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STAMPA REGGIANA AutoGepy AutoGepy periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport www.autogepy-chryslergroup.it Editoriale Teletricolore srl - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione,Redazione e Amministrazione: Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: PUBLI7 Via Edison 14/a Reggio Emilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590 anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 www.autogepy-chryslergroup.it Euro 2, 00 AEROPORTO, VOLANO SOLO I DEBITI La fine ingloriosa della storica pista delle Reggiane. Anni di inefficienza e tentativi falliti REGGIO IN PASSERELLA di Dario Caselli A rigore non si può sostenere che l'aeroporto di Reggio non sia decollato, forse non si è alzato in volo, ma di sicuro gli hanno tagliato la testa. In fondo non aveva mai superato la categoria di campovolo, l'unica linea di cui si ha notizia è la Reggio-Cutro, promossa da Parco, società delle Cooperative rosse, il tentativo è però rapidamente naufragato e le partenze trasferite al Marconi di Bologna. Indispettisce un po' che a Parma abbiano fatto l'aeroporto senza avere la pista e che Reggio abbia trasformato Mariella Burani segue a pagina 7 TUTTA LA STORIA DEL CAMPOVOLO di Romano Pezzi a pagina 8-9-10 Max Mara ENIA, IL FUTURO DOPO LA BORSA Grazie a Maramotti la nostra città diventa capitale dell’Arte contemporanea Angelo Marani servizio di Cristina Fabbri da pagina 22-24 > URBANISTICA Intervista all’Amministratore delegato Ivan Strozzi a pagina 3 Alex Katz January V, ‘82 da pagina 19 a 21 L’Assessore Ugo Ferrari: “Come riqualificare la città” a pagina 11-13 STAMPA REGGIANA > anno V numero 8 > SETTEMBRE 2007 Primo Piano > “GUARDIAMO AL MERCATO PER ESSERE COMPETITIVI” INCONTRO CON L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI ENIA IVAN STROZZI di Ivano Davoli Enìa in luglio è sbarcata a Piazza Affari. Che valutazioni può fare a pochi mesi di distanza? La quotazione in Borsa è un risultato di grande soddisfazione e che ritengo fondamentale per la vita della nostra Azienda. E' il frutto del lavoro di 2.500 persone che hanno fatto di Enìa una realtà che oggi si presenta nel panorama nazionale con un giusto apprezzamento del mercato. La nascita di Enìa ha rappresentato una crescita dimensionale importante, ma soprattutto ha dato avvio ad un processo di superamento della dimensione locale e localistica delle tre precedenti aziende. Un processo che, oggi, con la quotazione in Borsa si rafforza ulteriormente offrendoci una visibilità ed un'apertura nazionale ed internazionale che prima non sarebbe stata ipotizzabile. Un bel salto dal locale al globale… Credo che la disponibilità a cambiare e ad aprirsi al nuovo possa dare ad Enìa interessanti prospettive. Mi sono ancor più profondamente reso conto di questo fatto nel corso del roadshow all'estero che ci ha portato ad incontrare tanti investitori istituzionali. Professionisti di grande calibro che hanno dimostrato una profonda conoscenza della nostra società e del settore in cui opera, apprezzando l'ampiezza del ventaglio dei servizi che offriamo e la nostra integrazione con il territorio. C'è molta attenzione al settore delle utility in Italia dove è in atto un interessante fenomeno di concentrazione (aggregazioni, fusioni ecc.) dettato dalla necessità di affrontare il mercato, soprattutto quello energetico, da protagonisti e non da semplici gregari. E non è solo un problema di approvvigionamento delle materie prime, ma anche, e soprattutto, di ottimizzazione dei costi di gestione del cliente. In questo senso Enìa, con la sua pluralità di servizi, possiede un punto di forza che potrà valorizzare sempre più nel futuro. Nonostante il traguardo raggiunto, molti si chiedono ancora perché Enìa si è quotata in Borsa? Più volte mi è stato chiesto il perché della quotazione e, con molta chiarezza e convinzione, ho raccontato gli obiettivi che ci proponevamo di raggiungere: offrire un'Azienda visibile, con aperture nazionali ed internazionali, e renderla ancor più trasparente e capace di affrontare in modo nuovo il futuro. E' stata una scelta coraggiosa e vincente. Per dare le gambe a disegni di prospettiva, ambiziosi, e a realizzazioni industriali significative non si può restare relegati in subordine. Bisogna avere la capacità di investire, la levatura per confrontarsi con gli altri, la qualità dei servizi per soddisfare le esigenze dei clienti. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non avessimo prima creato Enìa ed ora trovato uno sbocco su uno scenario più vasto. La quotazione in Borsa in cui operiamo l'autonomia di porta vantaggi solo ai smaltimento dei rifiuti residui. Un Comuni soci o anche all'u- obiettivo che ci porterà a realizzare un nuovo impianto di termovatenza. E come? La quotazione in Borsa ha lorizzazione dei rifiuti a Parma e a fornito ad Enìa strumenti, sia di valutare, per la provincia di Reggio tipo economico che in termini Emilia, la soluzione più efficace in di visibilità, che ci consentono considerazione degli impianti di di portare avanti progetti smaltimento già esistenti (termoimportanti, soprattutto per i valorizzatore e discariche), naturalnostri clienti. Penso, ad esem- mente in pieno accordo con le pio, al potenziamento di Enìa Istituzioni Locali. Energia, la società che opera Le tante iniziative in cantiere nel mercato liberalizzato dell'e- hanno il principale scopo di miglionergia e propone a famiglie e rare i nostri servizi, sia in termini di imprese offerte di luce e gas impatto ambientale che di qualità, competitive, tagliate sulle esi- con sicuri vantaggi per i cittadiniIvan Strozzi genze del cliente. Qui ci trovia- clienti. Ed ora quali sono le prospetmo in piena competizione con opeLa quotazione ci ha portato tive dopo la Borsa? Per il futuro ratori nazionali di grande rilievo. risorse e visibilità a livello nazionadi Enìa è scontata l'aggregazioPer questo dobbiamo giocare un le ed internazionale, confermando ne con altre multiutility? ruolo da protagonisti anche nel- la nostra forza e le nostre capacità. Enìa si trova in una posizione l'approvvigionamento delle mateTrasformare tutto questo in un strategica nel Paese, è al centro di rie prime. E in questa direzione ci pieno successo è la vera sfida del un grande processo di consolidastiamo già muovendo con risultati nostro futuro. mento e di fusioni nel settore a cui soddisfacenti. guardiamo con interesse, pronti ad Penso poi al nostro piano STAMPA REGGIANA analizzare e valutare i piani degli di investimenti, soprattutto periodico di attualità cultura spettacolo sport altri operatori per verificarne la nel settore idrico ed coerenza e la compatibilità con le ambientale, cioè nel futuro Proprietario Editore linee strategiche del nostro Editoriale Tricolore srl dei nostri territori. Gruppo. Ci muoveremo con obietDirettore Responsabile Dobbiamo impegnare risortivi chiari e concretezza, sempre Ivano Davoli se nel miglioramento conticon un solo scopo: ottenere la masArt Director nuo della qualità dell'acsima valorizzazione per la nostra Roberta Castagnetti qua e dell'efficienza delle Azienda. Servizi fotografici reti. Così come dobbiamo Tutto questo con una novità Stefano Rossi realizzare interventi signifiimportante: il Mercato. Marco Moratti cativi nel settore della Seduti accanto a noi ci sono il gestione dei rifiuti. In queSede e Redazione mondo finanziario, ma soprattutto Via Pasteur 2 - Reggio Emilia sto senso ci stiamo muovenil cliente, che sta pensando se pasTel. O522.337665 Fax O522.397794 do per incrementare ultesare ad un altro fornitore o rinnoPubblicità riormente i risultati delle varci la fiducia. EDIT 7 raccolte differenziate, Uff. Commerciali Via Pasteur 2 42100 Reggio Emilia E' una novità storica ed uno stianche attraverso l'introduStampa molo straordinario. Oggi abbiamo zione di sistemi di raccolta Società Editrice Lombarda S.R.L.Via Dè Berenzani 6-26100 Cremona più carte da giocare, anche se il Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia domiciliare dei rifiuti, e per n. 1093 del 17/03/2003 gioco si è fatto più difficile. garantire nelle tre province STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 3 CHRYSLER 300C MECCANICA TEDESCA (MOTORE DIESEL) A PREZZO AMERICANO! Da 38.000 Euro IVA compresa 3.000 T.Diesel (Motore Mercedes) 6 cilindri 218 CV 300C BERLINA MOTORIZZAZIONI: Diesel: 3.000 T.Diesel (Motore Mercedes) 6 cilindri 218 CV Benzina: 3500 4 ruote motrici, Benzina: 5700 4 ruote motrici, motore V8 ® HEMI (funziona a 4 e 8 cilindri), Benzina: 6100 430 CV 300C TOURING Perchè un’ammiraglia ha un prezzo così conveniente? Perchè è la più venduta? Perchè ha un PREZZO AMERICANO!! AutoGepy Concessionaria ufficiale per Reggio e provincia: Reggio E. Via Bocconi, 29 - Te l . 0 5 2 2 . 3 3 2 6 8 6 - www.autogepy-chryslergroup.it p.n.i. STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 Economia > LA BOLLA DEI MUTUI: IL DEBITO DELLE FAMIGLIE OLTRE IL LIVELLO DI GUARDIA di Sebastiano Simonini E' un tema sul quale sono ritornato più volte, oggi di prepotente attualità. Nel novembre 2004 parlavo infatti di "abbaglio del tasso zero", documentando come anche in Italia ci si incominciasse ad indebitare con eccessivo entusiasmo, per allontanare quell'ormai diffusa sensazione di povertà generata dall'introduzione dell'Euro (indagine Isae, 2004). Già allora Stephen Roach, capo economista di Morgan Stanley ammoniva come l'America rischiasse un vero e proprio collasso da debiti, con "un intero popolo che vive al di sopra delle proprie possibilità prendendo denaro a prestito in ogni modo possibile e spendendo forsennatamente". Come prevedibile, in tempi rapidissimi la bolla si è allargata, sebbene con tinte più sfumate, anche al nostro paese. Nel gennaio 2006, sempre da queste colonne, riferivo di uno studio di Bankitalia nel quale si segnalava un balzo impressionante dei finanziamenti, sottolineando in particolare il tema dei mutui casa concessi dal sistema bancario alle famiglie. Le quali andavano indebitandosi ben oltre le proprie possibilità di rimborso, e non solo per la casa, ma anche per auto, computer, elettrodomestici, arredi, viaggi e così via, con rate cumulate per importi ben superiori a quel 40% di soglia limite massima sostenibile in rapporto alle entrate mensili. Non è stato sufficiente. Nel giugno del 2006 diversi studi evidenziavano con un certo allarme incrementi a due cifre per credito al consumo e leasing, mentre il 25% circa delle famiglie si dichiarava incapace di produrre alcun risparmio (indagine Ipsos, 2006). Ci si "consolava" nel ricordare che le famiglie statunitensi e inglesi erano indebitate molto di più di quelle italiane. E siamo alle scorse settimane, con quelle scene a loro modo shockanti delle file di risparmiatori in paziente attesa davanti agli sportelli della banca inglese Northern Rock per ritirare i propri depositi, mentre tutte le testate giornalistiche, nessuna esclusa, ad urlare che la casa è diventata un problema per quasi quattro milioni di famiglie italiane, che si trovano a dover fare i conti con rate o canoni di locazione che possono pesare fino all'80% del reddito mensile. Ed è bene chiarire che questa situazione non dipende solo dall'aumento dei tassi di interesse, quanto piuttosto dalla pericolosa corsa all'indebitamento che negli ultimi anni ci ha visti tutti partecipi. Senza la mini- STAMPA REGGIANA > ma prudenza. Ci rimane un'inutile mole di rilevazioni statistiche di ogni tipo, su canoni medi, sulla loro incidenza in rapporto al reddito, sfratti per morosità e impennata delle esecuzioni immobiliari nella varie città, evasione fiscale in relazione agli affitti e così via. Anche questa volta chiudiamo la stalla troppo tardi. anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 5 LA MODA IN TUTTE LE TAGLIE Abbigliamento donna delle migliori marche e firme Via Maiella, 63 - Reggio E. -Tel. 0522/333573 c/o Centro Commerciale Conad Reggio Sud orario: 8,45 - 12,45 • 16,00 - 20,00 martedì pomeriggio chiuso U T U A NARI O I P M A UOVI C ALAN RED &Co N O N R E V N I / O N N STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 8 0 0 2 / 2007 Primo Piano > UNA GRANDE OCCASIONE PERDUTA Legacoop. Risposta facile: Enti Locali e Camera di Commercio. Ora l'unica cosa che si potrà prendere "al volo" sarà il treno ad alta velocità, visto che per il 2008 non l'aeroporto, in fondo è come parlare del nulla, prendiamo atto con amarezza che la nostra provincia è diventata un gigante industriale ma è sempre rimasta un nano poli- di Dario Caselli segue dalla prima La storica pista delle Reggiane in area per la festa dell'Unità. E' però vero che dalla città ducale partono aerei non di prima grandezza, mentre a Reggio arrivano politici esclusivamente di prima grandezza. La Festa è così importante per la città, da aver comportato persino la modifica della viabilità, obbligando gli automobilisti a percorrere una specie di anello con vista su capannoni industriali e pizzerie. Diciamolo, dell'aeroporto a Reggio non è mai importato niente a nessuno, men che meno a coloro che oggi lo seppelliscono: Enti Locali, Camera di Commercio e categorie economiche. La Società Aeroporto era un carrozzoncino di terza fila con un Cda dove infilare i cadetti che non potevano diventare né re, né delfini: si riuniva probabilmente a tavola e forse decollava con del buon lambrusco. Oggi la parola d'ordine è risparmiare, intento lodevole e condivisibile, è giusto chiudere una società che fa volare al massimo aquiloni e modellini radiocomandati, ma qualcuno dovrebbe spiegare chi ha lasciato che tale struttura perdesse denaro da oltre dodici anni, parole e musica del presidente Gigarini di sarà pronta neppure la stazione. Come non ricordare l'entusiasmo un po' provinciale che accompagnò l'arrivo in città dell'architetto Calatrava, le vele, i convegni , la retorica, la deferenza con cui venne staccato l'assegno di svariati miliardi per il progetto ed il plastico di cui l'illustre architetto pare si sia assicurato la restituzione. Oggi non sappiamo se e quanti treni si fermeranno a Reggio, la stazione, da unica fermata mediopadana è divenuta unica stazione in linea, ma per ora è solo una stazione fantasma, come l'aeroporto. In questi anni si è parlato spesso di volare alto, anche se forse non si pensava ad una città mongolfiera che si muove senza direzione, prigioniera dei venti. Ecco perché ci appassiona poco il dibattito sul- tico, rispetto alle città vicine. Questo minimalismo politico ha però consentito di avere il Pci più forte, le feste nazionali dell'Unità, il mega concerto di Ligabue, le grandi cooperative, la città più uli- vista e domani la più veltroniana d'Italia. Ci ha salvato la concretezza contadina dei reggiani, il loro attaccamento al lavoro, i capannoncini divenuti fabbriche che hanno prodotto lavoro e benessere anche senza le infrastrutture. La strada di Casalgrande è la stessa da sempre, ma di lì sono partite le piastrelle che hanno invaso il mondo. Ora che anche quell'impero, come la meccanica agricola fatica e deve delocalizzare, la STAMPA REGGIANA > nostra diventa sempre di più un'economia basata sull'edilizia ed in questo settore, dalla concretezza siamo passati al miracolo, alla moltiplicazione dei cantieri, agli abusi edilizi, al lavoro nero, eppure tutti zitti, sarà la