Regolamento Urbanistico Valutazione
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Regolamento Urbanistico Valutazione
COMUNE DI VERNIO Regolamento Urbanistico Valutazione Ambientale Strategica Rapporto Ambientale - Valutazione di Incidenza DEFINIZIONI Valutazione Ambientale Strategica (VAS) Verifica di coerenza. Valutazione degli effetti Monitoraggio Partecipazione Valutazione Ambientale Strategica Ambito di applicazione VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Il processo di formazione del Regolamento Urbanistico Il metodo di valutazione utilizzato per il Regolamento Urbanistico SCENARI DI RIFERIMENTO, QUADRI ANALITICI Gli scenari formulati dal PS Quadro conoscitivo di riferimento Gli studi geologico idraulici VERIFICA DI COERENZA DEL QUADRO ANALITICO GLI OBIETTIVI PER IL REGOLAMENTO URBANISTICO Obiettivi specifici e azioni Obiettivi del Regolamento urbanistico per il Subsistema territoriale di Vernio Obiettivi del Regolamento urbanistico per il Subsistema territoriale di Montepiano Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 1, La valle ed i versanti del Bisenzio Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 2, Le frazioni ed i nuclei dellʼalta valle Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 3 - La conca di Montepiano COERENZA Coerenza interna Coerenza interna verticale Coerenza interna orizzontale OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE E VERIFICHE DI COERENZA CON I PIANI DI SETTORE REGIONALI VIGENTI Decisione n. 1600/2002/CE del parlamento europeo e del consiglio del 22 luglio 2002 che istituisce il VI Programma comunitario di azione in materia di ambiente La Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia (Deliberazione n. 57/2002, GU n. 255 del 30-10-2002 Suppl. Ord. n.205) RAPPORTO AMBIENTALE CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO COMUNALE ARIA INQUADRAMENTO NORMATIVO QUALITÀ DELL’ARIA EMISSIONI IN ATMOSFERA DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA INQUINAMENTO ACUSTICO PIANO DI CLASSIFICAZIONE ACUSTICA ACQUA 2 ACQUE SUPERFICIALI Bilancio idrologico L'indice SECA Indice IFF Classificazione delle acque superficiali per uso potabile Censimento delle sorgenti e delle fonti ACQUE SOTTERRANEE La permeabilità dei suoli Le sorgenti e le fonti RETE ACQUEDOTTISTICA E FOGNARIA Qualità delle captazioni da pozzi per uso acquedottistico Captazioni da corsi d’acqua superficiali per uso acquedottistico Captazioni da pozzi per uso acquedottistico Captazioni da sorgenti per uso acquedottistico Captazioni da pozzi per uso privato (potabile, irriguo, industriale) Qualità delle captazioni da sorgenti per uso acquedottistico Consumi da acquedotto Fognature Scarichi diretti Scarichi industriali Impianto di depurazione SUOLO INQUADRAMENTO GEOLOGICO GEOMORFOLOGIA RISCHIO E ATTIVITÀ SISMICA SITI CONTAMINATI E STATO DELLE BONIFICHE RIFIUTI Sistema di smaltimento e raccolta La raccolta differenziata Produzione di rifiuti totale e pro-capite Politiche degli interventi di controllo, protezione e risanamento ENERGIA Rete di distribuzione del metano I consumi energetici Consumi energia elettrica Consumi gas metano ECOSISTEMI DELLA FLORA E DELLA FAUNA Area Naturale di Interesse Locale dell'Alto Carigiola e Monte delle Scalette Uso del suolo forestale Alberi monumentali Aree percorse da incendi Aree protette Formazioni di ripa Criticità del sistema flora-fauna Specie Vegetali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,C,C1) Specie animali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,A2,B,B1) CONSUMO DI SUOLO Aree urbane Il territorio agricolo 3 IL DIMENSIONAMENTO DEL RU U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta Valle U.T.O.E. La Conca di Montepiano LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI ATTESI Territorio rurale e paesaggio Territorio urbanizzato La disciplina dell’esistente La disciplina delle trasformazioni Rafforzamento degli insediamenti urbani Mobilità Effetti socio economici e sulla salute umana VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL RU Valutazione della pressione sul territorio all’interno delle Utoe definite dal PS Stima delle risorse potenzialmente utilizzate Misure di mitigazione proposte MISURE PER IL MONITORAGGIO VALUTAZIONE D’INCIDENZA (VINCA) 4 DEFINIZIONI Valutazione Ambientale Strategica (VAS) La Valutazione ambientale strategica può essere definita come quel processo decisionale che aiuta ad evidenziare, all’interno di piani o programmi, le coerenze interne e le coerenze esterne dello strumento di programmazione, oltre che gli effetti futuri ed attesi che "ne derivano sul piano ambientale, territoriale, economico, sociale e sulla salute umana considerati nel loro complesso". Con la Legge Regione Toscana 01/2005 (art. 11, comma 5), infatti, oltre a recepire quanto disposto dalla Direttiva Europea 2001/42/CE, si cerca di superare i limiti della stessa, introducendo il concetto di VAS, la quale cerca di abbracciare tutto il processo decisionale del piano, andando oltre la mera valutazione degli aspetti ambientali. Tale valutazione non è un passaggio finale come la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), ma un processo che si sviluppa lungo tutto il percorso partecipato di formazione degli atti, a partire dalla prima fase utile e rappresenta lo strumento che mette il decisore nella condizione di fare scelte consapevoli e trasparenti e che per questo interviene preliminarmente alla “definizione di qualunque determinazione impegnativa”, anche al fine di consentire la scelta motivata tra le possibili alternative. Entrando a far parte, fin dal primo momento nel processo decisionale di definizione del progetto di piano, lascia spazio ad una possibile discussione su soluzioni alternative nel corso della sua elaborazione e nel corso del processo di partecipazione che la accompagna. La valutazione è così uno dei fondamenti della legge toscana ed assolve alla funzione di supporto e a quella di certificazione delle decisioni ed alla quale si affida anche il compito di organizzare la co-pianificazione (tra enti e soggetti competenti) e di garantire la partecipazione. Scopo della VAS è quello di verificare, da un punto di vista tecnico, se le risorse essenziali del territorio (aria, acqua, ecosistemi della fauna e della flora, città e sistemi di insediamenti, paesaggio e documenti della cultura, sistemi tecnologici e infrastrutturali) sono utilizzate secondo il principio della compatibilità: “Nessuna delle risorse essenziali del territorio può essere ridotta in modo significativo ed irreversibile (…). Le azioni di trasformazione del territorio sono soggette a procedure preventive di valutazione degli effetti ambientali”. Attraverso il processo di valutazione deve cioè verificare che le scelte effettuate siano conformi agli obiettivi generali di pianificazione territoriale e di sostenibilità definiti a livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale. In questo modo sarà possibile evidenziare l'esistenza di possibili impatti negativi derivanti dalle scelte effettuate e le eventuali azioni da intraprendere per "impedirli, ridurli o compensarli". Il processo di VAS si compone di: -verifica di coerenza; -valutazione degli effetti; -partecipazione; -monitoraggio. Verifica di coerenza. Componenti fondamentali della VAS sono le verifiche di coerenza. Si tratta di analisi e confronti tecnici finalizzati a verificare la coerenza degli obiettivi, ovvero la possibile esistenza di contraddizioni tra obiettivi e linee di indirizzo del piano e gli obiettivi, generali e specifici, della sostenibilità ambientale. Le verifiche di coerenza si suddividono in verifica di coerenza esterna e di coerenza interna. La verifica di coerenza esterna è volta a verificare che le scelte indicate nel piano o programma, nello strumento o atto di governo del territorio, siano compatibili con i criteri di sostenibilità e le 5 limitazioni imposte dalla tutela delle risorse e coerenti con quanto disposto dagli altri strumenti (sovraordinati, di settore...) aventi per oggetto lo stesso ambito territoriale. La verifica di coerenza interna è finalizzata a verificare l’esistenza di coerenza e di relazione logica tra le linee di indirizzo, gli obiettivi generali e specifici, alternative, azioni e risultati attesi (effetti) dello strumento di pianificazione territoriale o dell’atto di governo del territorio. Valutazione degli effetti La valutazione degli effetti sottolinea le possibili ricadute ambientali, territoriali, sociali, economiche e sulla salute umana derivanti dall’attuazione del piano o programma. Essa consiste nel giudicare gli effetti, positivi e negativi, che le azioni proposte avranno sul sistema delle risorse essenziali e, in relazione alle considerazioni e ai dati che ne scaturiranno, nel valutare le possibili alternative alle scelte fatte. Monitoraggio Nella logica della legge toscana sul governo del territorio, programmazione e monitoraggio costituiscono un ciclo ad interazione continua dove il secondo influenza il primo. La pianificazione è la prima fase ed essere avviata, quindi eventualmente corretta con i primi monitoraggi. La VAS deve per questo definire un sistema di monitoraggio, capace di consentire una corretta gestione del piano e di fornire un controllo costante delle azioni previste, anche al fine di intervenire tempestivamente qualora tali azioni producessero effetti negativi inattesi. Partecipazione Al processo della VAS partecipano i soggetti istituzionali (comuni, consorzi di bonifica, province, soprintendenze per i beni ambientali e architettonici, ...), le parti sociali e le associazioni ambientaliste (associazioni di categoria, università ed enti di ricerca, ...), ma devono anche essere attivate opportune forme di informazione e comunicazione per l’accessibilità ai contenuti e la partecipazione del pubblico, anche ai fini della trasparenza del processo decisionale. Per stimare le conseguenze del piano, infatti, è necessario coinvolgere, attraverso adeguate modalità di partecipazione, tutti i soggetti esterni all’amministrazione che propone lo strumento urbanistico, ma interessati dall’ambito territoriale di riferimento, tenendo in considerazione gli eventuali contributi apportati. Valutazione Ambientale Strategica La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è un processo finalizzato ad integrare considerazioni di natura ambientale nei piani e nei programmi, per migliorare la qualità decisionale complessiva. L'obiettivo principale della VAS è valutare gli effetti sull’ambiente dei piani o dei programmi, prima della loro approvazione (ex-ante), durante ed al termine del loro periodo di validità (in-itinere, expost). Altri obiettivi della VAS riguardano l'informazione e la promozione della partecipazione pubblica nei processi di pianificazione-programmazione. La valutazione diventa in tal modo una componente effettiva della costruzione del piano e del processo progettuale, con una forte attenzione rivolta al controllo della sostenibilità ambientale delle scelte. Il processo di VAS è diviso in due fasi: valutazione iniziale e valutazione intermedia. 1. La valutazione iniziale deve prendere in esame i dati generali dello strumento urbanistico: quadri analitici, fattibilità, coerenza esterna. 2. La valutazione intermedia deve analizzare i dettagli dello strumento e in particolar modo il rapporto tra obiettivi, azioni ed effetti attesi. Il processo di valutazione può essere svolto anche in una unica fase, in relazione alla complessità dello strumento urbanistico da valutare, motivandone opportunamente la scelta. Il processo di valutazione viene infine descritto nella relazione di sintesi; tale documento, espresso in un linguaggio non tecnico per favorire l’informazione anche ad un pubblico non specialista, deve trarre conclusioni sulle attività valutative e definire il sistema di monitoraggio. Ambito di applicazione Secondo il DPGR n. 4/r del 9 febbraio 2007 la VAS si applica: al piano di indirizzo territoriale della 6 Regione Toscana (PIT); al piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) e relative varianti; al piano strutturale comunale e relative varianti; agli atti di governo del territorio, nei casi previsti dalla LR 01/2005 e s.m.i. (es. il Regolamento Urbanistico) Riferimenti legislativi - Direttiva 2001/42/CE - LR Toscana n.1 del 3 gennaio 2005 - DPGR n. 4/r del 9 febbraio 2007 - LR Toscana n. 10 del 12 febbraio 2010 - LR Toscana n. 69 del 30 dicembre 2010 - LR Toscana n. 6 del 17 febbraio 2012 7 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Il processo di formazione del Regolamento Urbanistico Con delibera della G.C. n. 102 del 25.10.2012 è stato dato avvio al procedimento relativo al Regolamento Urbanistico al fine di garantire “una maggiore trasparenza e pubblicità del procedimento e quindi anche per assicurare la partecipazione dei cittadini, delle associazioni e /o categorie e degli altri soggetti interessati all’elaborazione dell’atto di governo del territorio”. Uno dei fondamenti della VAS, la partecipazione, è quindi stato rispettato già a partire dalla prima fase del processo di formazione dell’atto di governo del territorio. Il processo di formazione del RU ha avuto inizio alla fine del 2012, con la predisposizione di un nuovo repertorio conoscitivo di riferimento, a integrazione di quello contenuto nel Piano Strutturale. Secondo la Legge Regionale n.1 del 2005, la partecipazione occupa un posto di primo piano all’interno del processo di costruzione del Piano, costituendo non solo una fase specifica di discussione pubblica e di concertazione con le forze sociali e produttive ma anche una parte fondante della VAS. In conformità con questi assunti, il processo di costruzione del regolamento urbanistico di Vernio è stato impostato a partire da una fase di partecipazione che ha interessato la popolazione, i soggetti economici e sociali, le forze politiche e le istituzioni, attraverso differenti momenti di discussione e di coinvolgimento. Nel 2013 completato il lavoro di integrazione del Quadro Conoscitivo, viene presentato il progetto preliminare del RU, cui fanno seguito gli incontri istituzionali con la Commissione Urbanistica per l’esame e la verifica del materiale prodotto. Tra la primavera e l’autunno 2013 vengono predisposte le indagini geologico – idrauliche di adeguamento del PS al Regolamento 26/R e di supporto al RU. Nell’agosto 2013 è stato consegnato il primo progetto preliminare del RU e successivamente (dicembre 2013) presentato quello definitivo al Consiglio Comunale. Durante tutto il periodo di formazione del piano e per l’integrazione del quadro conoscitivo il gruppo di lavoro si è confrontato con la Commissione Urbanistica per dare costantemente conto dello stato di avanzamento del lavoro e dei temi che venivano via, via emergendo. Le azioni svolte nell’attività partecipativa, antecedentemente all’adozione, sono state le seguenti: Attività di informazione: Predisposizione di strumenti finalizzati a fornire ai cittadini interessati un’informazione il più possibile esaustiva e tempestiva riguardo al piano in oggetto, allo scopo di favorire la loro partecipazione al dibattito. Tale scopo è stato predisposta una pagina web dedicata al Regolamento Urbanistico; Questo il calendario degli incontri istituzionali con la Commissione: 2012: 1 - 30/03/2012 2 – 20/04/2012 2013: " 1 – 27/06/2013 " 2 – 11/07/2013 8 " " " " " " " 3 – 19/07/2013 4 – 05/09/2013 5 – 12/09/2013 6 – 18/09/2013 7 – 04/10/2013 8 – 11/10/2013 9 – 17/10/2013 Si è arrivati così alla presentazione del progetto preliminare di regolamento urbanistico, prima alla commissione urbanistica consiliare a cui hanno fatto seguito due occasioni in sede pubblica: con le categorie economiche e gli ordini professionali:" 12.11.2013 Assemblea pubblica con cittadinanza:" " " 12.11.2013 Il processo di partecipazione sin qui svolto fa naturalmente parte di un iter che si concluderà solo con l’approvazione del RU stesso; nel periodo temporale compreso tra adozione ed approvazione del Regolamento Urbanistico, proseguirà sia attraverso le osservazioni che i cittadini potranno effettuare al fine di apportare contributi al Regolamento stesso sia attraverso incontri istituzionali, con le categorie economiche e gli ordini professionale, nonché, soprattutto, con gli abitanti. Il metodo di valutazione utilizzato per il Regolamento Urbanistico La valutazione del RU di Vernio è suddivisa nei seguenti punti: 1. Quadri analitici, scenari di riferimento, obiettivi ed azioni: - indicazione dei principali scenari di riferimento; - valutazione del quadro conoscitivo di riferimento ed esplicitazione dei risultati scaturiti dall’analisi diagnostica; - indicazione degli obiettivi di carattere generale e specifico; - indicazione delle azioni individuate ai fini del perseguimento degli obiettivi. 2. Coerenza: - interna: valutazione in termini di coerenza delle relazioni che intercorrono tra quadro conoscitivo, obiettivi, azioni e risultati attesi; - esterna: valutazione in termini di coerenza degli obiettivi di carattere generale individuati dal RU rispetto agli obiettivi di carattere generale individuati dagli strumenti urbanistici sovraordinati (PIT 2007 della Regione Toscana, PTC 2008 della Provincia di Prato, PS del comune di Vernio); 3. Valutazione degli effetti ambientali, territoriali, socio - economici derivanti dall’attuazione del RU; 4. Definizione del sistema di monitoraggio Per rendere più immediata la lettura dei risultati della valutazione si utilizzano i seguenti indicatori sintetici, che esprimono un giudizio graduale: Grado ottimo Grado buono Grado sufficiente Grado mediocre Grado insufficiente 9 SCENARI DI RIFERIMENTO, QUADRI ANALITICI Il PS aveva già delineato quelle che erano sia le criticità territoriali del Comune, sia le prospettive e le strategie che avrebbero dovuto essere perseguite: “La prospettiva di un graduale declino della rilevanza precipua del settore tessile tradizionale nel Distretto pratese spinge, oltre che a favorire l’introduzione di elementi importanti di innovazione nel settore medesimo (...) alla ricerca di canali alternativi per l’economia locale che consentano di prefigurare la praticabilità anche di altre strade e prospettive...”. Il piano strutturale si faceva promotore così di una nuova visione strategica che desse l’avvio ad un processo di conversione economica verso settori diversi o innovativi. Gli scenari formulati dal PS Il RU costituisce atto di governo del territorio e principale strumento operativo del Piano Strutturale (PS). Esso si riferisce pertanto ai contenuti statutari e alle strategie del Piano Strutturale, a una parte delle quali dà attuazione durante il proprio periodo di validità quinquennale. Lo scenario di riferimento del RU è pertanto quello definito dal PS come visione al futuro e cioè come immagine condivisa del futuro assetto del territorio comunale, da assumere come guida per i comportamenti da parte delle diverse amministrazioni competenti e dei diversi soggetti pubblici e privati coinvolti nella attuazione del piano, attraverso i successivi regolamenti urbanistici. La visione al futuro messa a punto dal PS assume i seguenti obiettivi di governo del territorio: - in attuazione del PIT regionale: assumere il territorio come risorsa di un governo improntato alle finalità dello sviluppo sostenibile governare il territorio nella valutare unitariamente e sua unità di sistema integrato preventivamente gli effetti e complesso, rendendo ambientali e territoriali indotti coerenti le politiche settoriali ai vari livelli spaziali perseguire la qualificazione ambientale e funzionale del territorio mediante la tutela, il recupero, il minor consumo e la valorizzazione delle risorse essenziali - in attuazione del PTC della Provincia di Prato: la tutela del paesaggio, del la difesa del suolo, sia sotto sistema insediativo di antica l’aspetto idraulico che della formazione e delle risorse stabilità dei versanti naturali la promozione delle attività economiche nel rispetto dell’articolazione storica e morfologica del territorio il potenziamento e l’interconnessione funzionale delle reti dei servizi e delle infrastrutture Nella Parte terza. Le strategie dello sviluppo territoriale, il PS aveva già delineato quelli che avrebbero dovuto essere le politiche e gli indirizzi strategici su cui impostare il progetto urbanistico e lo scenario assunto come riferimento per il progetto. Valorizzazione ambientale - incentivare lo sviluppo turistico al fine di garantire e incrementare già direttamente e indirettamente numerosi posti di lavoro, e valorizzare le risorse ambientali e territoriali del comune; - valorizzare la ricca disponibilità di acqua e di superfici boscate mediante la realizzazione di piccoli impianti idroelettrici e di valorizzazione coltivazione delle biomasse e di tutela del bosco; - supportare l’agricoltura e l’allevamento al fine di integrare il reddito degli operatori professionali e quella di autoconsumo mediante il recupero degli ambiti agricoli intorno ai centri abitati. Conservazione/valorizzazione degli assetti storici del territorio Il recupero e la valorizzazione degli assetti storici del territorio e del patrimonio storico e culturale puntuale, insieme con la tutela dell’ambiente naturale, costituisce una linea strategica 10 fondamentale per indirizzare le risorse individuali specifiche verso uno sviluppo sostenibile e duraturo dell’area. • verifica della perimetrazione dei centri storici e del sistema delle relazioni tra il patrimonio storico ed il contesto urbano e territoriale; • valorizzazione delle regole di costruzione dei sistemi storici territoriali ed urbani (architetture, sistemi insediativi, percorrenze, forme di strutturazione del territorio agricolo e simili); • verifica della caratterizzazione architettonica dei singoli luoghi e riqualificazione e/o riuso degli edifici storici; Il recupero ambientale L’uso di politiche di recupero ambientale tende ad assicurare, oltre alla tutela del territorio, il “giusto uso” del patrimonio ecologico e paesistico e lo sviluppo di forme di gestione e cooperazione economica e produttiva integrata con la fruizione del territorio. L’obiettivo è quello della conservazione delle diversità biologiche e paesistiche dei sistemi ambientali peculiari, operando attraverso la salvaguardia e la riqualificazione delle risorse, anche al fine di una fruizione “sostenibile” del territorio stesso. • potenziamento generalizzato delle risorse naturali presenti sul territorio; • nello specifico saranno verificati e promossi: - la tutela del sistema idrico dei fiumi, fossi e canali dell’assetto della bonifica quali corridoi ecologici e della biodiversità; - il controllo dei fenomeni di esondazione per il recupero di un corretto equilibrio tra il sistema delle acque ed il sistema degli insediamenti; - la tutela delle aree boschive e delle colture pregiate (sviluppo rurale integrato). La riqualificazione e il potenziamento del sistema insediativo - Il riordino della mobilità e della sosta a San Quirico e a Mercatale, i due centri principali sempre più saldati tra di loro e la volontà di recuperare il valore storico ambientale del capoluogo, unitamente alla necessaria riqualificazione dello spazio urbano pubblico; - L’arricchimento delle dotazioni urbane e dei servizi, individuando per questo l’area tra i due centri principali, appena sopra la galleria della Direttissima; - La mitigazione degli effetti del traffico di attraversamento ed in particolare la riproposizione, in chiave strategica, per lo sviluppo turistico, del by pass di Montepiano; - Il mantenimento dei caratteri dei nuclei di Segalari-Ceraio-Costozze-La Valle; - Una maggiore praticabilità dei collegamenti per Saletto-Gavazzoli e quindi per MontecuccoliBarberino del Mugello; - Consolidamento del carattere urbano assunto da Sant’Ippolito e soluzione alle criticità dell’innesto stradale di accesso alla SR 325; - Conservazione di Cavarzano, Luciana e Sasseta e recupero dei loro caratteri storici; - Tutela e valorizzazione dell’esistente per La Badia, La Storaia e Risubbiani. Sviluppo e ammodernamento del sistema produttivo Le attività economiche e produttive, consolidate sul territorio, rappresentano un capitale di valore sociale e territoriale. Il PIT e il PTCP richiedono che siano verificati ed eventualmente consolidati gli effetti di complementarità ed integrazione tra sistemi locali e territoriali rispetto a criteri di compatibilità, sostenibilità, complementarità, valutando i presupposti per escludere processi di degrado delle risorse territoriali. Il recupero mirato delle aree dismesse può rappresentare oggi un campo di intervento di estremo interesse (riqualificazione ambientale, realizzazione di aree attrezzate, ...) nell’ottica della tutela delle specificità del territorio e di recupero di aree adesso sottoutilizzate o addirittura abbandonate a servizio dei centri urbani e del territorio. - La riqualificazione dei comparti produttivi ed il recupero di quelli dismessi a Terrigoli; - La riqualificazione del sistema produttivo esistente con il riordino delle funzioni e la dotazione di strutture di servizio alle imprese; 11 - La riqualificazione e recupero di aree produttive sottoutilizzate o abbandonate per favorire le necessità funzionali delle imprese locali con l’individuazione di aree per la localizzazione delle piccole attività artigianali - La rivitalizzazione ed incremento dei centri del commercio e dello scambio. Il potenziamento del sistema turistico ricettivo La valorizzazione e il potenziamento del sistema turistico tende a promuovere quelle attività che comportano un’utilizzazione ampia e diffusa delle risorse presenti in un’area generando benefici economici e sociali per le comunità locali e concorrendo alla conservazione attiva delle risorse: in particolare si vuole promuovere ed incentivare l’organizzazione di esperienze fruitive differenziate, integrate con le peculiarità proprie dell’area (tradizioni ed usi locali, produzioni tipiche...), mitigando nel contempo alcuni fattori di detrazione del patrimonio ambientale e storico. Un aspetto fondamentale riveste la riorganizzazione e la diversificazione del sistema delle attrezzature, come la ricettività, che consenta di distribuire le diverse domande che si articolano nell’area e di rafforzare le connessioni con il sistema territoriale provinciale e regionale. In quest’ottica riveste un’importanza fondamentale la calendarizzazione di iniziative culturali, eventi e manifestazioni che valorizzino e rendano riconoscibile il paesaggio al livello provinciale e regionale. - Il potenziamento del sistema turistico ricettivo e diversificazione dell’offerta sia nell’ambito dell’agriturismo, sia nell’ambito delle strutture alberghiere fortemente carenti sul territorio; previsione di forme ricettive innovative legate all’escursionismo e al turismo giovanile; - Il rilancio e riqualificazione turistica di Montepiano, appoggiandosi anche agli studi svolti o commissionati dalla Provincia; - Favorire la creazione di strutture di servizio turistico ‘attrattive’. Il PS, nella stessa relazione, non mancava poi di aggiungere che: “Le strategie di indirizzo così segnalate costituiscono una traccia ed un supporto per la definizione di una corretta metodologia di intervento volta non solo a mantenere ed a valorizzazione le risorse in essere, ma anche a recuperare le situazioni compromesse”. Situazioni compromesse che possono essere ricondotte a “macro-aree” che presentano particolari elementi di criticità, ma anche di grandi potenzialità. - sistema forestale pedemontano all’interno della quale si sviluppano paesaggi ad alta naturalità con copertura boschiva di pregio e frequente presenza di specie sensibili animali e vegetali; - sistema agro-forestale di collina, ovvero ambiti caratterizzati da paesaggi complessi a diffusa naturalità e con organizzazioni colturali vulnerabili; - sistema urbanizzato di fondovalle, che si caratterizzano per un tessuto edilizio consolidato lungo il sistema corso d'acqua-infrastruttura territoriale e la SR 325. Le opportunità su cui riflettere ed impostare una strategia di un possibile sviluppo sono: 1) il Mantenimento dell'identità dei singoli nuclei urbani; 2) la Salvaguardia e/o recupero di modelli colturali tradizionali; 4) la Ricostituzione della permeabilità tra edificato ed ambiente naturale circostante; 5) la Riqualificazione ed integrazione con il paesaggio ed il tessuto urbano circostante; 6) la Ridefinizione del limite dell'edificato; 7) la Salvaguardia e valorizzazione delle attuali emergenze paesaggistico-ambientali e storicoarchitettoniche Insieme alle proposte ed ai progetti più maturi il PS di Vernio aveva poi proposto campi di attenzione che avrebbero dovuto poi trovare le risposte nel nuovo strumento urbanistico, prime fra tutte quelle da dare agli abitanti ed alle loro richieste per una maggiore qualità della vita ed una migliore dotazione urbana e territoriale. Sono le proposte, certo ancora non localizzate nel PS, per il rafforzamento della struttura urbana, con un’attenzione particolare rivolta al centro storico e allo spazio pubblico in genere, per il 12 superamento delle criticità determinate dal traffico di attraversamento della SR 325, per la creazione di nuove centralità urbane nei centri di fondovalle, per il potenziamento servizi urbani per i cittadini. Insieme alle proposte ed ai progetti più maturi il PS di Vernio aveva poi proposto campi di attenzione che avrebbero dovuto poi trovare le risposte nel nuovo strumento urbanistico, prime fra tutte quelle da dare agli abitanti ed alle loro richieste per una maggiore qualità della vita ed una migliore dotazione urbana e territoriale. Sono le proposte, certo ancora non localizzate nel PS, per il rafforzamento della struttura urbana, con un’attenzione particolare rivolta al centro storico, ai nuovi quartieri come Poggiole e alle aree agricole più prossime ai centri abitati; ancora il superamento delle criticità determinate dal traffico di attraversamento, la creazione di nuove centralità urbane lungo il Bisenzio e il potenziamento delle attrezzature direzionali e commerciali. A partire da questi indirizzi, stante la validità a tempo indeterminato del PS e la validità quinquennale del RU, il presente RU seleziona, definisce e disciplina solo una prima parte di interventi di trasformazione territoriale che sono resi possibili dal PS, sulla base delle priorità programmatiche e delle disponibilità finanziarie dell’Amministrazione Comunale. Il RU cioè avvia l’attuazione delle strategie del PS da un lato impegnando solo una parte della capacità edificatoria prevista dal dimensionamento di quest’ultimo, dall’altro approfondendo e sottoponendo a specifica valutazione le diverse ipotesi che vengono definite sulla base di studi adeguati e prospettive di sviluppo condivise. Nel PS è stabilito l’obbligo, preliminarmente alla predisposizione di ogni RU, di definire un quadro conoscitivo che costituisca approfondimento, integrazione e verifica di quello del PS, valutando anche la coerenza dei processi in atto nel territorio. Il primo RU, oltre a recepire tutti gli elementi conoscitivi a supporto del PS, è dotata di un proprio quadro conoscitivo, integrativo di quello generale, come già descritto nel documento di Valutazione iniziale. In particolare, considerando i quadri di riferimento del PS e gli approfondimenti condotti, le azioni previste dal RU, organicamente collegate, mirano ad affrontare le problematiche più impellenti, dando compiutezza ad alcuni settori urbani, promuovendo politiche di sviluppo compatibili con le diverse parti e incrementando i livelli di qualità e di funzionalità del territorio comunale. Già nella fase di valutazione iniziale del RU, infatti, in attuazione delle strategie definite per gli insediamenti, si erano definiti obiettivi specifici, che avrebbero dovuto guidare la azioni da prevedere nel RU, individuando: a. quali parti del territorio urbano hanno la possibilità di crescere ancora ed in che modo (riutilizzo di aree dismesse o sottoccupate, nuove occupazioni di suolo): rimarginatura degli ambiti urbani, per un miglior rapporto tra città e campagna, addensamento per la riqualificazione ed il rafforzamento della struttura urbana (dotazioni, spazi pubblici, raggiungimento della massa critica per nuove funzioni commerciali e di servizio), razionalizzazione dei servizi pubblici, anche per il trasporto delle persone, accrescimenti legati a nuove urbanizzazioni, per la soluzione di evidenti criticità; b. quali ambiti urbani hanno invece la necessità di un semplice riordino che, a partire dall'esistente, può anche prevedere limitati completamenti edilizi, finalizzati al miglior disegno del margine urbano, al reperimento di ulteriori standard per colmare i deficit esistenti (piazze, verde pubblico, parcheggi) e ad una più adeguata risposta alla domanda sociale di nuova residenza con tipologie compatibili, senza l'apertura di nuovi fronti edificati. Si potrà prevedere anche la sostituzione di parti di tessuto giudicate incongrue e l'addensamento ai fini del punto precedente. c. quali nuclei e tessuti, in ragione della loro compiutezza, non potranno crescere attraverso ulteriori consumi di suolo, ma esclusivamente ristrutturando edifici o parti di essi, con tecniche e tipologie compatibili con il contesto e la tradizione. Si sarebbe dovuto inoltre prevedere specifici indirizzi per alcuni temi di particolare rilevanza, quali: 1. il recupero delle aree degli edifici industriali dismessi o collocati in ambiti impropri, che, 13 caso per caso, saranno oggetto di specifiche schede, nelle quali si dovranno specificare gli obbiettivi di riqualificazione urbanistica e paesaggistica, di riordino insediativo (legato agli standard ed alla viabilità o alla costituzione di nuove reti – fruitive, di servizi, ...); 2. la valorizzazione e riqualificazione degli ambiti di versante e di crinale occupati dai coltivi, molti dei quali in via di abbandono e dal bosco; 3. il recupero e la valorizzazione dello straordinario patrimonio storico nel territorio urbano e in quello aperto, mediante azioni e strategie coordinate che interessino più temi e politiche (cultura, commercio, artigianato, innovazione, turismo ed enogastronomia, ...) Gli aspetti di maggiore criticità dei centri abitati sono legati alla mancanza di una struttura urbana efficiente, che si traduce innanzi tutto nella casualità e nella incompletezza delle urbanizzazioni e nella mancata gerarchizzazione delle infrastrutture della mobilità e della sosta, nella bassa qualità degli spazi pubblici, nella scarsità delle dotazioni territoriali, nella formazione, nel tempo, di settori urbani a prevalente carattere monofunzionale, che oggi, in relazione anche ali nuovi usi e modalità di utilizzo del territorio, mostrano evidenti deficit di spazi collettivi e dotazioni. La crescita edilizia prodotta intorno ai centri storici non ha prodotto una nuova struttura urbana organizzata, bensì semplici addizioni, dotate forse di una buona dimensione residenziale, ma spesso prive di qualità urbanistica, architettonica, ecologica e funzionale. La maglia viaria esistente, in particolare, soffre non tanto o non solo per i fenomeni che interessano soprattutto le aree urbane e gli assi stradali centrali (SR 325), ma soprattutto per il congestionamento delle nuove strade residenziali, realizzate con sezioni limitate, inagibili per la morfologia della strada e il clima (specialmente in d’inverno), prive di marciapiedi e di aree di parcheggio. Per far fronte a questa evidente criticità del sistema urbano il RU, in coerenza con il PS, prevede il completamento, la riqualificazione della rete viaria e del sistema dei parcheggi, con la realizzazione di tratti a integrazione e rammagliamento della viabilità esistente e con la creazione di percorsi pedonali e ciclabili. Il RU persegue dunque la riqualificazione delle aree centrali (miglioramento della viabilità, formazione di spazi pubblici pedonali attrezzati, rafforzamento funzionale) e degli altri tessuti urbani esistenti (innalzamento delle dotazioni territoriali, migliore accessibilità, diffusione di spazi pubblici e privati per la sosta veicolare e per il verde attrezzato), anche attraverso un sistema articolato di spazi aperti e di spazi pubblici sviluppati intorno all’asse del Bisenzio e alla maglia storica dei percorsi. Quadro conoscitivo di riferimento Già nella fase iniziale si sono illustrati i contenuti del quadro conoscitivo contenuto nel PS, che deve essere considerato alla base anche del progetto del RU. Questo, poi, si è arricchito di un proprio quadro conoscitivo di riferimento (QC), che costituisce da un lato uno specifico approfondimento del quadro conoscitivo del PS (prende cioè le mosse da quello) e dall’altro fornisce nuove specifiche conoscenze sul territorio urbano e sul territorio rurale, indispensabili per la messa a punto della relativa disciplina. Nell’ambito della sua redazione si è infatti proceduto: - all’aggiornamento della cartografia di base 1:2000 riferita ai centri urbani; - all’aggiornamento della cartografia di base 1:10.000 riferita a tutto il territorio comunale (sulla base dell’ortofocarta ricavata dal volo AGEA 2007) - al rilievo, mappatura e schedatura degli edifici sparsi nel territorio rurale. Lo studio geologico di supporto al RU Ai sensi dell'Art.4 comma 5 delle N.T.A. del Piano Strutturale lo studio geologico di supporto al Regolamento Urbanistico aggiorna il Quadro Conoscitivo del PS ridefinendo le caratteristiche di pericolosità del territorio di Vernio secondo le direttive del nuovo Regolamento di attuazione dell'Art.62 della L.R.n1/05 (DPGR.n.53/R/11). In particolare ridefinisce la pericolosità geologica, idraulica e sismica sulla base degli aggiornamenti delle rispettive cartografie del Piano Strutturale che erano già state oggetto di modifica nel 2011 per l'aggiornamento alle precedenti direttive regionali in materia di indagini geologiche (DPGR.n.26/R/07). 