gennaio - Stampa Reggiana

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STAMPA REGGIANA
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periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport
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L'OGGI DI BOLOGNA Soc.Coop. a r.l - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione, Redazione Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794
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Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590
anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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L'UNIVERSITA' DI REGGIO NON DECOLLA
Dal dimenticato progetto di una sede
autonoma a vera e propria filiale di
Modena di cui tutti parlano e su cui
nessuno investe concretamente
Pare che a norma di statuto dell'ateneo, la sede di Reggio Emilia abbia
diritto ad indicare tramite elezioni un
rappresentante dei docenti nel Consiglio d'Amministrazione dell 'Ateneo
per rappresentarne le esigenze ed il
punto di vista. Pare che però il numero di docenti che si è recato a votare
sia stato troppo esiguo e così, non
avendo raggiunto il quorum necessario, questo rappresentante in Consiglio di Amministrazione non ci sarà.
Vale la pena di riflettere su questo
dato, sinonimo di una ormai azzerata
identità del progetto reggiano
dell'Ateneo a reti di sedi, con pari
dignità e su cui territorio ed università dovrebbero investire per portare
rapidamente il polo reggiano alle
dimensioni di quello modenese. Evidentemente non si è costruita da
parte degli enti locali, Comune in
primis quella unità di intenti e di
obiettivi comuni, quella soggettività
reggiana in grado di mobilitare tutti
i protagonisti dell'Ateneo di Reggio
Emilia: evidentemente la pratica dei
rapporti diretti con il rettorato ha
svuotato il progetto, demotivato i
protagonisti e consentito agli enti
locali reggiani e territoriali di non
investire più il becco di un quattrino
sull'università, dopo l'esaurimento del
vecchio accordo di programma, che
portò allora Comune, Provincia, Camera di Commercio, Fondazione Manodori, forze imprenditoriali , privati ed università ad investire diversi
milioni di euro per sostenere l'avvio
dell'Ateneo.
A.S.
LA TELENOVELA
DELLA DIGA
DI VETTO
segue a pagina 6
La storia della grande opera progettata da Giuseppe Carlo
Grisanti nel 1800 e mai realizzata per una ottusa opposizione politica e ambientale
AVANTI CINESI,
LA CITTA'
E' IN VENDITA
di Carlo Baldi
REPORTAGE
UNA REGGIANA
TRA GLI SCAVI
NEL DESERTO
EGIZIANO
EVENTO
LA CITTA'
IN EUROPA
CON LA MOSTRA
FOTOGRAFICA
di Paola Davoli
di Carlo Pellacani
>
Le attività economiche sono in espansione: al primo posto il confezionamento di articoli di abbigliamento.
Trenta ristoranti in più solo in un anno. Le imprese di commercio al dettaglio sono 141
di Simone Russo
a pagina 3-4
da pagina 9 a 11
da pagina 19 a 21
>
da pagina 13 a 17
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Primo Piano >
LARGO AI CINESI
CHE PAGONO IN CONTANTI
di Simone Russo
Mentre i segnali contraddittori
dell’economia costringono gli
esperti del settore a trasformarsi
in maghi per immaginare la fine
della crisi, c’è un particolare settore del mondo produttivo reggiano che sembra sempre vivace
ed è quello che viaggia con targa
cinese.
Gli orientali acquistano, e lo
fanno in contanti. In un momento in cui la liquidità è scarsa, loro
acquisiscono. Da dove provengano queste possibilità economiche non è sempre chiaro,
tanto che Confcommercio con
la sua presidente Donatella
Prampolini in una recente intervista ad E’Tv ha sottolineato la
particolarità del fenomeno.
In assenza di indagini recenti
sul tema, la segnalazione resta
un campanello d’allarme che
prima o poi andrà raccolto. Nel
frattempo la rete dell’impresa
cinese intercetta “pesci” commercialmente ghiotti e collocati in luoghi simbolo della città.
E’ di queste settimane la notizia
dell’acquisizione dello storico
bar del grattacielo di piazza del
Tricolore. Cinese è anche un bar
all’angolo i piazza Prampolini,
proprio sotto le finestre di piazza
Prampolini. E sostanziose offerte
sarebbero arrivate anche ad un
notissimo e storico bar di piazza
San Prospero, anche se in questo
caso il proprietario avrebbe
smentito la circostanza. Il tutto
in un quadro in cui intere vie
della città, in particolare via Eritrea e via Turri e piazzale Marconi, sono ormai diventate luoghi
a quasi esclusiva prevalenza cinese.
Insomma, la “macchia” si allarga, con tutta una serie di conseguenze. La prima è il perdersi
dell’identità reggiana dei luoghi
in cui più forte è la penetrazione
di questa comunità di immigrati.
E’ sotto gli occhi di tutti ormai
da un decennio la lenta e progressiva nascita di una “China-
town” nella zona stazione di
Reggio, dove abbondano negozi
e ristoranti con le insegne piene
di eleganti ma indecifrabili ideogrammi. Al fenomeno si accompagnano i dubbi dei cittadini,
costretti alla vicinanza forzata
con una comunità impenetrabile
per usi e consumi, poco aperta
allo scambio con i locali, dedita
ad affari che in più di un caso
sono finiti nel mirino dei controlli.
Ad occuparsi di tutti questi
problemi non solo le forze
dell’ordine ma anche l’amministrazione comunale: laddove
l’obbiettivo delle prime è reprimere, quello dell’amministrazione è cercare di superare le barriere della separazione e accom-
pagnare la comunità verso l’adeguamento ad una serie di norme
legislative e culturali evidentemente estranee agli immigrati
cinesi. Il processo è lungo e i
problemi sono diversificati, tanto
che il Comune sta predisponendo un patto di convivenza con la
comunità. Gli aspetti problematici afferiscono a sfere diverse ma
si concentrano in alcune aree
ben specifiche.
Ai primi posti tra i problemi
individuati dal comune ci sono:
fenomeni di mancato rispetto
delle norme da parte di alcuni
negozianti, la crescita della prostituzione, la diffusa ignoranza
della lingua italiana anche da
parte di immigrati presenti da
anni sul territorio. <A Reggio
Emilia – si legge in un documento del Comune - si concentra il
più alto numero a livello regionale (28.7%) di realtà imprenditoriali gestite da titolari cinesi.
Il tema del “commercio etnico”, supermarket, bar, parrucchieri, bazar cinesi (ma anche
kebab, macellerie, call center
gestite anche da titolari di altre
origini), evidenzia problemi di
concentrazione in alcune zone
della città, necessità di controlli
amministrativi e sanitari in rispetto delle regole e delle discipline specifiche, problemi di
“convivenza” nel quartiere>.
I dati della camera di commercio dimostrano come le attività
segue a pag. 4
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periodico di attualità cultura spettacolo sport
Proprietario: Editoriale Tricolore S.r.l. Editore: L'Oggi di Bologna Soc. Coop.a r.l.- V.le Aldo Moro, 16 - 40127 Bologna - Direttore Responsabile Ivano Davoli - Art Director Roberta Castagnetti
Servizi fotografici Stefano Rossi Marco Moratti - Sede e Redazione: Via Pasteur 2 - Reggio Emilia - Tel. O522.337665 Fax O522.397794 Pubblicità: PUBBLI7 Uff. Commerciali: Via Pasteur 2 42100 Reggio Emilia
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
3
> Primo Piano
segue da pag. 3
economiche cinesi siano in
espansione, pur in un quadro in
cui l’economia di certo non corre. Le imprese registrate sono
passate da 1.164 a 1.212. Tra le
tipologie commerciali a farla da
10% delle infrazioni rilevate dalla Gdf in campo fiscale riguarda
imprese cinesi. E il 30% dei lavoratori irregolari scoperti è dipendente di imprese gestite dagli
orientali. A fronte dei controlli è
stata chiesta la chiusra di 16 imprese, e la misura è stata esegui-
padrone è l’attività di confezionamento di articoli di abbigliamento, con 726 imprese registrate. Al secondo posto le imprese
di commercio al dettaglio, con
141 iscritti; e al terzo l’attività di
ristorazione, con 134. Questi ultimi appaiono in grossa crescita,
con 30 ristoranti cinesi in più in
un anno.
Di fronte a tanto attivismo, le
antenne delle forze dell’ordine
restano costantemente accese. E
i dati della Guardia di Finanza
dimostrano che è giusto mantenere un certo livello di controllo
sulle imprese cinesi. Basterebbe
un dato per tutti. Nell’anno tra
il febbraio 2009 e il febbraio
2010, le Fiamme gialle hanno
operato il sequestro di 5.500 articoli: prodotti non in regola con
le necessarie certificazioni, contraffatti ma soprattutto non sicuri. Ma c’è anche dell’altro: il
ta effettivamente in cinque di
questi casi. In ogni caso va detto
che queste imprese sono al 99%
collegate alla catena di creazione del valore dell’imprenditoria
italiana: le aziendine abusive
non lavorano praticamente mai
solo per la comunità cinese, ma
nella maggioranza dei casi fanno
da fornitori per poco onesti committenti italiani.
Per concludere c’è un altro
aspetto molto particolare della
comunità orientale che va ricondotto alla comprensione razionale: quello dell’assenza di funerali. In effetti l’impressione è
fondata, ma si tratta di un fenomeno che ha ben poco di misterioso. La popolazione residente
a Reggio è molto giovane, in
grandissima parte al di sotto dei
50 anni. I decessi sono ancora
oggi un fatto piuttosto sporadico, ma ci sono. A renderli poco
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Imprenditori CINESI per classe di attività economica
in provincia di Reggio Emilia - Anno 2009
Attivita'
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, c...
Industrie alimentari
Industrie tessili
Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di ar...
Fabbricazione di articoli in pelle e simili
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali
Fabbricazione di prodotti in metallo
Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
Altre industrie manifatturiere
Costruzione di edifici
Lavori di costruzione specializzati
Commercio all'ingrosso e al dettaglio e riparazione di auto
Commercio all'ingrosso
Commercio al dettaglio
Alloggio
Attività dei servizi di ristorazione
Telecomunicazioni
Attivita' immobiliari
Altre attività professionali, scientifiche e tecniche
Attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator
Attività di servizi per edifici e paesaggio
Attività di supporto per le funzioni d'ufficio e altri servizi
Attività sportive, di intrattenimento e di divertimento
Riparazione di computer e di beni per uso personale
Altre attività di servizi per la persona
Imprese non classificate
Imprenditori
4
9
44
726
10
5
23
8
2
1
3
2
5
1
17
141
1
134
3
4
1
1
3
4
6
1
7
46
TOTALE
Fonte: elaborazione Ufficio Studi CCIAA Reggio Emilia su dati Infocamere
1.212
visibili è la totale assenza di rito
funebre. Questo perchè buona
parte della popolazione immigrata a Reggio non pratica alcuna religione. Inoltre il rito originale è assai complicato e non
avrebbe senso riprodurlo nel
contesto italiano. Nessuna stranezza, quindi: le tombe ci sono,
a Coviolo, mescolate a quelle di
defunti italiani. Eppure, anche in
quel caso, quasi invisibili.
Opinioni >
REPETITA JUVANT?
di Sebastiano Simonini
Uso la forma interrogativa,
perché devo constatare come, in
realtà, sembra che la ripetizione
non giovi molto. Molti amici mi
apostroferanno… ma basta,
sempre le stesse cose, sei il solito
anziano brontolone cui non va
mai bene niente e così via.
Però davvero qualcosa non
torna. Sono ormai anni che molti cittadini, non solo il sottoscritto, lamentano sempre le stesse
cose, i bivacchi nelle aree verdi,
lo spaccio libero e diffuso, l’uso
scorretto degli spazi pubblici, la
sicurezza “percepita” come problematica e così via. Davvero
sempre la solita litania.
Vi sembra ad esempio logico
che alcuni gruppi di extracomunitari trascorrano le loro giornate appollaiati sui gradini della
Chiesa di San Giorgio? Evidentemente non lavorano e di conseguenza sorgono spontanee le
solite domande: come si mantengono? E’ accettabile che un
luogo deputato allo studio e
prevalentemente frequentato
da giovani sia abbandonato in
questo modo? Stesso discorso
per il sagrato del Duomo, la
statua del Crostolo e molti altri
monumenti analogamente offesi.
C’è poi la tanto celebrata fontana del Valli, attorno alla quale diversi gruppi etnici si ritrova-
no ogni giorno e si dedicano a
diverse interessanti attività, che
vanno dallo spaccio allo schiamazzo, ma con il comune denominatore del continuo consumo
di alcolici. Andrà bene così, vorrei almeno che l’Amministrazione lo dichiarasse: “cari cittadini,
va bene così e smettetela una
buona volta di romperci continuamente le scatole”.
