Oltre dicembre 2015.pub - Comunità Piergiorgio ONLUS
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Oltre dicembre 2015.pub - Comunità Piergiorgio ONLUS
2015 anno 12- n.2 Poste italiane s.p.a Spedizione in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv.L.27/02/2004 n° 46) Art.1, comma 2, DCB UDINE Semestrale UNO STADIO PER TUTTI Comunità Piergiorgio ONLUS Libri Ausili DUSSELDORF: una fiera speciale Dal mondo Idee sotto l’albero Viaggi Burkina Faso: il reportage Le Canarie accessibili Attualità Parliamo dell’Afghanistan Gli incontri Riccardo Rossi: sismologo In caso di mancato recapito restituire al mittente Comunità Piergiorgio ONLUS - Piazza Libia 1 - 33100 Udine che si impegna a pagare la tassa dovuta presso l’Ufficio CPO - Viale Europa Unita 8 33100 Udine Il SOMMARIO Pag. 2 Le parole del Presidente Pag. 3 L’editoriale Pag. 4 Cinema e Diversità Pag. 5 La Redazione risponde Pag. 6 Tutte le novità sugli ausili dal mondo Pag. 8 Gli esoscheletri dalla finzione alla realtà Pag 10 Düsseldorf: una fiera speciale Pag. 11 Spazio Formazione Pag. 12 Il viaggio: le Canarie accessibili Pag. 14 I libri sotto l’albero Pag. 15 Gli auguri Pag. 16 Il Calendario 2016 Pag. 18 Quando la solidarietà fa la differenza Pag. 20 Uno stadio per tutti Pag. 22 Reportage dal Burkina Faso Pag. 25 Non solo note Pag. 26 Dall’Afganistan alla Comunità Pag. 28 L’incontro con il sismologo Riccardo Rossi Pag. 30 Non un arrivederci bensì un addio Pag. 31 Per chi non ci conosce Presidente Comunità Piergiorgio: Sandro Dal Molin Direttore Responsabile: Nicola Mantineo Redattori: Maurizio Scolari, Davide Vogrig, Arrigo De Biasio, Ennio Mazzolo, Elena Di Chiara, Piero Castenetto, Daniele Mansutti Hanno collaborato: Laura Cadò, Wendy Lenarduzzi, Sabrina Degano, Enrico Pin, Greta Rodaro. Stampa Arti Grafiche Friulane, Imoco s.p.a. (UD) Via Udine, 174 33034 Fagagna, UD Autorizzazione del tribunale di Udine n.17/04 del 11/05/04 “Oltre” viene inviato gratuitamente. Chiunque non desiderasse più riceverlo può comunicarlo all’Ufficio H della Comunità Piergiorgio O.N.L.U.S, P.zza Libia 1 - 33100 Udine. Tel 0432/403431; Fax 0432/541676; Mail: [email protected]; [email protected]. I dati personali dei destinatari della presente rivista sono trattati nel rispetto della D.Lgs. 196 del 2003. 2 LE PAROLE DEL PRESIDENTE Cari lettori di Oltre, sta terminando un altro anno di grande impegno e lavoro, ma anche di soddisfazioni relative alle molte attività che ci vedono impegnati. Portiamo così il nostro saluto a tutti voi, che fedelmente vi ritagliate un piccolo spazio per leggere e condividere con noi gli avvenimenti che si susseguono nel tempo. Sullo sfondo del panorama generale, sia sociale che sanitario, c’è molta confusione, e per una realtà come la nostra che è estremamente interconnessa con il Servizio Pubblico, le ripercussioni sono palpabili. La metafora della coperta troppo corta, in questo momento temiamo rispecchi ciò che sta accadendo, ma è importante comunque non scoraggiarsi e rimboccarsi le maniche per fare tutto ciò che è in nostro potere. Vorremmo utilizzare questo piccolo spazio per dirvi che tutte le scelte che sono state fatte e che faremo mirano alla definizione di ciò che vogliamo essere nel futuro, senza dimenticarci ciò che siamo stati. Crediamo che ognuno di noi abbia un’idea e un’immagine della Comunità che sono il frutto del proprio vissuto, fatto di persone, relazioni e storia, ma questa immagine oggi deve essere calata in un contesto sociale che evolve continuamente e velocemente. Difficile ancora dire se l’evoluzione sia positiva o negativa, ma sicuramente sta avvenendo e noi stiamo facendo un grande sforzo per non essere travolti e rimanere agenti attivi e propositivi. Quello che intendo dire è che non possiamo far altro che accettare alcune decisioni, pur non condividendole e dovendo digerirle a fatica. D’altra parte siamo consci del fatto che dove possiamo agire con fermezza e trasparenza, lo facciamo senza alcun timore. La dimostrazione di questo la possiamo vedere tutti i giorni nella passione e nella professionalità che vengono messe nei nostri servizi, attività e progetti. A volte le crisi sono difficili e impegnative, ma interpretate nel modo giusto possono diventare fonte di grande cambiamento. È lo spirito di condivisione, la voglia di lottare e la speranza di tutti noi, attori in questa comunità, l’elemento decisivo per la rinascita e la realizzazione della nostra nuova mission. A tutti voi Buon Natale! L’EDITORIALE di Nicola Mantineo È la penna di Davide. Quella di Ennio. Ma anche di Maurizio. E di Arrigo. È la penna di tutti, anche di coloro che non ho nominato. Di chi vive e respira la Comunità Piergiorgio Onlus. Anche, ma non solo. La penna di tutti coloro i quali avranno il piacere di raccontare se stessi, la propria vita, un’esperienza o un episodio che li ha visti protagonisti, anche esterni alla nostra struttura. E questa è la lavagna bianca su cui le penne vergheranno gli eventi che diverranno cronaca, in cui le storie verranno sviscerate, linfa vitale grazie alle quali la Comunità Piergiorgio vive. Sono orgoglioso di potermi presentare come nuovo Direttore di questa rivista, che non ambisce a tirature a 5 zeri, ma che vuole dare voce a chi ha qualcosa da raccontare, a chi desidera confrontarsi ed intervenire o trattare un argomento d’attualità. Ho usato la parola “confrontarsi” perché, in realtà, i canali sono molteplici – rivista, sito, pagina facebook, newsletter - e nostro compito sarà cercare di legarli con un unico obiettivo, quello di condividere pensieri e riflessioni. Desidero innanzitutto esprimere un ringraziamento a Carolina Laperchia, che per tanti anni ha curato la rivista e ne è stata Direttore Responsabile, conscio che la prima tacita “regola” che dovrò osservare sarà di assolvere il mio compito con altrettanto entusiasmo e dedizione. Come potete vedere già ad una prima occhiata abbiamo deciso di rimodulare la rivista diminuendo il numero di pagine, in ottemperanza ad un generale contenimento dei costi. In un periodo come questo, in cui stiamo faticosamente uscendo da un momento di crisi generale, e in cui, nello specifico, la stessa Comunità deve navigare tra i marosi tenendo la barra a dritta, ci è sembrato doveroso dare un segnale di discontinuità e di abbattimento dei costi. Auspichiamo, comunque, di mantenere un alto livello di qualità, come sempre stato in passato, ringraziando fin d’ora tutti coloro che in futuro vorranno contribuire fattivamente alla buona riuscita di “Oltre”. In questo numero abbiamo deciso di dedicare la copertina al nuovo stadio Friuli, la casa dell’Udinese. Avrete letto decine di articoli sull’impianto in tutti i media locali, analizzato sotto tutti gli aspetti, ragion per cui abbiamo voluto affrontare l’argomento secondo il punto di vista che ci è più connaturale, quello dell’accessibilità e dello spazio per persone disabili. All’interno troverete anche un ironico e colorato pezzo “africano”, scritto da Wendy Lenarduzzi, una ragazza che ha svolto un tirocinio presso l’Ufficio H e che, in seguito, ha deciso di intraprendere la strada della collaborazione con una Ong che sviluppa progetti in Burkina Faso. La voglia d’estate, adesso che siamo in pieno periodo natalizio, ci avvolgerà leggendo l’articolo di Davide Vogrig, il quale, assieme a sua moglie, ha trascorso una settimana di ferie alle Canarie: la condivisione della sua esperienza di “vacanza accessibile” può essere un ottimo spunto per chi sta programmando un viaggio nel 2016 e teme la carrozzina possa essere un ostacolo insormontabile. Le prime pagine sono dedicate, come in passato, alle innovazioni che provengono dal mondo della disabilità, mentre i nostri utenti del Centro Diurno hanno riportato due interessanti incontri che si sono tenuti presso la nostra sede: nel primo Riccardo Rossi, esperto di sismologia e geologia, ha spiegato l’origine dei terremoti, nel secondo l’attenzione si è concentrata sulla testimonianza di 4 profughi afghani accompagnati dalle volontarie di una associazione udinese che si occupa di immigrazione. La testimonianza, e non poteva essere altrimenti, ha abbracciato il tema delle mine antiuomo che flagellano il paese arabo, causa di menomazioni, problemi sanitari, e di un incremento notevole di invalidi. Ma non voglio togliervi il piacere di scoprire cosa regalano le pagine del nostro semestrale continuando a riassumerne gli argomenti trattati. Preferisco utilizzare queste ultime righe del mio primo editoriale per augurarvi un sereno Natale e un felice e prospero 2016. 