il concistoro

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il concistoro
11 Marzo 2012 - ANNO 6 | N. 1
NOTIZIE DI VARIA VATIC ANITÀ - FOGLIO INFORMALE PER I DIPENDENTI DEL GOVERNATORATO
IL CONCISTORO
di Mons. Giancarlo Dellagiovanna
I
l 18 febbraio scorso il Santo Padre
Benedetto XVI ha creato 22 nuovi
Cardinali, provenienti da tre continenti, dei quali 16 europei, 4 americani
e 2 asiatici. Tra i sette italiani insigniti della porpora vi è stato il Cardinale
Giuseppe Bertello, Presidente della
Pontificia Commissione per lo Stato
della Città del Vaticano e Presidente
del Governatorato. La domenica successiva il Sommo Pontefice ha concelebrato per la prima volta la S. Messa
con i nuovi Porporati nella Patriarcale
Basilica Vaticana ed infine, il lunedì
seguente il Papa nella Sala Paolo VI
ha salutato parenti ed amici dei nuovi
Cardinali
I Cardinali, come ha detto il Santo
Padre sabato 18 febbraio nella sua allocuzione – “saranno chiamati a considerare e valutare le vicende, i problemi e i criteri pastorali che toccano
la missione di tutta la Chiesa”. A loro è
stata conferita una nuova dignità che
manifesta “l’apprezzamento per il fedele lavoro nella vigna del Signore” e
li investe “di nuove e più importanti responsabilità ecclesiali”, chiedendo loro
“un supplemento di disponibilità per
Cristo e per l’intera Comunità cristiana”
(dall’Omelia del S. Padre di domenica
19 febbraio). Sono chiare espressioni
che illuminano la speciale rilevanza
dei compiti loro affidati, quali primi collaboratori e consiglieri del Papa. Nel
medesimo tempo però abbiamo visto
questi nuovi Principi della Chiesa, benevolmente intrattenersi a benedire,
a discutere o salutare uomini, donne,
bambini, giovani e anziani, ognuno
portatore della sua peculiare storia.
La Città Eterna, con i suoi quasi tremila
anni di esistenza, sede del Successore
del Principe degli Apostoli e due volte
capitale, ha accolto gonfaloni, sindaci e cittadini di paesi e città orgogliosi
di prendere parte ad un evento, che,
nel dare lustro ad un loro concittadino eletto cardinale, conferisce risalto
anche al luogo d’origine, come se la
porpora, indossata pur sempre da uno
solo, irraggiasse però qualche sprazzo
di luce colorata su tutti. L’universale in
tal modo non esclude o trascura il particolare, ma lo valorizza e lo fa sentire
protagonista di qualcosa di grande.
(...continua a pagina 6)
11 marzo 2012
Indice
3 Tra celebri pasquinate e misteriosi
simboli della Mater Ecclesiae
7 Cinismo anticlericale
8 “Sii sempre fiero di essere ebreo”
disse Pio XII
9 La prima messa del Card. Bertello
per il personale del Governatorato
10 Concerto d’organo
del M° Claudio Novati
11 Il Cortile del Belvedere
12 Messa in Officina Meccanica
Natale, festa della famiglia
13 ...è arrivata la Befana
Novena di Natale
14 La floreria e il presepe del Santo Padre
15 Coppa Vaticana
16 “Vecchi” Amici in Vaticano
17 Un sentito addio
18 La Parola del Papa
19 Notizie liete e ... tristi
REDAZIONE:
Dott.ssa arch. Barbara Cappellato
(Ufficio Progetti, DST)
IMPAGINAZIONE:
Roberto Cortesini
(UFN, Governatorato)
STAMPA:
Tipografia Vaticana
Notizie utili
L’Ecc.mo Mons. Presidente riceve tutti i dipendenti, previa telefonata (tel. 82505)
L’Ecc.mo Mons. Segretario Generale riceve tutti i dipendenti, previa telefonata (tel. 83158).
Si ricorda che il notiziario all’Ombra del Cupolone è accessibile
anche dal sito www.vaticanstate.va/IT/News/Bollettini.
2
All’Ombra del Cupolone
TRA CELEBRI PASQUINATE E MISTERIOSI
SIMBOLI DELLA MATER ECCLESIAE
di Sandro Barbagallo
N
el 1623 Maffeo Barberini, raffinato poeta
latino, divenne papa
col nome di Urbano VIII.
Soprannominato “l’ape attica” per essere un colto umanista, amante dell’arte, ma
anche grande mecenate,
sotto il suo pontificato Roma
si arricchì di quei capolavori che oggi rendono la città
patrimonio dell’umanità. Capolavori spettacolari che, per
il loro spiccato carattere celebrativo, esaltano ancora oggi
il trionfo della Chiesa dopo la
crisi riformista del secolo precedente.
Eppure l’attività edilizia di Urbano VIII continua ad essere
sommariamente condannata dalla celebre pasquinata
Quod non fecerunt barbari,
fecerunt Barberini…
Per dare forma ai suoi progetti
artistici il papa scelse Gianlorenzo Bernini, che nel 1624,
appena ventiseienne, fu chiamato a realizzare il maestoso
Baldacchino di San Pietro. Capolavoro diventato il “manifesto” del nuovo stile barocco.
Viste le dimensioni gigantesche della Basilica, il 7 giugno
1624 viene affidato a Bernini il
difficile compito di valorizzare
il luogo più importante, ossia
l’altare papale situato proprio
sopra la Confessione. È così
che egli inventa una struttura
bronzea a baldacchino di 28.7
metri di altezza, la cui costruzione si protrae per nove anni.
Per reperire il bronzo necessario Urbano VIII diede ordine
alla Fabbrica di San Pietro di
asportare le cinquanta tonnellate di bronzo che ricoprivano i
sette costoloni del Cupolone e
di sostituirle con lastre di piombo. Altre duecento tonnellate
di metallo vennero recuperate dalle travi bronzee del portico del Pantheon che, come
si può leggere nella lapide posta nel pronao di quell’antico
tempio di tutti gli dei, erano
state definite decora inutilia.
Ed in effetti lo erano, visto che
obiettivamente quelle travi
erano poco visibili e di nessun
valore artistico.
Questo gesto fu condannato
dalla celebre pasquinata che
suscitò tanto scalpore nel popolo, ma altrettanto calcolato silenzio dagli offesi. L’autore della pasquinata sarebbe
quindi rimasto sconosciuto per
sempre se egli stesso non aves-
se chiesto perdono sul letto di
morte. Non si tratta, come si
è sempre detto, dell’archiatra maggiore Giulio Mancini,
ma di Carlo Castelli, canonico
di Santa Maria in Cosmedin
e ambasciatore del Duca di
Mantova. A rivelarcelo con
certezza è il Codice Urbinate
1647, dove a pagina 576v sta
scritto che: …dalle lingue malediche e detrattori di fama
contaminata fu decantato lo
spoglio d’un ornamento antico, benché ciò sia stato vero
di haver levato quel Metallo,
Baldacchino
di Gianlorenzo
Bernini nella
Basilica
di San Pietro
3
11 marzo 2012
ma estimato ancor bene e
posto, per essere stata ornata
la Chiesa de’ SS. Apostoli, e si
è visto a tempi nostri sopra di
questi Critici la maledizione
di Dio, perché l’Agente del
Duca di Mantova che fu il Detrattore di aver affissi i Cartelli
di quell’infame Pasquinata di
famiglia Barbera ad Barberina, egli morse d’infermità e nel
letto chiese perdono a Papa
Urbano Ottavo.
