il concistoro
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11 Marzo 2012 - ANNO 6 | N. 1 NOTIZIE DI VARIA VATIC ANITÀ - FOGLIO INFORMALE PER I DIPENDENTI DEL GOVERNATORATO IL CONCISTORO di Mons. Giancarlo Dellagiovanna I l 18 febbraio scorso il Santo Padre Benedetto XVI ha creato 22 nuovi Cardinali, provenienti da tre continenti, dei quali 16 europei, 4 americani e 2 asiatici. Tra i sette italiani insigniti della porpora vi è stato il Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente del Governatorato. La domenica successiva il Sommo Pontefice ha concelebrato per la prima volta la S. Messa con i nuovi Porporati nella Patriarcale Basilica Vaticana ed infine, il lunedì seguente il Papa nella Sala Paolo VI ha salutato parenti ed amici dei nuovi Cardinali I Cardinali, come ha detto il Santo Padre sabato 18 febbraio nella sua allocuzione – “saranno chiamati a considerare e valutare le vicende, i problemi e i criteri pastorali che toccano la missione di tutta la Chiesa”. A loro è stata conferita una nuova dignità che manifesta “l’apprezzamento per il fedele lavoro nella vigna del Signore” e li investe “di nuove e più importanti responsabilità ecclesiali”, chiedendo loro “un supplemento di disponibilità per Cristo e per l’intera Comunità cristiana” (dall’Omelia del S. Padre di domenica 19 febbraio). Sono chiare espressioni che illuminano la speciale rilevanza dei compiti loro affidati, quali primi collaboratori e consiglieri del Papa. Nel medesimo tempo però abbiamo visto questi nuovi Principi della Chiesa, benevolmente intrattenersi a benedire, a discutere o salutare uomini, donne, bambini, giovani e anziani, ognuno portatore della sua peculiare storia. La Città Eterna, con i suoi quasi tremila anni di esistenza, sede del Successore del Principe degli Apostoli e due volte capitale, ha accolto gonfaloni, sindaci e cittadini di paesi e città orgogliosi di prendere parte ad un evento, che, nel dare lustro ad un loro concittadino eletto cardinale, conferisce risalto anche al luogo d’origine, come se la porpora, indossata pur sempre da uno solo, irraggiasse però qualche sprazzo di luce colorata su tutti. L’universale in tal modo non esclude o trascura il particolare, ma lo valorizza e lo fa sentire protagonista di qualcosa di grande. (...continua a pagina 6) 11 marzo 2012 Indice 3 Tra celebri pasquinate e misteriosi simboli della Mater Ecclesiae 7 Cinismo anticlericale 8 “Sii sempre fiero di essere ebreo” disse Pio XII 9 La prima messa del Card. Bertello per il personale del Governatorato 10 Concerto d’organo del M° Claudio Novati 11 Il Cortile del Belvedere 12 Messa in Officina Meccanica Natale, festa della famiglia 13 ...è arrivata la Befana Novena di Natale 14 La floreria e il presepe del Santo Padre 15 Coppa Vaticana 16 “Vecchi” Amici in Vaticano 17 Un sentito addio 18 La Parola del Papa 19 Notizie liete e ... tristi REDAZIONE: Dott.ssa arch. Barbara Cappellato (Ufficio Progetti, DST) IMPAGINAZIONE: Roberto Cortesini (UFN, Governatorato) STAMPA: Tipografia Vaticana Notizie utili L’Ecc.mo Mons. Presidente riceve tutti i dipendenti, previa telefonata (tel. 82505) L’Ecc.mo Mons. Segretario Generale riceve tutti i dipendenti, previa telefonata (tel. 83158). Si ricorda che il notiziario all’Ombra del Cupolone è accessibile anche dal sito www.vaticanstate.va/IT/News/Bollettini. 2 All’Ombra del Cupolone TRA CELEBRI PASQUINATE E MISTERIOSI SIMBOLI DELLA MATER ECCLESIAE di Sandro Barbagallo N el 1623 Maffeo Barberini, raffinato poeta latino, divenne papa col nome di Urbano VIII. Soprannominato “l’ape attica” per essere un colto umanista, amante dell’arte, ma anche grande mecenate, sotto il suo pontificato Roma si arricchì di quei capolavori che oggi rendono la città patrimonio dell’umanità. Capolavori spettacolari che, per il loro spiccato carattere celebrativo, esaltano ancora oggi il trionfo della Chiesa dopo la crisi riformista del secolo precedente. Eppure l’attività edilizia di Urbano VIII continua ad essere sommariamente condannata dalla celebre pasquinata Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini… Per dare forma ai suoi progetti artistici il papa scelse Gianlorenzo Bernini, che nel 1624, appena ventiseienne, fu chiamato a realizzare il maestoso Baldacchino di San Pietro. Capolavoro diventato il “manifesto” del nuovo stile barocco. Viste le dimensioni gigantesche della Basilica, il 7 giugno 1624 viene affidato a Bernini il difficile compito di valorizzare il luogo più importante, ossia l’altare papale situato proprio sopra la Confessione. È così che egli inventa una struttura bronzea a baldacchino di 28.7 metri di altezza, la cui costruzione si protrae per nove anni. Per reperire il bronzo necessario Urbano VIII diede ordine alla Fabbrica di San Pietro di asportare le cinquanta tonnellate di bronzo che ricoprivano i sette costoloni del Cupolone e di sostituirle con lastre di piombo. Altre duecento tonnellate di metallo vennero recuperate dalle travi bronzee del portico del Pantheon che, come si può leggere nella lapide posta nel pronao di quell’antico tempio di tutti gli dei, erano state definite decora inutilia. Ed in effetti lo erano, visto che obiettivamente quelle travi erano poco visibili e di nessun valore artistico. Questo gesto fu condannato dalla celebre pasquinata che suscitò tanto scalpore nel popolo, ma altrettanto calcolato silenzio dagli offesi. L’autore della pasquinata sarebbe quindi rimasto sconosciuto per sempre se egli stesso non aves- se chiesto perdono sul letto di morte. Non si tratta, come si è sempre detto, dell’archiatra maggiore Giulio Mancini, ma di Carlo Castelli, canonico di Santa Maria in Cosmedin e ambasciatore del Duca di Mantova. A rivelarcelo con certezza è il Codice Urbinate 1647, dove a pagina 576v sta scritto che: …dalle lingue malediche e detrattori di fama contaminata fu decantato lo spoglio d’un ornamento antico, benché ciò sia stato vero di haver levato quel Metallo, Baldacchino di Gianlorenzo Bernini nella Basilica di San Pietro 3 11 marzo 2012 ma estimato ancor bene e posto, per essere stata ornata la Chiesa de’ SS. Apostoli, e si è visto a tempi nostri sopra di questi Critici la maledizione di Dio, perché l’Agente del Duca di Mantova che fu il Detrattore di aver affissi i Cartelli di quell’infame Pasquinata di famiglia Barbera ad Barberina, egli morse d’infermità e nel letto chiese perdono a Papa Urbano Ottavo. In effetti il canonico Castelli, già segretario dei cardinali