14 La carta delle aree a pericolosità geologica (Tav.P02), la carta delle aree a pericolosità idraulica (Tav.P03) e le carte delle MOPS (Tavv.MS 01/03) individuano le problematiche fisiche del territorio di Vernio rispetto alle quali si definisce la fattibilità geologica, idraulica e sismica dei nuovi interventi ammessi dal RU Gli aggiornamenti principali sono stati svolti relativamente alle problematiche geomorfologiche e sismiche, mentre per quelle idrauliche si sono mantenute le perimetrazioni derivate dallo studio idraulico già condotto nel 2011 che ha permesso di definire le aree a diversa pericolosità idraulica per i torrenti Setta e Fiumenta, del rio Meo e Fobbio oltre che del fosso del Fondataio, nei tratti che interessano aree abitate. Tali perimetrazioni completavano quelle della cartografia di dettaglio del P.A.I. dell'Autotità di Bacino dell'Arno che si limitava al fiume Bisenzio. L'aggiornamento della pericolosità geologica ha interessato, in particolare, la verifica dello stato di attività delle frane (attive e quiescenti) oltre alla nuova perimetrazione degli ultimi fenomeni gravitativi verificatisi nel territorio di Vernio dal 2011 ad oggi. Tale attività è stata condotta in collaborazione con i tecnici dell'Autorità di Bacino del Fiume Arno in modo da procedere anche all'adeguamento della cartografia del P.A.I., ai sensi dell'art.32 - Procedura di integrazione e modifica del PAI delle relative norme di attuazione. Relativamente alla pericolosità sismica è stato condotto lo studio di Microzonazione Sismica di I° livello previsto dalle nuove direttive, secondo le “Specifiche tecniche regionali per l’elaborazione di indagini e studi di microzonazione sismica” approvate con la delibera GR Toscana n.261/2011 e aggiornate con la delibera GRT n.741/2012. Tale studio ha usufruito del finanziamento di cui all’OPCM 4007/2012 in quanto il Comune di Vernio risultava al 17° posto della graduatoria dei comuni ammissibili a finanziamento per l’annualità 2011 (Decreto G.R.T. n.5079 del 5/11/12) ed è quindi stato validato dagli organi competenti della Regione Toscana. Per quanto riguarda l'aggiornamento della pericolosità idraulica sono state eliminate dalla cartografia gli areali relativi alle esondazioni per eventi di ritorno ventennali non più previsti nel vigente DPGR.n.53/R/11. In sintesi lo studio geologico di supporto al RU è così articolato: Aggiornamento degli elaborati del Piano Strutturale in scala 1:10.000: -Tav.P02 – Carta delle aree a pericolosità geologica (sostituisce la precedente) -Tav.P03 – Carta delle aree a pericolosità idraulica (sostituisce la precedente) -Relazione studio geologico con allegato l’archivio delle indagini geognostiche (aggiornato 2013); Studio di Microzonazione Sismica in scala 1:5.000: - Carta geologico-tecnica per la microzonazione sismica e delle indagini: " Tav.GT01 - Montepiano " Tav.GT02 - Cavarzano " Tav.GT03 - Vernio d. Carta delle MOPS, delle frequenze fondamentali e della pericolosità sismica: " Tav.MS01 - Montepiano " Tav.MS02 - Cavarzano " Tav.MS03 - Vernio 4. Relazione tecnica Fattibilità geologica: · Carta della fattibilità geologica, idraulica e sismica in scala 1:2.000: " - Tav.01 La Storaia " - Tav.02 La Badia-Montepiano " - Tav.03 Montepiano-Risubbiani " - Tav.04 Luciana-Sasseta " - Tav.05 Cavarzano-Gagnaia " - Tav.06 S.Quirico-Mercatale " - Tav.07 Mercatale-Frazioni " - Tav.08 S.Ippolito " - Tav.09 Terrigoli-Le Confina 15 -Schede di fattibilità geologica, idraulica e sismica per gli interventi soggetti a PA e IC -Relazione tecnica. Le nuove carte di pericolosità geologica, idraulica e sismica costituiscono il riferimento per le corrette modalità di attuazione degli interventi ammessi e previsti dal nuovo Regolamento Urbanistico. Secondo quanto indicato dalla normativa, il Regolamento Urbanistico definisce le condizioni per la gestione degli insediamenti esistenti e per le trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi, in coerenza con le situazioni di pericolosità e di criticità rilevati sul territorio. Nelle carte di fattibilità si legge la categoria di fattibilità per tutte le aree individuate dal RU con i diversi tipi di intervento confrontando questi ultimi con il contesto di pericolosità locale in cui si inseriscono. Attraverso la classe di fattibilità si forniscono indicazioni in merito alle limitazioni delle destinazioni d'uso del territorio in funzione delle situazioni di pericolosità riscontrate, nonché in merito agli studi e alle indagini da effettuare a livello attuativo ed alle opere da realizzare per la mitigazione del rischio laddove si vada ad operare in situazioni di criticità. In particolare per i principali interventi di trasformazione previsti dal RU che saranno attuati mediante Piani Attuativi e Interventi Convenzionati sono state elaborate delle specifiche schede di fattibilità che contengono: -la descrizione e gli obiettivi della trasformazione; -la destinazione d'uso ed i parametri urbanistici che quantificano la tipologia e il dimensionamento degli interventi; -la pericolosità geologica, idraulica e sismica del contesto in cui si inseriscono; -le condizioni e le prescrizioni per le realizzazioni secondo le classi di fattibilità. In particolare quest'ultimo punto è stato implementato applicando per ciascun specifico contesto le disposizioni generali di cui ai punti 3.2, 3.4 e 3.5 dell'allegato A del DPGR.n.53/R/11. Ciascuna Scheda, quindi, è completata con uno specifico paragrafo che contiene le condizioni e le prescrizioni per le realizzazioni in modo da specificare meglio le modalità di insediamento in ordine alle principali problematiche geologiche, idrauliche e sismiche che, allo stesso modo di quelle urbanistiche, dovranno essere affrontate in modo unitario per trovare le adeguate soluzioni per un corretto inserimento delle nuove realizzazioni nello specifico contesto di pericolosità. Le prescrizioni e tutte le valutazioni di carattere geologico contenute in queste schede costituiscono, quindi, parte integrante delle n.t.a. del Regolamento Urbanistico. Passando alI'analisi specifica, tutte le aree di trasformazione individuate si trovano in contesti di pericolosità non particolarmente problematici se riferiti alle caratteristiche geologiche e morfologiche generali del territorio di Vernio. In tutti i casi, si è potuto individuare come elemento da approfondire maggiormente il fattore sismico in quanto risulta che quasi tutto il substrato di fondazione per le aree soggette a trasformazione può subire degli effetti di amplificazione sismica dovuti alla presenza di un forte contrasto di impedenza tra il substrato "rigido", costituito dalle formazioni arenacee e calcaree stratificate, ed i terreni di copertura sciolti, costituiti dagli accumuli detritici più o meno stabili che giacciono su estese porzioni dei versanti e dai sediemnti alluvionali del fondovalle del Bisenzio. Tali effetti di amplificazione possono ripercuotersi sulle strutture edilizie in ragione della tipologia e delle dimensioni delle stesse che andranno progettate tenendo conto dei possibili effetti di risonanza generati localmente. Inoltre, per le aree MP_AP_01 a Montepiano, TR_PA_01 a Terrigoli, SQ_PA_02 a S.Quirico, occorrerà verificare, già in fase di predisposizione del piano attuativo, il comportamento del substrato in ordine al potenziale fenomeno della liquefazione che potrebbe interessare gli accumuli alluvionali sciolti in condizioni sature per la presenza di una falda freatica. Da un punto di vista delle problematiche idrauliche tutte le aree soggette a PA e IC sono esterne alle zone perimetrate a rischio idraulico anche se in alcuni casi si trovano limitrofe al corso d'acqua. In particolare l'area TR_PA_01 a Terrigoli interessa un vecchio insediamento industriale i cui "annessi" si spingono fin quasi dentro l'alveo del Bisenzio. In questo caso il piano attuativo prevedendo il recupero ed il cambio di destinazione d'uso degli edifici esistenti permetterà di riallineare i nuovi manufatti alla distanze di sicurezza dal corso d'acqua rispettando le fasce di rispetto oltre a eliminare il potenziale ostacolo al regolare deflusso delle acque di piena del 16 Bisenzio. In riferimento, invece, alle problematiche geomorfologiche, soltanto nel caso dell'area SQ_PA_02 a S.Quirico che insiste su un versante dove si rileva un accumulo detritico significativo è richiesta una verifica della stabilità già in sede di predisposizione del piano attuativo al fine di individuare la necessità o meno di dover ricorrere a tipologie costruttive dotate di fondazioni profonde che possano assicurare la giusta funzionalità nel tempo. 17 VERIFICA DI COERENZA DEL QUADRO ANALITICO Gli elaborati analitici descrivono i caratteri del territorio comunale, la morfologia fisica, il suolo, il reticolo idrografico e le condizioni di rischio e le criticità; quelli relativi ai caratteri antropici descrivono il territorio rurale, per il quale è stata svolta la classificazione del patrimonio edilizio riconosciuto di valore e lo stato degli insediamenti, nella loro conformazione attuale. Gli elaborati di sintesi sono il risultato di una interpretazione integrata delle componenti territoriali e delle relative relazioni. Nelle tabelle sottostanti, che rappresentano una prima verifica di coerenza interna del RU, viene evidenziato lo stretto legame intercorrente tra analisi e diagnosi. Prima si esprime un giudizio generale sugli elementi conoscitivi posti alla base del progetto e poi vengono evidenziate, in particolare, quelle indagini analitiche del RU che consentono di formulare le singole valutazioni diagnostiche, indicando, altresì, i casi per i quali dette valutazioni trovano origine anche nel PS. valutazione campo di valutazione note Esaustività del quadro conoscitivo Coerenza rispetto ai QC sovraordinati Aggiornamento dei dati Leggibilità Il QC del RU può considerarsi esaustivo, con analisi di dettaglio dei caratteri del territorio ed allo stesso tempo realizzando carte e schemi di sintesi che rapportano efficacemente conoscenza e progetto Il QC del RU è coerente rispetto ai QC sovraordinati e in particolare rispetto a quello del PS, di cui costituisce opportuna integrazione. Il QC del RU ha aggiornato le carte di base e alcuni degli studi disponibili (traffico, idraulica, ...) e poiché negli ultimi anni il territorio comunale ha subito trasformazioni limitate ad alcuni settori degli ambiti urbani, gli elaborati possono essere considerati adeguatamente aggiornati. Gli elaborati risultano di buona leggibilità, poiché sono stati predisposti in scala adeguata e sono supportati dai riferimenti necessari ad una corretta interpretazione. La sintesi tra quanto già emerso con il QC del PS, integrata dagli ulteriori elementi di valutazione che scaturiscono dal quadro diagnostico effettuato dal RU, consente di individuare i principali elementi di qualità e di criticità presenti nel territorio comunale, favorendo, di conseguenza, l’individuazione degli stessi obiettivi del RU e la definizione delle azioni conseguenti. Tutto ciò consente di assicurare un elevato grado di coerenza tra la lettura della realtà territoriale e gli obiettivi formulati. Indagini significative ai fini della valutazione diagnostica -Piano strutturale -Rilievo dei centri urbani -Sopralluoghi -Piano strutturale -Schedatura del patrimonio edilizio storico -Rilievo dei centri urbani -Sopralluoghi -Piano strutturale -Schedatura del patrimonio edilizio storico -Analisi di paesaggio -Sopralluoghi Qualità della valutazione diagnostica I tessuti storici delle aree urbane centrali presentano in gran parte caratteri morfologici e architettonici di buono, a volte elevato, valore storico e paesaggistico; si registrano contemporaneamente parti di tessuto alterate Presenza di sistemi di risorse storico – culturali fortemente caratterizzanti costituite prevalentemente dagli edifici rurali di impianto storico e dai centri storici di S. Quirico, S. Ippolito e della Badia. Presenza diffusa ed estremamente qualificata di risorse naturali e paesaggistiche (boschi, colture promiscue, sistemazioni idraulicoagrarie, andamento collinare ed esposizioni dei versanti, emergenze antropiche e biodiversità). 18 -Piano strutturale -Schedatura del patrimonio edilizio storico -Dinamiche uso del suolo -Analisi di paesaggio -Sopralluoghi -Piano strutturale -Rilievo dei centri urbani -Verifiche degli standard -Sopralluoghi -Piano strutturale -Rilievo dei centri urbani -Verifiche degli standard -Sopralluoghi -Piano strutturale -Rilievo dei centri urbani -Verifiche degli standard -Sopralluoghi -Piano strutturale -Rilievo dei centri urbani -Verifiche degli standard -Studio di traffico -Sopralluoghi -Piano strutturale -Rilievo dei centri urbani -Verifiche degli standard -Studio di traffico -Sopralluoghi -Piano strutturale -Rilievo dei centri urbani -Verifiche degli standard -Studio di traffico -Sopralluoghi -Piano strutturale -Rilievo dei centri urbani -Verifiche degli standard -Studio di traffico -Sopralluoghi -Piano strutturale -Rilievo dei centri urbani -Verifiche degli standard -Studio di traffico -Sopralluoghi -Piano strutturale -Schedatura del patrimonio edilizio storico -Dinamiche uso del suolo -Analisi di paesaggio -Sopralluoghi -Piano strutturale -Analisi socio-economiche -Sopralluoghi -Piano strutturale -Analisi socio-economiche -Rilievo dei centri urbani -Sopralluoghi Presenza di aziende agricole che costituiscono eccellenze nelle produzioni locali di qualità (formaggi, miele, enogastronia, raccolta e trasformazione dei frutti del bosco...) Assenza di un sistema organico di spazi aperti pubblici Tessuti recenti caratterizzati da monofunzionalità residenziale e scarsa qualità urbana Scarsa vitalità dei centri storici, in particolare per il commercio e le attività economiche: in particolare a Montepiano si registra una crisi del settore turistico riscontrabile nella crisi delle strutture ricettive locali e nei centri minori l’assenza di funzioni diverse dalla residenza Scarsa efficienza della rete viaria (strade a fondo cieco e a sezione variabile; carenza di anelli viari; scarsa gerarchizzazione; sovrapposizione tra traffici di attraversamento e traffici locali) Mancanza di un sistema gerarchizzato della sosta veicolare funzionale a un progetto di riorganizzazione urbana Mancanza di un sistema continuo ed efficiente di percorsi pedonali e ciclabili Congestione da traffico nelle aree urbane centrali Aree produttive sottoutilizzate o non utilizzate; aree produttive di impianto storico di grande valore architettonico e testimoniale spesso abbandonate; aree produttive recenti eventualmente da rilocalizzare in ambiti più appropriati Fenomeni di progressivo abbandono del territorio agricolo sui versanti della valle del Bisenzio, in particolare di quello in forte pendenza o con difficoltà di accesso e sua occupazione da piante pioniere prima, arbusti poi, boschi, dopo Presenza limitata di iniziative imprenditoriali innovative e/o di qualità Scarsa competitività del settore turistico, che stenta a dare adeguate risposte alla domanda di livello qualitativo e in genere di un settore commerciale assolutamente inadeguato alle esigenze dei residenti e dei visitatori 19 GLI OBIETTIVI PER IL REGOLAMENTO URBANISTICO Il Regolamento urbanistico, costituito da una struttura normativa e da elaborati cartografici a scala urbana e territoriale, ha lo specifico compito di disciplinare l’attività urbanistica ed edilizia per l’intero territorio comunale1 e, per questo, assume un ruolo “regolativo”. La prima operazione svolta dal gruppo di lavoro è stata quindi quella di valutare il materiale analitico allegato al Piano Strutturale e di recepire le indicazioni per l’implementazione e l’aggiornamento del quadro conoscitivo territoriale, per poi esaminare gli elementi costituenti lo Statuto del territorio e delle più specifiche strategie messe in campo, oltre agli altri dati necessari per la progettazione; è pertinente considerare il fatto che i dati e le analisi ivi contenuti possono essere ritenuti tuttora validi dato che il PS di Vernio è stato approvato il 19 aprile 2011 con DCC n. 15. Il Regolamento Urbanistico assume il Quadro Conoscitivo del PS e in particolare il “Rapporto ambientale” e la “Relazione sullo stato dell’ambiente”, del Documento di VAS dello stesso PS come quadro di riferimento della valutazione. Obiettivi specifici del Regolamento Urbanistico sono quelli di prevedere una disciplina degli interventi e delle trasformazioni ammissibili per l’intero territorio comunale, in rispetto e coerenza con la componente statutaria del Piano Strutturale riferita sia alle invarianti strutturali e sia ai diversi sistemi territoriali e sub sistemi di paesaggio e compatibilmente alle caratteristiche delle due UTOE. In questa, che è la fase preliminare, occorre dunque riferirsi agli obiettivi enunciati dal Piano Strutturale, mentre più avanti si descriveranno anche obiettivi riferibili alle attività di regolazione urbanistica e di trasformazione edilizia, propri del Regolamento Urbanistico; il PS infatti ha delineato sia le caratteristiche territoriali del Comune di Vernio, sia le prospettive e le strategie che dovrebbero essere perseguite. Lo scenario di riferimento per il RU è pertanto quello definito dal PS come visione al futuro e cioè come immagine condivisa del futuro assetto del territorio comunale, da assumere come guida per i comportamenti da parte delle diverse amministrazioni competenti e dei diversi soggetti pubblici e privati coinvolti nella attuazione del piano, attraverso i successivi regolamenti urbanistici. La visione al futuro del PS è riassunta nella Relazione generale del piano e nelle Norme tecniche di attuazione in precisi orientamenti strategici e indirizzi urbanistici. Il RU di Vernio, rispondendo agli obiettivi del PS, favorisce la loro attuazione al fine di innescare processi economici, sociali e culturali corrispondenti alle strategie di sostenibilità e di lunga durata. Un primo obiettivo è quello di tutelare i valori riconosciuti di un territorio così peculiare a cavallo fra il sistema terziario industriale pratese e il mondo della montagna appenninica. Nello specifico il RU definirà le tutele e le azioni appropriati sui valori paesaggistici, sui beni ambientali e culturali, sulle risorse naturali. Tradurre quest’obiettivo in discipline che siano allo stesso tempo attente al modificarsi delle condizioni economiche e sociali significa porre la massima attenzione alle politiche territoriali e alla gestione del piano. il secondo obiettivo, intrecciato al primo, sarà quello di mettere in campo progetti finalizzati alla rivalorizzazione del territorio e delle progettualità latenti e inespresse dai cittadini; le città e il territorio non sono sistemi in equilibrio e la capacità di trovare di volta in volta nuovi punti di equilibrio dà la dimensione dei sistemi che hanno maggiore capacità di riprodursi (anziché perdersi e morire). Sono obiettivi e azioni di carattere generale del Regolamento urbanistico: 1. Tutela dell’integrità fisica del territorio 1 Articolo 55, comma 1: Il regolamento urbanistico disciplina l'attività urbanistica ed edilizia per l'intero territorio comunale; esso si compone di due parti: a) disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti; b) disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio. 20 La protezione e valorizzazione dellʼambiente naturale e delle tradizioni locali attraverso la tutela e l’accrescimento del patrimonio ambientale, territoriale e del paesaggio, quale centro di ogni politica e riferimento per ogni trasformazione territoriale; Il rafforzamento e il mantenimento della rete ecologica attraverso misure di salvaguardia, consolidamento e potenziamento degli ecosistemi fluviali minori e specifiche dotazioni ambientali; 2. Qualificazione paesaggistica e ambientale del territorio La creazione di una nuova immagine territoriale del comune di Vernio come "territorio verde", fondato nella messa in valore dell’agricoltura locale legata alle produzioni locali dei coltivi, nonché dei caratteri naturalistici, dei boschi e dellʼacqua; per gli aspetti più specificatamente ambientali, la formazione di un insieme di azioni di finalizzate alla rigenerazione delle risorse ambientali fondamentali (suolo, acqua, aria) al fine di consentirne il processo naturale. 3. La qualificazione ecologica, morfologica e funzionale dei centri abitati Il contenimento dei consumi energetici negli edifici e la produzione di energia da fonti rinnovabili vengono attraverso la definizione di obiettivi di efficienza energetica per gli interventi di nuova urbanizzazione e sostituzione, di riqualificazione e di adeguamento del patrimonio edilizio esistente; previsione di un sistema integrato di spazi pubblici, incentrato su vecchie e nuove centralità urbane; la valutazione di ogni trasformazione attraverso le Emissioni, la disponibilità della risorse, la capacità di riequilibrio di contesti paesaggistici degradati e delle aree ad elevato rischio idraulico. 4. La produzione di nuove economie Il potenziamento dell’attrattività di sistema del territorio di Vernio e in particolare la creazione di nuove opportunità economiche e occupazionali, rivolte soprattutto ai giovani, attraverso la promozione della cultura e delle tradizioni popolari, della ricchezza dei prodotti gastronomici, della ricettività diffusa, della valorizzazione dei prodotti locali e della fruizione del paesaggio; La messa in valore le diverse filiere economiche in un ciclo integrato (ambiente, agroalimentare, tradizioni locali, turismo, risorse energetiche rinnovabili...), al fine di dare avvio a un nuovo ciclo di sviluppo sostenibile. Obiettivi specifici e azioni Il PS individua ulteriori obiettivi specifici che oltre a risultare indispensabili per valutare la sostenibilità della proposta di piano, servono a tradurre gli obiettivi generali nei diversi temi che saranno oggetto del Regolamento urbanistico. Le disposizioni relative alla integrità fisica, alla sostenibilità e ai caratteri qualitativi del territorio valgono su tutto il territorio comunale, a prescindere dal sistema o sub sistema di appartenenza. Infatti, le trasformazioni territoriali, disciplinate in funzione dei sub sistemi territoriali e funzionali, rimangono comunque subordinate alle limitazioni e/o alle specifiche condizioni derivanti dalle disposizioni che riguardano l’integrità fisica del territorio, ovvero la salvaguardia dei suoi caratteri qualitativi e per la sostenibilità degli interventi. Nel territorio rurale il RU persegue, prioritariamente, la tutela del patrimonio territoriale e, in particolare, delle risorse naturali e storico-culturali. Compatibilmente con le esigenze di tutela e per il raggiungimento degli obiettivi di qualità paesaggistica, sostiene tuttavia il recupero e la valorizzazione delle aree agricole e dei prodotti tradizionali (vino, olio), promuovendo la creazione di sinergie tra operatori qualificati, capaci cioè di integrare e differenziare l’offerta territoriale (escursionismo, cultura, ricreazione, agricoltura, ristorazione, ricettività, ...). All’interno degli ambiti urbani, di contro, il RU definisce interventi capaci, da una parte, di assicurare compiutezza e funzionalità ai settori urbani ubicati ai margini dei centri abitati e, dall’altra, di dare risposte efficaci e coordinate a priorità programmatiche dell’Amministrazione Comunale, come vedremo più avanti. L’obiettivo è insieme quello di risolvere le criticità rilevate in relazione all’accessibilità, al traffico e alle dotazioni urbanistiche e di elevare la qualità degli insediamenti e delle dotazioni territoriali. L’attuazione di tali interventi è affidata in via prioritaria agli operatori privati, che, attraverso i comparti, potranno realizzare quota parte degli interventi edificatori previsti solo previa realizzazione di opere pubbliche che concorreranno alle creazione e alla qualificazione della struttura urbana. 21 Fuori dai comparti il RU prevede un esiguo numero (2) di nuove costruzioni private, commisurate al quinquennio di validità del RU. Obiettivi del Regolamento urbanistico per il Subsistema territoriale di Vernio: • La riqualificazione ambientale-paesaggistica e il mantenimento-recupero della funzionalità delle connessioni ecologiche; • Il mantenimento-recupero della stabilità idrogeologica del territorio, anche individuando le modalità di intervento per la regimazione superficiale delle acque e promuovendo le coltivazioni di qualità nelle zone collinari e montane; • La tutela del territorio e la valorizzazione delle testimonianze culturali e testimoniali e la riqualificazione delle aree di pertinenza dellʼedificato sparso; • Il contenimento del fenomeno della dispersione insediativa ed il recupero del patrimonio edilizio esistente e del rapporto tra territorio rurale e nuclei minori; • La riqualificazione e valorizzazione delle aree produttive esistenti, superando eventuali situazioni di conflitto esistenti dal punto di vista ambientale e paesaggistico; • La valorizzazione del sistema degli antichi tracciati stradali e della ferrovia, con le loro valenze ambientali e paesaggistiche. Obiettivi del Regolamento urbanistico per il Subsistema territoriale di Montepiano: • La tutela della biodiversità, il mantenimento e l’accrescimento della quantità e la qualità delle risorse e degli ecosistemi naturali caratterizzanti il paesaggio dellʼAppennino; • La salvaguardia e riqualificazione paesaggistica delle visuali, dei rapporti visivi e dei coni di visuale mediante la conservazione degli scorci e dei percorsi panoramici; • La conservazione e il recupero delle praterie di crinale e dei prati pascoli, adottando, dove necessario, azioni volte a limitare lʼulteriore progressione degli arbusteti e stimolando la rigenerazione dei cotici erbosi e il risanamento dei fenomeni di degrado in atto, promuovendo, in maniera sostenibile, le attività zootecniche tradizionali; • La permanenza della popolazione insediata nei centri minori e nelle case sparse e quindi la custodia e il presidio del territorio, anche valorizzando le risorse culturali e simboliche diffuse, gli edifici e i manufatti di valore; • Migliorare la viabilità e agevolare il raggiungimento e lʼaccessibilità della frazione e dei nuclei abitati; • La promozione e lo sviluppo di politiche di crinale rivolte allʼintegrazione interregionale e interprovinciale con lo scopo di perseguire uno sviluppo sostenibile ed ecologicamente compatibile delle comunità locali. Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 1, La valle ed i versanti del Bisenzio: Superficie territoriale "" " 19,82 Kmq Popolazione al 2007" " " 4.554 Abitanti 1. Subordinare la realizzazione di nuovi tessuti insediativi alla realizzazione di adeguata viabilità di distribuzione, per migliorare lʼaccessibilità e la fruibilità urbana; 2. Individuare aree di nuova edificazione che prevedano densità edilizie e impianto, caratteristiche tipologiche dei singoli edifici e altezze, congruenti con il riordino del contesto. 3. Definire i percorsi protetti non carrabili, le “cinture a verde”, naturale o attrezzato, ed altri elementi atti a favorire la connessione tra le diverse parti dei centri urbani; 4. Individuare gli edifici e i complessi che presentano un degrado urbanistico ed edilizio per i quali prevedere piani di recupero di iniziativa pubblica o privata; 5. Prevedere la creazione di unʼadeguata dotazione di parcheggi pubblici, anche in relazione alle operazioni di integrazione funzionale previste; 6. Favorire nei tessuti produttivi la ricollocazione delle attività riconosciute incompatibili; 7. Prevedere aree di ambientazione stradale per la mitigazione degli effetti del traffico, la riduzione della velocità e per lʼinnalzamento degli standard di sicurezza in ambito urbano ed extraurbano. Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 2, Le frazioni ed i nuclei dellʼalta valle: 22 Superficie territoriale "" " 18,48 Kmq Popolazione 2007" " " 639 Abitanti 1. Potrà prevedere contenute addizioni funzionali residenziali, strettamente correlate ad interventi di effettiva riqualificazione degli insediamenti esistenti, là dove questi presentano situazioni di degrado o carenze funzionali o deficit degli standard, tanto che le nuove espansioni non devono aprire nuovi fronti di costruito. 2. Nelle frazioni di Cavarzano, Luciana e Sasseta, si potranno prevedere esigue addizioni edilizie da localizzare lungo le aree perimetrali delle frazioni, in modo da ricucire e da definire in forma più compiuta e più stabile il confine tra lʼarea urbanizzata e il limitrofo territorio agricolo, con particolare riguardo allʼandamento clivometrico dei suoli, riducendo al minimo la realizzazione di muri di contenimento con tecniche e materiali non tradizionali e lʼimpermeabilizzazione dei suoli; il RU dovrà precisare una disciplina che potrà consentire limitate addizioni residenziali secondo linee e direzioni coerenti con lʼimpianto urbanistico (in contiguità con i tessuti esistenti, in ambiti spaziali non evidenti rispetto ai punti di vista esterni principali), senza intaccare gli elementi di maggior pregio delle trame agrarie presenti nelle pertinenze delle frazioni; 3. Nei nuclei minori in ragione del sistema dei collegamenti e delle dotazioni infrastrutturali o della compiutezza e integrità della configurazione urbanistica o del paesaggio circostante, dovrà precisare una disciplina di tutela conservativa, che escluda la nuova edificazione, ad eccezione di quanto ammissibile tramite PAPMAA; 4. Dovrà definire regole tipo-morfologiche (riferite a forme, materiali, colori e collocazioni) per le nuove edificazioni urbane e rurali, gli annessi agricoli, le trasformazioni e le addizioni agli edifici esistenti, in considerazione dei caratteri specifici riconosciuti ed al contesto più generale in cui lʼintervento si andrà ad inserire. Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 3 - La conca di Montepiano: Superficie territoriale "" " 24,97 Kmq Popolazione 2007 " " " 823 Abitanti 1. Montepiano presenta un ingente il patrimonio edilizio da recuperare per il potenziamento della ricettività alberghiera ed extra-alberghiera (residence, case vacanza, ...), per questo dovrà individuare le nuove aree di trasformazione esclusivamente come completamento del tessuto urbano con la ricucitura delle espansioni incompiute recenti con lʼintento di definire un limite certo fra il contesto edificato e quello agricolo circostante, evitando la creazione di aree di frangia e di degrado paesaggistico; 2. Evitare le saldature fra i nuclei minori e Montepiano e la formazione di agglomerati lineari lungo le strade principali (la ex 325, la via della Badia e la via di Risubbiani), mantenendo e salvaguardando i varchi tra gli insediamenti. Lungo la viabilità di nuova previsione il RU deve consentire esclusivamente lʼeventuale crescita in contiguità con lʼedificato esistente e con tipologie edilizie a questo coerenti; 3. Prescrivere i criteri per la realizzazione e le misure di mitigazione dell'impatto visivo della eventuale area attrezzata a sosta camper a servizio del turismo escursionistico, le cui caratteristiche e funzionalità dovranno armonizzarsi con il valore ambientale e paesaggistico del contesto; 4. Garantire, in prossimità del centro urbano di Montepiano, lʼaccessibilità dei mezzi pubblici e la creazione di parcheggi terminali per il trasporto pubblico e per i bus turistici; 5. Nel nucleo de La Badia, in relazione al valore intrinseco della struttura edilizia ed in rapporto al paesaggio circostante, non possono essere modificati gli assetti in modo che sia arrecato pregiudizio ai valori paesaggistici e monumentali oggetto di protezione, per questo il RU dovrà prevedere una disciplina di tutela e di recupero paesaggistico che escluda ogni nuova edificazione; nei nuclei di Risubbiani e La Storaia, il RU dovrà precisare una disciplina di tutela conservativa, che escluda la nuova edificazione, ad eccezione che per quanto ammissibile tramite PAPMAA. 6. Potrà prevedere contenute addizioni funzionali residenziali, strettamente correlate ad interventi di effettiva riqualificazione degli insediamenti esistenti, là dove questi presentano situazioni di 23 degrado o carenze funzionali o deficit degli standard, tanto che le nuove espansioni non devono aprire nuovi fronti di costruito. 