concretezza o questa cappa per cui Reggio, in quanto progressista, deve anche essere città ideale. Per ritornare all'aeroporto, lo attende il solito destino edificatorio, del resto la pista non po' essere allungata perché si è già provveduto a costruire abitazioni, fa sorridere auspicare l'intervento di privati con intendimenti suicidi, la strada è stata tracciata molti anni fa ed è quella della betoniera. Ripensandoci bene, non occorre neppure chiedere chi sono i colpevoli di questi errori, i responsabili di una politica miope che ha fatto propri i successi dei reggiani, ma non ha saputo amministrarli con lungimiranza. Basta guardare le foto di chi ci governa: sono sempre gli stessi da decenni, solo ogni tanto si scambiano i posti. anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 7 > Primo Piano 1 2 5 LA LUNGA STORIA DEL CAMPOVO 3 4 6 di Romano Pezzi Il primo aereo atterrato a Reggio, secondo le cronache dell'epoca, risulta il 27 luglio del 1912, meno di dieci anni dopo il primo volo dei fratelli Wright. Si adagiò nella zona del Mirabello in quanto l'area dell'odierno campovolo era ancora adibita all'agricol- 8 STAMPA REGGIANA > tura. Quello in pratica fu il primo episodio avvenuto nella nostra città con le macchine volanti, ma in seguito Reggio visse intensamente le vicissitudini della aeronautica attorno al nostro aeroporto, donando tra l'altro uomini e mezzi. Fin dal l916, per far volare alcuni aerei "Savoia-Caproni"costruiti dalle Officine "Reggiane", venne utilizzata una pista erbosa di una sorta d'ippodromo che funzionava nell'area attuale in questione. Questi aerei, da una commessa della Regia Aeronautica, andarono ad equipaggiare nella Grande Guerra, alcune squadriglie sul anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 fronte francese. Con la fine delle ostilità, l'attività aviatoria cessò e per oltre un decennio, su quella pista trasformata in terra battuta e munita di tribuna, furono disputate ogni tipo di gare sportive, per auto, moto e bicicletta e ospitando in queste occasioni i grandi campioni dell'epoca. E' qui che tra l'altro, nacque a Giannetto Cimurri, Vincenzo Camparada e consoci, l'idea di fondare il Velo Club Reggio. Nel 1931 e il 1932 sull'area ritornarono gli aerei con manifestazioni aviatorie e avvenimenti che consacrarono la zona in "Campovolo". La decisione di realizzare un aeroporto a Reggio, venne prese nel 1935 dal Ministero della Regia Aeronautica, in relazione all'acquisto delle "Reggiane" da parte del "Gruppo Caproni" e il 24 febbraio del 1937 dal Campovolo decollò il primo aereo, un "P 32Bis", costruito nelle adiacente officine. Quindi in seguito, tra il 1938 e 1939, vennero realizzate tutte le strutture necessarie, hangar e uffici, opere di drenaggio, pavimentazioni, vari manufatti e una pista lunga 800 metri e larga 60, che portarono l'aeroporto alla sua figura finale, una aerobase prettamente militare, che venne dedicata nell’occasione a Fernando Bonazzi, un nostro pioniere dell’aviazione tra i protagonisti della Grande Guerra. Gli anni a venire infatti sulla pista del Campovolo furono collaudati oltre 1200 caccia "Reggiane" usciti dalle fabbriche, da parte dei più famosi piloti italiani dell'epoca, tutti provenienti dalla scuola di Alta Velocità di Desenzano. Mario De Bernardi, già asso della squadriglia del Cavallino Rampante (quella di Francesco Baracca) durante la Grande Guerra e vincitore della Coppa Schneider nel 1926 a Primo Piano > 8 7 9 LO PUNTO STRATEGICO DELL’ULTIMA GUERRA Nella foto 1) Fernando Bonazzi pioniere dell'aviazione reggiano a bordo del Farman costruito a Reggio per conto della Savoia Caproni. Foto 2) Ancora Fernando Bonazzi, zio dell’avvocato Renzo ex sindaco di Reggio, in divisa militare. Foto 3) Pista e tribune all'aeroporto adibita a gare sportive. Foto 4) Il via di una gara ciclistica, il primo a destra è Abramo Cimurri. Foto 5) Una veduta dall'alto dell'aeroporto prima della guerra. Foto 6) Catena di montaggio degli aerei Reggiane. Foto 7) Ingresso dell'aeroporto "Bonazzi" nei primi anni quaranta con un plotone di avieri. Foto 8) Matrimonio del tenente colonnello Pietro Scapinelli con Beatrice Franzini celebrato dal vescovo Eduardo Brettoni (in centro). Foto 9. Scapinelli a bordo del prototipo del Re 2001 in fase di collaudo, su questo aereo cadrà nel marzo del 1941. Foto 10) Le Frecce Tricolori schierate nel 1966, prima dell'esibizione sul cielo di Reggio, al centro il capitano Vittorio Cumin capo formazione. 10 Norfolk in Virginia. Nel 1939 De Bernardi collauda e mette a punto il Re2000, che sarà giudicato uno dei migliori caccia della Seconda Guerra Mondiale. Pietro Scapinelli, reggiano, Conte di Leguigno che vinse la Coppa Bleriot del 1933 il quale sostituì De Bernardi. Dopo aver collaudato decine d'aerei, Scapinelli purtroppo, perì il 14 marzo del 1941 a bordo del Re2001 Falco 2. Era il secondo prototipo di questo nuovo aereo, col motore lineare e l'elica a passo variabile. In quell'occasione, il caccia andò in stallo in fase d'atterraggio al termine del suo primo volo e il pilota, allora tenente colonnello, perì tra i rottami dell'aereo che si schiantò in fondo alla pista verso il torrente Rodano. Scapinelli lasciò la giovane moglie, Beatrice Franzini e cinque figli. Riposa nella tomba di famiglia. Poi venne Francesco Agello, da Casalpusterlengo. Altro asso con medaglia d'oro. Nel 1934 Agello conquistò il primato mondiale di velocità con 709,202 kmh. In seguito arrivò il maggiore Del Prato che s'incaricò della messa a punto del Re2005, il mitico Sagitario. Ma gli "assi" delle battaglie aeree, quelle vere, approdarono al campo volo, nell'aprile del 1944, con tre squadriglie del 1° Gruppo Caccia della Rsi, una quarantina di aerei tra i G55 e Mc 2005. Lo comandava il maggiore Adriano Visconti asso degli assi, unico italiano tra l'altro che figura nel Museo Aeronautico di Wagshinton, a fianco dei piloti migliori del mondo. Visconti mori poi assassinato a tradimento a Milano, il 29 aprile dell'anno successivo. Il compito del !° Gruppo era difendere le officine Reggiane dalle continue incursioni dei bombardieri alleati sulla città e sulle officine Reggiane. Drammatici infatti furono i bombardamenti del 7 e 8 gennaio del 1944 ove decine di B17 Fortezze Volanti, scaricarono tonnellate di esplosivo sulle fabbriche, obiettivi strategici, danneggiandoli in modo grave e facendo centinaia di vittime tra i civili delle zone di Porta Santa Croce. Fece parte col 1° Gruppo al campo di Reggio, Luigi Gorrini di Fidenza, ora novantenne, unica medaglia d'oro ancora vivente, che il 15 giugno del 1944 effettuò l'ultimo suo volo in missione di guerra. Gorrini quel giorno fu colpito dai caccia americani durante uno scontro, ferito alla schiena, STAMPA REGGIANA > riuscì a lanciarsi dal suo Mc 205 col paracadute e salvarsi attraverso le campagne di Massenzatico. In precedenza Gorrini aveva partecipato alla Battaglia d'Inghilterra, combattuto in Africa Settentrionale, in Grecia, in Sicilia, ottenendo numerose vittorie. Dopo l'8 settembre del '43, il pilota aderì come tanti nella aeronautica del Nord. Voleva stare vicino alla sua famiglia. Fu reintegrato nell'A.M. dopo la guerra diventando Generale, ed ora è una sorta d'icona vivente della nostra Aeronautica Militare. Il 1° Gruppo Caccia abbandonò anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 segue a pag.10 9 > Primo Piano 11 Foto 11) Veduta dall'alto mentre si compiva la tragedia dell'8 gennaio 1944, la foto è stata scattata da un B17 che chiudeva la formazione di 27 bombardieri. Foto 12) Il Maggiore Adriano Visconti "asso" durante la guerra, comandante del 1° Gruppo Caccia a Reggio nel 1944. Foto 13) Il sergente maggiore Luigi Gorrini unica MOVM ancora vivente "asso" del 1° Gruppo. Foto 14) Il maresciallo Carlo Magnaghi abbattuto sul campovolo dai caccia americani mentre si esibiva per il cinegiornale Luce. 12 13 segue dalla pag. 9 quattro caccia americani. Li raggiunse a Rubiera e ingaggiò con loro un furioso combattimento. Ne abbattè uno e gli altri si dettero alla fuga. Morandi ritornò all'aeroporto tra le grida di gioia dei compagni. Magnaghi però morì due giorni dopo causa le gravi ferite subite. Anche Morandi mori, il 19 aprile dell'anno dopo, nel comasco, colpito dai proiettili di un Mitchell 25 proprio nel corso dell'ultima battaglia ingaggiata dal 1° Gruppo. Dopo la partenza dei piloti della Rsi, i tedeschi tennero poi il controllo del nostro aeroporto e delle strutture rimaste, fino al loro ritiro. Dal 1946, lavori di bonifica consentirono ancora di volare sul nostro aeroporto e venne fondato l'Aero club Reggio Emilia, un sodalizio diventato sempre più importante per la sua funzione, poi l'aeroporto nell'estate del '44. In questi pochi mesi di permanenza sul Bonazzi, il reparto venne quasi decimato dalle quotidiane incursioni dei Thunderbolt e dei Lightning americani che di base a Pontedera, apparivano improvvisamente dietro le colline e in picchiata puntavano sul Campovolo, mitragliando aerei e personale. L'11 maggio il maresciallo pilota Carlo Magnaghi stava esibendosi davanti ai cineoperatori del Cinegiornale Luce. Sbucarono in quel momento quattro Thunderbolt che cominciarono a sparare contro l'aereo del sottufficiale. Magnaghi impreparato venne colpito ma riuscì lo stesso ad atterrare. Il tenente Aurelio Morandi, cremonese, salì di corsa sul primo Mc 205 disponibile (era di Oddone Colonna principe romano), decollò e inseguì i 10 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 Foto: Biblioteca Panizzi e archivio personale dell’autore. 14 adibita soprattutto per le attività turistiche e di scuola di pilotaggio, di paracadutismo, aeromodellismo e volo a vela. Da questa scuola uscirono tra l'altro piloti importanti. Uber Ruozi che ha conseguito il brevetto a 17 anni, divenne poi un top gun sui Tornado con i mitici Diavoli Rossi ed ora è il miglior pilota della flotta aerea di Silvio Berlusconi. Maurizio Manzini, Capitano della A.M., giovanissimo ha frequentato la scuola di volo di Reggio. Risultò il migliore poi in Accademia. Dopo aver volato sugli F104 Manzini è diventato in seguito istruttore dei giovani ufficiali alla scuola di volo di Amendola. Da qualche anno Manzini si trova alla base di Cold Lake in Canadà dove istruisce piloti della Nato. Il 21 ottobre del 1969 per volontà degli Enti Locali, venne costituita la società aeroporto e solo nel 1995, la sede venne trasferita al Campovolo per gestire il movimento del traffico aereo turistico e commerciale. Un area a Nord invece, con un'intesa tra il Comune di Reggio e la Direzione Aeroportuale di Bologna, è stata assegnata per l'utilizzo del "sociale" ed a diverse manifestazioni. L'attività dell'Aero Club nel frattempo ha indetto importanti giornate aeree sul nostro aeroporto. Si sono esibite le Frecce Tricolori nel 1966, e il 20 settembre del 1987 ritornarono, dopo venti anni, per interpretare il loro show che pochi mesi prima aveva entusiasmato l'America. L'anno dopo, accadde la tragedia di Ramstein e con le successive misure di sicurezza prese dal Ministero, il nostro aeroporto fu giudicato non più agibile, causa la vicinanza alla città, all'esibizione della PAN col loro spettacolo più grande del mondo. Il 23 giugno del 1996 infatti, le Frecce Tricolori ritornarono sul campo volo, nel corso di una festa dell'Aria, ma soltanto per effettuare in formazione un paio di sorvoli guidati da terra dal loro comandante. Ed in seguito arrivarono anche le mongolfiere per disputare il campionato italiano. Il futuro del "Campovolo" ora pare sia ancora legato strettamente all'attività dell'Aero Club Reggio e da quelle feste sociali nell'apposita area. L'Ente dell'Aviazione Civile è apparsa ancora cauta nel rilasciare alla Società Aeroporto, nonostante le continue richieste, le concessioni per uno scalo e il controllo su tutta l'area. "Non c'è futuro senza ricordare il passato" ripete ancora Luigi Gorrini il novantenne asso dell'ultima guerra, che sull'aeroporto di Reggio compi la sua ultima missione. Urbanistica > E SE FOSSE LA VOLTA BUONA? L’Assessore Ugo Ferrari ci presenta il progetto “Come riqualificare il centro storico” di Davide Leoni "Si creano i presupposti per una nuova fase per lo sviluppo del centro storico". Così l'Assessore all'Urbanistica del Comune di Reggio Emilia, Ugo Ferrari, ha definito l'insieme di opere e iniziative che interessano il centro storico, compresa l'estensione delle superfici commerciali in centro fino a 1.500 metri quadrati. La variante, proposta con l'assessore alla città storica, Mimmo Spadoni, modifica un limite fino ad ora attestato a 250 metri quadrati. Da dove nasce questa proposta di estensione? L'atto sottoposto all'approvazione del Consiglio Comunale, con la possibilità di aprire superfici commerciali fino a 1.500 mq. é parte integrante di strategie e azioni più generali che riguardano il centro storico, ma anche, nel suo complesso, la città di Reggio Emilia, all'interno della quale il nucleo storico rappresenta una polarità territoriale di eccellenza, di valenza europea. Occorre quindi lavorare sulla sua capacità di attrazione e di accoglienza. L'atto va collocato in questo contesto per capirne pienamente la portata. Lei ha speso parole impegnative in occasione della variante, affermando che si può aprire "una nuova fase di sviluppo del centro storico". In cosa consisterebbe? Se diradiamo le nebbie generate dalle polemiche quotidiane che Ugo Ferrari hanno il potere di avvolgere tutto in un indistinto grigiore, credo non si possa negare che il centro storico stia già vivendo complessivamente una fase di maggiore vitalità, rispetto a qualche anno fa. La si può leggere nella serie di iniziative culturali di rilievo europeo, di aggregazione promozione dei luoghi che hanno riportato i reggiani a riappropriarsi di alcuni spazi e dei tempi della città storica; nella presenza dell'Università in centro con migliaia di studenti, nelle riqualificazioni urbane, nell'impegno sulla sicurezza, nei nuovi servizi e nella maggiore cura degli spazi pubblici. Questa ritrovata vitalità, combinata con l'insieme delle funzioni presente in centro. ha anche generato, in qualche caso, problemi e conflittualità prima sconosciute, tra residenti e fruitori, ma ha evidenziato soprattutto una potenzialità del centro storico per nulla scontata. Ma c'è ben altro che può giusti- ficare quella affermazione. Le opere e i piani annunciati? Appunto, oltre al mercato coperto, per il quale è stata percorsa la strada del project financing, ci sono cantieri e proposte avanzate all'interno del Piano di Riqualificazione urbana, che si esprimono lungo il sistema delle piazze, sull'asse Nord Sud del centro. Qui l'impegno diretto dell'Amministrazione si caratterizza per la salvaguardia, la riqualificazione e la valorizzazione di emergenze culturali e di spazi pubblici come il Centro Gerra, i Musei civici, la Sala Verdi annessa al teatro Ariosto, la galle- ria Parmeggiani con le nuove residenze per studenti, le piazze, ma anche spazi coperti come la nuova galleria in progetto a Palazzo Busetti, che metterà in comunicazione via Crispi e Via Don Andreoli, e l'Isolato San Rocco riportato a nuova vita con la riqualificazione e la chiusura della galleria centrale: queste due nuove gallerie, Palazzo Busetti e Isolato San Rocco, insieme a quella del Mercato Coperto, saranno il sistema delle