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Kit didattico : Pensa al Clima! // l’incredibile viaggio di 4 prodotti
La banana
che arriva dal SUD
Cosa succede quando acquisto una banana dell’Ecuador
prodotta industrialmente? Come incide la mia scelta
sull’ambiente, sulla società e sulle culture del mondo?
Chi difende i bananeros?
PRODOTTO:
Banana della grande distribuzione. Tipo: Cavendish Chiquita
PROVENIENZA:
Ecuador, regione di El Oro, dalla quale provengono gran parte delle banane
esportate dal Paese
PERCORSO:
Dall’Ecuador, regione di El Oro, all’Italia, regione Lombardia
COLTIVAZIONE:
agroindustriale, da parte di multinazionali
il progetto è realizzato da
in partenariato con
Istituto Oikos
Oxfam Italia
www.istituto-oikos.it/pensa-al-clima
http://edu.oxfam.it/it/node/1817/public
e finanziato dal
Ministero degli Affari Esteri
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COLTIVAZIONE
UN NUMERO IMPRESSIONANTE DI BANANE
La coltivazione della banana
La banana è tra i prodotti più coltivati al mondo, insieme a riso e frumento.
Il banano è una pianta erbacea con sviluppo molto rapido che può raggiungere anche i 15 metri di altezza. Un casco di banane può produrre fino a 200
frutti.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
Emilio Colombo e Patrizio Tirelli, Il mercato delle banane ed il commercio equo
solidale, Università Bicocca di Milano
http://www.agices.org/it/download/ricerche/banana-report-finalmay06.pdf
MENO SCELTA, MENO VARIETÀ
Perdita della biodiversità
La FAO stima che nell’ultimo secolo sono scomparsi tre quarti delle diversità
genetiche delle colture agricole.
Le piante conosciute dal genere umano sono oltre 250.000: 30.000 circa
sono commestibili, 7.000 circa sono state usate come cibo, 120 circa sono
oggi coltivate ampiamente; 9 specie forniscono più del 75% dell’alimentazione umana, 3 di queste forniscono da sole più del 50% dell’alimentazione.
COME INCIDE SULL’AMBIENTE
PIANTAGIONI DA 5 MILA ETTARI
La monocoltura
Il banano in Ecuador è coltivato in piantagioni, che si possono estendere
anche per 5 mila ettari, corrispondenti a più di 7000 campi da calcio regolamentari. Questo richiede grandi investimenti economici per la realizzazione
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di strade, sistemi di irrigazione, impianti di imballaggio.
La monocultura agro-industriale prevede la destinazione di grandi estensioni di terreno agricolo a un unico prodotto, con lo scopo di massimizzare le
rese e ottenere il massimo profitto. La produzione è destinata principalmente
all’esportazione.
Questa tipologia di coltura impoverisce le risorse naturali, imponendo il continuo intervento dell’uomo per il mantenimento della fertilità del suolo.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Definizione di monocultura: http://www.treccani.it/enciclopedia/monocoltura
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
Emilio Colombo e Patrizio Tirelli, Il mercato delle banane ed il commercio equo
solidale, Università Bicocca di Milano
http://www.agices.org/it/download/ricerche/banana-report-finalmay06.pdf
GLI TOGLIAMO LA TERRA DA SOTTO I PIEDI
Land grabbing
Il land grabbing è un’acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in
via di sviluppo, mediante acquisto o affitto di grandi estensioni agrarie da
parte di compagnie transnazionali, governi stranieri e singoli soggetti privati,
che ha come risultato l’impoverimento della popolazione locale sino a creare
sacche di povertà.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Francesca Alfano e Arianna Giuliodori, Land grabbing opportunità o rischi per lo
sviluppo dell’agricoltura?, Agriregionieuropa, 6 (22), settembre 2010
http://agriregionieuropa.univpm.it/content/article/31/22/land-grabbing-opportunita-o-rischi-lo-sviluppo-dellagricoltura
Il land grabbing è uno scandalo
http://www.oxfamitalia.org/coltiva/coltiva/il-land-grabbing-uno-scandalo-in-continua-crescita#sthash.pH524x1a.dpuf
Basta land grab
http://www.oxfamitalia.org/coltiva/coltiva/bastalandgrab
Land grabbing, intervista a Stefano Liberti
https://www.youtube.com/watch?v=jt7xu0hE8Tg
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LA FORESTA CHE VA IN FUMO
La deforestazione
L’espandersi delle piantagioni agroindustriali sta accelerando il processo di
deforestazione.