Giovanni Vincenzo, Scipione e Ferdinando Gonzaga, poi “incaricato d’affari” presso la 4 Santa Sede per altri tre duchi di Mantova, a causa di questa “battuta” aveva rischiato per tutta la vita di essere decapitato, anche perché a quell’epoca si era molto severi con i detrattori del pontefice, soprattutto se ecclesiastici. È quindi facile capire perché tra il Seicento e il Settecento questa frase sia stata pubblicata solo due volte, mentre a partire dal 1870 è stata divulgata senza scrupolo, confermando purtroppo una diceria senza fondamento. Curiosamente il Baldacchino è legato anche ad un’altra leg- genda denigratoria nei confronti di Urbano VIII, perché sui basamenti delle colonne Bernini scolpì otto scudi araldici che di profilo mostrano un progressivo rigonfiamento delle curve, rappresentando, in sequenza, le diverse fasi di una gravidanza. Una scena unica nel panorama scultoreo barocco, realizzata da Bernini con “il pensiero e l’idea di Urbano stesso”, ma il cui profondo simbolismo non venne capito dai suoi contemporanei, che la considerarono scandalosa per la sua collocazione nel massimo Tempio della cristianità. È infatti da questo simbolismo sofisticato che verso il 1883 Augustus Hare descrisse il Baldacchino come un ex voto ordinato da Urbano VIII per il parto difficile di una sua nipote. Da questa incauta affermazione sono nate le più menzognere illazioni. Di volta in volta la partoriente è stata vista come sposa negata dal papa a Bernini, o persino quale amante dello stesso pontefice. Stupisce che queste dicerie che sanno di pettegolezzo non siano mai state verificate dagli storici, che hanno perpetuato fino ai nostri giorni false interpretazioni. Ovviamente nulla di tutto ciò è vero, perché dietro il ciclo scolpito nelle basi del Baldacchino c’è invece un preciso programma simbolico-politico che acquista una forte connotazione proprio perché collocato in un luogo reso sacro dalla tomba del principe degli apostoli. Dimostrando audacia intellettuale, Urbano VIII ideò quelle sculture quale sottile allusione alla Mater Ecclesia che si rigenera attraverso l’elezione di ogni nuovo pontefice. Habere non potest Dum Patrem qui Ecclesiam non habet Matrem, ossia non si può concepire Dio come Padre se non si riconosce la Chiesa come Madre. Il rilancio di questa affermazione di Cipriano di Cartagine All’Ombra del Cupolone 1. 2. era rivolto all’Europa, dove già da anni ci si scontrava sui campi di battaglia (Guerra dei Trent’anni) per arginare le teorie luterane che proclamavano l’inutilità di qualsiasi intermediario tra Dio e l’uomo. Era dunque necessaria una Controriforma che ribadisse l’autorità papale e il significato della Basilica di S. Pietro quale centro della cristianità. Fatto curiosamente ignorato dai più riguarda invece il particolare rapporto tra il Baldacchino e lo sviluppo delle arti visive delle comunità ebraiche italiane in età barocca. Col fine di rafforzare la loro identità religiosa, gli artisti ebrei presero in prestito dall’arte del tempo tutti quei motivi associati a Gerusalemme e al suo Tempio. Il Baldacchino di San Pietro non poté quindi passare inosservato, poiché per le colonne tortili Bernini aveva preso a modello quelle “salomoniche” della pergula dell’antica basilica costantiniana, oggi visibili nelle Logge delle Reliquie. Secondo la tradizione medievale quelle colonne provenivano dal Tempio di Gerusalemme e Costantino le aveva fatte arrivare a Roma per rievocare l’atmosfera di quel Tempio sulla sepoltura di San Pietro che, quale pietra su cui era stata fondata la Chiesa, rappresentava concettualmente una nuova arca dell’alleanza. Gli ebrei italiani avevano dato molta importanza a queste colonne, anche perché si diceva che tra esse ci fossero quelle che decoravano la facciata del Tempio, identificate come Yakhin e Boaz. Tanto che già a metà del Cinquecento l’editoria ebraica aveva adottato questi elementi decorativi per le copertine dei propri libri. Quando però venne realizzato il Baldacchino di San Pietro, in molte sinagoghe si decise di realizzare le piattaforme da dove si legge ad alta voce la Torah, ovvero le bimah, imitando l’opera di Bernini. Proprio perché le colonne usate da Bernini ricordavano quelle di Gerusalemme. Alcuni di questi bimah sono ancora visibili nelle sinagoghe piemontesi di Carmagnola, Chieri e Cherasco. C’è da dire, per concludere, che a partire dal 1640 il Baldacchino di Bernini è divenuto uno dei monumenti più rappresentativi. Tanto che sia in 3. Italia che in molte parti d’Europa se ne incontrano di simili, se non addirittura autentiche copie. È questo il caso della cattedrale di Narni e delle chiese di Sezze e Sora, come della cappella di Lometz a Prachetitz (Boemia) o di SaintLouis-des-Invalides e di Val-deGrâce a Parigi, oppure della fedelissima copia della cattedrale di Verdun. A Roma, poi, oltre al baldacchino di Santa Maria Maggiore, una copia quasi fedele, tanto piccola quanto preziosa, è rappresentata da un ostensorio argenteo nel Museo del Tesoro di San Pietro. Un’altra copia sta invece nella Gloria dell’abside della Chiesa di Santa Maria in Campitelli dove, coincidenza vuole, nella cappella di Sant’Anna è sepolto il famoso autore della diffamatoria pasquinata contro Urbano VIII. L’ambasciatore dei Gonzaga morì a Roma il 4 dicembre 1639 dopo esser stato sacerdote, canonico, protonotaro apostolico e cameriere d’onore dello stesso papa Barberini che tanto aveva criticato. 1. Saint Louis des Invalides 2. Ostensorio del tesoro di San Pietro 3. Val de Grace, Parigi 5 11 marzo 2012 (...seguito di pagina 6) Foto gentilmente concessa da “L’osservatore Romano” Tra i tanti pellegrini che riempivano le ampie navate della Basilica di San Pietro erano presenti un centinaio provenienti da Foglizzo, borgo di circa 2000 anime nel Canavese, che ha dato i natali all’Em.mo Cardinale Bertello, con alla testa il Sindaco Sig.ra Tiziana Reinero ed il Parroco il Rev. don Gian Mario Cuffia. Essi si sono rallegrati per un figlio della loro terra, che ha nobilmente servito la Chiesa in tante terre e che ora è stato scelto al cardinalato ed hanno partecipato ad una “tre giorni” in cui, la visione dei monumenti di Roma ha fatto da sfondo all’ascolto diretto del cristallino insegnamento del Santo Padre Benedetto XVI sul primato della fede, sulla logica del servizio, sulla missione dei nuovi porporati e su come ci si possa servire di un’opera d’arte - quale nel caso di specie la Cattedra del Bernini - per svolgere una mirabile catechesi sulla Chiesa, sul suo compito e sulla sua responsabilità di essere come una finestra aperta, che permetta alla multiforme Grazia di Dio di entrare nel mondo e al mondo di rimanere in comunicazione vitale con Dio, fonte di ogni bene. Ai pellegrini del Canavese si sono aggiunti altri fedeli provenienti dal Messico e dai Paesi africani in cui l’Em.mo Cardinale Bertello ebbe a 6 servire la Chiesa come Nunzio Apostolico, segno della permanenza di legami solidi e fecondi con quelle comunità e della genuina riconoscenza per l’opera ivi svolta dal neo-porporato. Nel conferire una nuova dignità ad alcuni eminenti suoi figli, la Chiesa ci ha narrato l’attualità e vitalità delle parole di Cristo e lo ha fatto in una cornice di festa solenne in cui tutti non sono stati anonimi atomi di una folla indistinta, ma protagonisti ordinati di una giornata di luce. Sua Santità Benedetto XVI, concludendo la sua omelia nella S. Messa di domenica 19 febbraio, ha affermato che è compito dei Cardinali donare con la testimonianza della vita il dono di Dio che hanno ricevuto, il quale “non è solitudine, ma amore glorioso e gioioso, diffusivo e luminoso”; che è loro specifica responsabilità “testimoniare la gioia dell’amore di Cristo”. Ciascuno di noi ha davvero bisogno di una testimonianza gioiosa, umile, forte e rispettosa della vicinanza di Dio nel Suo Figlio Gesù al destino di ogni essere umano. C’è bisogno di ascoltare autorevoli parole di speranza e di incontrare credibili testimonianze di vita, che ci facciano riscoprire l’immensa bellezza e l’indicibile grazia di essere cristiani nel nostro tempo. All’Ombra del Cupolone CINISMO ANTICLERICALE di Gianfranco Amato E’ davvero irritante il cinismo con cui, sull’onda emotiva dei sacrifici imposti dall’attuale situazione economica nazionale, vengono brandite contro la Chiesa Cattolica le armi spuntate del radicalismo anticlericale, agitando la (inesistente) questione dell’ICI e dell’otto per mille. Operazione di sciacallaggio mediatico quella che vuole strumentalizzare l’oggettiva difficoltà in cui si trovano gli italiani, per lanciare una campagna tanto demagogica quanto calunniosa. E disonesti intellettualmente appaiono tutti coloro che a tale campagna si aggregano o che ad essa plaudono con la stessa cecità ideologica delle tricoteuses giacobine sotto i patiboli. Per quanto riguarda il primo tema, quello relativo alla richiesta di abolizione dell’asserita esenzione ICI, “Avvenire” ha documentalmente dimostrato per tabulas, attraverso la sua meritoria campagna, che trattasi di pura menzogna. Per cui la questione si può anche chiudere qui. Perciò che concerne, invece, il secondo tema, ovvero il trasferimento dei fondi dello Stato Italiano alla Chiesa cattolica attraverso il meccanismo dell’otto per mille del gettito fiscale, il discorso merita una considerazione. Approfittando, in perfetta mala fede, del rigore generale imposto dalla nuova politica di austerity, i soliti anticlericali hanno trovato spazio per amplificare il logoro refrain sull’odiato privilegio concesso alla Chiesa, che vanno ripetendo, come un disco rotto, dal 1985. Sapendo di non poter vincere la guerra dell’abolizione, ora tentano almeno di vincere la battaglia della riduzione. “Se il popolo deve fare sacrifici, li facciano anche i cardinali”, sentivo giorni fa alla radio. E lo stesso Gustavo Raffi, Gran Maestro della potente obbedienza massonica del Grande Oriente d’Italia, dalla sontuosa villa romana Il vascello, lo scorso dicembre così tuonava contro gli asseriti benefici fiscali in favore del clero cat- tolico: “Bisogna cancellare i privilegi, senza se e senza ma:anche la Chiesa paghi le tasse, perché nel momento in cui si chiedono lacrime e sangue ai pensionati e alle fasce sociali più deboli, non si possono mantenere feudali esenzioni per gli immobili commerciali di proprietà del clero”. Tutto ciò apparirebbe risibile se la drammaticità del momento non lo facesse apparire una farsa macabra. Di fronte ad una simile operazione mistificatoria, bisognerebbe trovare il coraggio di fare una proposta davvero radicale. Un coup de théatre: accettare l’abolizione totale dell’otto per mille. Ad una sola condizione, però. Che lo Stato italiano restituisca tutto l’immenso patrimonio, costituito da chiese, conventi, monasteri, palazzi, biblioteche, terreni, opere d’arte, suppellettili sacre, ecc., illegittimamente sottratto alla Chiesa Cattolica, in violazione di ogni diritto, ivi compreso il diritto internazionale. Sì, perché qualcuno ancora si ostina a dimenticare che l’otto per mille, dal punto di vista morale e giuridico, non rappresenta una generosa liberalità, ma l’indennizzo dello Stato a quell’illecito incameramento del patrimonio ecclesiastico, perpetrato a partire dal 1855, quando l’ex ministro Clemente Solaro della Margherita (autentico conservatore), prendendo la parola nel parlamento piemontese, definì le Leggi Siccardi un “sacrilego latrocinio”. Lo Stato italiano, ovviamente, non sarebbe in grado di restituire tutti i beni illecitamente sottratti alla Chiesa dal 1855 al 1875, e la proposta ha evidentemente il sapore di una provocazione. Si tratta però di una provocazione che dovrebbe far riflettere soprattutto i tris nipotini di Siccardi, Rattazzi, Ferraris. Oggi allo Stato italiano, proprio in concomitanza del 150° anniversario dell’unità, non conviene davvero riaprire quella dolorosa ferita, maldestramente coperta dalla mitologia risorgimentale anticattolica. Intelligenti pauca. (Tratto da “Corrispondenza Romana” n° 1223 del 04-01-2012) 7 11 marzo 2012 “SII SEMPRE FIERO DI ESSERE EBREO” DISSE PIO XII di Raffaele Alessandrini “N on dimenticarlo mai, sii sempre fiero di essere ebreo!”. Così nell’autunno del 1941 Pio XII esorta a voce alta il ventunenne Howard “Heinz “ Wisla – da poco sfuggito alla persecuzione nazifascista – nel corso di una drammatica udienza in Vaticano alla quale sono presenti anche diversi soldati tedeschi in uniforme. Il Pontefice, di fronte all’impaccio dell’interlocutore che cerca di esprimersi in stentato italiano, lo mette a suo agio, lo incoraggia a parlare in tedesco, ne ascolta il racconto. La storia del rifugiato è inquietante; riguarda molti prigionieri ebrei bisognosi di aiuto, dopo un naufragio nel mar Egeo e ora internati in campi di prigionia. Papa Pacelli non perde una parola. Conosce i fatti , loda il giovane e lo esorta a tornare il giorno dopo con una memoria scritta. Poi a voce alta, in modo che tutti possano sentire, gli dice: “Figlio mio solo il Signore sa se tu sei più degno di altri uomini, ma credimi, tu sei altrettanto degno di ogni altro essere umano che vive su questa terra! E ora, o mio amico ebreo, vai con la protezione del Signore, e non dimenticare mai, devi essere sempre fiero di essere ebreo!”