Il metodo scientifico
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Il metodo scientifico Con gli occhi di Così la Scienza va alla ricerca del massimo grado di certezza 30 di Fulvio Zecchini Galileo Siamo nel 2007 e la Scienza è ancora lontana dall’essere uno dei pilastri fondamentali del sapere della nostra società ipertecnologica, tuttora pervasa da superstizioni e credenze che si trascinano da millenni. Molta strada rimane da percorrere verso la scoperta delle verità della natura, ma questo cammino è divenuto comunque molto più rapido grazie alla rivoluzione scientifica della fine del XVII secolo. Quella svolta epocale fu resa possibile, in primo luogo, dall’introduzione del “metodo scientifico” (o “metodo sperimentale”) come approccio sistematico allo studio dei fenomeni naturali. Fu l’italiano Galileo Galilei (Pisa, 1564-Arcetri, Firenze, 1642) lo scienziato che più contribuì alla codifica di tale metodo. Come vedremo la sua ricerca di conoscenza oggettiva e scientifica non fu indolore: egli difese tenacemente la Scienza contro i dogmi, le superstizioni e le credenze del suo tempo, e pagò questa sua solitaria battaglia a duro prezzo. Oggi, circa 400 anni dopo, che cosa è cambiato nella società? Come apparirebbe agli occhi di Galileo questo nostro mondo contemporaneo? Ancora la Scienza ha un ruolo marginale nella vita di ogni giorno: quanta Scienza troviamo nella comunicazione generalista di televisione e carta stampata, destinate a un ampio pubblico? Poca, decisamente meno rispetto allo spazio concesso, per esempio, ad astrologhi, cartomanti, maghi, indovini, guaritori e pseudo-medici. Come fare per difendersi dalla falsa informazione che alimenta superstizioni e credenze del nostro tempo? Semplice, utilizziamo il Come giudicherebbe la nostra società lo scienziato che ha maggiormente contribuito alla riformulazione dei principi metodologici della scienza moderna, alla rivoluzione scientifica, definendo nuovi rapporti tra filosofia e scienza, tra filosofia e religione? Galileo rappresentato in una stampa mentre si aggira nel cortile della sua casa di Arcetri. L’immagine grande è tratta dal sito www.galileoscientific.com Summary With Galileo’s eyes He is the scientist who more than anybody else has contributed to the formulation of methodological principles of modern science and to the scientific revolution, by defining new relationships between philosophy and science and philosophy and religion. How would he judge our modern society? Albeit we have come a long way since the introduction of the scientific revolution at the end of the 16th century, science is still far from being one of the pillars of our modern society. The introduction of the scientific method was first proposed by Galileo Galilei. He defended his ideas against every sort of obstacles and paid a pricey bill. Nowadays, 400 years on, what has changed in modern society in terms of attitude towards science? Galileo Galilei was born in Pisa in 1564 from a father of noble origins. His first studies were in medicine, which he quickly gave up in favour of mathematics and philosophy. In 1585 he moved to Florence without finishing his degree, to study geometry and physics. He also cultivated a personal passion for literature. In 1592, after a troublesome period, he earned a lectureship at the University of Padua, where he lived for the following 18 years. This is the most profitable period of his life, where he published studies on various subjects. He thus invents the first prototype of the telescope, which allows him in 1609 to confirm Kepler’s hypothesis: the earth revolves around the sun and not the other way round! He also discovers the Milky Way, the mountains on the Moon, Saturn’s rings, the Sun’s dark spots and four of Jupiter’s satellites. These discoveries bring him for the first time to the attention of the Inquisition. In the following years, until his death in 1642, it is an endless story of threats, abjurations, excommunications between a man who never gave up his beliefs, and the Church, who could not accept any of the findings published in those which are now considered milestones of scientific literature. 