piazze per l'inverno. Attorno a questi cardini si innestano inoltre le quattro proposte giunte, a seguito di un bando pubblico, da privati sul Pru che metteranno in gioco investimenti per circa 50 milioni di euro. Non sta sottovalutando aspetti critici, come il senso di insicurezza, l'alta presenza di stranieri, l'abbandono di residenti? Niente affatto. So bene che c'è molta strada da fare, la convivenza tra etnie, il ritrovare nuovi equilibri tra interessi diversi, richiede tempi non brevi ed un processo impegnativo. Proviamo però a vedere qualche volta il bicchiere mezzo pieno: a ciò che ho appena ricordato, si aggiungono nel disegno strategico le recenti iniziative sulla mobilità e l'accessibilità dell'assessore Paolo Gandolfi, le proposte culturali dell'assessore Giovanni Catellani, le segue alla pag. 13 Palazzo Busetti STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 11 COLLEZIONI AUTUNNO - INVERNO 2007/2008 INOLTRE ALL’INTERNO... ...OFFERTISSIMA 50% SU: CAMPIONARI CAPI SPALLA CON PELLICCIA CAMPIONARI Borse di Bric’s e Fornarina AUTUNNO/INVERNO ‘07/’08 OFFERTA GIACCONI INVERNALI € 80,00 PIUMINI CORTI FASHION € 29.00 Via ia Mameli, Mameli 155 (la lat. V.lee Umberto Umbe to I) - Reggio Re io E. - Tel el. 05 0522/28 2/283599 99 Orario ario: dal Lunedì Lun dì al Vene enerdì dì dalle da le 9,00 00 alle a le 13,00 00 - dalle da le 16,00 00 alle a le 20,00 2 00 - Sabato abato dalle da le 10,00 00 alle a le 13,00 00 - dalle da le 16,00 00 alle a le 20,00 2 00 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 Urbanistica > segue dalla pag. 11 azioni e le progettualità a 360 gradi di Mimmo Spadoni, di Franco Corradini sulla sicurezza e la coesione, di Carla Colzi sulle opere pubbliche e la casa, produrranno o no quel graduale salto di qualità auspicato da tutti? Io penso, spero, di sì. Ad esempio recenti indagini di mercato di alcuni investitori evidenziano una nuova domanda di residenza di qualità anche in centro. C'è l'ottimismo della volontà? Forse un po' anche quello, che serve sempre, ma soprattutto quello della ragione. Ho sottolineato che l'Amministrazione ha programmato azioni di medio, mendo una certa marginalità. Lo stesso Pru, piano di riqualificazione urbana, del Centro, aperto con un bando, e approvabile entro l'anno, assicurerà risorse private anche per la riqualificazione della città pubblica. Stiamo quindi creando alcuni presupposti per compiere uno scatto in avanti, per fare prevalere un clima positivo attorno a questo luogo straordinario e unico. L'Amministrazione però non può fare tutto: non bastano sedi prestigiose per l'Università, occorre che la città si percepisca come città universitaria, capace quindi di trattenere e servire adeguatamente le migliaia di studenti che la frequentano. Se tutti i giorni si Piazza Prampolini breve e lungo periodo che delineano una strategia, una visione, una possibilità concreta che Reggio diventi più attraente, più europea, più capace di investire sulla contemporaneità senza perdere, anzi confermando, la propria identità storica e culturale. Questo disegno guarda oltre l'esagono: il Mercato ortofrutticolo ed il Consorzio Agrario, le Reggiane, la Polveriera, la riqualificazione dei viali urbani di connessione con il centro, a partire da via Emilia all'Angelo e viale Umberto I, sono i punti di forza di una strategia che persegue l'estensione dell'effetto città ben oltre i confini storici e psicologici dei viali di circonvallazione, traendo forza e vitalità dal resto della città invece di ragioni per chiudersi e contrapporsi a ciò che accade fuori dal perimetro storicamente riconosciuto. Forse non è un caso che si inauguri proprio ora la stagione di una più forte collaborazione tra il pubblico ed il privato, ad esempio con i project financing per la realizzazione del parcheggio interrato alla Zucchi, l'Isolato San Rocco ed il Mercato coperto che riconsegneranno alla città nuove piazze coperte e luoghi che stavano assu- trova il modo (e ci sarà sempre una buona ragione) per parlare male della propria bottega allargata costituita appunto dal centro storico, non facciamo certo una buona promozione dell'esagono. aprire in centro uno spazio commerciale di un certo valore, avanti quindi tutti coloro che sono interessati, allo stato attuale il rischio non c'è l'eccesso di interesse ma l'assenza di investitori. In centro puntiamo su diverse funzioni, come la residenza, i servizi, il tempo libero, la cultura, ma occorre prendere atto che la qualità della vita nelle città storiche dipende anche dalla vitalità del suo tessuto commerciale e che ci sono sempre più catene e investitori che operano su medie e grandi dimensioni. E se non le trovano in centro storico vanno in periferia e lungo le grandi vie di accesso. Questa variante quindi consentirà al centro di giocare le proprie carte, di competere meglio ed esprimere pienamente la vocazione di centro commerciale naturale, ricco come nessun altro di opportunità e ragioni di attrattività. Non a caso c'è pieno accordo sulla variante delle principali associazioni di commercianti e della stessa circoscrizione. Le opposizioni hanno obiettato che occorre attendere il Piano strutturale comunale e il piano di valorizzazione commerciale, prima di procedere. Cosa risponde? Che questo sarebbe il modo migliore per non fare nulla. Le opposizioni fanno il loro mestiere e saranno le stesse che, presumibilmente, diranno di no anche su quei piani generali. Del resto la variante è pienamente in linea con gli obiettivi del Piano strutturale comunale e con il Piano di valorizzazione del centro storico, che individua nell'esagono il centro identitario di Viale Allegri Torniamo alla delibera sul commercio. Ci spieghi di cosa si tratta e se favorisce tutti o qualcuno in particolare. E' una variante generale, non legata a spazi precisi, ma percorribile da chiunque sia interessato ad tutta la provincia. Fare piani complessi servono anni, se dovessimo aspettare sempre la loro approvazione staremmo freschi. La variante come in molti altri casi ne anticipa coerentemente alcuni contenuti. EFFETTO CITTA' Il documento preliminare del Psc riconosce al centro storico la vocazione a polo di eccellenza e di identità della città e del territorio. Ripercorrono gli obiettivi strategici del Piano di valorizzazione del centro storico per estendere l'effetto città anche al di fuori del nucleo storico, lungo le radiali che dalla mandorla si dipartono. Gli obiettivi: - promuovere il patrimonio: rilancio del ruolo e delle vocazioni del centro storico, riqualificazione dei grandi edifici storici e dell'intero tessuto edilizio; - riqualificare il sistema urbano: riappropriazione delle strade, delle piazze e in generale degli spazi pubblici aperti, interventi sull'arredo urbano. - riorganizzare la mobilità: riqualificare i viali di circonvallazione e i collegamenti tra aree - implementare i servizi nella zona nord: potenziare il sistema delle piazze, qualificare e aumentare la dotazione di servizi e polarità, - favorire nuove attività. estendere la qualità urbana e la capacità attrattiva di tutta la via Emilia - incentivare l'uso residenziale nella zona sud, potenziare il sistema delle piazze, riqualificare gli spazi aperti, aumentare la dotazione di servizi. L'ASSE NORD SUD E IL PRU Un asse Nord Sud di riqualificazione del centro storico, che si sovrappone a quello Est Ovest caratterizzato dalla Via Emilia. Per proseguire nell'estensione dell'effetto città in tutto l'esagono, l'Amministrazione comunale ha promosso un Piano di riqualificazione urbana all'interno di un perimetro segnato da spazi ed interventi pubblici: uno strumento attuativo in coerenza con le linee indicate dal Piano strategico di valorizzazione della città storica e, più in generale, del Piano strutturale comunale (Psc). Un Programma che si fonda su sinergie fra interventi pubblici e privati. Il perimetro abbraccia i Giardini pubblici con viale Allegri e via Nobili, l'Università e il Centro Gerra, la Parmeggiani, il Valli e i Musei, piazza Martiri del 7 luglio e piazza della Vittoria oggetto di importanti riqualificazioni, la sala Verdi e il teatro Ariosto, l'Isolato San Rocco, piazza Casotti, il ghetto ebraico in continuo recupero, il palazzo municipale. Opere pubbliche che fungono STAMPA REGGIANA > anche da catalizzatore dell'iniziativa privata, con piazze coperte, residenze per giovani e studenti, polarità attrattive e connessioni urbane. All'interno di questo perimetro si innestano le quattro proposte giunte da privati e che il Pru mette a sistema. Le proposte presentate dopo la pubblicazione dell'Avviso di Pru sono state esaminate dagli uffici tecnici e ora seguiranno l'iter amministrativo e di presentazione fino al passaggio in Consiglio comunale. Si stima che gli investimenti ammontino nel complesso a 50 milioni di euro: - Isolato San Rocco: riqualificazione proposta da Coopsette. Si prevede il recupero della galleria e dei portici, la riqualificazione commerciale e residenziale; - Palazzo Busetti: riqualificazione proposta da Bluefield. Viene proposto un mix funzionale di spazi aperti, esercizi pubblici e residenze; - Casa Frati dei Parolo, isolato tra piazza Casotti e via del Carbone: riqualificazione proposta da Istituto immobiliare del Nord. E' stata proposta la realizzazione di nuovi negozi e di residenze anche per giovani e studenti - Cinema Ambra: riqualificazione proposta dalla associazione di imprese Sicam. Si prevedono interventi residenziali. LA VARIANTE DEI 1.500 MQ Con una variante normativa al Piano regolatore generale l'Amministrazione comunale di Reggio introduce la possibilità di realizzare spazi commerciali all'interno della città storica, con superfici estese fino a 1.500, rispetto al limite attuale di 250 metri quadrati. Si tratta di una variante di carattere generale, che va nel senso della promozione delle potenzialità e delle vocazioni della città, per lo sviluppo delle attività economiche e per la presenza residenziale, valorizzando tessuto storico e riuso del patrimonio edilizio. Può essere applicata in sei tipologie edilizie, e quindi considerata per tutti coloro, proprietari e investitori, che propongano interventi di qualità in centro storico, oltre che applicata per i casi che rientrano nel Piano di riqualificazione urbana. anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 13 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 Attualità > IL COMPLESSO PROBLEMA DELL’ACCOGLIENZA di Giovanni Bertolani I l venir meno delle intese di Ialta, volte a delimitare le aree d'influenza politica delle grandi Potenze, l'avvento delle comunicazioni in tempo reale in via telematica e la globalizzazione nell'economia hanno aperto nuovi scenari, tra i quali il preminente è certamente quello dell'esodo dei popoli poveri verso i Paesi ricchi. Fra le etnie più povere vanno sicuramente annoverate quelle islamiche, ma anche giovani provenienti dall'Europa orientale e dal sudAmerica. Esse hanno guardato all'Europa, come prospettiva di sopravvivenza prima e, successivamente, d'inizio di una nuova vita. Negli approdi di chi è in cerca di fortuna, certamente l'Italia ha rappresentato un miraggio assai seducente, per la sua posizione geografica, protesa nel Mediterraneo. Alcuni ceti industriali del nostro Paese hanno guardato con interesse ai fenomeni migratori, soprattutto quelli utilizzabili per l'impiego in mestieri usuranti, dai quali si è andato per converso consolidando un progressivo distacco da parte dei lavoratori italiani. Il problema nel tempo ha assunto particolare importanza, dapprima non adeguatamente valutata, tanto da porre sul tappeto tre questioni di valenza non solo istituzionale, ma anche etica. Ci si è subito chiesto, cosa significhi accoglienza e che rilevanza assumano i fenomeni, da un lato della clandestinità e dall'altro dell'integrazione. Ci si è pertanto sempre più resi conto, che accoglien- za non significa unicamente permettere a cittadini di altri Paesi d'insediarsi sul nostro territorio, ma d'individuarne l'identità e di consentire ai medesimi quello sviluppo della personalità umana, che costituisce principio significativo della nostra Costituzione. Costituisce pregio della Carta fondamentale italiana avere posto in preminente risalto, la possibilità di distinzione degli emigranti legittimi dai clandestini, in breve tempo dimostratasi la piaga peggiore, anche e soprattutto agli effetti della realtà dell'integrazione. In nessun Paese del mondo è dato entrare, se non si sia dotati di passaporto e dunque di documenti d'identificazione personale e d'individuazione del luogo di provenienza. Ragioni di carattere umanitario hanno indotto al superamento di tale pur essenziale criterio discriminatorio, inibendo in tal modo l'accertamento della correlazione fra la persona e le radici del medesimo, stabilendo pertanto da subito un regime di trasparenza ed evitando così la possibilità d'assunzione da parte degli interessati di vari nominativi, per sfuggire alle maglie della legge e degli inerenti controlli. Tali verifiche, spesso riuscendo impossibili, hanno determinato il transito e la sosta di persone prive di fissa dimora e dunque esposte all'opportunità di compimento di violazioni di legge, poiché costrettivi da esigenze di sopravvivenza. Il problema dell'accoglienza quindi esige professionalizzazione delle quote di extra-comunitari ammessi al soggiorno in Italia, reperimento di un'occupazione stabile, che consenta a chi s'inserisca nel mondo del lavoro di godere di adeguati mezzi di sussistenza e la facoltà per ogni interessato a fruire di un alloggio, presupposto di radicamento, anche famigliare, sul territorio. Tali ultimi elementi comportano un grande programma di formazione professio- nale dei nuovi arrivati, che abbiano interesse a vivere nel nostro Paese, che ne accettino le regole, sfuggendo ai pericoli insiti nella clandestinità e nelle attività delittuose. Integrazione significa pertanto accettazione della cultura e delle istituzioni del Paese ospitante, senza tuttavia alcuna abiura delle proprie, così come del proprio credo religioso. Essa presuppone dunque, che uomini provenienti da esperienze diverse per cultura e religione, accettino la comune condivisione delle regole degli Stati di democrazia occidentale, poiché è solo la comunione degli intenti, che può generare coesione esistenziale e sociale. Talora peraltro detta coesione viene minata da due fattori di rischio. Uno rappresentato dalle eredità delle teocrazie islamiche, che antepongono il profilo religioso a quello istituzionale, anziché tenerli separati, accettandone la reciproca autonomia, riconoscendo così allo Stato la possibilità di fissare le regole di convivenza civile ed alla religione di occuparsi delle spiritualità connesse al foro interno. L'altro è costituito dall'attraversamento del nostro Paese di etnie per loro natura nomadi, come i Rom, la cui integrazione risulta di difficile attuazione, poiché il loro incedere itinerante inibisce la frequentazione da parte dei giovani della scolarità ordinaria del sito, l'abitazione di residenze territorializzate e dunque l'avvio di un processo di convivenza non temporanea e precaria, bensì stabile e permanente con la popolazione locale. Bisogna avere il coraggio di concludere che, mentre l'integrazione di comunità di cittadini di differente cultura e religione può trovare ostacoli