel 1917, l’
inventore Leslie
C. Kelley sviluppò
quello che fu definito un pedomotor, un dispositivo
che nell’ intenzione di Kelley doveva agevolare il
cammino,
l’energia sarebbe
stata fornita da
una piccola macchina a vapore da
portare come uno
zainetto
sulla
schiena.
Il primo vero esoscheletro, nel senso più attuale del
termine, fu co-sviluppato da General Electric e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 1960. La progetto fu chiamato Hardiman, e permise di sollevare 110 kg
facendo lo sforzo come se si sollevassero solo 4,5 kg. Il
sistema idraulico che stava ala base del sistema permetteva a chi lo indossasse di amplificare la loro forza di 25
8
volte. L'idea generale sembrava alquanto promettente,
ma aveva grossi limiti: l’esoscheletro da solo pesava 680
kg e era terribilmente lento e l’utilizzo simultaneo di tutta l’apparecchiatura provoca movimenti incontrollati e
pericolosi.
due chilometri e sollevare oltre 90 kg con carica completa .
Nello stesso anno uscì nelle sale cinematografiche di
tutto il mondo il film di Ridley Scott Alien dove la protagonista Sigourney Weaver utilizzava un esoscheletro nello scontro finale con l’alieno.
È proprio il cinema a fornirci una lunga serie di esoscheletri, da quelli militari “indossati” da Tom Cruise in Edge
of Tomorrow o usati dalle truppe in Avatar a quelli
“salvavita” come nel celebre Robocop o nel più recente
Elysium.
La ricerca non si
è fermata e all’idea
di potenziare le
capacità fisiche si è
affiancata l’idea di
restituire le abilità
a chi le aveva perse. Nel 1986, un
prototipo di esoscheletro chiamato
Lifesuit è stato creato da Monty Reed,
un Ranger statunitense rimasto paraplegico dopo un
incidente con il paracadute. L'attuale
prototipo può camminare per quasi
E se i film, come già successo, anticipano la realtà possiamo ritenere che in un prossimo futuro gli esoscheletri
possano diventare (ed alcuni lo sono già) degli ausili determinanti per ridare abilità e autonomia a quanti le
hanno perse.
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REHACARE INTERNATIONAL: NON SOLO UNA FIERA
L’ANNUALE APPUNTAMENTO FIERISTICO DUSSELDORF SULLA RIABILITAZIONE SUGLI AUSILI
di Sabrina Degano
La tecnologia si sa è in continua evoluzione e la sua
applicazione nel campo degli ausili rende l’aspetto di cura e assistenza sempre più innovativa. A presentare le
ultime novità ci pensa la “REHACARE INTERNATIONAL” di Düsseldorf – Fiera internazionale che raccoglie
tutte le ultime innovazioni in campo riabilitativo, di mobilità, vita quotidiana, comunicazione, tempo libero,
sport, barriere architettoniche, auto e camper, dedicata a
tutte le fasce d’età. La fiera si ripete annualmente dando
la possibilità alle aziende di presentare i propri prodotti.
Appuntamento immancabile per utenti, tecnici e terapisti che in pochi padiglioni possono vedere e sperimentare
gli ausili proposti.
Anche quest’anno i consulenti dell’Ufficio H della Comunità Piergiorgio ONLUS hanno partecipato alla fiera,
portandosi a casa un bagaglio di esperienze e conoscenze.
La fiera infatti, rappresenta un luogo di scambio, di formazione e informazione attraverso le quali si raccolgono
contatti utili al reperimento degli ausili. Molto sviluppato il campo della mobilità, sia essa in carrozzina, o con
l’aiuto di un deambulatore. Si passa infatti da deambulatori elettrici (che supportano il cammino in salita o in
terreni sconnessi), a modelli ultraleggeri e compatti con
l’appoggiapiedi per il suo utilizzo come carrozzina
d’urgenza spinta dall’accompagnatore.
Servomotori, terze ruote (manuali o elettriche) o semplici sistemi di propulsione alternativa della carrozzina
manuale. Novità tutta italiana, la carrozzina con monoguida per utenti emiplegici; la spinta avviene agendo sui
mancorrenti, ma la direzione viene guidata dal piede che
ruota la pedana da un lato all’altro. Anche l’ambito di
CAA (comunicazione aumentativa alternativa) ha avuto
un particolare incremento con lo sviluppo di software e
hardware di semplice utilizzo e trasporto con maggiori
10
possibilità di personalizzazione. Innovazioni anche in
campo di ipovisione con la presentazione di nuovi videoingranditori, dai sistemi più complessi ai dispositivi facilmente trasportabili. Protesi, sistemi meccanici e dispositivi elettronici (come ad esempio l’infilacalze elettrico)
che permettono alla persona lo svolgimento delle attività
quotidiane, favorendo una vita autonoma.
La fiera, come ogni anno, si è rivelata un valido appuntamento di conoscenza e approfondimento, non di
meno di confronto con una popolazione di cultura e tradizioni diverse. Si entra in contatto con una realtà che
punta allo sviluppo dell’autonomia e all’integrazione so-
ciale del soggetto, utilizzando tutti i mezzi per il raggiungimento di tale obiettivo. Sensibilità particolare, percepita già all’ingresso della fiera, dove si trovano famiglie,
anziani, scolaresche, terapisti, riuniti da un obiettivo
comune, la ricerca di una vita indipendente, priva di barriere fisiche e soprattutto mentali.
NOTIZIE DAL CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE
di Greta Rodaro
Il Centro di formazione professionale della Comunità
Piergiorgio è coinvolto nel programma PIPOL e GARANZIA GIOVANI ovvero nel “Piano integrato di politiche
per l'occupazione e per il lavoro” approvato dalla Regione
Friuli Venezia Giulia ad aprile 2014. Si tratta di
un’iniziativa di integrazione nelle politiche del lavoro e
ha un carattere di “sperimentazione”. In questo ambito
la Comunità è una delle agenzie formative che realizza
corsi rivolti a giovani fino a 29 anni e corsi destinati a
persone prive di occupazione o sospese dal lavoro.
Nel mese di dicembre 2015 sono stati avviati 3 importanti iniziative formative che si svilupperanno fino a primavera 2016 e coinvolgeranno circa 46 partecipanti.
In particolare si tratta di:
Il corso da 150 ore dal titolo “Inglese per l’azienda” in
cui i destinatari (17 giovani under 29) aderenti al Piano Integrato di politiche per l’Occupazione e per il Lavoro – PIPOL hanno manifestato l’interesse ad essere
coinvolti in percorsi formativi nell’ambito delle Lingue
straniere. Tenuto conto dell’età dei partecipanti è considerata prioritaria l’attivazione degli interventi formativi più idonei a sostenere la fase di transizione dalla scuola, o dall'inoccupazione, al lavoro puntando alla
riattivazione delle risorse personali e al rafforzamento
delle competenze tecnico-professionali necessarie per
inserirsi nel mercato del lavoro. Il corso “Inglese per
l’azienda” rappresenta un’opportunità poiché offre un
percorso formativo di lingua Inglese di livello
intermedio/avanzato molto richiesto tra i disoccupati e
inoccupati che si trovano in condizione di doversi adeguare alle esigenze del lavoro. Il "bisogno formativo" è
prevalentemente inteso come distanza da colmare tra
abilità possedute e competenze necessarie per svolgere
in modo efficiente ed efficace i compiti assegnati all'interno di specifici processi lavorativi. L’obiettivo finale
proposto è di saper padroneggiare la lingua inglese che
è ormai una competenza ritenuta indispensabile in
ogni ambito professionale, senza contare che consente
l’accesso ad una infinità di nuove informazioni.
Il corso “Gestire le pratiche amministrative di base” da 200 ore è rivolto a 14 partecipanti che al momento sono disoccupati o sospesi dal mondo del lavoro.