31 nostro intelletto, il buon senso e le nostre conoscenze scientifiche; viviamo con maggior senso critico, cercando di applicare i principi del metodo scientifico per identificare le soluzioni ai problemi della società. Il metodo scientifico è “lo studio sistematico, controllato, empirico e critico di ipotesi formulate sulle relazioni supposte tra vari fenomeni, usato dalle scienze sperimentali. Si focalizza sulla ricerca della conoscenza della verità in merito ai fenomeni percepiti”. Sebbene ad essi sconosciuto, già gli antichi Egizi avevano cercato un approccio di tipo scientifico nella chirurgia. Miravano alla ripetibilità delle pratiche operatorie descrivendo minuziosamente anamnesi, diagnosi e protocolli. Per quanto concerne altri settori dello scibile si rifacevano però al loro bagaglio di superstizioni, credenze e teorie la cui validità non era assolutamente dimostrata o dimostrabile. I primi a studiare i fenomeni naturali con un approccio scientifico sistematico furono i filosofi dell’antica Grecia, i quali ambivano ad un sapere universale e immutabile, assoluto, fatto di sapere, ragione, verità e scienza. Un contributo significativo venne senz’altro da Aristotele (384-322 a.C.) il quale categorizzò gli ambiti della scienza e ricercò la verità attraverso l’uso del sillogismo, forma fondamentale di ragionamento deduttivo, costituito da tre proposizioni connesse in modo tale 32 Il metodo scientifico Con gli occhi di Galileo Scienza e conoscenza che, poste le prime due come premesse, la terza detta conclusione - ne è conseguenza incontestabile. Per esempio: gli uomini sono esseri pensanti, io sono un uomo, dunque io sono un essere pensante. Già Leonardo da Vinci (Vinci, Firenze, 1452 - Amboise, Francia, 1519), pittore, scultore, architetto, ingegnere, matematico, anatomista, inventore e scienziato, utilizzò il pensiero ipotetico-deduttivo della filosofia aristotelica, contribuendo significativamente a porre le basi del metodo scientifico che verrà di lì a poco codificato da Galileo Galilei, matematico, fisico, astronomo e filosofo. Nella sua opera Il Saggiatore del 1623 Galileo affermò che i fenomeni naturali obbediscono a leggi matematiche che possono essere scoperte solo attraverso la sperimentazione e la formulazione di teorie: il modello teorico spiega un’osservazione sperimentale e permette di fare previsioni sulle future osservazioni. Galileo assieme all’astronomo e matematico tedesco Johannes Kepler (Giovanni Keplero; Weil der Stadt, 1571 - Regensburg, 1630) e al chimico, matematico, fisico e filosofo inglese Isaac Newton ( Wo o l s t h o r p e - b y - C o l sterworth, 1643 - Londra, 1727), è considerato il padre della cosiddetta “rivoluzione scientifica”, durante la quale si è avuto il passaggio dal sistema geocentrico a quello eliocentrico. Con l’applicazione sistematica del metodo scientifico (o ‘metodo sperimentale’) allo studio dei fenomeni questi scienziati dimostrarono che era il Sole ad essere al centro del sistema dei pianeti e non la Terra, sconvolgendo le credenze e la dottrina di quel tempo, dando in effetti il via alla Il scienza moderna (vedi i riquadri sulla vita di Galileo). Essendo l’osservazione il punto di partenza del metodo scientifico, va da sé che la Scienza si occupa della realtà sensibile, degli aspetti della natura che siano in primo luogo visibili, registrabili dai sensi o da strumenti di varia natura e pertanto indefinitamente descrivibili. metodo scientifico prevede il seguente protocollo di applicazione: 1. osservazione e descrizione del fenomeno; 2. formulazione di un’ipotesi che lo possa spiegare; 3. elencazione delle conseguenze che derivano da quest’ipotesi; 4. verifica sperimentale delle conseguenze; 5. conclusione, cioè valutare attraverso i risultati sperimentali se l’ipotesi iniziale deve essere confermata o confutata. Nella fotografia la Specola di Padova. A partire dal 1767 Castel Vecchio a Padova in quanto dotato di un’alta torre, fu trasformato in specola astronomica (specula in latino significa osservatorio). La Specola, oggi denominata ufficialmente Osservatorio Astronomico di Padova è proprietà dell’Istituto Nazionale di Astrofisica che qui conduce parte delle sue ricerche. Ma già Galileo osservava il cielo con il suo cannocchiale dall’alta torre del castello durante gli studi di astronomia del suo periodo padovano (1592-1610) (foto di Fabio Aricò). Elemento fondamentale del metodo scientifico è quindi la sperimentazione, cioè la conduzione di esperimenti. Questi (dal latino ex, da, e perire, tentare, passare attraverso) altro non sono che prove empiriche effettuate in maniera sistematica in condizioni controllate, atte ad accertare i meccanismi di un fenomeno, al fine di convalidare o confutare un’ipotesi, oppure semplicemente con lo scopo di approfondire la conoscenza di un certo fenomeno. Durante la sperimentazione deve essere osservata una serie di regole logiche per verificare con obiettività e riproducibilità la realtà dei fenomeni naturali. Una valida sperimentazione necessita quindi di un’assoluta riproducibilità degli esperimenti, ovvero della convergenza dei risultati indipendentemente da chi li esegua e da dove lo faccia. Nelle “scienze esatte” (matematica, fisica, chimica e altre) un solo esperimento, condotto in maniera rigorosa, che porti a risultati che contraddicono i dettami di una data teoria è sufficiente ad invalidarla, le leggi hanno infatti un valore assoluto. Vedremo a breve come esistano anche scienze “non esatte” per le quali il metodo scientifico deve essere applicato in maniera modificata. La conoscenza empirica ottenuta attraverso l’applicazione del metodo scientifico permette pertanto di descrivere e spiegare i fenomeni in maniera oggettiva, formulando valide generalizzazioni (leggi e teorie) e previsioni sulla base di un numero comunque limitato di osservazioni. Se i dati sperimentali dimostrano che le conseguenze confermano le ipotesi, allora le osservazioni sono oggettive e dalle ipotesi si può formulare una nuova legge e da un insieme di leggi si può costruire una teoria. Altrimenti l’ipotesi iniziale va confutata e vanno anche rivalutate le leggi su cui essa si basava. Oggi il metodo sperimentale è stato riveduto ed aggiornato, infatti la ricerca in alcune discipline non può essere condotta con le modalità originalmente formulate da Galileo e dai suoi contemporanei. È stato necessario quindi definire leggi probabilistiche, non assolute, ampiamente usate nelle “scienze non esatte” come la biologia e la medicina, dove in molti casi le leggi non possono neppure essere espresse con una formula matematica. Ciò è dovuto al fatto che queste scienze si occupano di sistemi che sono fra i più complessi in assoluto, gli “esseri viventi”, che presentano innumerevoli variabili, le cui interrelazioni spesso non sono descrivibili matematicamente. Ciò comporta che gli esperimenti non possano essere condotti in condizioni del tutto controllate. In questi casi la validità delle leggi viene verificata fondamentalmente attraverso la ripetibilità, statisticamente significativa, dei risultati della sperimentazione. Pertanto in biologia capita di sentirsi dire che l’identificazione di un batterio ha un’affidabilità del 95% o in medicina che un’operazione chirurgica ha il 70% di possibilità di riuscita. Inoltre, per le scienze che si occupano di esseri umani e animali, spesso la necessità di sperimentazione entra in contrasto con l’etica e la morale. A titolo esplicativo dell’approccio “galileiano” alla ricerca riportiamo come Heinrich Hermann Robert Koch (Clausthal, 1843 Baden-Baden, 1910), medico e batteriologo tedesco, premio Nobel per la medicina nel 1905, verificò la “teoria infettiva” di alcune malattie, cioè come determinati microrganismi invisibili, venuti in contatto con un organismo ospite I (infezione) potessero causare una malattia. Sebbene la microbiologia sia una scienza non esatta, tale curioso esempio chiarisce l’applicazione del metodo scientifico. A seguito del perfezionamento del microscopio dovuto al commerciante olandese Antony Thonius Philips van Leeuwenhoek (Amsterdam, 1632 - Delft, 1723) e agli studi di Louis Pasteur (Dole, 1822 - Villeneuve-l’Etang, Seine-etOise, 1895), chimico e biologo francese, che osservò per la prima volta l’esistenza di microrganismi patogeni, Koch verificò sperimentalmente la natura infettiva e, quindi, trasmissibile di alcune malattie che affliggevano la sua società attraverso l’applicazione di criteri, già in precedenza formulati dal patologo ed anatomista tedesco Friedrich Gustav Jakob Henle (1809 - 1885), poi passati alla storia come “postulati di Koch”, che riportiamo qui di seguito. postulati di Koch sulle malattie infettive: 1. il presunto agente responsabile della malattia in esame deve essere presente in tutti i casi riscontrati di quella malattia; 2. deve essere possibile isolare il microrganismo dall’ospite malato e farlo crescere in coltura pura (per esempio in vitro); 3. ogni volta che una coltura pura del microrganismo viene inoculata (in opportuna dose) in un ospite sano (ma suscettibile alla malattia), si riproduce la malattia; 4. il microrganismo deve poter essere isolato nuovamente dall’ospite infettato sperimentalmente. 33 Nell’ambito del metodo scientifico i postulati di Koch rappresentano le conseguenze dell’ipotesi che, poiché abbiamo osservato la comparsa più o meno contemporanea di una malattia in un gruppo di animali, questa possa essere di tipo infettivo e trasmissibile. Infatti se queste quattro condizioni vengono verificate sperimentalmente allora si può concludere che una determinata malattia è causata da uno specifico agente, confermando l’ipotesi iniziale che il microrganismo isolato sia la causa della malattia che è quindi di natura infettiva. Ovviamente esistono dei limiti sperimentali in questo caso, in quanto, quando si parla di patologie infettive dell’uomo, la verifica sperimentale del terzo e quarto postulato è evidentemente eticamente (e le- Il Il metodo scientifico Con gli occhi di Galileo galmente) inapplicabile. Volutamente qui non entriamo nella questione della sperimentazione sugli animali, che essendo decisamente seria e complessa non può essere liquidata in poche righe. Nel 1877 Koch poté, per la prima volta dimostrare con esperimenti sulle mucche come il