In effetti il canonico Castelli, già segretario dei cardinali
Giovanni Vincenzo, Scipione
e Ferdinando Gonzaga, poi
“incaricato d’affari” presso la
4
Santa Sede per altri tre duchi
di Mantova, a causa di questa “battuta” aveva rischiato
per tutta la vita di essere decapitato, anche perché a
quell’epoca si era molto severi
con i detrattori del pontefice,
soprattutto se ecclesiastici.
È quindi facile capire perché
tra il Seicento e il Settecento
questa frase sia stata pubblicata solo due volte, mentre a
partire dal 1870 è stata divulgata senza scrupolo, confermando purtroppo una diceria
senza fondamento.
Curiosamente il Baldacchino è
legato anche ad un’altra leg-
genda denigratoria nei confronti di Urbano VIII, perché sui
basamenti delle colonne Bernini scolpì otto scudi araldici che
di profilo mostrano un progressivo rigonfiamento delle curve,
rappresentando, in sequenza,
le diverse fasi di una gravidanza. Una scena unica nel
panorama scultoreo barocco, realizzata da Bernini con
“il pensiero e l’idea di Urbano
stesso”, ma il cui profondo simbolismo non venne capito dai
suoi contemporanei, che la
considerarono scandalosa per
la sua collocazione nel massimo Tempio della cristianità.
È infatti da questo simbolismo
sofisticato che verso il 1883
Augustus Hare descrisse il Baldacchino come un ex voto
ordinato da Urbano VIII per
il parto difficile di una sua nipote. Da questa incauta affermazione sono nate le più
menzognere illazioni. Di volta
in volta la partoriente è stata
vista come sposa negata dal
papa a Bernini, o persino quale amante dello stesso pontefice. Stupisce che queste dicerie che sanno di pettegolezzo
non siano mai state verificate
dagli storici, che hanno perpetuato fino ai nostri giorni false
interpretazioni.
Ovviamente nulla di tutto ciò
è vero, perché dietro il ciclo
scolpito nelle basi del Baldacchino c’è invece un preciso
programma simbolico-politico
che acquista una forte connotazione proprio perché collocato in un luogo reso sacro
dalla tomba del principe degli
apostoli.
Dimostrando audacia intellettuale, Urbano VIII ideò quelle
sculture quale sottile allusione
alla Mater Ecclesia che si rigenera attraverso l’elezione di
ogni nuovo pontefice. Habere non potest Dum Patrem qui
Ecclesiam non habet Matrem,
ossia non si può concepire Dio
come Padre se non si riconosce la Chiesa come Madre. Il
rilancio di questa affermazione di Cipriano di Cartagine
All’Ombra del Cupolone
1.
2.
era rivolto all’Europa, dove
già da anni ci si scontrava sui
campi di battaglia (Guerra
dei Trent’anni) per arginare le
teorie luterane che proclamavano l’inutilità di qualsiasi intermediario tra Dio e l’uomo. Era
dunque necessaria una Controriforma che ribadisse l’autorità papale e il significato della
Basilica di S. Pietro quale centro della cristianità.
Fatto curiosamente ignorato
dai più riguarda invece il particolare rapporto tra il Baldacchino e lo sviluppo delle arti
visive delle comunità ebraiche
italiane in età barocca.
Col fine di rafforzare la loro
identità religiosa, gli artisti ebrei
presero in prestito dall’arte del
tempo tutti quei motivi associati a Gerusalemme e al suo
Tempio. Il Baldacchino di San
Pietro non poté quindi passare
inosservato, poiché per le colonne tortili Bernini aveva preso
a modello quelle “salomoniche” della pergula dell’antica
basilica costantiniana, oggi visibili nelle Logge delle Reliquie.
Secondo la tradizione medievale quelle colonne provenivano dal Tempio di Gerusalemme e Costantino le aveva fatte arrivare a Roma per
rievocare l’atmosfera di quel
Tempio sulla sepoltura di San
Pietro che, quale pietra su
cui era stata fondata la Chiesa, rappresentava concettualmente una nuova arca
dell’alleanza.
Gli ebrei italiani avevano dato
molta importanza a queste colonne, anche perché si diceva
che tra esse ci fossero quelle
che decoravano la facciata
del Tempio, identificate come
Yakhin e Boaz. Tanto che già
a metà del Cinquecento l’editoria ebraica aveva adottato
questi elementi decorativi per
le copertine dei propri libri.
Quando però venne realizzato
il Baldacchino di San Pietro, in
molte sinagoghe si decise di
realizzare le piattaforme da
dove si legge ad alta voce la
Torah, ovvero le bimah, imitando l’opera di Bernini. Proprio
perché le colonne usate da
Bernini ricordavano quelle di
Gerusalemme. Alcuni di questi
bimah sono ancora visibili nelle
sinagoghe piemontesi di Carmagnola, Chieri e Cherasco.
C’è da dire, per concludere,
che a partire dal 1640 il Baldacchino di Bernini è divenuto
uno dei monumenti più rappresentativi. Tanto che sia in
3.
Italia che in molte parti d’Europa se ne incontrano di simili,
se non addirittura autentiche
copie. È questo il caso della cattedrale di Narni e delle
chiese di Sezze e Sora, come
della cappella di Lometz a
Prachetitz (Boemia) o di SaintLouis-des-Invalides e di Val-deGrâce a Parigi, oppure della
fedelissima copia della cattedrale di Verdun.
A Roma, poi, oltre al baldacchino di Santa Maria Maggiore, una copia quasi fedele,
tanto piccola quanto preziosa, è rappresentata da un
ostensorio argenteo nel Museo del Tesoro di San Pietro.
Un’altra copia sta invece nella
Gloria dell’abside della Chiesa di Santa Maria in Campitelli dove, coincidenza vuole,
nella cappella di Sant’Anna è
sepolto il famoso autore della
diffamatoria pasquinata contro Urbano VIII.
L’ambasciatore dei Gonzaga morì a Roma il 4 dicembre
1639 dopo esser stato sacerdote, canonico, protonotaro
apostolico e cameriere d’onore dello stesso papa Barberini
che tanto aveva criticato.
1. Saint Louis
des Invalides
2. Ostensorio
del tesoro di
San Pietro
3. Val de
Grace, Parigi
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11 marzo 2012
(...seguito di pagina 6)
Foto gentilmente concessa da “L’osservatore Romano”
Tra i tanti pellegrini che riempivano le ampie
navate della Basilica di San Pietro erano presenti un centinaio provenienti da Foglizzo,
borgo di circa 2000 anime nel Canavese, che
ha dato i natali all’Em.mo Cardinale Bertello,
con alla testa il Sindaco Sig.ra Tiziana Reinero
ed il Parroco il Rev. don Gian Mario Cuffia. Essi
si sono rallegrati per un figlio della loro terra,
che ha nobilmente servito la Chiesa in tante
terre e che ora è stato scelto al cardinalato
ed hanno partecipato ad una “tre giorni” in
cui, la visione dei monumenti di Roma ha fatto da sfondo all’ascolto diretto del cristallino
insegnamento del Santo Padre Benedetto XVI
sul primato della fede, sulla logica del servizio,
sulla missione dei nuovi porporati e su come
ci si possa servire di un’opera d’arte - quale
nel caso di specie la Cattedra del Bernini - per
svolgere una mirabile catechesi sulla Chiesa,
sul suo compito e sulla sua responsabilità di
essere come una finestra aperta, che permetta alla multiforme Grazia di Dio di entrare nel
mondo e al mondo di rimanere in comunicazione vitale con Dio, fonte di ogni bene.