Il profilo formativo cui ci si riferisce per definire le
competenze “in uscita” è quello dell’addetto alle pratiche amministrative che opera nell’ambito del settore
aziendale. Consiste sostanzialmente in processi di produzione della documentazione e della registrazione di
ogni movimento contabile. La figura professionale di
riferimento è una figura esecutiva che garantisce la
gestione della documentazione contabile generale, fiscale e tributaria. Al termine del percorso i partecipanti saranno in grado di gestire il flusso dei documenti
amministrativi e contabili, assicurando la conformità,
il rispetto delle procedure, l’esattezza e la tempestività
nella redazione. I contenuti specialistici principali
dell’attività formativa sono riconducibili ai temi legati
all’organizzazione e programmazione delle attività lavorative, utilizzando in autonomia gli strumenti e le
procedure di conservazione dei documenti più idonee
alla realtà aziendale di riferimento.
Il corso “Gestire la Contabilità generale” prevede
200 ore di lezione ed è rivolto a 15 partecipanti disoccupati o sospesi dal mondo del lavoro. Le competenze
acquisite in uscita dal percorso formativo sono riferite
all’addetto alla contabilità generale che opera
nell’ambito del settore amministrativo aziendale.
L’operatore si occupa sostanzialmente di processi di
predisposizione di documentazione e registrazione di
ogni movimento contabile. Le prestazioni che ne derivano sono legate alla tenuta della prima nota di cassa,
alla gestione delle entrate e dei pagamenti, alla redazione di scritture contabili di base e dei relativi registri, stesura del bilancio, predisposizione degli adempimenti fiscali e previdenziali. Al termine del corso i partecipanti saranno in grado di conoscere le caratteristiche e le finalità della contabilità generale, di possedere
la terminologia di settore e utilizzare un lessico adeguato. Il percorso di carriera classico del contabile
all'interno di un'azienda può partire da semplice addetto alla contabilità generale per poi passare alla contabilità analitica e ad incarichi di maggiore responsabilità.
L’offerta formativa del Centro di Formazione Professionale della Comunità Piergiorgio è strettamente ancorata
ai principi fondamentali che la struttura persegue fin
dalla sua costituzione: attenzione e supporto alle persone
in difficoltà, ora intesa in senso più ampio.
In questi ultimi anni, infatti, la crisi economica globale ha escluso moltissime persone dal mondo del lavoro e
ha reso il loro reinserimento molto complesso e impegnativo. Anche i giovani si trovano ad affrontare la difficoltà
di trovare un’occupazione adeguata al proprio curriculum scolastico e ciò mina la fiducia nel futuro. La formazione professionale, così come l’istruzione, il bagaglio culturale ed esperienziale, sono le “armi” più importanti per
costruire un presente dignitoso ed affrontare il futuro
con speranza».
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ALLE CANARIE
LA VACANZA ACCESSIBILE
di Davide Vogrig
Decidere di fare una vacanza in mete lontane, per chi
è in carrozzina, impone una valutazione approfondita
delle diverse situazioni che si potranno incontrare durante il viaggio e il soggiorno. Ho imparato a capire quali
sono le priorità da considerare, grazie alle mie precedenti
esperienze. I mezzi di trasporto adatti per i lunghi tragitti sono, come si può facilmente immaginare, la nave e
l’aereo, ormai ampiamente adattati per ogni tipo di esigenza.
La nave, in particolar modo, offre un servizio di completa accessibilità e comfort per tutti, l’aereo, invece, dà
la possibilità di spostarsi velocemente e giungere a destinazione in maniera più diretta, consentendo in tal modo
di prolungare la permanenza nella località di villeggiatura.
Le Canarie sono una meta turistica che mi ha sempre
affascinato e l’idea di una vacanza in quei luoghi, assieme a mia moglie, mi ha spinto ad organizzare il viaggio
con volo aereo, per sfruttare al meglio le nostre ferie. Abbiamo quindi organizzato il nostro viaggio tramite
Internet, verificando accuratamente l’accessibilità nei
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trasporti e nel soggiorno in albergo. E così, giunto il momento tanto atteso, siamo partiti per questa nuova avventura. Al check–in dell’aeroporto di Venezia il personale è attento nell’assistenza alla persona disabile con un
aiuto che è sia discreto che cordiale. Sull’aereo si può
viaggiare più comodi pagando una piccola maggiorazione, cosa che garantisce dei posti più larghi.
L’equipaggio è stato sempre gentile e si è prodigato in
ogni modo per aiutarmi. Ad ogni disabile viene assegnata, dalla compagnia aerea, una carrozzina apposita, adatta per il fissaggio a bordo. Una volta giunti
all’aeroporto di Tenerife Sud ci attende il pulmino munito di rampa d’accesso, che l’autista stesso ha azionato per
consentire il transito alla mia carrozzina ed il successivo
ancoraggio sul mezzo.
Finalmente ci siamo, lungo la strada e nel territorio
circostante si vedono le casette bianche tipiche dell’isola,
che danno un’aria perennemente estiva al luogo e lo rendono decisamente piacevole. Il clima delle Canarie è molto gradevole ed accogliente: né troppo secco e nemmeno
umido; inoltre soffia una leggera brezza che, nei giorni di
caldo, aiuta a godersi la vacanza. L’albergo che avevamo
prenotato si dimostra effettivamente accessibile e non
lontano dal mare, con piscine e spazi di soggiorno forniti
di comode poltrone. La sera, inoltre, si svolgono spettacoli per i turisti con intrattenimenti vari. Appena fuori dal
complesso alberghiero si dipanano varie stradine, con
poche salite, peraltro dolci, attraverso le quali si possono
fare comode e piacevoli passeggiate verso gli ameni dintorni.
Nelle immediate vicinanze si trova la celebre “Playa
de las Vistas”, attrezzata per disabili, dove sono presenti
volontari che aiutano coloro i quali vogliono fare il bagno.
Vicino al mare, su una piattaforma di legno dove si può
prendere il sole, sono allineate le sdraio; le carrozzine
sono agevolate nel passaggio perché il pavimento è liscio.
Non lontano si trova pure la “Playa de las Americas”,
altra zona molto servita, con rampe adattate, spiagge con
camminamenti, e piazzole utili affinché le carrozzine non
affondino nella sabbia. In queste spiagge vengono utilizzate le carrozzine “Job”, che hanno due grandi ruote gialle galleggianti e permettono di fare il bagno a chi non
può farlo da solo e ci sono gruppi di volontari della croce
rossa che fanno assistenza alle persone non autonome,
risciacquandole peraltro dal sale marino una volta terminato e usciti dal mare.
Le Canarie hanno la particolarità di essere isole vulcaniche, presentano quindi sabbia nera ed un paesaggio
interno caratterizzato dalla presenza di grandi vulcani
spenti, dei quali il più importante si chiama El Teide ed
è situato al centro dell’isola di Tenerife. Dalla nostra località vi era una vasta offerta di escursioni e, con mia
moglie, abbiamo cercato quelle più praticabili. Quasi tutti i pulmini turistici sono equipaggiati anche per il trasporto disabili ed il personale, abituato a questo tipo di
operazioni, è molto professionale. Vi è anche la possibilità di noleggiare una barca chiamata “Shogun”, accessibile per le carrozzine, da cui abbiamo ammirato i famosi
“giganti”, ossia due faraglioni a poca distanza dalla costa, tracce della passata attività del vulcano Teide.
É possibile vedere anche i delfini che accostano la barca e saltano vicino a noi, per poi sparire nelle profondità
del mare.