Leggo dello stato in cui versa
il Parco Tocci, degrado che è
comune a tutta la zona, viali di
circonvallazione, San Zenone,
Esselunga, Via Guasco, Santo
Stefano. So di ripetermi ancora,
ma spaccio, bivacchi e riunioni
di forti bevitori sono una costante, con le conseguenze del
caso in termini di sicurezza e
coesione sociale. L’intervento
delle forze dell’ordine è episodico, anche se leggiamo che
ogni volta in cui intervengono
qualche risultato lo ottengono,
è troppo chiedere maggiore sistematicità? E’ troppo chiedere
al Sindaco che faccia rispettare
quelle elementari regole e norme richieste e previste per una
civile convivenza? Lo so, è faticoso, ben più facile e comodo
far finta di niente e convincersi
che siano tutte balle e che va
tutto bene, ma così non è, e
sarebbe bello che questa volta
una risposta non arrivasse ricordando i trionfi di Reggio Children, le visioni e le suggestioni
dell’Area Nord corroborando il
tutto con qualche convegno o
festa di piazza, è ora di una risposta concreta, è ora di risultati, è ora che questi cittadini
brontoloni possano finalmente
smetterla di brontolare.
IL "COLORE" DELLA BANCHE
Fineco banca, appartengono a
quell’area, o almeno vi appartenevano al momento della nomina. Si
potrebbe continuare citando il
monocolore del Monte Paschi, a
Siena anche la Curia è organica al
Pd, ma credo possa bastare. Dunque quello di Bossi è un proposito
che si realizzerà nel tempo, attraverso le nomine degli Enti Locali i
leghisti entreranno nei consigli
delle Fondazioni e per quella via
si, condividendo il disegno, ha
pensato bene di mettervi sopra il
cappello. Al netto delle sparate, la
Lega ha però ben compreso che
anche senza consiglieri, le banche
di riferimento dei suoi elettori
sono le Popolari e le Rurali, perché,
di Dario Caselli
data la loro vicinanza al territorio,
sono già ora il perno della tenuta
“Vogliamo le banche”, è stato
del sistema delle piccole imprese.
l’ultimo slogan di Umberto Bossi e
Si tratta di banche solide ed in
subito i dirigenti leghisti si sono
espansione, come Veneto Banca e
mossi, Zaia ha parlato all’assemPopolare dell’Emilia, con un
blea di Veneto Banca ed il
azionariato coeso e legato agli
sindaco di Verona, Flavio ToIstituti, si spiega così il fallimensi, ha partecipato all’assemto dell’ennesimo tentativo di
blea del Banco Popolare e
entrare nel cda dell’Emilia,
già che c’era, pure all’assemdell’avvocato Samorì. La magblea della Cattolica, che è
gioranza dei soci non teme
un’assicurazione, ma tutto fa
l’ingresso della minoranza, ma
brodo. I leghisti sono speciavede dietro questa candidatura
listi nella politica dell’annunil pericolo di contrasti e divisiocio, non sempre alle parole
ni dentro il consiglio. Consideseguono i fatti, ma tanto è
rando che per svolgere al mebastato ad agitare un dibatIl dott. Fabrizio Viola (AD di BPER) ed il Pres. Guido Leoni
glio la loro missione, le Fondatito furioso sulla Lega lottizzioni dovranno alleggerire l’ inzatrice, mentre pochi hanno ricordato che la stragrande maggioran- nei cda delle banche, anche se, per vestimento nelle banche, come
za di banchieri e membri dei cda come sono fatti gli statuti, ben hanno recentemente fatto quelle
appartengono alla sinistra. Tutto il difficilmente conquisteranno la di Modena, cedendo uno 0,50% di
vertice di Intesa, Bazoli, Salza e maggioranza. Questo non impedi- Unicredit e la Manodori, spostanPassera, è composto da uomini sce di giocare sulle divisioni del do ventidue milioni di azioni dal
vicini al Pd, come pure i presidenti centro- sinistra per portare a casa capitale all’utile, diventa sempre
delle Fondazioni maggiori azioni- qualche risultato, come nel caso più importante per un partito coste, Cariplo e Compagnia San Pao- della sostituzione di Salsa alla me la Lega, il rapporto con le
lo, Guzzetti e Benessia; anche in presidenza del Comitato di Gestio- banche del territorio, cosa ben
Unicredit, l’Ad Profumo è un fre- ne di Intesa, dove il governatore chiara anche alle cooperative “rosquentatore delle primarie del Pd Cota ha fatto da sponda al sindaco se”, che pur possedendo una baned a quell’area appartengono i Chiamparino. Occorre dire che in ca come Unipol, stanno sempre più
rappresentanti nei cda delle Fon- questa, come in altre vicende (vedi legandosi alla Popolare emiliana.
dazioni di Torino e Modena, Palen- la nomina a presidente della Po- Come si vede, il risiko bancario,
zona e Calandra. Anche gli espo- polare di Milano dell’ex prodiano non solo è molto complesso, ma
nenti indicati dalla Manodori, Ponzellini), il vero vincitore è Giu- ha vari protagonisti, diversi traDonato Fontanesi (ex presidente lio Tremonti, il quale ha capito che sversalismi e non sempre chi parla
di Coopsette), nel cda della capo- la sua strada verso la Presidenza forte, conta più di chi tace.
gruppo e Girolamo Ielo (ex asses- del Consiglio è facilitata da buone
sore al bilancio), vice-presidente di relazioni col sistema bancario. Bos-
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I Comuni della
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STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
5
>
Università
segue dalla prima
Intanto nelle Commissioni
consiliari del Comune di Reggio
Emilia e prossimamente in Consiglio Comunale vanno in onda
bozze di documenti di oltre
sessanta pagine e copiose quantità di disegni avveniristici chiamati : Programma sulla riqualificazione del complesso del San
Lazzaro, il cosidetto Campus,
senza che ci sia la benché minima indicazione di chi fa che
cosa, e cioè di quali soggetti si
impegneranno ad acquistare
dall'ASL gli edifici e le aree
connesse e si impegneranno a
ristrutturarli, con che mezzi finanziari e con che tempi. Le
solite lucciole di carta che l'Amministrazione Comunale di Reggio Emilia è ormai specializzata
a diffondere, sganciate dalla
benché minima e credibile fattibilità e tempistica. Se va bene
entro quattro anni si assisterà
alla spesa di qualche finanziamento molto datato per aggiustare un po' di vialetti e togliere un po' del tanto pantano
che alla prima pioggia si forma.
D'altronde che sul San Lazzaro
non si sarebbe investito realmente per completarne il recupero è stato chiaro sin da quando il Comune, nel suo agire
confuso, pur in assenza di un
progetto concreto, credibile e
fattibile sull'area, ha deciso di
situare il cosidetto Tecnopolo in
un vecchio capannone delle ex
officine Reggiane. Scelta fatta
in solitaria e digerita poi dalla
Provincia e dall'Ateneo. Scelta
che oggettivamente ha significato l'abbandono dell'impegno
per il recupero completo ed in
tempi non biblici del San Lazzaro. Intanto gli anni passano e,
passeranno velocemente anche
gli ultimi di questa legislatura
amministrativa che lascerà ai
giovani tanti bei disegni, tante
belle suggestioni ma, certamente, non un Campus universitario
completato.
Sullo sfondo poi, a proposito
di risorse che nessuno mette a
sostegno dell'università, c'è la
discussione interna all'Ateneo
sul fatto che per la realizzazione del Tecnopolo reggiano, a
parte la Regione che metterà
una parte di risorse, le altre
necessarie le metterà direttamente e solamente l'Università: diventa quindi difficile se le
affermazioni del prof.Giudici
non saranno smentite e le domande non otterranno una risposta, affermare che i Tecnopoli rafforzeranno l'Università.
A.S.
6
STAMPA REGGIANA
Complesso campus del San Lazzaro
PERCHE’ IL TECNOPOLO INDEBOLIRA’ L’ATENEO
“Studenti e campus saranno
danneggiati dal tecnopolo;
qualche vantaggio per alcuni docenti che disporranno di
maggiori risorse e per la politica locale che ne trarrà maggiore visibilità”: è la convinzione, espressa pubblicamente
nei giorni scorsi, del prof. Paolo Giudici ordinario di microbiologia agraria presso l’università di Modena e Reggio
Emilia. Convinto sostenitore
della necessità di realizzare a
Reggio Emilia un vero campus
adeguato alle esigenze degli
studenti, ritiene che con i tecnopoli in realtà l’Università si
svenda, indebolendosi sul piano economico e didattico per
gli studenti.
I tecnopoli, fortemente voluti
dalla Regione Emilia romagna,
costituiranno nel loro insieme
una rete per il trasferimento
tecnologico e se, all’apparenza, possono sembrare una positiva iniziativa, in realtà nascono in una situazione ben più
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
complessa: ad es. a RE dovranno obbligatoriamente essere
collocati fuori da sedi universitarie (a RE il Comune metterà
a disposizione un capannone
nell’area ex Reggiane), la Regione finanzia i progetti per
il 50% delle spese, il restante
50% è finanziato dall’università con il conferimento di proprie attrezzature, il lavoro del
proprio personale e di denaro
pari ad almeno il 25% del costo delle attrezzature di nuova
acquisizione. In sostanza la
Regione paga il nuovo personale a tempo determinato per
tre anni ed il 50% delle nuove attrezzature. Se la Regione,
come pare, finanzierà progetti di ricerca e cooperazione
con le imprese solo attraverso
i tecnopoli e, come prevedibile, i docenti cercheranno i
contratti di ricerca da privati
(una fonte di finanziamento
oggi importante per l’università) attraverso i tecnopoli
per evitare di versare il 10% a
La sede di Viale Allegri
sostegno dei costi di dipartimento ed ateneo, il danno per
ateneo e studenti, per il prof.
Giudici appare chiaro e si aggiunge ai tagli già effettuati
dal governo. Già in passato,
sostiene ancora il docente, si
sono viste strutture analoghe
che sono costate molto ed
hanno prodotto pochissimo.
A.S.
Università >
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Primo Piano >
DIGA, UNA GRANDE OPERA CHE VA REALIZZATA
di Carlo Baldi
“Profuse in questo progetto
ingenti somme ed una fenomenale attività, ma tutta la
sua energia e gli sforzi da lui
fatti si infransero contro la barriera appostagli dalla ignoranza, dalla malafede,dall’invidia,
dalla riluttanza …………. ad
accogliere idee nuove anche in
opposizione ai loro interessi. Si
disse che allora i tempi non erano maturi per questa impresa,
ma sembra che occorrano per
noi secoli per maturare idee
ormai comuni e messe in pratica in tutto il mondo fin dalle
più remote età.”
Questo è quanto scrive un erede di Giuseppe Carlo Grisanti
ed il progetto di cui si parla è
quello della “diga di Vetto”
del 1800.
Ed ancora “Questo vasto progetto non è stato compreso o
non si è voluto comprendere
ed è notevole il fatto che una
gran parte si è schierata con
oppositori sostenendo
che
il progetto non era pratico
sebbene per dichiarazione di
loro stessi non l’abbiano mai
visto…………………Tutti riconoscono la necessità di provvedere acqua; il valore che essa
ha per la produzione agraria………nonostante si preferisce lasciar scorrere per i nostri
torrenti ingenti volumi di
acque completamente inutilizzate che il più delle volte
sono causa di danni anche
notevoli in ispecie nella parte inferiore del loro corso.
E’ difficile il potersi render
conto di questo fenomeno
di opposizioni contro opere
che sono riconosciute dagli
stessi oppositori di assoluta
utilità.”
Sembrerebbe attualità, in realtà si tratta del diario della
famiglia Grisanti ,scritto da
più mani dal 1758 ai primi
del 1900, che ho rinvenuto
presso l’ultimo erede deceduto qualche anno fa a S.
Polo.
Lo stesso erede ed Ascanio
Bertani, grazie al quale ho
rintracciato la fonte, mi hanno consegnato i progetti della diga realizzati nel 1800,
che sono ora depositati in
parte presso la Biblioteca
universitaria di Via Allegri ed
in parte presso la Fondazione Studium Regiense, a cui
sono stati donati..
“Il Podestà di S. Polo, continua
la ricerca, o chi per esso, forse
per odio personale ,guidato da
criteri che allora, come oggi, informano per lo più gli atti dei
nostri amministratori per quel
che riflette ogni iniziativa che
esorbita dai normali metodi e
sistemi, si oppose al progetto
Grisanti cercando come al solito di assicurarsi il quieto vivere
allontanando da sé e dai colleghi di amministrazione tutte le
cause che potessero turbare le
stasi del loro cervello con idee
nuove per loro e poco comprensibili.”
Il documento parla poi di dieci generazioni dei Grisanti. La
STAMPA REGGIANA
prima, con Grisanti e Cagossi
nato nel 1560, avrebbe abitato
a Roncolo di Quattro Castella,
giurisdizione di Montevetro, e
l’ultima con la morte di Livio a
Varazze il 15 settembre 1920 .