Un ettaro di deforestazione incide con emissioni pari a 500 tonnellate di CO₂
(anidride carbonica equivalente). Questo impatto può essere paragonato a
1.126.000 km (28 volte il giro del mondo) percorsi da un’auto di media cilindrata. In totale in un anno l’impatto di CO₂ è pari a 9 miliardi di tonnellate, ed
equivale al 17% di tutte le emissioni provocate dall’uomo.
A livello globale stiamo mandando in fumo 13 milioni di ettari di foresta pluviale l’anno, per rendere meglio l’idea pensiamo alla metà della superficie del
Regno Unito.
Arrestare la deforestazione sarebbe una delle soluzioni per alleviare il problema del cambiamento climatico. Si stima che il 30% delle piantagioni attuali
fossero un tempo coperte da foreste.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
Mike Berners-Lee, La tua impronta. Scopri l’impatto ambientale di ogni cosa. Da
una pinta di birra a un viaggio nello spazio, Terre di Mezzo Editore, Milano 2013
Sito che sostiene e divulga informazioni sulla produzione sostenibile ed equosolidale della banana
www.bananalink.org.uk
Articolo della FAO sul rischio della perdita di biodiversità delle foreste
http://www.unric.org/it/attualita/26995-fao-a-rischio-la-biodiversita-delle-foresteRisultati della ricerca FAO La valutazione delle risorse Foresta globale del 2010
http://www.fao.org/forestry/fra/fra2010/en/
Sito nato per la salvaguardia delle foreste equatoriali
www.amazonfund.org
CHI DIFENDE LE FORESTE
Associazioni per la difesa dell’ambiente
Ci sono da segnalare attività come quella di Amazon Fund, che finanzia e
sostiene i contadini che non abbattono gli alberi.
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Per approfondire guarda le nostre fonti:
Sito nato per la salvaguardia delle foreste equatoriali
www.amazonfund.org
UNA BANANA IN UN SACCO BLU
Utilizzo di pesticidi
La coltura di banane crea danni ambientali a causa della massiccia quantità di
pesticidi utilizzati per ottenere grandi raccolti e banane prive di difetti, come
richiesto dai consumatori.
Per contenere la diffusione di malattie e parassiti, causate da questa tipologia
di coltura, i caschi di banane vengono avvolti dentro sacchi di plastica trasparente impregnata di prodotti chimici. I fungicidi vengono applicati anche
40/50 volte l’anno, irrorati sulle piantagioni con aeroplani: il 40% di questi
veleni finisce sul suolo e non sulle piante, il 35% viene lavato dalle piogge,
quindi quasi il 90% di questi viene disperso.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
Report di Human Rights Watch, organizzazione non governativa internazionale che
si occupa della difesa dei diritti umani, sullo sfruttamento dei bambini nelle piantagioni di banane in Ecuador
www.hrw.org/reports/2002/ecuador
ACQUA SPORCA
Inquinamento dell’acqua
I prodotti chimici usati per la coltivazione delle banane vengono assorbiti
dal terreno, finiscono nei canali di scolo usati per l’irrigazione e inquinano le
acque.
Questo fenomeno è aggravato dal fatto che i sacchi di plastica, una volta
rimossi dai caschi di banane, non vengono riciclati, ma semplicemente gettati
ai bordi delle piantagioni, nei cosiddetti “cimiteri della plastica”.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
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UN NUOVO ASFALTO NASCE DALLA PLASTICA
Buone prassi
Segnaliamo qualche movimento per combattere l’inquinamento: in Costa
Rica un progetto del Laboratorio costaricano di materiali e modelli strutturali
(LANAMME) sta cercando di utilizzare i sacchetti delle banane per produrre
asfalto.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Articolo sul riutilizzo dei sacchetti usati nelle piantagioni di banane per produrre
asfalto
http://www.freshplaza.it/article/62316/Costa-Rica-una-seconda-vita-per-i-sacchetti-usati-sulle-banane,-produrranno-asfalto
MENO FORESTE, MENO SPECIE
La perdita di biodiversità
Scienziati sostengono che tra il 10 e il 20% delle specie viventi sul pianeta si
estingueranno nei prossimi decenni.