Bacillus anthracis fosse il batterio responsabile del carbonchio (o antrace), grave malattia - oggi tristemente nota per il pericolo del bioterrorismo - cui sono suscettibili sia vari animali erbivori sia l’uomo. Egli isolò il batterio dalle lesioni cutanee delle vacche, riuscì a coltivarlo in vitro in coltura pura che iniettò in animali sani i quali dopo qualche tempo (periodo d’incubazione) manifestarono la malattia; dalle loro lesioni poté nuovamente isolare il batterio e così via. Tutto metodo scientifico: credere all’astrologia e all’oroscopo? Possiamo considerare l’oroscopo come un’ipotesi sul futuro a breve e medio termine basata su “leggi dell’astrologia” che tengono in considerazione la posizione degli astri, la presunta proprietà di ogni singolo corpo celeste di influenzare particolari aspetti della nostra vita (salute, lavoro, denaro, amore), l’influenza dell’ora e del giorno di nascita dell’individuo, e altro ancora. Notiamo anche che, nella stragrande maggioranza dei casi, l’astrologia ci viene presentata come “scienza esatta”. Infatti - per esemplificare chi scrive prende ad esempio l’oroscopo personale - non mi è mai capitato di leggere che l’affidabilità del mio oroscopo fosse, poniamo, del 90%. Pertanto nella nostra trattazione tale la considereremo. Io sono nato il 30 giugno quindi, per l’astrologia, appartengo al segno del Cancro. Questo è uno degli oroscopi di oggi, 28 novem- 34 Scienza e conoscenza Il termoscopio di Galileo Il termoscopio: è un particolare tipo di termometro che si può comprare in un qualsiasi neozio di gadget scientifici (vedi foto). È costituito da un cilindro di vetro contenente un liquido trasparente la cui densità, essendo pari al rapporto fra la massa e il volume, diminuisce sensibilmente al crescere della temperatura dell’ambiente a causa della dilatazione termica. Nel liquido sono immerse delle ampolline di vetro anch’esse piene di vari liquidi, diversamente colorati e di densità media differente, cui sono agganciate delle targhette su cui viene indicata la temperatura con una precisione di 1 °C. Una volta giunto all’equilibrio termico con l’ambiente, il valore della temperatura viene indicato dalla più bassa fra le ampolline rimaste a galla. Infatti se la temperatura è troppo bassa, il liquido all’interno del cilindro risulta avere una densità maggiore di quella di qualsiasi ampollina, e quindi que- molto bello, direte voi, ma a che cosa servono questi principi del metodo scientifico nella vita di tutti i giorni? Qui vi daremo un unico ed esplicativo esempio, ma voi ragazzi provate a trovarne altri: credere all’astrologia e all’oroscopo? Ovviamente siamo costretti a semplificare molto, sia in termini di astrologia sia in termini di rigorosità dell’ap- ste rimarranno tutte a galla. Al contrario, a temperatura troppo alta, esse andranno tutte a fondo. A temperature intermedie cadranno sul fondo solo le ampolline con densità superiore a quella del liquido: quella che si trova al livello più basso fra quelle galleggianti avrà una densità appena inferiore a quella del liquido e quindi ne indicherà approssimativamente la temperatura. Ovviamente le densità dei liquidi delle ampolline sono tutte differenti e studiate apposta sulla scala di temperature di funzionamento del termometro, utilizzabile solo in ambienti chiusi. Esse non cambiano densità con la temperatura perché il vetro di cui sono costituite si dilata e si contrae in modo del tutto trascurabile a temperature vicine a quella ambiente. Essendo in pratica costante il volume delle ampolline, tale può essere considerata la loro densità, visto che la massa non cambia con la temperatura. plicazione del metodo scientifico. Cercheremo ovviamente di non banalizzare, ma ciò che qui ci interessa spiegare, pur ragionando per assurdo, è l’approccio mentale, che potete usare per valutare in maniera critica ogni tipo di “dubbia verità” che vi viene proposta dai media o dalle persone che vi stanno intorno. bre 2006, per il mio segno che ho trovato su un noto portale Internet: “Ottima giornata! Urano vi stimola al cambiamento, a rivoluzionare i settori della vostra vita che non vi soddisfano completamente, per raggiungere nuovi, migliori, equilibri esistenziali. Novità nel settore che vi sta più a cuore: finalmente, vero?” Questo è l’oroscopo trovato su un altro sito: “Se sai che cosa ti è più necessario, puoi cominciare a operare per ottenerlo, il successo arriverà quando meno te l’aspetti. Invece se sei incerto, è meglio analizzare la situazione nei particolari”. E un altro ancora: “La Luna in Pesci e Mercurio in buon aspetto mitigano in parte il vostro malumore: anche se siete piuttosto polemici, riuscirete a trovare un accordo e a collaborare, superando bisticci e inimicizie. Un po’ di autodisciplina è necessaria, se non volete trovarvi stanchi e con