La famiglia Grisanti si spostò
poi a Bibbiano in località Fossetta ed acquisì gradualmente
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
segue a pag. 10
9
> Primo Piano
segue da pag. 9
un patrimonio notevole fra
Barco, Bibbiano, Montecchio,
S. Polo d’Enza e Reggio. Il documento elenca accuratamente le molteplici proprietà di
terreni e di immobili.
Il progetto della diga sull’Enza è in relazione alla settima
generazione, al dr. Giuseppe
Carlo Grisanti, nato a Bibbiano
nell’agosto del 1808 e morto a
Parma il 23 gennaio 1865.
Licenziatosi con successo dal
Collegio Seminario di Correggio, frequentò l’Università di
Pisa , dove ne uscì dottore in
legge.
Il Grisanti però ,anziché dedicarsi all’attività forense , “per
atavismo, per intuizione, per
osservazione diretta e per gli
studi fatti fin dai primordi
comprese che la ricchezza ed il
benessere economico di un paese dipende anche dalla produzione agraria, fonte di ogni
prosperità e………diede tutto
se stesso e si dedicò col suo
naturale slancio e con l’infrenabile suo spirito di iniziativa
all’applicazione nel vasto campo dell’agricoltura, nel rispetto
dei principi e delle teorie che
si facevano strada per opera
specialmente
dell’eminente
agronomo Filippo Re.”…” Passò diverso tempo in Sardegna,
a Torino , a Genova ed altrove, strinse amicizie con diverse
personalità politiche, scientifiche e letterarie.
Nell’adunanza degli utenti del
Canale di Bibbiano del 5 maggio 1836 fu nominato Sovrain-
tendente alle acque ed irrigazione di detto canale.
Dopo aver acquisito il diritto di sfruttamento dei terreni
demaniali lungo l’Enza, con
l’opposizione del Comune di
S. Polo, che iniziò una lite giudiziaria che durò dal 1847 al
1874, il Grisanti integrò la sua
idea col progetto di un grandioso serbatoio nel fiume Enza
e di un canale per l’irrigazione
dell’agro reggiano e parmense
sopra alla Via Emilia .
Come si legge dai documenti dell’epoca , la domanda di
concessione di derivare acqua
dall'Enza, dalla quale ebbe origine il progetto chiamato “bacino Grisanti”, fu presentata dai
Grisanti nel 1863 al Consiglio
superiore dei lavori pubblici, il
quale richiese alcune integra-
zioni. Gli eredi Grisanti sotto il
nome di “ditta Grisanti-Carmi
di Reggio Emilia” fecero modificare il primitivo progetto dal
professor Torricelli della facoltà di ingegneria dell’Università
di Roma, progetto che tornò
alla Commissione idraulica del
Ministero dell'agricoltura.
Il progetto, nel suo insieme,
consisteva:
nella costruzione del serbatoio
delle Gazze sull'Enza a 25 km
da San Polo, capace dell'intera
quantità d'acqua occorrente;
della diga di presa a Guardasone dalla quale avevano origine due canali: uno in provincia
di Reggio per irrigare circa ettari 7000 di terreno ed uno in
provincia di Parma per ettari
4000.
L'acqua del serbatoio delle
Gazze ,introdotta liberamente
nel corso dell'Enza, veniva arrestata dalla diga impermeabile di Guardasone , che la guidava poi a due edifici di presa.
I canali principali di massima
seguivano il piede delle colline
sia in provincia di Reggio che
in quella di Parma. Quello di
Reggio sboccava nel torrente
Crostolo presso Puianello, l'altro nel torrente Parma. Ciò serviva per irrigare, durante 100
giorni, un'estensione di terreno
di circa 11.000 ha. La diga raggiungeva l’altezza di 60 metri
dal letto del fiume e aveva una
larghezza predominante di
mezzo kilometro e massima di
1 km . Il costo stimato dell’opera era di lire 5.500.000.
La domanda venne finalmente
accolta dai consigli provinciali
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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di Parma e di Reggio Emilia nel
1890 e nel 1891 e la concessione venne data nel 1902 alla
ditta “successori Grisanti” che
poi cedette nel 1907 al cav. Gaetano Anaclerio tutti i diritti di
derivazione della acque.
Non sto qui ad elencare il successivo iter .
Evidenzio l'intervento del Ministero lavori pubblici del 27
agosto 1921 che parlò della
possibilità che l’energia proveniente da tale impianto potesse essere utilizzata nella elettrificazione ferroviaria della
Milano Bologna .
Dopo diverse discussioni e diatribe venne rivisto il progetto col concorso delle Ferrovie
dello Stato. Esso prevedeva
la creazione, oltre ai relativi
impianti idroelettrici, la costruzione di una diga alle strette
delle Gazze dell'altezza di 70
m, consentendo così di realizzare un serbatoio di 55
milioni di metri cubi.
Nel corpo stesso della diga
era prevista una centrale di
punta della potenza massima di 25.000 KW/ora. Nella
stretta di Vetto era prevista
una seconda diga dell'altezza di ritenuta di metri 50,
consentendo così di realizzare un lago della capacità
di 44 milioni di mc.Anche
in questa seconda diga era
prevista una seconda centrale della potenza di 6000
KWh .
L'acqua di scarico di detta
centrale veniva poi immessa
nel torrente con una galleria
di 1200 mt, per poi essere ripresa dallo sbarramento del
Guardasone, dopo circa 12
km, per immetterla nei canali di irrigazione.
Il bacino imbrifero sfruttato
da tali impianti, dice la relazione, è di circa 280 Kmq e
si prevedeva di irrigare più di
16.000 ettari di terreno.
Conclude che il progetto in
parola avrebbe fornito l’energia elettrica necessaria per la
elettrificazione della MilanoBologna e della Parma- Spezia, per “l’alimentazione delle
quali, altrimenti, si dovrebbe
portare l’energia degli impianti del Trentino con grandi linee
di trasporto, le quali, per l’elevato costo, aumenterebbero il
prezzo dell’energia”.
Ed ancora “i serbatoi hanno lo
scopo di rendere costante la
portata del fiume, eliminando
i gravissimi inconvenienti che
le grandi piene producono a
valle, risparmiando così le ingenti spese alle quali lo Stato è
annualmente costretto per evitare o riparare i danni prodotti
da tali piene”.
Ci si augurava che la realizzazione del progetto partisse
finalmente a breve . Con la prima guerra mondiale e infine
con la seconda tutto è caduto
nel vuoto.
Dopo l’ultima guerra il progetto fu ripreso e negli anni ‘80,
su progetto dell’ing. Marcello,
l’opera poteva avere finalmente inizio, grazie ai finanziamenti ottenuti per la realizzazione
delle basi della diga e degli
speroni. Ma per non disturbare
“due lontre intraviste nel fiume” (ignorando tra l’altro la
produzione di energia pulita),
l'ottusità e il conflitto politico
hanno paralizzato di nuovo
l'iniziativa per realizzare l’idea
geniale del Grisanti.
Sul campo di queste diatribe, “a causa dell’ignoranza,
dell’invidia, della riluttanza ad
accogliere nuove idee anche in
opposizione ai loro interessi”
avrebbero detto i Grisanti, restano la distruzione del patri-
monio dei Grisanti profuso a
tale fine e le grandi spese sostenute fino ad oggi, rinviando
sine die la realizzazione “di
idee che sono messe in pratica
dalle più remote antichità” .
Se ne sta finalmente parlando
di nuovo, e la storia si ripete.
Dopo un secolo e mezzo c'è
ancora opposizione, molte
volte per partito preso, senza
conoscere il progetto stesso e
senza capire l'importanza che
potrebbe avere per tutta la
nostra economia. A maggior
ragione oggi, quando, di fronte alla crisi in atto, le grandi
opere infrastrutturali possono
dare un contributo significativo all’inversione del ciclo economico.
Confidiamo però per dirla con
Dobroliubov, che finalmente
venga il nuovo giorno.
Nelle foto:Vetto d’Enza 1923. Inizio dei
lavori e visita delle autorità durante i
sondaggi.
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STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
11
STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Eventi >
FOTOGRAFIA EUROPEA
IL RICONOSCIMENTO
DEL PRESIDENTE NAPOLITANO
Alessandra Spranzi, Cavallo mascherato
Conferenze, incontri, workshop, reading, proiezioni e spettacoli in oltre 200 sedi
di Carlo Pellacani
Fino al 13 giugno Reggio vive
l’euforia di essere centro d’arte internazionale. La manifestazione Fotografia Europea,
che – per la quinta volta – è in
pieno svolgimento dal 7 maggio, sembra aver generato uno
scatto d’orgoglio nella città.
Un contributo significativo è
derivato dal Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano che, attribuendo un proprio riconoscimento ufficiale
all’iniziativa culturale, esalta
le potenzialità della nostra
terra e attribuisce un meritato
apprezzamento ad un sistema
culturale d’eccellenza che ha i
suoi cardini nei servizi bibliotecari e museali del Comune,
nelle esposizioni di Palazzo
Magnani e nella produzione
dei Teatri.
Accantonate le controverse valutazioni della vigilia, la manifestazione sembra coinvolgere
l’intera collettività e superare
la soglia delle centomila visite
dello scorso anno. Anche se la
durata delle giornate inaugu-
rali (momento clou delle conferenze, dei work-shop, delle
letture e proiezioni, e degli
spettacoli e concerti) è stata
ridotta a causa delle minori disponibilità finanziarie, l’incremento degli spazi off (passati
da 150 ad oltre 200) e la possibilità di visitare le mostre fino
al 13 giugno inducono a considerare attendibile tale previsione. E attribuiscono contorni
di verosimiglianza all’ipotesi di
un consistente indotto per la
città.
L’incanto, Man Ray
e le mostre personali
L’incanto è il tema scelto dal
curatore Elio Grazioli, cioè la
possibilità di scoprire e svelare
i segni della trasformazione e
del cambiamento della realtà
attraverso il filtro della fotografia.
I filoni in cui si articola la manifestazione sono quattro:
omaggi, mostre personali, produzioni e progetti. Ciascuno
sarà visitabile fino al 13 giugno, nei Musei Civici, nei Chiostri di San Pietro e negli spazi
espositivi dei Chiostri di San
Domenico, nella Galleria Parmeggiani, a Palazzo Casotti,
nello Spazio Gerra, nella Sinagoga e nel Museo dei Cappuccini. Alle mostre istituzionali
si affiancherà il Circuito Off,
la sezione indipendente con
più di duecento eventi (erano
stati 150 del 2009) ospitati in
gallerie d’arte, bar, ristoranti,
librerie, appartamenti e spazi
commerciali della città.
L’evento di spicco della quinta
edizione di Fotografia Europea
sono dedicate a quattro autori: l’eclettico Mark Borthwick,
film-maker, musicista e fotografo inglese noto soprattutto
nel settore della fotografia di
moda ma artista a tutto campo; Ange Leccia, artista francese attivo fin dagli anni Ottanta
Man Ray 1934, autoritratto
è l’omaggio al grande fotografo Man Ray (Filadelfia 1890
– Parigi 1976), realizzato in collaborazione con la Fondazione
Marconi di Milano. La retrospettiva copre l’intero arco del
percorso creativo dell’artista,
dagli anni Venti agli anni Cinquanta. Le mostre personali
negli ambiti della fotografia e
del video; Alessandra Spranzi,
brillante fotografa che si dedica a situazioni quotidiane dai
risvolti surreali e perturbanti;
e Richard Wentworth, scultore
contemporaneo inglese impegnato in work in progress fotografico sulle “sculture di ogni
STAMPA REGGIANA
giorno”.
Le produzioni e i progetti
Fotografia Europea propone,
inoltre, produzioni originali
di Francesco Jodice, fotografo
particolarmente sensibile al
tema della natura mutevole
della città contemporanea nelle sue relazioni tra le persone
e le architetture, che realizzerà
un progetto, curato da Marinella Paderni, dedicato al tema
della mobilità e all’evoluzione
dell’automobile da bene a servizio.
Nell’ambito del progetto europeo SETSE (Seeing European
Culture Through a Stranger's
Eyes) viene presentata la ricerca svolta dal fotografo francese Alain Willaume a Reggio
Emilia: “La parte in comune +
Rumori di un banchetto gioioso”. Alain Willaume coinvolgerà alcune famiglie che hanno
aderito al progetto e le ritrarrà
durante e subito dopo il momento del pasto, concentrandosi sui rituali domestici quotidiani. In mostra anche una
selezione di fotografie estratte
dagli album delle famiglie e
dagli archivi storici del Comune, in collaborazione con Fototeca della Biblioteca Panizzi di
Reggio Emilia e Anne Testut.