“La perdita di foreste e di terreno” sostiene l’associazione Banana Link “insieme con l’applicazione di grandi quantità di pesticidi, ha portato alla perdita di biodiversità”. Riducendo il numero di esseri viventi (piante, animali,
microrganismi, risorse naturali…) sino alla loro estinzione.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Sito che sostiene e divulga informazioni sulla produzione sostenibile ed equosolidale della banana
http://www.bananalink.org.uk
IMPATTO CULTURALE E SOCIALE
LONTANO DALLE TRADIZIONI
La perdita di identità culturale
Con il diffondersi delle piantagioni di banane e la necessità di manodopera,
molta gente dalla sierra e dalle montagne si è spostata verso valle in cerca di
lavoro, abbandonando territori e tradizioni culturali radicate.
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Le piantagioni hanno determinato anche un notevole flusso di migranti,
spesso clandestini (in Belize, la maggior parte dei lavoratori arriva da Honduras, El Salvador e Guatemala).
L’espansione delle piantagioni a spese delle foreste ha anche avuto l’effetto
di cacciare popolazioni indigene. Un esempio è quello dei Cabecar e Bribri in
Costa Rica, popolazioni che sono seriamente minacciate dalla contaminazione
dei loro fiumi e dalla pressione sulle loro terre. Molti giovani di queste tribù
diventano lavoratori delle piantagioni, abbandonando totalmente la propria
identità culturale per avere un pur bassissimo stipendio.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
CHI PAGA PER TUTTI
Sfruttamento della manodopera
Nelle piantagioni controllate dalle grosse multinazionali vengono negati ai
lavoratori diritti e garanzie sociali di base.
Il prezzo delle banane in Ecuador è tra i più bassi dell’America Latina, perché
i piccoli produttori non sono organizzati, non hanno sindacati e non hanno
accesso al libero mercato.
I dipendenti delle piantagioni possono arrivare a guadagnare anche solo l’1%
del prezzo finale delle banane vendute nei nostri supermercati. I turni di
lavoro possono durare dalle 12 alle 14 ore al giorno. Gli straordinari, anche di
5 ore al giorno, sono il più delle volte obbligatori e non retribuiti. La situazione peggiore è quella delle donne, che non godono di diritti sindacali basilari,
come la maternità o l’assistenza medica.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
NELLE PIANTAGIONI A 13 ANNI
Lavoro minorile
Nel 1994 in Ecuador lavoravano il 38% dei bambini tra i 10 e i 17 anni, nel
1998 la percentuale era salita al 45%.
Questi dati emergono dalla ricerca “Tainted Harvest”, compiuta da Human Riwww.istituto-oikos.it/pensa-al-clima
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ghts Watch (www.hrw.org) nel 2002 e svolta in Ecuador, intervistando lavoratori nelle piantagioni sul tema dei diritti umani.
L’associazione ritiene che il lavoro minorile nelle piantagioni in Ecuador sia
esteso, che si inizi a lavorare nelle piantagioni a 13-14 anni, a volte anche prima.
Le condizioni di lavoro e le mansioni svolte dai bambini in base a leggi internazionali classificano la loro occupazione tra le “peggiori forme di lavoro
minorile”.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
Unicef sul lavoro minorile
http://www.unicef.it/doc/364/lavoro-minorile.htm
Sito di Human Rights Watch, organizzazione non governativa internazionale che si
occupa della difesa dei diritti umani.
www.hrw.org
Report di Human Rights Watch sullo sfruttamento dei bambini nelle piantagioni di
banane in Ecuador
www.hrw.org/reports/2002/ecuador
Testo della Convenzione 182, relativa alla proibizione delle forme peggiori di lavoro
minorile.
http://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---europe/---ro-geneva/---ilo-rome/
documents/normativeinstrument/wcms_152295.pdf
UNA PIOGGIA DI VELENI
Avvelenamento da pesticidi
I pesticidi vengono irrorati con piccoli aerei sulle piantagioni e sui contadini
che in quel momento si trovano nelle piantagioni e che non sono dotati di
protezioni adeguate, nonostante alcuni dei prodotti usati siano stati classificati come molto pericolosi dall’Organizzazione mondiale della sanità, poiché
possono procurare allergie, tumori e sterilità.