Un’altra interessante escursione è stata al parco zoologico dove sono presenti animali di varie specie, come
pappagalli, fenicotteri e gru; ci sono poi due gorilla, alcuni coccodrilli ed un enorme acquario dove l’attrazione è
costituita dai giochi delle due orche marine ammaestrate
e che hanno un aspetto quasi simpatico; sono giocherellone e schizzano grandi quantità d’acqua: al pubblico delle
prime file viene fornito un k-way per evitare docce. Abbiamo fatto anche il giro dell’isola con un pullman che
faceva varie soste, la cosiddetta “vuelta”. Il periplo
dell’isola viene effettuato lungo la costa: quasi una giornata di viaggio, tappe comprese. Il paesaggio che scorre
dal finestrino è vario e mostra estese coltivazioni di banane e vigne. Alcuni tratti sono boscosi mentre altre zone, specie a sud vicino al vulcano, sono invece più brulle.
Non si può non parlare del cibo: la produzione di frutta è ingente (soprattutto papaya, ananas e banane) e ovviamente si mangia moltissimo pesce fresco, di tutti i
tipi, pescato ogni giorno nel mare circostante. La vita
alle Canarie è lenta, il traffico non è frenetico, tutt’altro e
anche per questo ci siamo rilassati molto durante la nostra vacanza. Inoltre sono località molto accessibili e il
costo non è stato superiore ad altri di viaggi fatti in passato. La buona riuscita di questo soggiorno ci ha messo la
voglia di rifarlo anche il prossimo anno e mi sono ripromesso di studiare lo spagnolo per essere più comunicativo con la gente, per potermi godere ancora di più queste
isole incantevoli.
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LIBRI SOTTO
L’ALBERO
La grande guerra a piedi. Da Londra a Trieste sui
luoghi del primo conflitto mondiale
L'incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in
un armadio Ikea
Romain Puertolas
È un autore giovane francese
classe 1975 l’autore del best
seller che ha come protagonista
Ajatashatru Lavash Patel, un
indiano di professione fachiro
che vive di espedienti e trucchi
da quattro soldi. Un fachiro che
di fronte ad una promozione del
colosso svedese davvero vantaggiosa decide che è giunto il momento di comprare un nuovo
letto di chiodi. L’offerta, però, è
valida solo nei negozi di Parigi.
La distanza non fermerà il fachiro ma una serie di disguidi e
contrattempi renderanno il viaggio di ritorno una piccola odissea. Tra fughe, incontri e altre vicissitudini la vita del
fachiro cambierà…
L'uomo che metteva in ordine il mondo
Fredrik Backman
Ove è un pensionato svedese che ogni mattina alle
6.30 si alza controlla che i
termosifoni non stiano
sprecando calore e va a
fare la sua ispezione poliziesca nel quartiere. Ogni
giorno si assicura che le
regole siano rispettate.
Ma Ove, dalla perdita della moglie e del lavoro sta
meditando di farla finita.
Ha pianificato tutto nei
minimi dettagli: ha chiuso
l'acqua e la luce, ha pagato le bollette, ha sistemato
lo sgabello. Sembrerebbe
tutto
pronto
quando
l’arrivo di una nuova famiglia di vicini fa saltare
tutti i piani. Tra cassette della posta divelte in retromarce maldestre, bambine che suonano il campanello offrendo piatti di couscous appena fatti, ragazzini che inopportunamente decidono di affezionarsi a lui, Ove deve riconsiderare tutti i suoi progetti.
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Giraldi Nicolò
A
100
anni
esatti
dall’entrata
in
guerra
dell’Italia il giovane autore
triestino, zaino in spalla,
parte a piedi per ripercorre
i luoghi della Prima Guerra Mondiale. Un viaggio da
Londra a Trieste in solitaria, per osservare con i propri occhi, quello che è stato
e quello che è rimasto dei
luoghi lungo i quali milioni
di giovani persero la vita.
Giraldi compie anche un
viaggio, soprattutto interiore, dialogando con il bisnonno, soldato austroungarico sul fronte russo. Un
viaggio non solo fisico, ma nella memoria, nel passato,
nella Storia. Queste pagine sono un resoconto in prima
persona di come l'Europa reale, non quella politica delle
grandi commemorazioni, guardi giorno dopo giorno, al
terribile conflitto che la sconvolse, attraverso le voci e le
testimonianze di chi quotidianamente continua a lottare
per conservarne il ricordo.
Tutte le poesie
Pier Paolo Pasolini
Nel 2015 ricorre il quarantennale della scomparsa di Pier
Paolo Pasolini, scrittore, poeta, regista, sceneggiatore,
drammaturgo, giornalista,
uno tra i maggiori intellettuali italiani e riconosciuto tra i
grandi classici del Novecento.
L’opera in due tomi, Tutte le
poesie, raccoglie tutte le liriche di Pasolini, con la proposta di alcune raccolte del tutto
(o quasi) inedite, come l'esperimento "L'italiano è ladro", il
lungo poema in forma di sceneggiatura "Bestemmia", i
112 sonetti de "L'hobby del
sonetto". Troviamo inoltre il
Pasolini traduttore di versi con sessanta testi tradottoti
dallo stesso in italiano La
Comunità
Piergiorgio
augura a tutti
voi un
Sereno Natale
e un felice
Anno Nuovo
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Quando la solidarietà fa la differenza
Mobilità in sicurezza
Il sostegno dei Lions
Nata da una battuta
con il Vice Direttore della sede centrale di Udine, Enrico Gentile, la
partnership tra UniCredit e la Comunità
Piergiorgio si è poi sviluppata sui binari della
collaborazione in merito
al progetto “Mobilità in
sicurezza”. Grazie al
contributo di UniCredit
la nostra associazione
potrà prevedere di installare dei sollevatori a
soffitto nella zona residenziale che permettono il trasferimento degli utenti (da
letto a carrozzina ad es.) in modo più rapido, sicuro e
semplice rispetto agli attuali sollevatori elettrici, favorendo di fatto lo svolgimento di tutte le attività di cura e
assistenza. “Siamo particolarmente lieti - sottolinea Renzo Chervatin, Responsabile Area Udine di UniCredit - di
dare il contributo della nostra Banca a questa importante iniziativa che nasce e si sviluppa in
un territorio dove
l’associazionismo ed
il volontariato costituiscono una parte
imprescindibile della vita sociale.
Riteniamo
sia
importante che UniCredit, soggetto dal
forte e profondo radicamento sul territorio friulano, continui a sostenere le
associazioni che con
dedizione e determinazione si fanno
carico di bisogni ed
esigenze di questa
zona”.
È cominciata con una telefonata.
Quando la Comunità Piergiorgio Onlus ha chiamato il nuovo Presidente
del Lions Club Udine Host, il dott.
Vittorio Segatti, e gli ha esposto il
progetto “Oltre limiti e paure”, questi ha subito mostrato interesse e si
è premurato di venire a conoscere la
nostra realtà. Da qui il passo è stato
breve, con estrema gentilezza e voglia di aiutare la nostra associazione
il dott. Segatti ha deciso di sostenere la nostra campagna
destinando una cifra consistente al nostro progetto: «Il
motto del Lions Club è “we serve”, noi serviamo – spiega
lo stesso Vittorio Segatti -. Servire la comunità, la società
in cui i diversi Clubs operano, essere parte integrante del
tessuto locale e mettersi a disposizione in ogni situazione
di bisogno. É questo il “lavoro” dei Lions, così come concepito dal fondatore Melvin Jones cent’anni or sono. Un
agire che a volte è “fare”, altre “donare”, spesso entrambe
le cose. Il Lions Club Udine Host, guardando ai suoi 60
anni di storia, ha sempre esercitato questa azione con
risultati notevoli ed apprezzati, intervenendo il più possibile a sostegno di quei soggetti (Associazioni, Cooperative, Onlus etc.) che svolgono sul territorio un’attività
impegnativa, meritoria,
socialmente rilevante e di
supporto alle situazioni
di varia difficoltà esistenti. E ciò in particolar modo in questo ultimo periodo di crisi sociale ed economica». E quindi ha proseguito Segatti «la risposta alla richiesta di sostegno della Comunità Piergiorgio, che a Udine e
provincia è da molto tempo ben conosciuta, è stata
una logica conseguenza.