7. Nelle frazioni di Cavarzano, Luciana e Sasseta, si potranno prevedere esigue addizioni edilizie da localizzare lungo le aree perimetrali delle frazioni, in modo da ricucire e da definire in forma più compiuta e più stabile il confine tra lʼarea urbanizzata e il limitrofo territorio agricolo, con particolare riguardo allʼandamento clivometrico dei suoli, riducendo al minimo la realizzazione di muri di contenimento e lʼimpermeabilizzazione dei suoli; il RU dovrà precisare una disciplina che potrà consentire limitate addizioni residenziali secondo linee e direzioni coerenti con lʼimpianto urbanistico (in contiguità con i tessuti esistenti, in ambiti spaziali non evidenti rispetto ai punti di vista esterni principali), senza intaccare gli elementi di maggior pregio delle trame agrarie presenti nelle pertinenze delle frazioni; 8. Nei nuclei minori in ragione del sistema dei collegamenti e delle dotazioni infrastrutturali o della compiutezza e integrità della configurazione urbanistica o del paesaggio circostante, dovrà precisare una disciplina di tutela conservativa, che escluda la nuova edificazione, ad eccezione di quanto ammissibile tramite PAPMAA; 9. Dovrà definire regole tipo-morfologiche (riferite a forme, materiali, colori e collocazioni) per le nuove edificazioni urbane e rurali, gli annessi agricoli, le trasformazioni e le addizioni agli edifici esistenti, in considerazione dei caratteri specifici riconosciuti ed al contesto più generale in cui lʼintervento si andrà ad inserire. Nella tabella sintetica che segue è evidenziata la relazione tra gli assi portanti assunti come obiettivi e le azioni previste dal regolamento urbanistico; è altresì valutata la probabilità di attuazione delle azioni e l’efficacia delle azioni ai fini del perseguimento degli obiettivi. Dalla valutazione si rileva che le azioni previste, nel complesso, hanno una buona probabilità di attuazione e risultano efficaci per il perseguimento degli obiettivi del RU. In particolare il giudizio “buono”, attribuito di frequente alla “probabilità di attuazione delle azioni”, scaturisce dal fatto che molti interventi previsti presuppongono iniziative e risorse finanziarie di operatori privati, difficilmente controllabili. Altre previsioni poi, comportano l’assunzione di specifici obblighi, da parte degli operatori, ai fini della realizzazione di opere pubbliche, come prevede la disciplina della perequazione urbanistica introdotta dal RU. Questo meccanismo ribalta completamente l’ottica con la quale si era operato in passato, legando “ogni” nuovo intervento edificatorio alla realizzazione di opere pubbliche, indispensabili per incrementare la qualità e l’efficienza urbana ed allo stesso tempo, per contenere la rendita fondiaria. Se tutto ciò comporta una qualche cautela legata alle reazioni del mercato immobiliare locale, è da considerare tuttavia che i margini della rendita appaiono comunque capaci di assorbire le spese per la realizzazione delle opere pubbliche richieste dal RU nei singoli comparti. E’ dunque realistico ritenere che nei cinque anni di validità del RU gli interventi previsti possano essere attuati. Obiettivi generali TUTELA DELL’INTE GRITÀ FISICA Obiettivi specifici AZIONI Definizione delle regole per il mantenimento dei caratteri durevoli e dei livelli prestazionali delle invarianti strutturali, così come definite dal piano strutturale Definizione delle limitazioni e/o condizioni alla trasformabilità Garantire la tutela dell’integrità come base derivanti da vincoli o presenza di elementi di rispetto (es. pozzi e punti di prelievo ad uso acquedottistico, reticolo per qualsiasi idrografico superficiale, aree di tutela dei corsi d’acqua, trasformazione del strade, ...) territorio Definizione di una specifica disciplina che subordina gli interventi di trasformazione territoriale a una verifica di compatibilità con le vigenti disposizioni in materia geologica e idraulica e alla vulnerabilità degli acquiferi Definizione di una disciplina di tutela e di valorizzazione delle risorse naturali: boschi, vegetazione ripariale, sorgenti, bacini di raccolta delle acque superficiali... Garantire la tutela delle Definizione di discipline specifiche per il mantenimento ed il risorse naturali e della potenziamento delle reti di connessione ecologica e per la biodiversità loro riproducibilità 24 probabilità efficacia TUTELA DELL’INTE GRITÀ FISICA DEL TERRITORI O Garantire la tutela delle risorse naturali e della loro riproducibilità Definizione di una specifica disciplina per le pratiche agricole, la difesa del suolo, la tutela delle acque e degli ecosistemi Definizione di discipline volte alla tutela e la valorizzazione dei centri antichi, dei nuclei, degli edifici e dei manufatti di valore e del patrimonio storico architettonico Definizione di una disciplina volta alla salvaguardia dei caratteri storico architettonici e storico testimoniali del patrimonio edilizio esistente Individuazione delle risorse storico – culturali e Garantire la tutela delle classificazione del patrimonio edilizio di valore e definizione risorse storico culturali di specifiche discipline per la tutela degli ambiti paesaggistici e degli intorni paesaggistici dei centri di fondovalle e di che assicurano la versante permanenza dei caratteri identitari del Per favorire la coerenza tra gli interventi di trasformazione territoriale e i caratteri identificativi del territorio rurale, il RU territorio e del disciplina altresì: le aree di pertinenza edilizia e di pertinenza paesaggio locale agricola, i locali interrati o seminterrati, le recinzioni, le piscine e gli altri elementi che le caratterizzano Garantire la tutela di Definizione di discipline per l’adozione di pratiche agricole ambiti territoriali che, per compatibili con i valori paesaggistici del territorio e volte alla protezione degli ecosistemi, dei segni e porzioni residuali del la particolare paesaggio agrario storico, caratterizzato da colture combinazione di promiscue, seminativi arborati, ... e relative sistemazioni di componenti naturali e versante storico – culturali, si Definizione di una specifica disciplina di tutela e di configurano come parti valorizzazione delle risorse culturali e simboliche diffuse strutturanti dell’identità territoriale Definizione di discipline volte alla tutela e alla manutenzione dei terrazzamenti e delle altre sistemazioni idraulico-agrarie e forestali tradizionali Definizione di specifiche discipline che favoriscano lo sviluppo delle economie legate alle specificità ambientali, paesaggistiche, agro-alimentari, culturali e produttive del territorio Definizione di discipline volte a privilegiare la residenza stabile e delle attività agricole qualificate, nel territorio Garantire il presidio del rurale, favorendo quelle tradizionali e promuovendo il corretto inserimento delle attività ricettive nel patrimonio QUALIFICA territorio rurale, la edilizio esistente ZIONE manutenzione dei suoli, il Previsione di attività agricole esercitate da soggetti diversi PAESAGGI risanamento degli imprenditori agricoli STICA ED idrogeologico Previsione del potenziamento dell'offerta dei servizi per il AMBIENTA loisir ed il tempo libero LE DEL garantire un adeguato presidio territoriale, definiendo le TERRITORI prestazioni funzionali e disciplina le destinazioni d’uso nel O territorio rurale, considerando ammissibili: attività finalizzate alla conservazione della natura e alla fruizione delle risorse naturali e storico culturali; attività agricole e forestali, nonché quelle ad esse connesse; attività integrate e compatibili con il territorio rurale, previo utilizzo del patrimonio edilizio esistente. Definizione di modelli insediativi compatibili con i prevalenti caratteri del territorio, sia urbano, che rurale Definizione di discipline volte al riconoscimento e tutela delle caratteristiche storiche e morfologiche che connotano le aggregazioni di edifici e delle relazioni fra edifici e aree Garantire il scoperte di pertinenza nel tessuto urbano e nel territorio raggiungimento degli rurale, per la qualità degli interventi edilizi e urbanistici di recupero e di trasformazione obiettivi di qualità Definizione di usi compatibili con i caratteri degli edifici e del paesaggistica territorio e delle modalità di trasformazione delle aree pertinenziali degli edifici rurali e delle condizioni per il loro mutamento d’uso Definizione di specifiche discipline volte alla riqualificazione dei paesaggi delle infrastrutture e delle attività produttive 25 Il RU suddivide gli ambiti urbani in tessuti. Per ciascuno di essi viene definita una specifica disciplina delle funzioni, volta a superare la monofunzionalità e a incrementarne l’efficienza funzionale, in relazione al ruolo che il sub sistema ricopre all’interno dell’ambito urbano. La disciplina delle funzioni vieta comunque il cambio di destinazione d’uso delle aree e degli edifici speciali, nonché quello delle aree che ospitano strutture ricettive e/o strutture industriali e artigianali Garantire la riqualificazione dei tessuti urbani e il raggiungimento di una Definizione di discipline volte al miglioramento della qualità elevata qualità dei sistemi insediativi e dei tessuti urbani sotto il profilo insediativa, morfologica e morfologico, funzionale e delle dotazioni di servizi Il RU attraverso le aree di nuovo impianto, riconfigura i bordi funzionale QUALIFICAZI ONE ECOLOGICA, MORFOLOGI CA E FUNZIONALE DEI CENTRI ABITATI Garantire la qualità ecologica degli insediamenti urbani Garantire l’accessibilità dell’intero territorio comunale, razionalizzare e decongestionare il traffico, incentivare l’uso dei centri abitati e, attraverso la viabilità di gronda e con il verde, definisce un limite fisico riconoscibile degli ambiti urbani Definizione di discipline volte all’incremento delle dotazioni di verde, anche in funzione della mitigazione e della compensazione dei carichi ambientali prodotti dagli insediamenti e dal traffico veicolare Definizione di specifiche discipline di qualificazione delle aree produttive, per la compensazione delle emissioni in atmosfera e ai fini dell’ambientazione paesaggistica All’interno degli ambiti urbani il RU individua un sistema integrato di spazi verdi che, pur adempiendo a funzioni diverse, contribuisce nel suo complesso a garantire la qualità ecologica dei centri abitati. Tali spazi sono distinti e disciplinati in relazione alle diverse prestazione qualitative. Gli spazi pubblici individuati a tale scopo sono distinti in: - verde di connessione - verde pubblico - piazze e aree a parcheggio alberate - aree verdi per il gioco e lo sport - attrezzature sportive private di interesse locale - verde privato Il RU prescrive che gli interventi di trasformazione urbana, da attuarsi tramite PA, siano subordinati alla preventiva verifica delle seguenti condizioni: - la disponibilità di acqua per usi potabili deve essere sufficiente a soddisfare il fabbisogno stimato in coerenza con le disposizioni del Piano Strutturale; - le necessità idriche per l’irrigazione di aree verdi devono essere assolte prioritariamente attraverso il recupero delle acque di pioggia e delle acque reflue; - qualora le capacità di smaltimento degli impianti di depurazione esistenti non siano sufficienti a soddisfare i fabbisogni dei nuovi insediamenti, questi dovranno farsi carico di assicurare autonomamente lo smaltimento dei reflui; - deve essere assicurato lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e la raccolta differenziata; - le necessità energetiche devono essere soddisfatte in parte attraverso il ricorso a fonti energetiche rinnovabili Definizione delle prestazioni che determinano miglioramento delle condizioni di fruibilità degli ambienti urbani, con particolare riferimento allo spazio pubblico Definizione di discipline volte al miglioramento dell'accessibilità e della fruizione pubblica delle aree commerciali e produttive e più in generale degli ambiti urbani Definizione di assetti della viabilità volti alla riqualificazione e riordino del sistema della mobilità, dell’accessibilità e della sosta, attraverso il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo urbano delle singole parti del sistema (strade, piazze, spazi di sosta ...), in relazione alle principali funzioni pubbliche e collettive 26 Il RU prevede il completamento, l’adeguamento e la gerarchizzazione della rete viaria attuale, in particolare attraverso la realizzazione di una nuova viabilità di gronda che integra la viabilità esistente contribuendo al decongestionamento delle aree urbane centrali, definendo anelli viari che facilitano gli spostamenti e offrono alternative di tracciato, rammagliando la viabilità periferica minore a fondo cieco. Previsione del completamento e implementazione della rete di itinerari pedonali e ciclabili Individuazione e disciplina delle attrezzature private di uso pubblico e di interesse locale e delle attrezzature sportive private di interesse locale, che contribuiscono ad incrementare le dotazioni di servizi comunali. Tendere a mettere in valore le aree produttive esistenti mediante una loro riqualificazione e concentrazione nella Garantire la competitività aree maggiormente accessibili, sicure e funzionali e l’attrattività del incremento della ricettività mediante l’offerta di nuove strutture di supporto all’ospitalità, quali impianti per lo sport, territorio con il PRODUZIONE piscine, centri benessere... produrre un sistema di ospitalità potenziamento del diffusa legata alle attività agrituristiche e a quella delle DI NUOVE sistema economico attività turistiche extra alberghiere (case vacanza, b&b, ECONOMIE affittacamere...) Promuovere e valorizzare Mediante il recupero delle aree coltivate abbandonate e la il territorio locale e le sue promozione dei prodotti tradizionali quali quelli del bosco produzioni di qualità (miele, conserve, frutti...), dell’allevamento e dell’agricoltura locale. Garantire l’accessibilità dell’intero territorio comunale, razionalizzare e decongestionare il traffico, incentivare l’uso di sistemi di trasporto sostenibili L’efficacia delle azioni ai fini del perseguimento degli obiettivi è stata giudicata “ottima” perché il RU, a seguito della sintesi diagnostica predisposta con il QC, definisce un complesso di azioni integrate compatibili con le esigenze di tutela, ma capaci al tempo stesso di generare effetti efficaci in funzione degli obiettivi strategici individuati. Le azioni previste nel RU scaturiscono, infatti, direttamente dagli obiettivi, che a loro volta scaturiscono dalla sintesi diagnostica e risultano compatibili con le esigenze di tutela del territorio. Il RU, pertanto, non prevede azioni che non siano direttamente finalizzate al perseguimento degli obiettivi e ne controlla gli effetti con la prioritaria compatibilità nei confronti della tutela delle risorse territoriali. Il progetto di RU è stato condotto a seguito di esplorazioni progettuali che consentissero di valutare ipotesi differenti: prefigurare le diverse possibili soluzioni ai problemi evidenziati in fase diagnostica, valutandone le conseguenze; scartare e riprendere le soluzioni possibili, alla ricerca delle conseguenze che appaiono più favorevoli. Tra le diverse alternative che si sono poste, lo scenario prefigurato dal RU può essere definito come quello che prefigura azioni misurate di trasformazione. Gli altri scenari che sono stati considerati per valutare la validità della scelta sono quelli che: I - non prevedono azioni specifiche (inerzia tendenziale); II - prevedono una tutela più spinta del territorio (massima tutela); III - prevedono maggiori trasformazioni del territorio (massimo utilizzo). I - Lo scenario che prefigura un’inerzia tendenziale manterrebbe, inevitabilmente, la situazione attuale con tutte le criticità evidenziate dalla sintesi diagnostica del QC (mancata valorizzazione delle risorse territoriali, abbandono delle aree di versante, scarsa qualità ecologica, formale e funzionale delle aree urbane, difficoltà di accesso e di spostamento, prevalenza della rendita sulla creazione di nuove opportunità e attività economiche compatibili). Tali criticità risultano ormai insostenibili per la qualità e la funzionalità del territorio comunale e sono ben presenti nella consapevolezza della comunità locale. II - Lo scenario che prefigura la massima tutela appare difficilmente perseguibile allo stato attuale: sia per i costi che la tutela comporta, allorché tutela non voglia significare ritorno a una natura immaginata mediante l’abbandono e l’inselvatichimento; sia per gli ostacoli che la massima tutela opporrebbe alle azioni di presidio, utilizzazione e valorizzazione del territorio rurale (attività 27 agricole di eccellenza, nuove iniziative turistiche e offerta di opportunità economiche) e alle azioni di riorganizzazione, strutturazione e qualificazione degli ambiti urbani (sistema della mobilità e della sosta, dotazioni urbane, spazi pubblici, nuove centralità, ...). III - Lo scenario che prefigura il massimo utilizzo, oltre a determinare un maggiore consumo di suolo, comporterebbe uno sfruttamento inaccettabile delle risorse territoriali, con gravi conseguenze per la stessa identità locale e per la possibilità di innescare processi virtuosi di sviluppo endogeno. Quello del massimo utilizzo, sulla linea di ciò che era previsto prima del PS e del RU, consentirebbe infatti interventi di trasformazione territoriale al di fuori degli ambiti urbani in aree paesaggisticamente vulnerabili ed una crescita urbana a prescindere da ogni regola di qualità ecologica, formale e funzionale (con conseguente mancanza di struttura urbana, mancanza di spazi pubblici, peggioramento dell’accessibilità e della mobilità in genere, ...). La citazione degli scenari alternativi e delle loro principali caratteristiche evidenzia come il RU debba caratterizzarsi quale strumento di equilibrio e di raccordo tra esigenze diverse, combinando tutela e sviluppo secondo criteri di compatibilità e di coerenza che partono dal riconoscimento e dalla considerazione delle risorse territoriali. Nel contempo, si è cercato di rendere condivisibile e ragionevole il progetto, affinché potesse risultare il meno arbitrario possibile. L’esigenza di tutelare le risorse essenziali e di innescare, a partire da queste, processi di riorganizzazione e di sviluppo virtuosi, anche a seguito di processi partecipati e alla ricerca della maggiore condivisione possibile, costituisce pertanto una scelta di buon senso del RU, che appare preferibile rispetto all’inerzia tendenziale, alla massima tutela e al massimo utilizzo. 28 COERENZA La verifica di coerenza, nell’ambito della valutazione, è un processo che permette di individuare la connessione logica e sequenziale tra gli strumenti di pianificazione che interessano un dato territorio, rilevando gli elementi di compatibilità e le eventuali discordanze, ponendo così le basi per una lettura critica delle azioni previste e per la loro eventuale correzione. La coerenza di un piano o programma si divide in coerenza interna e coerenza esterna. COERENZA INTERNA Coerenza interna verticale Per coerenza interna di tipo verticale si intende la compatibilità tra lo scenario di riferimento del PS e gli obiettivi generali e gli obiettivi specifici che sono stati definiti per orientare la progettazione del RU. A tale fine si assumono come riferimento i seguenti criteri di giudizio: Obiettivo coerente rispetto allo scenario di riferimento/obiettivo di carattere generale Obiettivo sinergico rispetto allo scenario di riferimento/obiettivo di carattere generale Obiettivo incoerente rispetto allo scenario di riferimento/obiettivo di carattere generale Obiettivo non attinente Scenario di valorizzazione riferimento ambientale del PS conservazione/ valorizzazione degli assetti storici del territorio recupero ambientale Riqualificazione sviluppo e potenziamento ammoderna del sistema mento del insediativo e sistema territorio aperto produttivo potenziamento del sistema turistico ricettivo Obiettivi generali del RU tutela dell’integrità fisica del territorio qualificazione paesaggistica e ambientale del territorio la qualificazione ecologica, morfologica e funzionale dei centri abitati produzione di nuove economie Nella tabella sottostante si procede alla verifica di coerenza interna tra lo scenario di riferimento del PS e gli obiettivi di carattere generale del RU, tenendo conto delle definizioni richiamate al capitolo precedente della presente relazione. Il risultato della valutazione può considerarsi positivo in quanto, lo scenario strategico prefigurato dal PS trova piena corrispondenza negli obiettivi di carattere generale espressi dal RU. Alcuni obiettivi sono del tutto coerenti e conseguenti tra di loro, mentre negli altri casi possono essere considerati sinergici, ovvero concorrenti al raggiungimento degli stessi obiettivi. Nella tabella sottostante si procede alla verifica di coerenza interna tra gli obiettivi di carattere generale del RU e quelli specifici, tenendo conto delle definizioni richiamate al capitolo precedente della presente relazione. Il risultato della valutazione può considerarsi positivo, gli obiettivi di carattere generale trovano 29 corrispondenza negli obiettivi di carattere specifico, alcuni trovando piena coerenza ed altri ponendosi in sinergia con gli altri. OBIETTIVI DI CARATTERE GENERALE tutela dell’integrità fisica del territorio qualificazione paesaggistica e ambientale del territorio rurale qualificazione produzione di nuove ecologica, economie morfologica e funzionale dei centri abitati Garantire la tutela dell’integrità come base per qualsiasi trasformazione del territorio Garantire la tutela delle risorse naturali e della loro riproducibilità Garantire la tutela delle risorse naturali e storico-culturali che assicurano la permanenza dei caratteri identitari del territorio e del paesaggio locale Garantire la tutela di ambiti territoriali che, per la particolare combinazione di componenti naturali e storico – culturali, si configurano come parti strutturanti dell’identità territoriale Garantire il presidio del territorio rurale, la manutenzione dei suoli, il risanamento idrogeologico Garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità paesaggistica Garantire la riqualificazione dei tessuti urbani e il raggiungimento di una elevata qualità insediativa, morfologica e funzionale Garantire la qualità ecologica degli insediamenti urbani Garantire l’accessibilità dell’intero territorio comunale, razionalizzare e decongestionare il traffico, incentivare l’uso di sistemi di trasporto sostenibili Garantire la qualità abitativa attraverso l’incremento delle dotazioni urbane e territoriali costituite da servizi pubblici e privati, di interesse locale o generale Garantire la competitività e l’attrattività del territorio con il potenziamento del sistema economico Coerenza interna orizzontale Per coerenza interna orizzontale si intende la compatibilità e/o la congruità che sussiste tra le azioni e i risultati attesi dall’attuazione dell’atto di governo del territorio. Le azioni individuate vengono valutate in relazione alla loro capacità di perseguire i risultati attesi per ogni campo di applicazione. Si tratta in questo caso di prendere in esame lo scenario atteso dall’applicazione del RU e valutare se il risultato possa dirsi coerente con gli obiettivi generali, posti alla base delle scelte del piano. Nella tabella sottostante si procede, sinteticamente, riassumendo le azioni previste dal RU, alla valutazione incrociata delle componenti di RU sopracitate prendendo come riferimento i seguenti criteri di giudizio: 30 Azione con ottimo grado di coerenza rispetto al risultato atteso dall’attuazione del RU Azione con grado buono di coerenza rispetto al risultato atteso dall’attuazione del RU Azione sinergica rispetto al risultato atteso dall’attuazione del RU Azione incoerente rispetto al risultato atteso dall’attuazione del RU Obiettivi Tutela dell’integrit à fisica del territorio Qualificazio ne paesaggisti ca ed ambientale Qualificazio ne ecologica, morfologica e funzionale dei centri abitati Produzione di nuove economie Azioni Risultati attesi Definizione di una specifica disciplina tutela dell’integrità fisica che subordina gli interventi di trasformazione territoriale a una verifica di compatibilità con le vigenti disposizioni in materia geologica e idraulica e alla vulnerabilità degli acquiferi Definizione di una disciplina di tutela e di tutela delle risorse naturali e della loro valorizzazione delle risorse naturali riproducibilità Individuazione delle risorse storico – tutela delle risorse naturali e storicoculturali e definizione di discipline volte culturali che assicurano la alla tutela e la valorizzazione dei centri permanenza dei caratteri identitari del antichi, dei nuclei, degli edifici e dei territorio e del paesaggio locale manufatti di valore e del patrimonio storico architettonico Definizione di una specifica disciplina di tutela di ambiti particolari tutela e di valorizzazione delle risorse culturali e simboliche diffuse, degli intorni paesaggistici dei centri Definizione di discipline volte a garantire il presidio del territorio privilegiare e sviluppare le attività rurale, la manutenzione dei suoli agricole qualificate e quelle integrative nel territorio rurale Definizione di modelli insediativi garantire la qualità paesaggistica compatibili con i prevalenti caratteri del territorio, sia urbano, che rurale Definizione di discipline volte al riqualificazione complessiva dei miglioramento della qualità dei sistemi tessuti urbani insediativi e dei tessuti urbani sotto il profilo morfologico, funzionale e delle dotazioni di servizi Definizione di discipline volte riqualificazione ecologica degli all’incremento delle dotazioni di verde, insediamenti urbani anche in funzione della mitigazione e della compensazione dei carichi ambientali prodotti dagli insediamenti e dal traffico veicolare Definizione di assetti della viabilità volti razionalizzare e decongestionare il alla riqualificazione e riordino del sistema traffico, incentivare l’uso di sistemi di della mobilità, dell’accessibilità e della trasporto sostenibili sosta Definizione di discipline atte al maggiore qualità dell’abitare raggiungimento di una adeguata dotazione di spazi e luoghi di servizio per le nuove richieste degli abitanti Definizione di discipline per l’incremento aumentare la competitività e dell’offerta di aree e servizi di supporto l’attrattività del territorio alle imprese e alle attività produttive e per l’incremento della ricettività Garantire la competitività e l’attrattività aumentare la competitività e del territorio con il potenziamento del l’attrattività del territorio sistema economico 31 Coerenza di nuove economie Promuovere e valorizzare il territorio locale e le sue produzioni di qualità garantire il presidio del territorio rurale, la manutenzione dei suoli Il risultato della valutazione può considerarsi altamente positivo, poiché ad ogni scenario atteso corrisponde un complesso di azioni finalizzate. 32 OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE E VERIFICHE DI COERENZA CON I PIANI DI SETTORE REGIONALI VIGENTI Ai sensi del D.Lgs 152/06 e s.m.i., tra le informazioni da fornire sono inclusi gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma oggetto di VAS. Il seguente capitolo va dunque a descrivere e sintetizzare i principali riferimenti che hanno portato alla definizione degli obiettivi di protezione ambientale e alla definizione degli ambiti rispetto ai quali sono stati valutati gli effetti ambientali. Decisione n. 1600/2002/CE del parlamento europeo e del consiglio del 22 luglio 2002 che istituisce il VI Programma comunitario di azione in materia di ambiente. la decisione istituisce un programma comunitario di azione in materia di ambiente (di seguito denominato «il programma»). Esso definisce i principali obiettivi e priorità ambientali fondati sulla valutazione dello stato dell'ambiente e delle tendenze prevalenti, comprese le tematiche emergenti che impongono alla Comunità di assumere un ruolo di guida. Il programma dovrebbe promuovere l'integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le politiche comunitarie e contribuire a realizzare lo sviluppo sostenibile in tutta la Comunità attuale e futura, dopo l'allargamento. Esso prevede inoltre iniziative permanenti per raggiungere gli obiettivi e i traguardi ambientali già definiti dalla Comunità. Il programma stabilisce i principali obiettivi da raggiungere in materia di ambiente. Definisce, ove appropriato, traguardi e scadenze. Gli obiettivi e i traguardi dovrebbero essere raggiunti entro la scadenza del programma (2012), a meno che non sia specificato diversamente. Il programma copre un periodo di dieci anni a decorrere dal 22 luglio 2002. Iniziative appropriate nei vari settori della politica allo scopo di realizzare gli obiettivi consistono in un insieme di misure legislative e di approcci strategici di cui all'articolo 3. Tali iniziative dovrebbero essere presentate progressivamente e al più tardi quattro anni dopo l'adozione della presente decisione. Gli obiettivi corrispondono alle principali priorità ambientali che la Comunità deve affrontare nei seguenti settori: - cambiamenti climatici, - natura e biodiversità, - ambiente e salute e qualità della vita, - risorse naturali e rifiuti. La Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia (Deliberazione n. 57/2002, GU n. 255 del 30-10-2002 Suppl. Ord. n.205). La Strategia Nazionale d’Azione Ambientale garantisce la continuità con l’azione dell’Unione Europea, in particolare con il Sesto Piano di Azione Ambientale e con gli obiettivi fissati a Lisbona e poi a Göteborg dal Consiglio Europeo in materia di piena occupazione, di coesione sociale e di tutela ambientale. Deve inoltre garantire, in coerenza con le indicazioni del Consiglio Europeo di Barcellona (2002), la predisposizione del- la strumentazione necessaria per la concertazione, la parteci- pazione, la condivisione delle responsabilità a livello nazionale ed il reporting. I principali obiettivi da affrontare individuati e articolati secondo le aree tematiche della Strategia italiana riguardano: CLIMA E ATMOSFERA 33 - Riduzione delle emissioni nazionali dei gas serra del 6,5% rispetto al 1990, nel periodo tra il 2008 e il 2012; - Formazione, informazione e ricerca sul clima; Riduzione delle emissioni globali dei gas serra del 70% nel lungo termine; Adattamento ai cambiamenti climatici. 34 Obiettivi, indicatori e target per la sostenibilità nel settore dei cambiamenti climatici e dell’ozono stratosferico 35 NATURA E BIODIVERSITÀ - Conservazione della biodiversità; - Protezione del territorio dai rischi idrogeologici, sismici e vulcanici e dai fenomeni erosivi delle coste; - Riduzione e prevenzione del fenomeno della desertificazione - Riduzione dell’inquinamento nelle acque interne, nel- l’ambiente marino e nei suoli - Riduzione della pressione antropica sui sistemi naturali, sul suolo a destinazione agricola e forestale, sul ma- re e sulle coste -Qualità dell’ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani - Riequilibrio territoriale ed urbanistico; - Migliore qualità dell’ambiente urbano; - Uso sostenibile delle risorse ambientali; - Valorizzazione delle risorse socioeconomiche e loro equa distribuzione; - Miglioramento della qualità sociale e della partecipazione democratica; - Riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e mantenimento delle concentrazioni di inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni al - la salute umana, agli ecosistemi e al patrimonio monumentale; - Riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e mantenimento delle concentrazioni di inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni al - la salute umana, agli ecosistemi e al patrimonio monumentale; - Riduzione dell’inquinamento acustico e riduzione della popolazione esposta; - Riduzione dell’esposizione a campi elettromagnetici in tutte le situazioni a rischio per la salute umana e l’ambiente naturale. - Uso sostenibile degli organismi genetica- mente modificati Crescita delle conoscenze e diffusione dell’informazione in materia di biotecnologie e OGM. - Sicurezza e qualità de- gli alimenti. - Bonifica e recupero delle aree e dei siti inquinati. - Rafforzamento della normativa sui reati ambientali e della sua applicazione - Promozione della consapevolezza e della partecipazione democratica al sistema di sicurezza ambientale 36 Obiettivi e indicatori per la qualità dell’ambiente e la qualità della vita negli ambienti urbani 37 38 39 PRELIEVO DELLE RISORSE E PRODUZIONE DI RIFIUTI - Riduzione del prelievo di risorse senza pregiudicare gli attuali livelli di qualità della vita; - Conservazione o ripristino della risorsa idrica; - Miglioramento della qualità della risorsa idrica; - Gestione sostenibile del sistema produzione/ consumo della risorsa idrica - Gestione sostenibile del sistema produzione/ consumo della risorsa idrica - Riduzione della produzione, recupero di materia e recupero energetico dei rifiuti 40 Indicatori, target ed azioni per l’uso sostenibile delle risorse naturali e per la gestione dei rifiuti 41 42 43 La valutazione con dispositivi regionali non è stata effettuata in quanto sia il Piano indirizzo energetico regionale sia il Piano regionale di azione ambientale sono giunti a scadenza. Nel 2012 l’assessorato all’Ambiente ed energia ha presentato P.A.E.R. ovvero PROPOSTA di PIANO AMBIENTALE ED ENERGETICO REGIONALE che doveva essere adottato nel gennaio 2013. 44 RAPPORTO AMBIENTALE Le informazioni utilizzate per l’analisi preliminare del contesto ambientale risultano quelle indicate nello stato dell’ambiente allegato alla Valutazione del PS (aprile 2011) integrate con i dati allegati alla Documento preliminare di VAS (luglio 2012). L’analisi di tale documento, insieme a quanto emerso dalle indagini geologiche e da quanto evidenziato dai dati disponibili circa i principali elementi di criticità del territorio, permette di definire quali elementi di indagine risultino di interesse, anche potenzialmente, per le fasi successive della VAS. Lo stato dell’ambiente è stato in via preliminare aggiornato per gli aspetti connessi alle modifiche sostanziali intervenute da allora (2011) fino ad oggi riguardanti principalmente le acque, i rifiuti e i campi elettromagnetici. Di seguito si riportano alcuni degli elementi di criticità, evidenziati dal quadro conoscitivo del PS e nella Relazione sullo Stato dell’Ambiente, che dovranno essere approfondite e valutate in relazione alle previsioni del RU. Nella pratica, l’attività di valutazione si sviluppa in due passaggi: 1) Descrivere la strategia del Regolamento ed identificare le modalità e le azioni mediante le quali si prevede di raggiungere agli obiettivi (parte strategica e tattica); 2) Verificare se il sistema di decisione/azione è sostenibile rispetto alle risorse presenti sul territorio ed è compatibile con i caratteri e la sostenibilità dell’ambiente. Il processo di valutazione consiste dunque in un confronto fra gli obiettivi e le azioni del RU con gli elementi che costituiscono lo Statuto del territorio, e recepirne le indicazioni per l’implementazione e l’aggiornamento del quadro conoscitivo territoriale, ove carente, oltre agli altri dati necessari per l’eventuale ricalibrazione del RU. Per essere ancora più chiari, la valutazione del piano, sotto il profilo ambientale, trova i suoi due fondamenti nelle scelte della pianificazione da una parte e sui dati ambientali reperibili in fase di analisi dall’altra. Lo schema seguente mostra i passaggi fondamentali dell’azione di valutazione presenti nel rapporto ambientale. Si nota come il sistema che si viene a creare abbia carattere ciclico, dovuto ai meccanismi di feedback e di aggiornamento dati. Le criticità ambientali presenti sul territorio comunale sono state elaborate basando l’analisi su dati liberamente scaricabili da siti internet di fonti ufficiali e da relazioni tecniche in possesso dell’Amministrazione comunale, anche ai sensi dell’Art. 8 della L.R.T. 10/2010 e s.m.i.. 45 CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO COMUNALE Vernio è il comune più settentrionale della provincia di Prato. È situato presso la grande curva del fiume Bisenzio, e comprende le valli del Fiumenta, del Carigiola (entrambi affluenti del Bisenzio) e la parte iniziale della valle del Setta, affluente del Reno. Il territorio comunale è attraversato perciò dallo spartiacque appenninico. Nel territorio comunale si trova, immediatamente a nord della stazione, l'imbocco meridionale della Grande Galleria dell'Appennino posta sulla linea ferroviaria Bologna-Firenze. Inquadramento territoriale del comune 46 Dati territoriali e demografici: Superficie 63,28 km² Popolazione 6 010 (31-10-2012) Densità 94,93 ab./km² Numero famiglie 2.752 Età media 46,7 Reddito medio 11.542 Tasso di natività 4,7 I comuni limitrofi sono: Barberino di Mugello (FI) - dati 2012 Popolazione" " 10.751 Numero famiglie" 4.618" Età media" " 43,7 Reddito medio"" 12.747" Tasso di natività" 9,3 Camugnano (BO) - dati 2012 popolazione" " 1.948 Numero famiglie" 993" Età media" " 50,5 Reddito medio"" 12.607" Tasso di natività" 4,6 Cantagallo (PO) - dati 2012 popolazione" " 3.114 Numero famiglie" 1.361" Età media" " 445,2 Reddito medio"" 11.454 Tasso di natività" 10,3 Castiglione dei Pepoli (BO) - dati 2012 popolazione" " 5.844 Numero famiglie" 2.837" Età media" " 46,7 Reddito medio"" 13.002 Tasso di natività" 8,5 47 ARIA Il presente capitolo concerne gli ambiti riguardanti: - Inquadramento normativo - Qualità dell’aria - Emissioni in atmosfera - Diffusività atmosferica - Inquinamento acustico - Piano di classificazione acustica Per la valutazione della qualità dell’aria del territorio di Vernio si deve fare riferimento alle due centraline di via Roma e via Ferrucci a Prato. Affrontare il sistema aria significa, in primo luogo, parlare di inquinamento atmosferico inteso, comunemente, come immissione nell’atmosfera di sostanze estranee, in quantità e per una durata tali da alterare la salubrità dell’aria e ledere o costituire un pericolo per la salute umana e per l’ambiente nel suo complesso. I principali fattori di pressione relativamente alla risorsa aria derivano dalle attività umane e sono costituiti dalle emissioni di inquinanti in atmosfera di natura civile, industriale, ma soprattutto veicolare. Esercitando inoltre gli inquinanti dispersi nell’atmosfera anche un’enorme influenza sul clima, sia su scala locale che globale, si capisce l’importanza di severe misure di controllo ed abbattimento delle emissioni per limitare l’aggravarsi dei danni all’ambiente. Se però al centro dell’attenzione viene posta la salute degli organismi viventi – siano essi uomini, animali od interi ecosistemi - accanto alla tradizionale valutazione degli effetti prodotti dalle attività antropiche sulla qualità dell’aria, intesa come inquinamento atmosferico, si rende necessario prendere in considerazione un’altra, più recente forma di inquinamento: quello acustico, ovvero la pressione esercitata sull’ambiente dalla presenza di determinate sorgenti di rumore. Il livello di rumorosità dell’ambiente è un problema che investe sempre di più gli scenari di vita quotidiana, sia nei grandi che nei piccoli centri abitati, per la presenza di fonti di rumore quali il traffico veicolare, particolari categorie di attività produttive ed addirittura certe forme di spettacoli e manifestazioni temporanee. In un territorio dalla spiccata naturalità come quello di Vernio, in cui la porzione occupata dal sistema insediativo ed infrastrutturale risulta per estensione assolutamente non paragonabile a quella occupata dalla componente naturale, parlare di inquinamento atmosferico ed acustico sembra quasi un controsenso e le diverse indagini e monitoraggi svolti in ambito comunale confermano l’esiguità del rischio legato alla presenza di questi fattori inquinanti. l processo di valutazione della qualità dell’aria ambiente, attraverso la misurazione della tipologia e dei livelli di concentrazione degli inquinanti presenti nell’atmosfera, risulta fondamentale per individuare le necessarie azioni da intraprendere, sia da un punto di vista amministrativo che tecnico, per migliorare e salvaguardare questa risorsa. INQUADRAMENTO NORMATIVO L’inquadramento normativo trova i suoi maggiori riferimenti nel Decreto Legislativo 152/06 e smi, e nel Decreto Legislativo 155/10. EMISSIONI IN ATMOSFERA Il D.Lgs. n.