3 CINEMA E DIVERSITÀ TI VOGLIO BENE EUGENIO! di Laura Cadò C’è un modo semplice per ridimensionare i nostri affanni e le nostre inquietudini: basta imbattersi in una persona down e magicamente riusciamo a guardare alla vita con maggiore fiducia. È questo in sintesi il messaggio del film “Ti voglio bene Eugenio!”, pellicola del 2002 del registra Francisco Josè Fernandez. Eugenio, un giovane down, ha come amiche due ragazze, Elena e Cristina, sue coetanee. L’amicizia che li lega è sincera, anche se le giovani lo prendono maliziosamente in giro. Tra giochi, scherzi e battute adolescenziali i tre si allenano alle prime delusioni, scoperte e avventure della vita. Poi le loro strade si dividono ma Eugenio, innamoratosi di Elena, continuerà a custodire nel cuore, come un piccolo gioiello, il suo ricordo. Diventato adulto Eugenio (Giancarlo Giannini) vive solo in una grande villa. Cucina da sé (è molto goloso), fa la spesa, si occupa delle faccende domestiche e cura il grande giardino della casa con piglio professionale. Il suo universo è fatto di 4 gesti quotidiani, di frequentazioni e di amicizie vissuti con ironia e dolcezza. Non sono la tristezza e l’apatia a fare da filo conduttore della sua vita, è invece la gioia del contatto umano sottolineata dai caldi abbracci con cui Eugenio accoglie le persone che gli stanno intorno. Ma Eugenio è anche capace, a modo suo, di scrutare l’animo degli altri, di indagarne le fragilità con profondità e saggezza. È con questo spirito che egli racconta il suo “essere down” a una donna incinta tormentata dal timore di mettere al mondo un figlio come lui. Eugenio ha anche un cuore generoso: svolge infatti del volontariato presso un centro traumatologico dove ha modo di prendersi cura di Laura, una giovane ragazza che, in seguito a un incidente stradale, ha perso la voglia di vivere e si è chiusa in uno stato di apatia e di rifiuto del mondo. La giovane è figlia di Elena (Giuliana De Sio) il primo e mai dimenticato amore di Eugenio ma lui non lo sa e accoglie il ritorno della donna prima con gioia, poi con preoccupazione. Elena, infatti, si porta dietro un passato denso di ombre: il suo matrimonio, marchiato da un segreto inconfessabile, è fallito. Inoltre non è stata in grado di costruire un rapporto sereno con Laura e tra loro si è creato un fossato di incomprensione e di rifiuto. Ma sarà proprio Eugenio, l’unico tra i vari e contraddittori personaggi che sembra essere “normale”, ad adoperarsi per riconciliare madre e figlia, aiutandole a capire ciò che realmente vogliono l’una dall’altra. “Ti voglio bene Eugenio!” è un film di forte valenza sociale che dimostra la falsità della percezione che molti di noi hanno dei down, che è quella di persone infantili, incapaci di condurre una vita autonoma, intrappolate in una fisionomia che ci mette a disagio. Eugenio invece è una figura vibrante, intrisa di sentimenti e pensieri profondi che ci fa capire che le persone down, se messe nelle giuste condizioni, possono condurre un percorso di vita pieno e appagante e dimostrare, a chi ha la voglia e il coraggio di far parte del loro mondo, che la diversità è un valore positivo. LA REDAZIONE RISPONDE Per le vostre domande scrivete a [email protected] Gentile redazione di Oltre, mia figlia che frequenta l’ultimo anno della scuola superiore avrebbe deciso, terminati gli studi, di iscriversi al corso universitario di Terapia Occupazionale. Con sincerità non mi è ancora chiaro di che figura professionale si tratti… Cara lettrice, la Terapia Occupazionale (T.O.) è una professione sanitaria della riabilitazione che promuo- che, psicologiche, cognitive, sociali e tecniche e sostengono la persona nella scelta degli obiettivi e della forma di trattamento da loro maggiormente condivisa, dando potere alla loro voce. I Terapisti Occupazionali hanno un’ampia formazione che li attrezza di abilità e conoscenze per lavorare in collaborazione con individui o gruppi di persone che hanno un deficit di struttura fisica o di funzione dovuta a un problema di salute, e che sofie differenti in termini di competizione. Le Paralimpiadi sono orientate verso le competizioni che potremmo definire “d’elite", dove gli atleti per potervi accedere devono rispondere a determinati criteri di qualificazione. Per contro, gli Special Olympics non escludono un atleta basandosi sui punteggi di qualificazione, ma piutto- ve la salute e il benessere attraverso l’occupazione. Trova la sua applicazione in una molteplicità di ambiti, dagli ospedali alle case di riposo, dal domicilio alle scuole ecc. e si rivolge a tutte quelle persone in cui la terapia occupazionale sia necessaria per superare gli effetti della disabilità. Problemi causati da malattie, dall’invecchiamento, dagli incidenti, dalle inabilità temporanee e permanenti. Il fine è quello di permettere alla persona di svolgere le attività quotidiane o professionali nel più alto grado di autonomia possibile. I Terapisti Occupazionali prendono in considerazione tutti i bisogni fisici, psicologici, sociali ed ambientali dando un supporto che fa la differenza nella vita del paziente, con un rinnovato senso di scopo e aprendo nuovi orizzonti. I Terapisti Occupazionali si mettono al servizio degli utenti dando a loro il potere decisionale: mettono a disposizione le loro competenze medi- sperimentano barriere alla partecipazione. I Terapisti Occupazionali credono che la partecipazione possa essere sostenuta o limitata dall’ambiente fisico, sociale, attitudinale e legislativo. Perciò la pratica della T.O. può essere rivolta a cambiare aspetti dell’ambiente per incrementare la partecipazione. [da: www.aito.it] Buongiorno, vorrei capire che differenze ci sono tra le Paraolimpiadi e gli Special Olympics? In primo luogo gli Special Olympics sono riservati ad atleti con disabilità intellettiva, mentre le Paralimpiadi sono destinate prevalentemente ai concorrenti con disabilità fisiche, anche se hanno sempre più eventi in cui troviamo atleti con disabilità intellettive. In secondo luogo, Special Olympics e le Paralimpiadi hanno filo- sto dividono gli atleti in base a tali punteggi per una concorrenza leale contro gli altri di abilità simile. Nonostante queste differenze, tuttavia, le Paralimpiadi e Special Olympics hanno in comune lo stesso principio guida: usare la forza dello sport per cambiare il modo in cui il mondo vede le persone disabili. Chiunque volesse scrivere alla Redazione di Oltre può inviare le proprie domande o eventuali contributi al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected] 5 CURIOSABILE... TUTTE LE NOVITÀ DAL MONDO DEGLI AUSILI A SERVIZIO DELL’HANDICAP UN ASCENSORE PICCOLO DAL DESIGN ACCATTIVANTE La quasi totalità delle abitazioni italiane presenta delle barriere architettoniche che in caso di disabilità anche temporanea o più semplicemente con l’avanzare dell’età diventano ostacoli insuperabili. Rendere una casa accessibile a posteriori è da un lato costoso e dall’altro spesso problematico da un punto di vista architettonico. Una intesserente soluzione è l’ascensore, o meglio, la piattaforma Terry Lift. Un sistema piccolo con un design decisamente futurista la cui installazione appare particolarmente semplice. Se ad un disabile un ascensore può davvero restituire l'autonomia, ad un anziano, anche senza significativi problemi a deambulare, garantisce una maggiore sicurezza di fronte ai “rischi” delle scale. LEGO: MATTONCINI MA NON SOLO L’idea è opera del designer colombiano Carlos Arturo Torres, con sede a Chicago, e si tratta di un sistema che permette ai bambini di personalizzare le proprie protesi con facilità incastrando e costruendo con gli amati mattoncini di plastica. Il prototipo di protesi modulare progettata con Lego Future Lab e Cirec, una fondazione colombiana per la riabilitazione fisica, incorpora sensori mioelettrici che registrano l'attività del muscolo nel moncone e inviano un segnale per controllare il movimento. In un prossimo futuro saranno fattibili ulteriori partnership per creare altri tipi di protesi con dei giganti dei giocattoli quali Mattel e Nintendo I bambini con protesi potrebbero presto vedere il loro giocattolo preferito innestarsi alla fine del loro braccio, rispondendo a svariate esigenze in nome della fantasia: al posto dell'arto potranno avere pale meccaniche, astronavi, fucili laser e tutto ciò che si può costruire. 6 CURIOSABILE... SCALEVO: UNA CARROZZINA DAVVERO SPECIALE Una carrozzina che superi i gradini è sicuramente il sogno di molti disabili costretti a mille peripezie ogni qual volta si avventurino attraverso le nostre città e i nostri paesi. A questo hanno pensato una decina di studenti di ingegneria del Politecnico di Zurigo nel progettare “Scalevo”. “Scalevo”, questo è il nome del prototipo, attraverso due cingoli in gomma montati sulla parte inferiore, riesce ad «arrampicarsi» scalando anche i gradini più ripidi. L’ausilio, già premiato alla conferenza di National Instruments in Texas, dovrà essere ulteriormente testato prima di poter esser messo in produzione. USARE LA LINGUA PER VEDERE Si chiama BrainPort V100 l’apparecchiatura realizzata dalla Wicab che ha già passato l’esame della statunitense FDA (ente che valuta e approva i prodotti farmaceutici) che ne ha rilevato l’efficacia su quasi il 70% delle persone sottoposte ai test. Brainport utilizza un particolare software che trasforma le immagini catturate dalla telecamera in impulsi elettrici che la persona non vedente percepirà grazie ad un piccolo dispositivo intraorale come lievi vibrazioni sulla lingua. Gli stimoli percepiti permetteranno di identificare dimensione, forza e anche il movimento degli oggetti davanti a loro. 7 ESOSCHELETRI DALLA FINZIONE ALLA REALTÀ di Enrico Pin L’idea di poter moltiplicare le capacità fisiche umane attraverso delle strutture esterne è un pensiero che da sempre ha percorso la storia della civiltà. Lo stesso Leonardo da Vinci dedicò il suo genio nel tentativo di realizzare una attrezzatura che permettesse all’uomo di volare. Un congegno che antesignano dei più recenti esoscheletri - dal greco exo (al di fuori) + skeletos (duro) - un termine che in fondo ingloba più concetti, dalla protesica alla cibernetica passando alla robotica. Fin da subito uno dei problemi fu l’energia per far funzionare questi impianti in quanto la forza umana non era sufficientemente in grado di auto moltiplicarsi. La comparsa nell’800 delle prime macchine vapore, quindi una forza di energia esterna, scatenò la fantasia di studiosi e ricercatori si che presagirono un futuro di mirabolanti diavolerie. Sarà il vignettista satirico Robert Seymour con i suoi disegni a tracciare quella che possiamo considerare un’immagine antesignana degli esoscheletri: il “camminatore a vapore”. Il primo dispositivo di esoscheletro fu sviluppato da un russo di nome Nicholas Yagn, che nel 1890 depositò la sua idea all’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti. L’idea era di realizzare un apparato che potenziasse alcune capacità motorie quali il camminare, il saltare e il correre. Il sistema di alimentazione prevedeva da un lato una serie di molle in grado di immagazzinare l’energia prodotta dal moto e dall’altro una borsa di gas compressi a accrescere la potenza delle