Ai pellegrini del Canavese si sono aggiunti altri
fedeli provenienti dal Messico e dai Paesi africani in cui l’Em.mo Cardinale Bertello ebbe a
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servire la Chiesa come Nunzio Apostolico, segno della permanenza di legami solidi e fecondi con quelle comunità e della genuina riconoscenza per l’opera ivi svolta dal neo-porporato.
Nel conferire una nuova dignità ad alcuni eminenti suoi figli, la Chiesa ci ha narrato l’attualità e vitalità delle parole di Cristo e lo ha fatto
in una cornice di festa solenne in cui tutti non
sono stati anonimi atomi di una folla indistinta,
ma protagonisti ordinati di una giornata di luce.
Sua Santità Benedetto XVI, concludendo la sua
omelia nella S. Messa di domenica 19 febbraio, ha affermato che è compito dei Cardinali
donare con la testimonianza della vita il dono
di Dio che hanno ricevuto, il quale “non è solitudine, ma amore glorioso e gioioso, diffusivo
e luminoso”; che è loro specifica responsabilità
“testimoniare la gioia dell’amore di Cristo”.
Ciascuno di noi ha davvero bisogno di una
testimonianza gioiosa, umile, forte e rispettosa della vicinanza di Dio nel Suo Figlio Gesù
al destino di ogni essere umano. C’è bisogno di ascoltare autorevoli parole di speranza e di incontrare credibili testimonianze
di vita, che ci facciano riscoprire l’immensa
bellezza e l’indicibile grazia di essere cristiani nel nostro tempo.
All’Ombra del Cupolone
CINISMO ANTICLERICALE
di Gianfranco Amato
E’
davvero irritante il cinismo con cui,
sull’onda emotiva dei sacrifici imposti dall’attuale situazione economica
nazionale, vengono brandite contro la Chiesa Cattolica le armi spuntate del radicalismo
anticlericale, agitando la (inesistente) questione dell’ICI e dell’otto per mille. Operazione
di sciacallaggio mediatico quella che vuole
strumentalizzare l’oggettiva difficoltà in cui si
trovano gli italiani, per lanciare una campagna tanto demagogica quanto calunniosa.
E disonesti intellettualmente appaiono tutti
coloro che a tale campagna si aggregano
o che ad essa plaudono con la stessa cecità
ideologica delle tricoteuses giacobine sotto
i patiboli. Per quanto riguarda il primo tema,
quello relativo alla richiesta di abolizione
dell’asserita esenzione ICI, “Avvenire” ha documentalmente dimostrato per tabulas, attraverso la sua meritoria campagna, che trattasi
di pura menzogna. Per cui la questione si può
anche chiudere qui. Perciò che concerne, invece, il secondo tema, ovvero il trasferimento
dei fondi dello Stato Italiano alla Chiesa cattolica attraverso il meccanismo dell’otto per
mille del gettito fiscale, il discorso merita una
considerazione. Approfittando, in perfetta
mala fede, del rigore generale imposto dalla
nuova politica di austerity, i soliti anticlericali
hanno trovato spazio per amplificare il logoro refrain sull’odiato privilegio concesso alla
Chiesa, che vanno ripetendo, come un disco
rotto, dal 1985. Sapendo di non poter vincere
la guerra dell’abolizione, ora tentano almeno
di vincere la battaglia della riduzione. “Se il
popolo deve fare sacrifici, li facciano anche i
cardinali”, sentivo giorni fa alla radio. E lo stesso Gustavo Raffi, Gran Maestro della potente
obbedienza massonica del Grande Oriente
d’Italia, dalla sontuosa villa romana Il vascello, lo scorso dicembre così tuonava contro gli
asseriti benefici fiscali in favore del clero cat-
tolico: “Bisogna cancellare i privilegi, senza se
e senza ma:anche la Chiesa paghi le tasse,
perché nel momento in cui si chiedono lacrime e sangue ai pensionati e alle fasce sociali
più deboli, non si possono mantenere feudali
esenzioni per gli immobili commerciali di proprietà del clero”.
Tutto ciò apparirebbe risibile se la drammaticità del momento non lo facesse apparire una
farsa macabra. Di fronte ad una simile operazione mistificatoria, bisognerebbe trovare il coraggio di fare una proposta davvero radicale.
Un coup de théatre: accettare l’abolizione totale dell’otto per mille. Ad una sola condizione, però. Che lo Stato italiano restituisca tutto
l’immenso patrimonio, costituito da chiese,
conventi, monasteri, palazzi, biblioteche, terreni, opere d’arte, suppellettili sacre, ecc., illegittimamente sottratto alla Chiesa Cattolica,
in violazione di ogni diritto, ivi compreso il diritto internazionale. Sì, perché qualcuno ancora
si ostina a dimenticare che l’otto per mille, dal
punto di vista morale e giuridico, non rappresenta una generosa liberalità, ma l’indennizzo
dello Stato a quell’illecito incameramento del
patrimonio ecclesiastico, perpetrato a partire
dal 1855, quando l’ex ministro Clemente Solaro della Margherita (autentico conservatore),
prendendo la parola nel parlamento piemontese, definì le Leggi Siccardi un “sacrilego latrocinio”. Lo Stato italiano, ovviamente, non
sarebbe in grado di restituire tutti i beni illecitamente sottratti alla Chiesa dal 1855 al 1875, e
la proposta ha evidentemente il sapore di una
provocazione. Si tratta però di una provocazione che dovrebbe far riflettere soprattutto i
tris nipotini di Siccardi, Rattazzi, Ferraris. Oggi
allo Stato italiano, proprio in concomitanza
del 150° anniversario dell’unità, non conviene
davvero riaprire quella dolorosa ferita, maldestramente coperta dalla mitologia risorgimentale anticattolica. Intelligenti pauca.
(Tratto da “Corrispondenza Romana”
n° 1223 del 04-01-2012)
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11 marzo 2012
“SII SEMPRE FIERO DI ESSERE EBREO” DISSE PIO XII
di Raffaele Alessandrini
“N
on dimenticarlo mai, sii sempre fiero di essere ebreo!”. Così
nell’autunno del 1941 Pio XII esorta a voce alta il ventunenne Howard “Heinz “
Wisla – da poco sfuggito alla persecuzione nazifascista – nel corso di una drammatica udienza in Vaticano alla quale sono presenti anche
diversi soldati tedeschi in uniforme. Il Pontefice, di fronte all’impaccio dell’interlocutore
che cerca di esprimersi in stentato italiano, lo
mette a suo agio, lo incoraggia a parlare in
tedesco, ne ascolta il racconto. La storia del rifugiato è inquietante; riguarda molti prigionieri
ebrei bisognosi di aiuto, dopo un naufragio nel
mar Egeo e ora internati in campi di prigionia.