° 152/2006 nella Parte V “Norme in materia di tutela dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera” raccoglie la vecchia normativa in un unico documento, introducendo alcune modifiche. In generale le variazioni rispetto alle normative precedenti sono minime per ciò che riguarda i limiti di emissione. Limiti e monitoraggio degli inquinanti gassosi 48 Il Decreto Legislativo 155/2010 recepisce la direttiva 2008/50/CE e sostituisce le disposizioni di attuazione della direttiva 2004/107/CE, istituendo un quadro normativo unitario in materia di valutazione e di gestione della qualità dell'aria ambiente finalizzato a: a) individuare obiettivi di qualità dell'aria ambiente volti a evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana e per l'ambiente nel suo complesso; b) valutare la qualità dell'aria ambiente sulla base di metodi e criteri comuni su tutto il territorio nazionale; c) ottenere informazioni sulla qualità dell'aria ambiente come base per individuare le misure da adottare per contrastare l'inquinamento e gli effetti nocivi dell'inquinamento sulla salute umana e sull'ambiente e per monitorare le tendenze a lungo termine, nonché i miglioramenti dovuti alle misure adottate; d) mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove buona, e migliorarla negli altri casi; e) garantire al pubblico le informazioni sulla qualità dell'aria ambiente; f) realizzare una migliore cooperazione tra gli Stati dell'Unione europea in materia di inquinamento atmosferico. Il Decreto Legislativo 155/2010 stabilisce: a) i valori limite per le concentrazioni nell'aria ambiente di biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo e PM10; b) i livelli critici per le concentrazioni nell'aria ambiente di biossido di zolfo e ossidi di azoto; c) le soglie di allarme per le concentrazioni nell'aria ambiente di biossido di zolfo e biossido di azoto; d) il valore limite, il valore obiettivo, l'obbligo di concentrazione dell'esposizione e l'obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione per le concentrazioni nell'aria ambiente di PM2,5; e) i valori obiettivo per le concentrazioni nell'aria ambiente di arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene. Il decreto stabilisce inoltre i valori obiettivo, gli obiettivi a lungo termine, le soglie di allarme e le soglie di informazione per l'ozono. Il presente decreto 155/2010 si fonda sui seguenti principi: a) il sistema di valutazione e gestione della qualità dell'aria rispetta ovunque standard qualitativi elevati ed omogenei al fine di assicurare un approccio uniforme su tutto il territorio nazionale e di assicurare che le stesse situazioni di inquinamento siano valutate e gestite in modo analogo; b) il sistema di acquisizione, di trasmissione e di messa a disposizione dei dati e delle informazioni relativi alla valutazione della qualità dell'aria ambiente e' organizzato in modo da rispondere alle esigenze di tempestività della conoscenza da parte di tutte le amministrazioni interessate e del pubblico e si basa su misurazioni e su altre tecniche di valutazione e su procedure funzionali a tali finalità secondo i canoni di efficienza, efficacia ed economicità; c) la zonizzazione dell'intero territorio nazionale è il presupposto su cui si organizza l'attività di valutazione della qualità dell'aria ambiente. A seguito della zonizzazione del territorio, ciascuna zona o agglomerato e' classificata allo scopo di individuare le modalità di valutazione mediante misurazioni e mediante altre tecniche in conformità alle disposizioni del presente decreto; d) la zonizzazione del territorio richiede la previa individuazione degli agglomerati e la successiva individuazione delle altre zone. Gli agglomerati sono individuati sulla base dell'assetto urbanistico, della popolazione residente e della densità abitativa. Le altre zone sono individuate, principalmente, sulla base di aspetti come il carico emissivo, le caratteristiche orografiche, le caratteristiche meteo-climatiche e il grado di urbanizzazione del territorio, al fine di individuare le aree in cui uno o più di tali aspetti sono predominanti nel determinare i livelli degli inquinanti e di accorpare tali aree in zone contraddistinte dall'omogeneità degli aspetti predominanti; e) la valutazione della qualità dell'aria ambiente e' fondata su una rete di misura e su un programma di valutazione. Le misurazioni in siti fissi, le misurazioni indicative e le altre tecniche di valutazione permettono che la qualità dell'aria ambiente sia valutata in conformità alle disposizioni del presente decreto; f) la valutazione della qualità dell'aria ambiente condotta utilizzando determinati siti fissi di campionamento e determinate tecniche di valutazione si considera idonea a rappresentare la 49 qualità dell'aria all'interno dell'intera zona o dell'intero agglomerato di riferimento qualora la scelta dei siti e delle altre tecniche sia operata in conformità alle disposizioni del presente decreto; g) ai fini della valutazione della qualità dell'aria ambiente e' evitato l'uso di stazioni di misurazione non conformi e, nel rispetto dei canoni di efficienza, di efficacia e di economicità, l'inutile eccesso di stazioni di misurazione. Le stazioni di misurazione che non sono inserite nella rete di misura e nel programma di valutazione non sono utilizzate per le finalità del presente decreto; h) la rete di misura e' soggetta alla gestione o al controllo pubblico. Il controllo pubblico e' assicurato dalle regioni o dalle province autonome o, su delega, dalle agenzie regionali per la protezione dell'ambiente. Le stazioni di misurazione non soggette a tale gestione o controllo non sono utilizzate per le finalità del presente decreto; i) la valutazione della qualità dell'aria ambiente e' il presupposto per l'individuazione delle aree di superamento dei valori, dei livelli, delle soglie e degli obiettivi previsti dal presente decreto; l) i piani e le misure da adottare ed attuare in caso di individuazione di una o più aree di superamento all'interno di una zona o di un agglomerato devono agire, secondo criteri di efficienza ed efficacia, sull'insieme delle principali sorgenti di emissione, ovunque localizzate, che influenzano tali aree, senza l'obbligo di estendersi all'intero territorio della zona o dell'agglomerato, ne' di limitarsi a tale territorio. Il D.Lgs. 155/2010 abroga le seguenti normative: a) il decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351; b) il decreto legislativo 21 maggio 2004, n. 183; c) il decreto legislativo 3 agosto 2007, n. 152; d) il decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203, fatte salve le disposizioni di cui il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, preveda l'ulteriore vigenza; e) l'articolo 3 della legge 4 novembre 1997, n. 413; f) il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 28 marzo 1983, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 145 del 28 maggio 1983; g) il decreto del Ministro dell'ambiente 20 maggio 1991, recante criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell'aria, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126 del 31 maggio 1991; h) il decreto del Ministro dell'ambiente 20 maggio 1991, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126 del 31 maggio 1991, recante i criteri per l'elaborazione dei piani regionali per il risanamento e la tutela della qualità dell'aria; i) il decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1992, recante atto di indirizzo e coordinamento in materia di sistema di rilevazione dell'inquinamento urbano, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 7 del 10 gennaio 1992; l) il decreto del Ministro dell'ambiente 6 maggio 1992, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 111 del 14 maggio 1992, recante la definizione del sistema nazionale finalizzato a controllo ed assicurazione di qualità dei dati di inquinamento atmosferico ottenuti dalle reti di monitoraggio; m) il decreto del Ministro dell'ambiente 15 aprile 1994, concernente le norme tecniche in materia di livelli e di stati di attenzione e di allarme per gli inquinanti atmosferici nelle aree urbane, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 107 del 10 maggio 1994; n) il decreto del Ministro dell'ambiente 25 novembre 1994, recante l'aggiornamento delle norme tecniche in materia di limite di concentrazione e di livelli di attenzione e di allarme per gli inquinanti atmosferici nelle aree urbane e disposizioni per la misura di alcuni inquinanti di cui al decreto del Ministro dell'ambiente 15 aprile 1994, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 290 del 13 dicembre 1994; o) il decreto del Ministro dell'ambiente 16 maggio 1996, recante attivazione di un sistema di sorveglianza di inquinamento da ozono, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 163 del 13 luglio 1996; p) il decreto del Ministro dell'ambiente 21 aprile 1999, n. 163, recante norme per l'individuazione dei criteri ambientali e sanitari in base ai quali i sindaci adottano le misure di limitazione della circolazione, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 135 dell'11 giugno 1999; q) il decreto del Ministro dell'ambiente 2 aprile 2002, n. 60, recante recepimento della direttiva 1999/30/CE del 22 aprile 1999 del Consiglio concernente i valori limite di qualità dell'aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo e della direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell'aria ambiente per il 50 benzene ed il monossido di carbonio, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 87 del 13 aprile 2002; r) il decreto del Ministro dell'ambiente 20 settembre 2002, recante le modalità per la garanzia della qualità del sistema delle misure di inquinamento atmosferico, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 231 del 2 ottobre 2002; s) il decreto del Ministro dell'ambiente 1° ottobre 2002, n. 261, recante le direttive tecniche per la valutazione preliminare della qualità dell'aria ambiente, i criteri per l'elaborazione del piano o dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 272 del 20 novembre 2002. I valori limite e i livelli critici stabiliti per gli inquinanti aeriformi si trovano all’interno degli allegati VII-XI-XII-XIII-XIV del D.Lgs. 155/2010 e sono riportati a seguito: 51 ALLEGATO VII, OZONO 52 ALLEGATO XI, VALORI LIMITE 53 VALORI CRITICI PER LA VEGETAZIONE 54 ALL. XII, SOGLIE DI INFORMAZIONE E DI ALLARME ALL. XIII, ALTRI VALORI OBIETTIVO L’Art. 12 “Obbligo di concentrazione dell'esposizione e obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione per il PM2,5” stabilisce inoltre che: “1. In relazione ai livelli di PM2,5 nell'aria ambiente, le regioni e le province autonome adottano, sulla base degli indirizzi espressi dal Coordinamento di cui all'articolo 20, le misure necessarie ad assicurare il rispetto dell'obbligo di concentrazione dell'esposizione di cui all'allegato XIV e le misure che non comportano costi sproporzionati necessarie a perseguire il raggiungimento dell'obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione disciplinato dal medesimo allegato. 2. Al fine di calcolare se l'obbligo di concentrazione dell'esposizione e l'obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione di cui al comma 1 sono stati rispettati si utilizza l'indicatore di esposizione media di cui all'allegato XIV. Tale indicatore e' fissato sulla base di misurazioni effettuate da stazioni di fondo ubicate in siti fissi di campionamento urbani, il cui numero, non inferiore a quello previsto all'allegato V, paragrafo 2, e la cui distribuzione in zone e agglomerati dell'intero territorio devono essere tali da riflettere in modo adeguato l'esposizione della popolazione. Tali stazioni sono scelte con decreto del Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro della salute e sentita la Conferenza unificata di cui al decreto legislativo n. 281 del 1997, nell'ambito delle reti di misura regionali, in modo da individuare le variazioni geografiche e l'andamento a lungo termine delle concentrazioni”. 55 L'indicatore di esposizione media (di seguito IEM), espresso in μg/mc, é basato sulle misurazioni di cui all’articolo 12, comma 2, ed é dato dalla concentrazione media annua su tre anni civili, ricavata dalla media dei risultati di tali misurazioni. L'IEM per l'anno di riferimento 2010 é dato dalla concentrazione media degli anni 2009, 2010 e 2011. L'IEM per l'anno 2015 é dato dalla concentrazione media degli anni 2013, 2014 e 2015, ricavata dalla media dei risultati delle misurazioni effettuate dalle stazioni di cui all’articolo 12, comma 2. Tale IEM é utilizzato per calcolare se l'obbligo di concentrazione dell'esposizione al 2015 sia stato raggiunto. L'IEM per l'anno 2020 é dato dalla concentrazione media degli anni 2018, 2019 e 2020, ricavata dalla media dei risultati delle misurazioni effettuate dalle stazioni di cui all’articolo 12, comma 2. Tale IEM é utilizzato per calcolare se l'obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione sia stato raggiunto. Si applica l’obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione di cui alla seguente tabella contenuta nell’Allegato XIV: 3 Se l'IEM nell'anno di riferimento é uguale o inferiore a 8,5 μg/m l'obiettivo di riduzione dell'esposizione é pari a zero. L'obiettivo di riduzione é pari a zero anche nel caso in cui l'IEM 3 raggiunga il livello di 8,5 μg/m in qualsiasi momento del periodo corrente dal 2010 al 2020 e sia mantenuto a questo livello o ad un livello inferiore. QUALITÀ DELL’ARIA L’aria che respiriamo a causa di vari fattori di natura antropica (traffico veicolare, emissioni civili ed industriali, ...) risulta inquinata da un insieme di sostanze che, sia singolarmente che sottoforma di miscela complessa, possono provocare effetti dannosi sulla salute. Il processo di valutazione della qualità dell’aria ambiente, attraverso la misurazione della tipologia e dei livelli di concentrazione degli inquinanti presenti nell’atmosfera, risulta fondamentale per individuare le necessarie azioni da intraprendere, sia da un punto di vista amministrativo che tecnico, per migliorare e salvaguardare questa risorsa. Il recepimento con il DGRT 1025/2010 del Decreto Legislativo n. 155/2010 ha portato a una Zonizzazione e classificazione del territorio regionale ed alla individuazione della rete regionale di rilevamento della qualità dell'aria. 56 CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORIO REGIONALE PER ZONE OMOGENEE (FONTE ARPAT) Il nuovo sistema di rilevamento rispecchia le discipline precedentemente indicate e mira a garantire una valutazione ed una gestione della qualità dell’aria su base regionale anziché su base provinciale: la zonizzazione ripartisce il territorio in zone omogenee dal punto di vista delle fonti di inquinamento, delle caratteristiche orografiche e meteo-climatiche e del livello di urbanizzazione. Le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria raccolgono valori rispettivamente a: comune Prato Prato stazione tipo zona PO-Ferrucci Urbana PO-Roma Urbana tipo stazione NOx CO X X SO2 PM10 PM2,5 traffico fondo X X X X Ulteriori dati sulla qualità dell’aria sono provenuti dalle Campagne di biomonitoraggio con licheni epifiti. Le tecniche di biomonitoraggio si basano sull'impiego di licheni, componenti degli ecosistemi direttamente sensibili all’inquinamento e quindi capaci di funzionare come una sorta di “centraline 57 permanenti naturali”. La metodologia IBL - Indice di Biodiversità Lichenica si basa sulla misura della biodiversità (abbondanza delle specie licheniche) ed i valori di biodiversità che restituisce vengono interpretati in termini di allontanamento dalle condizioni naturali attese, determinato dagli inquinanti che causano alle comunità licheniche una diminuzione del numero di specie e della loro copertura. Il vantaggio di questi indicatori sta nel superare la limitazione sia spaziale che temporale delle centraline chimico-fisiche e la relativa incapacità di registrare gli effetti sinergici dei diversi inquinanti. I licheni utilizzati per il biomonitoraggio sono gli epifiti, ovvero quei licheni che svolgono il proprio ciclo biologico sulla corteccia degli alberi. Le ricerche di monitoraggio eseguite con questa specie di licheni consistono dunque nel quantificare la qualità ambientale attraverso il rilevamento della presenza di flora lichenica in appositi siti di campionamento dislocati in un reticolo di rilevamento di dimensioni fisse. Nel comprensorio provinciale pratese l’ARPAT ha intrapreso una serie di ricerche con i licheni epifiti per la prima volta nel 1993, elaborando la prima carta di qualità dell’aria capace di fornire un quadro generale della situazione per l’intera Provincia di Prato. Nel 1999 è stato ripetuto il biomonitoraggio su scala provinciale del 1993 ed i risultati da esso ottenuti, ad integrazione dei dati forniti dal sistema di monitoraggio chimico della qualità dell’aria, sono oggetto del presente studio. Ogni stazione di rilevamento comprendeva, a seconda delle disponibilità delle piante e della variabilità del luogo, da 1 fino a 5 alberi, sui quali sono stati effettuati i rilievi. Le specie arboree scelte, dovendo possedere una scorza con idonee proprietà (ph, rugosità, longevità, ecc), sono state Tilia spp. nei centri urbani e Quercus spp (in particolare la Roverella) in ambito collinare. La scelta delle stazioni è stata di tipo preferenziale, privilegiando le aree a maggior densità abitativa e produttiva nell’intento di coprire in maniera adeguata il territorio dell’intera Provincia. Nel Comune di Vernio sono state posizionate quattro stazioni così distribuite: • S.Ippolito, a pochi km dal centro del paese • Montepiano, in prossimità del lago di Montepiano-Le Badie • Montepiano, nella piazza centrale • Cavarzano, nei pressi del paese. • L’indagine è stata svolta utilizzando come riferimento per le misure l’Indice di • Biodiversità Lichenica (IBL) che si basa sul calcolo della biodiversità lichenica sui tronchi d’albero intesa come somma della frequenza di ciascuna specie all’interno di una griglia di rilevamento. • La rappresentazione cartografica dei risultati ha permesso di suddividere il territorio in aree di “biodiversità lichenica” articolate secondo una scala di valori valida per aree site nella fascia sub-mediterranea (vegetazione potenziale costituita da boschi con querce decidue) in grado di tradurre il livello di biodiversità lichenica in un grado di deviazione da “condizioni naturali” (non inquinate). Questa scala prevede sette classi che corrispondono a diversi gradi di naturalità e di alterazione: CLASSI DI QUALITÀ DELL’INDICE IBL-A.R.P.A.T. 58 Partendo dalla constatazione che l’area tessile pratese è una delle aree industriali ed artigianali più estese dell’Italia centrale, i risultati del biomonitoraggio confermano tale caratteristica mettendo in luce, a livello provinciale, situazioni di evidente compromissione della qualità dell’aria (fino al deserto lichenico) in corrispondenza di ampie zone a più elevato grado di urbanizzazione (vedi il caso di Prato, ma anche quello emblematico di Vaiano), piuttosto che in corrispondenza di fonti dirette e puntuali di inquinamento. Ciò premesso si capisce come mai, rispetto alla totalità della Provincia di Prato, tutta la porzione nord del territorio provinciale in generale e Vernio in particolare, dove l’antropizzazione e le sorgenti di emissione sono effettivamente ridotte, si distinguono per un livello qualitativo ambientale eccellente, anche se i dati all’interno della maglia provinciale sono pochi e piuttosto dispersi. Il territorio di Vernio infatti, al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare, è classificato entro la categoria di “II Classe di qualità-naturalità alta” (IBL compreso tra 40 e 50) per quanto riguarda la porzione nord-occidentale, ovvero quella più antropizzata, e nella “I Classe di qualitànaturalità molto alta” (IBL maggiore di 50) per quella sud-orientale, dove invece si trovano importanti aree di pregio naturalistico ambientale come l’ANPIL dell’Alta Val Carigiola). Per una maggiore corrispondenza del dato rilevato con la realtà dei luoghi si renderebbe allora necessaria una maggiore frequenza di monitoraggio ovvero l’inserimento di nuove stazioni di rilevo all’interno del territorio comunale. EMISSIONI IN ATMOSFERA Per avere un quadro “attuale” della situazione relativa ad alcuni indicatori di pressione è necessario fare riferimento ai dati degli anni 2011-2010 rilevati dalle stazioni di Via Roma e Via Ferrucci a Prato. I dati, si deve comunque precisare, che sono coerenti maggiormente alla valutazione degli inquinanti per la Zona Prato-Pistoia (vedi cartografia relativa alla classificazione del territorio regionali per zone omogenee riportata sopra), piuttosto che alla valutazione di un territorio con caratteri ambientali e di inquinamento completamente diversi com’è quello di vernio. Per valutare con maggiore appropriatezza questi indicatori faremo, più avanti, riferimento ai valori del 2007 riportati nel documento CONCENTRAZIONE DI NO2 Per quanto riguarda la concentrazione di NO2, nel 2011 non sono stati registrati superamenti del valore limite della media annuale, posto a 40 μg/m3 ed è stato rispettato il limite di 18 superamenti del valore limite orario di 200 μg/m3. Concentrazione di NO2 rilevata nella provincia di Prato, anno 2011 (fonte: Rapporto 2012 sulla qualità dell'aria nella Regione Toscana comune Prato stazione PO-Roma tipo zona 3 n° medie orarie >200 μg/m 3 media annuale (μg/m ) 2 32 Urbana CONCENTRAZIONE DI CO Per la concentrazione della CO, invece, è necessario fare riferimento ai valori del 2010, considerato che nel 2011 non sono state ottenute serie valide. Come si evince dalla tabella sopra riportata, per il parametro CO non vi è alcuna situazione di superamento del valore limite (10 mg/ m3). Concentrazione di CO rilevata nella Provincia di Prato, anno 2010 (fonte: Rapporto 2011 sulla qualità dell'aria nella Regione Toscana) comune Prato stazione PO-Ferrucci 3 media massima giornaliera su 8 ore (mg/m ) tipo zona Urbana 25 59 Per avere un quadro puntuale della situazione relativa agli indicatori di pressione è necessario fare riferimento ai dati derivanti dall’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione (I.R.S.E. – adottato dalla Regione Toscana con D.G.R.T.n°1193 del 14/11/2000) che consente di stimare i quantitativi di inquinanti emessi annualmente a scala comunale, le modalità di emissione, nonché di individuare le principali tipologie di sorgenti di inquinamento atmosferico. L'Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissioni in atmosfera è una raccolta ordinata dei quantitativi di inquinanti emessi da tutte le sorgenti presenti nel territorio regionale, sia industriali che civili e naturali. L’IRSE permette di avere informazioni dettagliate sulle fonti di inquinamento, la loro localizzazione, la quantità e tipologia di inquinanti emessi e costituisce una chiave di lettura indispensabile per l'impostazione delle attività di pianificazione ambientale. Le sorgenti emissive incluse nell'Inventario sono classificate secondo la nomenclatura standard europea denominata SNAP '97 (Selected Nomenclature for Air Pollution) che, come livello di aggregazione più ampio, le divide in 11 macrosettori. Esaminando i dati riportati nell’inventario regionale si possono valutare le emissioni annue di inquinanti principali stimate per il Comune di Vernio; gli inquinanti principali si intendono, così come vengono definiti dallo stesso Inventario Regionale, il monossido di carbonio (CO), i composti organici volatili (COV), gli ossidi di azoto (NOx), le polveri sottili respirabili (PM10 e PM2,5) e gli ossidi di zolfo (SOx). Le principali fonti di inquinamento atmosferico risultano essere il traffico veicolare e le emissioni civili. NELLE TABELLE SEGUENTI SONO INDICATE LE EMISSIONI DEI VARI INQUINANTI DELL’ARIA PER IL COMUNE DI VERNIO NELL’ANNO 2007 (DATO DISPONIBILE PIÙ RECENTE) SUDDIVISI PER TIPOLOGIA E SORGENTE (INVENTARIO REGIONALE DELLE SORGENTI DI EMISSIONE, REGIONE TOSCANA) CO COV NOx PM10 PM2,5 SOx 0101 Centrali elettriche pubbliche 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0201 Impianti di combustione nel terziario 0,43 0,06 1,37 0,08 0,06 0,39 0202 Impianti di combustione residenziali 90,96 18,95 7,41 13,19 12,95 3,12 0203 Impianti di combustione nell'agricoltura, selvicoltura, acquacoltura 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0301 Combustione in caldaie, turbine a gas e motori fissi 1,04 0,10 3,63 0,03 0,03 0,03 0303 Forni di processo con contatto 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0403 Processi nelle industrie di metalli non ferrosi 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0405 Processi nelle industrie chimiche organiche 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0406 Proc. nelle ind. legno/ pasta-carta/alim./bevande e altre industrie 0,00 4,68 0,00 0,00 0,00 0,00 0503 Estrazione,I° trattamento e caricamento di combustibili fossili gassos 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0504 Distribuzione di combustibili liquidi (escluso benzine) 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0505 Distribuzione di benzina 0,00 0,04 0,00 0,00 0,00 0,00 60 0506 Reti di distribuzione di gas 0,00 2,29 0,00 0,00 0,00 0,00 0601 Applicazione di vernici 0,00 32,63 0,00 0,00 0,00 0,00 0602 Sgrassaggio, pulitura a secco ed elettronica 0,00 2,21 0,00 0,00 0,00 0,00 0603 Manifattura e lavorazione di prodotti chimici 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0604 Altro uso di solventi e relative attività 0,00 43,31 0,00 0,00 0,00 0,00 0701 Automobili 63,07 6,35 12,66 0,55 0,55 0,15 0702 Veicoli leggeri P < 3.5 t 6,88 0,79 6,11 0,59 0,59 0,04 0703 Veicoli pesanti P > 3 t 5,78 2,00 21,51 0,85 0,85 0,06 0704 Motocicli cc < 50 cm3 58,66 41,37 0,15 1,03 1,03 0,01 0705 Motocicli cc > 50 cm3 67,69 5,41 0,89 0,05 0,05 0,01 0706 Emisssioni evaporative dai veicoli 0,00 11,35 0,00 0,00 0,00 0,00 0707 Usura dei freni dei veicoli stradali 0,00 0,00 0,00 0,47 0,19 0,00 0708 Usura delle gomme dei veicoli stradali 0,00 0,00 0,00 0,36 0,25 0,00 0709 Abrasione della strada 0,00 0,00 0,00 0,32 0,17 0,00 0801 Militari 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0802 Ferrovie 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0804 Attività marittime 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0806 Agricoltura 0,94 0,29 3,02 0,15 0,15 0,01 0807 Selvicoltura 3,67 1,43 0,02 0,02 0,02 0,00 0808 Industria 0,16 0,05 0,49 0,03 0,03 0,00 0902 Incenerimento rifiuti 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0909 Cremazione 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0910 Altro trattamento di rifiuti 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1001 Coltivazioni con fertilizzanti 0,00 0,00 0,00 0,14 0,01 0,00 1003 Combustione in situ di residui agricoli 0,03 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1004 Allevamento di bestiame - fermentazione intestinale 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1005 Trattamento di letame con riferimento ai composti del carbonio 0,00 1,66 0,00 0,18 0,06 0,00 1006 Uso di pesticidi e calce viva 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1101 Foreste spontanee di latifoglie 0,00 17,35 0,00 0,00 0,00 0,00 1102 Foreste spontanee di conifere 0,00 49,25 0,00 0,00 0,00 0,00 1103 Incendi forestali 0,09 0,00 0,00 0,01 0,00 0,00 1104 Prati naturali ed altra vegetazione 0,00 0,19 0,00 0,00 0,00 0,00 1105 Zone umide - Paludi e acquitrini 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1106 Acque 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 61 1111 Foreste di latifoglie a governo Totale 0,00 25,79 0,00 0,00 0,00 0,00 299,40 267,58 57,25 18,04 16,99 3,83 Nel Comune di Vernio il gas serra emesso in quantità maggiore è ovviamente la CO2, mentre molto più ridotte risultano essere le emissioni di metano e protossido di azoto. Le emissioni di protossido di azoto derivano ovviamente da sorgenti antropiche e da diversi processi industriali, ma importanti emissioni provengono anche da sorgenti naturali dovute all’attività di microbi del suolo e dell’acqua. Per quanto riguarda il settore civile, è noto come le fonti da cui provengono le emissioni siano il riscaldamento degli edifici e la produzione di acqua calda. Gli inquinanti emessi nei processi di combustione sono principalmente ossido di carbonio, idrocarburi incombusti, particelle carboniose, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ... Le emissioni civili sono inoltre strettamente correlate alla tipologia di combustibile impiegato, alle tecnologie ed allo stato di manutenzione degli impianti stessi. Attualmente non sono disponibili dati dettagliati relativi al numero, tipologia, potenzialità degli impianti tecnici presenti sul territorio comunale, né informazioni sui combustibili impiegati. Considerando però che gli impianti di riscaldamento domestici, soprattutto se alimentati a combustibili solidi (carbone, legna) e liquidi (olio combustibile, gasolio) incidono notevolmente sulla qualità delle emissioni di polveri mentre quelle derivanti dagli impianti alimentati a metano possono considerarsi, al confronto, trascurabili, l’unica valutazione che può essere fatta riguarda la rete di distribuzione del gas metano (cfr. SE-Sistema Energia). Nonostante si tratti di un Comune pseudomontano una delle caratteristiche principali della distribuzione dell’insediamento sul territorio di Vernio è la presenza di numerosi aggregati urbani, talvolta anche di dimensioni molto ridotte, ma di una scarsità di insediamenti sparsi. Ciò ha consentito l’estensione della rete di distribuzione del gas metano a buona parte del territorio comunale con conseguente riduzione delle altre più inquinanti fonti d’energia (olio, carbone). Dati che invece risultano disponibili e che consentono di aggiungere un elemento importante al quadro delle pressioni sulla qualità dell’aria sono quelli relativi al sistema produttivo, disponibili sottoforma di autorizzazioni alle emissioni in atmosfera. Dai dati forniti dall’A.R.P.A.T. risulta che all’interno del Comune di Vernio il numero delle industrie autorizzate all’emissione in atmosfera risulta ormai stabile da diversi anni: si tratta di sette industrie tutte appartenenti a tre soli comparti produttivi (carrozzeria, tessile e chimico). Si osserva inoltre che tra gli inquinanti emessi in maggior quantità si annoverano le sostanze organiche sottoforma di materiale particolato e sostanze organiche volatili. DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA La diffusività atmosferica è la condizione che permette la dispersione delle sostanze inquinanti accumulate nei bassi strati dell'atmosfera. Il grado di diffusività è determinato dall'interazione di 3 fattori: - l'intensità del vento; - la turbolenza atmosferica; - l'orografia del territorio. Tale parametro, attualmente classificato in alta, media e bassa diffusività (vedi mappa gerarchizzata oltre), risulta direttamente proporzionale alla capacità di dispersione di inquinanti in una determinata area: lo studio della Regione Toscana è basato su una scala comunale. Lo studio della diffusione atmosferica , è stato possibile verificare che, in alcune aree geografiche, comuni rurali privi di impianti industriali ma a bassa diffusività atmosferica possono fare registrare valori di sostanze inquinanti nell'aria maggiori rispetto a vicine città maggiormente industrializzate, il cui territorio comunale è caratterizzato da alta diffusività atmosferica. 62 RAPPRESENTAZIONE DEGLI INDICI DI DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA PER CIASCUN COMUNE DELLA REGIONE TOSCANA. Se si vuole ottenere una classificazione ulteriore del territorio raggruppando gli indici di stabilità, intensità del vento e diffusività in categoria bassa, media, alta, occorre stabilire delle “soglie” per passare dagli indici riportati a tre soli valori: 1 (basso), 2 (medio), 3 (alto). Di seguito è riportata la carta della diffusività con le categorie ottenute. 63 RAPPRESENTAZIONE DELLE CATEGORIE DI DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA PER CIASCUN COMUNE DELLA REGIONE TOSCANA INQUINAMENTO ACUSTICO Rilevazioni fonometriche a supporto della classificazione acustica del Comune In generale, come la stessa legge quadro n°447/95 stabilisce, si intende per inquinamento acustico l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio, disturbo o pericolo per la salute umana (a seconda dei diversi livelli di esposizione, infatti, il rumore può provocare sull’organismo umano disturbi di varia natura che spaziano dalle meno preoccupanti interferenze con il parlato e diminuzione del livello di attenzione ai ben più gravi disturbi del sonno fino ad arrivare alle alterazioni cardiocircolatorie, ai disturbi nervosi e perfino a danni permanenti all’udito), il deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi. Per avere un quadro esaustivo degli effettivi livelli di rumorosità presenti in ambito comunale, si è fatto riferimento alla campagna di misurazione acustica, effettuata nel periodo luglio-settembre 2004, prima dell'emanazione del D.Lgs 194/2205, utilizzata quale supporto per la redazione del Piano di Classificazione Acustica del territorio comunale. 64 Prendendo in considerazione i valori limite di immissione (valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori) è stata prodotta un’elaborazione statistica finalizzata a ripartire i dati acustici in base ai livelli rilevati. classi di destinazione d’uso del territorio I Leq diurno (06:00-22:00) Leq notturno (22:00 – 06:00) 50 dB(A) 40 dB(A) aree particolarmente protette II aree prevalentemente residenziali 55 dB(A) 45 dB(A) III aree di tipo misto 60 dB(A) 50 dB(A) IV aree di intensa attività umana 65 dB(A) 55 dB(A) V aree di prevalentemente industriali 70 dB(A) 60 dB(A) aree esclusivamente industriali 70 dB(A) 70 dB(A) VI Dai dati elaborati si rileva come oltre la metà delle misure abbia fornito livelli acustici di II (28,6 %) e III (25 %) classe ovvero livelli medio-bassi. Si rileva, tuttavia, una cospicua quantità di misurazioni che appartengono alla V classe (21,4 %) che si concentra lungo la S.S.325 la cui presenza influisce pesantemente, a livello acustico, su importanti ricettori sensibili presenti sul territorio quali la scuola materna ed elementare di Mercatale e la casa di accoglienza per anziani a Sasseta. La situazione più grave, però, si registra a Mercatale, in prossimità di alcune abitazioni poste nelle vicinanze della ferrovia: in questo caso è stato rilevato un livello acustico di VI classe, addirittura non ammesso dalla normativa vigente. Piano di classificazione acustica L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che l’esposizione al rumore può provocare una serie di effetti negativi quali insonnia, danni fisiologici uditivi ed extra uditivi, prevalentemente di tipo cardiovascolare, difficoltà di comunicazione e malessere... Questi disagi colpiscono in particolar modo, e più decisamente, i gruppi più vulnerabili della popolazione: bambini, anziani e malati. La legge quadro n°447/95 intende per inquinamento acustico l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio, disturbo o pericolo per la salute umana (a seconda dei diversi livelli di esposizione, infatti, il rumore può provocare sull’organismo umano disturbi di varia natura che spaziano dalle meno preoccupanti interferenze con il parlato e diminuzione del livello di attenzione ai ben più gravi disturbi del sonno fino ad arrivare alle alterazioni cardiocircolatorie, ai disturbi nervosi e perfino a danni permanenti all’udito), il deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi. La Regione Toscana ha provveduto, con la Legge Regionale n°89/1998 e con la Delibera del Consiglio Regionale n°77/2000, a stabilire la metodologia di sviluppo del Piano di Classificazione Acustica Comunale e la procedura di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano, secondo le prescrizioni della norma nazionale; in particolare, sia il Piano Strutturale che il Regolamento Urbanistico devono recepire, con le eventuali varianti necessarie, i contenuti del Piano di Classificazione Acustica, in modo da garantire l’integrazione tra gli strumenti di pianificazione. La Classificazione acustica consiste nell’attribuzione ad ogni area del territorio comunale, di una delle classi acustiche descritte dalla Tabella A dell’Allegato al D.P.C.M. 14/11/1997, riportata di seguito. Il Comune di Vernio ha provveduto, in data 27/10/2004, alla suddivisione acustica del proprio territorio ovvero alla stesura del Piano Comunale di Classificazione Acustica. Il P.C.C.A. è un importante mezzo per la tutela della popolazione dall’inquinamento acustico poiché definisce per 65 ogni zona del territorio i livelli di rumorosità ritenuti accettabili, e consentendo di intervenire con idonee misure di mitigazione. La classificazione acustica riflette chiaramente la particolare natura del territorio di Vernio, in cui la componente naturalistico-ambientale riveste un ruolo fondamentale: ben 3.692 ettari di territorio rientrano nella classe II, ovvero il 62,30 % dell’intera superficie comunale. Caso a parte è l’attribuzione all’A.N.P.I.L. dell’Alta Val Carigiola della classe I. 66 ACQUA L’analisi del sistema delle acque è stato effettuato tenendo in considerazione: - Acque superficiali - Acque sotterranee - Rete acquedottistica e fognaria ACQUE SUPERFICIALI Il reticolo idrografico caratterizza fortemente il territorio di Vernio dando origine a corsi d’acqua di tipo torrentizio che attraversano strette valli, con andamento molto vario: salti, cascatelle, raschi, buche e pianetti cui si associa una vegetazione riparia ben strutturata, oltre ad una ricca e variegata fauna fluviale, che costituiscono, nell’insieme, un ecosistema vitale e capace di autoregolarsi. Il reticolo idrografico costituisce la ‘spina dorsale’ della conformazione morfologica del territorio: al centro il Bisenzio in cui confluiscono i suoi affluenti principali, Carigiola, Fiumenta e il Setta che, da Montepiano, scorre sui versanti verso l’Appennino Bolognese. Per avere un quadro descrittivo ed esaustivo sulle condizioni degli ambienti fluviali del sistema idrografico di Vernio sarebbe necessario una campagna d’indagini sui corsi d’acqua e sulle aree limitrofe; al tempo stesso però nessun fattore critico intervenuto su questo territorio ha creato l’ occasione per un’indagine a così ampio raggio. Solo il fiume Bisenzio e le sue aree limitrofe sono state oggetto di indagini (vedi anche il capitolo relativo al Sistema Acque) che indicano come le condizioni di salute siano sostanzialmente buone. Più precisamente a monte degli insediamenti industriali di Tosciana, il Bisenzio raggiunge gli indici massimi (vedi indagine indice IFF Sistema Acque SA capitolo 1_1_3) per quanto riguarda lo stato del territorio circostante, il tipo e l’ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale primaria, la conformazione delle rive, il moto delle acque e la presenza della fauna macrobentonica. Tenendo conto che il resto del sistema idrografico attraversa aree pressochè disabitate o scarsamente urbanizzate e che le aree a maggiore naturalità corrispondono per lo più a quelle limitrofe ai corsi d’acqua (vedi la tav.05 “carta della flora e della fauna” del piano strutturale) si può ipotizzare come le condizioni dell’ambiente fluviale relativo siano molto positive sia dal punto di vista morfologico che naturalistico e paesaggistico. I corsi d’acqua presenti nel territorio di Vernio non sono monitorati costantemente per quanto riguarda la portata poiché sono piccoli torrenti, alcuni dei quali molto modesti da essere poco significativi; l’unico corso d’acqua monitorato regolarmente da Vaiano fino al suo sbocco in Ombrone è il Bisenzio. Dalla pubblicazione del 1997 “Qualità e portata dei fiumi della provincia di Firenze” della provincia di Firenze ed ARPAT è possibile descrivere il Bisenzio come tipicamente torrentizio (i dati idrometrici elaborati per una sezione che sottende circa 150 kmq del bacino, evidenziano una portata media del fiume, comunque elevata pari a 4,1 mc/anno, una portata minima pari a 0.2 mc/sec e portate elevate (20 mc/sec) solo 10 giorni l'anno. Bilancio idrologico È il bilancio tra le entrate e le perdite di acqua nel bacino idrografico: esso tiene conto degli apporti delle precipitazioni, dell’infiltrazione nei terreni di una quota di questi apporti, delle perdite per evaporazione e traspirazione, degli scambi idrici sotterranei con altri bacini e degli scambi tra corso d’acqua e falda. Nel bilancio, che si configura come strumento importante per la pianificazione e gestione delle risorse idriche, devono ovviamente entrare i flussi di prelievo delle acque per vari usi (agricolo, civile, industriale…) così come i flussi in entrata delle acque usate. 