molle. Nel 1917, l’ inventore Leslie C. Kelley sviluppò quello che fu definito un pedomotor, un dispositivo che nell’ intenzione di Kelley doveva agevolare il cammino, l’energia sarebbe stata fornita da una piccola macchina a vapore da portare come uno zainetto sulla schiena. Il primo vero esoscheletro, nel senso più attuale del termine, fu co-sviluppato da General Electric e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 1960. La progetto fu chiamato Hardiman, e permise di sollevare 110 kg facendo lo sforzo come se si sollevassero solo 4,5 kg. Il sistema idraulico che stava ala base del sistema permetteva a chi lo indossasse di amplificare la loro forza di 25 8 volte. L'idea generale sembrava alquanto promettente, ma aveva grossi limiti: l’esoscheletro da solo pesava 680 kg e era terribilmente lento e l’utilizzo simultaneo di tutta l’apparecchiatura provoca movimenti incontrollati e pericolosi. due chilometri e sollevare oltre 90 kg con carica completa . Nello stesso anno uscì nelle sale cinematografiche di tutto il mondo il film di Ridley Scott Alien dove la protagonista Sigourney Weaver utilizzava un esoscheletro nello scontro finale con l’alieno. È proprio il cinema a fornirci una lunga serie di esoscheletri, da quelli militari “indossati” da Tom Cruise in Edge of Tomorrow o usati dalle truppe in Avatar a quelli “salvavita” come nel celebre Robocop o nel più recente Elysium. La ricerca non si è fermata e all’idea di potenziare le capacità fisiche si è affiancata l’idea di restituire le abilità a chi le aveva perse. Nel 1986, un prototipo di esoscheletro chiamato Lifesuit è stato creato da Monty Reed, un Ranger statunitense rimasto paraplegico dopo un incidente con il paracadute. L'attuale prototipo può camminare per quasi E se i film, come già successo, anticipano la realtà possiamo ritenere che in un prossimo futuro gli esoscheletri possano diventare (ed alcuni lo sono già) degli ausili determinanti per ridare abilità e autonomia a quanti le hanno perse. 9 REHACARE INTERNATIONAL: NON SOLO UNA FIERA L’ANNUALE APPUNTAMENTO FIERISTICO DUSSELDORF SULLA RIABILITAZIONE SUGLI AUSILI di Sabrina Degano La tecnologia si sa è in continua evoluzione e la sua applicazione nel campo degli ausili rende l’aspetto di cura e assistenza sempre più innovativa. A presentare le ultime novità ci pensa la “REHACARE INTERNATIONAL” di Düsseldorf – Fiera internazionale che raccoglie tutte le ultime innovazioni in campo riabilitativo, di mobilità, vita quotidiana, comunicazione, tempo libero, sport, barriere architettoniche, auto e camper, dedicata a tutte le fasce d’età. La fiera si ripete annualmente dando la possibilità alle aziende di presentare i propri prodotti. Appuntamento immancabile per utenti, tecnici e terapisti che in pochi padiglioni possono vedere e sperimentare gli ausili proposti. Anche quest’anno i consulenti dell’Ufficio H della Comunità Piergiorgio ONLUS hanno partecipato alla fiera, portandosi a casa un bagaglio di esperienze e conoscenze. La fiera infatti, rappresenta un luogo di scambio, di formazione e informazione attraverso le quali si raccolgono contatti utili al reperimento degli ausili. Molto sviluppato il campo della mobilità, sia essa in carrozzina, o con l’aiuto di un deambulatore. Si passa infatti da deambulatori elettrici (che supportano il cammino in salita o in terreni sconnessi), a modelli ultraleggeri e compatti con l’appoggiapiedi per il suo utilizzo come carrozzina d’urgenza spinta dall’accompagnatore. Servomotori, terze ruote (manuali o elettriche) o semplici sistemi di propulsione alternativa della carrozzina manuale. Novità tutta italiana, la carrozzina con monoguida per utenti emiplegici; la spinta avviene agendo sui mancorrenti, ma la direzione viene guidata dal piede che ruota la pedana da un lato all’altro. Anche l’ambito di CAA (comunicazione aumentativa alternativa) ha avuto un particolare incremento con lo sviluppo di software e hardware di semplice utilizzo e trasporto con maggiori 10 possibilità di personalizzazione. Innovazioni anche in campo di ipovisione con la presentazione di nuovi videoingranditori, dai sistemi più complessi ai dispositivi facilmente trasportabili. Protesi, sistemi meccanici e dispositivi elettronici (come ad esempio l’infilacalze elettrico) che permettono alla persona lo svolgimento delle attività quotidiane, favorendo una vita autonoma. La fiera, come ogni anno, si è rivelata un valido appuntamento di conoscenza e approfondimento, non di meno di confronto con una popolazione di cultura e tradizioni diverse. Si entra in contatto con una realtà che punta allo sviluppo dell’autonomia e all’integrazione so- ciale del soggetto, utilizzando tutti i mezzi per il raggiungimento di tale obiettivo. Sensibilità particolare, percepita già all’ingresso della fiera, dove si trovano famiglie, anziani, scolaresche, terapisti, riuniti da un obiettivo comune, la ricerca di una vita indipendente, priva di barriere fisiche e soprattutto mentali. NOTIZIE DAL CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE di Greta Rodaro Il Centro di formazione professionale della Comunità Piergiorgio è coinvolto nel programma PIPOL e GARANZIA GIOVANI ovvero nel “Piano integrato di politiche per l'occupazione e per il lavoro” approvato dalla Regione Friuli Venezia Giulia ad aprile 2014. Si tratta di un’iniziativa di integrazione nelle politiche del lavoro e ha un carattere di “sperimentazione”. In questo ambito la Comunità è una delle agenzie formative che realizza corsi rivolti a giovani fino a 29 anni e corsi destinati a persone prive di occupazione o sospese dal lavoro. Nel mese di dicembre 2015 sono stati avviati 3 importanti iniziative formative che si svilupperanno fino a primavera 2016 e coinvolgeranno circa 46 partecipanti. In particolare si tratta di: Il corso da 150 ore dal titolo “Inglese per l’azienda” in cui i destinatari (17 giovani under 29) aderenti al Piano Integrato di politiche per l’Occupazione e per il Lavoro – PIPOL hanno manifestato l’interesse ad essere coinvolti in percorsi formativi nell’ambito delle Lingue straniere. Tenuto conto dell’età dei partecipanti è considerata prioritaria l’attivazione degli interventi formativi più idonei a sostenere la fase di transizione dalla scuola, o dall'inoccupazione, al lavoro puntando alla riattivazione delle risorse personali e al rafforzamento delle competenze tecnico-professionali necessarie per inserirsi nel mercato del lavoro. Il corso “Inglese per l’azienda” rappresenta un’opportunità poiché offre un percorso formativo di lingua Inglese di livello intermedio/avanzato molto richiesto tra i disoccupati e inoccupati che si trovano in condizione di doversi adeguare alle esigenze del lavoro. Il "bisogno formativo" è prevalentemente inteso come distanza da colmare tra abilità possedute e competenze necessarie per svolgere in modo efficiente ed efficace i compiti assegnati all'interno di specifici processi lavorativi. L’obiettivo finale proposto è di saper padroneggiare la lingua inglese che è ormai una competenza ritenuta indispensabile in ogni ambito professionale, senza contare che consente l’accesso ad una infinità di nuove informazioni. Il corso “Gestire le pratiche amministrative di base” da 200 ore è rivolto a 14 partecipanti che al momento sono disoccupati o sospesi dal mondo del lavoro. Il profilo formativo cui ci si riferisce per definire le competenze “in uscita” è quello dell’addetto alle pratiche amministrative che opera nell’ambito del settore aziendale. Consiste sostanzialmente in processi di produzione della documentazione e della registrazione di ogni movimento contabile. La figura professionale di riferimento è una figura esecutiva che garantisce la gestione della documentazione contabile generale, fiscale e tributaria. Al termine del percorso i partecipanti saranno in grado di gestire il flusso dei documenti amministrativi e contabili, assicurando la conformità, il rispetto delle procedure, l’esattezza e la tempestività nella redazione. I contenuti specialistici principali dell’attività formativa sono riconducibili ai temi legati all’organizzazione e programmazione delle attività lavorative, utilizzando in autonomia gli strumenti e le procedure di conservazione dei documenti più idonee alla realtà aziendale di riferimento. Il corso “Gestire la Contabilità generale” prevede 200 ore di lezione ed è rivolto a 15 partecipanti disoccupati o sospesi dal mondo del lavoro. Le competenze acquisite in uscita dal percorso formativo sono riferite all’addetto alla contabilità generale che opera nell’ambito del settore amministrativo aziendale. L’operatore si occupa sostanzialmente di processi di predisposizione di documentazione e registrazione di ogni movimento contabile. Le prestazioni che ne derivano sono legate alla tenuta della prima nota di cassa, alla gestione delle entrate e dei pagamenti, alla redazione di scritture contabili di base e dei relativi registri, stesura del bilancio, predisposizione degli adempimenti fiscali e previdenziali. Al termine del corso i partecipanti saranno in grado di conoscere le caratteristiche e le finalità della contabilità generale, di possedere la terminologia di settore e utilizzare un lessico adeguato. Il percorso di carriera classico del contabile all'interno di un'azienda può partire da semplice addetto alla contabilità generale per poi passare alla contabilità analitica e ad incarichi di maggiore responsabilità. L’offerta formativa del Centro di Formazione Professionale della Comunità Piergiorgio è strettamente ancorata ai principi fondamentali che la struttura persegue fin dalla sua costituzione: attenzione e supporto alle persone in difficoltà, ora intesa in senso più ampio. In questi ultimi anni, infatti, la crisi economica globale ha escluso moltissime persone dal mondo del lavoro e ha reso il loro reinserimento molto complesso e impegnativo. Anche i giovani si trovano ad affrontare la difficoltà di trovare un’occupazione adeguata al proprio curriculum scolastico e ciò mina la fiducia nel futuro. La formazione professionale, così come l’istruzione, il bagaglio culturale ed esperienziale, sono le “armi” più importanti per costruire un presente dignitoso ed affrontare il futuro con speranza». 