un nulla di fatto”. Sarà meglio fermarci solo a questi tre esempi. Valutiamoli con un approccio scientifico e critico. Il nostro fine è quello di validare le “leggi dell’astrologia”. La nostra ipotesi iniziale è che esse siano valide e che applicandole si possa prevedere il futuro. Proviamo allora ad utilizzare il metodo scientifico. Il termoscopio di Galileo. Questo particolare e decorativo tipo di termometro si può reperire per poche decine di euro in qualsiasi negozio di gadget scientifici. (foto di Paola Ruta) Osservazione. Oggi è il 28 novembre 2006 e gli astri sono disposti in un certo modo rispetto alla costellazione del Cancro e ciò può essere verificato con strumenti di osservazione e previsto in precedenza mediante calcoli e considerazioni fisiche e astronomiche (del tutto scientifiche), ma non ci importa descrivere la disposizione nello specifico, ne prendiamo atto. Vista l’esistenza delle “leggi dell’astrologia”, che influenza avrà la disposizione degli astri sull’andamento della mia giornata? E su quello di tutte le altre persone del Cancro? Formulazione dell’ipotesi. Oggi, 28 novembre 2006, vista la disposizione degli astri, applicando le “leggi dell’astrologia” - cosa che lascio fare ad altri, in quanto a me assai poco note - per le persone del Cancro tre astrologi diversi hanno formulato le tre ipotesi (previsioni) decisamente diverse sopra riportate. E posso assicurarvi che anche altri oroscopi che ho letto, ma che non ho riportato, non coincidevano. Uhm, brutto segno! Verifica delle conseguenze. Ci limitiamo alla prima ipotesi, fermandoci alla prima affermazione: “Ottima giornata! ...”. Non sono un linguista, ma questo vorrebbe dire che, come conseguenza, oggi dovrebbe andare tutto bene per tutte le persone del Cancro. Verifichiamola. Sperimentazione. Come fare gli esperimenti? Semplice, il 29 novembre 2006 intervistiamo tutte le persone del Cancro del pianeta alle quali sottoponiamo un questionario con un set di domande, opportunamente formulate, dalle cui risposte si possa capire com’è andata la giornata precedente e vedere se coincide con l’oroscopo/ipotesi, almeno in una delle tre versioni...! Quante interviste dobbiamo fare? Facciamo dei rapidi calcoli, secondo i dati del Population Reference Bureau (PRB; www.prb.org) a metà del 2006 la popolazione mondiale si attestava a poco più di sei miliardi e mezzo di persone. In prima approssimazione possiamo considerare che non ci siano fattori che facciano variare la distribuzione dei segni e che, essendo assoluta la disposizione dei pianeti rispetto alla Terra, l’oroscopo valga a livello mondiale. Pertanto, essendo dodici i segni zodiacali, avremo che circa un dodicesimo della popolazione del globo è del Cancro, cioè poco più di 500 milioni di persone! Qualcuno mi dà una mano con interviste e questionari? Ovviamente usando i criteri della statistica potremmo estrarre un sottocampione significativo di soggetti del Cancro a cui fare le interviste, ma si tratterebbe comunque di farne a migliaia. A questo punto entrano in gioco il buon senso e la riflessione. Già, forse non serve fare alcuna intervista, ma solo qualche considerazione e qualche ulteriore calcolo. Ripensiamo alla conseguenza della nostra ipotesi: oggi 28 novembre alle persone del Cancro andrà tutto bene. Lungi dal voler essere macabri, ma da scienziati non possiamo che prendere atto che la morte è parte naturale della nostra vita nel 100% dei casi. Sempre dai dati recenti del PRB, annualmente il tasso di mortalità globale è di nove persone su mille. Quindi nel 2006 circa 4,5 milioni di persone del Cancro moriranno; considerando che non c’è un giorno migliore di un altro per morire, diciamo che oggi, 28 novembre 2006, un giorno qualsiasi, possiamo prevedere che più di 12.000 persone del Cancro moriranno. Già, ottima giornata! A loro andrà proprio tutto bene! Forse qualcuno sano di mente considera la morte una degna conclusione di un’ottima giornata? E ciò senza contare genitori e parenti alcuni dei quali saranno del Cancro. Conclusioni. In definitiva basandoci sulle rilevazioni demografiche e facendo previsioni con le leggi della statistica, possiamo stabilire che per circa 12.000 dei 500 milioni di individui del Cancro nel mondo il 28 novembre 2006 non è stata affatto una bella giornata. Visto che nel metodo scientifico è sufficiente una sola evidenza sperimentale che sia discordante con le leggi di una scienza esatta per invalidarle, concludiamo che la nostra ipotesi iniziale è confutata e rigettata: le “leggi dell’astrologia” non sono valide. Volete sapere cosa avrei scritto nel mio questionario? L’ottimo 28 novembre 2006 previsto per il mio 35 Il metodo scientifico Con gli occhi di Galileo segno per me è stato solo una stressantissima giornata di superlavoro e, riferendomi sempre al primo oroscopo, l’avverarsi