67 In particolare per il sottobacino dell’Alto Bisenzio si nota dalla scheda allegata i valori di criticità idrica, pare a classe 4 equivalente a 91 giorni di carenza di acqua all’anno. 68 69 I risultati delle curve di durata elaborate sono espressi in numero di giorni per i quali la portata fluente è inferiore o superiore al Deflusso Minimo Vitale. La criticità rilevata alla sezione significativa di valle si estende all’interbacino sino alla sezione di monte. L’intero bacino del Bisenzio si evidenzia come un’area a criticità molto elevate (Classe di criticita 4/4). L'indice SECA L'indice SECA (Stato Ecologico dei Corsi d'Acqua) è una classificazione dei corsi d'acqua effettuata utilizzando i dati dell’indice LIM (Livello Inquinamento da Macrodescrittori che stima del grado di inquinamento dovuto a fattori chimici e microbiologici) con quelli dell'indice IBE (Indice Biotico Esteso). Per il periodo 2001-2004, l’indice evidenzia una situazione positiva per quanto concerne la composizione della comunità di macroinvertebrati e la quasi assenza di carichi inquinanti. Il Bisenzio, insieme all’Ombrone, sono stati individuati dalla Regione Toscana tra i corpi idrici significativi (DGRT 858/2001, DGRT 219/2002 e DGRT 225/2003), quindi come tali da monitorare e classificare al fine del raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti dal D.Lgs. 152/99, oggi sostituito dalla Parte Terza del D.Lgs. 152/06. Per quanto riguarda il Bisenzio si osserva un peggioramento della qualità proseguendo verso valle lungo le stazioni di monitoraggio, passando da stato di qualità buona in località Terrigoli, a sufficiente in località Mezzana per giungere a scadente alla confluenza nell’Arno. Tale trend si registra sia sotto il profilo degli indicatori chimico-fisici che sotto quelli biologici. Nella tabella che segue sono riportati i dati inerenti Parametri Base e Macrodescrittori delle Stazioni di controllo MAS 116 e 117 sul torrente Foenna, posizionate a monte e a valle del comune di Sinalunga (Dati ARPAT – SIRA). 70 L’annuario ambientale ARPAT 2013 riporta al suo interno diverse tabelle sullo stato chimico ed ecologico dei corpi idrici della Toscana. All’interno sono presenti i dati relativi al Bisenzio e al Setta: Come si vede dalla tabella il sub-sottobacino Bisenzio Monte, se presenta uno stato ecologico buono presenta contemporaneamente uno stato chimico Non Buono (si consideri comunque che i dati fanno riferimento al solo 2011). Lo stesso stato ecologico vale anche per il torrente Setta, che solca la conca di Montepiano. 71 Indice IFF A seguito del D.Lgs 152/99 sono state messe a punto varie metodologie per il monitoraggio dei corsi d’acqua: l’indice IFF (Indice di Funzionalità Fluviale) restituisce lo stato funzionale di un fiume. Il corso d’acqua viene classificato in base alla sua complessiva qualità ambientale attraverso l’analisi di dati chimici, biologici e funzionali. A seguito di una ricerca svolta da ARPAT Dipartimento Provinciale di Prato nel 2000 è emerso un quadro positivo lungo tutto il tratto fluviale ove i valori non sono mai inferiori alla classe III con tratti pressoché in eccellente stato con valori che sfiorano il massimo. La confluenza con il torrente Fiumenta definisce un vero e proprio cambiamento dello stato naturale del fiume. A valle, gli insediamenti e le industrie segnano fortemente l’ambiente circostante con argini artificiali che lasciano poco spazio alla vegetazione ripariale; a monte, invece, la situazione è pressoché naturale con lievi segni di alterazione dell’ambiente fluviale dovuti, più che altro, a processi erosivi all’interno dell’alveo fluviale. Per tutto il tratto ricadente nel Comune di Vernio, si riscontra, comunque, la costante presenza di una comunità macrobentonica ben strutturata. Ad oggi, non risultano altre indagini che possano illustrare la funzionalità fluviale degli altri corsi d’acqua del territorio di Vernio, ma si può ipotizzare che la situazione generale sia improntata verso una evidente naturalità in relazione al fatto che la quasi totalità dell’attività antropica si concentra nel fondovalle del Bisenzio. Classificazione delle acque superficiali per uso potabile I punti di monitoraggio per le operazioni di classificazione delle acque superficiali per la potabilizzazione nel comune di Vernio sono i seguenti: POT-064 rio Nespolo (affluente del torrente Setta) m 870 slm ca. POT-065 pressi torrente Fiumenta* (all’ingresso di Mercatale) m 258 slm ca. POT-nuovo_01 fiume Bisenzio (alla confluenza con il Fiumenta) m 251 slm ca. Il trattamento che le acque captate dal corso d’acqua devono subire prima dell’uso potabile è quello fisico e chimico normale e disinfezione (categoria A2). Censimento delle sorgenti e delle fonti A seguito di una indagine eseguita dal Comune, integrando i dati cartografici con il censimento fatto dal PTC della provincia di Prato, sono state riscontrate almeno 27 sorgenti. Si riscontrano tre aree di maggior concentrazione che hanno anche una certa corrispondenza geologica in quanto insistono su rocce prevalentemente arenacee appartenenti all’unita geologica della Serie Toscana: 1. A nord il versante esposto a meridione del monte Casciaio attorno a Montepiano – valle del Setta; 2. Al centro le mezzecoste fra Sasseta e Mercatale – valle del Fiumenta; 3. A sud i versanti dei monti della Calvana esposti a nord-ovest – valle del Torbola. La presenza delle sorgenti, soprattutto se messa in relazione al tipo di roccia è indizio di una elevata circolazione sotterranea dovuta alla elevata fratturazione della roccia arenacea, garanzia dell’esistenza di una estesa e continua falda a rete che costituisce una sorta di “serbatoio”, diffuso ed articolato. Non esiste un monitoraggio delle sorgenti e fonti presenti nel Comune di Vernio, né dal punto di vista della qualità e/o potabilità né per quanto riguarda portate e stato di conservazione dell’eventuale manufatto presente. E’ comunque da ribadire l’importanza di un regime di tutela non soltanto per il ruolo ambientale che rivestono ma anche per il significato storico che hanno (toponimo collegato, presenza di nuclei abitati limitrofi, sentieristica di collegamento, utilizzo di certi tipi di acqua, ...). ACQUE SOTTERRANEE Il Decreto Legislativo 16 marzo 2009, n. 30 "Attuazione della direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento” è la norma di riferimento per la . 72 Ai fini del presente decreto, si applicano, oltre alle definizioni di cui agli articoli 54 e 74 del decreto legislativo n. 152/2006, le seguenti definizioni: a) standard di qualità delle acque sotterranee: uno standard di qualità ambientale, definito a livello comunitario, come la concentrazione di un determinato inquinante, di un gruppo di inquinanti o un indicatore di inquinamento nelle acque sotterranee che non dovrebbe essere superato al fine di proteggere la salute umana e l'ambiente; b) valore soglia: lo standard di qualità ambientale delle acque sotterranee stabilito a livello nazionale conformemente alle disposizioni dell'articolo 3, comma 3; valori soglia possono essere definiti dalle regioni limitatamente alle sostanze di origine naturale sulla base del valore di fondo; c) buono stato chimico: lo stato chimico di un corpo idrico sotterraneo che risponde alle condizioni di cui agli articoli 3 e 4 ed all'Allegato 3, Parte A; d) buono stato quantitativo: stato definito all'Allegato 3, Parte B; Ai sensi del D.Lgs 30/09, un corpo o un gruppo di corpi idrici sotterranei sono considerati in buono stato chimico quando ricorra una delle seguenti condizioni : a) sono rispettate le condizioni riportate all'Allegato 3, Parte A, tabella 1; b) sono rispettati, per ciascuna sostanza controllata, gli standard di qualità ed i valori soglia di cui all'Allegato 3, Parte A, tabelle 2 e 3, in ognuno dei siti individuati per il monitoraggio del corpo idrico sotterraneo o dei gruppi di corpi idrici sotterranei; c) lo standard di qualità delle acque sotterranee o il valore soglia e' superato in uno o più siti di monitoraggio, che comunque rappresentino non oltre il 20 per cento dell'area totale o del volume del corpo idrico, per una o più sostanze ed un'appropriata indagine svolta in conformità all'Allegato 5 conferma che: 1) sulla scorta della valutazione di cui all'Allegato 5, punto 3, non si ritiene che le concentrazioni di inquinanti che superano gli standard di qualità o i valori soglia delle acque sotterranee definiti rappresentino un rischio ambientale significativo, tenendo conto dell'estensione del corpo idrico sotterraneo interessato; 2) le altre condizioni per la valutazione del buono stato chimico delle acque sotterranee riportate all'Allegato 3, Parte A, Tabella 1, sono soddisfatte in conformità al punto 4 dell'Allegato 5; 3) i corpi idrici sotterranei utilizzati o che saranno utilizzati per l'estrazione di acque destinate al consumo umano, che forniscono in media oltre 10 m3/giorno o servono più di 50 persone, sono assoggettati ad una protezione tale che impedisca il peggioramento della loro qualità o un aumento del livello di trattamento per la potabilizzazione necessaria a garantire i requisiti di qualità di cui al decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31; 4) la capacità del corpo idrico sotterraneo o di ogni singolo corpo del gruppo di corpi idrici sotterranei di sostenere gli usi umani non e' stata danneggiata in maniera significativa dall'inquinamento. La permeabilità dei suoli La permeabilità (k) in geologia è una proprietà delle rocce o dei terreni inconsolidati e rappresenta la capacità di essere attraversati dai fluidi. La permeablità è una caratteristica molto importante perché condiziona l’immagazzinamento di acqua nel sottosuolo e di conseguenza l’alimentazione delle sorgenti, delle falde... 73 La permeabilità è condizionata sia dalle caratteristiche di porosità dei suoli sia dall’assetto delle formazioni geologiche (grado di fessurazione, composizione chimica, pendenza, copertura di usi del suolo...) La carta sotto riporta con una gamma cromatica di 4 colori la porosità del suolo relativa a un territorio piuttosto vasto che include anche il comune di Vernio. 74 Nel bacino del Bisenzio il litotipo dominante è quello delle rocce arenacee, che affiorano estesamente per tutto il comune, caratterizzate da permeabilità relativa media e dunque con conseguente infiltrazione efficace non elevata. Nell’annuario ambientale ARPAT 2013 è possibile prendere visione dello stato delle acque sotterranee della Toscana. Le sorgenti e le fonti A seguito di una indagine eseguita dal Comune stesso, integrando i dati cartografici con il censimento fatto dal PTCP, sono state riscontrate almeno 27 sorgenti a testimonianza della ricchezza della risorsa idrica per il comune di Vernio, dislocate abbastanza uniformemente per tutto il territorio. Si riscontrano comunque tre aree di maggior concentrazione che hanno anche una certa corrispondenza geologica in quanto insistono su rocce prevalentemente arenacee appartenenti all’unita geologica della Serie Toscana: • a nord il versante esposto a meridione del monte Casciaio attorno a Montepiano – valle del Setta • al centro le mezzecoste fra Sasseta e Mercatale – valle del Fiumenta a sud i versanti dei monti della Calvana esposti a nord-ovest – valle del Torbola La • presenza delle sorgenti, soprattutto se messa in relazione al tipo di roccia dalle quali emergono, è indizio di una elevata circolazione sotterranea dovuta alla elevata fratturazione della roccia arenacea, garanzia dell’esistenza di una estesa e continua falda a rete che costituisce una sorta di “serbatoio”, diffuso ed articolato. • 75 • • Non esiste un monitoraggio delle sorgenti e fonti presenti nel Comune di Vernio, né dal punto di vista della qualità e/o potabilità né per quanto riguarda portate e stato di conservazione dell’eventuale manufatto presente. E’ comunque da ribadire l’importanza di un regime di tutela non soltanto per il ruolo ambientale che rivestono ma anche per il significato storico che hanno (toponimo collegato, presenza di nuclei abitati limitrofi, sentieristica di collegamento, utilizzo di certi tipi di acqua, ...). Le sorgenti captate vengono costantemente monitorate dai laboratori di Publiacqua Spa con prelievi di campioni idrici per rilevare l’eventuale presenza di inquinanti tra i quali nitriti, metalli pesanti, fitofarmaci, coliformi e idrocarburi. Per il periodo 2005 nessuna delle analisi effettuate ha evidenziato la presenza degli inquinanti sopra citati (fonte Publiacqua Spa, maggio 2006). RETE ACQUEDOTTISTICA Il Comune di Vernio ricade nell’ambito ATO 3 e Publiacqua Spa è l’ente gestore della rete di distribuzione. L’acquedotto è alimentato da: La copertura del territorio comunale da parte della rete idrica è completa per tutti i vari centri di fondovalle e per quelli posti sui versanti. Sommando le quantità di metri cubi captati provenienti da pozzi, sorgenti e corsi d’acqua (vedi tabella 12) si ottiene una quantità potenziale disponibile totale annua (2005) pari a 469.191 mc che in rapporto al numero di abitanti (al 31.12.2005 si contavano 5898 persone) significa una dotazione potenziale d’acqua annua pro-capite pari a 218 l/die. Considerato un fabbisogno pro-capite giornaliero ottimale di 150 l/die si evince che per il Comune di Vernio la risorsa acqua ad uso potabile è ben al di sopra della media. Qualità delle captazioni da pozzi per uso acquedottistico Anche in questo caso i pozzi captati vengono costantemente monitorati dai laboratori di Publiacqua Spa con prelievi di campioni per evidenziare l’eventuale presenza dei vari inquinanti. Per il periodo 2005 nessuna delle analisi effettuate ha evidenziato la presenza degli inquinanti sopra citati (fonte Publiacqua Spa, maggio 2006). Captazioni da corsi d’acqua superficiali per uso acquedottistico I punti di captazione per uso potabile nel Comune di Vernio sono tre, tutti gestiti da Publiacqua Spa. Captazioni da pozzi per uso acquedottistico Sono presenti 3 “centri” di captazione utilizzati per uso potabile, gestiti da Publiacqua Spa, per un totale di 6 punti di captazione. 76 Captazioni da sorgenti per uso acquedottistico Sono presenti 15 sorgenti utilizzate per uso potabile e quasi tutte gestite da Publiacqua Spa, per un totale di 53 punti di captazione. Captazioni da pozzi per uso privato (potabile, irriguo, industriale) A norma del D.Lgs 275/93 tutti i pozzi devono essere denunciati alla Provincia: le acque captate nel Comune di Vernio vengono destinate per uso privato (domestico, irriguo, scorta idrica) e per uso industriale (Carbotex a Terrigoli e Carbofin a Mercatale). Non è possibile quantificare la portata dei singoli pozzi e la quantità degli emungimenti per valutare un ipotetico bilancio idrico complessivo; nella tabella seguente si indicano le poche caratteristiche note dei pozzi così come risultano nelle pratiche del demanio idrico. Qualità delle captazioni da sorgenti per uso acquedottistico Le sorgenti captate vengono costantemente monitorate dai laboratori di Publiacqua Spa con prelievi di campioni idrici per rilevare l’eventuale presenza di inquinanti tra i quali nitriti, metalli pesanti, fitofarmaci, coliformi e idrocarburi. Per il periodo 2005 nessuna delle analisi effettuate ha evidenziato la presenza degli inquinanti sopra citati (fonte Publiacqua Spa, maggio 2006). Consumi da acquedotto i consumi fino al 2004, sono riportati nella tabella sotto. RETE ACQUEDOTTISTICA E FOGNARIA Fognature La rete fognaria di tipo misto raccoglie le acque reflue civili e industriali ed è estesa a tutto il territorio urbanizzato. Tutti i reflui, ad esclusione di quelli scaricati direttamente nei corpi d’acqua superficiali (art. 31 D.Lgs 152/99), sono convogliati al depuratore comunale posto in destra idrografica del fiume Bisenzio, in località Le Confina. E’ in corso la definizione di un nuovo depuratore a servizio dell’area urbanizzata di Sasseta i cui reflui attualmente, vengono dispersi in un corso d’acqua in prossimità del paese. 77 Scarichi diretti Il D.Lgs 152/99 impone, per gli agglomerati con meno di 2000 abitanti che recapitano le acque reflue in acque superficiali, la predisposizione di un impianto di trattamento dei reflui in conformità a quanto previsto nell’All.5 del medesimo disposto normativo. Nel territorio comunale sono presenti 56 scarichi diretti in corpi idrici superficiali provenienti da piccoli insediamenti sparsi non raggiunti dalla fognatura pubblica e dei quali non sono disponibili i dati relativi al monitoraggio. Fermo restando il soddisfacimento dei limiti emissivi sembra utile mettere in evidenza quanto auspicato nel D.Lgs 152/99 per gli agglomerati con popolazione compresa tra 50 e 200 Ae (abitanti equivalenti), ovvero il ricorso a tecnologie depurative naturali come la fitodepurazione, filtri percolatori ed impianti ad ossidazione totale, dato che questi indirizzi ben si adattano a questo tipo di territorio, ricco di valenze naturali ma piuttosto impervio per una diffusione capillare della rete fognaria. Scarichi industriali I soggetti che svolgono attività produttive che hanno fatto domanda di autorizzazione allo scarico in fognatura pubblica sono per lo più aziende del settore tessile (tintorie e carbonizzi): – Manifattura Lane di Pucci E. e R. - via del Ponticino n. 6, San Quirico di Vernio – Lineacolor s.r.l. - località Fondagnana n. 15 - Vernio – Carbofin s.r.l. - via Carigiola n. 18/23 - Mercatale di Vernio – La.Fi.Tes. di Santi Gino - via Bolognese n. 102 – Vernio – CARBOTEX s.r.l. - via Cerbino n. 4/6 - Vernio – Figli di Ugo Pucci manifattura Lane di Pucci E. e R. - via Roma n. 96 - Vernio Impianto di depurazione L’Impianto di Depurazione Liquami di Vernio è un impianto a fanghi attivi al quale affluiscono acque reflue sia civili che industriali ed è posto in località Terrigoli . L’impianto è stato dimensionato secondo i seguenti parametri: caratteristiche dei liquami in ingresso portata di progetto 8000 mc/d 40.000 AE abitanti equivalenti (1 AE= 200 l/d) 5000-7000 mc/d portate afferenti all’impianto in assenza di pioggia 380 mc/h portata massima trattabile in caso di pioggia valori limite in ingresso (deliberazione C.d.A. GIDA 03/09/03) C.O.D 700 mg/l BOD5 200 mg/l N-NH4 + 21 mg/l Tensioatt. tot. 20 mg/l All’impianto suddetto non vengono inviati reflui di altre tipologie che non siano quelli provenienti dalle fognature comunali esistenti allacciate all’impianto. L’acqua depurata prodotta non viene riutilizzata e il recettore finale del depuratore è il fiume Bisenzio e lo scarico è regolarmente autorizzato dalla Provincia di Prato. I fanghi prodotti, dopo il trattamento di disidratazione, vengono inviati agli impianti finali di smaltimento (compostaggio o discarica) che sono regolarmente autorizzati per questo tipo di trattamento. I consumi energetici dell’impianto ammontano a poco più di 1 MWh annuo. 78 SUOLO L’analisi del sistema suolo è stato effettuato tenendo in considerazione: - Inquadramento geologico e geomorfologia - Rischio e attività sismica - Siti contaminati e stato delle bonifiche Inquadramento geologico e geomorfologico Geologia La natura, la distribuzione spaziale, lo spessore e le caratteristiche tecniche delle rocce e dei terreni affioranti costituiscono una documentazione di essenziale importanza per la conoscenza fisica del territorio. Questi dati fondamentali costituiscono gli elementi di base per la comprensione e la valutazione delle dinamiche idrogeomorfologiche che concorrono, da una parte al mantenimento della stabilità del territorio ed all’equilibrio delle risorse naturali, dall’altra, al riconoscimento delle condizioni di pericolosità che possono trasformarsi in situazioni di rischio per le attività antropiche. La carta geologica che viene presentata in questo lavoro è stata costruita utilizzando i dati della nuova cartografia geologica (Progetto CARG) rappresentata alla scala 1:50.000 con il foglio n.252 Barberino del Mugello. I dati contenuti sono quindi aggiornati alle ultime conoscenze acquisite sulle diverse formazioni geologiche ed i relativi rapporti stratigrafici e superano, quindi, le informazioni riportate nella carta geolitologica del PTC di Prato che si è basata prevalentemente sui dati della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000. La realizzazione della nuova carta geologica ha comportato un lavoro impegnativo di rilievo geologico di dettaglio sul terreno congiuntamente ad una serie di campionamenti che ha permesso, mediante analisi paleontologiche e sedimentologiche, di definire le età, la composizione e gli ambienti deposizionali delle diverse unità geologiche riconosciute. Nel complesso è stato raggiunto un livello di conoscenza molto approfondito relativamente ai tipi litologici, genesi ed evoluzione tettonica che, per una carta geologica di supporto alla elaborazione di un piano regolatore, risulta anche troppo particolareggiato. In ogni caso, data anche l’articolazione della cartografia tematica che costituisce il quadro conoscitivo del Piano Strutturale, si è scelto di riportare fedelmente tutte le nuove informazioni scaturite dal progetto CARG in uno specifico elaborato rimandando le necessarie interpretazioni alla carta litotecnica (tavola G5) dove le formazioni geologiche vengono raggruppate secondo criteri di tipo litologico, più adatti alla comprensione delle dinamiche geomorfologiche. Stratigrafia Di seguito si riportano le descrizioni delle formazioni affioranti suddivise in base alle unità tettoniche di appartenenza; all’interno di ciascuna unità le formazioni sono riportate in successione cronologica. DEPOSITI E COPERTURE QUATERNARIE Depositi alluvionali in evoluzione (b1) Sono costituiti dai materiali incoerenti, prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi con lenti sabbiose e sabbioso limose che si ritrovano nei letti di piena ordinaria dei corsi d’acqua e delle pianure alluvionali principali. Depositi alluvionali terrazzati (b2) Anche in questo caso si tratta di materiale detritico prevalentemente grossolano (ghiaia, ciottoli, 79 sabbia e limo) deposto dalle piene dei corsi d’acqua che, in passato, scorrevano a quote maggiori rispetto all’attuale. Sono stati indicati con questa sigla i terrazzi alluvionali per i quali non è possibile attribuire una successione stratigrafica precisa per la scarsità degli affioramenti. Detriti di versante, di falda e depositi eluvio-colluviali (a) Sono costituiti da materiale incoerente eterogeneo e di varie dimensioni accumulato per effetto della gravità e del ruscellamento superficiale nelle porzioni meno acclivi dei versanti oppure ai piedi delle scarpate più ripide. Materiali più fini si accumulano, talvolta, sui ripiani o sui versanti a debole pendenza per alterazione, in posto, del substrato roccioso. In qualche caso tutte queste tipologie di accumuli possono presentare indizi di evoluzione gravitativa attuale o passata; nella carta geomorfologica (tavola G2) si evidenzia questa differenziazione. Accumuli di origine antropica Lungo la valle del Bisenzio si osservano importanti accumuli di materiali detritici come risultato dell’attività antropica; in particolare sono meritevoli di nota, in quanto costituiscono veri e propri ripiani terrazzati, quelli dovuti allo scavo delle gallerie ferroviarie del tracciato appenninico. UNITÀ TETTONICHE TOSCANE Unità tettonica Cervarola Marne varicolori di Villore (MVV) I depositi marnosi emipelagici e pelagici presenti alla base delle formazioni del T.Carigiola e dell’Acquerino vengono distinti in una unica formazione sia per aver fornito la medesima età sia per l’omogeneità delle caratteristiche di facies. Si tratta di marne e marne argillose variegate, generalmente di colore verde, grigio chiaro, talora rossastro, intensamente foliate. Lo spessore parziale massimo è di 100 metri; il contatto stratigrafico superiore è netto ed è marcato dalla comparsa di strati torbiditici sottili per uno spessore di pochi metri. Il contatto inferiore non è affiorante in quanto la formazione è sempre troncata da superfici di sovrascorrimento. L’età è compresa dal piano Cattiano all’Aquitaniano (Oligocene-Miocene inferiore). Formazione dell’Acquerino (AQR) Questa formazione è costituita da alternanze di strati gradati arenaceo-pelitici, di origine torbiditica, con spessore, granulometria e rapporto reciproco molto variabile. Le areniti hanno colore grigio, composizione feldspatolitica e sono molto ben cementate. Le peliti sono anch’esse molto indurite; le impronte di fondo indicano una provenienza dei flussi da w-nw. La potenza complessiva risulta di oltre 1.000 metri. La formazione è caratterizzata dalla tendenza alla diminuzione della granulometria a dello spessore degli strati verso l’alto; essa è articolata in tre membri in relazione di sovrapposizione stratigrafica e di parziale eteropia: -il membro inferiore, arenaceo-pelitico, è costituito da alternanze arenaceo pelitiche in strati gradati di grosso spessore che, nel complesso, rappresentano depositi torbiditici di lobo arenaceo in una fase evolutiva iniziale del sistema deposizionale; -il membro centrale, pelitico-arenaceo, è costituito da alternanze pelitico arenacee in strati gradati generalmente da sottili e, subordinatamente più spessi, dove i livelli arenitici hanno granulometria fine; -il membro inferiore, pelitico, è costituito da marne e marne siltose, grigio-chiaro e nocciola, con presenza verso il basso di rari livelli siltosi ed arenitici gradati. Nel complesso formano depositi emipelagici e torbiditici delle ultime fasi deposizionali. L’età della formazione è compresa tra il Cattiano ed il Burdigaliano (Oligocene-Miocene inferiore). 5 Formazione del Torrente Carigiola (TCG) E’ costituita da alternanze arenaceo-pelitiche caratterizzate in gran parte da un rapporto reciproco variabile e, soprattutto, dalla presenza di strati arenacei particolarmente spessi, “megastrati”, a grana grossolana e microconglomeratica. Al tetto della formazione si rilevano prevalentemente le peliti. Gli strati arenacei hanno composizione feldspatolitica e sono molto ben cementati; le peliti si mostrano di colore grigio e molto indurite. L’analisi delle direzioni delle paleocorrenti indicano la provenienza dei flussi di torbida da w-nw. Questa formazione è stata suddivisa in due membri e rappresenta un sistema torbiditico 80 pienamente sviluppato la cui età è riferibile all’Aquitaniano (Miocene inferiore): -il membro a “megastrati” arenacei è rappresentato da alternanze arenaceo-pelitiche caratterizzate dalla presenza di potenti strati, di spessore fino a 35 metri, gradati, alla base dei quali si riconoscono gli elementi più grossolani di dimensioni microconglomeratiche, seguiti da un potente strato arenitico, con gradazione spesso assente, scarsa cernita e con grossi inclusi pelitici e strutture interne caotiche. Questi strati si chiudono con un intervallo pelitico di spessore raffrontabile con la porzione arenitica. Nel complesso si tratta di depositi torbiditici di lobo arenaceo che rappresentano eventi di risedimentazione di grandi volumi di materiale terrigeno in un bacino relativamente confinato; -il membro pelitico è costituito da siltiti marnose e marne siltose molto indurite con stratificazione molto sottile, non sempre in evidenza, talvolta marcata da sottili areniti a grana molto fine. Si tratta di depositi emipelagici e torbiditici delle ultime fasi deposizionali. Lo spessore complessivo della formazione è di circa 1.000 metri e netto è il contatto con la formazione di Stagno stratigraficamente soprastante. Formazione di Stagno (STA) Questa formazione è costituita da alternanze arenaceo pelitiche, pelitico arenacee e peliti. Le areniti si presentano di colore grigio, composizione feldspatolitica e ben cementate; le peliti sono anch’esse grigie e molto indurite. Le paleocorrenti indicano provenienza dei flussi da w-nw e la potenza complessiva è di 1.200 metri. Il contatto superiore è netto con la formazione di Castiglione dei Pepoli, l’età della formazione è Aquitaniano-Burdigaliano (Miocene inferiore). Il membro arenaceo-pelitico è formato da pacchi di strati gradati di spessore prevalentemente sottile, a grana fine, alternati a pacchi di strati di forte spessore caratterizzati da una grana medio- grossolana. Il membro pelitico arenaceo è costituito da alternanze pelitico arenacee in strati gradati, prevalentemente sottili e, in second’ordine di forte spessore. Il membro pelitico è formato da siltiti marnose e marne siltose, indurite ed a stratificazione sottile, non sempre in evidenza. Formazione di Castiglione dei Pepoli (CDP) Questi terreni, che affiorano al tetto della Formazione di Stagno, sono costituiti da alternanze arenaceo-pelitiche con le areniti nettamente prevalenti. Queste ultime si presentano di colore grigio, composizione lito-feldspatica e sono ben cementate; le peliti si mostrano grigie e moderatamente indurite. Le impronte di fondo indicano, anche in questo caso, provenienza dei flussi torbiditici da w-nw; la potenza complessiva non è determinabile, ma comunque è stimabile oltre i 1.000 metri. Il contatto stratigrafico superiore con le brecce di Monte Bagucci è netto, l’età è riferibile al Burdigaliano-Langhiano (Miocene medio). La formazione di Castiglione dei Pepoli è suddivisa in due membri e rappresenta i depositi di un singolo sistema torbiditico interrotto da un ricoprimento tettonico e da depositi gravitativi associati: Il membro arenaceo prevale su quello pelitico ed è formato da alternanze arenaceo-pelitiche in strati gradati di forte spessore. Il membro arenaceo-pelitico è costituito da alternanze arenaceo-pelitiche in strati gradati da spessi a molto spessi dove i due tipi litologici sono equamente presenti. Brecce argillose di Monte Bagucci (BRB) Si tratta di brecce poligeniche a matrice argillosa, di colore grigio, in superficie fresca e nocciola, in superficie alterata. Localmente si notano delle deformazioni dovute allo sviluppo di un clivaggio di tipo scaglioso. La matrice è costituita prevalentemente da clasti millimetrici di argilliti con frammenti di calcari micritici, di colore grigio in superficie fresca e bianco-giallastri in superficie alterata; questi frammenti di età cretacea, sono di dimensioni centimetriche, decimetriche o più raramente metriche. Occasionalmente sono anche presenti clasti decimetrici di siltiti, areniti e marne calcaree. Questa formazione, il cui spessore è stimato in 20-40 metri rappresenta i depositi di una colata sottomarina di fango e di detrito grossolano. L’età è riferibile al Langhiano (Miocene medio). Unità tettonica Sestola-Vidiciatico Unità argilloso calcarea (AVC) 81 Appartengono a questa generica denominazione litotipi di età cretacea e terziaria assimilabili in buona parte alla Argille a Palombini ed aventi affinità in parte anche con la Formazione di Sillano. Si tratta di alternanza di letti argillosi e calcarei, quasi mai osservabili allo stato indeformato e che mostrano sistematicamente il tipico clivaggio scaglioso. Le argille sono fissili e di colore bluastro, verde, grigio o nerastro su superficie fresca; alterate assumono un colore ocra giallastro e nocciola. Ad esse si intercalano strati di calcilutiti grigie, gradati e di medio spessore, e sottili strati di siltiti ed areniti marroni o grigie. La potenza originaria della formazione non è ben definibile a causa dell’estrema tettonizzazione; si stima comunque uno spessore intorno ai 700-800 metri. L’ambiente di deposizione è tipico di un mare profondo dove correnti di torbida hanno permesso la sedimentazione delle argille, delle calcilutiti e delle siltiti. L’età della formazione è compresa tra il Cretaceo inferiore e l’Eocene inferiore, non sono preservati contatti stratigrafici inferiori con altre unità. Marne di Baigno (BGN) Questa formazione è costituita esclusivamente da marne siltose, a luoghi calcaree, fortemente indurite, di colore grigio-chiaro su superficie fresca e grigio-giallastro su superficie alterata; la stratificazione è di difficile individuazione. Nel complesso si tratta di depositi emipelagici di piattaforma continentale esterna e di scarpata. Non è presente un contatto stratigrafico inferiore con le formazioni di affinità ligure o sub-ligure, il contatto superiore con le Arenarie di Suviana è presumibilmente stratigrafico. La potenza massima è di circa 150 metri e l’età è riferibile all’Aquitaniano-Burdigaliano (Miocene inferiore). Arenarie di Suviana (SUV) Anche in questo caso si tratta di un’associazione litologica di tipo torbiditico costituita da un’alternanza di strati arenaceo-pelitici in rapporto reciproco molto variabile. Gli strati si presentano ben gradati e di grosso spessore. Le areniti di base sono piuttosto grossolane e di composizione feldspatolitica. Le direzioni di apporto delle correnti di torbida, stabilite sulla base delle impronte rilevate, indicano una provenienza dai quadranti occidentali. Lo spessore massimo della formazione, che rappresenta dei depositi torbiditici di lobo e forse di riempimento di un canale è di 150 metri; l’età è riferibile al Burdigaliano-Langhiano (Miocene medio). Unità tettonica Morello UNITÀ TETTONICHE LIGURI Formazione di Sillano (SIL) Si tratta di una formazione a dominante pelitica costituita da argilliti e siltiti, in genere fissili, di colore prevalentemente grigio scuro o nerastro (ma anche marrone, nocciola, ocra e verdastro) cui si intercalano strati di altra litologia. Tra questi litotipi predominano calcari e calcari marnosi a grana fine di colore grigio nocciola o giallastri, spesso silicei ed in genere fittamente interessati da vene e fratture. Subordinatamente si osservano calcareniti grigio scure con areniti e siltiti. Questa formazione, che rappresenta il deposito di materiale terrigeno in ambiente pelagico, mostra una deformazione pervasiva alla scala dell’affioramento tale da mascherare, nella maggior parte dei casi, l’originario ordine stratigrafico, visibile solo per spessori modesti e per estensioni laterali ridotte. Lo