L’offerta espositiva prevede
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
segue a pag. 14
13
> Eventi
FOTOGRAFIA EUROPEA: PER LA QUINTA
segue da pag. 13
anche una selezione di progetti
speciali cui partecipano i fotografi reggiani Alessandro Rizzi,
Sonia Panciroli e Elisa Pellacani,
e giovani talenti come Maurizio
Agostinetto, Alessia Bernardini e Machiel Botman. Di grande
impatto sono gli scatti del fotografo inglese Kevin Cummins,
che dagli anni Settanta ad oggi
ha realizzato ritratti di alcuni dei
più acclamati musicisti inglesi.
Le mostre collettive
Importanti sono anche le mostre
collettive. Sono: Al di là delle apparenze opache, a cura di Gigliola Foschi, che propone opere di
Nunzio Battaglia, Maggie Cardelús (Spagna-Stati Uniti), Martina
Della Valle, Martina Dinato, Thomas Flechtner (Svizzera), Pierluigi Fresia, Francesca Grilli, Daniele
Lira, Claudia Losi, Esko Männikkö
(Finlandia), Lala Meredith-Vula
(Bosnia Erzegovina), Jari Silomäki
(Finlandia), Pio Tarantini, Davide
Tranchina, Devis Venturelli, Dubravka Vidovic (Croazia), Thomas
Wrede (Germania); la collettiva
degli otto fotografi del progetto
europeo SETSE (Seeing European Culture Through a Stranger's
Eyes),György Gáti (Ungheria),
Simona Ghizzoni (Italia), Alain
Willaume (Francia), Vanessa Pastor (Spagna), Martti Kapanen
(Finlandia), Tomasz Galecki (Polonia), Georgios Makkas (Grecia),
Petra Cepková (Slovacchia); una
selezione di scatti di Dita Pepe,
Léa Crespi e Rob Hornstra, vincitori della prima edizione del
concorso internazionale di fotografia industriale promosso da
GD4PhotoArt, cui si affiancheranno i quattro vincitori della seconda edizione del concorso.
A uno dei maggiori protagonisti
dell'astrattismo italiano, Luigi
Veronesi, appartiene invece la
collezione di fotografie, grafica
e libri d’artista nata dall’attività
di ricerca e collezionismo di Liliana Dematteis, che ha donato
i materiali raccolti alla Fototeca
della Biblioteca Panizzi di Reggio
Emilia.
E’ parte della rassegna anche
il progetto sul quartiere Santa
Croce di Reggio Emilia, basato
sull’interpretazione artistica di
un gruppo composto da Fabrizio
Cicconi, Lorenza Franzoni, Mirella Gazzotti, Pietro Iori, Manuela
Pecorari e Alessandro Scillitani,
mentre Istoreco realizzerà l’esposizione denominata “Disincanto
africano” con foto di Gino Cigarini sulla sua partecipazione all’avventura coloniale italiana.
Recupero di un’identità
Fotografia Europea costituisce,
dunque, un significativo test per
l’affermazione di una dimensione culturale e propositiva a Reggio Emilia. Le presenze di artisti
di respiro internazionale e l’af-
14
STAMPA REGGIANA
1
2
4
flusso di visitatori provenienti in
larga parte da città limitrofe e
dall’estero possono contribuire a
far maturare nuove convinzioni
e attese. E possono rappresentare l’occasione per promuovere l’idea di una città con forti
potenzialità espressive, facendo
emergere la vera identità cultu-
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
rale di una comunità detentrice
di antiche nobiltà e di grandi patrimoni d’arte.
La rassegna dispone di un catalogo, pubblicato da Electa, che
accoglie tutte le opere esposte,
i contributi critici dei curatori e i
testi dei reading degli autori invitati.
Foto 1: Mark Borthwick Lovers, Lights
Upstate NY. Foto 2: Man Ray MR1926
NoireetBlanche. Foto 3: Esko Männikkö fenicottero. Foto 4: Ange Leccia,
Laure, Paris, 1999 Video 4/3, 60'. Foto
5: Maurizio Agostinetto, Alberi mosso dal vento. Foto 6: Sonia Panciroli, Nasik, India, 2009. Foto 7: Mark
Borthwick, Us Three, Equinox, 2003.
Foto 8: Elisa Pellacani, L'incanto della
città 2009.
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Eventi >
VOLTA REGGIO CENTRO D'ARTE INTERNAZIONALE
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Eventi >
ANCHE LA
MONTAGNA
HA I SUOI
FOTOGRAFI
“In un luogo di paesaggi incantevoli e incantati, emerge con
più urgenza l’interrogativo:
cos’è quel quid che c’incanta
e non sappiamo spiegare?”, la
curatrice della mostra “L’enigma dell’incanto” Alessandra
Azzolini chiama i fotografi
dell’Appennino reggiano, per
la prima volta insieme a Fotografia europea, a rispondere “per immagini”. Il tema è
quello dell’“Incanto. Lo sguardo sul mondo”, proposto dalla
quinta edizione della rassegna,
che Laura Leonelli, a pagina
quaranta del domenicale del
“Sole 24 Ore” del 25 aprile,
ha definito di “straordinario
livello internazionale”. Anche
la montagna porta il suo contributo.
Dall'8 maggio al 13 giugno, la
Darkness Art Gallery di Castelnovo ne' Monti invita i visitatori
di Fotografia europea a proseguire la visita fuori dalle mura
cittadine.
In un’unica esposizione, è possibile fruire degli scatti di Giuliano Bianchini (Ramiseto), James
Bragazzi (Casina), Vanni Francia, Paolo Ielli, Giandomenico
Reverberi, Dante Simonazzi e
Benito Vanicelli (Castelnovo
ne’ Monti). Inaugurazione sabato 8 maggio alle 17, in via
Roma 63.
La mostra, organizzata con il
patrocinio del Comune di Castelnovo ne’ Monti, della Provincia
e del Comune di Reggio Emilia,
presenta una selezione di immagini inedite di una generazione di fotografi, professionisti
e artisti, con le loro differenti
sensibilità tecniche, stilistiche e
predilezioni di genere. “Il giglio
ha un profumo inebriante, eppure è l’immagine della purezza; la donna, intorno alla quale
tutto è sempre in effervescenza,
in fosforescenza, è – al pari della musica – la cosa più elevata
e la più indecisa del mondo;
l’enigma della montagna non è
ancora stato sciolto, per tacere
della notte”, così le parole del
filosofo tedesco Ernst Bloch, nel
testo intitolato Tema dell’incantamento e contenuto nel volume Tracce del 1930, colgono lo
spirito dell’esposizione.
“Fotografia europea 2010 costituisce un’occasione da non perdere, in particolare per un appennino che ha a lungo sofferto
di isolamento non solo fisico e
territoriale, ma anche culturale; per inserirsi nel contesto di
produzione di un immaginario
collettivo di respiro europeo”,
dice Azzolini.
Vanni Francia, Notturno a Firenze, 2009 (Custom)
James Bragazzi, senza titolo, 2010 (Custom)
Paolo Ielli, senza titolo,2003 (Custom)
Giandomenico Reverberi, Sguardi, 2009 (Custom)
Dante Simonazzi, Rosso veneziano, 2009 (Custom)
STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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STAMPA REGGIANA
SU TUTTE LE TAGLIE MORBIDE SCONTO FINO AL
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
30 %
Reportage >
L'ARCHEOLOGA PAOLA DAVOLI
CI RACCONTA GLI SCAVI NEL
DESERTO EGIZIANO
Un altro reggiano, il prof Mauro Cremaschi, collabora alla missione a nord del Birket Qarun
Paola Davoli, nata e residente a Reggio Emilia, si è
laureata e ha conseguito il
dottorato di ricerca presso
l’Università di Bologna. Dal
2002 è professore di Egittologia all’Università del Salento
(Lecce). È direttore archeologo della Missione della New
York University ad Amheida
nell’oasi di Dakhla (Egitto)
oltre che co-direttore della
Missione archeologia a Soknopaiou Nesos. Dirige scavi
in Egitto dal 1995 ed è autrice di quattro monografie e di
numerosi articoli scientifici.
Nel deserto occidentale egiziano, a nord del Birket Qarun,
il lago salato che caratterizza
l’oasi di El-Fayyum, è una città
fantasma, nota ai viaggiatori e
agli esploratori del XVIII e XIX
secolo con il nome di Dime esSeba, “Dime dei leoni”. Il suo
nome antico era Soknopaiou
Nesos, che letteralmente significa “l’isola del dio Soknopaios”, una collina in realtà che
emergeva dalla pianura desertica su cui era stato eretto un
tempio dedicato al dio che assumeva le sembianze di un coccodrillo. L’insediamento venne
fondato nel III secolo a.C. e
dopo essere stato abbandonato dai suoi abitanti intorno alla
metà del III secolo d.C. iniziò ad
essere sepolto dalle sabbie del
deserto. La sabbia e i crolli dei
soffitti delle abitazioni sigillarono e protessero gli oggetti
che gli abitanti avevano lasciato dietro di sé. La lontananza
dai centri abitati e le difficoltà
che comportava raggiungere
un tale luogo hanno consentito una buona conservazione
delle antichità. Fulcro culturale
ed economico dell’insediamento era un grande tempio circondato da mura ancora alte
una quindicina di metri. Era
raggiunto da una strada lastricata lunga circa 400 metri che
divide la città in due quartieri e
costituiva la via su cui le divinità erano portate in processione
durante le feste.
Dal 2003 una Missione Archeologica dell’Università del Salento diretta dai prof. Paola Davoli e Mario Capasso, docenti di
Egittologia e di Papirologia, ha
iniziato una nuova fase di studio e di indagine del sito. Nonostante le difficoltà logistiche
ogni anno la Missione effettua
un mese di scavo e di survey topografico.
Lo scavo è concentrato all’interno del recinto templare dove
è stato interamente portato
alla luce il tempio principale in
blocchi di calcare dedicato al
dio oracolare Soknopaios e alla
consorte Iside Neferses. Il santuario si conserva per 1,6 m di
altezza, ma doveva avere più
piani, come dimostrano due
scale situate al suo interno. La
decorazione del tempio non fu
terminata, ma alcune scene religiose dipinte e scolpite a bassorilievo sono state rinvenute,
PROGETTO INTERNAZIONALE
Il Soknopaiou Nesos Project
è un progetto internazionale nato nel 2005 all’Università del Salento per lo studio
delle fonti e la ricerca archeologica a Soknopaiou Nesos,
aperto alla collaborazione di
quanti si dedichino allo studio dei molteplici aspetti di
questo sito. Il progetto e lo
scavo archeologico sono diretti da M. Capasso e P. Davoli, rispettivamente docenti di
Papirologia e di Egittologia
nell’ateneo salentino. L’Università di Würzburg, nella
persona del prof. Martin Stadler, collabora dal 2005 con il
SNP per lo studio e l’edizione
nonostante l’edificio sia stato
demolito e usato come una
vera e propria cava di materiali da costruzione. Moltissimi
gli oggetti di arredo templare
trovati dalla Missione, come i
papiri scritti in greco e in demotico (l’egiziano dell’epoca),
tra i quali alcuni papiri oracolari, parti di mobili in legno riccamente decorati con inserti in
pasta vitrea policroma e lamina
d’oro, statue di divinità e di sacerdoti. Va infine menzionata
anche una spada in ferro con
pomello in ebano in perfette
STAMPA REGGIANA
dei documenti demotici. Da
anni ormai è inoltre attiva
una collaborazione scientifica con il Kelsey Museum di
Ann Arbor, in cui sono conservati gli archivi della missione archeologica della University of Michigan che scavò
a Dime nel 1931-32.
Lo scavo archeologico è sostenuto
finanziariamente
dall’Università del Salento,
dal Ministero per gli Affari
Esteri, dal cav. Luca Trombi,
mecenate della Missione ormai da diversi anni, e da alcuni sostenitori privati. Per chi
vuole saperne di più: www.
museopapirologico.org.
condizioni, che un cavaliere romano lasciò nel tempio.
La Missione collabora con archeologi reggiani, tra i quali
anche il prof. Mauro Cremaschi,
e con specialisti di varie università europee e statunitensi. Le
scoperte fino ad ora effettuate sono di grande importanza
storica, ma ancora molto resta
da fare e da scoprire a Soknopaiou Nesos.
Foto in alto: l’area prima dello scavo, in
basso a sx il restauro di una sfinge, e la
statuetta in bronzo raffigurante un leopardo.
segue a pag.20
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
19
> Reportage
1
2
5
Foto 1: casa scavata dalla University of Michi
nale. Foto 4: l’ingresso all’aarea templare. Fo
Foto 6: rilievo trovato nel tempio di Soknopa
Foto 8: amuleto in papiro.
4
20
STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
igan nel 1932. Foto 2: l’archivio del tempio. Foto 3: il dromos o strada processiooto 5: l’area dopo lo scavo. Il tempio in blocchi di calcare dedicato a Soknopaios.
aios raffigurante il re e la regina fondatori del tempio. Foto 7: ostrakon demotico.