Le donne lavorano 12 ore al giorno con le mani immerse in vasche contenenti
prodotti chimici usati per il lavaggio delle banane. In Costa Rica, secondo la
National University of Heredia, tra le donne impegnate negli impianti di imballaggio si registra una percentuale doppia di casi di leucemia.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
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FASE 2 TRASPORTO E IMPORTAZIONE
17 GIORNI IN MARE.
Il trasporto della banana via nave
Il trasporto della frutta avviene in nave su rotta oceanica.
Le casse di banane vengono poste in celle frigorifere con una temperatura di
circa 13/14 gradi, per bloccare la maturazione durante il viaggio. Uno dei porti
più importanti dell’Ecuador è Puerto Bolivar: la nostra banana parte da qui
per raggiungere il porto di La Spezia (Liguria, Italia) con navi merci MSC. In
altri casi le multinazionali controllano anche il trasporto avendo Bananiere di
proprietà. Il viaggio dura circa 17 giorni.
Arrivate al porto italiano le banane sono trasportate ai centri di maturazione
e poi viaggiano via terra su ruota sul territorio nazionale per arrivare alla rete
di distribuzione (negozi, supermercati).
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
Articolo sulla scelta di nuovi porti per la ricezione delle banane
http://www.corriereortofrutticolo.it/content/porto-di-livorno-verso-laddio-al-traffico-di-banane-dole-sceglie-la-spezia-e-civitavecchia
IMPORTAZIONE
I 5 PADRONI DELLE BANANE
I monopoli delle multinazionali
La banana è tra i primi prodotti esportati in termine di volume a livello mondiale e il suo commercio è in mano alle multinazionali.
In cinque (Chiquita, Dole, Del Monte, Noboa e Fyffes) si spartiscono quasi
tutta la produzione mondiale, il 75% del mercato, e hanno il completo controllo della filiera, dal controllo sulle piantagioni agli impianti di maturazione,
dal trasporto attraverso Bananiere di proprietà alle reti di distribuzione dei
paesi consumatori.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004 www.istituto-oikos.it/pensa-al-clima
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COME INCIDE SULL’AMBIENTE
I PICCOLI CONTADINI SONO TAGLIATI FUORI
Esclusione dei piccoli coltivatori
Le multinazionali (Chiquita, Dole, Del Monte…) comprano direttamente solo
da chi è in grado di assicurare almeno 1000 casse, cioè quasi 20 tonnellate di
banane, ogni settimana.
Un ettaro di terra produce tra le 20 e le 40 casse a seconda del periodo, il
che significa che per assicurare la fornitura richiesta servono terreni tra i 25 e
i 50 ettari almeno.
I piccoli contadini sono in questo modo tagliati fuori e costretti a vendere agli
intermediari, ottenendo prezzi molto più bassi.
Quindi si tende a investire in grandi piantagioni, dove viene coltivata soltanto
la varietà richiesta dal mercato.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
COME INCIDE A LIVELLO CULTURALE E SOCIALE
QUANTO COSTA? CHI NE BENEFICIA?
La spartizione dei compensi
Considerando gli introiti che derivano dalla vendita di una banana, ecco come
vengono spartiti:
ˆˆ Lavoratori 3,3%
ˆˆ Proprietari 16,6%
ˆˆ Trasportatore 13,3%
ˆˆ Grossista/importatore 10%
ˆˆ Maturatore 13,3%
ˆˆ Rivenditore 43,5%
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
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I COMPORTAMENTI DELLE MULTINAZIONALI
La pagella di Oxfam
Oxfam ha lanciato un rapporto che analizza il modo di lavorare delle multinazionali alimentari. Questa campagna analizza attraverso una pagella l’operato di queste grandi aziende ponendo attenzione su sette temi: trasparenza
aziendale, trattamento delle donne lavoratrici, diritti dei braccianti agricoli,
trattamento economico e commerciale dei piccoli produttori agricoli, uso
sostenibile della terra, utilizzo delle risorse idridriche e impatto sul cambiamento climatico, sia in materia di riduzione delle emissioni di gas serra sia di
aiuto agli agricoltori ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
L’invito che ne consegue è quello di esortarle a intraprendere tutte le misure
necessarie per dare vita a un sistema alimentare globale più equo.