11 ALLE CANARIE LA VACANZA ACCESSIBILE di Davide Vogrig Decidere di fare una vacanza in mete lontane, per chi è in carrozzina, impone una valutazione approfondita delle diverse situazioni che si potranno incontrare durante il viaggio e il soggiorno. Ho imparato a capire quali sono le priorità da considerare, grazie alle mie precedenti esperienze. I mezzi di trasporto adatti per i lunghi tragitti sono, come si può facilmente immaginare, la nave e l’aereo, ormai ampiamente adattati per ogni tipo di esigenza. La nave, in particolar modo, offre un servizio di completa accessibilità e comfort per tutti, l’aereo, invece, dà la possibilità di spostarsi velocemente e giungere a destinazione in maniera più diretta, consentendo in tal modo di prolungare la permanenza nella località di villeggiatura. Le Canarie sono una meta turistica che mi ha sempre affascinato e l’idea di una vacanza in quei luoghi, assieme a mia moglie, mi ha spinto ad organizzare il viaggio con volo aereo, per sfruttare al meglio le nostre ferie. Abbiamo quindi organizzato il nostro viaggio tramite Internet, verificando accuratamente l’accessibilità nei 12 trasporti e nel soggiorno in albergo. E così, giunto il momento tanto atteso, siamo partiti per questa nuova avventura. Al check–in dell’aeroporto di Venezia il personale è attento nell’assistenza alla persona disabile con un aiuto che è sia discreto che cordiale. Sull’aereo si può viaggiare più comodi pagando una piccola maggiorazione, cosa che garantisce dei posti più larghi. L’equipaggio è stato sempre gentile e si è prodigato in ogni modo per aiutarmi. Ad ogni disabile viene assegnata, dalla compagnia aerea, una carrozzina apposita, adatta per il fissaggio a bordo. Una volta giunti all’aeroporto di Tenerife Sud ci attende il pulmino munito di rampa d’accesso, che l’autista stesso ha azionato per consentire il transito alla mia carrozzina ed il successivo ancoraggio sul mezzo. Finalmente ci siamo, lungo la strada e nel territorio circostante si vedono le casette bianche tipiche dell’isola, che danno un’aria perennemente estiva al luogo e lo rendono decisamente piacevole. Il clima delle Canarie è molto gradevole ed accogliente: né troppo secco e nemmeno umido; inoltre soffia una leggera brezza che, nei giorni di caldo, aiuta a godersi la vacanza. L’albergo che avevamo prenotato si dimostra effettivamente accessibile e non lontano dal mare, con piscine e spazi di soggiorno forniti di comode poltrone. La sera, inoltre, si svolgono spettacoli per i turisti con intrattenimenti vari. Appena fuori dal complesso alberghiero si dipanano varie stradine, con poche salite, peraltro dolci, attraverso le quali si possono fare comode e piacevoli passeggiate verso gli ameni dintorni. Nelle immediate vicinanze si trova la celebre “Playa de las Vistas”, attrezzata per disabili, dove sono presenti volontari che aiutano coloro i quali vogliono fare il bagno. Vicino al mare, su una piattaforma di legno dove si può prendere il sole, sono allineate le sdraio; le carrozzine sono agevolate nel passaggio perché il pavimento è liscio. Non lontano si trova pure la “Playa de las Americas”, altra zona molto servita, con rampe adattate, spiagge con camminamenti, e piazzole utili affinché le carrozzine non affondino nella sabbia. In queste spiagge vengono utilizzate le carrozzine “Job”, che hanno due grandi ruote gialle galleggianti e permettono di fare il bagno a chi non può farlo da solo e ci sono gruppi di volontari della croce rossa che fanno assistenza alle persone non autonome, risciacquandole peraltro dal sale marino una volta terminato e usciti dal mare. Le Canarie hanno la particolarità di essere isole vulcaniche, presentano quindi sabbia nera ed un paesaggio interno caratterizzato dalla presenza di grandi vulcani spenti, dei quali il più importante si chiama El Teide ed è situato al centro dell’isola di Tenerife. Dalla nostra località vi era una vasta offerta di escursioni e, con mia moglie, abbiamo cercato quelle più praticabili. Quasi tutti i pulmini turistici sono equipaggiati anche per il trasporto disabili ed il personale, abituato a questo tipo di operazioni, è molto professionale. Vi è anche la possibilità di noleggiare una barca chiamata “Shogun”, accessibile per le carrozzine, da cui abbiamo ammirato i famosi “giganti”, ossia due faraglioni a poca distanza dalla costa, tracce della passata attività del vulcano Teide. É possibile vedere anche i delfini che accostano la barca e saltano vicino a noi, per poi sparire nelle profondità del mare. Un’altra interessante escursione è stata al parco zoologico dove sono presenti animali di varie specie, come pappagalli, fenicotteri e gru; ci sono poi due gorilla, alcuni coccodrilli ed un enorme acquario dove l’attrazione è costituita dai giochi delle due orche marine ammaestrate e che hanno un aspetto quasi simpatico; sono giocherellone e schizzano grandi quantità d’acqua: al pubblico delle prime file viene fornito un k-way per evitare docce. Abbiamo fatto anche il giro dell’isola con un pullman che faceva varie soste, la cosiddetta “vuelta”. Il periplo dell’isola viene effettuato lungo la costa: quasi una giornata di viaggio, tappe comprese. Il paesaggio che scorre dal finestrino è vario e mostra estese coltivazioni di banane e vigne. Alcuni tratti sono boscosi mentre altre zone, specie a sud vicino al vulcano, sono invece più brulle. Non si può non parlare del cibo: la produzione di frutta è ingente (soprattutto papaya, ananas e banane) e ovviamente si mangia moltissimo pesce fresco, di tutti i tipi, pescato ogni giorno nel mare circostante. La vita alle Canarie è lenta, il traffico non è frenetico, tutt’altro e anche per questo ci siamo rilassati molto durante la nostra vacanza. Inoltre sono località molto accessibili e il costo non è stato superiore ad altri di viaggi fatti in passato. La buona riuscita di questo soggiorno ci ha messo la voglia di rifarlo anche il prossimo anno e mi sono ripromesso di studiare lo spagnolo per essere più comunicativo con la gente, per potermi godere ancora di più queste isole incantevoli. 13 LIBRI SOTTO L’ALBERO La grande guerra a piedi. Da Londra a Trieste sui luoghi del primo conflitto mondiale L'incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea Romain Puertolas È un autore giovane francese classe 1975 l’autore del best seller che ha come protagonista Ajatashatru Lavash Patel, un indiano di professione fachiro che vive di espedienti e trucchi da quattro soldi. Un fachiro che di fronte ad una promozione del colosso svedese davvero vantaggiosa decide che è giunto il momento di comprare un nuovo letto di chiodi. L’offerta, però, è valida solo nei negozi di Parigi. La distanza non fermerà il fachiro ma una serie di disguidi e contrattempi renderanno il viaggio di ritorno una piccola odissea. Tra fughe, incontri e altre vicissitudini la vita del fachiro cambierà… L'uomo che metteva in ordine il mondo Fredrik Backman Ove è un pensionato svedese che ogni mattina alle 6.30 si alza controlla che i termosifoni non stiano sprecando calore e va a fare la sua ispezione poliziesca nel quartiere. Ogni giorno si assicura che le regole siano rispettate. Ma Ove, dalla perdita della moglie e del lavoro sta meditando di farla finita. Ha pianificato tutto nei minimi dettagli: ha chiuso l'acqua e la luce, ha pagato le bollette, ha sistemato lo sgabello. Sembrerebbe tutto pronto quando l’arrivo di una nuova famiglia di vicini fa saltare tutti i piani. Tra cassette della posta divelte in retromarce maldestre, bambine che suonano il campanello offrendo piatti di couscous appena fatti, ragazzini che inopportunamente decidono di affezionarsi a lui, Ove deve riconsiderare tutti i suoi progetti. 14 Giraldi Nicolò A 100 anni esatti dall’entrata in guerra dell’Italia il giovane autore triestino, zaino in spalla, parte a piedi per ripercorre i luoghi della Prima Guerra Mondiale. Un viaggio da Londra a Trieste in solitaria, per osservare con i propri occhi, quello che è stato e quello che è rimasto dei luoghi lungo i quali milioni di giovani persero la vita. Giraldi compie anche un viaggio, soprattutto interiore, dialogando con il bisnonno, soldato austroungarico sul fronte russo. Un viaggio non solo fisico, ma nella memoria, nel passato, nella Storia. Queste pagine sono un resoconto in prima persona di come l'Europa reale, non quella politica delle grandi commemorazioni, guardi giorno dopo giorno, al terribile conflitto che la sconvolse, attraverso le voci e le testimonianze di chi quotidianamente continua a lottare per conservarne il ricordo. Tutte le poesie Pier Paolo Pasolini Nel 2015 ricorre il quarantennale della scomparsa di Pier Paolo Pasolini, scrittore, poeta, regista, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista, uno tra i maggiori intellettuali italiani e riconosciuto tra i grandi classici del Novecento. L’opera in due tomi, Tutte le poesie, raccoglie tutte le liriche di Pasolini, con la proposta di alcune raccolte del tutto (o quasi) inedite, come l'esperimento "L'italiano è ladro", il lungo poema in forma di sceneggiatura "Bestemmia", i 112 sonetti de "L'hobby del sonetto". Troviamo inoltre il Pasolini traduttore di versi con sessanta testi tradottoti dallo stesso in italiano La Comunità Piergiorgio augura a tutti voi un Sereno Natale e un felice Anno Nuovo 15 16 17 Quando la solidarietà fa la differenza Mobilità in sicurezza Il sostegno dei Lions Nata da una battuta con il Vice Direttore della sede centrale di Udine, Enrico Gentile, la partnership tra UniCredit e la Comunità Piergiorgio si è poi sviluppata