Reportage >
3
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7
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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REVERBERI
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TORNA
AL
"GIRO"
Dopo un anno di forzato riposo il tecnico reggiano riprende la guida di una squadra
di giovani pronti alla grande impresa in rosa. L'abbinamento con Ernesto Colnago
di Romano Pezzi
Inizia una nuova avventura di
Bruno Reverberi sulle strade del
Giro d'Italia. Il team manager della Colnago Csf Group ritorna alla
corsa rosa dopo la parentesi dello scorso anno, alla guida di una
nuova squadra garibaldina, la più
giovane del contesto. Quasi tutti
giovanissimi, alla guida di una vecchia volpe dell'ammiraglia. Bruno
Reverberi infatti, è dal 1982 che
partecipa al Giro al comando di un
drappello di giovani e ambiziosi
galletti.
"Io e il Giro d'Italia? Una magnifica avventura - dice il tecnico
reggiano - Ogni giorno devi improvvisare, rivedere i programmi,
le decisioni. Devi fare i conti con
quello che hai, e se sbagli, naturalmente lo paghi. Durante le ultime
tappe poi ti senti travolto, ma devi
difenderti, contro tutti, in ogni circostanza e nello stesso tempo, sostenere i corridori ormai stanchi, a
portare a termine la loro fatica."
Reverberi in questa sua ventottesima partecipazione alla corsa
rosa, che rappresenta un record, si
prende carico anche di un'altra responsabilità, importante, far vola-
re il Made in Italy delle biciclette, del Pirata, questo mito bruciato
in un momento difficile, dove la in pochi anni, ridimensionò notesfida col resto del mondo si fa più volmente le strategie di Reverberi,
pressante. Ernesto Colnago, infat- ma non impedì che il demone del
ti, è considerato il più prestigioso doping scottasse anche lui. Come
costruttore di speciali bici da corsa tutti infatti, visse i brutti momenti
del mondo. Un uomo che ha con- causati dai megablitz dei Nas, che
tribuito più di tutto all'evoluzione irruppero al Giro. Memorabile la
tecnica delle due ruote, apportan- notte di Sanremo, tra il sei e il setdovi continue correzioni
e arrivando sempre prima degli altri. Il costruttore milanese mette in
gioco la sua produzione
e far conoscere i suoi
modelli, affidandosi al
manager reggiano in
questa importante passerella che rappresenta il
Giro d'Italia.
Reverberi ha esordito
alla massima corsa italiana quando i campioni
del calibro di Moser, SaBruno Reverberi
ronni, Hinault interpretavano un ciclismo ancora poetico, con grosse
di rivalità ma privo di
veleni. Quello fu il suo
primo periodo vissuto
nel grande ciclismo, ricco d’emozioni, nel quale
ha sempre gestito la sua
squadra con impegno.
Poi visse da vicino la meteora Roche e la rivincita
di Fignon, quindi l'era
del Grande Indurain e
lo spettacolo offerto da
Pantani. La triste favola
te giugno del 2001.
I corridori poi minacciarono di non
ripartire, ma fu proprio Riverberi,
tra gli altri, che in quell’occasione
cercò di salvare la corsa, invitandoli a proseguire. Vinse poi quel
Giro, Simoni.
"Il ciclismo purtroppo è stato preso di mira dall'antidoping - disse
in quelle occasioni - sempre alla
ricerca di colpevoli.
Un sistema che danneggia questo
sport e se non è regolato come si
deve, si rischia di farlo scomparire."
La sua discussa esclusione nell'edizione del Giro dello scorso anno,
segue a pag.24
Erneto Colnago
STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
23
STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Sport >
Roberto Reverberi
segue da pag. 23
quella del "Centenario", gli ha
procurato una grande amarezza.
I veri motivi non sono risultati
mai chiari. Per una squadra tipo
Professional, come quella di Reverberi, non poter disputare il
Giro d’Italia, rappresenta un fatto importante. Ma ora il tecnico
è ancora in gruppo, con al fianco
il figlio Roberto, alla guida della
sua squadra di giovani corridori combattivi, con l'ambizione di
Domenico Pozzovivo
Manuel Belletti
emergere.
Il Giro d'Italia di quest’anno, prende il via dall'Olanda. Non prevede
purtroppo il passaggio sulle strade della nostra Provincia. La sfiora in occasione della sesta tappa
che parte da Fidenza con l'arrivo
a Marina di Carrara. Dopo il via
di questa frazione, posto ai piedi
del Duomo di San Donino, tempio
fidentino di stile romanico, la carovana rosa percorre la Valle del
Taro, fino a Borgo, quindi affron-
ta il Passo del Brattello e attraversa la Lunigiana. Dopo un giro
di circuito nella Città del Marmo,
il traguardo è posto nell'ampio
Viale Colombo, il lungomare di
Marina di Carrara. Non è una frazione difficile perché il Brattello
non rappresenta una insidia per
i grandi. Il circuito finale invece,
sarà il teatro dove si scatenerà la
lotta per la vittoria parziale.
"Si tratta di un giro molto Tecnico
- dice in proposito Reverberi- che
in tanti possono vincere. Tra
gli altri però vedo Evans
e Basso tra i favoriti, perché ritengo che i due abbiano i numeri per farlo.
Per vincere il Giro infatti
occorre soprattutto una
maturità atletica. Evans
è più forte, ma Basso, di
qualche anno in più, è
munito di una notevole
intelligenza tattica. Non
dimentichiamo
inoltre
che questi corridori si
preparano assieme sulle
strade del Mendrisiotto,
ed entrambi frequentano gli stessi ambienti, per
esempio il Centro Mapei
di Varese. Potrebbero
fare benissimo primo e
secondo in classifica.”
“Tra i corridori della mia
squadra – continua Reverberi- la Colnago Csf
6° tappa del Giro : Fidenza Carrara
, punto alla classifica con Pozzovivo, che ha vinto recentemente
in Trentino e giunto secondo al
Giro dell’Appennino. Tra gli altri
Canuti, Frapporti, Savini saranno
gli outsider, traguardi intermedi
potrebbero regalarmeli Belletti,
il giovane Modolo, Bisolti e chissà anche Pavarin o Stortoni, tutti
giovanissimi al loro primo Giro.”
Sull’auto ammiraglia sarà sempre
Roberto Reverberi, il figlio di Bruno, che nonostante abbia ancora
45 anni è considerato un veterano del Giro. Appena 18enne infatti, mentre gareggiava ancora
tra gli juniores con la maglia del
STAMPA REGGIANA
Velo Club Reggio, Roberto, collaborava con papà, al seguito del
Giro d’Italia. Era il meccanico della squadra, la quale allora si chiamava Termolan Galli e nonché il
più giovane componente della
carovana rosa. Possiede un modo
di vedere la corsa eccezionale.
Intuisce i movimenti degli avversari e conosce profondamente le
possibilità dei suoi atleti in ogni
circostanza.
“Ogni anno, al “Giro” – dice Roberto – è sempre una grande
emozione, che diventa impossibile contenere, quando vince un
nostro corridore.”
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
25
> Sanità
VIAGGIO NELLA SANITA' REGGIANA
UNA STRUTTURA PER LE MALATTIE
GENETICHE RARE DEL BAMBINO
di Cristina Bolognesi
La salute è il primo, vero
diritto del cittadino; continua il nostro viaggio nella
Sanità Reggiana, tra competenze, progetti, incontrando
professionisti capaci di coniugare rigore scientifico ed
umanità.
La Struttura Semplice Dipartimentale di Genetica Clinica dell’Arcispedale Santa
Maria Nuova di Reggio Emilia è tra le eccellenze più
qualificate nel settore grazie
alla ricerca ed all’innovazione. Ne parliamo con la responsabile, la dottoressa Livia Garavelli.
Dottoressa Garavelli, si parla
tanto di Malattie Genetiche
26
STAMPA REGGIANA
Rare: cosa sono in realtà?
L’80% delle malattie rare,
circa 5600, è di origine genetica, e pertanto la maggior
parte di queste condizioni si
manifesta in età pediatrica e
rappresenta pertanto un
problema di notevole importanza non solo scientifica,
ma anche, e soprattutto, sociale. Se consideriamo che
l’incidenza delle anomalie
congenite in epoca neonatale è del 2-3%, la provincia di
Reggio Emilia, con circa 5000
nati negli ultimi anni, fa registrare 100-150 nuovi casi
all'anno che necessitano di
essere indagati come possibili Malattie Rare
Quali sono i segni clinici di
sospetto nel bambino?
Innanzitutto i problemi di
accrescimento, le malformazioni congenite, la difficoltà
di apprendimento ed il ritardo mentale.
Perché le malattie genetiche rare sono così difficili da diagnosticare?
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Con il progredire delle scoperte scientifiche diventa
sempre più necessario avere
contatti con Centri di Ricerca
in Italia e all’Estero, laddove
le competenze per lo studio,
in genere molecolare, con
l’Analisi del DNA, dell’una o
dell’altra condizione, possono rendere possibile una diagnosi certa. Si tratta pertanto di uno studio molto complesso, ove le Risorse Umane
rappresentano la principale
criticità. La precocità della
diagnosi ne amplifica consistentemente i benefici.
Giungere ad una diagnosi
eziologica è di rilevante importanza sia per il bambino
affetto (individuazione e
da sinistra: Maria Claudia Menozzi, Francesca Rivieri, Simona Losi, Livia Garavelli, Nilla Canovi
Sanità >
da sinistra: Anita Wischmeijer, Maria Claudia Menozzi, Livia Garavelli, Simonetta Rosato, Chiara Gelmini
trattamento presintomatico
di complicazioni e disabilità
prevedibili, eliminazione di
ricoveri ed indagini non necessarie) che per i genitori
ed i familiari consanguinei
(definizione dei rischi di ricorrenza, individuazione dei
soggetti a rischio).
Cosa avviene in un ambulatorio di genetica clinica?
Si tratta di visite complesse,
talvolta multidisciplinari che
richiedono tempo e spesso
più competenze professionali, quella del genetista, del
pediatra, dello psicologo,
della nurse di genetica clinica, cioè di una infermiera
professionale con particolare competenza in questo
settore. Il colloquio con una
nurse di genetica clinica e
con un medico di consulenza
finalizzato alla compilazione
di una cartella, o con uno
psicologo in casi selezionati,
rappresenta l’atto iniziale di
tutte le prestazioni, sia per
le visite genetiche, in genere
richieste per bambini con
malattie genetiche rare non
note ai fini diagnostici oppure per bambini con malattie
genetiche rare che necessitano di follow-up, che per le
consulenze genetiche. In
questa fase verrà ricostruito
l’albero genealogico del
bambino, della persona o
della coppia interessata (sino
a genitori e zii con relativa
prole) con particolare attenzione alle malattie che ricorrono nella famiglia, soprattutto se presenti sin dalla
nascita o con ritardo mentale o malformazioni congenite. Sarà inoltre raccolta la
storia riproduttiva e i dati
clinici rilevanti riguardanti il
problema che ha indotto la
visita genetica o la consulenza genetica. E’ perciò necessario che l’utente arrivi
alla Struttura con informazioni sufficientemente precise, con la documentazione
clinica adeguata, con eventuali esami radiologici, anche di vecchia data e con
eventuali fotografie di familiari affetti. Per l’esecuzione
di test genetici, da programmare eventualmente dopo
la visita, è necessario che
l’utente (il genitore del bambino) rilasci un consenso
scritto che sarà preceduto da
una informazione sul significato e limiti dell’analisi,
fornita dal medico di consulenza durante il colloquio.
Può essere necessario richiedere una documentazione fotografica ai fini diagnostici, di studio, e di discussione del caso dopo la visita
genetica; anche in questo
caso è necessario che l’utente (il genitore del bambino)
rilasci un consenso scritto;
trattandosi di malattie genetiche rare, infatti, spesso è
necessario richiedere pareri
ad esperti di quella specifica
condizione in Italia o all’estero.
Cosa avviene nel Day-Hospital/Day-Service di Genetica
Clinica?
La nurse di genetica clinica
organizza tutti gli accertamenti, i test genetici e le
consulenze specialistiche
programmate in regime di
Day-Hospital o Day-Service a
cura del medico di consulenza durante le visite ambulatoriali o le consulenze genetiche e comunica alla famiglia gli appuntamenti, che
spesso richiedono più accessi. La nurse di genetica clinica accoglie gli utenti, registra i nuovi Day-Hospital e
Day-Service. Ad ogni accesso
l’utente si presenta al DayHospital/Day Service ed esegue le prestazioni programmate. Nel caso sia necessaria
una prestazione in un altro
reparto, la nurse di genetica
clinica consegna all’utente la
cartella clinica, che dovrà
essere riportata in Day-Hospital/Day-Service alla fine
della prestazione. Alla fine
del processo verrà rilasciata
o spedita a domicilio una
lettera di dimissione o una
relazione a cura del medico
di consulenza, che rimane
comunque a disposizione
per ulteriori spiegazioni
eventualmente necessarie.