. Lo straordinario incontro è stato documentato da William Doino Jr. nell’articolo Pope Pius xii: Friends and Rescuer of Jews che apparve nel numero di gennaio do “Inside the Vatican” (pp. 10-18), il magazine fondato e diretto da Robert Moynihan. Wisla era stato tra gli scampati al naufragio della nave “Pentcho” affondata nel 1940 nel Mar Egeo durante il trasporto di cinquecento ebrei rifugiati dalla Slovacchia verso la Palestina. I naufraghi dopo undici durissimi giorni passati in un’isoletta disabitata, furono soccorsi da una nave italiana che però li deportò nel campo di concentramento di Rodi. Se non fosse stato per l’intervento di Pio XII la loro sorte sarebbe stata segnata. Nell’inverno tra il 1941 e i. 1942 infatti, una nave della Croce Rossa raccolse i rifugiati affamati dal campo di concentramento di rodi e li fece trasferire in terra italiana al campo Ferramonti di Tarsia presso Cosenza. Un campo atipico, com’è noto, tanto da essere stato definito qualche anno fa “un paradiso inaspettato” dal “Jerusalem Post” o “il più grande kibbutz del continente europeo” dallo storico Jonathan Steinberg dell’Università di Cambridge (cfr. Gaetano Vallini, Il lager che salvò migliaia di ebrei in “L’Osservatore Romano”, 4 giugno 2009). Wisla, dopo molte peripezie, nella primavera del 1944 raggiunse la Palestina e poté ricostruire la vicenda nell’articolo A Papal Audience in Wartime pubblicato il 28 aprile 1944 su “The Palestine Post” (oggi “The Jerusalem Post”) e firmato con lo pseudonimo “Refugee” (p. 6). Già nel 2006 “Inside the Vatican” ne aveva dato parziale notizia, e ora – come scrive Moynihan – abbiamo più ampia e corretta informazione sulla condotta e sul vero atteggiamento tenuto da Pio XII nei confronti del popolo ebraico. (L’Osservatore Romano venerdì 13 gennaio 2012) 8 All’Ombra del Cupolone LA PRIMA MESSA DEL CARDINALE BERTELLO PER IL PERSONALE DEL GOVERNATORATO I l pomeriggio di martedì 21 febbraio, mite e con temperature primaverili, ha fatto da contorno alla prima Messa celebrata dal Presidente come neo-Cardinale per la famiglia del Governatorato. S.E. Mons. Sciacca ha formulato gli auguri a nome di tutti, ricordando anche la figura del Santo del giorno, Pier Damiani, che tra l’altro è un Cardinale proclamato Santo. Ha concluso il saluto con una bella frase del Card. Elia Dalla Costa, presa in prestito dall’immagine ricordo del neo Cardinale Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori: «Il rosso dell’abito cardinalizio, nel suo muto ma eloquente linguaggio, mi ripeterà assiduamente il precetto divino: “Amerai Iddio”. Il fiammeggiante rosso della porpora mi ripeterà perennemente con insistente voce: “Ama il tuo prossimo e soprattutto ama il popolo fiorentino che è popolo tuo”». Ovviamente, ha aggiunto Mons. Sciacca, l’ultima parte della frase può essere adattata – per il Card. Bertello – alla grande famiglia del Governatorato. Hanno concelebrato gli Assistenti Spirituali delle Direzioni, Monsignori Frezza e Pennacchini, don Fusi e P. Schiavella, insieme a Mons. Nicolini, P. Mapelli e P. Ortega della Parrocchia di Sant’Anna. Alla S. Messa ha assistito anche il Cardinale Martino, membro della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. All’omelia il Cardinal Bertello, prendendo spunto dal Vangelo, ha descritto la figura del servo, dell’ultimo degli ultimi, il servitore di tutti, come anche il Papa ha indicato ai nuovi Cardinali nei giorni del Concistoro: l’umiltà, la sobrietà, il silenzio, ed ha richiamato anche il senso di solidarietà in una comunità come la nostra, il riconoscere la propria dignità di cristiani, il dover essere fedeli all’amore e - non ultimo - responsabili, di una responsabilità non solo spirituale ma concreta. Concludendo, il Cardinale ha ricordato una frase di San Francesco di Sales che può essere indicazione preziosa per tutti: camminare con fermezza lungo il cammino tracciato dalla Provvidenza. Al termine della celebrazione, la processione finale ha sostato sul piazzale del Governatorato dove la Banda del Corpo della Gendarmeria ha reso omaggio al novello Cardinale con l’Inno Pontificio ed altri brani del suo vasto repertorio. 9 11 marzo 2012 CONCERTO D’ORGANO DEL M° CLAUDIO NOVATI A lle ore 17 del 2 marzo scorso, si è tenuto nella chiesa di Maria, Madre della Famiglia un concerto d’Organo del giovanissimo M° Claudio Novati, originario di Como ma attualmente studioso alla Hochschule für Musik di Weimar, in Germania. Seppur appena ventenne, il M° Novati vanta un curriculum di tutto rispetto, suona pianoforte dall’età di 8 anni, figlio d’arte, ha partecipato a numerosi concorsi internazionali. Alla presenza dell’Em.mo Card. Giovanni Lajolo, Presidente Emerito del Governatorato, di S.E. Mons. Adriano Bernardini, nuovo Nunzio Apostolico in Italia, accompagnato dai R.mi Monsignori Dellagiovanna e Lorusso della medesima Nunziatura Apostolica, Mons. Guido Pozzo, Segretario della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei», numerosi Ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, i Consiglieri dello Stato, Ing. Daniele Dalvai e Dott. Pier Paolo Francini, nonché tanti affezionati agli appuntamenti musicali organizzati dal Governatorato. Gli illustri ospiti, sono stati accolti dall’Ecc.mo Mons. Giuseppe Sciacca, Segretario Generale, il quale ha tenuto a ricordare che proprio sotto la Presidenza del Card. Lajolo furono introdotti i Concerti nella chiesa del Governatorato. Ha ricordato come la musica sia la medicina delle anime, che riesce ad affratellare tutti gli uomini. L’Organo inoltre è lo strumento musicale “principe” perché è quello che più assomiglia alla voce dell’uomo, lo strumento “sincero” che accompagna ogni celebrazione liturgica. Il tema scelto per il concerto è sta- to “L’Organo fra Italia e Germania” con brani di Frescobaldi, Pachelbel, Zipoli, Marcello e Bach in una spirituale unione tra le due nazioni oggi più che mai legate allo Stato della Città del Vaticano ed al suo Sovrano Pontefice. Al termine dell’esecuzione dei brani, Mons. Sciacca ha omaggiato e ringraziato il M° Novati donandogli oltre ad una