sui binari della collaborazione in merito al progetto “Mobilità in sicurezza”. Grazie al contributo di UniCredit la nostra associazione potrà prevedere di installare dei sollevatori a soffitto nella zona residenziale che permettono il trasferimento degli utenti (da letto a carrozzina ad es.) in modo più rapido, sicuro e semplice rispetto agli attuali sollevatori elettrici, favorendo di fatto lo svolgimento di tutte le attività di cura e assistenza. “Siamo particolarmente lieti - sottolinea Renzo Chervatin, Responsabile Area Udine di UniCredit - di dare il contributo della nostra Banca a questa importante iniziativa che nasce e si sviluppa in un territorio dove l’associazionismo ed il volontariato costituiscono una parte imprescindibile della vita sociale. Riteniamo sia importante che UniCredit, soggetto dal forte e profondo radicamento sul territorio friulano, continui a sostenere le associazioni che con dedizione e determinazione si fanno carico di bisogni ed esigenze di questa zona”. È cominciata con una telefonata. Quando la Comunità Piergiorgio Onlus ha chiamato il nuovo Presidente del Lions Club Udine Host, il dott. Vittorio Segatti, e gli ha esposto il progetto “Oltre limiti e paure”, questi ha subito mostrato interesse e si è premurato di venire a conoscere la nostra realtà. Da qui il passo è stato breve, con estrema gentilezza e voglia di aiutare la nostra associazione il dott. Segatti ha deciso di sostenere la nostra campagna destinando una cifra consistente al nostro progetto: «Il motto del Lions Club è “we serve”, noi serviamo – spiega lo stesso Vittorio Segatti -. Servire la comunità, la società in cui i diversi Clubs operano, essere parte integrante del tessuto locale e mettersi a disposizione in ogni situazione di bisogno. É questo il “lavoro” dei Lions, così come concepito dal fondatore Melvin Jones cent’anni or sono. Un agire che a volte è “fare”, altre “donare”, spesso entrambe le cose. Il Lions Club Udine Host, guardando ai suoi 60 anni di storia, ha sempre esercitato questa azione con risultati notevoli ed apprezzati, intervenendo il più possibile a sostegno di quei soggetti (Associazioni, Cooperative, Onlus etc.) che svolgono sul territorio un’attività impegnativa, meritoria, socialmente rilevante e di supporto alle situazioni di varia difficoltà esistenti. E ciò in particolar modo in questo ultimo periodo di crisi sociale ed economica». E quindi ha proseguito Segatti «la risposta alla richiesta di sostegno della Comunità Piergiorgio, che a Udine e provincia è da molto tempo ben conosciuta, è stata una logica conseguenza. La destinazione del nostro intervento prospettatoci dalla Comunità (acquisizione di attrezzature durature e a lungo ammortamento quali letti medico-ortopedici, carrozzine, supporti di sostegno per persone bisognose di ausili ortopedici e di deambulazione) è apparsa quanto mai opportuna e centrata, sia a seguito delle relative contrazioni da parte dell’assistenza sanitaria ordinaria che del numero significativo di persone che, a rotazione, beneficeranno dei nuovi supporti». 18 La qualità fa rima con solidarietà. C’è un punto in cui queste due parole s’incontrano, si abbracciano e danno vita ad un progetto comune. Il Prosciuttificio Bagatto, sinonimo da 50 anni di prodotti d’alta qualità, e la Comunità Piergiorgio Onlus s’impegnano insieme a sostenere quanti abbiano bisogno di un aiuto concreto. Acquistando un prodotto dallo store on line Bagatto (www.prosciuttibagatto.it oppure cercando su google “prosciutti bagatto”), infatti, destinerai un contributo alla campagna “Oltre limiti e paure” con cui mettiamo a disposizione carrozzine, deambulatori, letti ed altri ausili a chiunque ne abbia bisogno. Una percentuale del ricavato della vendita dei prodotti Bagatto finanzierà l’acquisto di carrozzine pieghevoli, che andranno ad arricchire il nostro magazzino. Ogni anno la Comunità presta centinaia di ausili, non solo a persone con disabilità, ma a tutti coloro necessitino di un sostegno tangibile. Segui l’andamento della raccolta fondi sulla pagina facebook della Comunità Piergiorgio Onlus e sul sito del Prosciuttificio Bagatto, dove verrà data testimonianza degli ausili che saranno acquistati grazie anche al tuo contributo. Buone Feste dalla Comunità Piergiorgio Onlus e dalla famiglia Bagatto! Anche il tuo gesto può fare la differenza Puoi sostenere anche tu la Comunità Piergiorgio Onlus. Andando su “Il mio dono” (www.ilmiodono.it) puoi dare il tuo contributo al piano “Mobilità in sicurezza”. Vogliamo rendere lo spostamento dei nostri utenti residenziali più veloce, semplice e sicuro attraverso l’installazione di sollevatori a soffitto. Cerca il progetto inserendo il nome della nostra organizzazione, potrai scoprirne i dettagli e decidere come aiutarci. 19 UNO STADIO PER TUTTI di Nicola Mantineo Il nuovo stadio Friuli è una realtà. Molti presidenti di squadre di calcio ne parlano, altri aspettano la legge che giace immobile in Parlamento da tempo immemore, alcuni hanno, forse, a malapena idea della posizione in cui edificarlo. Tolta la Juventus, lo stadio di proprietà sta diventando per tutte le società professionistiche un vero e proprio calvario, tra burocrazia estenuante e “battaglie” serrate con le varie amministrazioni. Non per l’Udinese, non per la famiglia Pozzo e per Alberto Rigotto, il responsabile amministrativo dei friulani e project manager che ha lottato per anni con l’obiettivo di regalare un gioiello alla città udinese. Siamo all’interno degli uffici della società bianconera, nella “pancia” della struttura, dove patron Pozzo, il figlio Gino, il ds Cristiano Giaretta e lo stesso Alberto Rigotto si riuniscono, assieme a tutti i collaboratori, per prendere le decisioni che riguardano il futuro della squadra, siano esse tecniche, amministrative o economiche. Ed è con colui che ha concretizzato i sogni di Giampaolo Pozzo 20 che facciamo una breve chiacchierata prima di immergerci nel fantastico clima del nuovo stadio Friuli. Alberto Rigotto ci accoglie nel suo ufficio, dimostrando fin da subito come il tema della disabilità sia stato centrale nella costruzione dello stadio. «Abbiamo fortemente voluto aumentare i posti per persone disabili – esordisce Rigotto -. Ne abbiamo 16 nei distinti, 16 in curva sud, 60 in tribunetta e un altro centinaio nel settore “O” della tribuna laterale, questi ultimi per persone con disabilità non fisiche». Il tema ricorrente dell’eliminazione delle barriere, architettoniche o mentali, ha ispirato il progetto e la sua evoluzione, maturando infine in un gioiello cui molte altre società si stanno ispirando. «Questo è un regalo dei Pozzo alla città – prosegue il dirigente bianconero -. Abbiamo accarezzato prima, e realizzato poi, l’idea di uno stadio senza barriere, a misura d’uomo e per le famiglie. Se per ipotesi una persona in carrozzina partisse da piazza San Giacomo potrebbe arrivare direttamente al suo posto, nella nuova “tribuna-distinti”, senza alcun problema perché è allo stesso livello della strada». Ed in effetti Rigotto ci accompagna nel settore opposto alla tribuna, mostrando con entusiasmo i tre livelli su cui si sta sviluppando la struttura. Il complesso è realmente magnifico e, per curiosità, proviamo anche ad immaginare di dover arrivare nel settore indicato in carrozzina, scoprendo che le parole del “deus ex machina” del progetto rispecchiano esattamente la realtà. Rivolgiamo lo sguardo verso l’alto, in quello che sarà l’ultimo livello, non ancora completato, dove lo stesso direttore amministrativo ha proiettato l’idea dello stadio funzionale 7 giorni su 7. «Quando saranno conclusi i lavori – aggiunge -, i diversi livelli saranno destinati a molte attività extra calcio, tra cui un centro fitness, un centro medico, una piscina, un’ampia area ristorazione, un museo e una birreria. Non desideriamo che diventi un centro commerciale, la vocazione è che si sviluppi un'area ludico-sportivo-ricreativa che possa attirare famiglie, bambini, sportivi e turisti». I dati degli abbonati sono positivi, i posti riservati a persone con disabilità si stanno riempiendo ma «possiamo fare anche di più – conclude Rigotto -: abbiamo creato un vero gioiellino, accessibile e con tutti i posti coperti, il mio sogno è riempirlo quasi solo con gli abbonati. Anche perché l’emozione che si prova seguendo una partita dal vivo non ha nulla a che vedere col guardarla in televisione». Alle parole vogliamo far seguire i fatti. Il giorno della partita Udinese-Frosinone seguiamo Arrigo De Biasio, utente del Centro Diurno della Piergiorgio, e ci accingiamo ad entrare nella tribunetta riservata a persone diversamente abili. Il passaggio attraverso i tornelli risulta agevole, così come il tragitto dagli stessi al settore assegnato. Pavimentazione rifatta, nessuna sconnessione che provochi difficoltà alle carrozzine, arrivo a destinazione in perfetto orario per il fischio d’inizio. L’atmosfera è coinvolgente, lo studio del sistema acustico ha portato a risultati eccellenti: quello che prima era considerato uno stadio molto freddo dal punto di vista emozionale, ora sprigiona energia e calore appena la curva intona i primi canti. I decibel salgono considerevolmente e pare d’essere in uno di quei magnifici stadi inglesi, in cui si ha la netta sensazione di essere parte dell’evento e non soltanto spettatori distaccati di un avvenimento occasionale. La visuale è ottimale, il campo è stato avvicinato togliendo la pista d’atletica e qualunque sia la posizione da cui si guarda il match, nel nostro caso tra la tribuna laterale e la curva nord ancora in costruzione, sembra di poter toccare i giocatori. Al gol di Lodi l’esplosione di gioia che si solleva da tutti i settori fa quasi tremare la struttura, ribollente di passione fino al fischio finale. Termina qui la nostra esperienza nel nuovo stadio Friuli versione 2.0, ma segnatevi la data del 17 gennaio: in quel giorno, quando si disputerà l’attesissimo match contro la Juventus, sarà completato anche il settore della curva Sud, la porzione in cui verranno sistemati i tifosi ospiti. E allora sì che la nuova casa dell’Udinese studiata dalla società di viale Candolini verrà esibita in tutta la sua bellezza, cornice spettacolare di un quadro (leggasi prestazioni in campo) che speriamo sia all’altezza del gioiellino costruito. 