Papa Pacelli non perde una parola. Conosce
i fatti , loda il giovane e lo esorta a tornare il
giorno dopo con una memoria scritta. Poi a
voce alta, in modo che tutti possano sentire,
gli dice: “Figlio mio solo il Signore sa se tu sei
più degno di altri uomini, ma credimi, tu sei
altrettanto degno di ogni altro essere umano
che vive su questa terra! E ora, o mio amico
ebreo, vai con la protezione del Signore, e non
dimenticare mai, devi essere sempre fiero di
essere ebreo!”.
Lo straordinario incontro è stato documentato da William Doino Jr. nell’articolo Pope Pius
xii: Friends and Rescuer of Jews che apparve
nel numero di gennaio do “Inside the Vatican”
(pp. 10-18), il magazine fondato e diretto da
Robert Moynihan.
Wisla era stato tra gli scampati al naufragio
della nave “Pentcho” affondata nel 1940 nel
Mar Egeo durante il trasporto di cinquecento
ebrei rifugiati dalla Slovacchia verso la Palestina. I naufraghi dopo undici durissimi giorni
passati in un’isoletta disabitata, furono soccorsi da una nave italiana che però li deportò nel
campo di concentramento di Rodi. Se non fosse stato per l’intervento di Pio XII la loro sorte
sarebbe stata segnata. Nell’inverno tra il 1941
e i. 1942 infatti, una nave della Croce Rossa
raccolse i rifugiati affamati dal campo di concentramento di rodi e li fece trasferire in terra
italiana al campo Ferramonti di Tarsia presso
Cosenza. Un campo atipico, com’è noto, tanto da essere stato definito qualche anno fa “un
paradiso inaspettato” dal “Jerusalem Post” o
“il più grande kibbutz del continente europeo”
dallo storico Jonathan Steinberg dell’Università
di Cambridge (cfr. Gaetano Vallini, Il lager che
salvò migliaia di ebrei in “L’Osservatore Romano”, 4 giugno 2009).
Wisla, dopo molte peripezie, nella primavera
del 1944 raggiunse la Palestina e poté ricostruire la vicenda nell’articolo A Papal Audience in
Wartime pubblicato il 28 aprile 1944 su “The Palestine Post” (oggi “The Jerusalem Post”) e firmato con lo pseudonimo “Refugee” (p. 6). Già
nel 2006 “Inside the Vatican” ne aveva dato
parziale notizia, e ora – come scrive Moynihan
– abbiamo più ampia e corretta informazione
sulla condotta e sul vero atteggiamento tenuto da Pio XII nei confronti del popolo ebraico.
(L’Osservatore Romano
venerdì 13 gennaio 2012)
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All’Ombra del Cupolone
LA PRIMA MESSA DEL CARDINALE BERTELLO
PER IL PERSONALE DEL GOVERNATORATO
I
l pomeriggio di martedì 21 febbraio, mite
e con temperature primaverili, ha fatto da
contorno alla prima Messa celebrata dal
Presidente come neo-Cardinale per la famiglia del Governatorato.
S.E. Mons. Sciacca ha formulato gli auguri a
nome di tutti, ricordando anche la figura del
Santo del giorno, Pier Damiani, che tra l’altro è
un Cardinale proclamato Santo. Ha concluso il
saluto con una bella frase del Card. Elia Dalla
Costa, presa in prestito dall’immagine ricordo
del neo Cardinale Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori: «Il rosso dell’abito cardinalizio, nel
suo muto ma eloquente linguaggio, mi ripeterà assiduamente il precetto divino: “Amerai Iddio”. Il fiammeggiante rosso della porpora mi
ripeterà perennemente con insistente voce:
“Ama il tuo prossimo e soprattutto ama il popolo fiorentino che è popolo tuo”». Ovviamente,
ha aggiunto Mons. Sciacca, l’ultima parte della frase può essere adattata – per il Card. Bertello – alla grande famiglia del Governatorato.
Hanno concelebrato gli Assistenti Spirituali delle
Direzioni, Monsignori Frezza e Pennacchini, don
Fusi e P. Schiavella, insieme a Mons. Nicolini, P.
Mapelli e P. Ortega della Parrocchia di Sant’Anna. Alla S. Messa ha assistito anche il Cardinale
Martino, membro della Pontificia Commissione
per lo Stato della Città del Vaticano.
All’omelia il Cardinal Bertello, prendendo
spunto dal Vangelo, ha descritto la figura del
servo, dell’ultimo degli ultimi, il servitore di tutti, come anche il Papa ha indicato ai nuovi
Cardinali nei giorni del Concistoro: l’umiltà, la
sobrietà, il silenzio, ed ha richiamato anche il
senso di solidarietà in una comunità come la
nostra, il riconoscere la propria dignità di cristiani, il dover essere fedeli all’amore e - non
ultimo - responsabili, di una responsabilità non
solo spirituale ma concreta. Concludendo, il
Cardinale ha ricordato una frase di San Francesco di Sales che può essere indicazione
preziosa per tutti: camminare con fermezza
lungo il cammino tracciato dalla Provvidenza.
Al termine della celebrazione, la processione finale ha sostato sul piazzale del Governatorato dove la Banda del Corpo della
Gendarmeria ha reso omaggio al novello
Cardinale con l’Inno Pontificio ed altri brani
del suo vasto repertorio.
9
11 marzo 2012
CONCERTO D’ORGANO DEL M° CLAUDIO NOVATI
A
lle ore 17 del 2 marzo scorso, si è tenuto nella chiesa
di Maria, Madre della Famiglia un concerto d’Organo del
giovanissimo M° Claudio Novati,
originario di Como ma attualmente studioso alla Hochschule für Musik di Weimar, in Germania. Seppur
appena ventenne, il M° Novati
vanta un curriculum di tutto rispetto, suona pianoforte dall’età di 8
anni, figlio d’arte, ha partecipato
a numerosi concorsi internazionali.
Alla presenza dell’Em.mo Card.
Giovanni Lajolo, Presidente Emerito del Governatorato, di S.E. Mons.
Adriano Bernardini, nuovo Nunzio
Apostolico in Italia, accompagnato dai R.mi Monsignori Dellagiovanna e Lorusso della medesima Nunziatura Apostolica, Mons. Guido
Pozzo, Segretario della Pontificia
Commissione «Ecclesia Dei», numerosi Ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, i Consiglieri dello
Stato, Ing. Daniele Dalvai e Dott.
Pier Paolo Francini, nonché tanti
affezionati agli appuntamenti musicali organizzati dal Governatorato.
Gli illustri ospiti, sono stati accolti
dall’Ecc.mo Mons. Giuseppe Sciacca, Segretario Generale, il quale ha
tenuto a ricordare che proprio sotto
la Presidenza del Card. Lajolo furono introdotti i Concerti nella chiesa
del Governatorato. Ha ricordato
come la musica sia la medicina
delle anime, che riesce ad affratellare tutti gli uomini. L’Organo inoltre
è lo strumento musicale “principe”
perché è quello che più assomiglia
alla voce dell’uomo, lo strumento
“sincero” che accompagna ogni
celebrazione liturgica.
Il tema scelto per il concerto è sta-
to “L’Organo fra Italia e Germania”
con brani di Frescobaldi, Pachelbel,
Zipoli, Marcello e Bach in una spirituale unione tra le due nazioni oggi
più che mai legate allo Stato della
Città del Vaticano ed al suo Sovrano Pontefice.