in merito al divergente modo d'intendere la vita, ma trova nel rispetto delle diversità il punto d'incontro tra ideologie ed opinioni religiose distanti, il nomadismo si oppone fisiologicamente all'integrazione, per mancata accettazione di una residenzialità permanente, che costituisce il presupposto della coesione sociale di ciascun sito. L'accesso alla casa diventa perciò fondamentale per coloro, che accettano di vivere su di una parte individuata del territorio, mentre non appare soddisfacente per chi intende trasferirsi periodicamente in altri luoghi, dentro e fuori lo Stato, dentro e fuori la Comunità europea. La libera circolazione degli uomini, delle merci e dei servizi, costituisce certamente un grande strumento di avvicinamento dei popoli, insediati in grandi aree contigue, anche se costituisce occasione di stimolo al nomadismo, anziché di radicamento sul territorio. Le stirpi nomadi devono avere riconosciuto il diritto alla libera circolazione, ma non possono essere trattati alla stregua dei cittadini residenti, poiché la loro cultura li rende apolidi e dunque cittadini del mondo. La loro diversità va rispettata e non va pertanto strumentalizzata, adducendo ragioni d'integrazione, assai difficili da realizzare. La tolleranza, l'arma non certo segreta di coesistenza tra molteplici etnie, non può costituire elemento di confusione tra aspirazioni diverse, che è dato cogliere nell'incontro tra popolazioni di culture autonome, che possono vivere insieme, a patto che condividano e credano nel valore della comune osservanza delle regole del sito, in cui s'insediano, utilizzando il lavoro come ulteriore elemento di collante, idoneo a far sentire il territorio come proprio. I popoli nomadi sono invece proiettati verso esperienze erranti, non già perché difetti nei loro confronti la disponibilità all'accoglienza, ma perché le proprie origini culturali li spingono a continui trasferimenti su ambiti e siti diversi, anche estesi a differenti nazioni. Per questi ultimi pertanto, la società deve apprestare strumenti di dimora temporanea, non per effetto d'impulsi reiettivi da parte delle collettività territorializzate, bensì in adesione ad un diverso modo di concepimento dei valori esistenziali e della meta fissata per la crescita delle nuove generazioni. Per cui perseguire la coesione sociale, significa cogliere, nel grande incontro delle collettività del mondo, le relative diversità, prodotto del differenziato approccio relazionale alla vita. Montanari & Gruzza MONTANARI & GRUZZA S.p.A. VILLA GAIDA (RE) - VIA NEWTON, 38 - TEL. 0522/944251 - FAX 0522/944129 - www.montanari-gruzza.it STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 15 > Sociale DOVE C’ERA UN LEBBROSARIO E’ NATO UN MODERNO OSPEDALE Grazie al chirurgo Domenico Gazzotti dell’Ospedale Sant’Anna e un gruppo di volontari di Castelnuovo Monti è stato possibile costruire una nuova struttura sanitaria a Gambo in Africa. Superata la diffidenza dei mussulmani e ortodossi di Alfredo Gianolio Il "mal d'Africa" del dott. Domenico Gazzotti - chirurgo dirigente medico presso L'Ospedale Sant'Anna - e dei suoi amici del G.A.O.M. di Castelnuovo Monti, non è nato all'improvviso, ma si è formato progressivamente, con inizio, prima ancora della conoscenza dei luoghi, della loro dolorosa realtà umana e sociale. Un "mal d'Africa" del tutto particolare, solo in parte dovuto al richiamo di una natura che ti affascina ma non come fosse semplicemente da ammirare, non solo per sentirla penetrare nel tuo essere con i suoi profumi, le grida e i sussurri degli animali, con le luci cangianti del cielo. Il richiamo più forte, infatti, è quello che proviene dagli uomini da strappare alle malattie, alla fame, alla miseria. È un richiamo al quale il dott. Gazzotti e i suoi amici del GAOM (Gruppo Amici Ospedalieri Missionari) non riescono a resistere. Raggiungono periodicamente Gambo, in Etiopia, un centro posto su di un altopiano di oltre 2000 16 STAMPA REGGIANA > metri di altezza, completamente verde, che dista 350 chilometri da Addis Abeba e 100 dall'equatore. A Gambo esisteva, sino a pochi anni fa, un lebbrosario, gestito all'inizio del '900 da Francescani francesi. Ora, debellato il terribile morbo, è pressoché scomparso e, al suo posto, sorge un moderno ospedale costruito dai volontari castelnovesi del GAOM, con l'aiuto dei Missionari della Consolata. "Prima ancora che con l'Africa e i suoi problemi - dice il dott. Gazzotti mentre stavamo conversando con Giovanna Gregori ad un tavolo della Trattoria Serena di Pineto di Vetto - il mio incontro è stato con giovani di tutto il mondo, che mi hanno aiutato a comprendere l'uomo, in quanto tale, con esigenze simili sotto tutte le latitudini. Ho avuto la fortuna, dopo la maturità classica, di studiare al Collegio universitario Giovanni XXIII di Parma, dove il 60% degli studenti provenivano dall'Estremo Oriente, dall'Africa, dalle Filippine, dall'Indonesia e da tanti altri paesi. Ma l'Africa è stato il mio maggior polo d'attrazione". Si è formata così nel chirurgo castelnovese una predisposizione umana e culturale con l'abbattimento di pregiudizi e prevenzioni per collocarla sul piano pratico, essendosi reso conto della necessità di interventi immediati per lenire sofferenze e disagi. anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 "Terminati gli studi, dopo vent'anni, ebbi la fortuna - soggiunge - d'incontrare il dott. Riccardo Azzolini, dentista otorinolaringoiatra di Castelnuovo. È stato il fondatore del GAOM di cui si può considerare il 'capo carismatico'. Personalità poliedrica, si esprime in ottenere frutti copiosi". Numerosi altri sono i missionarilaici-volontari che periodicamente raggiungono Gambo dalla nostra montagna. Non è possibile menzionarli tutti, ammette il dott. Gazzotti. A questo punto Giovanna Gregori interviene: "Non posso un cambiamento della propria interiorità, un modo particolare di vivere la quotidianità, dando alle cose una valutazione diversa da quella usuale, cogliendo i valori autentici. Ritiene non solo che noi andiamo ad insegnare, apprendiamo anche molto da loro, special- Il dott. Domenico Gazzotti nel reparto pediatria diversi campi. È anche un appassionato musicista, organista e compositore. Per l'azione umanitaria ritiene che non ci si debba disperdere, occorrendo concentrarsi per uno scopo preciso. Bisogna lavorare nello stesso orto - afferma - per non ricordare Claudio Ferrari che ben conosco, in quanto come me abita nella frazione di Frascaro. È un pensionato dell'ENEL sempre in attesa di un'altra chiamata per la missione umanitaria. Il 'mal d'Africa' è stato da lui inteso come mente dai bambini che, anche quando sono colpiti da gravi malattie, esprimono, attraverso la luce dei loro occhi sorridenti, serenità e fiducia". "Di Frascaro - aggiunge il dott. Gazzotti - c'è un altro pensionato Sociale > dell'Enel che ha dato notevole impulso all'attività del GAOM, Lino Triglia, una figura emblematica, un esempio molto alto di volontariato. Si è prodigato per la costruzione dell'ospedale e delle case per i lebbrosi, del campanile con tanto di campane e del pozzo. Ha sempre operato in religioso silenzio, senza mai vantarsi di quello che faceva e nemmeno di curarsi di farlo conoscere. Se fosse per lui, andrebbe a vivere in Africa". "La decisione di programmare una spedizione in Africa - precisa il dott. Gazzotti - la presi col dott. Azzolini un giorno al parco Tegge alla festa dell'Unità. Chiesi a mia moglie se potevo andare, lei mi disse di sì e allora partii. Era il 1986. Avemmo in seguito anche la validissima collaborazione del dott. Tiziano Setti, dirigente dell'Unione Operativa di ostetricia e ginecologia dell'Arcispedale di Reggio, puntualmente presente nelle periodiche nostre missioni. Ed è facilmente immaginabile come sia importante la presenza di un ostetrico-ginecologo a Gambo, ove il tasso di natalità è altissimo". Quali sono stati i vostri iniziali compiti, quale fu il primo e più grave problema che avete affrontato? "Un problema di rilevanza storica: il diffondersi di una terribile malattia infettiva, la lebbra, dovuta a un microbatterio che colpisce i "maledetti da Dio". Cresce e si diffonde nella sporcizia per l'impossibilità di potersi lavare per mancanza di acqua o, se c'è, perchè è infetta. Grazie all'igiene e ai farmaci, i malati guariscono e i loro figli non nascono lebbrosi, anche se possono avere, geneticamente, una predisposizione. Molto elevata era la mortalità delle donne nella fase del parto. La donna aveva anche 14-15 gravidanze, mentre adesso la media è di 4-5 parti. Abbiamo fatto e stiamo facendo vaccinazioni a tappeto per le donne e per i bambini. Ora, tra i mussulmani temevano di essere privati della loro terra, mentre gli ortodossi sospettavano che mirassimo a fare del proselitismo in favore della Chiesa cattolica. Furono gli bambini, non vi sono più epidemie di meningite e morbillo come un tempo". E le autorità governative come hanno valutato il vostro intervento? "L'Etiopia è una repubblica democratica a struttura federativa formata da tante regioni su base etnica. La popolazione locale appartiene alla tribù degli Amara, discendenti dalla Regina di Saba. Il territorio della regione è vasto quanto l'Emilia e la Lombardia messe assieme. Il Governo ha favorito la nostra iniziativa, tanto che ci ha messo a disposizione cinque appezzamenti di terreno sui quali abbiamo costruito 110 casette, in gran parte di legno, per i lebbrosi che prima vivevano ammassati sotto capannoni in condizioni penose. Inizialmente avevamo suscitato diffidenza in mussulmani e ortodossi. I stessi lebbrosi ad esigere che realizzassimo il nostro progetto. Fecero un sit-in davanti alla sede della Presidenza della Regione. I loro rappresentanti spiegarono l'importanza del nostro progetto, la cui realizzazione avrebbe loro restituito dignità di uomini. Minacciarono un ricorso alla Commissione europea se le case non fossero state costruite. Ogni ostacolo fu rimosso e potemmo continuare tranquillamente la nostra opera". Quindi non vi furono più opposizioni di tipo etnico e religioso? "No, in quanto la nostra attività aveva esclusivamente una finalità umanitaria. Oltre il 60% degli abitanti dell'Etiopia sono ortodossi o, come prima venivano chiamati, copti. Il 20-25% sono mussulmani, poi vi sono esigue minoranze di evangelisti e animisti. La percentuale dei cattolici è molto bassa, non supera l'1%. I vari gruppi tra di loro sono molto rispettosi e tolleranti in quanto il loro orientamento religioso non è legato a un discorso politico. Il governo centrale, formato in prevalenza da appartenenti alla regione del Tigrai, lascia alla popolazione la più completa libertà di culto, occupandosi solo di tre aspetti del potere: quello legislativo, quello giudiziario e quello relativo all'ordine pubblico". Il Gruppo Amici Ospedalieri Missionari di Castelnuovo Monti ha istituito un ospedale ove mediamente si presentano circa 600 persone per esser assistite. Dopo una prima selezione compiuta al mattino dagli infermieri, si ha nel pomeriggio la visita durante la "consulta" che dispone mediamente di 6-7 medici. Si hanno ricoveri immediati per i casi urgenti, mentre gli altri vengono programmati. Vi sono diversi reparti: medicina generale, ginecologia, maternità e la pediatria che è il "fiore all'occhiello" dell'ospedale. I medici di Castelnuovo, in Etiopia, hanno affrontato anche problemi "nel sociale", in particolare in favore dell'infanzia. Basti pensare che si sono posti il problema di "alfabetizzare" ben 3500 bambini che devono essere aiutati anche nella loro crescita, sino STAMPA REGGIANA > all'età adulta. In che modo questo è possibile? "Il meccanismo che ha funzionato sino a una decina di anni fa dice il dott. Gazzotti - era quello dell'adozione a distanza, ma si è dimostrato inadeguato in quanto tendeva a creare dei privilegiati. Erano pochi quei fortunati che avevano l'opportunità di ricevere degli aiuti economici e che si presentavano a scuola ben vestiti e con tutto l'occorrente. Si formavano delle differenze rispetto agli altri bambini. Non era corretto né giusto. Abbiamo allora modificato il tipo di adozione: invece dell'adozione singola abbiamo voluto l'adozione collettiva, ad esempio quella di un'intera classe scolastica o di un reparto pediatrico all'ospedale". La nostra conversazione alla trattoria Serena sta per concludersi, mentre la titolare signora Borghi ci sta servendo il caffé. Un'ultima domanda: perché proprio a Castelnuovo Monti si è formata una schiera così numerosa di missionari laici per aiutare quelle popolazioni africane? "Preciso conclude il dott.Gazzotti - che non è una nostra esclusiva. Vi sono missionari anche di altre parti d'Italia: Mantova, Bolzano, Genova ecc. Ma debbo ammettere che molti provengono dalla nostra montagna. Ci ha spinto l'urgenza di interventi concreti e immediati, reagendo alla spesso inconcludente astrattezza di programmi ambiziosi quanto generici e una sana reazione al dilagante consumismo, che ha smarrito il senso dei valori autentici". Foto in alto: in sala operatoria il dott. Tiziano Setti, il dott. Domenico Gazzotti e l’anestesista etiope Dejane’. Foto sotto: la sala d’attesa dell’ospedale di Gombo. anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 17 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 Arte > IL REGALO DI MARAMOTTI ALLA CITTA’ è stata la passione fondamentale di Achille Maramotti, passione che trova un'ideale continuità nella volontà della famiglia di rendere questo luogo un work in progress che accolga e testimoni i nuovi percorsi artistici. Fino al 2000 un certo numero di lavori era esposto negli spazi di passaggio dello stabilimento Max Mara, ora sede della Collezione, con l'intento di promuovere una quotidiana e stimolante convivenza fra creatività artistica e disegno industriale. A testimonianza inoltre dello stretto rapporto che Max Mara intrattiene con il mondo dell'arte, la Collezione accoglierà e presenterà le opere vincitrici del premio Da sabato 29 settembre e’ stata aperta al pubblico nella sede storica della società Max Mara, la collezione Maramotti, una raccolta di arte contemporanea internazionale dal dopo guerra ad oggi. La Collezione permanente, che si sviluppa su due piani del vecchio corpo di fabbrica in un percorso di quarantatre sale e due open space, inizia con alcuni importanti quadri europei indicativi delle tendenze espressioniste e astratte degli ultimi anni Quaranta-primi anni Cinquanta definite come movimento informale e un gruppo di opere italiane protoconcettuali (Fontana, Burri, Fautrier, biennale Max Mara Art Prize for Women in association with the Whitechapel Gallery, rivolto ad artiste emergenti della Gran Bretagna. Durante i primi mesi di apertura al pubblico verrà presentata l'opera vincitrice della prima edizione del premio (2006) titolata Ninna Nanna, realizzata dalla videoartista Margaret Salmon. La conversione di un edificio produttivo di collezioni di moda in spazio espositivo, è stata progettata nel rispetto della rigorosa essenzialità che contraddistingue la struttura, concepita fin dall'inizio, come spazio flessibile e capace di trasformarsi secondo mutevoli esigenze. SCHEDA TECNICA Manzoni). A seguire consistenti nuclei di dipinti della cosiddetta Pop romana (Angeli, Festa, Schifano, Tacchi), dell'Arte Povera nella sua duplice