02-02-2012 Donne la famiglia è motivo di abbandono del

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02-02-2012 Donne la famiglia è motivo di abbandono del
Da Economia e finanza 2 febbraio 2012
LAVORO
Donne, famiglia è motivo di abbandono
per 40%
Nei primi 9 mesi del 2011 -45mila
occupate
Il divario tra l'occupazione maschile e quella femminile è ancora molto
ampio: solo il 3% dei padri lascia l'ufficio per restare a casa: "Il
sistema italiano non fornisce servizi alla famiglia. Perciò le donne non
entrano nel mercato del lavoro", sostiene il Cnel
Lo leggo dopo
ROMA - Amano lavorare, ma preferiscono
lasciare il posto di lavoro per badare alla famiglia. Tra i motivi di abbandono del posto di lavoro da
parte delle donne al primo posto, per il 40% c'è la volontà di curare la famiglia, mentre è solo del
3% la percentuale dei padri che fa la stessa scelta. "Il 40,8% delle ex lavoratrici dichiara di aver
interrotto l'attività lavorativa per prendersi cura dei figli e circa il 5,6% per dedicarsi totalmente alla
famiglia o ad accudire persone non autosufficienti", è quanto emerge da uno studio dell'Isfol
condotto su un campione rappresentativo delle donne italiane in età compresa tra i 25 e i 45 anni.
Ma gli affetti non sono l'unico motivo di riduzione dell'occupazione femminile che, nel 2011, ha
fatto registrare un netto calo: a fronte di un "modesto recupero" generale del mercato del lavoro,
infatti, si è registrato un"ulteriore peggioramento per le giovani, con - 45 mila occupate nella
media dei primi tre trimestri".
Pochi servizi. Stando a quanto sostiene il Cnel, "il sistema italiano non fornisce servizi alla
famiglia e di conciliazione, di conseguenza le donne non entrano nel mercato del lavoro o ne
escono dopo il primo figlio o per assistere parenti anziani". Basti pensare che, alla luce delle
ricerche presentate nel corso degli Stati generali sul Lavoro, "tra le donne in età compresa tra i
25 e i 45 anni, dopo la nascita di un bambino il tasso di occupazione femminile passa
bruscamente
dal 63% al 50%, per crollare ulteriormente dopo la nascita del secondo, evidenziando
come il ruolo femminile nel mondo del lavoro sia sacrificabile alla cura dei figli e all'attività
domestica".
Non solo la famiglia. La ricerca, presentata in occasione degli Stati generali sul Lavoro delle
donne organizzati al Cnel, fa però notare anche come ci sia "una buona parte delle ex lavoratrici
che dichiara di aver dovuto terminare l'attività lavorativa per cause non volontarie". Dall'indagine
risulta che "oltre il 17% segnala la scadenza di un contratto a termine o stagionale, il 15,8% il
licenziamento o la chiusura dell'azienda".
Tra casa e ufficio, le donne lavorano di più degli uomini. In Italia la ripartizione dei carichi
domestici e di cura, si deduce dai dati della ricerca, è ancora "molto sbilanciata" a sfavore delle
donne. Roberta Zizza della Banca d'Italia riporta, infatti, dati Istat secondo cui le donne
svolgevano nel 2008-2009 il 76% del lavoro familiare (la quota era del 78% nel 2002 e del
dell'85% nel 1989). L'esperta di Palazzo Koch evidenzia come "l'Italia sia l'unico paese
occidentale in cui le donne lavorano, considerando lavoro retribuito e lavoro domestico,
significativamente più degli uomini (secondo alcuni dati riportati da Zizza si tratterebbe di ben 75
minuti in più al giorno). Sulla stessa linea la ricerca dell"Isfol (Istituto per lo Sviluppo della
Formazione Professionale dei Lavoratori), presentata dal responsabile del servizio statistico
Marco Centra: "La giornata media lavorativa degli occupati con almeno un figlio, tenendo conto
del lavoro retribuito, del lavoro familiare e degli spostamenti da casa al lavoro, è di circa 15 ore.
La maggior parte del tempo dei padri, circa 10 ore su 24, è dedicato al lavoro retribuito, mentre il
tempo delle madri è diviso tra lavoro familiare, 8 ore e 35 minuti, e lavoro retribuito, 7 ore e 9
minuti". Ecco che, spiega Centra, "in generale la giornata lavorativa femminile, rispetto a quella
maschile, è più lunga di 45 minuti. Le donne dormono circa 10 minuti meno degli uomini, hanno
meno tempo da dedicare alla cura di sè e al tempo libero, ma soprattutto dedicano molto più
tempo al lavoro domestico".
Le 'scoraggiate' italiane sono 4 volte di più che in Europa. La quota di donne inattive che
"non cercano attivamente lavoro, ma sono subito disponibili a lavorare", in Italia, è quasi 4 volte
più elevata che in Europa (16,6% rispetto al 4,4%). Sono "donne scoraggiate", dice Linda Laura
Sabbadini, direttore del dipartimento Statistiche sociali e ambientali dell'Istat. La distanza,
secondo l'Istat, è ancora più forte in confronto ai principali Paesi europei.
(02 febbraio 2012)