Al termine dell’esecuzione dei brani, Mons. Sciacca ha omaggiato e
ringraziato il M° Novati donandogli
oltre ad una pregevole confezione
numismatica dell’Ufficio Filatelico e
Numismatico, anche il volume “Un
nuovo Organo in Vaticano”, pubblicato nel 2007, anno in cui venne
installato ed inaugurato l’Organo
“Daniele Maria Giani” nella nostra
chiesa del Governatorato, oggi
magistralmente suonato dal M°
Novati e realizzato dall’omonima
casa d’Organi di Corte de’Frati in
provincia di Cremona. Ha inoltre
ricordato una curiosa coincidenza
di date: il 2 marzo è sia la data di
nascita che quella di elezione al
Soglio Pontificio di un grande Pontefice amante della musica, Papa
Pio XII, Eugenio Pacelli.
Su invito di S.E. Mons. Sciacca,
ha preso la parola anche il Card.
Lajolo, esperto e conoscitore di
musica, il quale ha rinnovato i ringraziamenti al giovane Maestro e
salutato tutti i presenti, in particolare il nuovo Nunzio in Italia, suo compagno di Accademia.
A
U
G
U
R
I
DI BUONA PASQUA
La redazione de “All’ombra del Cupolone” coglie l’occasione
per porgere i migliori auguri per le prossime festività pasquali.
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All’Ombra del Cupolone
IL RESTAURO DEL CORTILE DEL BELVEDERE
N
el 1998 la Direzione
dei Servizi Tecnici intraprese un ambizioso programma di riordino dei
Cortili interni dei Palazzi Apostolici.
Lo scopo era quello di una
verifica ravvicinata e diretta
di tutte le componenti architettoniche delle facciate,
analizzando la stabilità dei
manufatti murari, lapidei, decorativi e strutturali.
Questa attività sarebbe stata
quindi propedeutica a determinare e ad eseguire tutti
quegli interventi per la stabilità complessiva del corpo
monumentale,
unitamente
alla sua immagine di restauro
estetico.
L’azione di riordino, che da
molti anni non veniva eseguita, se non in casi sporadici legati a particolari contingenze, doveva partire
dal cuore dei Sacri Palazzi, il
Cortile di Sisto V, per arrivare,
con un’azione lineare e sistematica, fino al Cortile della
Sentinella attraverso i Cortili
di S. Damaso, dei Pappagalli,
Borgia e la grande arena del
Cortile del Belvedere: progetto impegnativo sia per le
enormi superfici di intervento
sia per la delicatezza delle
operazioni di restauro, che la
storia e la monumentalità dei
luoghi imponevano.
Il Cortile del Belvedere,
splendida realizzazione cinquecentesca del Bramante,
dove si affacciano importanti
istituzioni come la Segreteria
di Stato, i Musei Vaticani, la
Biblioteca Apostolica Vaticana e l’Archivio Segreto, rappresenta, dopo il complesso
della Basilica e del Colonnato Berniano, il costruito più
imponente nello Stato.
L’idea primigenia di papa
Giulio II, quella di uno spazio, di ampia prospettiva tra
il Casino del Belvedere e gli
di Marco Bargellini
appartamenti Papali, contenitore di giardini e di opere
d’arte, fu nei secoli seguenti
alterata con la costruzione
del Braccio Sistino, prima, e
successivamente con quella
del Braccio Nuovo.
Nonostante ciò il Cortile inferiore, che ha mantenuto
la denominazione originaria,
sembra quasi non aver risentito della chiusura trasversale a
Nord: la prima sensazione di
un visitatore, scevro di conoscenza storica, è quella di percepire continuo e armonioso il
ritmo delle paraste e degli archi in elevato e sul perimetro.
Anche la facciata Sud, di
partito architettonico diverso
e di presenze monumentali
singolari come la grande esedra e la Torre Borgia, appare
come un naturale complemento degli altri tre lati.
Consapevole del rispetto
che l’ambiente imponeva, la
Direzione dei Servizi Tecnici,
con il suo Servizio dell’Edilizia
Interna, iniziò nel 1998 il restauro dei quasi 11000 metri
quadrati dei fronti verticali.
Partendo dalla Torre Borgia,
che aveva manifestato necessità di controllo statico, si
procedette in senso orario interessando via via i corpi limitrofi fino a terminare i lavori nel
dicembre 2011, sul lato est.
L’azione di riordino fu indirizzata sin dall’inizio nella revisione totale dei cornicioni e
delle sovrastanti coperture e
in merito è da ricordare l’importante sistemazione della
copertura del Salone Sistino,
nell’anno 2009.
Sui paramenti di facciata
l’intervento si dedicò principalmente al restauro delle
cortine murarie, attraverso
il lavaggio, la sostituzione di
laterizi rotti, mancanti o difformi dal contesto originario
e la stilatura dei giunti scarniti
dal tempo e dalle intempe-
rie, con impasti analoghi agli
originari.
Il restauro si estese quindi anche agli elementi architettonici lapidei: architravi, mensole, cornicioni, capitelli in
travertino e peperino furono
consolidati e rinforzati.
Dove necessario si intervenne
anche sulle parti di intonaco
ammalorate con rifacimenti,
reintegri e tinteggiature.
Stante la costruzione di impegnative opere di ponteggio,
per ogni lotto di lavoro si colse l’occasione della verifica
e della sostituzione, ove necessario, di componenti non
specificatamente architettoniche ma d’importanza funzionale come gli infissi esterni,
i canali di gronda e gli impianti tecnologici soprattutto
quelli per la protezione dalle
scariche atmosferiche.
Concludendo, il riordino del
Cortile del Belvedere oltre a
rappresentare il felice compimento di una programmata azione di restauro ha rappresentato, altresì, nei suoi
dodici anni di attività, un’
occasione che ha permesso
con l’impegno e la dedizione
lavorativa, dettata dall’importanza dell’obiettivo e dal
rispetto dai luoghi, la crescita professionale dei tecnici e
delle maestranze che vi hanno partecipato.
11
11 marzo 2012
MESSA IN OFFICINA MECCANICA
di Riccardo Pelliccioni
L
a Celebrazione dell’Eucarestia è un rito che
sempre si rinnova. Non si
rinnova solo nel ricordare il sacrificio di Cristo Nostro Signore
e l’attesa del suo ritorno, ma
si rinnova anche nei luoghi.
Il 13 gennaio 2012, nei locali dell’Officina Meccanica,
presso il Centro Industriale
dello S.C.V., si è svolta per la
prima volta una Santa Messa. Tutti gli operai hanno partecipato; falegnami, fabbri,
idraulici, elettricisti ed anche
operai di altri Reparti. La Cerimonia è stata celebrata da
Don Bruno Silvestrini, Parroco
di Sant’Anna, che ha commentato un brano del Vange-
Natale, festa della famiglia
di Maria Adalgisa Ottaviani
S
econdo una consuetudine che si ripete ormai per la
quinta volta, i dipendenti dei Servizi Economici si sono
scambiati gli auguri in occasione del S. Natale, in un momento conviviale, il 16 dicembre scorso presso la Mensa di
Servizio.