pregevole confezione numismatica dell’Ufficio Filatelico e Numismatico, anche il volume “Un nuovo Organo in Vaticano”, pubblicato nel 2007, anno in cui venne installato ed inaugurato l’Organo “Daniele Maria Giani” nella nostra chiesa del Governatorato, oggi magistralmente suonato dal M° Novati e realizzato dall’omonima casa d’Organi di Corte de’Frati in provincia di Cremona. Ha inoltre ricordato una curiosa coincidenza di date: il 2 marzo è sia la data di nascita che quella di elezione al Soglio Pontificio di un grande Pontefice amante della musica, Papa Pio XII, Eugenio Pacelli. Su invito di S.E. Mons. Sciacca, ha preso la parola anche il Card. Lajolo, esperto e conoscitore di musica, il quale ha rinnovato i ringraziamenti al giovane Maestro e salutato tutti i presenti, in particolare il nuovo Nunzio in Italia, suo compagno di Accademia. A U G U R I DI BUONA PASQUA La redazione de “All’ombra del Cupolone” coglie l’occasione per porgere i migliori auguri per le prossime festività pasquali. 10 All’Ombra del Cupolone IL RESTAURO DEL CORTILE DEL BELVEDERE N el 1998 la Direzione dei Servizi Tecnici intraprese un ambizioso programma di riordino dei Cortili interni dei Palazzi Apostolici. Lo scopo era quello di una verifica ravvicinata e diretta di tutte le componenti architettoniche delle facciate, analizzando la stabilità dei manufatti murari, lapidei, decorativi e strutturali. Questa attività sarebbe stata quindi propedeutica a determinare e ad eseguire tutti quegli interventi per la stabilità complessiva del corpo monumentale, unitamente alla sua immagine di restauro estetico. L’azione di riordino, che da molti anni non veniva eseguita, se non in casi sporadici legati a particolari contingenze, doveva partire dal cuore dei Sacri Palazzi, il Cortile di Sisto V, per arrivare, con un’azione lineare e sistematica, fino al Cortile della Sentinella attraverso i Cortili di S. Damaso, dei Pappagalli, Borgia e la grande arena del Cortile del Belvedere: progetto impegnativo sia per le enormi superfici di intervento sia per la delicatezza delle operazioni di restauro, che la storia e la monumentalità dei luoghi imponevano. Il Cortile del Belvedere, splendida realizzazione cinquecentesca del Bramante, dove si affacciano importanti istituzioni come la Segreteria di Stato, i Musei Vaticani, la Biblioteca Apostolica Vaticana e l’Archivio Segreto, rappresenta, dopo il complesso della Basilica e del Colonnato Berniano, il costruito più imponente nello Stato. L’idea primigenia di papa Giulio II, quella di uno spazio, di ampia prospettiva tra il Casino del Belvedere e gli di Marco Bargellini appartamenti Papali, contenitore di giardini e di opere d’arte, fu nei secoli seguenti alterata con la costruzione del Braccio Sistino, prima, e successivamente con quella del Braccio Nuovo. Nonostante ciò il Cortile inferiore, che ha mantenuto la denominazione originaria, sembra quasi non aver risentito della chiusura trasversale a Nord: la prima sensazione di un visitatore, scevro di conoscenza storica, è quella di percepire continuo e armonioso il ritmo delle paraste e degli archi in elevato e sul perimetro. Anche la facciata Sud, di partito architettonico diverso e di presenze monumentali singolari come la grande esedra e la Torre Borgia, appare come un naturale complemento degli altri tre lati. Consapevole del rispetto che l’ambiente imponeva, la Direzione dei Servizi Tecnici, con il suo Servizio dell’Edilizia Interna, iniziò nel 1998 il restauro dei quasi 11000 metri quadrati dei fronti verticali. Partendo dalla Torre Borgia, che aveva manifestato necessità di controllo statico, si procedette in senso orario interessando via via i corpi limitrofi fino a terminare i lavori nel dicembre 2011, sul lato est. L’azione di riordino fu indirizzata sin dall’inizio nella revisione totale dei cornicioni e delle sovrastanti coperture e in merito è da ricordare l’importante sistemazione della copertura del Salone Sistino, nell’anno 2009. Sui paramenti di facciata l’intervento si dedicò principalmente al restauro delle cortine murarie, attraverso il lavaggio, la sostituzione di laterizi rotti, mancanti o difformi dal contesto originario e la stilatura dei giunti scarniti dal tempo e dalle intempe- rie, con impasti analoghi agli originari. Il restauro si estese quindi anche agli elementi architettonici lapidei: architravi, mensole, cornicioni, capitelli in travertino e peperino furono consolidati e rinforzati. Dove necessario si intervenne anche sulle parti di intonaco ammalorate con rifacimenti, reintegri e tinteggiature. Stante la costruzione di impegnative opere di ponteggio, per ogni lotto di lavoro si colse l’occasione della verifica e della sostituzione, ove necessario, di componenti non specificatamente architettoniche ma d’importanza funzionale come gli infissi esterni, i canali di gronda e gli impianti tecnologici soprattutto quelli per la protezione dalle scariche atmosferiche. Concludendo, il riordino del Cortile del Belvedere oltre a rappresentare il felice compimento di una programmata azione di restauro ha rappresentato, altresì, nei suoi dodici anni di attività, un’ occasione che ha permesso con l’impegno e la dedizione lavorativa, dettata dall’importanza dell’obiettivo e dal rispetto dai luoghi, la crescita professionale dei tecnici e delle maestranze che vi hanno partecipato. 11 11 marzo 2012 MESSA IN OFFICINA MECCANICA di Riccardo Pelliccioni L a Celebrazione dell’Eucarestia è un rito che sempre si rinnova. Non si rinnova solo nel ricordare il sacrificio di Cristo Nostro Signore e l’attesa del suo ritorno, ma si rinnova anche nei luoghi. Il 13 gennaio 2012, nei locali dell’Officina Meccanica, presso il Centro Industriale dello S.C.V., si è svolta per la prima volta una Santa Messa. Tutti gli operai hanno partecipato; falegnami, fabbri, idraulici, elettricisti ed anche operai di altri Reparti. La Cerimonia è stata celebrata da Don Bruno Silvestrini, Parroco di Sant’Anna, che ha commentato un brano del Vange- Natale, festa della famiglia di Maria Adalgisa Ottaviani S econdo una consuetudine che si ripete ormai per la quinta volta, i dipendenti dei Servizi Economici si sono scambiati gli auguri in occasione del S. Natale, in un momento conviviale, il 16 dicembre scorso presso la Mensa di Servizio. La cena è stata anche quest’anno un’occasione per aiutare, per quanto possibile, chi è meno fortunato di noi: si è deciso di destinare le offerte raccolte (27.100 €) alla Caritas di Roma. Ad essa si rivolgono giovani mamme, per lo più straniere, prive di ogni forma di aiuto e sostentamento che trovano una famiglia nella “Casa di Cristian”, centro di prima accoglienza della Caritas Diocesana di Roma, voluto da Mons. Enrico Feroci. Alcune di esse ci hanno commosso partecipando alla cena insieme ai loro figli e condividendo con noi un momento di serena familiarità, tra gustose portate ed eccellente musica offertaci, come di consueto, dalla banda della Gendarmeria. 