articolazione romana e torinese (Kounellis, Boetti, Merz, Penone, Pistoletto, Zorio, Anselmo) e dell'Arte Concettuale. A queste opere succedono dipinti fondamentali della Transavanguardia (Cucchi, Chia, Clemente, De Maria, Paladino), significativi esempi del neoespressionismo tedesco (Kiefer, Baselitz, Polke, A.R. Penck) e americane (Basquiat, Schnabel, Salle). Fa loro seguito un gruppo di opere della New Geometry americana degli anni Ottanta-Novanta (Halley, Scully, Taaffe, Burton, Bleckner) e le più recenti sperimentazioni americane e inglesi (Ritchie, Gallagher, Barry X Ball, Sachs, Essenhigh, Craig-Martin, Maloney). Alle opere realizzate nel XXI secolo, per la maggior parte non incluse nell'esposizione permanente, verranno dedicate mostre tematiche negli spazi del piano terra destinati a progetti espositivi temporanei. La continua esplorazione dei linguaggi espressivi in costante evoluzione della moda e dell'arte Sede: Via Fratelli Cervi 66, 42100 Reggio Emilia Italy Contatti: Tel. 0039 0522 382484 Fax 0039 0522 934479 [email protected] www.collezionemaramotti.org Orari di apertura: giovedì e venerdì 14.30 - 18.30 sabato e domenica 9.30 - 12.30 / 15.00 - 18.00 Chiusura 1 e 6 gennaio, 25 aprile, 1 maggio, dall' 1 al 25 agosto, 25 e 26 dicembre Ingresso: gratuito Visite: La visita avviene solo su prenotazione; l'ingresso senza prenotazione sarà possibile solo in caso di disponibilità di posti. Ogni visita prevede un numero massimo di 25 persone. E' possibile scegliere il percorso completo (della durata di circa due ore e trenta) o quello parziale (della durata di circa 1 ora e quindici minuti): 1° piano, Arte italiana ed europea dagli anni Quaranta agli anni Ottanta 2° piano, Arte europea e americana dagli anni Ottanta ad oggi Visite guidate su richiesta per gruppi di almeno 15 persone Informazioni utili: Il percorso espositivo è accessibile a persone con difficoltà motorie. La visita alle sale prevede l'accompagnamento del personale della collezione. Minori di 14 anni solo se accompagnati. STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 19 Le meraviglie della 2 1 3 4 6 Foto 1: Mimmo Paladino, Campi Flegrei, 1982-1983. Foto 2: Jannis Kounellis, Senza titolo, 1961. Foto 3: Mario Merz, La frutta siamo noi ,1988. Foto 4: Erich Fishl, Birthday Boy, 1983. Foto 5: Gerhard Richter, Kleiner Liegender Akt, 1967 Foto 6: Dana Schutz Run 2003. Foto 7: Philip Taaffe, Monocled Cobra and King Snake,1997. Foto 8: Erich Fishl, The Philosopher’s Chair, 1999 Foto 9: Peter Halley, The Western Sector, 1989-1990. Foto 10: Claudio Parmiggiani Caspar David Friedrich, 1989 Foto 11: Mimmo Paladino Cimento,1994/2007 5 20 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 collezione Maramotti 8 10 9 7 11 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 21 > Moda UNA DONNA BON TON CHE AM Sulle passerelle milanesi le proposte Mariella Burani di Cristina Fabbri Mariella Burani la vuole meno gipsy girl e più bon ton. Max Mara la presenta amante di contrasti e reinterpretazioni. Angelo Marani la sogna impreziosita di dettagli in oro e nostalgica di Saint Tropez. Sono le donne che gli stilisti reggiani hanno proposto sulle passerelle milanesi per la stagione primavera - estate 2008. Mariella Burani MARIELLA BURANI Come in una favola dove le storie prendono vita quando si aprono le pagine di un libro ed i personaggi incantati escono fuori quasi per magia, lo stesso è accaduto a Milano: sulle note di un bravissimo fisarmonicista, una modella ha spalancato le "porte della moda" ed ha dato il via alla sfilata Burani. In sala Montenapoleone la stilista cavriaghese ha messo da parte lo stile gitano e si è lasciata prendere dalla nostalgia del passato. Hanno dominato la scena abiti di jersey, a trapezio e spezzati in vita, come usava indossarli l'intramontabile Maria Callas. Molti anche quelli a tubino e le gonne "vaporose" grazie a tulle-sottogonna rigorosamente colorati. Ma per una <<donna libera, libera di scegliere come e cosa indossare, perché - secondo Mariella Burani - è lei che fa stile, non gli stilisti>>, non sono mancati i pantaloni, over a palazzo alternati a quelli a sigaretta, camicie maschili (iper femminili) in organza di cotone o georgette super sexy. Tanti gli spolverini, strizzati in vita da cinture e utilizzati come se fossero abiti, alternati a giacche tutt'altro che sfiancate, con maniche larghe che lasciano intravedere i polsi. Se ad aprire la scena sono stati colori basici come il bianco, il nero e un po' di grigio, le proposte per la sera hanno visto protagonisti il giallo audace, il verde acido, l'arancio choc e il rosa. Molti i tessuti a tinta unita, come il mikado, l'ottoman, lo jacquard. Poca stampa floreale ed etnica. Grande attenzione, come sempre, ai dettagli. Per quel che 22 STAMPA REGGIANA riguarda il trucco, Mariella Burani ha puntato sulla bocca, rigorosamente rossa, mentre i capelli sono stati lasciati sciolti oppure legati da code morbide, per una donna molto femminile…e libera. E gli accessori: scarpe maschili, sandali e zeppe hanno rubato la scena agli stivali; cappelli da cow > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 girl alternati a baschi; punto vita segnato da cinture in pelle o in tessuto; borse piccolissime per la sera e zaini grandi e capienti per il giorno <<per una donna viaggiatrice che, se si sposta nel weekend, ama essere comoda ed avere l'essenziale con sé>>. MAX MARA Una donna che si diverte a mixare colori e tessuti ricercati, che ama reinventare e reinventarsi, e che porta capelli raccolti, viso scoperto, trucco leggero sui toni del rosa e occhiali da sole: una collezione moda sperimentale è stata quella proposta in sala Brera da Max Mara. Secondo Laura Lusuardi, fashion coordinator del gruppo Maramotti, per la prossima stagione <<il classico verrà reinterpretato per una ricerca di nuovi fit e di silhouette inattese>>. Lungo la passerella milanese sportivo e sofisticato, sexy e for- Moda > MA IL MARE E MIXARE GLI STILI degli stilisti reggiani per la primavera-estate 2008 MaxMara Laura Lusuardi Angelo Marani Patty Pravo e Angelo Marani male, oversize e striminzito, tecnologico e naturale sono andati "a braccetto". Giochi di volumi, proporzioni e tessuti hanno dominato la scena. Le giacche presentate sono decostruite o sartoriali e sperimentano nuove forme e drappeggi asimmetrici. Diventano - insieme a camicie e abiti - di pelle, cellophane, tessuto tecnologico o tradizionale, come il panno di cachemire. Il tutto accostato a gonne, pantaloni o abiti in tessuti ultraleggeri e iper femminili. Immancabili per la primavera estate 2008 sono i trench di cotone, i bluson in cellophane rosa, il tailleur strizzato in vita, il jeans, il tuxedo pigiama e le gonne ampie o a tubino sotto il ginocchio. Il tutto impreziosito da dettagli di paillettes, decori-ricami in stile inglese o giapponese. Un mix di tessuti, che necessita anche di un mix di colori: bianco, nero, grigio e un po' di blu alter- nati al rosa e all'azzurro pastello. Per quel che riguarda gli accessori: occhiali da sole neri e scarpe maschili, rigorosamente senza tacco, per una donna comoda sempre, di giorno e di sera. Uno stile ultramoderno, addolcito in modo romantico. ANGELO MARANI Nostalgia d'estate: è l'atmosfera che ha fatto rivivere lo stilista correggese in sala Borgospesso a Milano invasa da un mare di sabbia. Un'estate di altri tempi, della Saint Tropez degli "anni d'oro", i segue a pag. 25 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 23 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 Moda > segue da pag. 23 mitici Sessanta-Settanta dove di gran moda erano le spiagge di Caneliers, Salinas, Pampelonne. Hanno dominato la scena bikini, short, zoccoli dorati ai piedi, preziosi caftani che velano il corpo, camicette annodate sotto il seno in stile BB, occhiali over size e cappelli a tesa larga di rafia o di pizzo. Uno stile inconfondibile che fa viaggiare la mente e pensare al film "La Piscina" con Romy Schneider, che ha ispirato lo stilista - come lui stesso rivela - per la creazione di questa collezione. Per la sera, lunghe sottovesti nelle tinte dei fiori: giallo vivo, rosa fucsia, blu di Francia, verde bambù e bianco. Poi molto oro, oro 24 carati <<come i paramenti dei Papi>>, ma pochissimo nero a differenza delle passate collezioni Marani. SPORTMAX E AMULETI J Dal 22 al 29 settembre, a "Milano Moda Donna" hanno dominato la scena anche le linee giovani dei brand reggiani. Sportmax, del gruppo Maramotti, ha proposto una donna militarchic che sogna di trascorrere una notte romantica su di una nave crociera sul Mar Baltico. Qui giacche militari o navy si accostano ad abitini a fiori, a camicette un po' collegiali e gonnelline molto femminili. Onnipresente: un grande fiocco tra i capelli. Le tinte sono naturali, il blu e il salvia sono sempre abbinati ai pastelli tenui e alle stampe soft. La ragazza di Amuleti J (MBFG) ama invece il deserto, le nuance sabbiose e vulcaniche (beige avana, grigio melange e arancio) a cui accosta il bianco madreperla e il blu indaco. A cappottini con piccole spal- le a kimono, tuniche monospalla e abiti dalla linea morbida, dove alle volte si creano "vortici di rose", vengono accostati accessori d'ispirazione indigena (sandali e collane), borse-sacca e cinture oversize. Insomma, una settimana della moda molto intensa, dove le griffes reggiane si sono distinte a pieni voti. A sentenziarlo il parterre di vip: ad esempio da Marani si è vista Patty Pravo e da Burani, presenti in prima fila, le attrici Jane Alexander, Nicole Grimaudo e Mirka Viola, così come Marina Ripa di Meana, Sara Tommasi, Ursula Andress, Pippo Franco, l'attore Sebastiano Somma, la ballerina Matilde Brandi e gli Zero Assoluto. E, tra un backstage e l'altro, Dario Ballantini di Striscia la Notizia travestito da Vittoria Brambilla. Amuleti J Sportmax Foto sotto: alcune signore vip presenti alla sfilata di Mariella Burani. Da sx Ursula Andress, Matilde Brandi, Paola Saluzzi, Daniela Melchiorre, Nicole Grimaudo, Jane Alexander Imprenditori che ogni giorno affrontano le sfide dei mercati con slancio e passione. Una grande forza fatta di lavoro, innovazione, qualità, integrazione. Un’energia vitale che, insieme a CNA, crea valore, coesione sociale e qualità della vita CNA Reggio Emilia - Via Maiella, 4 - Tel. 0522.3561 - www.cnare.it STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 25 TOSCHIMODA LOC. RONCOLO - QUATTRO CASTELLA (REGGIO EMILIA) TOSCHIMODA UOMO TOSCHI PROFESSIONAL TOSCHIMODA DONNA PIGNATELLI BROKSFIELD MAX MARA CORNELIANI BARBA GUESS by MARCIANO SPORT MAX POLO by RALPH LAUREN BIKKEMBERG MARELLA ARMANI COLLEZIONI GRIFONI JEANS TRU-TRUSSARDI ARMANI JEANS FRED PERRY HENRY GOTTON JECKERSON PEUTERY TWIN SET CANTARELLI WOOLRICH CALVIN KLEIN TRUSSARDI MARINA RINALDI BOGLIONI PAUL SMITH PERSONA MONCLER 9.2 TAVIANI MAGLIERIA GUESS BORSE-SCARPE CYCLE PATRIZIA PEPE UN NUOVO REPARTO DI OLTRE 600 MQ DEDICATO A PROFESSIONISTI E A CHI AMA VESTIRSI CON ABITI E A C C E S S O R I D I Q U A L I TÀ D I COSTRUZIONE SARTORIALE A PREZZO CONVENIENTE • • • • • TOY GIRL FRED PERRY MON CLER ING. LORO PIANA LANIFICIO F.LLI CERRUTI ERMENEGILDO ZEGNA VITALE BARBERIS CANONICO ANGELICO TOSCHI UOMO Via Turati, 31/3A - Roncolo - Quattro Castella (RE) • Tel. 0522-888159 TOSCHI DONNA Via Bachelet, 9 - Roncolo - Quattro Castella (RE) •Tel. 0522-887600 TOSCHI PROFESSIONAL Via Turati, 31/3A - Roncolo - Quattro Castella (RE) • Tel. 0522-888159 NUOVA ENTRATA DALLA TAGENZIALE MONTECAVOLO AMPIO PARCHEGGIO REGGIO EMILIA Via F.lli Cervi, 89 (via Emilia per Parma) Tel. 0522.700411 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 TOSCHIMODA UOMO TOSCHI PROFESSIONAL Parma ORARI: 9.00-12.30 e 15.30-19.30 GIOVEDÌ APERTO - CHIUSO LUNEDÌ MATTINA - SABATO ORARIO CONTINUATO TOSCHIMODA DONNA GUASTALLA (RE) Via Circonvallazione, 79 Tel. 0522.219848 Reggio E. uscita RONCOLO QUATTRO CASTELLA Rivenditore Autorizzato: PERGETTI GUIDO e FIGLI snc Officina Vendita CORREGGIO (RE), Via Gramsci, 7 Tel. 0522.637605 Costume & Società > QUANDO FILM NOIOSI DIVENTANO LEGGENDA di Riccardo Caselli Se le leggi di natura derivano dalla regolarità osservabile nei fenomeni, si potrebbe enunciare una sorta di legge cinematografica per cui "tenute sotto controllo altre variabili, tanto più un film è noioso tanto più ha probabilità di essere apprezzato". Esistono molti esempi eclatanti di film noiosi considerati "capolavori" o "storia del cinema"; non ci stiamo qui riferendo a film "lenti", aggettivo che si può invece attribuire ad un film con ritmo non elevato, ma pur sempre provvisto di trama e intrecci sufficienti ad intrattenere o far riflettere lo spettatore, benché in esso si percepisca una certa macchinosità nel presentare gli eventi. Parliamo qui di film "noiosi" nel senso assoluto del termine, ovvero film che uniscono alla lentezza anche una povertà di trama, o quantomeno un contenuto insufficiente a giustificare la durata e la forma dell'esposizione. Ci sono registi che grazie a questo stile, crediamo, sono diventati veri miti, uno su tutti Francis Ford Coppola: pur scegliendo temi facili da trattare in quanto accattivanti e ricchi di spunti in sé come Vietnam, mafia o Dracula è sempre riuscito a partorire film di una noia mortale, che a stento si riescono a non interrompere o almeno intervallare con cinque o sei snack, sigarette, birre, o per chi lo gradisce qualcosa di più forte. Fra gli altri esempi di film noiosissimi diventati leggenda non si può dimenticare Taxi Driver, questo soprattutto in quanto privo di senso, un film in cui non succede assolutamente nulla per un'ora e mezzo finchè uno svitato decide di uccidere un magnaccia anziché un senatore come aveva prima fatto intuire. Eppure un grande regista come Scorsese gode di maggior fama per un film del genere che per capolavori come "Casinò" di cui ben poco si sente parlare. In tempi più recenti abbiamo attraversato invece la mitizzazione del pesantissimo "Vi presento Joe Black" con un Brad Pitt semifossile e una trama sì sufficiente, ma che di certo non vale le due ore di silenzi, amore strappalacrime da film di Scamarcio, e battute pronunciate con intervalli di sei minuti. A conferma della proporzionalità tra noia generata e gradimento del film, talvolta ci soccorrono persino i premi Oscar, se pensiamo che il film più premiato della storia è "Il signore degli Anelli", ascrivibile ahimè alla categoria "supernoia plus" dato il rapporto fra durata della trilogia e numero di eventi significativi in essa narrati: insomma, nove ore per un film che si poteva fare con tre. Insidiosa anche la fama che si sta costruendo il recente Babel, tanto da farci temere che, grazie anche alla presenza del solito inespressivo Brad Pitt, potrebbe col tempo raggiungere livelli di osannamento pari a Joe Black. Anche qui un film lento, ma anche incoerente, poco chiaro, nonchè scopiazzato da "Crash" e pure male (oltre ovviamente che essere una ripetizione dell'espediente narrativo di "21 grammi"). Insomma, è semplice notare come tra i film più famo- si e venduti al botteghino, l'ingrediente noia abbia negli anni sortito grandi risultati, e questo senza considerare poi il cinema alternativo dei Fassbinder o dei nuovi guru alla Von Trier, guru della retorica più che della sostanza, che volentieri lasciamo agli intellettuali amanti del cinema realista o