La cena è stata anche quest’anno un’occasione per aiutare,
per quanto possibile, chi è meno fortunato di noi: si è deciso
di destinare le offerte raccolte (27.100 €) alla Caritas di Roma.
Ad essa si rivolgono giovani mamme, per lo più straniere,
prive di ogni forma di aiuto e sostentamento che trovano una
famiglia nella “Casa di Cristian”, centro di prima accoglienza della Caritas Diocesana di Roma, voluto da Mons. Enrico
Feroci.
Alcune di esse ci hanno commosso partecipando alla cena
insieme ai loro figli e condividendo con noi un momento di
serena familiarità, tra gustose portate ed eccellente musica
offertaci, come di consueto, dalla banda della Gendarmeria.
12
lo di Marco ove si narra della
guarigione del paralitico.
Accanto a Don Bruno erano
presenti le Suore Missionarie Francescane di Maria del
Laboratorio Arazzi che con
i loro canti, accompagnati dal suono della chitarra di
Giacomo Forconi, hanno allietato la liturgia.
All’Ombra del Cupolone
...È ARRIVATA LA BEFANA!!!
di Cristiano Cristofori
C
ome da tradizione,
anche quest’anno si
è svolta la Festa della
Befana per i dipendenti della
Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile.
La festa è iniziata alle ore
17,00 del 29 gennaio con la
Santa Messa celebrata nella
Chiesa di Sant’Anna da Sua
Eccellenza Reverendissima
Mons. Giuseppe Sciacca,
Segretario Generale del Governatorato, e concelebrata
dal Cappellano Padre Joele
Schiavella O.S.A., alla presenza del Direttore Dr. Domenico Giani e di numerosissimi
dipendenti e familiari.
Al termine della celebrazione, nella zona antistante la
Mensa di servizio i tanti bambini presenti hanno accolto
l’arrivo della “Befana” scesa
dal terrazzo del Palazzo Belvedere a cavallo della sua
caratteristica scopa sebbene, data l’età avanzata, sia
stata un pochino aiutata nella discesa dai Vigili del Fuoco dello SCV.
La Befana ha quindi distribuito i giocattoli ai bambini che
l’hanno accolta con gioia,
mista a stupore e curiosità,
posando con lei per alcune
foto ricordo.
Successivamente nella Mensa di servizio, l’Ecc.mo Segretario Generale ha rivolto
ai presenti un discorso di saluto e di ringraziamento per il
particolare ed impegnativo
lavoro svolto, cui ha fatto seguito un momento conviviale gioioso e familiare, curato
come al solito con attenzione
e professionalità dalla Società La Serenissima.
Al termine della serata il Dr.
Domenico Giani ha voluto rin-
graziare tutti gli appartenenti
alla Direzione, rivolgendo
soprattutto un pensiero alle
famiglie che quotidianamente affrontano con pazienza i
diversi disagi causati dai turni
di servizio diuturni e notturni
cui sono sottoposti i loro cari,
soprattutto nei giorni festivi e
nelle ricorrenze mportanti.
Terminata la festa, tutti i dipendenti hanno ricevuto un
pacco regalo, impreziosito
da un dono del Santo Padre,
segno della Sua paterna gratitudine e costante vicinanza.
Novena di Natale
di Antonio Perfetti
I
l personale, gli ex dipendenti ed i pensionati
della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile, alla presenza del Direttore, Dr.
Domenico Giani, hanno partecipato alla “Novena”
in preparazione al Santo Natale con la recita dei
Vespri nella Chiesa di San Pellegrino dal 14 al 22
dicembre u.s, coordinati dal Cappellano Padre Joele Schiavella, O.S.A.
Nelle nove serate, i Sacri Vespri sono stati guidati
rispettivamente da Sua Eminenza il Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Papale Basilica di San
Pietro, da Mons. Alain Guy De Raemy, Cappellano
della Guardia Svizzera, da Mons. Stefano Sanchirico,
Cerimoniere Pontificio, da Mons. Peter Bryan Wells,
Assessore della Segreteria di Stato, da Mons. Franco
Camaldo, Cerimoniere Pontificio, da Padre Leonardo Sapienza, Addetto al Protocollo della Prefettura
della Casa Pontificia, da Mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, da Sua
Eccellenza Mons. Giuseppe Sciacca, Segretario Generale del Governatorato, e da Sua Eccellenza Mons.
Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato.
Al termine dei Solenni Vespri del 22 dicembre u.s.,
che hanno concluso la “Novena”, si è volto un momento conviviale nella Caserma del Corpo della
Gendarmeria con lo scambio degli auguri natalizi.
13
11 marzo 2012
LA FLORERIA ED IL PRESEPE DEL SANTO PADRE
di Paolo Sagretti
A
nche nel 2011 le maestranze della Floreria, supportate dal Laboratorio Elettrotecnico del Servizio Laboratori Impianti, si sono adoperate alla realizzazione del
presepe destinato all’Appartamento Privato. Il
Santo Padre ha ritagliato qualche minuto della mattinata del 23 dicembre per elogiare tutti
noi del lavoro svolto e facendoci soprattutto
dono di cordiali parole di gratitudine che hanno commosso, non poco, tutti gli astanti. Quest’anno è stato deciso di riprodurre uno
scorcio dei Giardini vaticani, molto caro al
Papa, ovvero quello delle passeggiate pomeridiane dedite alla preghiera, per l’appunto,
nella zona che va dalla Grotta di Lourdes fino
alla Torre San Giovanni. Una ricostruzione minuziosa e particolareggiata riprodotta dalle mani
degli abili artigiani dei Laboratori di Restauro,
Doratura, Tappezzeria con l’immancabile sostegno finale degli Allestitori.
Una bella sensazione è stata nel veder riprodotte in miniatura la cancellata della Grotta,
così come l’Edicola con l’Effige di Santa Teresa
14
di Lisieux o la Torre San Giovanni. Quello che ci
ha dato più soddisfazione, però, è stato riuscire
a proporzionare una zona molto ampia, utilizzando esperienza, fantasia, impegno e soprattutto tanta buona volontà.
Piacevole è stato suscitare l’ammirazione di
coloro che, guardando il presepe, riconoscevano alcune particolarità della zona riprodotta come ad esempio la garitta della guardia
alla sinistra della Grotta oppure la fontana con
la lapide alla destra così come la pavimentazione del Piazzale antistante.
Sullo sfondo, a protezione della natività, un
Agente della Gendarmeria ed una Guardia
Svizzera sembrano adoperarsi, allora come
oggi, a protezione del territorio vaticano.
Molto gradito da tutti noi è stato l’appoggio
e lo stimolo durante la preparazione del Presidente del Governatorato Sua Em.za Card. Giuseppe Bertello, del Segretario Generale S. Ecc.
Mons. Giuseppe Sciacca, e del Direttore dei
Servizi Generali Dott. Giovanni Amici coronato
da sentiti ringraziamenti per il lavoro svolto.
All’Ombra del Cupolone
COPPA VATICANA
di Sergio Valci
I
l 9 gennaio si è conclusa la COPPA VATICANA 2011-2012 con la disputa della gara
finale tra la squadra della DIRSECO (Servizi
Economici) e quella della GENDARMERIA che
brillantemente aveva superato i turni di selezione delle gare eliminatorie affermandosi sulle squadre dei Telefoni e della New Team.