21 21 Se una notte d’autunno una viaggiatrice... Reportage dal Burkina Faso di Wendy Lenarduzzi Se c'è una cosa che non si deve fare quando si è giovani, sicuramente è non aver paura di affrontare nuove sfide e nuove avventure. Solo così si potrà definire la vera strada da percorrere. Così dicono. Certo, a volte, questo significa prendere decisioni difficili. Un amico un giorno mi ha detto: “non esiste scelta importante che sia facile da prendere”. E così mi trovo in Burkina Faso, esattamente nella seconda città del Paese, dal nome emblematico Bobo Dioulasso scelto per unire insieme due etnie storiche bobo e dioula, il suo significato ultimo è “casa”. Prima di arrivare a “casa”, però, ne sono successe di cose... mai avrei pensato di scegliere di partire per un'esperienza di un anno e trovare così tanti colpi di scena. A partire dallo sviluppo del progetto che dovrei seguire, alle condizioni sociali in cui dovrei vivere, per non farci mancare un bel colpo di stato pochi giorni prima della partenza. Sì, sarei dovuta partire a fine settembre, ma giusto il 16 il generale Dienderè ha ben pensato di rapire l'attuale Presidente e Vice, creando giusto un po' di panico generale. Nel frattempo io mi stavo facendo un'idea sulle questioni pratiche quando è arrivata l'informazione di “fermo” per tutti coloro in partenza per il Burkina Faso, per non parlare di quelli che dovevano tornare in Italia che si sono trovati aeroporti e frontiere chiuse. Dopo qualche settimana di attesa, il 16 ottobre ho spiccato il volo, ed eccomi qui. A seguito di un lungo viaggio in auto durato circa 5 ore, finalmente la città, Bobò, come la chiamano qui, mi ha accolta nella sua grande caotica indescrivibile quotidianità. Le prime impressioni devo dire che sono sicuramente positive, ma visto che mi è stato detto di cogliere l'occasione per entrare nel vivo soprattutto per quanto riguarda i progetti delle ONG con cui collaboro, ogni momento è buono per scoprire questa nuova realtà. In verità non tutto è frutto di decisioni lavorative, molto viene dal ca- so. Diciamo che la prima impresa è stata creare un rapporto con il mio guardiano, visto che lui non parla francese e l'unica cosa che chiede in maniera comprensibile (ma sarebbe meglio che così non fosse) è se posso preparargli del riso. Ovviamente mi è stato vietato di preparargli cibo e visto la sua insistenza mi hanno imposto di avere un atteggiamento duro nei suoi confronti. Non è stato facile, anche perché un po' mi dispiace, forse ha veramente bisogno di mangiare. Poi un giorno ho scoperto che in realtà è un bravissimo cacciatore. Una mattina mi sono svegliata pensando di andare in garage a recuperare la mia bicicletta quando lo trovo, Emmanuel (pare sia il suo nome da Cristiano), intento a spelacchiare una povera capretta che aveva freddato pochi minuti prima. Questo l'ho dedotto sia dalla vasta quantità di sangue a terra sia dall'invasione di mosche che ne è derivato dal barbaro atto. Ovviamente il tutto è stato compiuto giusto davanti alla porta del garage impedendomi quindi di raggiungere la bici. A parte questo è un uomo molto dedito al lavoro, infatti mi sono stupita quando una sera rientrando tardi da una serata in compagnia l'ho trovato attivo che spazzava le foglie nel giardino. Il risultato di quella lunga notte di lavoro lo ha portato a sradicare anche tutte le piantine di verdure che avevo seminato nel giardino... chissà cosa avrà pensato! Lezione numero uno: avere un proprio orto al momento è sconsigliabile. Lezione numero due: chiedi sempre prima di assaggiare. Uno dei progetti che l'Organizzazione Progetto Mondo MLAL sta gestendo nella provincia sud ovest del Paese tratta la sicurezza alimentare. Attraverso campagne di sensibilizzazione, formazione di animatori e altro personale che si occupi di trasmettere i messaggi nei villaggi con anche dimostrazioni culinarie, si cerca di 22 22 far fronte soprattutto alla malnutrizione infantile. Io, delle ricette proposte alle dimostrazioni, al momento ne sono venuta a conoscenza solo sulla carta, ma l'occasione per la mia degustazione culinaria è arrivata in fretta. Si trattava di partecipare ad una festa in casa, di una nostra collaboratrice. Da quel giorno ho scoperto odori e sapori nuovi. Devo essere sincera, di alcuni avrei preferito non venirne mai a conoscenza.. Prima di tutto ho assaggiato la famosa birra locale, chiamata dolo. Si tratta di una bevanda composta da miglio fermentato e zuccherato. Vi assicuro che quando fuori ci sono 30 gradi, se va bene, tutto vorreste bere al di fuori di questo intruglio alcoolico tiepido, dal sapore acido e dal colore giallo-marroncino. Il piatto forte del Burkina Faso è ancora più strepitoso. Già passeggiando per le strade ho notato dei sacchet- tini neri e mi sono chiesta cosa fossero. Bene, la scoperta è avvenuta quel giorno. In un grande pentolone vengono cotti in un intingolo di pomodori e cipolle, i bruchi. Queste bestioline nere, grandi circa 5 cm, si sono presentate nel mio piatto. Sembrava quasi che il tempo si fosse fermato. Avevo gli occhi di tutti puntanti addosso. Nella mia mano sinistra il piatto e alla destra la forchetta. Dopo qualche esitazione... ham! Mi è quasi sembrato di sgranocchiare un grosso gambero, ma il sapore non era quello… devo dire che non sono proprio disgustosi però non fanno per me. Anche se pare siano molto apprezzati e soprattutto nutrienti. Il secondo piatto invece era molto buono. Le abili mani delle signore inseriscono all'interno di grandi foglie verdi una pastella di farina di fagioli, vagamente assomigliante alla nostra amata polenta. Le foglie vengono sapientemente richiuse e il tutto viene cotto a vapore. Dopo qualche minuto vengono riaperte le foglie bollenti ed estratto il prodotto finito: farò. Sembra un morbido involtino che viene servito anch'esso con una salsa di pomodoro e cipolle. Dovevo ancora finire il mio delizioso piatto quando un nuovo odore stava pervadendo gli spazi comuni. Alcune persone si sono alzate disgustate, non volendo condividere con i commensali la nuova “portata”. Se è qualcosa che non piace nemmeno agli stessi burkinabè, allora si promette male, ho pensato. Non a caso il nuovo arrivato, con il suo sguardo raggiante mi sorride sventolandomi una busta nera chiedendo se ero convinta di restare a mangiare con loro. All'interno del sacchetto carne… di cane!!!! Questo è troppo. Mi alzo anche io e mi dirigo in luoghi più tranquilli per ultimare il mio pranzo cercando di non ricordare che il giorno prima nello stesso giardino avevo visto due cani, mentre al mio arrivo quel giorno nessun cane era ancora pervenuto! Lezione numero tre: prendi sempre la bevanda meno alcoolica. Qui in Burkina Faso pare abbiano una passione sfrenata: il maquis. Si tratta di bar dall'architettura molto semplice, dotati solo di tavolini, sedie e qualche tetto di lamiera il tutto con una gestione molto “fai da te”. La sua vera fortuna è il frigo! Infatti, come inizia a calare il sole, i maquis, si riempiono di persone pronte a bere qualcosina a fine lavoro. È solo che in que23 23 sti posti magici ti senti come a casa, se sei passato giusto per una birra come minimo finisci per berne tre. La birra locale si chiama Brakina e la più piccola in commercio è di 65 ml per fortuna ha una bassa gradazione, 4,5 % di alcool, perché vi assicuro che ogni nuovo arrivato al tavolo è una nuova birra offerta... alla lunga si fanno sentire e tornare a casa potrebbe diventare un'impresa! Meglio dunque spaziare sulle sucreries (fanta, coca cola, sprite) anche queste di dimensioni eccessive, ma per lo meno non alcooliche. Lezione numero 4: abbi sempre molta pazienza. Più che una lezione è proprio una regola di base direi. Prima della partenza tutti ci tenevano a ricordarmi di averne molta...la pazienza è la virtù dei forti. Ecco perché mi sono sentita, invece, molto debole dopo un'attesa durata 24 ore per poter sapere se mi ero presa la malaria o meno. Direi che in certi casi, vorresti avere risultati certi ma soprattutto immediati. Invece di scalpitare come una forsennata in sala d'attesa avrei dovuto ricordarmi la semplice regolina. Specie quando i risultati erano pronti proprio sotto al naso dell'infermiere, il quale non si era minimamente disturbato di farmi attendere altri 45 minuti prima che io gli ricordassi che stavo ancora attendendo le analisi e di lì a poco avrei scatenato l'inferno. Così munita di minore pazienza mi hanno consegnato “rapidamente” la busta e con grande gioia ho letto il ri24 sultato: negativo! Finalmente potevo tornarmene a casa con il mio semplice raffreddore, prepararmi una minestrina e abbandonarmi in silenzi onirici. Al momento le mie giornate si dividono tra il lavoro di ufficio la mattina e le attività più pratiche nella gestione di un Centro di formazione giovanile sostenuto dall'Organizzazione goriziana CVCS. Per essere qui da meno di un mese direi che non ho perso tempo per entrare nello stile burkinabè e soprattutto per capire regole fondamentali per vivere al meglio questa esperienza. Immagino che di cose ne dovranno accadere ancora tante e non mi stancherò di stupirmi, cercando di vedere sempre il lato ironico delle cose. Infatti mi capita solo quando decido di scrivere che riesco ad esternarmi dalla mia vita. Come dire, guardarmi da fuori, rielaborare la storia ed esserne la spettatrice. Ecco che allora avviene il miracolo. Mi accorgo che la mia vita fa ridere. Cioè non a me, agli altri o meglio a me non subito. Perché quando sono immersa