La destinazione del nostro intervento prospettatoci
dalla
Comunità
(acquisizione di attrezzature durature e a lungo ammortamento quali letti medico-ortopedici, carrozzine, supporti di sostegno per persone bisognose di ausili ortopedici e di deambulazione) è
apparsa quanto mai opportuna e centrata, sia a seguito
delle relative contrazioni da parte dell’assistenza sanitaria ordinaria che del numero significativo di persone che,
a rotazione, beneficeranno dei nuovi supporti».
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La qualità fa rima con solidarietà. C’è un punto in cui queste due parole s’incontrano, si abbracciano e danno vita
ad un progetto comune. Il Prosciuttificio Bagatto, sinonimo da 50 anni di prodotti d’alta qualità, e la Comunità Piergiorgio Onlus s’impegnano insieme a sostenere quanti abbiano bisogno di un aiuto concreto. Acquistando un prodotto
dallo store on line Bagatto (www.prosciuttibagatto.it oppure cercando su google “prosciutti bagatto”), infatti, destinerai un contributo alla campagna “Oltre limiti e paure” con cui mettiamo a disposizione carrozzine, deambulatori,
letti ed altri ausili a chiunque ne abbia bisogno.
Una percentuale del ricavato della vendita dei prodotti Bagatto finanzierà l’acquisto di carrozzine pieghevoli, che
andranno ad arricchire il nostro magazzino. Ogni anno la Comunità presta centinaia di ausili, non solo a persone con
disabilità, ma a tutti coloro necessitino di un sostegno tangibile. Segui l’andamento della raccolta fondi sulla pagina
facebook della Comunità Piergiorgio Onlus e sul sito del Prosciuttificio Bagatto, dove verrà data testimonianza degli
ausili che saranno acquistati grazie anche al tuo contributo.
Buone Feste dalla Comunità Piergiorgio Onlus e dalla famiglia Bagatto!
Anche il tuo gesto può fare la differenza
Puoi sostenere anche tu la Comunità Piergiorgio Onlus. Andando su “Il mio dono” (www.ilmiodono.it) puoi dare il tuo contributo al piano “Mobilità in sicurezza”. Vogliamo rendere lo spostamento dei nostri utenti residenziali più veloce, semplice e sicuro attraverso
l’installazione di sollevatori a soffitto. Cerca il progetto inserendo il nome della nostra organizzazione, potrai scoprirne i dettagli e decidere come aiutarci.
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UNO STADIO PER TUTTI
di Nicola Mantineo
Il nuovo stadio Friuli è una realtà. Molti presidenti di
squadre di calcio ne parlano, altri aspettano la legge che
giace immobile in Parlamento da tempo immemore, alcuni hanno, forse, a malapena idea della posizione in cui
edificarlo. Tolta la Juventus, lo stadio di proprietà sta
diventando per tutte le società professionistiche un vero
e proprio calvario, tra burocrazia estenuante e
“battaglie” serrate con le varie amministrazioni. Non per
l’Udinese, non per la famiglia Pozzo e per Alberto Rigotto, il responsabile amministrativo dei friulani e project
manager che ha lottato per anni con l’obiettivo di regalare un gioiello alla città udinese.
Siamo all’interno degli uffici della società bianconera,
nella “pancia” della struttura, dove patron Pozzo, il figlio
Gino, il ds Cristiano Giaretta e lo stesso Alberto Rigotto
si riuniscono, assieme a tutti i collaboratori, per prendere le decisioni che riguardano il futuro della squadra,
siano esse tecniche, amministrative o economiche. Ed è
con colui che ha concretizzato i sogni di Giampaolo Pozzo
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che facciamo una breve chiacchierata prima di immergerci
nel fantastico clima del nuovo
stadio Friuli. Alberto Rigotto
ci accoglie nel suo ufficio, dimostrando fin da subito come
il tema della disabilità sia
stato centrale nella costruzione dello stadio. «Abbiamo
fortemente voluto aumentare
i posti per persone disabili –
esordisce Rigotto -. Ne abbiamo 16 nei distinti, 16 in curva sud, 60 in tribunetta e un altro centinaio nel settore
“O” della tribuna laterale, questi ultimi per persone con
disabilità non fisiche». Il tema ricorrente
dell’eliminazione delle barriere, architettoniche o mentali, ha ispirato il progetto e la sua evoluzione, maturando
infine in un gioiello cui molte altre società si stanno ispirando. «Questo è un regalo dei Pozzo alla città – prosegue il dirigente bianconero -. Abbiamo accarezzato prima, e realizzato poi, l’idea di uno stadio senza barriere, a
misura d’uomo e per le famiglie. Se per ipotesi una persona in carrozzina partisse da piazza San Giacomo potrebbe arrivare direttamente al suo posto, nella nuova
“tribuna-distinti”, senza alcun problema perché è allo
stesso livello della strada». Ed in effetti Rigotto ci accompagna nel settore opposto alla tribuna, mostrando con
entusiasmo i tre livelli su cui si sta sviluppando la struttura.
Il complesso è realmente magnifico e, per curiosità,
proviamo anche ad immaginare di dover arrivare nel settore indicato in carrozzina, scoprendo che le parole del
“deus ex machina” del progetto rispecchiano esattamente
la realtà. Rivolgiamo lo sguardo verso l’alto, in quello che
sarà l’ultimo livello, non ancora completato, dove lo stesso direttore amministrativo ha proiettato l’idea dello stadio funzionale 7 giorni su 7. «Quando saranno conclusi i
lavori – aggiunge -, i diversi livelli saranno
destinati a molte attività extra calcio, tra cui
un centro fitness, un centro medico, una piscina, un’ampia area ristorazione, un museo
e una birreria. Non desideriamo che diventi
un centro commerciale, la vocazione è che si
sviluppi un'area ludico-sportivo-ricreativa
che possa attirare famiglie, bambini, sportivi
e turisti».
I dati degli abbonati sono positivi, i posti
riservati a persone con disabilità si stanno
riempiendo ma «possiamo fare anche di più –
conclude Rigotto -: abbiamo creato un vero
gioiellino, accessibile e con tutti i posti coperti, il mio sogno è riempirlo quasi solo con gli
abbonati. Anche perché l’emozione che si prova seguendo una partita dal vivo non ha nulla a che vedere col guardarla in televisione».
Alle parole vogliamo far seguire i fatti. Il
giorno della partita Udinese-Frosinone seguiamo Arrigo De Biasio, utente del Centro
Diurno della Piergiorgio, e ci accingiamo ad
entrare nella tribunetta riservata a
persone diversamente abili. Il passaggio attraverso i tornelli risulta
agevole, così come il tragitto dagli
stessi al settore assegnato. Pavimentazione rifatta, nessuna sconnessione
che provochi difficoltà alle carrozzine, arrivo a destinazione in perfetto
orario per il fischio d’inizio.
L’atmosfera è coinvolgente, lo studio
del sistema acustico ha portato a risultati eccellenti: quello che prima
era considerato uno stadio molto
freddo dal punto di vista emozionale,
ora sprigiona energia e calore appena la curva intona i primi canti. I
decibel salgono considerevolmente e
pare d’essere in uno di quei magnifici
stadi inglesi, in cui si ha la netta
sensazione di essere parte dell’evento
e non soltanto spettatori distaccati di
un avvenimento occasionale.
La visuale è ottimale, il campo è
stato avvicinato togliendo la pista
d’atletica e qualunque sia la posizione da cui si guarda il
match, nel nostro caso tra la tribuna laterale e la curva
nord ancora in costruzione, sembra di poter toccare i giocatori. Al gol di Lodi l’esplosione di gioia che si solleva da
tutti i settori fa quasi tremare la struttura, ribollente di
passione fino al fischio finale. Termina qui la nostra esperienza nel nuovo stadio Friuli versione 2.0, ma segnatevi la data del 17 gennaio: in quel giorno, quando si disputerà l’attesissimo match contro la Juventus, sarà
completato anche il settore della curva Sud, la porzione
in cui verranno sistemati i tifosi ospiti. E allora sì che la
nuova casa dell’Udinese studiata dalla società di viale
Candolini verrà esibita in tutta la sua bellezza, cornice
spettacolare di un quadro (leggasi prestazioni in campo)
che speriamo sia all’altezza del gioiellino costruito.