Se il buongiorno si vede dal mattino, per la
Dirseco si prospetta una stagione d’oro alla
caccia del grande slam, alla conquista del
triplette: coppa, campionato e supercoppa.
Intanto il primo trofeo è già in bacheca. Infatti
i giocatori della Dirseco hanno alzato la Coppa Vaticana dopo un’avvincente ed incerta
finale contro la Gendarmeria. Un 1-0 maturato proprio negli ultimi minuti, quando ormai
avevano la testa ai tempi supplementari. Un
rinvio, un po’ maldestro al dire il vero, della
difesa della Gendarmeria ha fatto cadere la
palla proprio sui piedi del bomber Alessandro
Quarta. E lui non ha perdonato l’errore degli
avversari, incassando con freddezza. Nessuna
sorpresa: da anni Quarta risulta sempre tra i
migliori giocatori dei tornei vaticani.
Per i gendarmi ci sarebbe subito la possibilità
di rifarsi, a febbraio infatti inizieranno le partite
del campionato vaticano. La Dirseco però non
nasconde le proprie ambizioni. Del resto non lo
ha mai fatto, finendo sempre per vincere o comunque classificandosi sempre nei primi posti
di tutte le manifestazioni calcistiche.
Oltre che dai gendarmi, la Dirseco dovrà
guardarsi dalle squadre dei Musei (Hermes
e New Team), dei Telefoni, delle Poste, della
Fortitudo e dell’Associazione SS. Pietro e Paolo. E occhio alle sorprese. La Guardia Svizzera
infatti è sempre alla ricerca del primo titolo,
fisicamente i giocatori sono preparatissimi,
forse tecnicamente non sono fenomeni e, va
riconosciuto, non li aiuta neppure il continuo
ricambio dei componenti della squadra.
Insomma, la tradizione calcistica vaticana
moderna continua a pieno ritmo fin dalla costituzione della prima squadra vera e propria
nata nel giugno 1966 nei corridoi dei musei.
Interessante ricordare che a formarla ci pensarono custodi, restauratori ed amministrativi che scelsero di chiamarla Hermes. Nome
originale e spiegazione curiosa: molti di loro
in quel periodo prestavano servizio nel cortile
ottagono del museo Pio Clementino dove si
trova la copia romana della statua di Prassitele raffigurante proprio il mitologico messaggero degli dèi.
15
11 marzo 2012
“ VECCHI” AMICI IN VATICANO
di Giulia Artizzu
... e se per Roma c’e Romeo il gatto der Colosseo per noi c’è CICCIO il
gatto del Museo. Ciccio,
così
affettuosamente
chiamato dai dipendenti,
è un gattone nero molto
socievole e sicuro del proprio fascino. Ultimamente, proprio i dipendenti si
sono resi conto che non
stava bene e che aveva
bisogno di un pronto intervento veterinario, ma per
un “tipetto simile” ci sono
voluti giorni di appostamenti per catturarlo, perché appena vedeva arrivare il veterinario spariva
nel nulla. Allora, il nostro
Staff per la salvaguardia
della fauna ha tentato
una strategia che in un
primo momento sembrava aver successo, nonostante fossimo in tre nel
cercare di farlo entrare
nel trasportino Ciccio senza scomporsi ha dimostrato una inedita forza da
toro. Ha piantato a terra
tranquillamente davanti
al trasportino le sue grosse zampotte e non c’è
più stato nulla da fare,
era inamovibile. Solo l’intervento di Luigi Buratta
(che orgoglioso ha sempre detto ai turisti che lo
accarezzavano “It’s Ciccio…is my friend) ha evitato l’uso della cerbottana con l’anestetico. Dopo
giorni di fiato sospeso per
una serissima operazione
e lunga degenza in clinica specialistica Ciccio
è tornato ai Musei e alla
solita vita di tutti i giorni:
lattuccio caldo in tarda
mattina e preferibilmente
una dormitina nel primo
pomeriggio in braccio a
qualche bella turista.
Ciccio non è l’unico gatto
presente e per lui e per gli
altri sono state posizionate delle apposite casette
per il loro ricovero nelle
zone di necessità.
Le cassette per il ricovero
dei gatti sono state realizzate dai Servizi Tecnici,
per intervento di Mons.
Viganò ed in seguito di
S.E. Mons. Sciacca su progetto del Prof. Klaus Gunther Friedrich, come già
costruite in Germania secondo modalità utili per
i felini, ma esteticamente accettabili per essere collocate nei Giardini
Vaticani atte a garantire l’igiene ed il decoro
dell’ambiente.
A tal fine sono stati precedentemente effettuati
sopralluoghi nelle zone
interessate con l’Arch.
Barbara Bellano ed il Sig.
S.E. Mons. Giuseppe Sciacca con i resposabili per la “Tutela della
Fauna” il Prof. Klaus Friedrich e Giulia Artizzu.
16
Mauro Caporusso della
Direzione dei Servizi Tecnici e del Sig. Luciano
Cecchetti dei Giardini
Vaticani, per individuare collocazioni che non
disturbino il contesto architettonico e paesaggistico. Un ringraziamento va al Dott. Domenico
Giani, Direttore dei Servizi
di Sicurezza e Protezione
Civile, che ha delegato
l’Ispettore Stefano Marcon per affiancarci durante i vari interventi e a
tutto il Corpo della Gendarmeria per la collaborazione quotidiana.
Questa esperienza ci ha
entusiasmato per la fruttuosa e armoniosa collaborazione che si è venuta
a creare fra di noi, interrompendo così la routine
di tutti i giorni operando
per una buona causa.
All’Ombra del Cupolone
UN SENTITO ADDIO
di Pier Carlo Cuscianna
Le sue inseparabili matite sono ancora sulla
sua scrivania da Vice Direttore dei Servizi Tecnici del Vaticano, dove hanno appena finito
di tracciare, con i tratti veloci e precisi che
contraddistinguevano la sua mano, il progetto
dell’ultimo grande presepe di Piazza S. Pietro.
L’architetto Giuseppe Facchini - definito “storico architetto del Vaticano” da un servizio
del TG5 dedicato all’inaugurazione del Presepe del 2011 - che da più di trentacinque anni
prestava le sue mine alla Città del Vaticano,
spaziando dal progetto della piscina di Papa
Wojtyla alla costruzione della Domus Sanctae
Marthae fino al nuovo ingresso dei Musei Vaticani ed alla Fontana di San Giuseppe, ci ha
lasciati lo scorso gennaio.
Schivo, ma mai avaro di sorrisi e di battute spiritose con le persone che gli stavano accanto,
Giuseppe Facchini ha attraversato più di trentacinque anni di professione, con uno stile che,
rifacendosi alla prima delle Lezioni Americane
di italo Calvino, potrebbe forse essere improntato alla “leggerezza”, cioè a quella capacità
di togliere peso, inteso quale inutile zavorra,
sia al suo lavoro sia ai suoi rapporti con gli altri,
prediligendo, invece, la “leggerezza” del vero
e dell’essenziale, della semplicità, sia nel tratto
architettonico che nei rapporti umani.
Vederlo organizzare le attività legate alla progettazione o quelle inerenti la realizzazione,
risolvendo le molteplici problematiche proprie
del cantiere, significava imparare l’efficacia
dell’esperienza legata alla capacità di commisurare gesti e parole nascondendone, però, il
“peso” di cui si parlava prima con una battuta
sarcastica o con un guizzo degli occhi, ridenti
al di sotto della sua caratteristica e curatissima
chioma argentea.