nella vita che vivo è diverso, i problemi, i cambiamenti, le relazioni le cose accadono e mi si piombano addosso spesso come vere e proprie tragedie. Poi, come vi ho detto, scrivo e rivedo il film di cui sono la protagonista. Questa combinazione fa sì che, mentre mi racconto, mi accorgo di quanti aneddoti divertenti mi regala la vita. Non posso far altro che ridere con voi. Per una sera soltanto hanno abbandonato cattedre e libri didattici e invece di fare lezione come sempre nella scuola media di Pasian di Prato, hanno utilizzato la propria voce per cantare e recitare. Non davanti al consueto gruppo di studenti ma di fronte ad un pubblico che il 25 giugno aveva scelto di riempire la sala mensa della Comunità Piergiorgio per ascoltare il gruppo “Prof&Friends”, anima di “Non solo note”. L’evento, costruito su un intreccio di musica e parole, è stato promosso dalla Onlus per continuare a tenere i riflettori accesi su uno dei suoi servizi di punta: il Prestito Ausili. Un’iniziativa che si è prefissa lo scopo di contribuire alla raccolta dei fondi necessari per garantire il giusto sostegno a quanti necessitano di carrozzine, deambulatori, letti e, più in generale, di strumenti di uso quotidiano. Uniti dunque dalla volontà di dare ancora più linfa ad un servizio ad offerta libera di indubbia importanza, i professori “sui generis” hanno coinvolto la corposa platea in un viaggio musicale e poetico contemporaneo destinato a ripercorrere gli intramontabili successi di Gaber, Arbore e del Quartetto Cetra e a riscoprire con orgoglio gli intramontabili versi di Neruda, Prevert e Fleming. Super abile ritorna a febbraio! 20 FEBBRAIO 2016 ore 20.45 Auditorium Zanon - Udine Officina del Suono Rock Band Sine tempore USL band Concerto benefico a favore della Comunità Piergiorgio onlus 25 L’incontro con i ragazzi Afgha a cura del Centro Diurno Le cause dell’immigrazione, le relative conseguenze e le storie delle persone. Abbiamo avuto una testimonianza diretta di questo processo, che compare sempre più spesso sulle prime pagine dei giornali, presso il Centro Diurno della Comunità Piergiorgio in occasione dell’evento organizzato con alcune volontarie dell’Associazione di volontariato “Ospiti in arrivo” e la presenza di 4 giovani rifugiati afghani accompagnati da una mediatrice culturale italiana, che parlava perfettamente la lingua Pashtun. L’incontro è stato preceduto dalla presentazione della testimonianza filmata di Alberto Cairo, medico italiano attivo negli ospedali da campo in Afghanistan da più di vent’anni. Il video, relazionato in inglese, era opportunamente tradotto da una delle volontarie presenti che ne facilitava così la comprensione. É stata in questo modo raccontata l’esperienza riabilitativa dei mutilati di guerra vittime delle mine antiuomo. Le mine, disseminate in vaste zone del territorio afgano, causano lesioni devastanti soprattutto ai civili inermi e quindi pesanti danni sociali ed economici al paese. Le nazioni coinvolte, infatti, si ritrovano un enorme numero di persone invalide, con drammatici risvolti umani ed economici. Il titolo del filmato selezionato su YouTube era “Gli avanzi d’uomo non esistono”, in riferimento ad una espressione che il dott. Cairo utilizzava in risposta alla cupa rassegnazione delle vittime del conflitto. All’inizio della sua missione Alberto Cairo era arrivato in un Afghanistan lacerato da anni di guerre e dovette lottare con altre organizzazioni internazionali per poter aiutare le popolazioni bisognose di cure, ed in particolar modo le persone menomate: non esistevano infatti nel paese strutture sanitarie adeguate. Era ovviamente impensabile la presenza di centri per il reinserimento sociolavorativo delle persone invalide, individui che, oltre a parti del proprio corpo, avevano perso anche la possibilità di un ruolo attivo nella società. Le autorità militari non consideravano come prioritaria la cura ed il reinserimento dei disabili. Il paese aveva perso la quasi totalità delle infrastrutture: occorrevano innanzitutto i beni di prima necessità. Proprio in questa situazione Alberto Cairo decise che era importante fondare alcuni centri dedicati ai disabili, nonostante le perplessità dei colleghi e dell’ambiente. Grazie a questa sua caparbietà l’idea trovò man mano segnali incoraggianti e, col tempo, ebbe successo tanto che, in seguito, vennero aperte diverse sedi in altre città. Nel video era narrata anche la storia di Abdul, un uomo che aveva perso entrambe le gambe ed un braccio a causa di una mina e che, grazie al sostegno dei volontari ed al programma di riabilitazione del dottore, era stato as26 ani della caserma Cavarzerani sunto in uno dei laboratori per la realizzazione di protesi. Questa attività lavorativa gli aveva permesso di superare la grave depressione causata dall’invalidità e di ritrovare una certa serenità; col tempo era diventato il miglior operaio del laboratorio ed insegnava ad altri la professione imparata. Le protesi, infatti, vengano realizzate molto spesso dagli stessi disabili in stabilimenti gestiti da organismi di aiuto internazionali. Questo tipo di attività produttiva costituisce, a tutt’oggi, uno dei settori industriali e occupazionali più importanti dell’Afganistan. Tutto questo ha destato in noi molto interesse ed emozione, soprattutto perché abbiamo ascoltato e conosciuto le storie direttamente dalle persone che hanno vissuto questa realtà. Al termine del filmato i nostri ospiti si sono presentati, raccontandoci che a Udine sono collocati presso la ex caserma Cavarzerani. «Siamo musulmani – hanno risposto alla prima domanda -, ma non talebani. Se trovassimo un’occupazione stabile qui in Italia potremmo trasferire anche le nostre famiglie; ma se la guerra finisse e ci fosse la possibilità, torneremmo volentieri a casa nostra poiché, alla fine, il miglior posto dove stare è pur sempre il luogo dove si è nati». É stata infine richiamata la vicenda di Malalla, che uno dei ragazzi afghani conosceva indirettamente. Malalla è una ragazza pakistana, balzata agli onori della cronaca per aver ricevuto il Premio Nobel per la pace grazie alla sua battaglia contro le discriminazioni; in conseguenza del suo attivismo aveva subito un attentato: la sua “colpa“ era quella di sostenere la libera frequentazione della scuola da parte di tutti ragazzi e le ragazze della sua terra. Grazie alle sue qualità, si era trasferita a Birmingham in Inghilterra per studiare e, da là, continua ancora la sua battaglia. É stata l’occasione per ricordare altre esperienze letterarie che hanno lasciato il segno, come “Il Cacciatore di Aquiloni” e “Ritorno a Kandahar”, che trattano la situazione post bellica in Afghanistan. Ci hanno lasciato con un’affermazione molto significativa di quello che un migrante ricerca: «In Italia, anche se siamo poveri, possiamo finalmente stare tranquilli e respirare a pieni polmoni la libertà dalla minaccia costante di essere uccisi». Questo incontro, insomma, ci ha ricordato quanto sia atroce la guerra e quanto siano efferate le mine antiuomo, armi che dovrebbero essere messe al bando. Abbiamo capito il dramma di persone che devono abbandonare la propria terra per sottrarsi alla morte e alla miseria. 27 27 Incontro col sismologo Riccardo Rossi a cura del Centro Diurno É possibile prevenire i terremoti? Perché avvengono? Il geometra Riccardo Rossi, di Pasian di Prato, è uno dei maggiori esperti in regione di sismologia e geologia. Sismologo esperto per interesse e passione, attivo alla Protezione Civile di Pozzuolo del Friuli, si occupa anche di astronomia, geologia e vulcanologia. É anche un valente scrittore e saggista, autore, tra l’altro, del romanzo “Le ragioni dell’altra”. La sua attività di studi è finalizzata alla comprensione dei fenomeni tellurici, onde prevenire, se possibile, e quindi ridurre, almeno in parte, gli effetti più drammatici dei terremoti. Tutto questo nasce da una grande sensibilità civile e umana alla quale è connessa una concreta attività d’intervento e di solidarietà; Rossi ha fatto parte della squadra di soccorso della Protezione Civile del Friuli che si è recata in Abruzzo per i soccorsi alla popolazione colpita dal sisma. Parlare di terremoto è, per noi, rievocare i difficili giorni del maggio 1976, quando “Orcolat” - il nome dato al terribile terremoto - devastò il volto del Friuli. Per illustrare quello che andava spiegando, il nostro esperto aveva portato alcuni strumenti “didattici”: un mappamondo sul quale indicava le principali aree sismiche della terra e un piccolo simulatore che lui stesso aveva costruito artigianalmente. Si attivava il meccanismo che produceva un movimento simile a quello del terremoto con l’impatto distruttivo sulle costruzioni. La curiosa apparecchiatura, costituita da 2 tavolette di legno appoggiate su 4 molle e collegate ad un motorino elettrico, vibrava premendo un pulsante. Riccardo Rossi aveva portato anche un piccolo sismografo artigianale, collegato ad un PC, che mostrava il grafico delle vibrazioni presenti in quel momento nel Centro Diurno della Comunità, il luogo che avevamo scelto per la “lezione”: bastava addirittura battere un piede per vedere l’astina vibrare! Fra gli oggetti vi era anche una lunga molla elastica che, opportunamente sollecitata, riproduceva l’andamento di una scossa e due tappetini da mouse che, efficacemente piegati, esemplificava il movimento prodotto dalle placche continentali. La sua esposizione, semplice e chiara, mirava a farci capire come avvengono i terremoti, partendo dalla storia geologica della Terra, perché è proprio dalla sua composizione e struttura che si originano i suoi movimenti. La Terra, infatti, è formata da un nucleo magmatico sul quale “galleggiano” le placche della crosta terrestre. «Per effetto dei moti convettivi del fluido incande28 scente – ha illustrato l’esperto di sismi queste placche si sovrappongono una sull’altra, lungo le fasce di