esistenzialista che sia, termini sotto i quali si nasconde poi spesso il solito vuoto e la noia, o per essere esistenzialisti anche noi, "la nausèe". In conclusione, a fronte della correlazione noia-gradimento cinematografico, è possibile trovare due elementi di spiegazione del fenomeno. Il primo è la soglia attentiva ed intellettuale dello spettatore medio: il film lento consente cadute dell'attenzione, molto comuni nella maggioranza delle persone, senza che comportino problemi di non comprensione, e queste viceversa rendono più sopportabile lo scorrimento lento; i film con trame chiare ma articolate, ritmo elevato, molti flashback ed espedienti narrativi spazio-temporali vengono poco apprezzati in quanto spesso non pienamente compresi, così come spesso capita con le persone che parlano più rapidamente della media. La seconda ragione fa riferimento ad una dimensione più emotiva, e si può spiegare attraverso il "principio della dissonanza cognitiva" di Leon Festinger, secondo cui "un individuo che possiede due idee o comportamenti che sono tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente; al contrario, si verrà a trovare in imbarazzo se le due rappresentazioni sono tra loro opposte. Questa incoerenza produce una dissonanza cognitiva, che l'individuo cerca di eliminare o ridurre a causa del disagio psicologico". In questo caso la noia del film dovrebbe spingere l'individuo ad uscire dal cinema o spegnere il lettore dvd, ma siccome questo spesso non accade per varie ragioni, dal bisogno di completezza (ultimare un percorso intrapreso), al denaro speso per il biglietto o altri motivi, l'individuo recupera la consonanza con una valutazione finale positiva del film, adducendo motivazioni postume che giustifichino la qualità di un opera che in realtà gli ha dispensato due ore di pura noia e disagio. [email protected] Nuova Opel Corsa Nuova Opel Corsa: design accattivante e di forte impatto, profilo estremamente dinamico, line tese e sportive. Telaio di nuova concezione per piacere di guida senza precedenti, massima tenuta di strada e sicurezza grazie all'ESP®Plus ed al TCPlus, unici nella categoria offerti di serie su tutta la gamma. Esclusive innovazioni tecnologiche che fanno della nuova Opel Corsa una vera leader. STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 27 > Primo Piano ANCHE I BAMBINI STUDIANO LA SCIENZA DELLA LUCE Uno straordinario progetto del “Centro Internazionale Malaguzzi”. Attivare il pensiero attraverso la curiosità Luce Ma cos’è la luce? Dov’è la luce? La luce esiste senza le cose? E queste esistono senza la luce? Gli arcobaleni sono tutti uguali? La luce è ovunque, ma per vederla e conoscerla come è veramente, bisogna accenderla nella mente. Come si fa ad accenderla nella mente? Queste domande accendono un problema conoscitivo e metodologico alle Scienze e alla Psicopedagogia. Bisogna esplorare, fantasticare, ipotizzare, provare, confrontarsi, inventare procedimenti e strumenti adatti. Occorrono diverse professionalità, perché la ricerca è interdisciplinare. Ci sono, per questo, incontri di Gruppo differenti che permettono di avvicinarsi ad alcuni fenomeni e leggi della natura con approcci personali di diversi specialisti. Punto chiave di partenza è l’idea di attivare il pensiero attraverso la curiosità. Si scopriranno così le qualità della luce e la loro grammatica. Alla Fisica, scelta come prospettiva disciplinare prevalente, è affidato il ruolo di struttura aggregante i concetti, le argomentazioni, i linguaggi delle altre discipline. di Sergio Masini A l “Centro Internazionale Malaguzzi”, in via Bligny1/A ( R.E ) è in corso un’ ambiziosa ed eccezionale ricerca di sperimentazione ed immersione in ambienti dove la”Luce” è vissuta nelle sue diverse forme percettive, emozionali e razionali. Dove la luce viene indagata con l’auspicio di riuscire a provocare meraviglia, curiosità, esplorazione, approfondimenti, creatività, nuovi apprendimenti. Questo luogo è il progetto RAGGIO DI LUCE. Qui viene proposta un’ esperienza unica a bambini, ragazzi, genitori, insegnanti, per l’innovazione formativa e l’apertura a nuove didattiche della Scienza. Tutto questo si fonda sulla filosofia e l’esperienza pedagogica dei Nidi e delle Scuole dell’infanzia del Comune di Reggio ispirate ai principii dei bambini e dei ragazzi”potenzialmente competenti” e sul riconoscimento dei”cento linguaggi” che appartengono, sin dalla nascita, come” dotazione personale” a tutti gli esseri umani. E’ il pensiero fondante di Loris Malaguzzi. Così è spiegato nella presentazione del progetto RAGGIO DI LUCE che funziona da circa quattro anni ed è stato presentato nel 2005 e 2006 al Festival delle Scienze di Genova, dove riscosse un successo tale da provocare” inviti “in tante altre Città e Nazioni, per la sua originalità e soprattutto novità scientifica e psicopedagogica. 28 STAMPA REGGIANA Per questo c’è l’illustre collaborazione del prof. Olmes Bisi, ordinario di Fisica Generale all’Università di Reggio e Modena,Facoltà di Ingegneria, sede di Reggio Emilia. Illuminatòri Per la ricerca sono stati inventati ambienti speciali, salette accoglienti e ben attrezzate denominate Illuminatòri (laboratori di illuminazione). Qui si offrono ai bambini, ragazzi e adulti : materiali, strumenti, percorsi, situazioni per “provare”, toccare, accendere, spegnere, aprire, coprire, ombre e luci combinate, entrate e uscite dal buio, luci naturali e artificiali, eventi differenti e lampade diverse per forme e colori per “ cercare e reagire”, per “ capire e modificare”, per vedere cosa succede, per montare e smontare, individualmente o in gruppo. E mentre tutto questo > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 avviene in contesti e situazioni speciali, dove il pensiero si sviluppa c’è chi osserva e nota, l’atelierista accompagna, vede, ascolta, aiuta su domanda e favorisce modi espressivi di sinergie tra linguaggi differenti: parola, disegno, colore, simbolo, numero, forma geometrica, altri segni convenzionali o di fantasia. Insomma è la prima volta che si mettono i bambini nelle condizioni di ricercatori della Scienza della luce. E siamo davanti ad un approccio conoscitivo e formativo assolutamente diverso da quello tradizionale che, intanto omette le Scienze nelle didattiche e, se le mette, lo fa nozionisticamente. Qui immaginazione, rigorosità, sperimentazione, creatività, espressività si intrecciano Primo Piano > e completano per la conoscenza e la formazione. E non solo dei bambini poiché RAGGIo di LUCE è aperto anche ad adulti, prima di tutto genitori ed insegnanti, che arricchiscono le loro personalità e le loro professionalità, nonché le loro conoscenze scientifiche. Apprendimenti e Modifiche E’ chiaro che tra prove, manipolazioni, stupori, riflessioni, espressioni nei vari linguaggi si arriverà ad imparare, come scoperte personali, le proprietà e le regole della luce ben definite dalla Fisica. Si arriveranno a scoprire e capire le definizioni come scomposizione, riflessione, rifrazione, diffrazione, luce invisibile (raggi infrarossi) conoscendo i fatti reali derivati dalla precisa esperienza negli Illuminatòri che sono fortemente focalizzati su alcuni concetti. Ma questi possono tornare a proporsi in modo differente per consentire ai bambini di trovare accessi e percorsi diversi al medesimo problema. I risultati della ricerca in corso sono positivi. E’ da dire, in fine, che l’attuale percorso didattico non è ripetitivo, anzi è sempre in evoluzione, modificabile a seguito delle verifiche effettuate sul campo e delle sollecitazioni di indagini e riflessioni- proposte svolte dal Centro Malaguzzi e in diverse scuole locali, nazionali e internazionali che scelgono di provare il metodo RAGGIO DI LUCE, brevetto Reggio Emilia. A colloquio con il Prof. Olmes Bisi Professore, Lei è un importante docente dell'Università di Modena e Reggio. A Reggio insegna Fisica generale agli studenti di ingegneria. Adesso Lei collabora anche con l'Istituto Internazionale "Loris Malaguzzi" per progetti che riguardano la formazione di bambini e ragazzi mediante ricerche sulla scienza. Come mai? Collaboro al progetto Raggio di Luce da circa 6 mesi. E' una iniziativa che ha creato, a mio parere, un bellissimo ponte tra il mio ambiente universitario, la ricerca in Fisica e il mondo dei bambini, che imparo ad apprezzare sempre di più. Mi dà un suo giudizio sull'Istituto Malaguzzi e il Reggio Children? Questo Centro Internazionale è un tesoro. Bisogna esserne consapevoli, perchè i tesori possono produrre tante cose belle, ma possono anche sparire, dissiparsi. Il tesoro è l'ottima idea di investire in progetti pesanti che guardano lontano. Qui al Centro siamo nella "innovazione", nella ricerca che conta anche per il futuro? Certamente. E' importante investire in imprese culturali, è l'unico vero modo di "innovare". E noi siamo competitivi perchè abbiamo buoni cervelli, sopratutto quelli dei bimbi. Questa ricerca quali connotati ha? Vorrei dare il mio contributo da Fisico. Da dove nasce l'innovazione, la novità capace di cambiare gli scenari? Nasce dalla cultura della ricerca pura, senza scopi applicativi, quella che di solito dicono "inutile", ma che, invece, è utilissima. Qui ci siamo, ci intendiamo bene. L'investimento su Raggio di Luce come è? Io, come Fisico, lavoro anche sulla "luce". Vorrei rivedere alcune delle mie affermazioni ripercorrendo "la storia della luce". Il contributo di assoluto rilievo nella comprensione della luce è di Einstein, che ha rivoluzionato il nostro modo di concepire la realtà. Ci insegnò pure, con le sue ricerche, che anche nelle scienze più esatte non è possibile introdurre idee veramente nuove senza, qualche volta, assumere un rischio: quello di non riuscire. Ecco perchè bisogna investire in progetti pesanti, che guardano lontano. L'investimento in Raggio di Luce è buono. Il metodo di ricerca sperimentale che avete adottato è in linea con i percorsi attuali, nel campo Fisico? E' il metodo scientifico. Quello di Galileo. Quello che conta veramente. Che io considero la prima rivoluzione democratica. Di questo metodo esiste un solo indiscusso giudice, la realtà. Qualunque autorità si deve inchinare di fronte ai risultati di un serio esperimento. Quelle nel Centro e questa particolare Raggio di Luce sono dunque esperienze importanti e anche produttive? Nuove idee, cultura di qualità. Nuove visioni del mondo generano tantissime applicazioni, innovazioni radicali e profonde, non cercate, ma emerse naturalmente dal libero pensiero. Le risposte di qualità sono quelle che soddisfano le domande di fondo, senza alcuna pretesa di essere utili subito. Sapere pensare liberamente è strategico per il futuro. Non solo per la democrazia, ma per l'economia e lo sviluppo. Anche perchè, ripeto, noi abbiamo bambini e giovani di bellissimo cervello, sicuramente competitivo. E' giusto dunque investire in imprese culturali di grande respiro. Come questa, del Centro Malaguzzi, che affronta anche, con il laboratorio Raggio di Luce, una ricerca che mi interessa molto, come uomo e scienziato. Perchè corrisponde molto ai miei AUTORIZZATO principi che sono quelli che ho fin qui cercato di chiarire, sinteticamente e semplicemente. Per questo collaboro volentieri, nel lavoro di gruppo interdisciplinare c'è scambio, imparo e dò il mio contributo specifico, con impegno, spero utile. L'autonomia di questo progetto Raggio di Luce la convince? Mi piace perchè si affida alla interdisciplinarità. Mi piace perchè ci svela la creatività dei bambini e ragazzi, che dà loro gioia. Le "scoperte" che nascono dall'incontro dei bambini con le molteplici esperienze della luce, ci danno informazioni preziose sui loro cervelli, le loro modalità di approccio conoscitivo. Lo smontare le cose, le manualità, le prove e riprove, gli stupori, le meraviglie, le emozioni, le riflessioni, le espressioni coi diversi linguaggi sono dati di scienza per noi che operiamo per e nel progetto. E al seguito, ci sollecitano a inventare anche ambienti, attrezzi e strumenti nuovi come gli illuminatori, che stimolano e formano l'intelligenza, che è la velocità del cervello a produrre. E' giusto allargare a tante scuole, a tanti insegnanti e a tanti genitori di tanti Paesi, la ricerca Raggio di Luce, come si sta facendo a Reggio? Sicuramente: più si allarga la platea della ricerca, più dati avremo, più formazione faremo, coinvolgendo ed includendo più attori. Mi piace davvero ed è un bene. Con tutto il resto del mio lavoro, anche questa mia collaboraziobe mi fa alzare presto al mattino, proprio come i bambini che ad ogni giorno sentono la gioia di cercare e di fare. Questo è molto bello. S.M. SPECIALIZZATO di Dallari N., Zuliani G. e Patacini C. Diagnosi scocca computerizzata Disbrigo pratiche assicurative e assistenza legale Auto sostitutiva gratuita AKZO NOBEL SIKKENS PRODOTTI VERNICIANTI Via U . Degola, 8 (Villaggio Crostolo) - RE - Tel. 0522 921188 - Fax 0522.924407 [email protected] - www.autocarrozzeriadallari.it STAMPA REGGIANA per Scotchtint™ Auto Pellicole per il Controllo Solare e la Sicurezza del Vetro > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 29 > Architettura UNA IDEA REGGIANA CONQUISTA VENEZIA Tre giovani architetti si aggiudicano il secondo premio del concorso “Vela” Venezia 14 settembre. "Una proposta moderna ma garbata che si inserisce con semplicità in un contesto difficile e delicato come quello veneziano" Cosi l' Architetto Giuseppe Roma, presidente della commissione giudicatrice, ha presentato il progetto reggiano che si è aggiudicato il 2° premio del concorso internazionale d'idee per la progettazione delle biglietterie e degli imbarcaderi del trasporto pubblico lagunare a Venezia. Il concorso bandito da Vela (società che gestisce le biglietterie) in collaborazione con Actv e Comune di Venezia ha riscosso un notevole interresse, oltre 100 i 30 STAMPA REGGIANA gruppi iscritti, per l'attualità del tema che mette in evidenza la volontà della città lagunare di rinnovarsi e di superare il fascino decadente delle attuali strutture spesso fatiscenti ed inadeguate alle esigenze dei cittadini e dei turisti. I tre gruppi vincitori sono stati premiati a Cà Farsetti dal Sindaco di Venezia Massimo Cacciari che ha elogiato la qualità dei lavori e le idee innovative dei progetti. Ad aggiudicarsi il 1° premio è stato il gruppo VARIA capitanato dall' Arch. Chiara Remorini. Al secondo posto il gruppo reggiano MALLL, capitanato dallo STUDIO M2R atelier d'architettura Ing. Luca Medici, Ing. Luca Monti, Arch. Lorenzo Rapisarda in collaborazione con Arch. Alberto Marzi, Arch. Monica Cavalletti e Arch. Francesco Pergetti. Al terzo posto il gruppo FMMVV guidato da dall'Arch. Francesca Basaldella. Durante la presentazione dei progetti vincitori sono state elencate alcune delle prossime novità del servizio di trasporto lagunare come la modifica delle modalità di pagamento della corsa, l'incremento del sistema informativo sugli approdi e futuri servizi differenziati per i possessori di abbonamento a Carta Venezia. > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 Corsie differenziate di accesso ai pontili principali per gli abbonati di Carta Venezia ed una corsa in più sulla linea uno lungo il Canal Grande, dedicata ai residenti, secondo il sindaco Cacciari, dovrebbero essere disponibili già per Carnevale. Massimo Cacciari ha