STAMPA REGGIANA
CHI E'
Livia Garavelli è Medico Specialista in Genetica Medica e in Pediatria. Responsabile
della Struttura Semplice Dipartimentale
di Genetica Clinica del
Santa Maria Nuova di
Reggio Emilia, è anche
consulente e professore a contratto presso
l’Università di Parma.
Ha al suo attivo circa
240 pubblicazioni in
extenso su riviste nazionali ed estere di
cui 38 su riviste “peer
reviewed” in lingua
straniera. Negli ultimi
anni si sta occupando
anche dello studio e
della ricerca sulla sindrome di Mowat-Wilson che per prima ha
diagnosticato in bambini italiani.
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
27
> Alimentazione
A SCUOLA DI SAPORI
NELL'ATELIER DEL GUSTO
Dai cibi di strada a quelli locali, regionali e nazionali. Sulla sana alimentazione il
coinvolgimento delle scuole dell'infanzia. Servizi di formazione e ristorazione
di Sergio Masini
La ricerca pedagogica e didattica del Centro Malaguzzi,già di
grande eccellenza a livello internazionale, si espande e potenzia
ulteriormente.
Dopo le ricerche e le sperimentazioni sull’acqua e sulla luce,
adesso si inaugura quella importantissima sul cibo.Sull’alimentazione sana. A partire proprio dai
bambini. E’ gia noto che nelle
Scuole dell’infanzia di Reggio i
menù per i piccoli sono oggetto, da anni, di severi studi e di
prove pratiche in diretta, con
precise osservazioni e controlli. E i nostri menù sono provati
anche in diverse scuole di alcuni
Stati di America, con la collaborazione del Centro Malaguzzi e
della CIR (Cooperativa Italiana
Ristorazione di Reggio). In America oggi sono grandi le preoccupazioni per il crescente aumento
dell’obesità e del diabete tra i
bambini. Proprio ieri la moglie
28
STAMPA REGGIANA
di Obama, in TV, rivolta a tutto
il Paese ha sottolineata l’urgente necessità che i bambini si alimentino diversamente e facciano tanti esercizi fisici. Una vera
emergenza. Il Centro di Reggio
si fa carico di questi problemi
anche per l’Italia e l’Europa.
E non solo per i bambini. Con
una grande e impegnativa ricerca –sperimentazione. Con una
struttura tutta nuova: un ATELIER DEL GUSTO. Esso completerà il Centro, ospiterà spazi di ristorazione e laboratori didattici.
E’ un progetto di educazione al
cibo rivolto a studiosi, a scuole,
famiglie e città.
<<L’Atelier del gusto – dichiara
la Prof. Carla Rinaldi, Presidente
del Centro – è simbolo della tensione costante delle scuole reggiane alla ricerca come apertura
alla curiosità e alla creatività dei
bambini, elementi chiave del nostro approccio all’educazione.
L’Atelier del gusto sarà un luogo
dove riscoprire il rapporto col
cibo nella sua pienezza, in modo
giocoso e gioioso. Nella peculiarità del nostro territorio: il cibo
e lo stare insieme, il convivium,
la relazione e comunicazione. La
parola chiave è ricerca rivolta al
linguaggio del cibo>>.
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Si tratta di un grande progetto
educativo per tutti. C’è l’obbiettivo di promuovere la cultura del
gusto, delle tradizioni gastronomiche, la biodiversità alimentare
e i cibi stagionali. Una cucina basata sull’eccellenza delle materie
prime e su trasformazioni che
rispettino al massimo le caratteristiche dei prodotti. Soprattutto
quelli preziosi della reggianità,
ma anche etnici.
Pedagogisti, psicologi, specialisti in scienze dell’alimentazione,
medici e sociologi sono al lavoro
per questo nuovo progetto educativo per le famiglie, le scuole e
la città, che vi parteciperanno attivamente per riscoprire la sana
e buona tavola. In questo tempo
di sofisticazioni e mistificazioni
c’è bisogno di cibo giusto e sano
soprattutto per i bambini, per un
futuro migliore. Sono i temi della” memoria”e della “identità”
come emergenti e urgenti nel
disordine della società attuale.
Sulla linea del Prof. americano
Jerome Bruner ( amico del Centro) al quale è stata assegnata
la cittadinanza reggiana. Egli ha
scritto: <<Sapere dove sei, dove
ti trovi, come vivi ti aiuta a sviluppare il senso della tua per-
sonale identità e del tuo posto
rispetto al mondo. Nella cultura
e nella libertà. Ogni luogo ha il
proprio spirito, il proprio passato, le proprie aspirazioni>>.
Grande progetto, grandi investimenti, tante strutture e gestioni
anche per la completa riabilitazione dell’ ex magazzeno Locatelli, in via Blignj, ora sede del
Centro. 100.000 metri quadrati
in più e 3,6 milioni di euro. E
tanta nuova rilevanza internazionale, tenendo già conto delle
oltre 70.000 presenze al Centro
nel 2009 e 170 gruppi di studio
con esperti ed educatori di circa
50 Paesi del mondo.
L’Atelier del gusto sarà uno spazio a molte funzioni, articolato
in tanti servizi di formazione
e ristorazione disposti su quasi
1.800 mq. di superficie. Ci sarà
una cucina didattica, una caffetteria, un ristorante, un negozio di alimenti. Ci sarà anche
un’area dedicata al ”cibo di strada” (street food) con cibi classici
locali (dall’erbazzone al gnocco)
e regionali (piadine e tigelle) e
nazionali (olive all’ascolana ecc.).
Ci sarà un bando di selezione per
le ditte interessate a gestire gli
spazi e le attività descritte.
Alimentazione >
La Presidente di Reggio Children
Al piano terra sarà allestita una
PIAZZA DI ACCOGLIENZA con:
Reception (900 mq.), caffetteria con 50 posti a sedere, area
relax, banco di spesa, area di
consumo con bancone di appoggio, spazio per gioco bimbi. Una
drogheria (115mq.) con servizio
di confezionamento sotto vuoto potrà spedire cibi anche in
tutto il mondo. Non mancherà
un’area di distributori automatici (105mq.).
Al primo piano ecco un ampio
ristorante (425mq.) con “isole
tecniche di servizio”: caldo, verdure, formaggi, per 180 posti a
sedere, salette private da 12 –15
posti e due aree di gioco. E infine una grande terrazza a più
funzioni (250mq.).
Tutto sarà in un’ala nuova del
Centro. Si ricordi che nelle altre
zone del palazzo esistono già: la
sede di Reggio CHILDREN, l’Auditorium, la sala mostre Gerra,
l’Atelier Reggio- luce, lo Spazio
progetti di ricerca e design, sviluppati con alcune aziende, il
Centro di Documentazione, la
Biblioteca, una Scuola dell’infanzia e una Scuola primaria.
Il sindaco Del Rio è un grande so-
Laureata in Filosofia e Pedagogia all’Università di Bologna, la Prof. Carla Rinaldi dal
1971 lavora come pedagogista nei Nidi e nelle Scuole
d’infanzia.E’ stata tra i fondatori del Gruppo Nazionale
Nidi d’infanzia (1980) di cui è
stata vicepresidente dopo esserne stata segretaria durante
la presidenza del prof. Loris
Malaguzzi. Nel 1994 è nominata dirigente pedagogica
dei Nidi e Scuole dell’infanzia
diventando poi dirigente del
Servizio Nidi e Scuole dell’infanzia dal”98 al 2000.
Dal “99 è docente incaricata
all’Ateneo di Modena e Reg-
gio (Scienze della Formazione primaria). Dal “94 è consulente scientifico di Reggio
Children e da maggio ne è
la Presidente. Ha coordinato
le ricerche svolte con le Università di Harvard e del New
Hampshire. E’ stata Project Leader nella ricerca Cab, che ha
visto collaborare l’Università
di Jonkoping (Svezia).Lego, (
Danimarca) e le Scuole reggiane. E’ stata consulente per
progetti di ricerca Lego –Sony
e Ikea nonché Visiting Professor alla Webster University (St.
Louis) e alla Colorado University (Boulder).
stenitore del Centro e del nuovo
Atelier per il gusto, che ha fortemente voluto:<< Non nascondo
il mio orgoglio per questa grande importante eccellenza della
nostra città in campo educativo
e dei saperi>>.
Ecco una sua importante dichiarazione: << Il Centro sarà un baluardo della riqualificazione urbana dell’Area Nord di Reggio.
E’ prevista entro il mese la presentazione della documentazione del Comune per questa area.
Sarà l’avvio della discussione sul
futuro dell’ Area Strategica che è
la principale PORTA DI REGGIO,
per l’accesso alla città>>.
Tanti progetti e importanti opere. Molti osservano: <<Reggio si
fa nuova!>>. E tanti aggiungono:<< E’ ora!>>.
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STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
29
> Spettacoli
UN ANNO DI MUSICA CON GRANDI
ARTISTI E GIOVANI TALENTI REGGIANI
Crescente successo per la rassegna Soli Deo Gloria, fondata e
diretta dal maestro Renato Negri.
Grande novità del 2010 è la “Capella Regiensis", protagonista di
alcuni concerti in cartellone
di Paolo Borgognone
La rassegna “Soli Deo Gloria.
Organi, Suoni e Voci della Città"
era partita sei anni fa con un numero limitato di date e la partecipazione di alcuni grandissimi
dell'organo e del clavicembalo,
come Koopman e Leonhardt. In
breve tempo l'iniziativa, guidata con passione, competenza e
spirito di sacrificio dall'instancabile direttore artistico, maestro
Renato Negri, è cresciuta, fino
a diventare un ricchissimo cartellone che copre l'intero anno
solare e numerosi Comuni della
provincia.
Un vero e proprio fenomeno
artistico e culturale, che non ha
molti eguali in Italia, e avvicina
Reggio Emilia alle città europee
- soprattutto a quelle austriache
e tedesche - dove si fa buona
musica in tutte le stagioni e in
ogni angolo del territorio. In un
primo momento sede dei concerti erano soprattutto le chiese, ma il crescente successo ha
portato ad ampliare l'offerta e
quindi a una sua ancor più capillare diffusione.
All’edizione 2010, infatti, hanno
confermato la loro partecipazione, in qualità di promotori,
il Comune di Reggio Emilia (assessorato Cultura e Università e
le quattro Circoscrizioni cittadine: Città Storica, Nordest, Sud,
Ovest), e la Diocesi di Reggio
Emilia-Guastalla (Museo Diocesano - Ufficio Beni culturali).
La Diocesi quest’anno, oltre a
consentire l’utilizzo delle chiese della città e della provincia,
mette a disposizione la prestigiosa sala del Museo diocesano
quale sede di concerti, la Chiesa
di San Filippo Neri e il Battistero
dove si è già svolto il concerto di
anteprima di Soli Deo Gloria, in
occasione della presentazione
del restauro dell’affresco del
Battesimo di Cristo di Cesare Ce-
30
STAMPA REGGIANA
sariano. Allo sponsor storico di
Soli Deo Gloria, Banca Popolare
dell’Emilia Romagna, quest’anno si aggiungono poi G.T. SRL
Simonazzi Group ed ENIA. La
rassegna gode del sostegno
della Fondazione Manodori e
della collaborazione dell’ Hotel
Posta di Reggio Emilia.
La stagione prevede un totale di 43 appuntamenti che vedranno la partecipazione ed il
coinvolgimento di grandi solisti (Andreas Staier, Gerhard
Gnann), formazioni vocali e
strumentali (Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna della
Fondazione Arturo Toscanini di
Parma, Orchestra dell’Università
di Ratisbona Regensburg, Coro
del Friuli Venezia-Giulia, Coro di
voci Bianche dell’Istituto Superiore di Studi musicali “A. Peri”,
Ensemble vocale e strumentale
di Veche ”Anton Pann” proveniente dalla Romania) e cantanti (Monica Piccinini, Alice Borciani, Cristina Calzolari, Luigi
Pagliarini, Anna Schiatti).
Non solo le perle del concertismo a livello internazionale, ma
anche giovani talenti reggiani
come Maria Vittoria Crotti, Marco Ariani, Alessandro Cannizzaro, Davide Berselli, Loredana
Renato Negri
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Bigi, Clara Fanticini, Francesco
Gibellini, Pasquale Massaro che,
anche tramite la partecipazione
a Soli Deo Gloria, arricchiscono
il proprio curriculum di un importante traguardo, riconosciuto oltre i confini nazionali.
La direzione artistica di Soli Deo
Gloria ha attivato importanti
collaborazioni con prestigiose
università che promuovono interessanti esperienze musicali.