Quando, nel giugno del 2005, Stefano Lorenzetto lo intervistò per il Giornale, riassumendo
sia la sua attività sia lo storico legame della
famiglia Facchini con la Santa Sede (il nonno
Amedeo è stato funzionario della Biblioteca
Vaticana per tutta la vita) Giuseppe Facchini chiuse l’intervista con quella che era la sua
concezione della professione di architetto “…
una professione artigianale, sia pure di altissimo livello, molto umana, molto terra terra, che
crea le cose per la gente e non per la gloria di
chi le firma. L’architettura è fatta di mente e di
anima..”
Conoscendolo, e conoscendo anche le cose
che ha prodotto, questa affermazione non
può essere messa in discussione. Nella sua
opera c’è sempre la testimonianza di uno stile
pacato ma perfettamente leggibile, sempre
consono, nell’accostamento e nella composizione delle forme e dei materiali, alla filosofia
del contesto in cui si interviene.
Quando gli si chiedevano consigli riguardo alla
risoluzione di qualche dubbio progettuale era
solito rispondere con sicurezza indicando subito, con quel sorriso un po’ ironico che assumeva sempre con le persone con cui lavorava,
la soluzione indubbiamente più semplice, più
pura, meno arzigogolata, e terminando la sua
spiegazione con un bonario rimprovero, reso
ancora più affettuoso dal romanesco: “ La
matitaaa! Ve scordate sempre de usà la matita figli miei…e sempre co ‘sto computer…”.
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11 marzo 2012
LA PAROLA DEL PAPA
(Benedetto XVI, discorso del Papa durante l’incontro
con un gruppo di vescovi degli Stati Uniti d’America ricevuti giovedì 19 gennaio 2012)
L
a Chiesa è chiamata, in ogni tempo opportuno e non opportuno, a proclamare
il Vangelo che non solo propone verità
immutabili, ma le propone proprio come chiave per la felicità umana e la prosperità sociale
(cfr. Gaudium et spes, n. 10). Nella misura in
cui alcune tendenze culturali attuali contengono elementi che vogliono limitare la proclamazione di tali verità, o racchiudendola entro
i confini di una razionalità meramente scientifica o sopprimendola nel nome del potere politico e del governo della maggioranza, esse
rappresentano una minaccia non solo per la
fede cristiana, ma anche per l’umanità stessa
e per la verità più profonda sul nostro essere
e sulla nostra vocazione ultima, il nostro rapporto con Dio. Quando una cultura tenta di
sopprimere la dimensione del mistero ultimo
e di chiudere le porte alla verità trascendente, inevitabilmente s’impoverisce e diviene
preda, come ha intuito tanto chiaramente il
compianto Papa Giovanni Paolo II, di una lettura riduzionistica e totalitaristica della persona umana e della natura della società.
Con la sua lunga tradizione di rispetto del giusto rapporto tra fede e ragione, la Chiesa ha
un ruolo cruciale da svolgere nel contrastare
le correnti culturali che, sulla base di un individualismo estremo, cercano di promuovere
concetti di libertà separati dalla verità morale. La nostra tradizione non parla a partire da
una fede cieca, bensì da una prospettiva razionale che lega il nostro impegno per costruire una società autenticamente giusta, umana
e prospera alla nostra certezza fondamentale
che l’universo possiede una logica interna accessibile alla ragione umana. La difesa della
Chiesa di un ragionamento morale basato
sulla legge naturale si fonda sulla convinzione che questa legge non è una minaccia alla
nostra libertà, bensì una “lingua” che ci permette di comprendere noi stressi e la verità
del nostro essere, e di modellare in tal modo
un mondo più giusto e umano. Essa propone
pertanto il suo insegnamento morale come un
messaggio non di costrizione, ma di liberazione, e come base per costruire un futuro sicuro.
La testimonianza della Chiesa, dunque, è
per sua natura pubblica: essa cerca di convincere proponendo argomenti razionali nella pubblica piazza. La legittima separazione
tra Chiesa e Stato non può essere interpretata come se la Chiesa dovesse tacere su
certe questioni, né come se lo Stato potesse
scegliere di non coinvolgere, o essere coinvolto, dalla voce di credenti impegnati nel
determinare i valori che dovranno forgiare il
futuro della nazione.
L’eucarestia è la via per costruire una società più equa e fraterna.
quale migliore occasione nella nostra giornata e vita che partecipare
alla Messa quotidiana nella nostra chiesa di Maria Madre della Famiglia, alle ore 7.30
18
All’Ombra del Cupolone
NOTIZIE LIETE E TRISTI
CI SONO ANCH’IO !
Diverse famiglie di dipendenti del Gover natorato sono state
allietate in questo periodo dalla nascita di figli:
Ginevra(19/12/2011)di Frioni Emiliano;
Celeste(10/01/2012)di Orzilli Danilo;
Federico(14/01/2012) di Lollobrigida Andrea;
Lucio Tommaso (14/01/2012) di Gioacchini Roberto;
Ilaria Victoria (23/01/2012) di Serafini Laura;
Sienna (23/01/2012) di Benedetti Andrea;
Amelia(28/01/2012)
di Risi Massimiliano;
Samuele(07/02/2012)di Marazzi Luca;
di Piccinini Mirko;
Diego(07/02/2012)
Manuel(14/02/2012)
di Bizzoni Mauro;
Miriam(29/02/2012)
di Raimondo Cristian;
Alexander(05/03/2012) di Lupia Simone.
NELLA LUCE DI GERUSALEMME CELESTE
Con fede in “Cristo Gesù, che ha fatto risplendere la Vita
e l’Immortalità per mezzo del Vangelo”, ricordiamo dei dipendenti:
Giuseppe Facchini
Claudio Duca
(05/01/2012) dipendente Servizi Tecnici;
(26/01/2012) dipendente dei Musei Vaticani;
e alcuni loro familiari:
Orazia Fichera (30/01/2012) madre di S.E.R. Mons. Giuseppe Sciacca ;
(10/12/2011) madre di Fabio Zuccheretti;
Luigina Vannimartini
Antonio
(19/12/2011) padre di Biagio Tamarazzo;
(24/12/2011) padre di Fausto Popoli;
Franco
Maria Panaccione
(24/12/2011) madre di Antonio Simeone;
Romeo
(28/12/2011) padre di Sergio Gobbi;
(31/12/2011) padre di Massimo Ferranti;
Mariano
Luca
(06/01/2012) fratellodi Federico Cavallo;
Claudio
(14/01/2012) padre di Alessandro Pernini;
Gemma Nicoletta Merlino (19/01/2012) madre di Antonio Menna Valerio;
(06/02/2012) padre di Carmine Giuseppe Arena;
Saverio
Nazzarena Protetti (09/02/2012) madre di Marcello De Maina;
Lucia Florio
(11/02/2012) madre di Marco Tullio Cicero;
Rocco Franco Mario
(18/02/2012) padre di Antonio De Santis;
Rina Ligi
(19/02/2012) madre di Ivano Rosadi;
Maria Luisa Menechini (02/03/2012) madre di Tiziana Mancini;
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