di ciò a cui tenevo di più in quel momento (e cui tengo di più anche ora) non si è avverato. È solo un’altra piccola indicazione che le “leggi astrologiche” tali non sono... La scientificità dell’astrologia non è quindi dimostrabile e credere all’oroscopo è solo un atto di fede. Mal riposta direi, visto che, a rigor di logica, è difficile immaginare come il destino di 500 milioni di persone possa essere accomunato dalla disposizione degli astri, seppure per ciò che concerne gli aspetti molto generali che ritroviamo solitamente negli oroscopi. Infatti in fisica per avere influenza su un corpo bisogna applicargli una forza e fornirgli energia e quella che gli astri esercitano su di noi non è altro che una trascurabile forza di attrazione gravitazionale (vedi l’articolo sulle misure della scienza del n. 2 di “Green”), l’energia che ci arriva dagli astri in quantità significativa è fondamentalmente solo l’irradiazione del Sole (vedi il dossier sull’energia del n. 1 di “Green”), ma - a parte l’abbronzatura - non vedo come questo possa influenzare in alcun modo la sfera lavorativa o amorosa della nostra vita. Pertanto personalmente conserverei gli atti di fede per aspetti ben più importanti della nostra vita. Se volete, provate anche voi a leggere uno o più oroscopi diversi di un determinato giorno e procedete in maniera simile a quanto fatto sopra. Vi assicuro che tale riflessione può essere molto divertente, magari fatta in classe raggruppandovi per segni zodiacali, e vi aiuta a sviluppare un atteggiamento critico nei confronti della realtà che ci circonda o di ciò che ci spacciano per verità: cercate anche voi di guardare il nostro mondo con gli occhi di Galileo. Fulvio Zecchini Una citazione Il linguaggio del libro della natura «[...] forse stima che la filosofia sia un libro e una fantasia d’un uomo, come l’Iliade e l’Orlando furioso, libri ne’ quali la meno importante cosa è che quello che vi è scritto sia vero. Signor Sarsi, la cosa non istà così. La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto». [da Il Saggiatore, 1623] 36 Scienza e conoscenza Prima vocazione arte e letteratura Galileo giovane abbandona l’università Nasce il 15 febbraio 1564 a Pisa da una nobile, ma ormai decadente, famiglia fiorentina. Suo padre, Vincenzo, è un noto musicista e teorico della musica e una volta trasferitosi a Firenze (1574) spinge Galileo a studi di tipo prevalentemente artistico e letterario. In seguito però lo stesso Vincenzo, nel tentativo di migliorare le condizioni economiche della famiglia, lo incoraggia ad intraprendere studi che gli permettano poi di esercitare una professione più remunerativa; pertanto nel 1580 Galileo si iscrive al corso di medicina all’Università di Pisa, abbandonandolo presto. L’anno seguente infatti sempre presso l’ateneo pisano, Galileo intraprende lo studio della matematica sotto la guida di un allievo di Niccolò Tartaglia (pseudo- nimo di Niccolò Fontana; Brescia, 1499 ca. - Venezia, 1577), uno dei più illustri matematici del Cinquecento. Si interessa nel contempo anche dei grandi filosofi greci, Platone ed Aristotele. Negli stessi anni fa la sua prima scoperta sul moto del pendolo osservando le oscillazioni di un lampadario nel Duomo di Pisa. Nel 1585 abbandona l’Università di Pisa senza terminare i corsi e torna a Firenze, dove continua gli studi di geometria e fisica, si interessa in particolar modo alle teorie di fisica meccanica di Archimede di Siracusa (287 a.C. ca. - 212 a.C.), matematico, astronomo, filosofo, fisico e ingegnere della Magna Grecia. Compie quindi ricerche di fisica meccanica sull’equilibrio e sul baricentro dei solidi, esposte Intorno ad un mappamondo l’incontro del poeta John Milton con Galileo confinato nella villa Il Gioiello ad Arcetri, dove lo scienziato trascorse gli ultimi anni della propria esistenza dopo la condanna del 1633. nell’opera in latino Theoremata circa centrum gravitatis solidorum (1585). L’anno successivo inventa la “bilancia idrostatica”, descritta nel breve trattato La bilancetta (1586), utilizzata per misurare la densità dei corpi sfruttando il noto principio di Archimede. Nel frattempo coltiva anche la passione per la letteratura che durerà per tutta la sua vita e pubblica gli scritti letterari Due lezioni all’Accademia fiorentina circa la figura, sito e grandezza dell’Inferno dantesco, le Postille all’Ariosto, le Considerazioni al Tasso. Grazie all’intervento di Guido Dal Monte, astronomo e matematico, ottiene nel 1589 la cattedra di matematica all’Università di Pisa. A seguito delle sue ricerche sul moto, nasce in lui un atteggiamento critico nei confronti dell’approccio aristotelico alla scienza, di ciò scrive nel trattato in latino De motu (1590). L’élite culturale che lo circonda e i rapporti epistolari Galileo nella maturità, da anni spensierati ai