spessore geometrico può essere stimato intorno agli 800 metri; l’età è compresa tra il Cretaceo superiore e l’Eocene inferiore. Pietraforte (PTF) Vengono attribuiti a questa formazione alcuni piccoli lembi di arenarie torbiditiche affioranti nei pressi di Montetiglioli; queste arenarie erano state attribuite, in passato, alla formazione delle Arenarie del Cervarola. Si tratta di torbiditi arenaceo pelitiche in strati da medi a molto spessi con una prevalenza del litotipo arenaceo. Queste ultime si presentano con il tipico colore giallastro e sono in genere piuttosto grossolane alla base dello strato per poi passare a peliti grigio scure e nerastre. La potenza geometrica complessiva della formazione non supera i 200 metri ed i rapporti stratigrafici originari con le altre unità non sono conservati. Sulla base di campioni raccolti, anche in aree 82 limitrofe, le arenarie sono datate al piano Campaniano-Maastrichtiano (Cretaceo superiore). Ofioliti e brecce ofiolitiche Basalti brecciati (OFLb) Vengono riunite in questa unità litostratigrafica corpi per lo più isolati e di dimensioni talora non cartografabili presenti in stretta associazione con la Formazione di Sillano (SIL) e l’unità argilloso-calcarea (AVC). Nel territorio di Vernio affiorano basalti brecciati di colore rosso scuro, a forma di “pillows”, con brecce costituite da clasti di varia dimensione, fortemente tettonizzati. Le modalità di messa in posto dei lembi ofiolitici inclusi in altre unità litostratigrafiche presenta a tutt’oggi una notevole incertezza; è possibile che i lembi ofiolitici di minori dimensioni siano masse franate all’interno del bacino di sedimentazione delle formazioni cretacee liguri. L’età di questi corpi ofiolitici è riferibile al Giurassico medio-superiore. Tettonica Le relazioni geometriche esistenti tra le differenti unità litostratigrafiche descritte sono il frutto di una lunga storia di deformazione della crosta terrestre iniziata nel Cretaceo e non ancora conclusa. Dal Cretaceo all’Eocene medio, si è verificata la progressiva chiusura del paleo-oceano ligure con la formazione di un prisma di accrezione di materiale sedimentario; le successive fasi deformative, dall’Oligocene in poi, sono state caratterizzate da un regime collisionale che ha interessato le successioni toscane ed umbre. La migrazione continua del fronte deformativo per tutto il Miocene ed il Pliocene ha coinvolto successivamente i domini più esterni (umbro marchigiano e padano) fino a determinare la configurazione attuale della catena nord appenninica. Scendendo nel dettaglio, la zona di Vernio è occupata prevalentemente dalle unità toscane distinte in unità tettonica Cervarola e di Sestola-Vidiciatico. Di queste, la prima risulta sovrascorsa dalla seconda la quale ha interrotto la sedimentazione torbiditica durante la deposizione della formazione di Castiglione dei Pepoli, dando luogo a fenomeni gravitativi testimoniati dalla presenza delle brecce argillose (BRB). A sua volta l’unità Sestola Vidiciatico viene sovrascorsa dall’unità tettonica Cervarola. Quest’ultima risulta la più diffusa nel territorio di Vernio, ed è suddivisibile in varie sottounità tettoniche separate fra loro da superfici di sovrascorrimento all’interno delle quali possono essere presenti più formazioni in successione, una sola formazione o parte di essa. Dalla più interna alla più esterna affiorano la sottounità Acquerino, la sottounità Carigiola e la sottounità Castiglione dei Pepoli. Tutte le formazioni che costituiscono le sottounità sono deformate al loro interno in uno stile a pieghe rovesciate con vergenza variabile da N a NE e con direzione assiale da E-W a NW-SE; queste strutture plicative evolvono, in alcuni casi, in pieghe-faglie e sovrascorrimenti di minore entità. Le Unità Liguri si trovano sovrapposte a quelle Toscane, questa è una caratteristica diffusa in tutto l’Appennino Settentrionale, la complessa tettonica che interessa tutta l’area ha permesso di conservare questo contatto esclusivamente nell’area circostante Montetiglioli. Nelle due sezioni geologiche della tavola QC02, oltre a indicare i rapporti cronologici tra le varie formazioni, si evidenzia lo stile tettonico dell’area e si mostrano le principali strutture plicative ed i sovrascorrimenti tra le varie unità riconosciute. Geomorfologia L’individuazione delle forme del terreno e l'attribuzione di esse ai vari processi morfogenetici è stata effettuata, in origine, mediante l'osservazione stereoscopica delle foto aeree più recenti disponibili presso l'Ufficio Cartografico della Regione Toscana. L’interpretazione delle forme del terreno attraverso le foto aeree è stata controllata con sopralluoghi sul terreno che si sono ripetuti nel tempo in occasione degli aggiornamenti degli strumenti urbanistici. Nella connotazione geomorfologica del territorio si è anche tenuto conto della documentazione relativa al Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno relativamente alle aree a pericolosità geomorfologica elevata (P.F.3) e molto elevata (P.F.4) rispetto alle quali il lavoro svolto risulta molto più preciso ed articolato tanto da poter essere utilizzato per proporre delle modifiche alla cartografia del P.A.I. ai sensi dell’art.32 della relativa normativa di attuazione. La carta geomorfologica individua e riconosce le varie forme fisiche prodotte dagli agenti morfogenetici naturali (tra i quali inseriamo anche l’attività antropica) come la gravità, lo 83 scorrimento delle acque superficiali, ecc. Questo tipo di rilievo permette di ricostruire il quadro dinamico delle modificazioni del territorio, che avvengono in maniera lenta o veloce a seconda del prevalere delle dinamiche fisiche su quelle indotte dalle attività antropiche. L’analisi presta particolare attenzione al riconoscimento delle forme attive, quiescenti ed inattive; il senso di tale distinzione è evidente in quanto le prime indicano fenomeni in evoluzione che costituiscono condizioni di rischio reale, tali da imporre interventi di messa in sicurezza, mentre le seconde che si rilevano in contesti dove le cause determinanti sono ancora presenti, possono costituire situazioni di pericolosità potenziale che possono degenerare in occasioni di interventi di trasformazione del suolo, quali nuovi insediamenti o variazioni dell’utilizzo del suolo, con conseguente alterazione negativa dell’equilibrio idrogeologico locale. La legenda utilizzata per il riconoscimento e la descrizione dei fenomeni geomorfologici è stata costruita differenziando le forme dovute prevalentemente alle dinamiche fluviali, per effetto dello scorrimento delle acque superficiali (forme di erosione e forme di accumulo), alle dinamiche sui versanti, per effetto della gravità (forme di denudazione e forme di accumulo), alle dinamiche antropiche, per effetto dei manufatti e delle modificazioni artificiali prodotte dalle attività antropioche Dinamiche fluviali dovute allo scorrimento delle acque superficiali Le forme dovute all'erosione delle acque superficiali risultano diffuse su tutti i rilievi e talora sono più o meno estese in base alla litologia, alla pendenza ed alla presenza della copertura vegetazionale. E’ evidente, infatti, come sui depositi detritici di versante i corsi d’acqua risultino in forte incisione e, in qualche caso, tale azione modellatrice produca uno scalzamento al piede degli stessi accumuli tale da innescare un movimento gravitativo verso il fondovalle. L’alto potere erosivo delle acque di scorrimento superficiale permette anche lo sviluppo di profonde incisioni e forre laddove si registrano i maggiori dislivelli lungo gli alvei torrentizi. Queste forme sono osservabili particolarmente lungo il torrente Carigiola. Tra le forme di accumulo, i depositi fluviali, terrazzati e non, risultano sviluppati quasi esclusivamente lungo il corso del Bisenzio, per lo più in forma relitta. In alcuni casi gli affluenti laterali al corso d'acqua principale hanno prodotto dei piccoli conoidi di deiezione ancora evidenti per la forma rilevata rispetto al fondovalle. Tra gli elementi connessi alle opere umane assumono una notevole importanza le sistemazioni idraulico fluviali per la forte interazione che presentano con la dinamica fluviale stessa. Dalla distribuzione e dalla tipologia di questi manufatti appare evidente come i tratti di versante più instabili siano quelli ricoperti dagli accumuli detritici reincisi dalle acque di scorrimento superficiale che tendono a scalzare il piede delle incisioni vallive. Dinamiche sui versanti Le fenomenologie legate all'azione della gravità risultano disseminate sul territorio secondo uno “schema” che trova stretta relazione con l’andamento delle pendenze ed i tipi litologici del substrato geologico. Infatti, i fenomeni legati all’azione della gravità, nel complesso, ovvero quelli attivi, quelli quiescenti e quelli ormai inattivi, pur essendo osservabili estesamente nel territorio collinare e montano, risultano concentrati laddove si sommano diverse condizioni fisiche. Si possono prendere ad esempio le situazioni in cui si ha l’affioramento di materiali prevalentemente argillitici, dove i fenomeni gravitativi si manifestano anche in presenza di pendenze dei versanti piuttosto modeste, le situazioni di forte pendenza in concomitanza con particolari situazioni strutturali o di giacitura degli strati lapidei ed infine i versanti prospicienti il Fiume Bisenzio che, oltre alle predette situazioni, risentono del continuo scalzamento al piede operato dall’erosione fluviale. " Complessivamente nel territorio di Vernio i fenomeni franosi in atto che interessano centri abitati non sono tanto diffusi anche se di impatto notevole come la frana di Castagneta a Sant'Ippolito. Altri movimenti secondari si verificano per effetto dell'erosione concentrata negli impluvi e nei numerosi corsi d'acqua che drenano le aree boscate. Per contro, i numerosi accumuli di paleofrane e le estese coperture detritiche, valutati nel complesso come frane quiescenti, costituiscono localmente elementi di instabilità potenziale da ben valutare per la fattibilità di qualsiasi nuovo intervento che potrebbe alterarne l’equilibrio consolidatosi, naturalmente, nel corso del tempo. 84 In ogni caso, tutte le aree riconosciute come soggette a dissesto gravitativo sono state perimetrate considerando la zona di distacco (nicchia di frana), la zona di scorrimento e la zona di accumulo, visibile e/o ipotizzata, in modo tale da comprendere anche la possibile area di influenza. Tale interpretazione e conseguente rappresentazione viene ripresa nella carta della pericolosità geomorfologica (P02) dove i poligoni classificati in pericolosità molto elevata (G4) rappresentano quindi i fenomeni attivi e le relative aree di influenza. Dinamiche antropiche Le principali forme di origine antropica si collocano in due precisi ambienti, sede delle maggiori attività economico-sociali; i versanti più accessibili e il fondovalle del Bisenzio. Lungo i versanti, nelle aree agricole e quelle abbandonate da tale attività (spesso quelle più acclivi interessate da fenomeni di instabilità) è presente una gradonatura artificiale costituita da ripiani delimitati da muretti a secco o da ciglioni. Questa caratteristica del paesaggio è distintiva delle pratiche agricole di un passato rurale che va perdendosi; si cercava di ricavare sui versanti circostanti le abitazioni, porzioni di territorio agricolo con pendenze accettabili, alterandone il profilo originario. Questa pratica, avendo bisogno di una continua opera di manutenzione per contrastare la tendenza naturale a ripristinare il profilo originario del terreno, ha determinato situazioni di potenziale instabilità laddove si è verificato l’abbandono dell’agricoltura e/o la trasformazione dell’uso del suolo da agricolo a urbanizzato. Sul fondovalle del Bisenzio, invece, la necessità di creare le infrastrutture di trasporto e di comunicazione ha prodotto numerosi rilevati, costruiti con terreno di riporto, che, in alcuni casi, si configurano come veri e propri sbarramenti al naturale deflusso delle acque superficiali che scendono dai versanti collinari e che vengono incanalate ed intubate all’altezza dei margini delle aree urbanizzate. Rischio e attività sismica (Fonte dati: Regione Toscana, Studio di Microzonazione Sismica di I° livello elaborato nell'ambito degli studi di supporto al RU) Il rischio sismico è il risultato dell’interazione tra il fenomeno naturale (sisma) e le principali caratteristiche della popolazione esposta al fenomeno stesso. Il rischio sismico è correlato a diversi fattori: -la sismicità dell’area; - la densità di popolazione; - l’epoca di costruzione degli edifici; -la qualità dei materiali da costruzione. La Regione Toscana definisce il rischio sismico come: “L’insieme dei possibili effetti che un terremoto di riferimento può produrre in un determinato intervallo di tempo, in una determinata area, in relazione alla sua probabilità di accadimento ed al relativo grado di intensità”. La nuova classificazione nazionale delega alle Regioni, sulla base di informazioni più recenti e dettagliate, l’aggiornamento dei dati relativi alla classificazione sismica dei singoli Comuni. Nell’ambito dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/03 si sono individuate 4 zone, delle quali le prime tre coincidono con le Categorie individuate dalla L.n.64/74 e successivi D.M. ad essa collegati, mentre la quarta è di nuova individuazione. Sulla base di questa nuova classificazione il territorio del Comune di Vernio è inserito in Zona 2. Mappa della classificazione sismica della Toscana: 85 Indagini di Microzonazioone Sismica La normativa regionale della Toscana (d.P.G.R n.53R/2011 “Regolamento di attuazione dell’art.62 della L.R. n.51/2005 in materia di indagini geologiche”) prevede, come supporto agli strumenti 86 urbanistici, la redazione obbligatoria di uno studio di microzonazione di livello 1 “pesante” (Tabella ), dove ai contenuti dello studio di primo livello degli ICMS si aggiungono misure di microtremori (HVSR) realizzate in campagna per integrare l’informazione, sostanzialmente bibliografica, con una valutazione qualitativa delle frequenze fondamentali dei depositi sedimentari e delle amplificazioni attese del moto sismico, in modo da ottenere una informazione già di buona significatività per le attività di pianificazione. Il principale elaborato a fini pianificatori previsto nel livello 1 pesante è la “Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS)”, che individua le microzone ove, sulla base di osservazioni geologiche e geomorfologiche e in relazione all’acquisizione, valutazione ed analisi dei dati geognostici e di indagini geofisiche, è possibile individuare la possibile occorrenza delle diverse tipologie di effetti prodotti dall’azione sismica (amplificazioni, instabilità di versante, liquefazione, ecc.). Di particolare importanza a questo scopo risulta la ricostruzione del modello geologico-tecnico dell’area che dovrà focalizzarsi sulle “coperture” (depositi detritici, sedimenti sciolti, coltri di alterazione) e sulla individuazione dei litotipi che possono rappresentare il substrato rigido (ovvero quei litotipi caratterizzati da valori delle velocità di propagazione delle onde di taglio S – convenzionalmente assunta superiore a 800 m/sec - significativamente maggiori di quelli relativi alle coperture localmente presenti); in particolare dovrà essere realizzata una stima approssimativa della profondità del substrato rispetto al piano di campagna e del contrasto di impedenza sismica atteso all’interfaccia deposito/substrato. Le finalità degli studi di MS di livello 1 sono quindi: -individuare il modello geologico di sottosuolo preliminare; -definire le tipologie di effetti attesi; -individuare qualitativamente le aree che necessitano di approfondimenti. L’individuazione delle microzone a diversa propensione di amplificazione della risposta sismica base fornisce pertanto un supporto conoscitivo della pericolosità sismica locale che permette orientare le scelte pianificatorie alla scala dello strumento urbanistico comunale e di definire dettaglio la tipologia di indagini geologico-geofisiche che dovranno essere messe in atto per varie tipologie di intervento edilizio. di di in le Come individuato dalla normativa regionale i prodotti attesi dallo studio di MS sono sostanzialmente di tipo cartografico, accompagnati da una relazione tecnica illustrativa: -carta delle indagini, -carta geologica-tecnica per la microzonazione sismica, -carta delle frequenze fondamentali dei depositi, -carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS), -relazione tecnica illustrativa Per ciascuna delle aree urbanizzate da sottoporre agli studi di MS per il territorio comunale, Vernio capoluogo con le frazioni di Sant’Ippolito, Terrigoli, Mercatale e S.Quirico, l'abitato di Montepiano e le frazioni di Cavarzano e Luciana-Sasseta. sono state redatte le relative cartografie in scala 1:5.000 e le considerazioni da essi desumibili allo scopo di entrare poi nelle classi di pericolosità sismica che supportano gli studi geologici per la redazione del Regolamento Urbanistico. Per tutti questi areali oltre a recuperare le indagini geognostiche già eseguite sul territorio sono state realizzate nuove indagini geofisiche secondo il seguente schema: -Sant’Ippolito-Terrigoli-Mercatale-S.Quirico, 16 prove HVSR ed esecuzione di due stese di sismica a rifrazione con registrazione di onde P ed onde SH su almeno 96 m di estensione ciascuna; -Montepiano, 6 prove HVSR; -Cavarzano e Luciana-Sasseta, rispettivamente 2 e 2 prove HVSR. 87 La sintesi di tutte el informazioni acquisite, sia di tipo geologico sulle caratteristiche del substrato, che di tipo geofisico ha permesso di elaborare le carte delle aree MOPS (Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica) che individuano gli areali (microzone) dove, sulla base di osservazioni geologiche, geomorfologiche, dei dati geognostici e geofisici, è prevedibile l’occorrenza di diverse tipologie di effetti prodotti dall’azione sismica (amplificazioni, instabilità di versante, liquefazione, ecc.). Le carte MOPS sono realizzate per ottenere un adeguato dettaglio, utile per il raggiungimento dei seguenti obiettivi: -caratterizzazione del substrato geologico, -caratterizzazione dei terreni di copertura, -ricostruzione delle aree potenzialmente interessate da deformazioni permanenti in caso di evento sismico, -definizione di forme geomorfologiche di superficie e sepolte, particolarmente importanti per problematiche sismiche. La sintesi delle informazioni e la perimetrazione delle zone all’interno della “carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica”, permette di: -valutare le condizioni di pericolosità sismica ai sensi del DPGR n.53R/2011; -identificare le aree per le quali sono necessari ulteriori studi e indagini ed i relativi livelli di approfondimento; -definire gli interventi ammissibili in una data area e le eventuali modalità di intervento nelle aree urbanizzate (condizioni o criteri costruttivi connessi al valore delle frequenze fondamentali delle coperture). In ciascuna carta si possono leggere tre tipologie di zone secondo le modalità di risposta alla sollecitazione sismica che ci si può attendere dalle caratteristiche del substrato: -le zone stabili, nelle quali non si ipotizzano effetti locali di alcuna natura (litotipi assimilabili al substrato sismico in affioramento con morfologia pianeggiante o poco inclinata) e pertanto gli scuotimenti attesi sono equivalenti a quelli calcolati dagli studi di pericolosità di base che forniscono i valori di accelerazione indicati per la categoria A di sottosuolo negli allegati alle NTC 2008 – d.m. 14.01.2008; -le zone stabili suscettibili di amplificazione sismica, dove il moto sismico viene modificato a causa delle caratteristiche litostratigrafiche (presenza di coperture sedimentarie) e/o morfometriche del territorio (pendenza dei versanti, creste, valli strette, ecc.), anche sepolte. In questo caso, si dovrà indagare, alla scala del progetto di dettaglio, l’effetto di amplificazione connesso alla risposta sismica locale utilizzando gli abachi delle NTC 2008 – categorie di sottosuolo - o provvedendo attraverso specifiche indagini ed analisi dove gli abachi semplificati non sono applicabili; -le zone suscettibili di instabilità, cioè passibili di attivazione/riattivazione di fenomeni di deformazione permanente del terreno indotti o innescati dal sisma (instabilità di versante, liquefazioni, fagliazioni superficiali, cedimenti differenziali, ecc.) da indagare con specifiche indagini geotecniche e geofisiche in relazione allo stato di attività in accordo alle prescrizioni dettate per le aree a diversa pericolosità geologica. Di seguito si riporta una descrizione delle carte sviluppate per ciascun centro abitato esaminato, sottolineando gli aspetti interpretativi che hanno condotto alla ricostruzione proposta e quindi la valutazione della qualità delle cartografie sviluppata secondo quanto indicato nella deliberazione GRT n.741/2012 Cavarzano La maggior parte dell’abitato si sviluppa lungo uno stretto crinale con direzione E-O dove il substrato, costituito dalle rocce appartenenti alla Formazione del T. Carigiola caratterizzate da una direzione degli strati a reggipoggio con inclinazione variabile da 20° a 40°, risulta affiorante o sub88 affiorante, mentre le coperture dovute a corpi detritici con spessori superiori a 3 metri, ma sempre inferiori ai 10 metri, interessano solo la porzione di abitato posta più a valle. Le misure HVSR effettuate confermano la presenza in tutto l’areale di “bedrock” sub-affiorante (Zona 1), con spessori di coltre di alterazione/colluvium che localmente possono raggiungere la potenza di qualche metro (Zona 3); non risultano presenti effetti di amplificazione significativi dovuti agli orizzonti di alterazione, che presentano frequenze di risonanza al di fuori del “range” significativo per gli edifici ed i manufatti (nell’intervallo “ingegneristico” non sono di fatto presenti amplificazioni). Luciana-Sasseta I due abitati si sviluppano a mezzacosta sui versanti in destra e sinistra del Torrente Fiumenta, in due porzioni a pendenza relativamente minore. Il substrato geologico è costituito dalla Formazione del T.Carigiola (flysh prevalentemente arenaceo) sul quale si sono localmente sviluppate coltri detritico/colluviali generalmente di spessore modesto; in particolare la frazione di Luciana e la porzione nord-occidentale di Sasseta appaiono sviluppate su depositi detritici di versante, mentre la porzione sud-orientale di Sasseta appare impostata sulla formazione sub-affiorante. Dal punto di vista geomorfologico non si ha presenza di fenomeni attivi. Le misure HVSR effettuate e le prove geofisiche con sismica a rifrazione già eseguite in queste zone (due a Luciana e quattro a Sasseta) forniscono conferma dello stato reale dei due ambienti geologici presenti nell’areale di studio, cioè la presenza di una roccia in posto con caratteristiche di bedrock sismico (Zona 1) e di zone interessate da coperture detritiche (Zona 3) che possono presentare un picco risonante nel range di frequenze di interesse ingegneristico (5 Hz). Montepiano L’abitato di Montepiano si sviluppa quasi esclusivamente nel fondovalle del torrente Setta che si allarga a riempire una piccola conca intermontana; si tratta di una piana fluvio-lacustre di modesta estensione, caratterizzata da sedimenti generalmente grossolani, reincisi e terrazzati dal corso d’acqua principale. Il substrato risulta costituito prevalentemente dalla Formazione di Stagno, un flysh arenaceo-pelitico dove la componente arenacea appare prevalente; nella porzione centrosettentrionale della pianura compare anche la Formazione di Castiglione dei Pepoli, presente al tetto della Formazione di Stagno e che dal punto di vista strettamente litotecnico non si differenzia sostanzialmente da quest’ultima. Dal punto di vista geomorfologico, l’abitato è impostato nell’area fluvio-lacustre sostanzialmente pianeggiante; non sono presenti fenomeni attivi rilevanti o forme morfologiche indicatrici di una particolare attività: si rinvengono modesti orli di terrazzo connessi all’attività del torrente Setta e ridotte conoidi allo sbocco degli affluenti laterali nella pianura. Localmente e per aree molto ristrette si assiste alla presenza di fasce di raccordo fra pianura e versanti costituite da depositi detritici di versante. Le misure HVSR effettuate permettono di definire con chiarezza la forma dei depositi fluviolacustri, che si approfondiscono bruscamente nella porzione orientale (in corrispondenza del vecchio nucleo di Montepiano) dove raggiungono i 20-30 m (Zona 5); nella porzione occidentale e lungo la valle del rio del Fondataio le profondità appaiono invece ricomprese in qualche metro fino ad un massimo di 10 m (Zona 6). Per quanto riguarda i versanti, dai risultati di indagini con sismica a rifrazione e di prove penetrometriche dinamiche, è stato possibile valutare che le coperture detritiche risultano caratterizzate da spessori molto ridotti introno a qualche metro (Zona 3). Vernio L’areale di indagine comprende le frazioni di Terrigoli, Mercatale, S.Quirico e Sant’Ippolito, comprendente tutto il fondovalle del F.Bisenzio ed il versante occidentale maggiormente urbanizzato. L’agglomerato urbano di Vernio capoluogo si sviluppano prevalentemente nel fondovalle orientato circa N-S del F.Bisenzio. La porzione più meridionale, delimitata a nord dalla confluenza del T.Fiumenta e costituita dagli abitati di Terrigoli, parte di Mercatale e S.Ippolito (posto a mezzacosta del versante occidentale), insiste sulla Formazione flyshoide dell’Acquerino, caratterizzata da tre membri con caratteristiche nettamente distinte (un membro inferiore prevalentemente arenaceo, uno intermedio pelitico, uno superiore marnoso-arenaceo) e che nella 89 zona sono prevalentemente rappresentati dalla frazione più francamente arenacea e da quella prevalentemente pelitica; la porzione settentrionale, costituita dalla parte principale di Mercatale e da San Qurico, insiste,in sponda destra del T.Fiumenta, sulla Formazione del T.Carigiola, mentre in sponda sinistra si sviluppa sulla Formazione dell’Aquerino (in particolare sul membro arenaceomarnoso). Il fondovalle alluvionale del F.Bisenzio costituito da depositi grossolani risulta molto stretto, anche se localmente gli spessori delle alluvioni possono raggiungere alcune decine di metri; è sostanzialmente occupato dagli insediamenti industriali. In sponda sinistra assumono una certa rilevanza geotecnica i riporti antropici costituiti dallo “smarino” delle gallerie ferroviarie, che localmente possono arrivare anche alla decina di metri. Il versante occidentale della valle presenta ampie coperture detritico/colluviali, generalmente con spessori molto modesti dell’ordine di qualche metro, ma che localmente possono arrivare alla decina di metri e addirittura spingersi fino ai venti (S.Ippolito). Morfologicamente la valle si presenza asimmetrica, con pendenze maggiori sul versante orientale e meno accentuate su quello occidentale che risulta anche quello maggiormente urbanizzato. Le misure HVSR effettuate confermano le evidenze geologiche di superficie, anche come attestate dalle indagini dirette presenti ancorché non particolarmente numerose. La stretta fascia di fondovalle impostata sulle alluvioni del F.Bisenzio-T.Fiumenta, a tratti sovrastate da spessori fino alla decina di metri di riporto connesso allo smarino delle gallerie ferroviarie (Zona 7, Zona 8 e Zona 9), presenta netti e ampi picchi risonanti strettamente connessi allo spessore delle alluvioni che varia da pochi metri (Zona 6) fino a ad un massimo di 30 m (Zona 5). Queste successioni litologiche possono causare effetti di amplificazione nel range di frequenze di interesse ingegneristico a causa dell’elevato contrasto d’impedenza sismica tra le coperture (depositi alluvionali e terreni di riporto) ed il substrato litoide. Sui versanti della valle si rileva la presenza di bedrock sub-affiorante (Zona 1), con spessori di coltre di alterazione mediamente di pochi metri (Zona 3); localmente si ha però presenza di spessori più significativi della copertura detritica e della fascia detensionata superficiale che raggiungono valori fino a 20 m (Zona 4) presentando in tal caso effetti di amplificazione significativi dovuti agli orizzonti di alterazione/detensionamento che rientrano nel campo delle frequenze ingegneristiche. Siti contaminati e stato delle bonifiche (Fonte dati: SIS.BON. - SIRA) Sul sito del SIRA, sezione “Sis.bon. - Elenco Siti inseriti nella "Banca dati dei siti interessati da procedimento di bonifica” è riportata la seguente tabella, in cui si elencano i 5 siti sul territorio comunale di Vernio: Siti interessati da procedimento di bonifica (http://sira.arpat.toscana.it/apex/f?p=SISBON:REPORT:1252504837863202) 90 91 RIFIUTI - Sistema di smaltimento e raccolta La raccolta differenziata Produzione di rifiuti totale e pro-capite Politiche degli interventi di controllo, protezione e risanamento Il sistema rifiuti viene affrontato in questo capitolo attraverso un'analisi del quadro normativo attuale nazionale e locale che evidenzia il rapido cambiamento nelle politiche di gestione del rifiuto stesso. Non si tratta più di considerare il problema sotto il solo aspetto dello smaltimento, ma questo concetto viene inserito all'interno di un sistema più organico di gestione dell'intero processo, dalla produzione del rifiuto stesso al suo riutilizzo sotto forma di produzione di energia o come materia prima per la creazione di altri prodotti poi reinseriti nel mercato. Sono stati raccolti ed elaborati i dati che quantificano e specificano i vari step nella gestione del rifiuto: dalla localizzazione e quantificazione dei contenitori per la raccolta, la determinazione e quantificazione delle tipologie merceologiche di rifiuto, l'identificazione delle ditte che effettuano la raccolta e delle aziende che effettuano il riciclaggio finale. Inoltre è stata fatta una valutazione sul trend passato, attuale e futuro della produzione dei rifiuti, correlato all'analisi delle politiche di risposta al sistema integrato dei rifiuti urbani e della raccolta differenziata. Sistema di smaltimento e raccolta Il Comune di Vernio fa parte dell'ATO n° 10, Toscana Centro, un ente che raggruppa l'area metropolitana Firenze - Prato - Pistoia - Empoli. Per quanto riguarda l’Area e impianti per lo smaltimento rifiuti del comune di Vernio, questi si trovano fuori comune, n via Paronese 110 a Prato, presso l'area della ASM Spa. Nell’area è presente un fabbricato polifunzionale nel quale sono collocati le strutture operative di supporto ai servizi di gestione dei rifiuti (raccolta e spazzamento), quali: - Deposito oli, lubrificanti e deposito fitofarmaci; - Officina Meccanica; - Lavaggio automezzi; - Locali di servizio; - Uffici tecnici del servizio di Igiene urbana. In tale edificio trova, inoltre, ubicazione anche lo stoccaggio dei rifiuti urbani pericolosi. Questi provengono o dalla raccolta effettuata sul territorio o direttamente portati dai cittadini. Lo stoccaggio infatti rappresenta il punto di raccolta, dove i cittadini della Provincia di Prato possono conferire i propri rifiuti pericolosi. L'area esterna all'impianto di selezione e produzione CDR è stata adibita allo stoccaggio di tutti i rifiuti che non possono essere immessi nel ciclo produttivo del CDR. Si tratta prevalentemente di rifiuti recuperabili, come ad esempio il ferro, oppure rifiuti destinati allo smaltimento come quelli provenienti da attività di demolizione e costruzione. L'area è stata organizzata con tre piazzole dedicate e una serie di container, collocati a lisca di pesce, lungo il percorso esterno dell'edificio. Nell’area isultano essere presenti container per la messa in riserva delle seguenti tipologie destinati alle successive operazioni di recupero: - vetro; - materiale elettronico, PC, TV; - "verde" (sfalci); - inerti; - pneumatici; - imballaggi in metallo; 92 Inoltre sono presenti due containers per rifiuti non recuperabili: - rifiuti provenienti dallo spazzamento stradale; - rifiuti misti da demolizione e costruzione. Nelle piazzole appositamente delimitate (mediante pareti in cemento armato) sono stoccate i seguenti rifiuti destinati al recupero: - ferro ingombrante; - legno ingombrate; - frigoriferi; - materiale elettrico non pericoloso. La raccolta differenziata Dall’estate 2013 il territorio di Vernio ha dato l’addio al tradizionale sistema di raccolta dei rifiuti tramite i cassonetti stradali ed è passato al sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta; il servizio ha raggiunto 3612 utenze, commerciali e domestiche. Il comune è stato suddiviso in due zone, A e B Porta a porta, zona A: sono comprese in questa zona le località di Le Confina, Terrigoli, S. Ippolito, Costozze, Mercatale, Poggiole, La Lama, S. Quirico, Celle, Gavazzoli. Porta a porta al via dal 3 giugno 2013. Porta a porta, zona B: sono comprese in questa zona le località Sasseta, Montepiano, Risubbiani, La Storaia, La Badia, Luciana, Cavarzano. Porta a porta al via dal 15 luglio 2013. Porta a porta, quando e come. La frazione organica sarà ritirata due volte a settimana; una volta a settimana le altre tipologie di rifiuto ad accezione del Vetro - "solo vetro" - che dovrà essere conferito secondo il sistema tradizionale nei cassonetti verdi collocati un po' ovunque a Vernio. Con la raccolta porta a porta si prevede di portare la raccolta differenziata al 70 per cento. La raccolta differenziata è partita dal dal 1996; gli ultimi dati del 2009, 2010 e del 2011 vedono valori rispettivamente del 37%, del 45% e del 47%. come si apprezza dalla tabella sotto la raccolta differenziata presenta valori sempre in crescita. Il sistema di raccolta porta a porta oltre che far crescere le percentuali di raccolta differenziata consente anche di migliorare la qualità dei rifiuti riciclabili conferiti. Il servizio porta a porta ha consentito di raggiungere, per il periodo estivo, il 77% di raccolta differenziata quando nell’anno precedente la raccolta di attestava al 45 per cento. Con queste percentuali di raccolta il comune potrebbe agevolmente superare nel prossimo anno la soglia del 65 per cento indicata dalla Regione Toscana. Questo risultato testimonia l’efficacia del porta a porta, La percentuale di raccolta differenziata, nei mesi estivi, ha registrato un crescendo: 50 per cento a giugno (45 per cento giugno 2012); 55 per cento a luglio (37 per cento), 68 per cento ad agosto (40 per cento), 77 a settembre (45 a settembre 2012). 93 E’ comunque in calo, anche in conseguenza della crisi economica attuale, la produzione dei rifiuti che ha fatto registrare il –10 per cento circa. Il comune di Vernio si è inoltre dotato di un'isola ecologica, situata in via di Costozze a Mercatale. L’isola di oltre 2mila metri quadrati, aperto quattro giorni su sette in fasce orarie molto ampie, a disposizione di cittadini e aziende, utilizzabile per conferire qualsiasi tipo di rifiuto. E' il Centro raccolta di via di Costozze a Vernio, infrastruttura importante per una corretta gestione dei rifiuti anche nell'ottica di migliorare la qualità e la quantità di raccolta differenziata. Il Centro raccolta è la risposta agevole e immediata alle necessità di disfarsi di rifiuti. L'utente può conferire rifiuti in regime differenziato. Per accedere all’area i cittadini (utenza domestica) devono esibire un documento di identità e il bollettino che attesta l'avvenuto pagamento della tassa dei rifiuti. Le aziende (utenza non domestica) devono, solo per il primo conferimento, chiedere un'autorizzazione specifica ad ASM telefonando al call center 0574-7081, attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 17.30. La richiesta di autorizzazione serve a definire e classificare i rifiuti prodotti. Al Centro raccolta si possono portare grandi e piccoli elettrodomestici, mobili, suppellettili, infissi, sanitari, detriti, sfalci e ramaglie, vetro, carta e cartone, film in plastica, batterie per veicoli, vernici, oli minerali e vegetali. Elettrodomestici, quando. E' possibile conferire qualsiasi elettrodomestico solo quando non si è fatto un nuovo acquisto. La normativa nazionale sui Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), impone infatti al rivenditore di ritirare il vecchio elettrodomestico contestualmente all'acquisto da parte del cliente. In caso di elettrodomestico non più utilizzabile e per il quale non si procede alla sostituzione con l'acquisto, è possibile usufruire del Centro di raccolta; chi è in grado di gestire autonomamente il proprio rifiuto ingombrante e ha disposizione un mezzo per il trasporto, può effettuare il conferimento diretto al Centro di raccolta. Il corretto utilizzo del Centro di raccolta consente di destinare al giusto canale di recupero i materiali riciclabili: carta, cartone, ferro, plastica, vetro, organico, metalli, legno. Inoltre è uno strumento a disposizione di tutti i cittadini e di tutte le imprese per agevolare la necessità di disfarsi di un rifiuto. Abbandonare i rifiuti dove capita dando vita a discariche a cielo aperto comporta pesanti sanzioni e, nel caso si tratti di rifiuti pericolosi, scatta la denuncia penale. Produzione di rifiuti totale e pro-capite Gli ultimi dati disponibili sono relativi agli anni 1996-2004. Per l'anno 2004 la quantità prodotta di RU proveniente da civili abitazioni è stata pari a 2.673,50 t.; quella proveniente da spazzamento pari a 172,25 t. e la frazione di ingombranti avviata allo smaltimento pari a di 25,03 t., per un totale di 2.870,78 t. Politiche degli interventi di controllo, protezione e risanamento La Riduzione nella produzione dei Rifiuti è un processo complesso che deve iniziare fin dalla produzione industriale dell'oggetto per giungere poi al consumatore in grado di diminuire sostanzialmente il conferimento di imballaggi e rifiuti. Principalmente le azioni che elenchiamo, rappresentano il sistema di massima per la riduzione dei Rifiuti e il recupero delle risorse. 