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Se una notte d’autunno una viaggiatrice...
Reportage dal Burkina Faso
di Wendy Lenarduzzi
Se c'è una cosa che non si deve fare quando si è giovani, sicuramente è non aver paura di affrontare nuove
sfide e nuove avventure. Solo così si potrà definire la vera strada da percorrere. Così dicono. Certo, a volte, questo significa prendere decisioni difficili. Un amico un
giorno mi ha detto: “non esiste scelta importante che sia
facile da prendere”. E così mi trovo in Burkina Faso, esattamente nella seconda città del Paese, dal nome emblematico Bobo Dioulasso scelto per unire insieme due
etnie storiche bobo e dioula, il suo significato ultimo è
“casa”.
Prima di arrivare a “casa”, però, ne sono successe di
cose... mai avrei pensato di scegliere di partire per un'esperienza di un anno e trovare così tanti colpi di scena.
A partire dallo sviluppo del progetto che dovrei seguire,
alle condizioni sociali in cui dovrei vivere, per non farci
mancare un bel colpo di stato pochi giorni prima della
partenza. Sì, sarei dovuta partire a fine settembre, ma
giusto il 16 il generale Dienderè ha ben pensato di rapire
l'attuale Presidente e Vice, creando giusto un po' di panico generale. Nel frattempo io mi stavo facendo un'idea
sulle questioni pratiche quando è arrivata l'informazione
di “fermo” per tutti coloro in partenza per il Burkina Faso, per non parlare di quelli che dovevano tornare in Italia che si sono trovati aeroporti e frontiere chiuse.
Dopo qualche settimana di attesa, il 16 ottobre ho
spiccato il volo, ed eccomi qui. A seguito di un lungo viaggio in auto durato circa 5 ore, finalmente la città, Bobò,
come la chiamano qui, mi ha accolta nella sua grande
caotica indescrivibile quotidianità.
Le prime impressioni devo dire che sono sicuramente
positive, ma visto che mi è stato detto di cogliere l'occasione per entrare nel vivo soprattutto per quanto riguarda i progetti delle ONG con cui collaboro, ogni momento
è buono per scoprire questa nuova realtà. In verità non
tutto è frutto di decisioni lavorative, molto viene dal ca-
so.
Diciamo che la prima impresa è stata creare un rapporto con il mio guardiano, visto che lui non parla francese e l'unica cosa che chiede in maniera comprensibile (ma
sarebbe meglio che così non fosse) è se posso preparargli
del riso. Ovviamente mi è stato vietato di preparargli
cibo e visto la sua insistenza mi hanno imposto di avere
un atteggiamento duro nei suoi confronti. Non è stato
facile, anche perché un po' mi dispiace, forse ha veramente bisogno di mangiare. Poi un giorno ho scoperto
che in realtà è un bravissimo cacciatore. Una mattina mi
sono svegliata pensando di andare in garage a recuperare la mia bicicletta quando lo trovo, Emmanuel (pare sia
il suo nome da Cristiano), intento a spelacchiare una povera capretta che aveva freddato pochi minuti prima.
Questo l'ho dedotto sia dalla vasta quantità di sangue
a terra sia dall'invasione di mosche che ne è derivato dal
barbaro atto. Ovviamente il tutto è stato compiuto giusto
davanti alla porta del garage impedendomi quindi di raggiungere la bici.
A parte questo è un uomo molto dedito al lavoro, infatti mi sono stupita quando una sera rientrando tardi
da una serata in compagnia l'ho trovato attivo che spazzava le foglie nel giardino. Il risultato di quella lunga
notte di lavoro lo ha portato a sradicare anche tutte le
piantine di verdure che avevo seminato nel giardino...
chissà cosa avrà pensato!
Lezione numero uno: avere un proprio orto al momento è sconsigliabile.
Lezione numero due: chiedi sempre prima di
assaggiare. Uno dei progetti che l'Organizzazione Progetto Mondo MLAL sta gestendo nella provincia sud ovest del Paese tratta la sicurezza alimentare. Attraverso
campagne di sensibilizzazione, formazione di animatori e
altro personale che si occupi di trasmettere i messaggi
nei villaggi con anche dimostrazioni culinarie, si cerca di
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far fronte soprattutto alla malnutrizione infantile.
Io, delle ricette proposte alle dimostrazioni, al momento ne sono venuta a conoscenza solo sulla carta, ma
l'occasione per la mia degustazione culinaria è arrivata
in fretta. Si trattava di partecipare ad una festa in casa,
di una nostra collaboratrice. Da quel giorno ho scoperto
odori e sapori nuovi. Devo essere sincera, di alcuni avrei
preferito non venirne mai a conoscenza..
Prima di tutto ho assaggiato la famosa birra locale,
chiamata dolo. Si tratta di una bevanda composta da
miglio fermentato e zuccherato. Vi assicuro che quando
fuori ci sono 30 gradi, se va bene, tutto vorreste bere al
di fuori di questo intruglio alcoolico tiepido, dal sapore
acido e dal colore giallo-marroncino.
Il piatto forte del Burkina Faso è ancora più strepitoso. Già passeggiando per le strade ho notato dei sacchet-
tini neri e mi sono chiesta cosa fossero. Bene, la scoperta
è avvenuta quel giorno. In un grande pentolone vengono
cotti in un intingolo di pomodori e cipolle, i bruchi.
Queste bestioline nere, grandi circa 5 cm, si sono presentate nel mio piatto. Sembrava quasi che il tempo si fosse
fermato. Avevo gli occhi di tutti puntanti addosso. Nella
mia mano sinistra il piatto e alla destra la forchetta. Dopo qualche esitazione... ham! Mi è quasi sembrato di
sgranocchiare un grosso gambero, ma il sapore non era
quello… devo dire che non sono proprio disgustosi però
non fanno per me. Anche se pare siano molto apprezzati
e soprattutto nutrienti.
Il secondo piatto invece era molto buono. Le abili mani delle signore inseriscono all'interno di grandi foglie
verdi una pastella di farina di fagioli, vagamente assomigliante alla nostra amata polenta. Le foglie vengono sapientemente richiuse e il tutto viene cotto a vapore. Dopo
qualche minuto vengono riaperte le foglie bollenti ed estratto il prodotto finito: farò. Sembra un morbido involtino che viene servito anch'esso con una salsa di pomodoro e cipolle. Dovevo ancora finire il mio delizioso piatto
quando un nuovo odore stava pervadendo gli spazi comuni. Alcune persone si sono alzate disgustate, non volendo
condividere con i commensali la nuova “portata”. Se è
qualcosa che non piace nemmeno agli stessi burkinabè,
allora si promette male, ho pensato.
Non a caso il nuovo arrivato, con il suo sguardo raggiante mi sorride sventolandomi una busta nera chiedendo se ero convinta di restare a mangiare con loro. All'interno del sacchetto carne… di cane!!!! Questo è troppo.
Mi alzo anche io e mi dirigo in luoghi più tranquilli per
ultimare il mio pranzo cercando di non ricordare che il
giorno prima nello stesso giardino avevo visto due cani,
mentre al mio arrivo quel giorno nessun cane era ancora
pervenuto!