contatto. Tali spostamenti generano movimenti tellurici come sismi ed eruzioni vulcaniche. In questo modo si modificano, nel corso delle ere geologiche, anche le strutture delle montagne e degli oceani». Fin dal 1800 il dott. Charles Hapgood, famoso geologo, aveva ipotizzato la teoria della “tettonica a zolle” e della deriva dei continenti. Gli studi scientifici più recenti stanno confermando questa teoria sulla cui base i geologi orientano le loro ricerche. «Le aree planetarie più soggette ai fenomeni tellurici sono localizzate in America, Giappone, Italia ed Africa – ha spiegato lo stesso Rossi. É nota in California la faglia di San Andreas, che è una lunga spaccatura della crosta terrestre in continuo movimento. Lì, infatti, si aspettano un terremoto di grosse dimensioni, il cosiddetto “Big One”. Anche il Giappone, come abbiamo visto recentemente, è zona a forte rischio sismico e le grandi scosse possono causare gli tsunami dall’oceano». Con il suo sismografo artigianale il nostro docente è riuscito a registrare il terremoto di Fukushima e tutto il conseguente sciame sismico, evidenziando come «la scossa si ripercuote verso l’esterno e l’interno della terra, attraversando il magma che funge da “conduttore”. Per effetto di questa dinamica essa “rimbalza” verso altri luoghi del pianeta, seguendo le leggi della fisica. Questo tipo di effetto può essere facilmente compreso pensando alla pallina nel gioco del biliardo». Può succedere che, con la fuoriuscita di flussi magmatici dalle fessure della crosta terrestre, si vengano a creare nuovi vulcani, montagne o addirittura isole, come fu il caso dell’isola di Santorini in Grecia. Ma la terra senza terremoti non sarebbe la stessa e la sua vitalità ne sarebbe compromessa. L’arresto di ogni movimento comporterebbe un blocco della sua organica dinamicità: ne conseguirebbe una desertificazione e la scomparsa di ogni forma di vita. Abbiamo poi capito quale differenza ci sia tra le due scale di misurazione dei sismi: la scala cosiddetta “Mercalli”, dal nome del suo curatore e ormai poco usata, quantifica danni ed effetti su oggetti e sulle strutture della vita civile; la scala Richter, più recente, precisa e oggi di gran lunga più utilizzata, misura la “magnitudo”, ovvero la potenza sprigionata dalla scossa. Nella storia sono rimasti noti alcuni episodi di potenza devastatrice, come l’eruzione del Vesuvio dell’80 d.C., che causò la fine di Pompei ed Ercolano e fu equiparabile a 100 bombe H. L’incontro con l’esperto è poi proseguito con la valutazione degli effetti e delle misure preventive atte a ridurre l’impatto disastroso del terremoto e l’attenzione si è spostata su alcune diapositive inerenti le tecniche edilizie antisismiche. I paesi dove le popolazioni sono protette in questo modo registrano un minor numero di vittime. Le ultime domande sui materiali con cui costruire le case del futuro hanno gradualmente portato alla conclusione dell’interessantissimo pomeriggio trascorso col geometra Rossi, a cui abbiamo rinnovato l’invito a trascorrere un’altra giornata da noi per una lezione ancora più approfondita. 29 NON UN ARRIVEDERCI BENSÍ UN ADDIO di Maurizio Scolari Ebbene sì, siamo in dicembre ed è cominciato, da alcuni giorni, il conto alla rovescia per l’arrivo del Natale. In questo mese, però, ho l’abitudine di riflettere sugli avvenimenti locali che mi hanno colpito maggiormente durante l’anno. Tra questi uno mi è rimasto particolarmente impresso. Per alcuni anni, infatti, ho avuto il piacere di frequentare un negozio di dischi di musica classica. Era ben fornito ed io, puntualmente, riuscivo ad acquistare tanti compact disc di registrazioni particolari. Nell’autunno dello scorso anno, digitando sul motore di ricerca google “Stylus Phantasticus Udine”, ho trovato al primo colpo un articolo pubblicato alla fine di settembre sul negozio di dischi, in via dei Calzolai, vicino a Piazza Duomo. Di cosa trattava? Semplicemente il titolare aveva fatto presente che, da un po’ di tempo, non riusciva a vendere la merce: la gente passava, guardava ma non si fermava a comprare. In vetrina c’era un foglio con scritto in stampatello: “Senza l’aiuto di chi ama la musica e la cultura, negozi come questo chiudono.” In quel periodo c’era la speranza d’avere alcuni clienti in concomitanza con le feste natalizie: cd, cofanetti, dvd, libri e anche alcuni buoni regalo. 30 Non basta! Affinché un negozio possa “vivere” bisogna frequentarlo. Negli ultimi anni, purtroppo, non è stato così! L’opportunità di prendere qualcosa di specifico è stata offerta a tutti, ma ad un certo punto il rivenditore ha cominciato a fare la liquidazione totale: si è trovato costretto a chiudere l’esercizio. Qual è la causa? Di chi la colpa? Non si può neanche parlare di colpa quando le persone non hanno mai avuto modo d’accostarsi alla musica sinfonica, cameristica e operistica. C’è anche chi, al giorno d’oggi, fa largo uso del computer, di internet e, con la carta di credito, compra ciò che vuole. Il gusto di andare dal proprio rivenditore di fiducia, fermarsi, guardare, chiedere e avere tra le mani il disco incellofanato non c’è più. Peggio ancora, a mio avviso, è quando si masterizza un compact disc. Questa è la moda di questi tempi. Oppure è necessario avere il file musicale e metterselo su cd. La crisi economica che ci perseguita da molti anni ha creato anche questo danno. Le case discografiche come la Deutsche Grammophon, la Decca, la Emi, la Philips, la Erato e la Teldec non faranno più i dischi, ma metteranno online le registrazioni da scaricare nel proprio computer. E allora, quando anche quel settore sarà digitalizzato, di cosa vivranno coloro che, per molti anni, hanno registrato, costruito le custodie, scritto e tradotto in varie lingue i testi da inserire nei libretti d’accompagnamento? Non solo, ma le persone che hanno sempre fotografato le immagini per le copertine che fine faranno? Per quanto mi concerne ho avuto il piacere di essere un affezionato cliente della Stylus Phantasticus e ho potuto avere interpretazioni prestigiose che conservo nella mia vasta collezione. Ricorrere ai centri commerciali? Credo che non si troverebbero esecuzioni raffinate! L’unica soluzione è la Feltrinelli: là c’è davvero di tutto. Sì, però... un’attività molto approfondita nella quale poter prendere delle “chicche” non ci sarà più e questo è un vero peccato. La Stylus è e sarà sempre inimitabile. Per questo, ahimè, non si tratta di un arrivederci, bensì di un addio! A malincuore posso dire che abbiamo perso una bella realtà, seppur piccola, ma assai importante per la nostra cultura. PER CHI NON CI CONOSCE La Comunità Piergiorgio è una ONLUS fondata nel 1971 da Don Onelio Ciani con un piccolo gruppo di persone disabili. È un’organizzazione che riunisce disabili fisici nel proposito di consentirne l’autogestione favorendone altresì il recupero del maggior grado di autonomia possibile. A tal fine, attraverso le proprie sedi di Udine e Caneva di Tolmezzo, gestisce centri di convivenza e di degenza diurna; promuove e gestisce servizi riabilitativi, sanitari, assistenziali e di socializzazione nonché un Centro per l’informazione sugli ausili tecnici e informatici attraverso l’Ufficio H; favorisce le capacità lavorative del disabile attraverso corsi di formazione professionale; promuove e sostiene attività produttive anche in forma cooperativa idonee allo sviluppo e all’inserimento lavorativo del disabile. Come potete aiutarci Assegno bancario: se desidera donare attraverso un assegno, la invitiamo a intestarlo non trasferibile a Comunità Piergiorgio ONLUS e a inviarlo, possibilmente insieme ai suoi dati (nome, cognome e indirizzo), tramite "assicurata convenzionale" a: Comunità Piergiorgio ONLUS - Piazza Libia 1, 33100 Udine. Bonifico bancario Beneficiario: Comunità Piergiorgio ONLUS - Piazza Libia 1, 33100 Udine Banca: UNICREDIT, Via Veneto, 20 - 33100 Udine IBAN: IT06R0200812310000103846445 Importante: Dal 1° gennaio 2008 è obbligatorio indicare l'IBAN Al fine di non rendere anonimo il contributo la invitiamo a indicare il suo nominativo e il suo recapito nelle note del bonifico Conto Corrente Postale: Conto Corrente Postale n. 13840335 Per i bonifici postali il codice IBAN è IT71 Z076 0112 3000 0001 3840 335 Intestato a: Comunità Piergiorgio ONLUS, Piazza Libia 1 – 33100 Udine Donazioni on line attraverso Carta di credito dal sito www.piergiorgio.org Il 5 x mille Lo strumento del 5 per mille si affianca al già consolidato 8 per mille e rappresenta un’occasione di sostegno importante. Chi decide di destinare, in fase di dichiarazione dei redditi, il 5 per mille della propria IRPEF alla Comunità Piergiorgio ONLUS deve firmare nel primo riquadro a sinistra, quello delle ONLUS, e inserire il codice fiscale della nostra Comunità, 00432850303. Il vostro aiuto è deducibile La Comunità Piergiorgio è una O.N.L.U.S. (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) e le donazioni in suo favore possono essere dedotte in sede di dichiarazione dei redditi. Per le persone fisiche è possibile detrarre dall'imposta lorda il 19% dell'importo donato a favore delle ONLUS fino a un massimo di 2.065,83 euro oppure si possono dedurre dal proprio reddito le donazioni a favore delle ONLUS per un importo non superiore al 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura massima di 70.000,00 euro annui. Per le imprese è possibile dedurre le donazioni a favore delle ONLUS per un importo non superiore a 2065,83 euro o al 2% del reddito d'impresa dichiarato oppure è possibile dedurre dal proprio reddito le donazioni a favore delle ONLUS per un importo non superiore al 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura massima di 70.000,00 euro annui. Le agevolazioni fiscali non sono cumulabili tra di loro. 31 Gli ingenui non sapevano che l’impresa era impossibile…dunque la fecero. B. Russell Insieme possiamo fare la differenza 32