"Spese stellari", economia di guerra

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"Spese stellari", economia di guerra
"Spese stellari", economia di guerra
Sabato 21Luglio 2007 di Paolo Busoni
Torna la Guerra fredda? Nei giorni scorsi tutti i giornali hanno strillato titoloni come questo. Ma
la
Guerra fredda non è mai finita, almeno nella testa (e soprattutto nel
portafogli) di qualcuno.
Ciò che la Russia di Putin considera una minaccia all’equilibrio che si regge in Europa e nel
mondo da crollo dell’Urss è il dispiegamento da parte statunitense in Polonia e Repubblica
Ceca di parte del sistema antimissile conosciuto come BMD le “guerre stellari”.
L’operazione, che avviene al di fuori della Nato, sulla base di accordi diretti e riservati con i
singoli governi ospitanti, è molto complessa e costosa, ma soprattutto rappresenta davvero una
spallata al gioco di pesi e contrappesi che va avanti da quindici anni in Europa sotto ad una
superficie di rapporti che può sembrare statica, ma non lo è affatto.
Mettere in campo un sistema antimissile rappresenta molto di più di un singolo atto difensivo,
come le parole vorrebbero e potrebbero far credere; durante gli anni del confronto missilistico
della Guerra Fredda, uno dei pochi accordi che Usa e Urss raggiunsero fu proprio quello sulla
limitazione delle difese antimissile, sia per fermare una escalation se possibile ancora più
costosa della stessa corsa ai missili intercontinentali, sia per l’intrinseco rischio di strumenti che,
per la loro stessa natura di difesa “istintiva”, non potevano essere gravati da controlli e
sovracontrolli tipici di un arsenale di deterrenza. Infatti già con le tecnologie del tempo la
risposta al primo allarme di attacco con missili intercontinentali -dato dall’una e dall’altra parte
attraverso la rete dei radar e dei satelliti spia- prevedeva un margine alla verifica (al limite
attraverso il
telefono rosso),
mentre l’uso del sistema antimissile immediato e privo di ripensamenti -visti i tempi ristrettissimi
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per intercettare in volo un attacco nemico- esponeva al grosso rischio di fraintendimenti. In caso
di falso allarme, l’approntamento del sistema antimissile o addirittura al lancio di missili da parte
di uno dei due schieramenti, poteva, anzi doveva, vista la difficoltà ad individuarne la natura,
essere considerato come un atto ostile precursore di un attacco. Questo legittimava a sua volta
un attacco di ritorsione, prima che i missili avversari (veri o presunti che fossero) schiantassero i
propri ancora chiusi nel silo sotterraneo. Una specie di
roulette
(non a caso)
russa
, veramente pericolosa e -per fortuna- trattata come tale da entrambi i contendenti.
Oggi le cose sono un po’ diverse: la prima corsa alle “guerre stellari” quella di Reagan e di Bush
padre, assieme alla corsa agli “euromissili”, fu praticamente un costosissimo bluff strategico
che ebbe il risultato di mettere in ginocchio l’Unione Sovietica. I russi semplicemente non ce la
fecero a sopportare le spese folli del nuovo riarmo. Per la verità, nemmeno gli statunitensi
furono del tutto in grado di sostenere la spesa, ma la loro corsa alle “armi del futuro”, fu
ampiamente sostenuta dalle economie occidentali
invaghite
del contemporaneo
boom
della borsa americana oltre che ancora fortemente legate al dollaro.
L’attuale sistema dello scudo è relativamente piccolo, si direbbe per minacce limitate, ma
nonostante questo sembra sulla carta in grado di fronteggiare un attacco consistente (almeno
una dozzina di missili nemici). Per come è disegnato non è (solo) destinato a proteggere l’Occid
ente
dagli stati “canaglia”: Iran, Corea del Nord e chissà chi altro. Anche perché questi malefici
regimi saranno -forse e se tutto va come previsto dai più interessati “pessimisti”- in grado di
minacciare seriamente i paesi non immediatamente confinanti solo tra dieci/quindici anni. Il
dispiegamento in corso sia in Europa che in Asia (dove è tutto basato su piattaforme navali) è
infatti spostato il più vicino possibile alla minaccia che è al momento la più certa, cioè quella
degli arsenali russo e cinese. Per questa ragione i russi battono i piedi ed i cinesi si fanno vivi
con altri messaggi.