94 1) La minimizzazione dei consumi cartacei e toner nella Pubblica Amministrazione e negli Uffici L’uso di prodotti riciclati e il sistema del riciclabile. 2) Introduzione prodotti e servizi sostenibili negli uffici, finalizzati alla riduzione della produzione di rifiuti e all’aumento della loro riciclabilità. Aumentare sensibilmente ed evidenziare nella collettività l’attenzione riposta dagli enti Locali, dalle attività produttive e dai Soggetti privati in genere riguardo alle politiche di sostenibilità ambientale e al rispetto dei diritti dei lavoratori. 3) Innalzare la percentuale di rifiuti organici avviata a compostaggio. Aumentare il numero dei soggetti coinvolti nel compostaggio domestico o collettivo dei rifiuti organici. Rafforzare la raccolta differenziata degli scarti organici, in particolare presso i mercati generali, rionali e cittadini. 4) Ridurre la quantità di rifiuti prodotti da feste, sagre e servizi mensa sia scolastici sia aziendali. Queste attività sono per lo più caratterizzate da elevate produzioni di rifiuti, imputabili principalmente al massiccio utilizzo di stoviglie (piatti, bicchieri, posate) monouso generalmente in materiale plastico e al consumo di acqua e bevande in bottiglia. 5) Vendita alimenti - Last Food s’intende tutto il prodotto alimentare che può rimanere invenduto nella Grande Distribuzione Organizzata e che generalmente viene conferita nella raccolta indifferenziata. Come vedremo, diversa, ma non dissimile, è l’azione per last, fast e slow food. La finalità principale è trasformare gli sprechi in risorse recuperando i prodotti invenduti (che abbiano difetti estetici o prossimi alla scadenza, o i pasti già confezionati e non consumati), provenienti sia dalla GDO sia dalle mense, sia dalle attività commerciali di Fast e Slow Food, per donarli (con un organizzazione di supporto continuativo) ad associazioni di solidarietà, cooperative sociali, associazioni sportive o quant’altro. 6) Eco-Scambi - Obiettivo principale è la riparazione dei beni e oggetti al posto della loro eliminazione come rifiuti. Il prolungamento della vita dei beni porta ad una riduzione dei rifiuti prodotti. Sono riutilizzabili tutti quei beni usati (mobili, oggetti ...) donati dai cittadini che intendono disfarsene ma che sono ancora in buone condizioni e non si presentano assolutamente come oggetti di rifiuti. Valorizzazione e riutilizzo a fini didattici e creativi di materiali di scarto. Coinvolgimento attivo della popolazione attorno ad attività pratiche di riutilizzo e riciclo. Per la raccolta differenziata si prevedono ulteriori margini di crescita attraverso una più rigorosa raccolta differenziata grazie il porta a porta e mediante sistemi di gestione autonoma di frazioni di rifiuti, come l'organico per il quale i proprietari di orti e giardini possono dotarsi di composter. Nel luglio 2011 erano 614 i composter in uso tra i residenti di Vernio. 95 ENERGIA - Rete di distribuzione del metano I consumi energetici Consumi energia elettrica Consumi gas metano Rete di distribuzione del metano l territorio di Vernio ha una rete di distribuzione del gas metano, come individuato nella tavola del Sistema, che viene gestita da CONSIAG s.p.a. e che copre le aree urbanizzate del comune nella sua porzione meridionale. Le località che vengono raggiunte dal gas metano sono Terrigoli, Sant'Ippolito, Mercatale e San Quirico. E' in fase di progettazione e realizzazione l'estensione della rete gas alle frazioni di Sassetta e Montepiano. I consumi energetici Dal 1990 al 2002 i consumi energetici totali della Provincia hanno subito un incremento complessivo del 60%. La ripartizione per tipologia di vettore energetico mostra un aumento generalizzato di tutti i combustibili e fonti energetiche. In particolare il gas naturale, il vettore di maggiore rilievo, segue una dinamica marcatamente crescente fino al 1997 (+75%), per poi stabilizzarsi sostanzialmente negli anni successivi. Tale andamento appare diretta conseguenza della progressiva metanizzazione del territorio, con aumenti dei consumi sia in ambito civile che industriale. Il gasolio, l'olio combustibile ed il GPL mostrano anch'essi una forte crescita nell'utilizzo (rispettivamente +81%, +134%, +254%). Nel 2002, con una quota parte di circa il 49,5% e il 25,9% rispettivamente, gas naturale ed energia elettrica continuano a mantenere il primato di vettori più utilizzati, seguiti dalla benzina con il 13,5% e dal gasolio con il 9,8%. Sempre poco rilevante, anche se in aumento, continua ad essere nel complesso il contributo di GPL (0,7%) e dell’olio combustibile (0,5%). Il consumo procapite complessivo ed elettrico evidenzia anch'esso una crescita significativa (rispettivamente +48% e +28%), nettamente superiore a quella nazionale (+13% nel periodo 1990-2001) e a quella regionale (+7% nel periodo 1990-2000). Consumi energia elettrica Le tabelle sotto riportano i dati del consumo elettrico per tutto il territorio comunale dal 2006 al 2010 per tipo di tensione e variazioni percentuali. ENERGIA MEDIA TENSIONE - kWh CATEGORIA 2006 2007 2008 2009 2010 AGRICOLTURA 0 0 0 0 0 INDUSTRIA 6059210 4245880 4123435 3275525 3493745 DOMESTICO 0 0 0 0 0 TERZIARIO 1146149 987038 938811 868188 968608 TOTALE 7205359 5232918 5062246 4143713 4462353 96 ENERGIA BASSA TENSIONE - kWh CATEGORIA 2006 2007 2008 2009 2010 AGRICOLTURA 200591 65356 94.316 78022 134325 INDUSTRIA 2139946 2002921 1842488 1369309 1293541 DOMESTICO 7081212 6959569 6857839 6940725 6978125 TERZIARIO 4578785 4335381 4369184 4356567 4277495 TOTALE 14000534 13363227 13163827 12744623 12683486 VARIAZIONI ANNUALI % ENERGIA MEDIA TENSIONE - kWh CATEGORIA 2006 2007 2008 2009 2010 AGRICOLTURA 0,00 0,00 0,00 0,00 INDUSTRIA -42,71 -2,97 -25,89 6,25 DOMESTICO 0,00 0,00 0,00 0,00 TERZIARIO -16,12 -5,14 -8,13 10,37 TOTALE -37,69 -3,37 -22,17 7,14 VARIAZIONI ANNUALI % ENERGIA BASSA TENSIONE - kWh CATEGORIA 2006 2007 2008 2009 2010 AGRICOLTURA 0 -206,92 30,71 -20,88 41,92 INDUSTRIA 0 -6,84 -8,71 -34,56 -5,86 DOMESTICO 0 -1,75 -1,48 1,19 0,54 TERZIARIO 0 -5,61 0,77 -0,29 -1,85 TOTALE 0 -4,77 -1,51 -3,29 -0.48 Dalla lettura dei grafici sopra quello che si apprezza considerevolmente è il calo dei consumi che se dal 2004 al 2006 si attestavano sui 21 mWh crollano del 12% nel 2007. Questo dato se analizzato in funzione della tensione rende chiaro che questa diminuzione è dovuta soprattutto all’impiego della media tensione, adoperata soprattutto dal settore industriale e terziario, che ha visto crollare i consumi del 38% nel 2010 rispetto ai valori del 2006 con un minimo del 42% nel 2009. Complessivamente, tenendo conto anche delle basse tensioni che hanno avuto una riduzione meno significativa, nel comune si è registrata una diminuzione nel 2010 rispetto ai 97 consumi del 2006, del 20% circa. Consumi gas metano I dati Forniti da Consiag s.p.a., evidenziano un consumo annuo totale per il 2005 pari a 4.355.431 m3 di cui 2.415.636 destinati ad un utilizzo produttivo/industriale ed i restanti 1.939.795 m3 ad uso civile. Di questi ultimi è evidente come il principale consumo avvenga per il riscaldamento termoautonomo dei privati. Ciò è derivato dalla politica di metanizzazione che ha coinvolto il nostro paese negli ultimi due decenni e che ha portato alla diffusione del riscaldamento con caldaia autonoma per singola unità immobiliare, andando a sostituire il riscaldamento “condominiale”. Ciò ha prodotto il duplicarsi dei costi degli impianti ed ovviamente dei consumi energetici conseguenti. 98 ECOSISTEMI DELLA FLORA E DELLA FAUNA - Area Naturale di Interesse Locale dell'Alto Carigiola e Monte delle Scalette Uso del suolo forestale Alberi monumentali Aree percorse da incendi Aree protette Formazioni di ripa Criticità del sistema flora-fauna Specie Vegetali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,C,C1) Specie animali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,A2,B,B1) L’elevato valore naturalistico del territorio è riconosciuto rappresenta una delle più importanti aree di rifugio per una flora e una fauna peculiari. Considerando il paesaggio come un’entità complessa ed alla luce dei recenti sviluppi normativi in materia, il Sistema Ambiente Paesaggio del territorio di Vernio, per una esaustiva trattazione delle sue complesse caratteristiche, è stato suddiviso in quattro sottosistemi: Paesaggio naturale, Paesaggio antropizzato, Paesaggio culturale ed Ecosistemi della flora e della fauna protetti. Area Naturale di Interesse Locale dell'Alto Carigiola e Monte delle Scalette Una porzione della parte nord occidentale del comune ricade nel perimetro di tutela dell'Area Naturale di Interesse Locale dell'Alto Carigiola e Monte delle Scalette (in seguito denominata ANPIL nel presente Regolamento); la riserva è stata istituita con Deliberazione del Consiglio del Comune di Vernio n. 49/2002 e Delibera del Consiglio del Comune di Cantatgallo n. 50/2002. Per questi ambiti, strumenti di pianificazione e atti di governi del territorio di cui alla Legge regionale 3 gennaio 2005 n. 1 “Norme per il governo del territorio”, sono integrate dal Regolamento per L’Anpil - ALTO CARIGIOLA E MONTE DELLE SCALETTE. Obiettivo del regolamento quello di contribuire alla tutela del patrimonio naturale e ambientale dell’ANPIL; essa rappresenta inoltre uno dei due elemento costitutivi del Sistema Provinciale delle Aree protette (l’altro è la Riserva naturale dell’Acquerino Cantagallo). In particolare, in riferimenti ai concetti richiamati sopra, le NTA del regolamento sanciscono obiettivi e prescrizioni: a. salvaguardare l’integrità dell’ambiente naturale in tutte le sue componenti ed in particolare dei valori identitari dell’Area Protetta attraverso determinati livelli di tutela; b. disciplinare e controllare gli utilizzi compatibili con la salvaguardia dei valori identitari dell’ANPIL; c. promuovere la valorizzazione dei valori identitari dell’ANPIL nelle loro diverse funzioni con i livelli di tutela richiamati dalla lettera a; d. garantire per la fruizione dell’ANPIL, il coordinamento delle iniziative, delle azioni e degli interventi, compreso la promozione di attività didattiche e formative finalizzate a far conoscere l’ambiente, le risorse ambientali e la biodiversità. I valori identitari della Riserva Naturale, ovvero l’insieme dei valori naturalistici, sono: - le Emergenze geologiche; - i Corsi d’acqua e sorgenti (Sistema Acqua) Flora; - la Fauna; - gli Habitat di interesse conservazionistico Alberi monumentali; - gli Edifici e manufatti antropici. Per questi valori identitari il RU vieta ogni genere di utilizzo e di intervento che ne deteriori o ne comprometta l’integrità o ne alteri la valenza; sono previsti comunque, purché compatibili con la salvaguardia dei valori identitari, le attività di fruizione leggera a fini didattici, sociali, ricreativi, 99 culturali, sportivi e turistici secondo gli indirizzi ed i criteri specificati nella Parte Terza del presente Regolamento. Sono anche consentite le attività, gli utilizzi e gli interventi strettamente necessari per la manutenzione, la tutela e la fruizione compatibile con i valori identitari, nonché l’installazione di attrezzature provvisorie per la ricerca scientifica, la tutela degli ecosistemi e per la didattica ambientale; fatte salve tutte le attività, gli utilizzi e gli interventi che godono di particolari deroghe per motivi fitosanitari, di sicurezza, di gravi dissesti ecologici. Per gli interventi quali prelievi, attingimenti, opere idrauliche, movimenti di terra, manutenzione, ristrutturazione edilizia, recupero o adeguamento di infrastrutture, di gestione forestale, idraulica o faunistica, od ogni altra opera, che interessi gli Elementi di particolare valore ecologico di cui all’Allegato 01 delle NTA del PTC di Prato è in ogni caso necessaria la preventiva acquisizione di nulla osta provinciale ai sensi dell’art. 29, comma 3, lettera e del PTC di Prato approvato con Delibera di Giunta provinciale n. 7 del 4/02/2009. Si intende vietato e sanzionabile ogni intervento, attività ed installazione che non rientri nelle tipologie elencate al comma 2 o che sia realizzato senza rispettare le ulteriori prescrizioni definite nella parte terza del presente Regolamento oppure in assenza dell’atto di assenso comunque denominato del Comune territorialmente competente ai sensi del comma 3 del presente articolo o in assenza del nulla osta provinciale ai sensi del comma 4 del presente articolo. L’area Anpil coincide con il SIR n° 39 Appennino Pratese (IT5150003) per il quale si rimanda alla Valutazione di Incidenza allegata alla presente VAS. Uso del suolo forestale Le aree boscate rappresentano una delle componenti fondamentali del quadro ambientale del territorio di Vernio, nonché la principale del sistema agricolo-forestale: i boschi coprono infatti ben 100 4.963,30 ha, pari all’83,78% della superficie dell’intero Comune ed al 24% della superficie boscata provinciale (20.456,03 ha). All’interno del territorio comunale la distribuzione delle formazioni boschive riflette fedelmente le fasce fitoclimatiche: le faggete occupano 1.096,70 ha, il 22% della superficie boscata comunale ed il 23% di tutta la superficie a faggio della Provincia di Prato. Due ampie aree coperte da conifere, d’impianto per la produzione del legname, interrompono questa sequenza sui versanti posti a nord di Montepiano. Le quercete occupano, invece, la fascia compresa tra il piano basale delle sclerofille e quello montano del faggio e sono disposte prevalentemente sui versanti esposti a sud e concentrate sui monti della Calvana. Le aree coperte da querce sono spesso affiancate dai castagneti da frutto. Dal punto di vista della copertura forestale c’è da segnalare una rilevante presenza di arbusteti e macchie di robinie (anche piuttosto estese), per lo più localizzata nei pressi dei centri abitati in corrispondenza di colture abbandonate (castagneti da frutto) e terreni liberi da vegetazione (pratipascolo abbandonati). Il bosco misto di latifoglie, che costituisce la maggior parte della superficie boscata del territorio, è caratterizzato da un’evidente ricchezza di specie, talvolta anche pregiate e di dimensioni. Alberi monumentali Censiti dal P.T.C.P. della Provincia di Prato gli alberi monumentali sono stati censiti nell’ambito tutti nella porzione settentrionale e sono rappresentati da faggi, castagni e querce. Aree percorse da incendi Tenuto conto dell’estensione della superficie boscata del Comune di Vernio, pari a 4.963 ha, il fattore incendio, come indicatore di pressione, può considerarsi di scarso rilievo in quanto nel quinquennio 2000-2005 sono bruciati 4 ha di bosco, pari allo 0,1% del totale della superficie boscata. La scarsità degli incendi boschivi può essere considerata il frutto di due concause: da un lato la particolare morfologia del territorio (caratterizzato da strette valli, elevate pendenze e scarsità di viabilità carrabile) che può funzionare da deterrente nei confronti di eventuali azioni dolose; dall’altro da un elevato grado di responsabilità e rispetto della popolazione locale nei confronti dell’ambiente in cui vive. Il Piano operativo annuale della Provincia di Prato restituisce due carte inerenti la sensibilità agli incendi dell'intero territorio della Provincia; esse prendono in considerazione il problema incendio da due punti di vista, quello del rischio d'incendio boschivo e quello della pericolo d'incendio boschivo. Prendendo in considerazione esclusivamente le classi di maggiore pericolosità, il territorio comunale di Vernio risulta inserito in classe 4 (alta pericolosità) per le aree intorno a Villa Cipriani e al Faggiarello (sul versante ovest del torrente Setta), per le formazioni boschive nei pressi del Mulinaccio del colle Alto e del colle Basso, per la Lama e le aree in prossimità del santuario San Antonio Maria Pucci e Ligliano. Le aree classificate in pericolosità 3 (media pericolosità) sono invece le zone limitrofe al C. Gasperone, il versante lungo il fiume Setta che collega la Badia con il Pecorile, il Castagnaccio, le formazioni boschive intorno a Pereta e di C. Mezzana, le formazioni boschive intorno alle località di Luciana e Sasseta, Rimondeto, Masseto, Malpasso ed i versanti della valle del Torbola, tra Molino di Saletto e Porciglia. Aree protette Il territorio comunale di Vernio racchiude diverse aree protette: l’ANPIL Alta Val Carigiola, istituita nel 2002, di carattere intercomunale estesa per la maggior parte nel territorio di Cantagallo e per il resto in quello di Vernio; la Riserva Naturale Provinciale dell’Acquerino Cantagallo, istituita nel 1998, e l’ANPIL Monti della Calvana già prevista e di prossima istituzione, e infine il SIC dell’Appennino Pratese di recente istituzione. Formazioni di ripa La presenza delle formazioni ripariali sono un importante indicatore per ciò che riguarda la naturalità dei corsi d’acqua oltre che essere una interessante emergenza vegetazionale. Le fasce 101 perifluviali, per il loro ruolo di transizione fra terreno e acqua, sono un ambiente estremamente delicato poiché consentono, con la loro ampiezza e copertura vegetale, una naturale capacità di autodepurazione, un controllo dell’azione erosiva del fiume ed una migliore regimazione delle piene. Le specie più frequentemente riscontrate lungo i corsi d’acqua sono per lo più latifoglie spiccatamente igrofile come Alnus glutinosa, Salix alba, Salix caprea, Popolus alba e Popolus nigra. Per la campagna che ha portato all’attribuzione dell’indice IFF (vedi Sistema Acque) al fiume Bisenzio diviso per aste fluviali, uno degli indicatori era la vegetazione ripariale considerata per ampiezza, composizione, continuità e strutturazione. I valori massimi sono stati attribuiti per i tratti a monte della confluenza col Fiumenta dove appunto il fiume attraversa valli non urbanizzate ad alto grado di naturalità. E’ appunto la presenza di attività produttive e degli insediamenti urbani che interferisce negativamente sulla vegetazione riparia, laddove l’intervento antropico ha impoverito le sponde fluviali con opere idrauliche che hanno privilegiato più la praticità che non il rispetto delle esigenze eco-biologiche. Criticità del sistema flora-fauna Le principali criticità legate al sistema flora e fauna coinvolgono, essenzialmente, il mantenimento e la salvaguardia della biodiversità. L'incentivazione alla fruizione pubblica dei luoghi, non esplicitamente indicata come compatibile, può generare negatività; così come interventi "strutturali" sul territorio, finalizzati alla tutela ed alla valorizzazione del paesaggio agricoloforestale storico, possono determinare una pressione antropica non sempre sostenibile. Gli studi sulla flora e sulla fauna hanno evidenziato la presenza di alcune specie animali a rischio di scomparsa quali il tritone alpestre, tra gli Anfibi ed il geco verrucoso, tra i Rettili, la cui effettiva diffusione, probabilmente, è più elevata di quanto i dati raccolti lascino supporre. Le principali cause di minaccia per le specie di Crostacei sono invece: il degrado ambientale dei corsi d’acqua dovuto all’inquinamento ed alla modificazione fisica degli habitat naturali; la riduzione del regime idrico di molti piccoli corsi d’acqua, la pesca di frodo, la diffusione della specie invasiva Procambarus clarkii (gambero rosso della Louisiana) e l’immissione di salmonidi. Per i Pesci ed i Crostacei, le zone di particolare interesse sono quelle situate nella parte centro-settentrionale del territorio provinciale e rientranti oltre al comune di Vernio anche per i comuni di Cantagallo e Vaiano. In queste zone infatti è stata registrata la presenza di tutte le specie tutelate presenti nel territorio pratese. In alcune aree è stata registrata la contemporanea presenza di tre o quattro specie. Specie Vegetali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,C,C1) Uno studio condotto dalla Provincia di Prato ha consentito di censire 38 specie meritevoli di tutela sul territorio provinciale (in base a quanto enunciato nella L.R. 56/2000 allegati C e C1), e 100 specie la cui conservazione può richiedere la designazione di SIR-Siti di Importanza Regionale (Allegato A). La maggior concentrazione di specie è presente sul territorio del comune di Prato, nell’area di Monteferrato, compresa interamente in aree protette (ANPIL Monteferrato e SIC Monteferrato e Monte Javello). Le specie vegetali tutelate secondo la legge 56/2000 (allegati A, C, C1 ) nel territorio del Comune di Vernio sono 43. Specie: Arisarum proboscideum (L.) Savi Nome volgare: ArisaroFioritura: in Aprile-MaggioAmbiente di vita: siepi e anfratti umidi e ombrosi ricchi di humusLocalizzazione nel Comune di Vernio : Montepiano - siepi nei dintorni del rifugio dei Boy-scout Specie: Asarum europaeum L. Nome volgare: Asaro, Baccaro, Cariofillata salvatica, Erba renellaFioritura: Maggio-LuglioAmbiente di vita: siepi e luoghi umidi e ombrosi ricchi di humusLocalizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano - siepi nei dintorni del Rifugio dei Boy-scout. 102 Specie: Tanacetum vulgare L. Nome volgare: Anaceto, Aniceto, Erba da bachi, Tanaceto Fioritura: da Luglio a SettembreAmbiente di vita: margini di boschi o di strade e ambienti degradati Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano Specie: Myosotis discolor Pers. Nome volgare: Centonchio salvatico, Non ti scordar di meFioritura: da Aprile a GiugnoAmbiente di vita: luoghi freschi ed umidi a substrato siliceo dalla pianura alla zona montana Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano - ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare conduce alla vetta del Monte Tronale, esp NW. (Ricceri e Bettini). Specie: Erysimum pseudorhaeticum Polatschek Nome volgare: Crespinaccio, Crespinaccio gialloFioritura: da Aprile a GiugnoAmbiente di vita: pascoli aridi sassosi, ambienti prativi, margini di strade e vecchi muri Localizzazione nel Comune di Vernio: monti di Montepiano Specie: Stellaria graminea L Nome volgare: sconosciuto Fioritura: da Maggio a Luglio Ambiente di vita: luoghi prativi e boschi radi a substrato ricco di humus oltre gli 800 m Localizzazione nel Comune di Vernio: dintorni di Montepiano (Bertoloni). Cavarzano, sotto Case dell'Alpe di Cavarzano nella faggeta Specie: Polygonatum odoratum (Mill.) Druce Nome volgare: Polygonato, Frassinella, Sigillo di Salomone, Sigillo di Santa MariaFioritura: AprileMaggioAmbiente di vita: boschi e pascoli freschi oltre i 300 mLocalizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare di Monte Tronale, Cavarzano Specie: Brionia dioica L. Nome volgare: Barbone, Brionia, Fescera, Pianta della fata, Vite bianca, Zucca salvatica Fioritura: Maggio-Giugno Ambiente di vita: siepi e macchie a substrato ricco di humus.dalla pianura fino ai 900 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Mercatale di Vernio, presso l'ex Centrale Idroelettrica alla presa del Margone, lungo il torrente Fiumenta sopra San Quirico di Vernio Specie: Eleocharis palustris (L.) Roem. et Schult. Nome volgare: Cavolaia, Giunco d'acqua, Giunco tondoFioritura: Maggio-GiugnoAmbiente di vita: luoghi umidi o paludosiLocalizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, margine del Lago sul fosso delle Mesole (Bettini & Ricceri) Specie: Gentiana cruciata L. Nome volgare: Genziana, Genziana minoreFioritura: da Luglio a SettembreAmbiente di vita: pascoli freschi e chiarie di boschi collinari o montani; di 300 a 1200 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano Specie: Salvia pratensis L. Nome volgare: Erba lupo, Erba moro, Salvia dei prati, Salvia pratenseFioritura: da Maggio ad AgostoAmbiente di vita: pascoli, margini di strade e luoghi erbosi dalla pianura fino ai 1000 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, prati della Malferra. - Montepiano, prati del Gasperone Specie: Radiola linoides Roth Nome volgare: Sconosciuto Fioritura: da Marzo a Luglio 103 Ambiente di vita: luoghi erbosi e spesso umidi a substrato sabbioso dalla bassa collina fino oltre i 1500 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Vernio (Targioni) Specie: Anacamptis pyramidalis (L.) R.C.Rich Nome volgare: Giglione, Orchidea piramidale Fioritura: Maggio-Giugno Ambiente di vita: prati, pascoli e boschi radi dalla pianura a 1400 m Localizzazione nella Provincia di Prato: carta della distribuzione redatta a cura dalla Sez. Pratese del GIROS (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee) Specie: Listera ovata (L.) R. Br. Nome volgare: Giglio verde, Listera maggiore (Biagioli et Al. 1999) Fioritura: Giugno-Agosto Ambiente di vita: boschi radi e luoghi prativi.dalla pianura a 1500 m. Localizzazione nella Provincia di Prato: carta della distribuzione redatta a cura dalla Sez. Pratese del GIROS (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee) Specie: Platanthera chlorantha (Custer) Rchb. Nome volgare: Bisorchide, Cipolla a due foglie, Cipolla di serpe Fioritura: Maggio-Luglio Ambiente di vita: boschi radi, arbusteti e pascoli da dalla pianura ad oltre i 1400 m, più frequente da 600 a 1400 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Cavarzano Specie: Abies alba L. Nome volgare: Abete, Abete bianco, Abete maschio, Abeto Fioritura: primavera Ambiente di vita: boschi di faggio e fascia a conifere da 800 a 1800 m Localizzazione nel Comune di Vernio: dorsale appenninica di Montepiano, Montepiano, mulattiera che dal Lago sul Fosso delle Mesole conduce alla funicolare di monte Tronale (Ricceri Bettini) Montepiano, ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare di Monte Tronale conduce alla vetta in esp. settentrionale. (Ricceri e Bettini) Specie: Glyceria fluitans (L.) R. Br. Nome volgare: Fienarola d'acqua, Gramigna olivella Fioritura: da Maggio a Luglio Ambiente di vita: luoghi paludosi e fossi Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano -ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare conduce alla cima del Monte Tronale Esp. settentrionale (Ricceri Bettini) Specie: Lysimachia punctata L. Nome volgare: Lisimachia, Cruciata maggiore, Mazza d'oro Fioritura: da Giugno a Settembre Ambiente di vita: boschi umidi, ambienti palustri e margini dei ruscelli oltre i 400 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano; ambienti umidi a Risubbiani, Montepiano: margine del Lago sul fosso delle Mesole (Bettini & Ricceri) - Montepiano; mulattiera che dal Lago sul Fosso delle Mesole conduce alla funicolare del Monte Tronale (Bettini & Ricceri) - Montepiano; ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare conduce alla vetta del Monte Tronale (Bettini & Ricceri). Specie: Salix apennina Skvortsov Nome volgare: Salica Fioritura: Aprile-Maggio, che precede di poco la nascita delle foglioline 104 Ambiente di vita: luoghi umidi o paludosi, rive di ruscelli. Si presenta indifferente alla natura dei suoli Localizzazione nel Comune di Vernio: Alpe di Cavarzano, lungo strada nei pressi delle case. Mercatale di Vernio, lungo il Torrente Carigiola sopra l'ex Centrale Idroelettrica alla presa del margone., Montepiano: margine del Lago sul fosso delle Mesole (Ricceri e Bettini). - Montepiano, ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare di Monte Tronale conduce alla vetta in esp. settentrionale.(Ricceri e Bettini). Specie: Digitalis lutea L. ssp. australis (Ten.) Arcang. Nome volgare: Aralda, Digitaria, Erba nalda, Fior gentile Fioritura: da Giugno ad Agosto Ambiente di vita: boschi radi, arbusteti, margini di mulattiere e pascoli Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, pascoli della Malferra. – Montepiano, nei dintorni della Badia. – Montepiano, nei dintorni di Risubbiani. – Montepiano, Passo della Crocetta. lpe di Cavarzano, lungo la strada nel versante occidentale di Poggio di Petto Specie: Atropa belladonna L. Nome volgare: Belladonna, Bella dama, Salatro maggiore, Parmentana Fioritura: da Giugno a Settembre Ambiente di vita: boschi ombrosi e margini di mulattiere, da 100 a 1300(1800) m Localizzazione nel Comune di Vernio: nei dintorni di Montepiano Specie: Tilia cordata Miller Nome volgare: TiglioFioritura: Giugno-Agosto Ambiente di vita: boschi umidi di quota Localizzazione nel Comune di Vernio: Gavigno in loc. Acquabona; bosco misto di faggio e tiglio Specie: Valeriana officinalis L. Nome volgare: Valeriana, Valeriana minore, Nardo selvatico, Erba gatta Fioritura: Aprile-Luglio Ambiente di vita: boschi e luoghi umidi ombrosiLocalizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare di Monte Tronale conduce alla vetta in esp. settentrionale (Ricceri e Bettini). Montepiano, sentiero dal Lago sul Fosso delle Mesole alla funicolare di monte Tronale (Ricceri e Bettini) Specie: Galanthus nivalis L. Nome volgare: Bucaneve, Foraneve , Fior di neveFioritura: Marzo - Aprile, raramente in Ottobre NovembreAmbiente di vita: boschi umidi e impluvi freschi e ricchi di humus, dalla pianura fino a 1600 m Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, Poggio Roncomannaio; (Pozzi e Compiani). - San Quirico di Vernio, Monte delle Scalette; (Pozzi e Compiani) Specie: Leucojum vernum L. Nome volgare: Campanelline, Cipolline, Narciso a campanelle Fioritura: Marzo - Aprile Ambiente di vita: boschi umidi, ambienti paludosi e margini dei ruscelli dalla pianura a 1600 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, Monte La Faggeta (Pozzi e Compiani) Specie: Asparagus acutifolius L. Nome volgare: Asparagio, Sparagio, Sparagio di boscoFioritura: Agosto - SettembreAmbiente di vita: boschi radi e macchie caldo-aride dalla pianura a 1300 m, principalmente a substrato calcareoLocalizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, in loc. La Villa. -Monteferrato sui serpentini Specie: Centaurea bracteata Scop 105 Nome volgare: Fiordaliso, Erba amara Fioritura: Giugno - LuglioAmbiente di vita: boschi radi, pinete e cespugliati aridi dalla pianura a 1500 m Localizzazione Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, lungo la strada SS 325. - San Quirico di Vernio, margini stradali poco sopra la Villa Specie: Centaurea cyanus L. Nome volgare: Battisecola, Battisuocera, Fior aliso, Fiordaliso Fioritura: Maggio - Luglio Localizzazione nel Comune di Vernio: rara nei campi di cereali fertilizzati con concimi organici. La sua presenza nel territorio cambia con la rotazione delle coltivazioni. - San Quirico di Vernio, Gavigno nei campi lavorati a I Felciai Specie: Centaurea nigrescens Willd. Nome volgare: Fiordaliso grande, Fior bordino, Steccioni, Stoppioni Fioritura: Maggio - NovembreAmbiente di vita: pascoli e incolti dalla pianura a 1600 m Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, lungo la strada SS 325. - fra Sasseta e Montepiano, lungo la SS 325. Montepiano, lungo la strada SS 325. - Montepiano, Risubbiani non molto lontano dal Passo della Crocetta. Montepiano, prati sopra il bivio per Malferma. Vernio, strada per Gavigno in loc. La Villa. - San Quirico di Vernio, Gavigno, in loc. I Felciai Specie: Dianthus armeria L. Nome volgare: Armeria, Viola di lepre, Violina a mazzetti, V. di talloFioritura: Maggio AgostoAmbiente di vita: luoghi prativi e boschi aridi, dalla pianura a 1200 mLocalizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, prati sopra il bivio per Malferra. San Quirico di Vernio, margini stradali poco sotto la Villa Specie: Dianthus deltoides L. Nome volgare: Garofanino Fioritura: Maggio - Agosto Ambiente di vita: pendii erbosi e pascoli aridi oltre 500 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, prati a monte della strada di Malferra Specie: Dianthus monspessulanus L. Nome volgare: Garofano selvaticoFioritura: Giugno - Ottobre Ambiente di vita: boschi e arbusteti a substrato acido dalla pianura a 2200 m Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, margini stradali e pascoli nei dintorni di Gavigno Specie: Digitalis lutea L. ssp. australis (Ten.) Arcang. Nome volgare: Aralda, Digitaria, Erba nalda, Fior gentile Fioritura: da Giugno ad Agosto Ambiente di vita: boschi radi, arbusteti, margini di mulattiere e pascoliLocalizzazione nel Comune di Vernio: località la Villa, Montepiano, lungo strada per andare al Gasperone. Montepiano: pascoli della Malferra. Montepiano, nei dintorni della Badia. Montepiano, nei dintorni di Risubbiani Specie: Lilium bulbiferum L. ssp. croceum (Chaix) Baker Nome volgare: Giglio rosso, G. selvatico, G. di San Giovanni Fioritura: Giugno - Luglio Ambiente di vita: pascoli e boschi radi o freschi, da 500 a 1800 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano e Cavarzano Specie: Lilium martagon L. Nome volgare: Giglio martagone, Martagone, Bella montanina 106 Fioritura: Giugno - Agosto Ambiente di vita: radure di boschi e prati montani da 300 a 1600 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano (Sommier); Cavarzano Specie: Primula vulgaris Huds. Nome volgare: Fiore di primavera, Occhio di civetta, Primavera Fioritura: Febbraio - Maggio Ambiente di vita: boschi freschi di caducifoglie dalla pianura a 1200 m Localizzazione nel Comune di Vernio: strada 325 fra Vernio e Montepiano. Montepiano nei dintorni della Badia. Montepiano in loc. Gasperone. Montepiano verso l'Osservatorio. San Quirico di Vernio, strada per Gavigno, bivio per Mezzana. San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno in loc. "I Felciai" San Quirico di Vernio, Rocce lungo la SS. 325 fra Sasseta e Montepiano. Mercatale di Vernio, strada per Pieraldaccio Specie: Aquilegia vulgaris L. Nome volgare: Aquilegia, Amor nascosto, Amor perfetto, Aquilina, Fior cappuccio, Calze a braga Fioritura: Maggio - Agosto Ambiente di vita: colonizza ambienti freschi nelle radure del bosco, margini stradali, pascoli di quota, rocce e forre umide compresi fra 300 e 1800 m Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno in loc. "I Felciai". San Quirico di Vernio Gavigno. San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno fra Rotì e i "I Felciai". San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno poco dopo Rotì. San Quirico di Vernio, Rocce lungo la SS. 325 fra Sasseta e Montepiano. San Quirico di Vernio, Montepiano, presso il Bivio per "la Burraia" Specie: Ruscus aculeatus L. Nome volgare: Brusco, Pugnitopo, Pungitopo, Ruschio Fioritura: Ottobre e da Febbraio ad AprileAmbiente di vita: boschi termofili di leccio e di caducifoglie dalla pianura a 600 m Localizzazione nel Comune di Vernio: ambienti mesici di tutto il territorio provinciale Specie: Saxifraga bulbifera L. Nome volgare: Sassifraga a foglie rotonde Fioritura: Aprile - Giugno Ambiente di vita: praticelli aridi e pendii pietrosi dalla pianura a 1900 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Poggio di Petto a Montepiano; San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno in loc. I Felciai Specie: Saxifraga rotundifolia L. Nome volgare: Sassifraga a foglie rotonde,Erba stella Fioritura: Giugno - Luglio Ambiente di vita: boschi densi e umidi, dalla faggeta ai cespuglieti subalpini in altitudini fra 800 e 2200 m Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno in loc. I Felciai. San Quirico di Vernio, Rocce lungo la SS. 325 fra Sasseta e Montepiano. Montepiano, La Badia presso il Campo dei Boys-Scouth. Montepiano, ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funivia di Monte Tronale conduce alla vetta in esp. Settentrionale (Ricceri - Bettini) Specie: Saxifraga tridactylites L. Nome volgare: Erba tettaiola, Sassifraga dei tetti, Sassifraga rossa, Lucernicchia Fioritura: Marzo - Luglio Ambiente di vita: terreni smossi, pendici in erosione, vecchi muri, sabbie, dalla pianura a 1500 m Localizzazione nel Comune di Vernio: Poggio di Petto a Montepiano (Sommier) 107 Specie animali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,A2,B,B1) Gli studi sulle specie protette condotti sull’intero territorio provinciale hanno consentito di censire 28 specie la cui conservazione può richiedere la designazione di SIR (siti di interesse regionale, Allegati A, A2 L.R. 56/2000), 14 specie animali protette (Allegato B, L.R. 56/2000) e 10 specie animali assoggettate a limitazioni nel prelievo (allegato B1 L.R. 56/2000). Sono inoltre state censite altre 8 specie presenti ma non incluse nelle liste di protezione. Il livello di conoscenza raggiunto sulla presenza delle specie è molto