Dopo l’esibizione, nel 2009, del
Coro dell’Università di Modena
e Reggio Emilia, sono in pro-
gramma collaborazioni con la
Facoltà di Musica sacra dell’Università di Magonza (Mainz, Germania), la Facoltà di Musicologia
dell’Università di Pavia-Cremona e l’Università di Ratisbona
(Regensburg, Germania), la cui
orchestra si esibirà domenica 23
maggio nella chiesa cittadina di
san Domenico, eseguendo musiche di F. J. Haydn e R. Schumann.
Le eventuali offerte raccolte nel
corso della serata verranno devolute alla Mensa del Vescovo
in ricordo della presidente Ma-
ria Vittoria Visconti Spallanzani
“Joio”.
Novità significativa di questa
nuova edizione è la volontà di
promuovere anche l'integrazione e la partecipazione sociale,
attraverso iniziative che avranno come protagonisti gruppi
musicali provenienti dall’est Europa e dal continente africano.
Nel corso degli anni la rassegna
si è infatti talmente radicata nel
territorio che, oltre ai parroci,
alcune comunità non cattoliche
cittadine hanno chiesto di aderire all’iniziativa, attivando così
nuove ed inaspettate collaborazioni: si tratta della Comunità Cristiano Evangelica e della
Comunità della Parrocchia Ortodossa Romena “San Spiridione Gerarca”. La più curiosa tra
queste serate, intitolata “Europa Africa. Suoniamo insieme!”,
è in programma per sabato 12
giugno nella chiesa di San Filippo Neri, luogo simbolo dell’integrazione tra fede, espressione
artistica e comunità attraverso
l’arte, in cui avverrà una vera
e propria “fusione”, attraverso
un non scontato percorso musicale tra Johann Sebastian Bach e
musiche tradizionali nigeriane.
Protagonisti della serata saranno la Capella Regiensis con il
soprano Monica Piccinini che
proporrà una cantata di Bach
alquanto appropriata all’evento
(Jauchzet Gott in allen Landen!
Spettacoli >
BWV 51, ‘Lodate il Signore in
tutte le nazioni!’), e l’ensemble
ghanese Nzuko Di Igbo, composto da coro e percussioni. Atto
finale della serata sarà la corale fusion dei due ensembles,
per l’esecuzione di un brano
composto per l’occasione dalla giovane compositrice Evelin
Cavazzoni, riunendo così tutti
i componenti delle due formazioni musicali.
Sabato 15 maggio ad Albinea
(chiesa della Natività della Beata
Vergine Maria e San Prospero) il
concerto dal titolo “Magnificat,
anima mea! Musiche mariane
fra '600 e '800” vedrà interpretate musiche di C. Monteverdi,
G. Cavazzoni, G. B. Pergolesi, P.
Terziani, J. Pachelbel, J. S. Bach,
V. Bellini, F. Provesi; protagonisti
saranno il soprano Claudia Bugli
e Davide Zanasi all’organo. La
serata è in collaborazione con la
Scuola di Organo del Conservatorio di Musica “Arrigo Boito”
di Parma. Altra grande novità
di questa nuova edizione di Soli
Deo Gloria risiede nella progettazione e realizzazione di inedite produzioni musicali: la Capella Regiensis - Cappella Musicale
di Reggio Emilia, nuova formazione vocale e strumentale
che ha felicemente debuttato
nell’ottobre 2009 - proporrà
infatti quattro appuntamenti confezionati appositamente
per le singole occasioni. La formazione vocale e strumentale
si caratterizza per la presenza
di musicisti reggiani alcuni dei
quali sono saliti ultimamente
alle luci della ribalta, quando,
per il tradizionale concerto di
Natale tenutosi nell’aula del Senato della Repubblica, si sono
esibiti, diretti da Riccardo Muti
con l’Orchestra Luigi Cherubini,
alla presenza delle più alte cariche dello Stato.
Mercoledì 28 luglio, giorno
della morte di Bach, in piazza
Prampolini la Capella Regiensis,
il soprano Alice Borciani e il contralto Cristina Calzolari saranno
protagonisti di una delle serate
di OST (Festival di musica e cinema). Oltre a celebrare la musica
di Bach sarà l’occasione per ricordare il cinema di Pier Paolo
Pisolini in occasione del 35° anniversario della morte, il quale
utilizzò in più occasioni la musica di Bach nelle sue produzioni cinematografiche; sul grande schermo allestito in Piazza
Prampolini rivedremo quindi
celebri ed indimenticabili scene
tratte da alcuni suoi film, fra cui
il Vangelo secondo Matteo. La
drammaturgia della serata è affidata alla scrittura preziosa di
Ludovico Parenti.
Nell’ambito poi di ‘Fotografia Europea’ dedicata al tema
dell’incanto domenica 9 maggio Soli Deo Gloria propone
il concerto "L’eterno in-canto
del gruppo polifonico e scuola
gregoriana Paer." Il tradizionale concerto sull’organo storico
del Teatro Valli, in data da destinarsi, ad ingresso libero ma
su prenotazione, verrà dedicato integralmente alla musica di
Alberto Franchetti, compositore
molto legato alla nostra città di
cui si celebra quest’anno il 150°
anniversario della nascita. La
serata è in collaborazione con
l’Associazione per il musicista
Alberto Franchetti; le musiche
franchettiane verranno eseguite dall’Ensemble vocale e strumentale dell’Istituto Superiore
di Studi Musicali “Achille Peri”,
accompagnato all’organo da
Luigi Fontana. Tutti i concerti
sono ad ingresso libero e limitato ai posti disponibili.
Tutte le foto si riferiscono alla Capella
Regiensis.
Foto di Luca Guerzoni
STAMPA REGGIANA
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
Arte e Cultura >
Nel centenario della nascita di Giovannino Guareschi
IL MONDO PICCOLO DI DON CAMILLO E PEPPONE
NELLE FOTO DI PAOLO SIMONAZZI
pagine a cura
di Emanuele Filini
La mostra è aperta dal 2 maggio
al 27 giugno al Museo Guareschi a
Brescello e al Museo Mondo piccolo di Fontanelle di Roccabianca
(PR), con le 100 immagini a colori
di Paolo Simonazzi, che raccontano
i luoghi e le atmosfere che hanno
ispirato Giovannino Guareschi nei
suoi racconti ambientati nella Bassa Padana. La manifestazione si
svolge nell’ambito di Fotografia
Europea.
Una indagine approfondita da
Paolo Simonazzi, medico reggiano
con la passione per la fotografia,
su una zona che i reggiani e i parmigiani conoscono bene e hanno
imparato ad amare. Nelle storie di
Giovannino Guareschi, poco o tanto ci siamo riconosciuti in molti ,
almeno coloro che sono nati da
queste parti nella prima metà del
secolo scorso.
I più giovani invece hanno conosciuto il Mondo piccolo della bassa,
attraverso le letture che qualche
insegnante di italiano, faceva in
classe nei momenti in cui era necessario carpire e trattenere l’attenzione degli alunni, magari un
po’ nervosi. Funzionava sempre,
l’attenzione era assicurata, come
sempre succede quando si raccontano fatti che potrebbero capitare
a chiunque nel mondo in cui vive.
Il modo di comunicare di Guareschi, così diretto, è quello della
gente, quello che serve per raccontare le cose senza troppi maquillages letterari: nella prefazione di
Don Camillo, l’autore dichiarava“…nel mio vocabolario, avrò sì
e no duecento parole..”, il suo
modo di scrivere è sempre stato
quello del giornalista delle pagine
di cronaca locale, che deve farsi
capire, in prima lettura, anche da
quei lettori che non hanno famigliarità coi sinonimi e contrari o
con i dizionari etimologici. Utilizzava parole volutamente semplici,
grammaticalmente corrette, e la
gente lo leggeva, lo capiva, lo
gustava, tanto è vero che i suoi
racconti sono stati tradotti in tutte
le lingue, anche le più esotiche.
Il “ mondo piccolo è situato in
quella fetta di pianura che sta tra
il Po e l’Appennino” dove il sole, in
estate, picchia martellate sulla testa della gente, dove la nebbia, in
inverno, avvolge i paesaggi della
vasta pianura in una specie di isolamento protettivo. Un evento
questo divenuto raro per via
dell’inquinamento, la nebbia,
quella di una volta, la più aristocratica, per essere fitta e asciutta,
necessita di aria pulita con nuclei
di condensazione di dimensioni
infinitesimali, e questo, ahinoi , è
sempre meno frequente..
Lunghi viali alberati che sembrano condurre nel nulla, alti argini
verdi, custodi di una vita di altri
tempi, tanti canali, corsi d’acqua
grandi e piccoli, sistema circolato-
rio di una linfa vitale che rende
fertilissime queste terre , e poi il
grande fiume, il Po, che si impone come una divinità pagana,
entità sempre presente anche
quando non lo vedi, perché fa
parte integrante di questa gente,
del loro sentire, di questo Mondo
Piccolo.
Amare la pianura non è così
facile e immediato, perché non è
automatico apprezzarla al primo
impatto visivo, non è pittoresca
e monumentale come l’immagine
forte del mare e della montagna.
La pianura va sentita dentro, attraverso le sue storie di vita e le
tracce che questa ha lasciato
sulle cose.
Giovannino Guareschi ha saputo raccontare momenti di vita,
che solo in “questo pezzaccio di
terra “ avrebbero potuto avere
luogo, e, con la sua letteratura,
col cinema neorealista degli anni
’50, con le opere di tanti pittori,
e di tanti fotografi, come Paolo
Simonazzi, sono diventate patrimonio culturale della gente della
Bassa.
GIACOMO NOTARI
Autobiografia
di un partigiano
montanaro
Giacomo Notari, partigiano
montanaro e attivamente impegnato nella vita pubblica
reggiana prima di essere chiamato a presiedere l’ANPI di
Reggio Emilia nel 2002, affida
a queste pagine la storia di
una vita intensa, vissuta senza
ripensamenti. La narrazione è
vivace e avvincente, ricca di
riferimenti e di informazioni su
eventi che hanno caratterizzato il periodo bellico e la ricostruzione politica e civile della
provincia reggiana.
Notari adotta come confini
della sua autobiografia l’amore per l’ambiente montano, la
passione politica e l’attaccamento alla famiglia. Tre cardini attorno ai quali si sviluppano ottant’anni di vicende personali e di impegno pubblico,
visti nell’ottica di un abitante
di Marmoreto di Busana che si
mantiene costantemente avvinto alle sue radici. L’opera
fornisce una fotografia fedele
dell’evoluzione sociale e politica del Novecento attraverso
la descrizione delle motivazioni e della partecipazione
dell’Autore alla lotta per la libertà e per la democrazia:
unitamente al resoconto efficace e documentato di vicende
partigiane e di incarichi elettivi svolti nel dopoguerra, accoglie descrizioni particolareg-
STAMPA REGGIANA
giate degli usi, dei costumi e
delle bellezze naturali dell’Alto Appennino.
Completando le informazioni
fornite da preziose immagini
didascaliche, la prefazione di
Antonio Zambonelli sottolinea
la capacità dell’Autore di mantenere un atteggiamento di
understatement, cioè di non
cedere alla propensione a ipervalutare ruoli e funzioni, spesso adottata da parte di chi
stende la propria autobiografia.
Per gli aspetti indicati l’opera
costituisce un supporto attendibile per la comprensione di
un periodo del secolo scorso
che lamenta carenze di ricostruzione storiografica, contribuendo a colmare carenze conoscitive e sanando informazioni distorte.
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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> Arte e Cultura
ANDREA ACERBI
ANGELA SORMANI
LA POESIA NEL DISEGNO
Il club Soroptimist di Reggio
E. ha donato ai Musei Civici
36 opere su carta, della seconda metà degli anni ’40,
eseguite della compianta
Piazza Piccola
Angela Sormani, che , oltre
ad essere una delle socie
iscritte al Club fino dall’anno
dopo la fondazione, era conosciuta e benvoluta dalla
cittadinanza reggiana, specialmente dagli amanti e collezionisti d’arte.
E i Civici Musei di Reggio
Emilia hanno ritenuto doveroso organizzare una mostra
di questa piccola raccolta, nei
locali della Biblioteca delle
Arti, con puntuale presentazione di Elisabetta Farioli. Un
piccolo elegante catalogo ac-
STAMPA REGGIANA
compagna l’evento e mette
in evidenza ulteriori meriti e
qualità della nostra artista.
Angela Sormani era nata a
Pavia il 22-9-1921 , era pittrice, restauratrice,
e sapeva incidere
all’acquaforte e
con tutte le altre
tecniche calcografiche. Allieva di
Giorgio Morandi,
all'Accademia di
Belle Arti di Bologna, ne frequentava anche la casa e
la famiglia, e, da
lui aveva assimilato anche il rigore
esecutivo in tutti i
suoi lavori. In particolare per ciò che
concerne l'incisione, il suo stile richiama
molto
quello del maestro, infatti in alcune delle sue lastre,
Morandi è intervenuto personalmente, il che sta a significare quanto
tenesse alla formazione di
questa brava allieva. Per ciò
che concerne la pittura, invece, il suo interesse si è rivolto
quasi esclusivamente al restauro di antichi dipinti, nel
quale ha raggiunto significativi livelli di eccellenza.