Lezione numero tre: prendi sempre la bevanda
meno alcoolica. Qui in Burkina Faso pare abbiano una
passione sfrenata: il maquis. Si tratta di bar dall'architettura molto semplice, dotati solo di tavolini, sedie e
qualche tetto di lamiera il tutto con una gestione molto
“fai da te”. La sua vera fortuna è il frigo! Infatti, come
inizia a calare il sole, i maquis, si riempiono di persone
pronte a bere qualcosina a fine lavoro. È solo che in que23
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sti posti magici ti senti come a casa, se sei passato giusto
per una birra come minimo finisci per berne tre. La birra
locale si chiama Brakina e la più piccola in commercio è
di 65 ml per fortuna ha una bassa gradazione, 4,5 % di
alcool, perché vi assicuro che ogni nuovo arrivato al tavolo è una nuova birra offerta... alla lunga si fanno sentire
e tornare a casa potrebbe diventare un'impresa! Meglio
dunque spaziare sulle sucreries (fanta, coca cola, sprite)
anche queste di dimensioni eccessive, ma per lo meno
non alcooliche.
Lezione numero 4: abbi sempre molta pazienza.
Più che una lezione è proprio una regola di base direi.
Prima della partenza tutti ci tenevano a ricordarmi di
averne molta...la pazienza è la virtù dei forti. Ecco perché mi sono sentita, invece, molto debole dopo un'attesa
durata 24 ore per poter sapere se mi ero presa la malaria
o meno. Direi che in certi casi, vorresti avere risultati
certi ma soprattutto immediati. Invece di scalpitare come
una forsennata in sala d'attesa avrei dovuto ricordarmi
la semplice regolina. Specie quando i risultati erano
pronti proprio sotto al naso dell'infermiere, il quale non
si era minimamente disturbato di farmi attendere altri
45 minuti prima che io gli ricordassi che stavo ancora
attendendo le analisi e di lì a poco avrei scatenato l'inferno. Così munita di minore pazienza mi hanno consegnato
“rapidamente” la busta e con grande gioia ho letto il ri24
sultato: negativo! Finalmente potevo tornarmene a casa
con il mio semplice raffreddore, prepararmi una minestrina e abbandonarmi in silenzi onirici.
Al momento le mie giornate si dividono tra il lavoro di
ufficio la mattina e le attività più pratiche nella gestione
di un Centro di formazione giovanile sostenuto dall'Organizzazione goriziana CVCS. Per essere qui da meno di un
mese direi che non ho perso tempo per entrare nello stile
burkinabè e soprattutto per capire regole fondamentali
per vivere al meglio questa esperienza.
Immagino che di cose ne dovranno accadere ancora
tante e non mi stancherò di stupirmi, cercando di vedere sempre il lato ironico delle cose. Infatti mi capita solo
quando decido di scrivere che riesco ad esternarmi dalla
mia vita. Come dire, guardarmi da fuori, rielaborare la
storia ed esserne la spettatrice. Ecco che allora avviene
il miracolo. Mi accorgo che la mia vita fa ridere. Cioè
non a me, agli altri o meglio a me non subito. Perché
quando sono immersa nella vita che vivo è diverso, i
problemi, i cambiamenti, le relazioni le cose accadono e
mi si piombano addosso spesso come vere e proprie tragedie. Poi, come vi ho detto, scrivo e rivedo il film di cui
sono la protagonista. Questa combinazione fa sì che,
mentre mi racconto, mi accorgo di quanti aneddoti divertenti mi regala la vita. Non posso far altro che ridere
con voi.
Per una sera soltanto
hanno abbandonato cattedre e libri didattici e
invece di fare lezione
come sempre nella scuola media di Pasian di
Prato, hanno utilizzato
la propria voce per cantare e recitare. Non davanti al consueto gruppo
di studenti ma di fronte
ad un pubblico che il 25
giugno aveva scelto di
riempire la sala mensa
della Comunità Piergiorgio per ascoltare il gruppo
“Prof&Friends”,
anima di “Non solo note”.
L’evento, costruito su un
intreccio di musica e
parole, è stato promosso
dalla Onlus per continuare a tenere i riflettori accesi su uno dei suoi servizi di punta: il Prestito Ausili. Un’iniziativa che si è prefissa lo scopo
di contribuire alla raccolta dei fondi necessari per garantire il giusto sostegno a quanti necessitano di carrozzine, deambulatori, letti e, più in generale, di strumenti di uso quotidiano. Uniti dunque dalla volontà di dare ancora più linfa
ad un servizio ad offerta libera di indubbia importanza, i professori “sui generis” hanno coinvolto la corposa platea in
un viaggio musicale e poetico contemporaneo destinato a ripercorrere gli intramontabili successi di Gaber, Arbore e
del Quartetto Cetra e a riscoprire con orgoglio gli intramontabili versi di Neruda, Prevert e Fleming.
Super abile ritorna a febbraio!
20 FEBBRAIO 2016 ore 20.45
Auditorium Zanon - Udine
Officina del Suono Rock Band
Sine tempore
USL band
Concerto benefico a favore della Comunità Piergiorgio onlus
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L’incontro con i ragazzi Afgha
a cura del Centro Diurno
Le cause dell’immigrazione, le relative conseguenze e
le storie delle persone. Abbiamo avuto una testimonianza
diretta di questo processo, che compare sempre più spesso sulle prime pagine dei giornali, presso il Centro Diurno della Comunità Piergiorgio in occasione dell’evento
organizzato con alcune volontarie dell’Associazione di
volontariato “Ospiti in arrivo” e la presenza di 4 giovani
rifugiati afghani accompagnati da una mediatrice culturale italiana, che parlava perfettamente la lingua Pashtun. L’incontro è stato preceduto dalla presentazione
della testimonianza filmata di Alberto Cairo, medico italiano attivo negli ospedali da campo in Afghanistan da
più di vent’anni. Il video, relazionato in inglese, era opportunamente tradotto da una delle volontarie presenti
che ne facilitava così la comprensione. É stata in questo
modo raccontata l’esperienza riabilitativa dei mutilati di
guerra vittime delle mine antiuomo.
Le mine, disseminate in vaste zone del territorio afgano, causano lesioni devastanti soprattutto ai civili inermi
e quindi pesanti danni sociali ed economici al paese. Le
nazioni coinvolte, infatti, si ritrovano un enorme numero
di persone invalide, con drammatici risvolti umani ed
economici. Il titolo del filmato selezionato su YouTube
era “Gli avanzi d’uomo non esistono”, in riferimento ad
una espressione che il dott. Cairo utilizzava in risposta
alla cupa rassegnazione delle vittime del conflitto.
All’inizio della sua missione Alberto Cairo era arrivato in un Afghanistan lacerato da anni di guerre e dovette
lottare con altre organizzazioni internazionali per poter
aiutare le popolazioni bisognose di cure, ed in particolar
modo le persone menomate: non esistevano infatti nel
paese strutture sanitarie adeguate. Era ovviamente impensabile la presenza di centri per il reinserimento sociolavorativo delle persone invalide, individui che, oltre a
parti del proprio corpo, avevano perso anche la possibilità di un ruolo attivo nella società.
Le autorità militari non consideravano come prioritaria la cura ed il reinserimento dei disabili. Il paese aveva
perso la quasi totalità delle infrastrutture: occorrevano
innanzitutto i beni di prima necessità.
Proprio in questa situazione Alberto Cairo decise che
era importante fondare alcuni centri dedicati ai disabili,
nonostante le perplessità dei colleghi e dell’ambiente.
Grazie a questa sua caparbietà l’idea trovò man mano
segnali incoraggianti e, col tempo, ebbe successo tanto
che, in seguito, vennero aperte diverse sedi in altre città.
Nel video era narrata anche la storia di Abdul, un uomo
che aveva perso entrambe le gambe ed un braccio a causa di una mina e che, grazie al sostegno dei volontari ed
al programma di riabilitazione del dottore, era stato as26
ani della caserma Cavarzerani
sunto in uno dei laboratori per la realizzazione di protesi.
Questa attività lavorativa gli aveva permesso di superare la grave depressione causata dall’invalidità e di ritrovare una certa serenità; col tempo era diventato il miglior operaio del laboratorio ed insegnava ad altri la professione imparata. Le protesi, infatti, vengano realizzate
molto spesso dagli stessi disabili in stabilimenti gestiti
da organismi di aiuto internazionali. Questo tipo di attività produttiva costituisce, a tutt’oggi, uno dei settori
industriali
e
occupazionali
più
importanti
dell’Afganistan.