12 lo di Marco ove si narra della guarigione del paralitico. Accanto a Don Bruno erano presenti le Suore Missionarie Francescane di Maria del Laboratorio Arazzi che con i loro canti, accompagnati dal suono della chitarra di Giacomo Forconi, hanno allietato la liturgia. All’Ombra del Cupolone ...È ARRIVATA LA BEFANA!!! di Cristiano Cristofori C ome da tradizione, anche quest’anno si è svolta la Festa della Befana per i dipendenti della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile. La festa è iniziata alle ore 17,00 del 29 gennaio con la Santa Messa celebrata nella Chiesa di Sant’Anna da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Giuseppe Sciacca, Segretario Generale del Governatorato, e concelebrata dal Cappellano Padre Joele Schiavella O.S.A., alla presenza del Direttore Dr. Domenico Giani e di numerosissimi dipendenti e familiari. Al termine della celebrazione, nella zona antistante la Mensa di servizio i tanti bambini presenti hanno accolto l’arrivo della “Befana” scesa dal terrazzo del Palazzo Belvedere a cavallo della sua caratteristica scopa sebbene, data l’età avanzata, sia stata un pochino aiutata nella discesa dai Vigili del Fuoco dello SCV. La Befana ha quindi distribuito i giocattoli ai bambini che l’hanno accolta con gioia, mista a stupore e curiosità, posando con lei per alcune foto ricordo. Successivamente nella Mensa di servizio, l’Ecc.mo Segretario Generale ha rivolto ai presenti un discorso di saluto e di ringraziamento per il particolare ed impegnativo lavoro svolto, cui ha fatto seguito un momento conviviale gioioso e familiare, curato come al solito con attenzione e professionalità dalla Società La Serenissima. Al termine della serata il Dr. Domenico Giani ha voluto rin- graziare tutti gli appartenenti alla Direzione, rivolgendo soprattutto un pensiero alle famiglie che quotidianamente affrontano con pazienza i diversi disagi causati dai turni di servizio diuturni e notturni cui sono sottoposti i loro cari, soprattutto nei giorni festivi e nelle ricorrenze mportanti. Terminata la festa, tutti i dipendenti hanno ricevuto un pacco regalo, impreziosito da un dono del Santo Padre, segno della Sua paterna gratitudine e costante vicinanza. Novena di Natale di Antonio Perfetti I l personale, gli ex dipendenti ed i pensionati della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile, alla presenza del Direttore, Dr. Domenico Giani, hanno partecipato alla “Novena” in preparazione al Santo Natale con la recita dei Vespri nella Chiesa di San Pellegrino dal 14 al 22 dicembre u.s, coordinati dal Cappellano Padre Joele Schiavella, O.S.A. Nelle nove serate, i Sacri Vespri sono stati guidati rispettivamente da Sua Eminenza il Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Papale Basilica di San Pietro, da Mons. Alain Guy De Raemy, Cappellano della Guardia Svizzera, da Mons. Stefano Sanchirico, Cerimoniere Pontificio, da Mons. Peter Bryan Wells, Assessore della Segreteria di Stato, da Mons. Franco Camaldo, Cerimoniere Pontificio, da Padre Leonardo Sapienza, Addetto al Protocollo della Prefettura della Casa Pontificia, da Mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Sciacca, Segretario Generale del Governatorato, e da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato. Al termine dei Solenni Vespri del 22 dicembre u.s., che hanno concluso la “Novena”, si è volto un momento conviviale nella Caserma del Corpo della Gendarmeria con lo scambio degli auguri natalizi. 13 11 marzo 2012 LA FLORERIA ED IL PRESEPE DEL SANTO PADRE di Paolo Sagretti A nche nel 2011 le maestranze della Floreria, supportate dal Laboratorio Elettrotecnico del Servizio Laboratori Impianti, si sono adoperate alla realizzazione del presepe destinato all’Appartamento Privato. Il Santo Padre ha ritagliato qualche minuto della mattinata del 23 dicembre per elogiare tutti noi del lavoro svolto e facendoci soprattutto dono di cordiali parole di gratitudine che hanno commosso, non poco, tutti gli astanti. Quest’anno è stato deciso di riprodurre uno scorcio dei Giardini vaticani, molto caro al Papa, ovvero quello delle passeggiate pomeridiane dedite alla preghiera, per l’appunto, nella zona che va dalla Grotta di Lourdes fino alla Torre San Giovanni. Una ricostruzione minuziosa e particolareggiata riprodotta dalle mani degli abili artigiani dei Laboratori di Restauro, Doratura, Tappezzeria con l’immancabile sostegno finale degli Allestitori. Una bella sensazione è stata nel veder riprodotte in miniatura la cancellata della Grotta, così come l’Edicola con l’Effige di Santa Teresa 14 di Lisieux o la Torre San Giovanni. Quello che ci ha dato più soddisfazione, però, è stato riuscire a proporzionare una zona molto ampia, utilizzando esperienza, fantasia, impegno e soprattutto tanta buona volontà. Piacevole è stato suscitare l’ammirazione di coloro che, guardando il presepe, riconoscevano alcune particolarità della zona riprodotta come ad esempio la garitta della guardia alla sinistra della Grotta oppure la fontana con la lapide alla destra così come la pavimentazione del Piazzale antistante. Sullo sfondo, a protezione della natività, un Agente della Gendarmeria ed una Guardia Svizzera sembrano adoperarsi, allora come oggi, a protezione del territorio vaticano. Molto gradito da tutti noi è stato l’appoggio e lo stimolo durante la preparazione del Presidente del Governatorato Sua Em.za Card. Giuseppe Bertello, del Segretario Generale S. Ecc. Mons. Giuseppe Sciacca, e del Direttore dei Servizi Generali Dott. Giovanni Amici coronato da sentiti ringraziamenti per il lavoro svolto. All’Ombra del Cupolone COPPA VATICANA di Sergio Valci I l 9 gennaio si è conclusa la COPPA VATICANA 2011-2012 con la disputa della gara finale tra la squadra della DIRSECO (Servizi Economici) e quella della GENDARMERIA che brillantemente aveva superato i turni di selezione delle gare eliminatorie affermandosi sulle squadre dei Telefoni e della New Team. Se il buongiorno