anche riscosso l'applauso ponendo in evidenza una delle domande maggiormente diffuse tra gli utenti: "come mai i numeri delle linee sono così complicati?" La preghiera del sindaco e dei cittadini è quella che venga utilizzata una numerazione più semplice: uno, due, tre, quattro….. Migliorare le informazioni, separare i flussi e avanzare i servizi per i residenti questi sono i tre obbiettivi a cui il sindaco Cacciari e l'amministrazione della città Lagunare vogliono dare risposte nei prossimi mesi per cercare di migliorare il sistema del trasporto pubblico di Venezia. Durante la premiazione lo STUDIO M2R ha presentato il progetto vincitore che ha suscitato notevole interesse tra i presenti e riscosso un generale apprezzamento per la qualità delle idee e soluzioni proposte. Il progetto di un sistema di punti di transito per milioni di Architettura > persone è un progetto che ha a che fare con la struttura dello spazio aperto: gli spazi della comunicazione, informazione, transito, non hanno bisogno di una forma esterna "finita" ma di infinite forme interne, sono attività transitorie che non hanno bisogno di "architettura" perché fanno parte di un unico grande spazio pubblico , Venezia; partendo da questa premessa i progettisti reggiani hanno affrontato il concorso mostrando una notevole sensibilità rispetto alle problematiche del contesto veneziano. La biglietteria è pensata come un elemento primario, una sorta di presidio, neutra per forma e colore, riesce a essere ben distinguibile senza "competere" o contrastare con la ricchezza visiva di Venezia. Inoltre, la sua semplicità formale è specchio di quella costruttiva caratterizzata da un telaio in ferro rivestito da panelli in plexiglass opalino. La biglietteria diventa "una pagina bianca" per rafforzare la comunicazione delle informazioni su di essa applicate Il problema dei costi è stato trasformato in virtù del progetto, ovvero dal modulo biglietteria nascono, per successive aggregazioni, tutti gli spazi di progetto: bar, servizi pubblici, punti vendita-info. L'imbarcadero è ripensato razionalizzado l'uso degli spazi interni ed è caratterrizzato da una struttura autoportante in ferro rivestita da un tessuto metallico montato su binari scorrevoli e garantisce, grazie al tessuto metallico, la massima visibilità, sia del movimento traghetti, sia della fascia informativa superiore, permettendo l'orientamento dei flussi in entrata e uscita. Gli imbarcaderi possono essere chiusi e protetti fisicamente con questa sorta di "tessuto-serranda. Mentre la Lo “STUDIO M2R atelier d’architettura” nasce a Reggio Emilia nel 2005 dall’associazione professionale di Luca Medici, Luca Monti e Lorenzo Rapisarda. Accumunati da un interesse comune nell’ambito dell’architettura, attraverso percorsi di biglietteria è elemento solido astratto, l'imbarcadero è in tutto e per tutto un diaframma terraacqua, una vibrazione del paesag- ricerca personali, approdano ad un linguaggio progettuale comune e coerente che si manifesta e sviluppa all’interno dello studio M2R atelier d’architettura. Ambito dell’attività dello studio è la progettazione a 360° nei campi dell’architettura, dell’urbanistica, del landscape, delgio, un punto di continuità tra acqua e terra: un "palco" immerso in Venezia. Data la buona qualità delle proposte, in autunno i progetti verranno presentati alla cittadinanza con una mostra e il tema sarà discusso con un grande convegno internazionale. Franco Ciuffa l’interior design, della grafica e dell’industrial design. Lo studio gestisce integralmente il processo di produzione dell’opera, dalla fase di analisi e di ideazione alla consegna finale, avvalendosi della collaborazione di partners qualificati nelle discipline complementari. Le foto nella pagina a sx: in alto un immagine del progetto 2° classificato. In basso, il sindaco Massimo Cacciari durante la premiazione e i progettisti reggiani durante la premizione da sx Francesco Pergetti, Luca Monti, Lorenzo Rapisarda, Alberto Marzi, Monica Cavalletti, Luca Medici. Nelle foto in basso di questa pagina il concept del progetto biglietteria e concept del progetto imbarcadero. LATTONERIE INDUSTRIALI E CIVILI s.r.l. SMALTIMENTO AMIANTO Via Nobel, 11 - SESSO (REGGIO EMILIA) - Tel. 0522/533223 Fax 0522/532257 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 31 SUPERMERCATO SUPERMERCATO SCELTE DI QUALITA’ SCELTE DI QUALITA’ Pegaso STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 Arte e Cultura > LE ACQUEFORTI DI VAINER MARCONI pagine a cura di Gaetano Montanari V ainer Marconi è nato a Villa Seta di Cadelbosco Sopra nel 1949. Ha frequentato l'Istituto Statale d'Arte Gaetano Chierici di Reggio Emilia, diplomandosi nel 1969. Frequenta, quindi, per due quadrienni, l'accademia di Belle Arti di Bologna; in un primo tempo il corso di pittura e incisione con gli insegnanti Mandelli, Mascalchi e Manaresi, poi, quello di scultura con Ghermandi. Apprese cosi' tutte le tecniche della pittura e della scultura e s'impadroni' di tutti gli elementi dell'acquaforte, attraverso le sue espressioni piu' variamente oggettive. Imparo', dunque, il difficile mestiere dell'incisore. Quel duro mestiere che, purtroppo, molti artisti, anche fra i maggiori e i piu' noti, conoscono superficialmente, o, addirittura, tengono in scarsa considerazione. Un tracciato, che, nella sua estrosa volubilita', caratterizza piu' volte le acqueforti di Vainer Marconi e le colloca in una situazione parecchio differente di quella dove si muove una buona parte dei nostri incisori degli ultimi decenni. Marconi, nell'insieme, si trova nel suo vero elemento, in quanto, la semplice matrice, grazie ad una serie di insoliti accorgimenti tecnici, pur destinata ad una molteplice replica, diventa "pezzo unico", al punto da consentire ad un percorso d'arte visuale, molto spesso trascurato dai più, di rivelarsi un piccolo capolavoro. L'artista che ha iniziato ad esporre nel 1973, da allora ha partecipato a numerose collettive e personali. Si calcola che nella sua carriera d'incisore, abbia, sino ad oggi, realizzato circa cinquecento lastre. Sue opere sono presenti, in buon numero, presso importanti collezioni pubbliche e private. Nel 1991 ha fatto dono di un cospicuo lotto delle sue stampe, alla biblioteca Panizzi, per contri- con un ritmo delicato e penetrante, fantasia e realta', sogno e vero. A nessun addetto ai lavori sara' sicuramente sfuggito il valore delle opere di Vainer Marconi, non solo per la indiscussa perizia tecnica, ma, anche e soprattutto per le doti artistiche che le contraddistingue. A conforto e a convalida di quanto andiamo scrivendo, è giunto il momento di ricordare alcune autorevolissime "firme" che ne hanno apprezzato le notevoli capacita' professionali. Da colonne di giornali, nonche' da pagine di riviste specializzate, ricaviamo una serie di adeguati riconoscimenti. Personaggi illustri e altamente significativi come: Bellini, De buire al costituendo Gabinetto delle Stampe. E, nel 1995, il Comune di Reggio Emilia, gli ha dedicato una importante mostra personale. Il mondo incantato dell'infanzia, trova, nella finezza del segno di Marconi, la sua piu' alta rivelazione, riuscendo, a fondere, Micheli, Gianolio, Manfredi, Rabotti, Seveso, Silvi, Ulisse e Filini, hanno provveduto ad illuminare di sufficiente luce l'attività acquafortistica del nostro artista. L'arte dell'incisione, nonostante le difficolta' e le incertezze, si avvia, anche nella nostra Reggio, a trovare, grazie ad FRANCO FERRARINI VECCHI PARROCI DI PAESE E fficace narratore, Franco Ferrarini approfitta degli eventi che e' andato via via raccogliendo nel corso della sua distante giovinezza, per raccontarci, questa volta, storie e fatti di sacerdoti di paese da lui conosciuti. Tanti felici spunti , quindi, per un personaggio che scrive cose piacevoli. Tutto cio' che noi e voi rimpiangiamo nel colore del passato. I tempi non sono piu' gli stessi e il cuore del mondo e' cambiato. Uno scrittore è, egli, giudice dei suoi simili, o non solamente il fotografo che ne segue le mosse e ne tramanda, lievemente abbellite, le immagini? Se in un dato modo abbiamo visto il nostro tempo vivere, non vediamo perche' si debba scrivere altrimenti. Figli d'un secolo dove la cultura diventa un articolo a buon mercato, il mestiere di Franco Ferrarini, un professionista dotato di una straordinaria sensibilita', emerge dal modo stesso con il quale ci parla di don Caminon, al secolo don Giuseppe Vezzani e della Palmina, un'esuberante e incontenibile biondona che aveva le mansioni di viceperpetua del parroco (nonchè delle disinvolte avventure amorose che intratteneva con lo stagnino del luogo, cristianamente ammogliato); la biondona, non il parroco. Scherzi della sintassi. Poi e' la volta di don Montruccoli, un vecchio prete di Rossena, piu' per le sue allegre bevute che per i suoi sconclusionati sermoni; di don Achille, alias don Badil, per il passato villereccio, parroco di Selvapiana, il quale, insieme ai parrocchiani, minorenni non esclusi, trovava un divertimento naturale assistere all'accoppiamento tra bovini che si svolgeva -periodicamente- in una piazzetta, fuori mano, del paese. Di don Ibatici; di don Corbezzoli ( un soprannome che glia vevano affibbiato i parrocchiani), noto per i riti liturgici e per le prediche che teneva sempre in dialetto; di don Castel prevosto di Cerredolo de' Coppi (un buontempone che amava il vino generoso). A don Castel subentro', don Brenno. Un giovane sacerdote in possesso di virtu' taumaurgiche, tanto da diventare famoso e acquistare, in breve tempo, una certa fama per le sue doti di guaritore delle sindromi da ansia e distur- artisti dal temperamento lirico e brillante come Vainer Marconi, un importante centro di valorizzazione. Si ha la sensazione di una ricchezza elargita a profusione, di una espressivita' potenziata al massimo da una forza intrinseca che lascia prefigurare un mondo dove la vocazione estetica non cessa di esistere. EDGARDO MARANI. “POESIE” Sara' press'a poco superfluo avvertire che siamo assai lontani dal voler delineare una storia di Edgardo Marani (Fabbrico di Reggio Emilia, 1892-1945), poeta di autentica vocazione, purtroppo dimenticato. Qui ci interessa soltanto evidenziare la nobilta' che egli seppe raggiungere e che ci fa, del resto, persuasi, circa la bonta' della sua poesia. Si tratta, in questo caso, come appare nella presentazione, scritta dal figlio Francesco, nel libro "DA TANTO NON VEDEVO", delle ultime, cioe', poesie del padre; una scelta di 160 componimenti, tra i quali, quasi duemila, scritti nel breve arco di sedici mesi, dai primi giorni del 1944 al 20 aprile 1945. S'intende, cosi', il carattere di quelle liriche che sono gemme in cui le lacrime brillano d'una loro mesta luce: composizioni brevi, alate, sospese, sussurrate. La visione e' ampia e luminosa. Il sentimento schiettamente umano e scorrevole. Qui e' tutto liscio, vellutato. E, le voci, delle piu' pure. E' un canto delicato, sensibilissimo, che sa trarre dalle cose, dagli affetti, dagli uccelli, dalle stagioni, accenti deliziosi. Edgardo Marini non desidero' essere troppo colto, seppe, pero', essere umano: soprattutto coerente. "vivere vuol dire / qualcosa aspettare/ un bene, un regalo/ un riso, un amore / un'era migliore/. E un lungo aspettare / un lungo aspettare. In "DA TANTO NON VEDEVO", prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti, edito, nel 2002, da Book Editore, i giuochi della memoria, nella coscienza del poeta, provocano una veloce irradiazione, fondendo l'istante vivo con attimi inabissati, che calamitano con una fonte di energia le variabili spuntature spirituali e a loro volta le inondano con inces- santi vibrazioni emotive. Dilatandone e increspandone le superfici con cerchi che si allargano fino a disperdersi oltre le possibilita' e gli echi della parola. Come si vede, si tratta d'una attivita' piuttosto importante e di tutto rispetto, anche dal punto di vista qualitativo, ovvero dall'intensita' dell'ispirazione umana e dallo schietto e originale valore dell'arte. Colore e poesia si riuniscono in un equilibrio difficilmente raggiungibili. Oltre alle composizioni di carattere descrittivo s'incontrano altre varie immagini, viste ed espresse, al solito, con commossa, accorata, suggestiva, bonaria, malinconica umanita'. Non potevano mancare i temi dell'amore, della famiglia, della casa, naturalmente. Nel fatto di non poter credere, oltre tutto, nel buio di una notte infinita. Il sipario scendera' sul sole; il breve miracolo dell'alba dell'umanita' finira' per sempre, tesoro irrecuperabile, tra le ignote valve di una conchiglia sepolta in fondo agli abissi del tempo. "Respiriamo luce / e poi ombra". Non sono assenti influssi pascoliani, ma e' fuor di dubbio ricordare che tutta la poesia moderna italiana, dopo i fasti della grandiosa retorica del Carducci, venne fortissimamente influenzata da Giovanni Pascoli . A cui, poi, successivamente, si aggiunse "il modello radicalmente nuovo di Giuseppe Ungaretti” (dalla introduzione di Alberto Bertoni a "SONO SOLO", edito nel 1997). Come ci ricorda Edgardo Marani, la poesia e' tormento e ricerca. Ma non solo: e' un'idea seguita da parole. E' come un'unita' che tutti gli zeri scritti a destra moltiplicano per dieci. bi della personalita'. Osteggiato dai suoi confratelli delle vicine parrocchie venne, dal vescovo, trasferito in una borgata dell'alto Appennino. Don Luigi Ghielmi, l'ultimo di una indimenticabile serie, confidenzialmente don Getto, carissimo e prezioso amico di Franco Ferrarini. Sacerdoti semplici e rudi, quindi, che con il loro dire, sapevano come arrivare al cuore dei loro parrocchiani. Pochi scrittori sono limpidi come Ferarrini, schietti e alla mano come lui. E' una voce d'altri tempi. La vera piaga del nostro paese e nell'abbandante intellettualismo, che nessuno riesce a frenare, ne', per la verita', a capire. Alla umanita', in un lembo di terra, dove sono talenti quasi tutti coloro che scrivono, Ferrarini regala un po' di buon umore e un po' di sogno . E' davvero il caso di rileggere i suoi libri "L'era propria un eter mond", "Massenzatico e' contro il patto atlantico", "Ettarangiarè". Chi conosce la prosa sorridente di Ferrarini, il garbo dell'ironia che molto spesso trascolora in un'atmosfera patetica, non potra' far a meno di leggere questo recentissimo opuscolo, nel quale, l'Autore, ci ripropone, a tutto tondo, la storia di vecchi parroci di paese, fissati, ciascuno, nella loro umile ma intensa verita' umana. STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 33 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 Arte e Cultura > FABRIZIO FONTANA NICOLAS BOUVIER PRESENTE E PASSATO Nato a Reggio Emilia, nel 1944, dove vive e lavora, ha studiato pittura nell'atelier di Mario Venturelli, poi si e' diplomato, a pieni voti, all'Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua formazione artistica ha avuto inizio nel 1963, fianco a fianco con il pittore Remo Tamagnini, allievo di Ottorino Davoli. Ha insegnato presso l'Istituto Statale d'Arte Gaetano Chierici e, fino a qualche tempo fa, ha diretto la sezione di disegno della Scuola di Scultura su pietra gestita dal Comune di Canossa, oltre a tenere corsi tecnico pratici di arti espressive all'Universita' dell'eta' libera. Sarebbe impossibile, in questa sede, dare un adeguato resoconto della sua carriera artistica. Dovremo, quindi, stilare un breve sommario, giusto per orientare il lettore sul suo curriculum professionale. La lettura dei dipinti di Fabrizio Fontana e' tuttora in linea con quella in precedenza formulata dal noto critico d'arte Alfredo Gianolio, il quale non ha nessun dubbio circa la validita' estetica di questa produzione pittorica. Ma, prima di proseguire con la nostra indagine, ci teniamo a ricordare alcune importanti esposizioni alle quali Fabrizio Fontana si e' fatto onore, dal 1970 al 2004. II° Premio Citta' di Sabbioneta; 1971. Biennale di Pittura San Leo ( Medaglia d'oro); 1973. Prima Biennale Arti Figurative Venezia ( A.M.N.I.L.); 1974. V Rassegna arti figurative Torimo ( A.M.N.I.L.); 1977. Premio Concorso per il Manifesto ( A.M.N.I.L.); 1979. Mostra Personale Galleria Arpi. Foggia. 