Tutto questo ha destato in noi molto interesse ed emozione, soprattutto perché abbiamo ascoltato e conosciuto
le storie direttamente dalle persone che hanno vissuto
questa realtà. Al termine del filmato i nostri ospiti si sono presentati, raccontandoci che a Udine sono collocati
presso la ex caserma Cavarzerani. «Siamo musulmani –
hanno risposto alla prima domanda -, ma non talebani.
Se trovassimo un’occupazione stabile qui in Italia potremmo trasferire anche le nostre famiglie; ma se la
guerra finisse e ci fosse la possibilità, torneremmo volentieri a casa nostra poiché, alla fine, il miglior posto dove
stare è pur sempre il luogo dove si è nati».
É stata infine richiamata la vicenda di Malalla, che
uno dei ragazzi afghani conosceva indirettamente. Malalla è una ragazza pakistana, balzata agli onori della
cronaca per aver ricevuto il Premio Nobel per la pace
grazie alla sua battaglia contro le discriminazioni; in
conseguenza del suo attivismo aveva subito un attentato:
la sua “colpa“ era quella di sostenere la libera frequentazione della scuola da parte di tutti ragazzi e le ragazze
della sua terra. Grazie alle sue qualità, si era trasferita a
Birmingham in Inghilterra per studiare e, da là, continua ancora la sua battaglia.
É stata l’occasione per ricordare altre esperienze letterarie che hanno lasciato il segno, come “Il Cacciatore di
Aquiloni” e “Ritorno a Kandahar”, che trattano la situazione post bellica in Afghanistan. Ci hanno lasciato con
un’affermazione molto significativa di quello che un migrante ricerca: «In Italia, anche se siamo poveri, possiamo finalmente stare tranquilli e respirare a pieni polmoni la libertà dalla minaccia costante di essere uccisi».
Questo incontro, insomma, ci ha ricordato quanto sia
atroce la guerra e quanto siano efferate le mine antiuomo, armi che dovrebbero essere messe al bando. Abbiamo
capito il dramma di persone che devono abbandonare la
propria terra per sottrarsi alla morte e alla miseria.
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Incontro col sismologo
Riccardo Rossi
a cura del Centro Diurno
É possibile prevenire i terremoti? Perché avvengono? Il geometra Riccardo Rossi, di Pasian di
Prato, è uno dei maggiori esperti in regione di
sismologia e geologia. Sismologo esperto per interesse e passione, attivo alla Protezione Civile di
Pozzuolo del Friuli, si occupa anche di astronomia, geologia e vulcanologia. É anche un valente
scrittore e saggista, autore, tra l’altro, del romanzo “Le ragioni dell’altra”.
La sua attività di studi è finalizzata alla comprensione dei fenomeni tellurici, onde prevenire,
se possibile, e quindi ridurre, almeno in parte, gli
effetti più drammatici dei terremoti.
Tutto questo nasce da una grande sensibilità
civile e umana alla quale è connessa una concreta
attività d’intervento e di solidarietà; Rossi ha fatto parte della squadra di soccorso della Protezione
Civile del Friuli che si è recata in Abruzzo per i
soccorsi alla popolazione colpita dal sisma. Parlare di terremoto è, per noi, rievocare i difficili giorni del maggio 1976, quando “Orcolat” - il nome
dato al terribile terremoto - devastò il volto del
Friuli. Per illustrare quello che andava spiegando,
il nostro esperto aveva portato alcuni strumenti
“didattici”: un mappamondo sul quale indicava le
principali aree sismiche della terra e un piccolo
simulatore che lui stesso aveva costruito artigianalmente. Si attivava il meccanismo che produceva un movimento simile a quello del terremoto
con l’impatto distruttivo sulle costruzioni. La curiosa apparecchiatura, costituita da 2 tavolette di
legno appoggiate su 4 molle e collegate ad un motorino elettrico, vibrava premendo un pulsante.
Riccardo Rossi aveva portato anche un piccolo
sismografo artigianale, collegato ad un PC, che
mostrava il grafico delle vibrazioni presenti in
quel momento nel Centro Diurno della Comunità,
il luogo che avevamo scelto per la “lezione”: bastava addirittura battere un piede per vedere l’astina
vibrare! Fra gli oggetti vi era anche una lunga
molla elastica che, opportunamente sollecitata,
riproduceva l’andamento di una scossa e due tappetini da mouse che, efficacemente piegati, esemplificava il movimento prodotto dalle placche continentali.
La sua esposizione, semplice e chiara, mirava
a farci capire come avvengono i terremoti, partendo dalla storia geologica della Terra, perché è proprio dalla sua composizione e struttura che si originano i suoi movimenti. La Terra, infatti, è formata da un nucleo magmatico sul quale
“galleggiano” le placche della crosta terrestre.
«Per effetto dei moti convettivi del fluido incande28
scente – ha illustrato l’esperto di sismi queste placche si sovrappongono una
sull’altra, lungo le fasce di contatto. Tali
spostamenti generano movimenti tellurici
come sismi ed eruzioni vulcaniche. In
questo modo si modificano, nel corso delle
ere geologiche, anche le strutture delle
montagne e degli oceani».
Fin dal 1800 il dott. Charles Hapgood,
famoso geologo, aveva ipotizzato la teoria
della “tettonica a zolle” e della deriva dei
continenti. Gli studi scientifici più recenti
stanno confermando questa teoria sulla
cui base i geologi orientano le loro ricerche.
«Le aree planetarie più soggette ai fenomeni tellurici sono localizzate in America, Giappone, Italia ed Africa – ha spiegato lo stesso Rossi. É nota in California
la faglia di San Andreas, che è una lunga
spaccatura della crosta terrestre in continuo movimento. Lì, infatti, si aspettano
un terremoto di grosse dimensioni, il cosiddetto “Big One”. Anche il Giappone,
come abbiamo visto recentemente, è zona
a forte rischio sismico e le grandi scosse
possono causare gli tsunami dall’oceano».
Con il suo sismografo artigianale il
nostro docente è riuscito a registrare il
terremoto di Fukushima e tutto il conseguente sciame sismico, evidenziando come «la scossa si ripercuote verso l’esterno
e l’interno della terra, attraversando il
magma che funge da “conduttore”. Per
effetto di questa dinamica essa “rimbalza”
verso altri luoghi del pianeta, seguendo le
leggi della fisica. Questo tipo di effetto
può essere facilmente compreso pensando
alla pallina nel gioco del biliardo».
Può succedere che, con la fuoriuscita di flussi magmatici dalle fessure della crosta terrestre, si vengano a creare nuovi vulcani, montagne o addirittura isole, come fu il
caso dell’isola di Santorini in Grecia. Ma la terra senza
terremoti non sarebbe la stessa e la sua vitalità ne sarebbe compromessa. L’arresto di ogni movimento comporterebbe un blocco della sua organica dinamicità: ne conseguirebbe una desertificazione e la scomparsa di ogni forma di vita.
Abbiamo poi capito quale differenza ci sia tra le due
scale di misurazione dei sismi: la scala cosiddetta
“Mercalli”, dal nome del suo curatore e ormai poco usata,
quantifica danni ed effetti su oggetti e sulle strutture
della vita civile; la scala Richter, più recente, precisa e
oggi di gran lunga più utilizzata, misura la “magnitudo”,
ovvero la potenza sprigionata dalla scossa. Nella storia
sono rimasti noti alcuni episodi di potenza devastatrice,
come l’eruzione del Vesuvio dell’80 d.C., che causò la fine
di Pompei ed Ercolano e fu equiparabile a 100 bombe H.