Per approfondire i comportamenti delle multinazionali:
Iniziativa “Scopri il Marchio”
http://www.oxfamitalia.org/coltiva/coltiva/introduzione-scopri-il-marchio
Documento “Scopri il marchio”
http://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2013/02/BP_Scopri-il-marchio.pdf
Iniziativa “Punteggi delle Aziende”
http://www.behindthebrands.org/it-it/punteggi-delle-aziende
CHI DIFENDE I BANANEROS
Associazioni e campagne
Segnaliamo alcune associazioni e Ong impegnate nel sostegno dei diritti dei
Bananeros:
ˆˆ European Banana Action Network
ˆˆ Farmer’s Link
ˆˆ Banana Link
ˆˆ Us-Leap
ˆˆ Nicanet
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
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Video di Coltivati, format di Oxfam per sostenere e diffondere buone abitudini
http://www.oxfamitalia.org/primo-piano/il-commercio-delle-banane
Articolo e video di Altroconsumo sulle condizioni dei lavoratori nelle piantagioni di
banane
http://www.altroconsumo.it/alimentazione/prodotti-alimentari/news/banane-cosa-ce-dietro-la-produzione
UNA BATTAGLIA SILENZIOSA
La guerra delle banane
La “guerra delle banane” è una battaglia commerciale che ha avuto inizio nel
1993, le cui origini risalgono al 1975, anno nel quale venne firmata la prima
Convenzione di Lomè, che regola i rapporti commerciali tra Unione Europea
e le ex colonie in Africa, Caribi e Pacifico. Il Protocollo numero 5 garantisce
un accesso privilegiato alle banane prodotte in questi Paesi rispetto a quelle
coltivate in America Latina e commercializzate dalle multinazionali.
Nel 1993, con l’entrata in vigore del Mercato Unico, l’Unione Europea ha approvato un regolamento che ha come obiettivo l’armonizzazione commerciale
degli Stati membri per quanto riguarda le banane.
Questa direttiva Europea ha scatenato le proteste delle grandi multinazionali,
in quanto la decisione dell’Ue limitava loro la possibilità di commercializzazione.
Questa battaglia ha portato nel 2006 a un processo di riforma che vede la
liberalizzazione del mercato, danneggiando soprattutto i piccoli produttori
Caraibici poiché rafforza il monopolio delle grandi multinazionali americane
che controllano il mercato delle banane in America Latina.
Si può definire la controversia commerciale più lunga della storia moderna.
La battaglia per il tentativo di liberalizzazione dei mercati e dei commerci è
ancora in corso.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
FASE 4 DISTRIBUZIONE E CONSUMATORE
CHI MANGIA LE BANANE
I consumi europei di banane
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I destinatari dell’importazione delle banane sono i ricchi paesi del Nord, principalmente Europa, Stati Uniti e Giappone, che importano il 65% del totale.
In Italia il consumo di banane è di 9 kg pro capite l’anno.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
CONSUMATORE
PESO POLITICO DEL CONSUMATORE
UNA DOSE DI ETILENE
La maturazione forzata
Giunte a destinazione le banane vengono portate ai centri di maturazione,
dove il processo di maturazione viene indotto con la somministrazione controllata di etilene e l’innalzamento graduale della temperatura.
I frutti maturano in circa una settimana e la tappa successiva vede l’arrivo
della banana al grossista e poi al supermercato, impacchettata e pronta per
essere comprata da noi.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Davide Musso, Bananeros. Viaggio nelle piantagioni di banane tra sfruttamento e
libertà, Editrice Berti, Piacenza 2004
È TUTTO SCRITTO NELLE ETICHETTE
Quante informazioni possiamo trovare nelle etichette
Spesso sulle etichette delle nostre banane troviamo questa informazione:
“trattate con Tiabendazolo”. Il Tiabendazolo, E233, è un fungicida utilizzato
per ritardare la maturazione di agrumi e banane.
Per approfondire guarda le nostre fonti:
Articolo sulla presenza di pesticidi su frutta e verdura
http://www.biospazio.it/print.php?sid=3146
Esempi e norme per l’etichettatura
http://images.to.camcom.it/f/EIC/15/15615_CCIAATO_20112012.pdf
Riferimenti normativi in tema di etichettatura di prodotti alimentari
http://www.an.camcom.gov.it/sites/default/files/QUADERNO_13.pdf
Manuale di corretta prassi per l’etichettatura dei prodotti agricoli di Campagna
Amica, Coldiretti
http://www.sicurezzaalimentare.it/sicurezza-produttiva/Documents/Opuscolo_Etichette.pdf
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