sospetti... Si ritrova in quel periodo anche a doversi occupare della madre, di due sorelle e di un fratello a seguito della morte del padre. Oltre al dolore, la famiglia è preda di una seria crisi economica. Per poterla fronteggiare Galileo si adopera per ottenere la cattedra di matematica all’Università di Padova (1592), occupazione che gli garantisce maggior agiatezza. I diciotto anni seguenti passati in questa città saranno i più spensierati e gioiosi della sua lunga vita, sebbene le difficoltà economiche continuino e lo costringano a impartire anche lezioni private. A Padova viene in contatto con l’élite culturale locale e comincia a intrattenere relazioni epistolari con i maggiori scienziati europei. Tra questi il già citato Johannes Kepler (italianizzato in Giovanni Keplero) che ela- borò le leggi del movimento dei pianeti dette appunto “leggi di Keplero”, le quali confermano la validità del cosiddetto “sistema copernicano”. Tale sistema era stato ipotizzato per la prima volta dall’astronomo polacco Nikolaj Kopernik (italianizzato in Niccolò Copernico; Toruń, 1473 - Frombork, 1543). Nella teoria eliocentrica infatti sono i pianeti a girare attorno al Sole, e non viceversa come nel sistema tolemaico, geocentrico, descritto per la prima volta dall’astronomo greco noto come Tolomeo (85 ca. - 165 ca.), allora verità assoluta accettata dalla dottrina cristiana in quanto confermava la centralità dell’uomo e della Terra nell’universo. La grande tranquillità del periodo padovano permette a Galileo di coltivare svariati interessi di cui discute in opere Galileo fa una dimostrazione del suo cannocchiale davanti al Doge di Venezia. È probabile che l’interesse della Repubblica Serenissima fosse diretto all’avvistamento tempestivo delle navi nemiche più che a...vedere stelle! quali il Trattato di fortificazione, la Breve istruzione dell’architettura militare e Le Mecaniche, il Trattato della sfera ovvero cosmografia, e Le operazioni del compasso geometrico e militare. Anche la vita personale è serena e dalla convivenza con la veneziana Marina Gamba nascono tre figli, due femmine e un maschio. Appassionatosi sempre più all’astronomia, da un’invenzione realizzata in precedenza da alcuni olandesi deriva un cannocchiale per osservazioni astronomiche, ottenendo un rudimentale telescopio. Le osservazioni fatte col cannocchiale aumentano la sua convinzione che le ipotesi di Copernico fossero valide; nel 1609 osserva diversi “fenomeni celesti” tra cui la natura montuosa della Luna, nuove stelle invisibili a occhio nudo facenti parte della nostra galassia (la Via Lattea), i quattro maggiori satelliti di Giove che osservò ruotare attorno al pianeta. 37 Con gli occhi di Galileo Scienza e conoscenza Ad Arcetri con John Milton (1608-1674): il letterato e poeta inglese, tra il 1638 e il 1639 venne in Italia: proprio al 1638 risalirebbe il suo incontro con Galileo che oggi si tende tuttavia a considerare leggendario. Galileo scienziato: grandi scoperte, prime accuse Le scoperte effettuate col cannocchiale vengono pubblicate nel 1610 nel Sidereus Nuncius, opera in latino dedicata al granduca di Toscana, Cosimo II de’ Medici. La pubblicazione, che sostiene la validità del sistema copernicano, gli vale un primo processo da parte dell’Inquisizione, durante il quale viene però assolto con la raccomandazione a non sostenere più tali teorie. Decisamente diversa la reazione di Cosimo II alle grandiose scoperte di Galileo: il granduca infatti lo nomina primario matematico e filosofo granducale, senza obbligo di insegnamento. Ciò gli garantisce finalmente una più dignitosa condizione economica e gli permette di dedicarsi completamente alla 38 ricerca. Nel 1610 scopre gli anelli di Saturno, le macchie solari e le fasi di Venere. Ora Galileo sente la necessità di allontanarsi dall’ambiente accademico di Padova e Venezia, di stampo conservatore, e per dedicarsi liberamente alle sue ricerche torna a Firenze. Nel 1611, a seguito del consenso alle sue scoperte tributatogli dai maggiori astronomi e matematici del tempo, osteggiate solo dagli scienziati più tradizionalisti e dai teologi, si reca a Roma per esporre le sue teorie alla Chiesa. All’inizio ottiene l’approvazione dai gesuiti, ma nel contempo alcuni membri delle istituzioni ecclesiastiche cominciano a nutrire il sospetto che le teorie di Galileo, contrarie alla dottri- In aperto contrasto con un teologo gesuita na della Chiesa, lo connotino davvero come un eretico. Forte dei suoi convincimenti Galileo continua la polemica nei confronti della “scienza ufficiale”. Nel 1612 pubblica il Discorso intorno alle cose che stanno in su l’acqua o che in quella si muovono. Nello stesso anno i teologi domenicani dichiarano apertamente che le ipotesi di Copernico sono da considerarsi eretiche; lo stesso Copernico si salvò in precedenza