si vede dal mattino, per la Dirseco si prospetta una stagione d’oro alla caccia del grande slam, alla conquista del triplette: coppa, campionato e supercoppa. Intanto il primo trofeo è già in bacheca. Infatti i giocatori della Dirseco hanno alzato la Coppa Vaticana dopo un’avvincente ed incerta finale contro la Gendarmeria. Un 1-0 maturato proprio negli ultimi minuti, quando ormai avevano la testa ai tempi supplementari. Un rinvio, un po’ maldestro al dire il vero, della difesa della Gendarmeria ha fatto cadere la palla proprio sui piedi del bomber Alessandro Quarta. E lui non ha perdonato l’errore degli avversari, incassando con freddezza. Nessuna sorpresa: da anni Quarta risulta sempre tra i migliori giocatori dei tornei vaticani. Per i gendarmi ci sarebbe subito la possibilità di rifarsi, a febbraio infatti inizieranno le partite del campionato vaticano. La Dirseco però non nasconde le proprie ambizioni. Del resto non lo ha mai fatto, finendo sempre per vincere o comunque classificandosi sempre nei primi posti di tutte le manifestazioni calcistiche. Oltre che dai gendarmi, la Dirseco dovrà guardarsi dalle squadre dei Musei (Hermes e New Team), dei Telefoni, delle Poste, della Fortitudo e dell’Associazione SS. Pietro e Paolo. E occhio alle sorprese. La Guardia Svizzera infatti è sempre alla ricerca del primo titolo, fisicamente i giocatori sono preparatissimi, forse tecnicamente non sono fenomeni e, va riconosciuto, non li aiuta neppure il continuo ricambio dei componenti della squadra. Insomma, la tradizione calcistica vaticana moderna continua a pieno ritmo fin dalla costituzione della prima squadra vera e propria nata nel giugno 1966 nei corridoi dei musei. Interessante ricordare che a formarla ci pensarono custodi, restauratori ed amministrativi che scelsero di chiamarla Hermes. Nome originale e spiegazione curiosa: molti di loro in quel periodo prestavano servizio nel cortile ottagono del museo Pio Clementino dove si trova la copia romana della statua di Prassitele raffigurante proprio il mitologico messaggero degli dèi. 15 11 marzo 2012 “ VECCHI” AMICI IN VATICANO di Giulia Artizzu ... e se per Roma c’e Romeo il gatto der Colosseo per noi c’è CICCIO il gatto del Museo. Ciccio, così affettuosamente chiamato dai dipendenti, è un gattone nero molto socievole e sicuro del proprio fascino. Ultimamente, proprio i dipendenti si sono resi conto che non stava bene e che aveva bisogno di un pronto intervento veterinario, ma per un “tipetto simile” ci sono voluti giorni di appostamenti per catturarlo, perché appena vedeva arrivare il veterinario spariva nel nulla. Allora, il nostro Staff per la salvaguardia della fauna ha tentato una strategia che in un primo momento sembrava aver successo, nonostante fossimo in tre nel cercare di farlo entrare nel trasportino Ciccio senza scomporsi ha dimostrato una inedita forza da toro. Ha piantato a terra tranquillamente davanti al trasportino le sue grosse zampotte e non c’è più stato nulla da fare, era inamovibile. Solo l’intervento di Luigi Buratta (che orgoglioso ha sempre detto ai turisti che lo accarezzavano “It’s Ciccio…is my friend) ha evitato l’uso della cerbottana con l’anestetico. Dopo giorni di fiato sospeso per una serissima operazione e lunga degenza in clinica specialistica Ciccio è tornato ai Musei e alla solita vita di tutti i giorni: lattuccio caldo in tarda mattina e preferibilmente una dormitina nel primo pomeriggio in braccio a qualche bella turista. Ciccio non è l’unico gatto presente e per lui e per gli altri sono state posizionate delle apposite casette per il loro ricovero nelle zone di necessità. Le cassette per il ricovero dei gatti sono state realizzate dai Servizi Tecnici, per intervento di Mons. Viganò ed in seguito di S.E. Mons. Sciacca su progetto del Prof. Klaus Gunther Friedrich, come già costruite in Germania secondo modalità utili per i felini, ma esteticamente accettabili per essere collocate nei Giardini Vaticani atte a garantire l’igiene ed il decoro dell’ambiente. A tal fine sono stati precedentemente effettuati sopralluoghi nelle zone interessate con l’Arch. Barbara Bellano ed il Sig. S.E. Mons. Giuseppe Sciacca con i resposabili per la “Tutela della Fauna” il Prof. Klaus Friedrich e Giulia Artizzu. 16 Mauro Caporusso della Direzione dei Servizi Tecnici e del Sig. Luciano Cecchetti dei Giardini Vaticani, per individuare collocazioni che non disturbino il contesto architettonico e paesaggistico. Un ringraziamento va al Dott. Domenico Giani, Direttore dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile, che ha delegato l’Ispettore Stefano Marcon per affiancarci durante i vari interventi e a tutto il Corpo della Gendarmeria per la collaborazione quotidiana. Questa esperienza ci ha entusiasmato per la fruttuosa e armoniosa collaborazione che si è venuta a creare fra di noi, interrompendo così la routine di tutti i giorni operando per una buona causa. All’Ombra del Cupolone UN SENTITO ADDIO di Pier Carlo Cuscianna Le sue inseparabili matite sono ancora sulla sua scrivania da Vice Direttore dei Servizi Tecnici del Vaticano, dove hanno appena finito di tracciare, con i tratti veloci e precisi che contraddistinguevano la sua mano, il progetto dell’ultimo grande presepe di Piazza S. Pietro. L’architetto Giuseppe Facchini - definito “storico architetto del Vaticano” da un servizio del TG5 dedicato all’inaugurazione del Presepe del 2011 - che da più di trentacinque anni prestava le sue mine alla Città del Vaticano, spaziando dal progetto della piscina di Papa Wojtyla alla costruzione della Domus Sanctae Marthae fino al nuovo ingresso dei Musei Vaticani ed alla Fontana di San Giuseppe, ci ha lasciati lo scorso gennaio. Schivo, ma mai avaro di sorrisi e di battute spiritose con le persone che gli stavano accanto, Giuseppe Facchini ha attraversato più di trentacinque anni di professione, con uno stile che, rifacendosi alla prima delle Lezioni Americane di italo Calvino, potrebbe forse essere improntato alla “leggerezza”, cioè a quella capacità di togliere peso, inteso quale inutile zavorra, sia al suo lavoro sia ai suoi rapporti con gli altri, prediligendo, invece, la “leggerezza” del vero e dell’essenziale, della semplicità, sia nel tratto architettonico che nei rapporti umani. Vederlo organizzare le attività legate alla progettazione o quelle inerenti la realizzazione, risolvendo le molteplici problematiche proprie del cantiere, significava imparare l’efficacia