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Tecnicamente parlando l’ombrello antimissile della BMD Ballistic Missile Defense è strutturato
su una serie di radar e sensori, anche su satelliti in orbita, che assicurano i dati di allarme ai tre
livelli di intercettazione, detti
segmenti
.
Questi sono:
Boost defense segment
,
Midcourse defense segment
e
Terminal defense segment
.
Il primo segmento, basato sull’
Airborne laser
(un Boeing 747 dotato di un potentissimo laser), sullo
Space based laser
(un, per ora impossibile, grosso satellite generatore di raggio laser dotato di satelliti a specchio
per l’intercettazione) e sui
kinetic energy interceptors
(missili basati a terra o in mare oppure satelliti e parti di essi, che si scagliano come kamikaze
contro l’obiettivo) è pensato per abbattere i missili durante la fase di arrampicata verso lo spazio
extra atmosferico. Il
Midcourse segment
deve intercettare i missili durante la fase suborbitale e di rientro negli alti strati dall’atmosfera.
Mentre il
Terminal segment
è endoatmosferico.
La copertura dell’ultima parte del secondo segmento, cioè la fase di rientro, è attualmente
quella più praticabile in termini tecnici. Le altre sono ancora ai confini della fantascienza:
interrompere la fase di arrampicata seppur più pagante in termini di riuscita e di riduzione del
danno (i pezzi ricadrebbero sul territorio dello stato lanciatore) prevede la copertura totale e
continua delle possibili zone di lancio. Oppure oltre ai confini della stupidità: l’intercettazione
endoatmosferica significa esporre il proprio territorio alla caduta di pezzi sia dell’ordigno
attaccante che di quelli usati per difesa, anche in caso di esche o falsi ordigni lanciati
dall’avversario in funzione provocatoria o terroristica. A questo proposito, basta ricordare i danni
provocati su Israele dai
Patriot
nell’intercettare gli
Scud
di Saddam Hussein anche se questi, specie alla fine, erano carichi solo di zavorre al posto delle
testate.
In realtà, da quel che trapela anche a proposito del secondo segmento, le cose sono tutt’altro
che facili; per ora si è adottata una soluzione tampone che affianca ai primi sensori BMD vecchi
missili aggiornati per lo scopo. In mare gli incrociatori utilizzano l’ultima versione del missile
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Standard
SM3 a terra il vecchio
Patriot
, nel suo più recente aggiornamento PAC-3, in entrambi i casi solo per lo strato più “basso” fino
cioè all’altitudine massima di 150.000 metri. Mancano ancora, sia in mare che in terra, i due
sistemi missilistici definitivi il THAAD (
Terminal high altitude area defense
) per l’inizio della fase di rientro e il MEADS (
Medium Extended Air Defence System
) per gli strati densi dell’atmosfera.
A quest’ultimo programma partecipa anche l’Italia (al 17%), con la Germania (25%) e
-naturalmente- gli Stati Uniti. Il consorzio è in ballo dal 1996 (primo “governo Prodi”), ma di
arrivare al “nuovo”
Patriot
-che come lo
Standard
in mare, risale ad ormai 40 anni fa- non se ne parla. Anche per il “resto” della BMD sembra che
l’Italia faccia la sua parte, sembra perché di fronte alle dichiarazioni statunitensi i nostri vertici
non hanno fatto pubbliche comunicazioni in proposito, la figuraccia rimediata con la “trionfale”
firma dell’accordo capestro sull’F35 deve aver spinto il nostro governo a soprassedere dal
pubblicizzare altre iniziative del genere. Forse aspettano il “caldo assassino” o che i presunti
successi di vendita di Finmeccanica in Usa (
Marine One
e C27J) “gasino” un po’ l’opinione pubblica prima di farcelo sapere.
Ma forse -come per le prime guerre stellari, gli euromissili e prima ancora la Guerra fredda nel
suo periodo “storico”- il vero obiettivo di questa
escalation
non è di avere un nuovo strumento di difesa, più o meno giustificato da una minaccia, ma quello
di aprire una voragine dove scaricare soldi che vanno direttamente nelle tasche dei soliti noti
del
complesso militare-industriale
. Il gioco regge se si convincono i propri contribuenti e soprattutto i possibili avversari a fare la
stessa cosa. Chissà?
Per i contribuenti il gioco è fatto, basta vedere l’omologazione dei titoli di giornale. Per il resto
bisogna aspettare, certo è che se Putin e la dirigenza cinese ci cascassero… tanti nuovi Dottor
Stranamore avrebbero di che vivere e divertirsi.
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