dall’Inquisizione, in quanto in realtà non confermò mai queste ipotesi che tali rimasero. La conferma arriva da Galileo, che nel 1613 entra quindi in aperto contrasto con un teologo gesuita in tre lettere indirizzate a Marco Welser, edite col titolo L’istoria e dimostrazione intorno alle macchie solari e loro accidenti. A questo punto Galileo è decisamente intenzionato a realizzare un vero e proprio trattato sulla validità del sistema copernicano, attraverso la pub- Nel gennaio 1633 Galileo fu convocato a Roma dal Tribunale dell'Inquisizione. Il processo ebbe termine il 22 giugno 1633 con la condanna al carcere a vita di Galileo, che fu costretto ad abiurare. blicazione dei risultati dei suoi esperimenti, ma prima ritiene opportuno chiarire il confine tra scienza e fede, in quanto pensava che la Chiesa erroneamente si faceva depositaria anche delle verità terrene. Nelle quattro famose Lettere copernicane indirizzate al frate benedettino e matematico Benedetto Castelli, a monsignor Dini (due), e alla granduchessa Cristina di Lorena, rivendica quindi l’indipendenza della scienza dalla religione e il diritto alla libera ricerca scientifica. A seguito della pubblicazione di questi scritti in difesa del sistema copernicano, seppur protetto da amici influenti, il 24 febbraio del 1616, il cardinal Bellarmino lo ammonisce ufficialmente con un decreto d’ingiunzione ad astenersi, pena il carcere, dal professare e dall’insegnare la teoria copernicana. Nello stesso anno Galileo pubblica il Discorso sul flusso e riflusso del mare. Galileo Il metodo scientifico Innanzitutto chiarire il confine tra scienza e fede Dopo la condanna da parte del Tribunale del Sant'Uffizio, Galileo poté ritornare al "Gioiello" il primo dicembre 1633. Qui Galileo terminò i suoi giorni l'8 gennaio 1642, assistito da Viviani, dal Torricelli e dal figlio Vincenzo. negli ultimi anni. Non si arrende all’ingiunzione ma arriva la condanna Nonostante rimanga molto colpito dall’ingiunzione, Galileo resta sulle sue posizioni basate sui risultati delle sue ricerche e le conferma ne Il Saggiatore (edito dall’Accademia dei Lincei; 1623) dedicato al neoletto papa Urbano VIII, un suo amico di vecchia data, in cui replica al trattato Libra astronomica ac philosophica, un testo del 1618 scritto in occasione della comparsa di tre comete dal gesuita Orazio Grassi. Ne Il Saggiatore Galileo espone i principi del metodo scientifico e sperimentale (saggiare è un sinonimo poco usato di sperimentare) e il trattato - di stampo decisamente polemico - ottiene un grande successo. Nella speranza che, a seguito della sua crescente fama e approvazione presso gli scienziati del tempo, la Chiesa possa finalmente mostrare una maggior apertura, nel 1624 comincia la stesura del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Tale lavoro dura diversi anni, infatti si rendono necessarie varie modifiche concordate con la Chiesa per ottenere il permesso alla stampa, ma finalmente nel 1632 esce quello che molti considerano uno dei capolavori della letteratura scientifica di tutti i tempi. Le teorie rivoluzionarie a supporto del sistema copernicano che pervadono l’opera gli valgono la denuncia da parte di un frate domenicano: l’Inquisizione sequestra il libro e ordina a Galileo di recarsi immediatamente presso il Sant’Uffizio a Roma, dove viene processato e condannato per aver disobbedito all’ingiunzione del 1616. Dopo cinque mesi di udienze nel 1633, il processo a Galileo si conclude con una sentenza di condanna: la pubblicazione del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo viene interdetta, Galileo viene obbligato all’abiura - cioè alla rinuncia pubblica e solenne alle idee copernicane - e viene condannato al carcere a vita. Onde evitare peggiori conseguenze, Galileo accetta di malgrado l’abiura e a seguito di ciò, grazie anche al suo prestigio internazionale e agli amici influenti, la pena viene alleviata: Galileo non viene incarcerato, ma confinato ad una sorta di arresti domiciliari, prima a Il diritto alla libera ricerca scientifica Siena presso l’arcivescovo Ascanio Piccolomini, e poi nella sua villa di Arcetri, vicino a Firenze. Qui ormai anziano, debilitato e cieco continua il suo lavoro di studio e ricerca in contatto con diversi scienziati europei. Pur essendo un sorvegliato speciale dell’Inquisizione riesce a pubblicare il trattato capolavoro in cui getta le basi della fisica meccanica moderna, Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica ed i movimenti locali (1638). Nel 1640 con l’aiuto dell’allievo Vincenzo Viviani scrive il suo ultimo lavoro Lettera sul candore della Luna. Durante il suo esilio ad Arcetri, l’8 gennaio del 1642, Galileo muore cosciente e sereno. Solo nel 1736 i suoi resti saranno deposti nella basilica di Santa Croce a Firenze dove si trovano ancor oggi. 39