dell’esperienza legata alla capacità di commisurare gesti e parole nascondendone, però, il “peso” di cui si parlava prima con una battuta sarcastica o con un guizzo degli occhi, ridenti al di sotto della sua caratteristica e curatissima chioma argentea. Quando, nel giugno del 2005, Stefano Lorenzetto lo intervistò per il Giornale, riassumendo sia la sua attività sia lo storico legame della famiglia Facchini con la Santa Sede (il nonno Amedeo è stato funzionario della Biblioteca Vaticana per tutta la vita) Giuseppe Facchini chiuse l’intervista con quella che era la sua concezione della professione di architetto “… una professione artigianale, sia pure di altissimo livello, molto umana, molto terra terra, che crea le cose per la gente e non per la gloria di chi le firma. L’architettura è fatta di mente e di anima..” Conoscendolo, e conoscendo anche le cose che ha prodotto, questa affermazione non può essere messa in discussione. Nella sua opera c’è sempre la testimonianza di uno stile pacato ma perfettamente leggibile, sempre consono, nell’accostamento e nella composizione delle forme e dei materiali, alla filosofia del contesto in cui si interviene. Quando gli si chiedevano consigli riguardo alla risoluzione di qualche dubbio progettuale era solito rispondere con sicurezza indicando subito, con quel sorriso un po’ ironico che assumeva sempre con le persone con cui lavorava, la soluzione indubbiamente più semplice, più pura, meno arzigogolata, e terminando la sua spiegazione con un bonario rimprovero, reso ancora più affettuoso dal romanesco: “ La matitaaa! Ve scordate sempre de usà la matita figli miei…e sempre co ‘sto computer…”. 17 11 marzo 2012 LA PAROLA DEL PAPA (Benedetto XVI, discorso del Papa durante l’incontro con un gruppo di vescovi degli Stati Uniti d’America ricevuti giovedì 19 gennaio 2012) L a Chiesa è chiamata, in ogni tempo opportuno e non opportuno, a proclamare il Vangelo che non solo propone verità immutabili, ma le propone proprio come chiave per la felicità umana e la prosperità sociale (cfr. Gaudium et spes, n. 10). Nella misura in cui alcune tendenze culturali attuali contengono elementi che vogliono limitare la proclamazione di tali verità, o racchiudendola entro i confini di una razionalità meramente scientifica o sopprimendola nel nome del potere politico e del governo della maggioranza, esse rappresentano una minaccia non solo per la fede cristiana, ma anche per l’umanità stessa e per la verità più profonda sul nostro essere e sulla nostra vocazione ultima, il nostro rapporto con Dio. Quando una cultura tenta di sopprimere la dimensione del mistero ultimo e di chiudere le porte alla verità trascendente, inevitabilmente s’impoverisce e diviene preda, come ha intuito tanto chiaramente il compianto Papa Giovanni Paolo II, di una lettura riduzionistica e totalitaristica della persona umana e della natura della società. Con la sua lunga tradizione di rispetto del giusto rapporto tra fede e ragione, la Chiesa ha un ruolo cruciale da svolgere nel contrastare le correnti culturali che, sulla base di un individualismo estremo, cercano di promuovere concetti di libertà separati dalla verità morale. La nostra tradizione non parla a partire da una fede cieca, bensì da una prospettiva razionale che lega il nostro impegno per costruire una società autenticamente giusta, umana e prospera alla nostra certezza fondamentale che l’universo possiede una logica interna accessibile alla ragione umana. La difesa della Chiesa di un ragionamento morale basato sulla legge naturale si fonda sulla convinzione che questa legge non è una minaccia alla nostra libertà, bensì una “lingua” che ci permette di comprendere noi stressi e la verità del nostro essere, e di modellare in tal modo un mondo più giusto e umano. Essa propone pertanto il suo insegnamento morale come un messaggio non di costrizione, ma di liberazione, e come base per costruire un futuro sicuro. La testimonianza della Chiesa, dunque, è per sua natura pubblica: essa cerca di convincere proponendo argomenti razionali nella pubblica piazza. La legittima separazione tra Chiesa e Stato non può essere interpretata come se la Chiesa dovesse tacere su certe questioni, né come se lo Stato potesse scegliere di non coinvolgere, o essere coinvolto, dalla voce di credenti impegnati nel determinare i valori che dovranno forgiare il futuro della nazione. L’eucarestia è la via per costruire una società più equa e fraterna. quale migliore occasione nella nostra giornata e vita che partecipare alla Messa quotidiana nella nostra chiesa di Maria Madre della Famiglia, alle ore 7.30 18 All’Ombra del Cupolone NOTIZIE LIETE E TRISTI CI SONO ANCH’IO ! Diverse famiglie di dipendenti del Gover natorato sono state allietate in questo periodo dalla nascita di figli: Ginevra(19/12/2011)di Frioni Emiliano; Celeste(10/01/2012)di Orzilli Danilo; Federico(14/01/2012) di Lollobrigida Andrea; Lucio Tommaso (14/01/2012) di Gioacchini Roberto; Ilaria Victoria (23/01/2012) di Serafini Laura; Sienna (23/01/2012) di Benedetti Andrea; Amelia(28/01/2012) di Risi Massimiliano; Samuele(07/02/2012)di Marazzi Luca; di Piccinini Mirko; Diego(07/02/2012) Manuel(14/02/2012) di Bizzoni Mauro; Miriam(29/02/2012) di Raimondo Cristian; Alexander(05/03/2012) di Lupia Simone. NELLA LUCE DI GERUSALEMME CELESTE Con fede in “Cristo Gesù, che ha fatto risplendere la Vita e l’Immortalità per mezzo del Vangelo”, ricordiamo dei dipendenti: Giuseppe Facchini Claudio Duca (05/01/2012) dipendente Servizi Tecnici; (26/01/2012) dipendente dei Musei Vaticani; e alcuni loro familiari: Orazia Fichera (30/01/2012) madre di S.E.R. Mons. Giuseppe Sciacca ; (10/12/2011) madre di Fabio Zuccheretti; Luigina Vannimartini Antonio (19/12/2011) padre di Biagio Tamarazzo; (24/12/2011) padre di Fausto Popoli; Franco Maria Panaccione (24/12/2011) madre di Antonio Simeone; Romeo (28/12/2011) padre di Sergio Gobbi; (31/12/2011) padre di Massimo Ferranti; Mariano Luca (06/01/2012) fratellodi Federico Cavallo; Claudio (14/01/2012) padre di Alessandro Pernini; Gemma Nicoletta Merlino (19/01/2012) madre di Antonio Menna Valerio; (06/02/2012) padre di Carmine Giuseppe Arena; Saverio Nazzarena Protetti (09/02/2012) madre di Marcello De Maina; Lucia Florio (11/02/2012) madre di Marco Tullio Cicero; Rocco Franco Mario (18/02/2012) padre di Antonio De Santis; Rina Ligi (19/02/2012) madre di Ivano Rosadi; Maria Luisa Menechini (02/03/2012) madre di Tiziana Mancini; 19