1984. Mostra Personale Palazzo Capitano del Popolo. Reggio Emilia. 1996. Realizzazione di due opere d'arte sacra commissionate dalla Chiesa di S. Pio X; 1999. Esposizione presso il Circolo Bipop Carire: 2003. Casalgrande (RE). Rassegna pittorica "Dalla volta del cielo - uno sguardo sulla Terra", patrocinata da quel Comune. Della sua pittura si sono occupati vari quotidiani come "Il Resto del Carlino", "La Gazzetta di Mantova", "L'Unita'", "Il Giornale", "Ultime pida sensibilita' emotiva, sempre viva e brillante. Pur mantenendosi fedele a questo suo linguaggio, frutto di una scelta consapevole e personalissima, e' andato via via arricchendo la propria tematica. E i risultati, infatti non si sono dimostrati avari di successi. Fabrizio Fontana ha una vena veramente vivace, adorna di una sciettezza che lo porta a momenti di poesia espres- Notizie" e la "Gazzetta di Reggio". Di lui hanno scritto Cesare Govi, Ludovico Parenti, Mauro Romoli, Marina Incerti, Alfredo Gianolio, Ulisse Gilioli, Salvatore Minneo, Emanuele Filini, M. Tassi….. Tra gli artisti del pennello, a livello locale, Fabrizio Fontana si distingue ormai da tempo, oltre che per il suo invidiabile palmares, per un suo inconfondibile linguaggio, materiato di salde strutturazioni coloristiche e continuamente animate da lievi modulazioni, con cui enuclea quegli aspetti di una realta' intravista ed immaginata, riproponendoli attraverso il personale filtro della sua tre- si con grande sincerita'. I suoi paesaggi ampi, distesi, carichi di luce e di umori, sprigionano sereni incanti. E la natura si libra subito nei suoi lavori come un seguito di ondate liriche che investono lo spazio compositivo e scatenano in esso i loro ritmi. E' un artista, insomma, che sa imporre al senso elementare dei suoi sentimenti, una certa forza plastica. I paesaggi, come gli altri elaborati che verranno in seguito, e come la maniera di concepire l'arte, sono i momenti felici di una volonta' in cui vibra e si tende verso il suo irraggiungibile infinito la vocazione di Fabrizio Fontana. DIARIO DELLE ISOLE ARAN L'avventura, ossia l'imprevisto moltiplicato per se stesso e poi moltiplicato ancora, l'imprevisto al quadrato, l'imprevisto al cubo, per esprimerci velocemente, giustifica ad oltranza imprese come quella vissuta dallo scrittore svizzero Nicolas Bouvier. L'immagine di un'Asia tersa della "Croniques Japonaises" o quella descritta nell"Usage du monde" (quattro passi in Topolino da Ginevra al mitico Khybar Pass!"), rielaborata sapientemente dalla mano d'artista dell'autore, offre, all'esterrefatto lettore, una nuova "etica del viaggiare". E' una necessita' piu' sublime quella che accende in uomini come Bouvier, Bruce Chatwin e Ambrogio Borsani, la fiamma della loro fede per affrancarsi dalla tirannide della quotidianità, chiedendo direttamente alla natura, ancorche' primitiva e selvaggia, le sue energie ed essere piu' vicini al mondo di tutti e di nessuno, abbeverandosi di solitudine e di sogni. Un reportage fotografico, nell'arcipelago irlandese di Aran, per conto di una nota rivista, è all'origine di questo breve racconto. Nicolas Bouvier e' stato un narratore incisivo, vivido e di inesauribile freschezza, stupefacente fotografo di paesaggi e di situazioni spesso curiose. Ne e' una stimolante testimonianza questo viaggio dove si trova a tu per tu con un territorio remoto, gente lontana, in un atmosfera primordiale, poiche' egli si trasfigurava viaggiando e trasfigurava nel proprio stile tutto cio' che passava a portata del suo spirito e del suo sguardo. Gli occhi di Bouvier avevano in se molto spazio, come gli occhi di quelli che hanno viaggiato per miglia e miglia malati di lontananza. A pochi anni dalla sua morte, un pubblico folto e compat- STAMPA REGGIANA > to di diversi paesi, ha portato il nome di Bouvier ad un'ampia e buona fama letteraria e, in virtu' delle avventure descritte , alcune delle sue opere sono state considerate dei classici per le loro personalissime cronache di viaggio. E la medesima espansione della sua fama non esplose dalla subitanea rivelazione di un opera fino allora misconosciuta, bensi' per una semplice e costante dilatazione di affetto per un'opera gia' adeguatamente valutata, quando egli era ancora vivo, in una ristretta cerchia di spiriti affini. Era fra quegli ardimentosi che aspettano la vita, mentre la vita passa, e smarriscono un po' d'anima, giorno dopo giorno, tra la polvere delle infinite strade. L'editore, che e' uno dei piu' colti e severi, ci tiene a sottolineare che "la scrittura di Bouvier passa dal racconto delle piccole cose, osservate con sguardo da poeta-filosofo, a sintesi di fatti storici e attuali annodati sul filo dei sensi, della memoria, della visione". Isole, dunque, dove non esistono grandi differenze sociali e non v'e' traccia della poverta' d'un tempo, anche se alcune famiglie sono piu' facoltose di altre, non vi sono nuovi ricchi o poveri vergognosi. La gente di Aran e' orgogliosa della propria isola. Bouvier ha provato a raccontarci la vita di uomini e di donne che mangiano, bevono birra, lavorano, ma non si occupano di politica. Il denaro? Non e' tutto. Ovviamente ha la sua importanza; ma i prezzi non sono gonfiati. E' un libro che si auto divora. Bouvier Nicolas. Diario delle isole Aran. Carte di viaggio. Introduzione e note di Maria Teresa Giaveri. Traduzione a cura di Barbara Anzivino. Reggio E. , Edizioni Diabasis, 2006, pp 68. Collana : Al Buon Corsiero. anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 35 > Sport BASKET: FINITI I RICORSI ORA SI GIOCA I ritorni di Alvin Young e Franco Marcelletti le principali novità della nuova stagione di Adelmo Tagliavini Con una certa dose di amarezza per l'amara chiusura dei ricorsi sulla nota vicenda Lorbek, la nuova Pallacanestro Reggiana targata Trenkwalder è pronta ai nastri di partenza per una stagione di Lega due. Un campionato che stride e che sta stretto con le ambizioni di una piazza come la nostra assetata di basket, abituata alle grande sfide con le capitali del basket italiano. Quest'anno invece bisognerà abituarsi ad avversari meno altisonanti. I tutti esauriti per le sfide alle big di Basket City quali Virtus e Fortitudo, alla Siena dell'ex Mc Intyre, alla Benetton Treviso all'ambiziosa Lottomatica del presidente Toti, sarà necessario metterli nel cassetto dei ricordi. Le gare che coinvolgono queste formazioni bisognerà ammirarle su Sky Sport, la Lega due andrà sugli schermi di Raisatsport. Il ridimensionamento è generale. Per una squadra con la tradizione consolidata come la società di via Martiri della Bettola, la realtà porta alle sfide con Fabriano, Ferrara, Sassari, Novara, con tutto il rispetto parlando di queste società. Nella Lega due le gare di basket 36 STAMPA REGGIANA > dei fuoriclasse e dei numeri ad alto effetto, lasciano lo spazio all'agonismo. Cala lo spettacolo, calano il numero degli extracomunitari, idem dei comunitari e dei passaportati. Il secondo campionato italiano è solito mettere in evidenza il valore dei giocatori italiani che nel corso degli anni a venire, diventano stelle di prima grandezza nel gradino superiore. Reggio riparte in panchina con un tecnico navigato come Franco Martelletti. Un allenatore abituato a lavorare con i giovani che in pochi anni fanno il balzo. Non bisognerà creargli fretta ma il materiale su cui lavorare non gli manca. Giocatori come Melli e Verri, potranno già mettere in evidenza il loro valore nel corso di questa stagione ma è certo che su anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 di loro, il discorso andrà impostato in un'ottica a più ampio raggio. Sul talento del ragazzo "made in Reggio", sono già in tanti a scommettere sul suo futuro approccio al Draft Nba. Aggiungiamo Avanzini, un ragazzo sulle cui qualità il tecnico casertano crede ad occhi chiusi. La linea baby anche se vero baby in realtà non è, annovera anche Pugi, giocatore che ha già calcato i parquets della serie maggiore; se la sua carriera ha subito una frenata, questo è dovuto ai problemi alla schiena che lo hanno più volte costretto a fermarsi. Tra i ritorni alla base, importante quello di Luca Infante, giocatore che potrà ricoprire un ruolo di spicco all'interno del gruppo e che per la prima volta in carriera, partirà come titolare ina- movibile. Gli stimoli per una stagione di alta intensità non gli mancano. Altro ritorno è quello di Stefano Maioli, giocatore cresciu- to ai tempi dell'ultima cavalcata di Lega due targata Frates, poi partito per altre destinazioni, prima di un serio infortunio al ginocchio, che ne ha rallentato l'ascesa. Il rientro alla base potrà di nuovo portarlo ad essere un giocatore di sicuro affidamento. L'uomo di spicco della campagna trasferimenti della società, è rappresentato dal "come back" di Alvin Young. Il caro Boogie aveva crocefisso i colori biancorossi nel corso dell'ultima gara di stagione regolare con Capo d'Orlando datata 13 maggio. Lo ha fatto perché doveva farlo dato che era a libro paga di Sindoni, ma il suo cuore come ha ammesso lui stesso, era da un'altra parte. A fine gara, Young ha provato molta amarezza nell'ammirare i ragazzi di Reggio che lo avevano eletto Sport > beniamino, piangere a dirotto per la retrocessione, ma fa parte di un atleta professionista, comportarsi sempre al meglio. Considerato che nell'estate del trionfo azzurro in Germania, Young aveva più volte provato a rientrare tra la sua gente, ma ogni suo tentativo veniva sempre sbarrato. Nell'ultima estate la società ha provato a riportarlo a Reggio e lui ha accettato, ribadendo che le parole spese in precedenza, non erano buttate lì per caso, ma erano veri- tiere. Lo spessore del personaggio non necessita di ulteriori commenti. Al suo fianco dalla vicina Ferrara, formerà la coppia yankee con Paul Marigney, giocatore reduce da una buona ma non esaltante stagione di Lega due. Al secondo anno in Italia l'ex estense avrà la possibilità di far vedere il suo valore per mettere in evidenza quanto realmente vale. In cabina di regia, la chioccia del gruppo, l'uomo spogliatoio è Leo Busca, giocatore non più di primo pelo, ma ancora in grado di graffiare e tenere unito un gruppo come la sua esperienza in tanti anni di canestri ha mostrato di possedere. Reduce da una stagione contraddistinta da alti e bassi, Ortner è partito spedito e le prime gare amichevoli, hanno messo in evidenza il valore di un giocatore che l'ultima parte di stagione aveva un po'oscurato. Big Ben sta parlando con la società per allungare il suo mandato ma sulle sue tracce, si stanno concentrando le attenzioni di molti club. Speriamo che il buon Dalla Salda sappia trovare gli argomenti giusti per convincerlo a rimanere in biancorosso anche in futuro. Maestrello da Novara, avrà il compito di non far calare l'intensità della squadra, quando sarà chiamato a dare il cambio ai titolari. Al timone a tenere unita le fila della società, resta Stefano Landi; il presidente degli ultimi successi targati Bipop. A lui il compito di riportare la Reggio dei canestri in quel posto che maggiormente le compete, nella speranza che la lunga vicenda del palasport, possa terminare e che a breve possa vedere la luce, come un'intera città sogna da tanto, troppo tempo. Foto nella pagina a sx: in alto il Presidente Renzo Landi e l’A.D. Alessandro Dalla Salda. Sotto a sx Franco Marcelletti, nel mezzo Nicolò Melli, a destra Patrizio Verri. Foto di squadra in alto: da sx. Marcelletti, Ortner, Infante, Pugi, Ancellotti, Maioli e Melli, l'assistente Menetti e il preparatore Vercalli. Sotto Maestrello, Marigney, Busca, Avanzini, Verry, Young e il fisioterapista Bellelli CENTRO ASSISTENZA PER COMMERCIANTI ED ARTIGIANI DELEGAZIONE DI MONTECCHIO ASCOMservizi federimpresa PROVINCIA DI REGGIO EMILIA s.r.l. P.zza della Repubblica, 33 - MONTECCHIO E. (RE) • Tel. (0522) 86.65.49/40 - Fax (0522) 86.43.23 STAMPA REGGIANA > anno V numero 9 > OTTOBRE 2007 35 Nozze internazionali sulle colline reggiane il SI di Mariachiara Roti e Luca Wagner 3 1 2 4 6 5 7 10 8 11 9 Le foto 2-3-4-5-8-11 sono di Immagine Studio Fotografico (Lodi) Foto 1: Ingresso nella Chiesa della Natività della Beata Vergine Maria a Borzano di Mariachiara con il padre Sergio. Foto 2: Mariachiara e Luca. Foto 3: una veduta dell’interno della Chiesa. Foto 4: scorcio ingresso della villa di famiglia. Foto 5: Mariachiara e Luca sul sagrato della Chiesa accolti dal tradizionale lancio del riso. Foto 6: Federica Marziali Guidi e Mariachiara. Foto 7: Mariachiara con i genitori Brunella e Sergio Roti. Foto 8: Adriana Roti, zia della sposa, Mariachiara, Mariuccia Lombardini. Foto 9: il taglio della torta nuziale. Foto 10: Giuseppe e Giovanna Zamberletti. Foto 11: Desire Stefanini, Elisa Roti, Meire Nocco (di spalle). Foto 12: Stefano Roti, fratello della sposa, Sergio Roti, Mariachiara e Luca. Foto 13: gli sposi. Foto 14: Mariacecilia Spallanzani Masini con la sposa. Foto 15: Igor Monducci, Mariachiara e Rita Monducci. Foto 16: Stefano Roti e Carlo Alberto Ovi. Foto 17: da sx Manuela Maccia, Laura Vitagliano, Adele Vermiglio, Stefania Poletti, Karen Mc Donald, Roberta Gaeta, Rosa Scappatura, Roberta Dibenedetto, Estela Munoz (colleghe di Mariachiara di The Bank of NY Bruxelles). Foto 18: Margherita Benedetti. Foto 19: Giuseppe Corsentino e Manuela Maccia. Foto 20: Mariachiara, Adele Vermiglio, Mariavittoria Rava (pres. NPH). Foto 21: Roseline Paul (NPH Haiti), Mariavittoria Rava, Marijo Rozycki (NPH Repubblica Domenicana). Foto 22: Adriana Pierelli Direttore Generale The Bank of New York Mellon in Italia. 12 14 13 17 15 16 19 18 20 22 21 Il saluto di amici e colleghi al Ten Col. dei Carabinieri Michele Cozzolino trasferito a Cremona 1 2 5 3 6 7 10 4 11 8 9 Fotoservizio di Stefano Rossi Foto 1:da sx Cristina, Filippo e Giancarlo Borghi carissimi amici della famiglia Cozzolino. Foto 2: Tiziana Sacchetti, Giuseppe Albertini, Cristina Bolognesi, Lauro Sacchetti, Angelo Davoli. Foto 3: Marco Eboli e Franco Mazza. Foto 4: Claudio Bassi consegna a Cozzolino una targa ricordo da parte dell’Unci: da sx i coniugi Pagliaro, Valeria e Michele Cozzolino, Bassi, i coniugi Nastasia. Foto 5: Cozzolino con Don Franco Ranza. Foto 6: L’imprenditrice Cristina Carbognani Medici e Michele Cozzolino. Foto 7: al centro Consuelo Cozzolino con due amiche. Foto 8: Cozzolino ed il Questore di Reggio Emilia Gennaro Gallo. Foto 9: Cozzolino e Antonio Marturano. Foto 10: Ferdinando del Sante e Lauro Sacchetti. Foto 11: un emozionato Michele Cozzolino saluta i presenti in compagnia della moglie Valeria