Simpatica, salottiera, colta
e ottima conversatrice, viveva a Reggio in un antico palazzo di via Secchi, dove ha
cessato di vivere il 16 giugno
2003
> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
UN ARTISTA, UN AMICO
E’ nato a Reggio E. il 20-111937. Pittore, scultore, incisore, scrittore. Eravamo verso
la fine degli anni ’50, quando
frequentavo, di tanto in tanto, il Bar Corradini, dalle parti
del vecchio Mercato Bestiame,
questo giovane simpatico e allegro lo conoscevamo tutti col
nome di Adriano, predisposto,
fin da allora, per il disegno e la
creazione figurativa sotto diverse forme. Non aveva potuto continuare gli studi, perché
dovette affrontare, per motivi
economici, il mondo del lavoro, nel settore della moda.
Ci perdemmo di vista per circa
30 anni. Quando, verso la metà
degli anni ’90 stavo lavorando
al libro sugli incisori reggiani
Ballo in società (lionoleum)
Il Giallo (bronzo)
con Corrado Rabotti, mi fu
proposto il nome di Andrea
Acerbi come artista incisore.
Fui sorpreso di vedere che si
trattava dello stesso Adriano
che , da adulto, aveva utilizzato il secondo nome: Andrea.
Imparai così la sua storia. Aveva dovuto lasciare l’attività
manageriale alla fine degli
anni '80, in seguito ad una grave malattia, non prima però di
essersi creata una solida posizione economica. Per non stare con le mani in mano, aveva
riscoperto la sua vecchia e mai
sopita vocazione artistica, manifestandosi per quell'artista
eclettico che è sempre stato.
Amico e allievo di Alberto
Manfredi, dal quale, oltre al
segno, ha ereditato la sottile
ironia, si ispira stilisticamente
a grandi artisti del ‘900 , come
Mino Maccari e Leo Longanesi, particolarmente come vignettista.
Pittura, incisione, poesia, prosa ed infine scultura-plastica,
vengono affrontate da Andrea con l'entusiasmo di un
ragazzo e lo spirito del dilettante, stabilendo un rapporto
poetico diretto tra artista e
osservatore.
Poche le mostre che fa ma
sempre grande il successo. Una
sua acquaforte “Pagliacci” è
inserita nella cartella biennale
2002-2003 del Rotary RE Val di
Secchia.
Arte e Cultura >
UGO VIAPPIANI
ALDO VACONDIO
IL TRENO DELLA VITA
Durante l’ultima settimana dello scorso aprile, si è spento Aldo Vacondìo,
ben conosciuto tra gli appassionati
d’arte reggiana come “il pittore dei
treni”
Era nato a Reggio Emilia il 30 maggio
1935, pittore, scenografo ed anche incisore occasionale.
Alla scuola d’Arte Gaetano Chierici,
aveva avuto tra gli insegnanti, due
grandi artisti come Nello Leonardi e
Armando Giuffredi che gli diedero solide basi per esprimersi nel disegno e
nella pittura. Passò poi all’Istituto “Venturi“ di Modena, dove sotto la guida
straordinaria di Spazzapan, imparò i
segreti della pittura di impulso, la libertà del segno, la sintesi formale e le
prime regole dell’avanguardia antiaccademica.
Disegnatore eccellente poteva esprimersi tranquillamente nella figura come nel paesaggio, ma il suo soggetto
preferito era comunque sempre “il
treno”.
Quasi tutti i “ragazzi “ nati nella prima metà del ‘900, hanno subito il fascino del treno, quel mostro sbuffante e
rumoroso che viaggiava giorno e notte
e rappresentava il viaggio verso l’avventura, la rottura con la monotonia
della vita ripetitiva, delle città di provincia. Anche quando arrivarono i locomotori elettrici, grandi, silenziosi, affascinanti, che potevano andare molto
più veloci verso un destino e un luogo
che potevi scegliere con una programmazione di viaggio. Scelto il luogo, il
treno sulle sue rotaie ti ci avrebbe portato in un tempo ragionevolmente
breve. La destinazione poteva rappresentare una nuova avventura. Il treno
visto come allegoria della vita, incanalata sulle rotaie del destino, che ti
permetteva di sognare una deroga alla
ripetitività, anche senza uscire da un
certo ordine rassicurante.
Aldo Vacondìo, continuando a dipingere treni e ferrovie anche durante la
sua maturità, si è comportato come se
non avesse mai voluto smettere di sognare di nuove avventure stimolanti,
come se non volesse rinunciare a restare giovane, almeno con la fantasia.
POESIA E RIGORE NEL SEGNO
Nei primi anni ’90, durante una delle mie peregrinazioni alla ricerca di
artisti, nella montagna reggiana, arrivai a Castelnovo Monti e, per chiedere informazioni mi fermai in una
tipografia. Un signore gentile, educato e disponibile, mi diede diverse informazioni, poi, alla fine mi confessò,
con un certo pudore, che anch’egli si
dilettava con la pittura , ma soprattutto era attratto dalla tecnica dell’acquaforte e, a questo scopo stava
prendendo lezioni a Parma dal noto
pittore-incisore Ettore Mossini.
Viste le sue prime acqueforti, notai
una notevole padronanza di segno e
lo incoraggiai a continuare, a lavorare con lastre più grandi e ad affrontare lavori più impegnativi. Ora è uno
degli incisori di riferimento di tutta la
provincia di Reggio, con una notevole produzione, ma soprattutto di ottima qualità.
Ha affinato la sua tecnica grafica e
pittorica secondo i canoni della tradizione, ispirandosi agli scenari dolci e
imponenti e alle testimonianze agresti
del nostro Appennino. Solo recentemente ho scoperto che questa sua disinvoltura nel disegno gli deriva princi-
palmente dalla pratica della calligrafia
di cui è anche apprezzato docente.
Una delle sue più belle acqueforti “Il
Castello di Carpineti” è inserita nella
cartella biennale 2008-2009 del Rotary
Reggio E. Val di Secchia.
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> anno VIII numero 5 > MAGGIO 2010
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STAMPA REGGIANA
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Gianni Borghi ospite del Rotary di Reggio Emilia
Giovedì 29 Aprile 2010 presso il Circolo del Casino
di via Gabbi a Reggio Emilia si è tenuto un importante incontro organizzato dal Rotary Club Reggio
Emilia, presieduto quest’anno da Marco Masini. Ospite della serata il Dott. Gianni Borghi, Presidente
della Fondazione Pietro Manodori che ha parlato del
ruolo delle Fondazioni nell' attuale sistema socioeconomico. Tra il pubblico anche la vice Presidente
della Fondazione Cristina Carbognani.
Foto Stefano Rossi
Baiauto e Rotary Terra di Matilde
per il Progetto Francesca
Martedì 27 aprile 2010 presso showroom Audi Baiauto di
via Adige a Reggio Emilia si è tenuto un importante evento
organizzato in collaborazione con il Rotary Club Reggio
Emilia Terra di Matilde. In occasione della presentazione
della Nuova Audi 8, per ogni partecipante, Baiauto Spa ha
donato un contributo equivalente a 20 euro in favore di “Progetto Francesca”, importante programma di sensibilizzazione
sul rispetto delle norme stradali e sulla prudenza alla guida,
ideato e coordinato sul territorio provinciale reggiano dal
Rotary Club Reggio Emilia Terra di Matilde e dall’Osservatorio
Provinciale Sicurezza Stradale di Reggio Emilia. Hanno presentato il progetto Guido Buratti Amministratore Delegato di
Baiauto Spa e Cristina Carbognani Presidente del Rotary Club
Reggio Emilia Terra di Matilde e come relatore ospite Roberto Rocchi, Comandante della Polizia Stradale di Castelnovo
Monti, in qualità di rappresentante dell’Osservatorio Provinciale Sicurezza Stradale. L’evento che ha visto la presenza di
un pubblico numeroso e molto coinvolto, è stato impreziosito
dalle scene e dalle videoinstallazioni di Angelo Davoli, visual
artist – in un suggestivo richiamo all’arte contemporanea che
ha fatto da motivo ispiratore della nuova Audi A8: the art of
progress – e dall’esibizione al pianoforte del Maestro Marcello Mazzoni.
Foto Bruno Cattani
Musica e dislessia
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All’Auditorium musicale A.Peri di Reggio Emilia,
mercoledì 28 aprile 2010 è stato presentato il libro
“Musica e Dislessia- aprire nuove porte”, un volume che affronta il problema della didattica
musicale per gli allievi dislessici. Ventuno autori
nel testo, di cui dieci dislessici a loro volta- musicisti dilettanti o professionisti, testimoniano
come si possa arrivare al successo anche se
affetti da dislessia.
Al tavolo dei relatori Andrea Talmelli Direttore
del’Istituto Peri, Rosabianca Leo Presidente Nazionale Associazione Italiana Dislessia, Gianni
Rugginenti editore, Enrico Ghidoni neurologo del
Santa Maria Nuova,Matilde Bufano curatrice del
volume,Simona Caffarri Presidente Zonta, Deanna Ferretti Veroni Presidente Soroptimist, Marco
masini Presidente Rotary Reggio Emilia.
Foto Stefano Rossi
Le profezie per il 2012
“Una serata da fine del Mondo…!”
ecco come qualcuno ha definito la
conferenza del 12 Marzo al Classic
Hotel di Reggio con Enzo Braschi alle
prese con un attualissimo,inquietante
tema: “Le profezie per il 2012 : l’inizio
di un nuovo mondo “. Ma Braschi, il
grande esperto della cultura Maia e
degli Indiani d’America ha avvertito:
“Il 2012 non sarà la fine del mondo ,
ma la fine di un mondo violento ed
egoista e l’inizio di una nuova era di
fratellanza e di luce. Prepariamoci da
adesso! ”. Il tutto organizzato con
successo dal Lions Club Canossa, il
Lions La Guglia e la Casa del Tibet di
Votigno di Canossa. Grande la partecipazione dei soci Lions, dei simpatizzanti della Casa del Tibet e di tanti illustri ospiti.
Foto Studio Bucarica
Orgoglio reggiano
Lo sport reggiano unito in occasione del tradizionale
gala' dello sport e della solidarietà (8°edizione) e del 6°
memorial Chiarino Cimurri.
Tanti atleti, sportivi e dirigenti di societa' hanno partecipato alla serata organizzata in favore dell'Associazione
Donatori Midollo Osseo ADMO e il gruppo Amici
dell'Ematologia (GR.A.D.E) onlus di Reggio Emilia.
Foto Elite
Benedetto il furgone della mensa del Vescovo
Nel cortile del Vescovado, il Vescovo Mons: Adriano Caprioli ha
benedetto il furgone della Mensa del
Vescovo, donato dalla Fondazione
“P.Manodori”. Erano presenti il dott.
Gianni Borghi, pres. Fondazione
Manodori, la sig.ra Chiara Spallanzani, il prof. Agostino Menozzi, il sig.
Giancarlo Bizzocchi (CoroMonteCusna), la presidente e i volontari
della Mensa, Don Pietro Pattaccini
con alcuni studenti del Secchi. Dopo
il saluto e i ringraziamenti, Mariachiara Visconti Gramoli ha ricordato la funzione altamente sociale
della Mensa che elargisce oltre 400
pasti giornalieri, con il lavoro di 30
volontari e degli studenti dell’Istituto
A. Secchi. Per questo il nuovo furgone è fondamentale per il trasporto delle ingenti quantità di prodotti
alimentari necessari a preparare il
così alto numero di pasti.Oltre alla
FONDAZIONE “MANODORI”, sempre attenta alle necessità della
Mensa, la Presidente ha ringraziato
INTERACCIAI, CORO MONTE CUSNA e F.LLI BONACINI (Fiat) che
hanno contribuito a tale acquisto.
Toni Contiero allo Studio BFMR
T
Venerdì 16 aprile 2010 allo studio BFMR &
Partners Studio di piazza Vallisneri 4 a Reggio
Emilia si è inaugurata la personale di Toni
Contiero dal titolo Rewind” . La mostra presenta l’ultima ricerca fotografica di Contiero
ed ha un apparato critico del Prof. Carlo Arturo Quintavalle. L’esposizione - realizzata
grazie anche alla collaborazione dell’Assessorato alla Cultura e curata dal noto fotografo
e gallerista Riccardo Varini, testimonia dell’attenzione che Bfmr continua a porre al presidio
del centro storico ed alle “eccellenze” artistiche del territorio coniugandole con l’attività
professionale di dottori commercialisti.
Foto Stefano Rossi
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