L’incontro con l’esperto è poi proseguito con la valutazione degli effetti e delle misure preventive atte a ridurre
l’impatto disastroso del terremoto e l’attenzione si è spostata su alcune diapositive inerenti le tecniche edilizie
antisismiche. I paesi dove le popolazioni sono protette in
questo modo registrano un minor numero di vittime.
Le ultime domande sui materiali con cui costruire le
case del futuro hanno gradualmente portato alla conclusione dell’interessantissimo pomeriggio trascorso col geometra Rossi, a cui abbiamo rinnovato l’invito a trascorrere un’altra giornata da noi per una lezione ancora più
approfondita.
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NON UN ARRIVEDERCI BENSÍ UN ADDIO
di Maurizio Scolari
Ebbene sì, siamo in dicembre ed è cominciato, da
alcuni giorni, il conto alla rovescia per l’arrivo del
Natale.
In questo mese, però, ho l’abitudine di riflettere
sugli avvenimenti locali che mi hanno colpito maggiormente durante l’anno. Tra questi uno mi è rimasto particolarmente impresso. Per alcuni anni,
infatti, ho avuto il piacere di frequentare un negozio
di dischi di musica classica. Era ben fornito ed io,
puntualmente, riuscivo ad acquistare tanti compact
disc di registrazioni particolari.
Nell’autunno dello scorso anno, digitando sul motore di ricerca google “Stylus Phantasticus Udine”,
ho trovato al primo colpo un articolo pubblicato alla
fine di settembre sul negozio di dischi, in via dei
Calzolai, vicino a Piazza Duomo. Di cosa trattava?
Semplicemente il titolare aveva fatto presente
che, da un po’ di tempo, non riusciva a vendere la
merce: la gente passava, guardava ma non si fermava a comprare.
In vetrina c’era un foglio con scritto in stampatello: “Senza l’aiuto di chi ama la musica e la cultura, negozi come questo chiudono.”
In quel periodo c’era la speranza d’avere alcuni
clienti in concomitanza con le feste natalizie: cd,
cofanetti, dvd, libri e anche alcuni buoni regalo.
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Non basta! Affinché un negozio possa “vivere” bisogna frequentarlo. Negli ultimi anni, purtroppo, non
è stato così! L’opportunità di prendere qualcosa di
specifico è stata offerta a tutti, ma ad un certo punto il rivenditore ha cominciato a fare la liquidazione
totale: si è trovato costretto a chiudere l’esercizio.
Qual è la causa? Di chi la colpa? Non si può neanche parlare di colpa quando le persone non hanno
mai avuto modo d’accostarsi alla musica sinfonica,
cameristica e operistica.
C’è anche chi, al giorno d’oggi, fa largo uso del
computer, di internet e, con la carta di credito, compra ciò che vuole. Il gusto di andare dal proprio rivenditore di fiducia, fermarsi, guardare, chiedere e
avere tra le mani il disco incellofanato non c’è più.
Peggio ancora, a mio avviso, è quando si masterizza un compact disc. Questa è la moda di questi
tempi.
Oppure è necessario avere il file musicale e metterselo su cd. La crisi economica che ci perseguita
da molti anni ha creato anche questo danno.
Le case discografiche come la Deutsche Grammophon, la Decca, la Emi, la Philips, la Erato e la Teldec non faranno più i dischi, ma metteranno online
le registrazioni da scaricare nel proprio computer. E
allora, quando anche quel settore sarà digitalizzato,
di cosa vivranno coloro che, per molti anni, hanno
registrato, costruito le custodie, scritto e tradotto in
varie lingue i testi da inserire nei libretti
d’accompagnamento? Non solo, ma le persone che
hanno sempre fotografato le immagini per le copertine che fine faranno?
Per quanto mi concerne ho avuto il piacere di essere un affezionato cliente della Stylus Phantasticus e ho potuto avere interpretazioni prestigiose che
conservo nella mia vasta collezione.
Ricorrere ai centri commerciali? Credo che non si
troverebbero esecuzioni raffinate! L’unica soluzione
è la Feltrinelli: là c’è davvero di tutto. Sì, però...
un’attività molto approfondita nella quale poter
prendere delle “chicche” non ci sarà più e questo è
un vero peccato.
La Stylus è e sarà sempre inimitabile. Per questo, ahimè, non si tratta di un arrivederci, bensì di
un addio!
A malincuore posso dire che abbiamo perso una
bella realtà, seppur piccola, ma assai importante
per la nostra cultura.
PER CHI NON CI CONOSCE
La Comunità Piergiorgio è una ONLUS fondata nel 1971 da Don Onelio Ciani con un piccolo gruppo di persone
disabili. È un’organizzazione che riunisce disabili fisici nel proposito di consentirne l’autogestione favorendone
altresì il recupero del maggior grado di autonomia possibile.
A tal fine, attraverso le proprie sedi di Udine e Caneva di Tolmezzo, gestisce centri di convivenza e di degenza
diurna; promuove e gestisce servizi riabilitativi, sanitari, assistenziali e di socializzazione nonché un Centro per
l’informazione sugli ausili tecnici e informatici attraverso l’Ufficio H; favorisce le capacità lavorative del disabile
attraverso corsi di formazione professionale; promuove e sostiene attività produttive anche in forma cooperativa
idonee allo sviluppo e all’inserimento lavorativo del disabile.
Come potete aiutarci
Assegno bancario: se desidera donare attraverso un assegno, la invitiamo a intestarlo non trasferibile a Comunità Piergiorgio ONLUS e a inviarlo, possibilmente insieme ai suoi dati (nome, cognome e indirizzo), tramite
"assicurata convenzionale" a: Comunità Piergiorgio ONLUS - Piazza Libia 1, 33100 Udine.
Bonifico bancario
Beneficiario: Comunità Piergiorgio ONLUS - Piazza Libia 1, 33100 Udine
Banca: UNICREDIT, Via Veneto, 20 - 33100 Udine
IBAN: IT06R0200812310000103846445
Importante: Dal 1° gennaio 2008 è obbligatorio indicare l'IBAN
Al fine di non rendere anonimo il contributo la invitiamo a indicare il suo nominativo e il suo recapito nelle note
del bonifico
Conto Corrente Postale: Conto Corrente Postale n. 13840335
Per i bonifici postali il codice IBAN è IT71 Z076 0112 3000 0001 3840 335
Intestato a: Comunità Piergiorgio ONLUS, Piazza Libia 1 – 33100 Udine
Donazioni on line attraverso Carta di credito dal sito www.piergiorgio.org
Il 5 x mille
Lo strumento del 5 per mille si affianca al già consolidato 8 per mille e rappresenta un’occasione di sostegno importante. Chi decide di destinare, in fase di dichiarazione dei redditi, il 5 per mille della propria IRPEF alla Comunità Piergiorgio ONLUS deve firmare nel primo riquadro a sinistra, quello delle ONLUS, e inserire il codice
fiscale della nostra Comunità, 00432850303.
Il vostro aiuto è deducibile
La Comunità Piergiorgio è una O.N.L.U.S. (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) e le donazioni in
suo favore possono essere dedotte in sede di dichiarazione dei redditi.
Per le persone fisiche è possibile detrarre dall'imposta lorda il 19% dell'importo donato a favore delle ONLUS
fino a un massimo di 2.065,83 euro oppure si possono dedurre dal proprio reddito le donazioni a favore delle ONLUS per un importo non superiore al 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura massima
di 70.000,00 euro annui.
Per le imprese è possibile dedurre le donazioni a favore delle ONLUS per un importo non superiore a 2065,83
euro o al 2% del reddito d'impresa dichiarato oppure è possibile dedurre dal proprio reddito le donazioni a favore
delle ONLUS per un importo non superiore al 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura
massima di 70.000,00 euro annui. Le agevolazioni fiscali non sono cumulabili tra di loro.
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Gli ingenui non sapevano che l’impresa era impossibile…dunque la fecero. B. Russell
Insieme possiamo fare la
differenza
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