vario, essendo il periodo di studio limitato a tre anni, soprattutto per quelle ove il ritrovamento in natura è reso particolarmente difficoltoso da motivazioni di carattere eco-etologico e/o dalla loro rarità e localizzazione anche nel restante territorio toscano. Nome volgare: Scazzone Pesci Specie: Cottus gobio L. Phylum : pesci Classe: OsteichthyesOrdine: ScorpeniformesFamiglia: CottidaeLocalizzazione nel Comune di Vernio: è stata rilevata la sua presenza sul torrente Carigiola e nel Fiumenta.Stato e conservazione: lo Scazzone è legato ad ambienti acquatici particolarmente integri da un punto di vista delle caratteristiche fisico-chimiche e delle condizioni del fondo. Il degrado ambientale ed i cambiamenti ambientali ad esso conseguenti hanno quindi fortemente ridotto la distribuzione e il numero delle popolazioni di questa specie. Lo Scazzone è inoltre legato a quei tratti dei corsi d'acqua con caratteristiche tali da essere generalmente individuati dalle pubbliche amministrazioni per l'esecuzione di semine di Salmonidi: questo è un problema per la conservazione della specie, dato che i Salmonidi predano i giovani Scazzoni ed entrano in competizione alimentare e spaziale con gli adulti. È stato comunque provato che anche gli Scazzoni adulti sono in grado di esercitare una forte pressione predatoria nei confronti di avannotti di Trota fario, almeno per alcuni giorni a partire dal momento in cui questi hanno terminato il riassorbimento del sacco vitellino (Gaudin e Caillere, 2000) Specie: Austropotamobius italicus Nome volgare: Gambero di Fiume Phylum : CrostaceiClasse: CrustaceaOrdine: Decapoda Famiglia: AstacidaeLocalizzazione nel Comune di Vernio : presente nei torrenti e nei fossi del ComuneStato e conservazione: in Europa, Austropotamobius pallipes è considerata una specie vulnerabile (Groombridge, 1996), con alto rischio di estinzione in alcune aree come la Spagna. Analogamente a quanto riscontrato in altri paesi europei, in Italia si è osservata una rarefazione nel numero e nella distribuzione delle popolazioni di questo macroinvertebrato. Tra le cause antropiche di questa riduzione sono da citare (Matthews e Reynolds, 1995) l'inquinamento chimico delle acque (per acidificazione, eutrofizzazione e scarico di sostanze tossiche dall'agricoltura e dall'industria), le modificazioni dell'habitat fisico (indotte dalla costruzione di dighe, sistemi di scarico, escavazioni, processi di canalizzazione e cementificazione degli argini), la pesca di frodo e l'introduzione di specie aliene, originarie dell'America del Nord, quali ad esempio Procambarus clarkii. Quest'ultima specie infatti, oltre a rappresentare un competitore diretto ed indiretto, è, come già spiegato, un portatore sano della "peste del gambero". Tale malattia ha, in alcuni paesi europei, eliminato intere popolazioni di gamberi nativi. Dal punto di vista normativo, nonostante il D.P.R. dell'8 Settembre 1997 (n. 357) definisca il Gambero di fiume come una specie la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali e, inoltre, lo indichi come una specie il cui prelievo in natura e il cui sfruttamento devono essere soggetti a misure di gestione, la Legge Regionale 6 Aprile 2000, n. 56, non lo include tra le specie protette. A nostro avviso, questo è un aspetto della normativa regionale che andrebbe rivisto alla luce dello status conservazionistico del Gambero di fiume in tutta Europa Specie: Padogobius nigricans Nome volgare: Ghiozzo dell’Arno o Ghiozzo di ruscello Phylum: pesci 108 Classe: Osteichthyes Ordine: Perciformes Famiglia: Gobiidae Localizzazione nel Comune di Vernio: sono state rilevate delle catture lungo il torrente Carigiola Stato e conservazione: uno dei maggiori rischi per il Ghiozzo dell'Arno è la presenza del congenerico Ghiozzo padano, specie tipica del versante adriatico ed introdotta nel versante tirrenico. Il Ghiozzo padano è una specie molto simile al Ghiozzo dell'Arno, con cui è facile confonderla, che presenta pressoché le medesime esigenze ambientali, e che tende normalmente a soppiantare la nostra specie endemica per il comportamento più aggressivo. Mentre in molti sottobacini della Toscana, le due specie sono state rinvenute in sintopia, nel territorio della provincia pratese è stata registrata la presenza della sola specie endemica. Questo dato può rappresentare uno strumento utile per la Provincia di Prato al fine dell'istituzione di siti protetti per la specie, data l'importanza della conservazione degli endemismi di una data area geografica. La presenza del Ghiozzo padano nel versante tirrenico è da attribuire a semine programmate (dalle amministrazioni provinciali) o occulte (da parte di privati) di materiale ittico di maggior pregio. Questa specie infatti può venire accidentalmente introdotta, nel corso di semine di Ciprinidi (Barbi, Cavedani, Alborelle, ...) provenienti da allevamenti dell'Italia centro-settentrionale. L'assenza del Ghiozzo padano in Provincia di Prato potrebbe essere dovuta al fatto che le aree in cui esso vive coincidono, nella Provincia di Prato, con quelle in cui solitamente vengono effettuate semine di Salmonidi, che non sono veicolo di diffusione di altre specie alloctone. I Salmonidi, infatti, sono specie molto aggressive e in cattività non permettono la sopravvivenza di specie di minor taglia (tra cui vi è il Ghiozzo) che possono trovarsi nelle vasche di allevamento e di trasporto Anfibi Specie: Salamandra salamandra L. Nome volgare: Salamandra pezzata, salamandra gialla e nera Phylum : AnfibiClasse: Amphibia Ordine: Caudata Famiglia: Salamandridae Localizzazione nella Provincia di Prato: è stata accertata in 1 quadrato U.T.M., mentre di altri 3 era nota in base a dati museali abbastanza recenti; in totale i quadrati interessati sono pertanto 4 sui 29 provinciali (13,8%), tutti situati nell'area appenninica. È comunque presumibile che la specie sia presente anche nelle aree limitrofe, che presentano analoghe caratteristiche ecologiche e altitudinali. Le quote relative alle località delle osservazioni sono comprese fra 515 e 870 m, ma probabilmente si trova anche ad altitudini maggioriStato e conservazione: in provincia di Prato è abbastanza localizzata e apparentemente non comune. Le popolazioni della specie sono per la maggior parte comprese in Aree protette, che dovrebbero garantirne la conservazione. Cause possibili di minaccia sono rappresentate dalla distruzione o dal degrado dei suoi ambienti vitali (soprattutto per il taglio o il diradamento dei vecchi boschi e per gli incendi), dall'alterazione dei corsi d'acqua in cui depone le larve (taglio della vegetazione riparia, inquinamento, captazioni idriche abusive) e dalla presenza in questi di Salmonidi, che possono influire molto negativamente sul successo riproduttivo della specie. La salamandra pezzata è inserita nell'all. III della Convenzione di Berna e negli all. A e B della Legge Regionale toscana; è considerata "a più basso rischio" nel Libro Rosso del W.W.F.. Specie: Rana lessonae Camerano e Rana kl. esculenta L. Nome volgare: Rane verdi, rana esculenta Phylum: Anfibi Classe: Amphibia Ordine: Salientia Famiglia: Ranidae Localizzazione nella Provincia di Prato: dopo il rospo comune, le "rane verdi" sono risultate gli Anuri più frequenti e diffusi in provincia di Prato. Sono state infatti trovate in 21 quadrati U.T.M. sui 29 provinciali (72,4%); ne è comunque quasi certa la presenza anche nelle restanti aree. Sono inoltre gli unici Anfibi che compaiono abbastanza frequentemente anche nella piana, con la sola 109 esclusione delle aree più antropizzate e inquinate. Le quote delle località delle osservazioni vanno da 35 a 1050 m Stato e conservazione: nonostante l'ampia diffusione, localmente alcune popolazioni hanno subito un certo decremento nel corso degli ultimi anni. L'inquinamento oltre certi limiti e la distruzione degli ambienti vitali sembrano le più importanti cause di minaccia. Anche l'uso di sostanze tossiche in agricoltura e la mortalità stradale possono avere non trascurabili effetti negativi sulla consistenza popolazionale. Le rane verdi sono comprese nell'all. III della Convenzione di Berna, nell'all. E della Direttiva Habitat e nell'all. B1 della Legge Regionale toscana. Specie: Bufo bufo L. Nome volgare: Rospo comune Phylum : Anfibi Classe: Amphibia Ordine: Salientia Famiglia: Bufonidae Localizzazione nella Provincia di Prato: si tratta di una specie largamente diffusa e comune nell'area collinare e montana del territorio di Prato. Al presente è nota di 23 quadrati U.T.M. sui 29 provinciali (79,3%). Sembra invece essere divenuta rara e localizzata in gran parte della piana, ove forse un tempo era abbastanza diffusa e frequente. Le quote delle località di osservazione sono comprese fra 35 e 1075 m circaStato e conservazione: le popolazioni collinari e montane della specie sono ancora piuttosto abbondanti, anche se un certo calo è segnalato un po' ovunque. Quelle di pianura risultano invece spesso rarefatte o localmente estinte, soprattutto a causa dell'inquinamento e del notevole degrado dei piccoli corsi d'acqua (fossi, gore, scoline, ...) che attraversano questa parte del territorio, per la quasi totalità ormai inadatti alla riproduzione della specie dal punto di vista ambientale, come del resto i principali fiumi e torrenti; notevole influenza hanno avuto senz'altro anche la trasformazione agraria e l'espansione urbana e industriale degli ultimi 50 anni, alla quale debbono essere fatti risalire i maggiori danni diretti e indiretti alla preesistente situazione ecologica. Oltre all'inquinamento, al degrado e alla distruzione dei luoghi riproduttivi, rilevanti cause di minaccia per la specie in Provincia di Prato sono costituite dall'uccisione di esemplari da parte del traffico veicolare (notevole in certe località, soprattutto durante i mesi primaverili e autunnali), dal massiccio uso di sostanze tossiche in agricoltura e dal prelievo idrico abusivo dai piccoli corsi d'acqua in cui la specie depone le uova. Il rospo comune è inserito nell'all. III della Convenzione di Berna e nell'all. B della Legge Regionale toscana. Specie: Rana italica Dubois Nome volgare: Rana appenninica, rana italica Phylum: Anfibi Classe: AmphibiaOrdine: Salientia Famiglia: Ranidae Localizzazione nella Provincia di Prato: la specie è abbastanza comune e localmente comune in buona parte dei torrentelli con acque limpide e correnti della porzione collinare e medio-montana della provincia. Manca completamente nella piana, che non mostra del resto caratteristiche ecologiche idonee alla sua esistenza. I quadrati U.T.M. in cui è risultata presente sono 16 sui 29 provinciali (55,2%). Le quote delle località in cui questa rana è stata osservata in Provincia di Prato sono comprese fra 55 e 860 mStato e conservazione: nonostante si tratti di una specie ancora relativamente comune nel territorio provinciale, questa rana abita in ambienti piuttosto "fragili" e quindi soggetti a numerose minaccie, quali l'inquinamento e l'alterazione dei corsi d'acqua in cui abita, i disboscamenti, l'eliminazione della vegetazione riparia, gli incendi, il prelievo abusivo di acqua. Quest'ultima pratica risulta particolarmente pericolosa per le larve durante i mesi tardoprimaverili e nella prima parte dell'estate. Una causa di minaccia di estrema gravità è poi costituita dall'immissione di trote e altri Pesci carnivori nei torrenti e torrentelli in cui la rana appenninica vive, dato che larve e metamorfosati restano frequentemente vittima di questi animali, con la conseguente distruzione di intere popolazioni della specie. La rana appenninica è compresa 110 nell'all. II della Convenzione di Berna, nell'all. D della Direttiva Habitat e nell'all. A della Legge Regionale toscana; è inoltre considerata "a più basso rischio" nel Libro Rosso del W.W.F. Specie: Lacerta bilineata Daudin Nome volgare: Ramarro, ramarro occidentale Phylum: Rettili Classe: Reptilia Ordine: Squamata Sottordine: Sauria Famiglia: Lacertidae Distribuzione in Provincia di Prato: Nel corso della ricerca la specie, per la quale non erano disponibili dati museali o bibliografici, è stata accertata in 19 quadrati U.T.M. Sui 29 provinciali (65,5%); ne è comunque molto probabile la presenza anche nei quadrati in cui non è stata finora rilevata con sicurezza. Il ramarro è stato trovato un po' in tutti gli ambienti, ma soprattutto nelle aree ecotonali cespuglieti-bosco e cespuglieti-prato; pare mancare solo nelle zone pesantemente urbanizzate. Le quote delle località delle osservazioni sono comprese fra 35 e 1000 m circa. Stato e conservazione: è ancora abbastanza comune o comune in buona parte del territorio provinciale. Cause principali di minaccia sono gli incendi, il passaggio dell'agricoltura al tipo intensivo, la distruzione di boscaglie e file di siepi, l'urbanizzazione, l'uso di prodotti tossici in agricoltura. Da non sottovalutare anche la mortalità sulle strade in conseguenza del traffico veicolare. Il ramarro è compreso nell'all. II della Convenzione di Berna, nell'all. D della Direttiva Habitat (in entrambi i casi come Lacerta viridis in senso lato) e nell'all. B della Legge Regionale toscana (in questo caso come Lacerta bilineata). Nome volgare: Natrice dal collare, biscia dal collare, biscia d'acqua Specie: Natrix natrix L. Phylum: Rettili Classe: Reptilia Ordine: Squamata Sottordine: Serpentes Famiglia: Colubridae Localizzazione nella Provincia di Prato: nel corso della ricerca questo Serpente è stato trovato in 13 quadrati U.T.M., distribuiti sia nell'area collinare sia in quella montana; di un altro quadrato era poi noto in base a dati museali. In totale sono quindi 14 i quadrati interessati sui 29 provinciali (48,3%). È comunque presumibile una diffusione notevolmente maggiore della specie nel territorio provinciale, anche se l'intensa urbanizzazione della Piana e il degrado degli ambienti acquatici in essa presenti costituiscono un importante ostacolo ecologico per la sua esistenza. Le quote delle località di osservazione sono comprese fra 33 e 800 m circa. Stato e conservazione: è ancora abbastanza comune nel territorio provinciale, sebbene appaia localmente in diminuzione. Cause di minaccia principali sono la distruzione e il degrado delle aree umide, l'inquinamento dei corsi d'acqua, la modificazione e la cementificazione delle rive e degli alvei, il prelievo abusivo di acqua dai torrenti, la crescente urbanizzazione e gli incendi boschivi. Anche l'uccisione diretta degli esemplari da parte dell'uomo (in quanto confusi con vipere) e quella a séguito del traffico veicolare possono comunque incidere in maniera abbastanza negativa sulla locale consistenza delle popolazioni. La biscia dal collare è inserita nell'all. III della Convenzione di Berna e nell'all. B della Legge Regionale toscana. Specie: Anguis fragilis L. Nome volgare: Orbettino Phylum: Rettili Classe: Reptilia Ordine: Squamata Sottordine: Sauria Famiglia: Anguidae 111 Localizzazione nella Provincia di Prato: è stato rilevato con sicurezza in 7 quadrati U.T.M. sui 29 provinciali (24,1%). Come già detto in precedenza, si tratta tuttavia di una specie con abitudini appartate e quindi di difficile rilevamento in natura; la sua diffusione e consistenza popolazionale risultano pertanto sicuramente sottostimate. In provincia di Prato è stato osservato fra 60 e 670 m di quotaStato e conservazione: i dati relativi alla presenza passata di questo Sauro nel territorio provinciale sono del tutto assenti e quindi è difficile valutare lo status e la conservazione delle popolazioni presenti in quest'area. La specie non sembra comunque particolarmente rara e localizzata. Le cause di minaccia, tuttavia, sono purtroppo molteplici: disboscamenti, incendi, alterazione, trasformazione e frammentazione degli ambienti vitali, passaggio dell'agricoltura al tipo intensivo, uso di sostanze tossiche nelle coltivazioni, urbanizzazione, uccisione diretta degli esemplari in quanto scambiati per serpenti, ... Abbiamo inoltre più volte osservato individui adulti investiti da autoveicoli sulle strade, soprattutto nel periodo riproduttivo. L'orbettino è inserito nell'all. III della Convenzione di Berna e nell'all. B della Legge Regionale toscana. 112 CONSUMO DI SUOLO - Aree urbane - Il territorio agricolo Il quadro conoscitivo del Regolamento urbanistico integrerà le informazioni relative all’uso del suolo mediante la produzione di nuove informazioni. Per quel che riguarda la misura della crescita edilizia, il nuovo quadro conoscitivo ha realizzato una cartografia con gli edifici esistenti all’ultima foto aerea disponibile (2010) al fine di produrre una base quanto più aggiornata possibile; Per quanto riguardano i caratteri dei diversi ambiti urbani del comune di Vernio, è stata realizzata una seconda cartografia relativa alle densità urbane, funzionale a individuare le pressioni urbane sul territorio del comune. La trasformazione degli assetti agronomici sarà un altro livello d’indagine che il quadro conoscitivo dovrà sviluppare. Aree urbane Le aree urbane del comune di Vernio costituiscono una parte della conurbazione che sale da Prato e Vaiano lungo le sponde del Bisenzio. La conurbazione forma una città lineare discontinua nella quale i tessuti urbani si alternano a spazi di naturalità. All’interno di questo sistema l’area Urbana di Vernio si articola con maggiore diffusione a partire dalla Strada Regionale 327 dalla quale dipartono viabilità di collegamento verso i centri della mezzacosta (Cavarzano, Sant’Ippolito, Sasseta...). In base ai dati Corine Land Cover 2006, le superfici urbanizzate assommano a circa 46 Ha per una popolazione complessiva di 21,347 abitanti al 31 dicembre 2009. Il territorio agricolo Il programma CORINE (COoRdination de l’INformation sur l’Environnement), varato dal Consiglio delle Comunità Europee nel 1985, ha lo scopo primario di verificare dinamicamente lo stato dell'ambiente nell'area comunitaria, al fine di orientare le politiche comuni, controllarne gli effetti, proporre eventuali correttivi. 1990 CORINE LVL3 2006 Differenza Poligoni Sup (ha) Poligoni Sup (ha) Diff (ha) % Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 5 2166022 3 1486260 -679762 -31,38 Aree industriali o commerciali 1 402132 1 402132 0 0,00 Aree prev. occup.da colture agrarie, con spazi nat. 7 2773956 6 2503856 -270100 -9,74 113 Boschi di conifere 3 5316914 3 5308015 -8899 -0,17 Boschi di latifoglie 6 38709102 3 39667855 958753 2,48 Boschi misti 13 8761607 14 8761611 4 0,00 Prati stabili 1 106830 1 106829 -1 0,00 Sistemi colturali e particellari permanenti 6 3722567 6 3268868 -453699 -12,19 Tessuto urbano discontinuo 2 1364440 3 1818139 453699 33,25 * Fonte Corine Land Cover Livello 3 (http://www.apat.gov.it/site/_contentfiles/00140800/140870_R61_2005.pdf) Dal confronto delle classi di uso del suolo descritte dal Corine Land Cover 1990 e 2006 emerge un trend nelle trasformazioni di uso del suolo del comune di Vernio che possono essere descritte sinteticamente sotto: Le aree a vegetazione arbustiva o in evoluzione e quelle agricole in via di abbandono si sono trasformate in bosco; i Sistemi colturali e particellari permanenti si sono trasformati in tessuti urbani discontinui; Le aree industriali e commerciali, complice anche la saturazione degli ambiti e la stagnazione economica hanno mantenuto la dimensione; i prati stabili e i boschi msti sono rimasti stabili. Dai dati emerge che il territorio di Vernio è stato soggetto a una rapida crescita urbana sulle mezzecoste intorno ai centri maggiori, a un aumento del bosco nella parte collinare e montana. L’avanzata del bosco nella parte alta denota sia l’abbandono dei coltivi sia l’evoluzione degli arbustiti nel bosco. La riduzione dei sistemi particellari complessi, che potremmo assimilare alla coltura promiscua tipica del paesaggio toscano, viene invece “mangiata” e consumata dall’avanzare del tessuto urbano residenziale. Il Corine Land Cover non è tuttavia sufficiente a individuare i fenomeni di consumo di suolo, data la scala e la metodologia di analisi; quest’analisi richiede opportune analisi spaziali e cartografiche che riescano a individuare i trend intorno ai quali si muovono le nuove espansioni urbane. Variazione superficie agricola (mq) 1990-2006 -723799 mq Variazione superficie urbanizzata (mq) 1990-2006 453699 mq 114 IL DIMENSIONAMENTO DEL RU - U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio - U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta Valle - U.T.O.E. La Conca di Montepiano Il dimensionamento rappresenta un passaggio centrale del processo di pianificazione in quanto definisce la futura capacità insediativa calcolata in rapporto alle potenzialità di sviluppo, indicate dal piano stesso, ed espresse dalla collettività locale. Il RU di Vernio individua le dimensioni massime ammissibili delle nuove funzioni da localizzare sul territorio per i prossimi cinque anni. Il carico massimo teorico che il territorio andrà sopportare deriva quindi dai nuovi dimensionamenti e dalle nuove funzioni localizzate sul territorio comunale. Tali dimensioni massime sono rappresentate dai parametri di dimensionamento esplicitati nelle tabelle sottostanti suddivise per le tre UTOE nelle quali suddiviso il territorio comunale. Le tabelle restituiscono i dimensionamenti articolati per: - Residenziale (mq/Sul) - Produttiva (mq/Sul) - Direzionale (mq/Sul) - Commerciale media distribuzione (mq/Sul) - Turistico (posti letto) Esso misura tutti gli interventi di trasformazione ovvero: i Piani Attuativi, indicati sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “PA”; gli Interventi Convenzionati indicati sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “IC”; le nuove edificazioni indicate sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “ne”; le sostituzioni edilizie indicate sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “se”; gli aumenti volumetrici indicate sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “_av”. 1) U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio Funzione Dim. max da PS Sul RU Saldo residuo residenziale e commerciale di vicinato 38.905 mq Sul 6.684 mq Sul 32.271 mq Sul produttiva 5.000 mq Sul 0 5.000 mq Sul direzionale 3.000 mq Sul 1.450 mq Sul 1.550 mq Sul commerciale media superficie 3.000 mq Sul 1.000 mq Sul 2.000 mq Sul turistico ricettiva 100 posti letto 100 posti letto 0 posti letto Sul RU Saldo residuo 1366 mq Sul 1.819 mq Sul 2) U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta Valle Funzione residenziale e commerciale di vicinato Dim. max da PS 3.185 mq Sul 115 produttiva 500 mq Sul 0 500 mq Sul direzionale - - - commerciale di vicinato e media superficie - - - 50 posti letto 50 posti letto 0 posti letto Sul RU Saldo residuo turistico ricettiva 3) U.T.O.E. La Conca di Montepiano Funzione Dim. max da PS residenziale e commerciale di vicinato 5.328 mq Sul 846 mq Sul 4.482 mq Sul produttiva 1.500 mq Sul 0 1.500 mq Sul direzionale 500 mq Sul 500 mq Sul 0 - - - 200 posti letto 200 posti letto 0 posti letto Sul RU Saldo residuo commerciale di vicinato e media superficie turistico ricettiva 3) U.T.O.E. Totale Funzione Dim. max da PS residenziale 47,418 mq/sul 8.896 38.522 mq/sul produttiva 7.000 mq Sul - 7.000 mq Sul direzionale 3.500 mq Sul 2.250 mq Sul 1.550 mq Sul commerciale di vicinato e media superficie 3.000 mq Sul 1.000 mq Sul 2.000 mq Sul turistico ricettiva 350 posti letto 350 posti letto 0 posti letto La tabella del dimensionamento potrà subire modifiche tra la fase di adozione e di approvazione del RU 116 LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI ATTESI - Territorio rurale e paesaggio Territorio urbanizzato La disciplina dell’esistente La disciplina delle trasformazioni Rafforzamento degli insediamenti urbani Mobilità Effetti socio economici e sulla salute umana Con la Direttiva 42/2001/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo, concernente la valutazione degli effetti di piani e programmi, viene codificata, a livello europeo, la Valutazione ambientale, uno strumento il cui scopo è quello di determinare, durante il processo di formazione di un piano/ programma, gli effetti ambientali significativi che gli interventi previsti sono in grado di provocare sul territorio. La stretta relazione tra valutazione ambientale e programmazione determina un ripensamento complessivo dei modelli di pianificazione dell’azione pubblica: l’accento viene posto, a partire da questo momento, sulla coerenza e sulla integrazione esistente tra il complesso delle politiche e degli interventi programmati dagli enti pubblici. La valutazione degli effetti attesi nasce sulla scorta dell’esperienza della valutazione ambientale, proponendosi di superarne il carattere settoriale per abbracciare una impostazione analitica più ampia ed organica. Nell’impostazione della Legge regionale e di conseguenza, in quella del PS, la valutazione assume lo scopo di evitare o comunque di limitare il più possibile il consumo delle risorse non riproducibili e di garantire un bilanciamento degli effetti, orientando le azioni di sviluppo. Congiuntamente a quanto previsto per il raggiungimento degli obiettivi indicati dal piano, la valutazione garantisce il perseguimento degli stessi mantenendo e migliorando i livelli prestazionali delle risorse e definisce i criteri di ammissibilità delle trasformazioni territoriali. La verifica ambientale delle condizioni e dei vincoli alla trasformabilità era già stata effettuata dalla valutazione svolta per il PS (vedi Rapporto Ambientale allegato al presente documento di valutazione), alla quale più propriamente deve essere affidato il controllo e la verifica di livello strategico-territoriale, mentre al RU deve essere affidata la verifica definitiva, propria degli strumenti operativi, degli effetti e l’applicazione delle eventuali misure di mitigazione. Le condizioni della trasformabilità e le specifiche mitigazioni ambientali introdotte dal piano strutturale hanno già potuto esprimere la loro efficacia per quanto introdotto nelle specifiche salvaguardie (com’è noto, la disciplina del PS non incide direttamente sul regime della proprietà dei suoli, tranne che per le salvaguardie, appunto), mentre attraverso la definizione del RU si andrà direttamente a prescrivere opere e azioni direttamente relazionate agli interventi. Per quanto riguarda la VAS degli effetti territoriali, ambientali, sociali ed economici e sulla salute umana attesi dalle azioni previste, per ciascun tema trattato si sono evidenziate le ricadute attese e prevedibili, derivanti dall’attuazione dell’atto di governo del territorio In particolare poi il RU detta criteri e prescrizioni per l’uso oculato delle risorse, coerentemente agli ultimi disposti in materia, che in sintesi riportiamo nella tabella seguente: risorsa Aria Regolamento Urbanistico Limitazione alle emissioni inquinanti, misure di compensazione (indice di piantumazione), riduzione dell’uso dei combustibili fossili, contenimento dell’inquinamento luminoso ed elettromagnetico, prescrizioni in materia di acustica, utilizzo di materiali atossici nell’edilizia e promozione delle fonti energetiche rinnovabili 117 risorsa Acqua Suolo e sottosuolo Ecosistemi Regolamento Urbanistico attenzione ai siti fragili (acquiferi), misure di mitigazione del rischio a seguito degli studi idraulici, salvaguardia delle acque sotterranee e tutela dei pozzi, prescrizioni per il minor consumo e reimpiego (risparmio e usi differenziati, reti duali, bacini e serbatoi di accumulo), permeabilità del suolo e riduzione dell’effetto isola di calore urbano attenzione alla regimazione, alla permeabilità dei suoli ed alle buone pratiche colturali, permeabilità dei suoli, sistemi di abbattimento dell’inquinamento idrico, prescrizioni in merito alla rete fognaria ed alla depurazione, stabilizzazione dei versanti collinari, prescrizioni per scavi, rinterri e volumi interrati, gestione dei rifiuti Tutela dei boschi, degli arbusteti e delle riserve di naturalità; potenziamento delle reti ecologiche, indirizzi ai miglioramenti ambientali dei PAPMAA, interventi di manutenzione, rinfoltimento o ripristino di vegetazione (corsi d’acqua), fasce di ambientazione delle infrastrutture, verde di connettività urbana La valutazione degli effetti attesi si pone come strumento ex ante di supporto alla programmazione nella formulazione di piani e programmi. Si propone di mettere in luce gli effetti di questi, non rispetto alle proprie linee di intervento (efficacia nel raggiungere gli obiettivi di piano/programma; ambito del monitoraggio o della valutazione ex ante settoriale), ma rispetto alle diverse politiche regionali. La valutazione degli effetti costituisce, quindi, il momento di riscontro della potenzialità o eventuale conflittualità degli atti della programmazione rispetto agli obiettivi proposti dall’insieme delle politiche regionali. In sintesi si pone la questione: i diversi piani e programmi fino a che punto rispondono alle finalità in tema di crescita, tutela dell’ambiente, salute, equilibrio territoriale, garanzie sociali o, piuttosto, quali conflitti determinano? L’obiettivo della valutazione degli effetti attesi è potenziare l’efficacia delle politiche nell’indurre processi di crescita e benessere, evidenziando a monte eventuali trade-off tra sviluppo, tutela delle risorse, salute, integrazione sociale La valutazione degli effetti non entra nel merito delle scelte settoriali. Non esprime, dunque, giudizi sulla validità del piano/programma rispetto a finalità proprie, oggetto della valutazione di coerenza interna allo stesso. La valutazione degli effetti attesi costituisce un supporto conoscitivo per il decisore, rivolto a renderlo consapevole delle interrelazioni multidimensionali con le altre politiche regionali. Svolta in parallelo alla formulazione del piano/programma costituirà, quindi, strumento di supporto decisionale. Territorio rurale e paesaggio Tra i fenomeni che erano già stati evidenziati dal PS si confermano alcuni elementi di criticità che devono essere debitamente valutati e governati. Il Regolamento Urbanistico si propone un nuovo “sistema di regole” che permetta da un lato di recuperare le situazioni di degrado, subordinando gli interventi ammissibili alla rimozione delle cause di quello e dall’altro, riconoscendo come la competitività del sistema economico sia intimamente legata alla qualità complessiva del territorio, favorendo l’integrazione delle attività produttive agricole con le politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio, assumendo proprio il miglioramento complessivo dell'ambiente come criterio informatore di tutto il progetto territoriale, da conseguirsi attraverso un insieme di azioni sulle risorse ambientali fondamentali (suolo, acqua, aria) al fine di consentirne il processo naturale di rigenerazione. Confrontiamo per questo, le prescrizioni del PS, relative ai sistemi territoriali di paesaggio e le risposte date dal RU 118 PS Regolamento Urbanistico definire regole tipo-morfologiche per le nuove edificazioni, per le trasformazioni e le addizioni agli edifici esistenti, per gli annessi agricoli, per le sistemazioni del territorio aperto e per gli interventi relativi alle attività integrative a quelle agricole in considerazione degli specifici caratteri di ciascun subsistema Il RU recepisce integralmente i perimetri e le prescrizioni relative ai sub sistemi di paesaggio indicati dal PS ed in particolare approfondisce gli aspetti normativi legati agli interventi edilizi nelle aree rurali, dove si indicano le modalità della realizzazione degli edifici (caratteristiche tipologiche ed architettoniche) e dei manufatti legati alla conduzione del fondo e gli interventi negli spazi aperti, oltre a regolare le attività integrative a quelle agricole definire le condizioni per la realizzazione Il RU procede alla classificazione delle strade, indica le azioni di di infrastrutture e degli impianti a rete e mitigazione che devono accompagnare la realizzazione di per il loro inserimento paesaggistico infrastrutture, prescrive modalità di intervento per le strade minori extraurbane (viabilità rurale) aumentare la funzionalità dei corridoi ecologici e la biodiversità nel territorio Le tavole della Disciplina del Territorio: le aree extraurbane, in scala 1:1000 riportano la rete dei corridoi ecologici rilevata e nelle discipline dei sub sistemi di paesaggio si prescrivono, come condizioni alle trasformazioni, nella Parte __, gli interventi a difesa e potenziamento delle dotazioni ambientali del territorio e la sua biodiversità Più in particolare il RU differenzia le attività e gli interventi ammissibili e recepisce il Regolamento di Attuazione del Titolo IV della LR 1/05, disciplinando i caratteri e la modalità di esecuzione di tutti i manufatti ammissibili in aree extraurbane. Particolare attenzione viene posta alle discipline delle aree di pertinenza degli edifici, intendendo per queste i resede circostanti i fabbricati, con prescrizioni per il suolo, i locali interrati, le recinzioni, .... Vengono stabilite regole più restrittive di quanto previsto dal PRG previgente per i cambi di destinazione d’uso, non ammettendo di fatto attività diverse da quelle agricole e connesse e consentendo le possibili attività integrative a precise condizioni. Al fine di evitare il proliferare di manufatti ulteriori, per gli edifici esistenti viene prescritta la necessità di mantenere adeguati spazi per la cura e la normale conduzione dei resede. Una attenzione particolare viene rivolta alle aree degradate o caratterizzate da situazione di disordine edilizio si definiscono anche percorsi per la fruizione. Tra gli effetti attesi dal RU ci sono quelli del recupero dei beni del territorio rurali in modi appropriati e quello di arrestare la dispersione delle attività non agricole. Il lavoro di classificazione della schedatura e le conseguenti norme riferibili agli edifici contribuiscono a questo scopo a completare il quadro delle nuove discipline. Il RU cerca un equilibrio anche tra le esigenze produttive e la tutela del territorio e del paesaggio, attraverso la definizione di regole paesaggistiche e disciplinando gli interventi nel territorio aperto, sugli edifici e sulle pertinenze degli stessi, cerca di ridurre gli effetti negativi dell’utilizzo di caratteri e tecniche improprie in ambiente rurale. Territorio urbanizzato Il Regolamento Urbanistico, secondo la legge regionale 1/2005, è diviso in due parti. La prima che si occupa della “gestione degli insediamenti esistenti” ed ha valore a tempo indeterminato o comunque legato alla validità del piano stesso; la seconda, relativa alla trasformazione degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio che ha invece valenza quinquennale. Le previsioni inerenti quest’ultima parte pertanto decadono alla scadenza del quinquennio dall’approvazione del Regolamento stesso (o dalla modifica che li contempla); possono essere reiterate ma a fronte di motivazioni che dovranno essere contenute in una relazione sul monitoraggio degli effetti, previsto dall’art. 13 della L.R. 1/05. Questa nuova organizzazione, non solo procedurale del RU, comporta attente riflessioni in merito alle modalità attuative che il regolamento stesso individua. Ciò comporta di affrontare prioritariamente almeno le seguenti questioni principali: 119 1. la necessità di una ripartizione programmata nel tempo del dimensionamento previsto dal Piano Strutturale, secondo fasi quinquennali; 2. l’opportunità di congegnare meccanismi attuativi che consentano la corretta e trasparente selezione degli interventi da prevedere nei diversi e successivi quinquenni gestionali del RU; 3. l’utilità di individuare in modo puntuale e ponderato le aree con funzioni tali da determinare la possibile richiesta di esproprio da parte del Comune allo scopo di evitare il ricorso alla reiterazione onerosa del vincolo. Il primo RU ha scelto così, anche per i motivi meglio definiti nella relazione illustrativa, di mediare tra le richieste di continuità e quelle di innovazione, limitando comunque gli interventi di trasformazione e privilegiando il recupero degli edifici produttivi dismessi presenti nell’ambito urbano di Vernio. La disciplina dell’esistente Per definire la disciplina del patrimonio edilizio esistente in ambito urbano il RU ha proceduto prima con una “campagna” di analisi dei documenti del Piano Strutturale e poi con la verifica o l’approfondimento in loco attraverso sopralluoghi mirati, effettuati con il supporto di carta derivata dall’analisi a tavolino, per ogni centro abitato. Sono state così messe insieme tutte le indicazioni progettuali del PS sulla base dei quali, il Regolamento Urbanistico fornisce, sia a livello di destinazioni d’uso che di interventi, le discipline. Dopo questa prima suddivisione si sono poi estrapolati gli insediamenti specialistici, in primo luogo gli standard (scuole, parchi pubblici, chiesa, ...), in modo da isolarli dai “tessuti” insediativi definiti. Questo è stato utile per ricostruire una sorta di mappa della “città pubblica” per capire dove e come eventualmente rafforzarla, in relazione anche alle espansioni prevedibili. Sui tessuti insediativi, come peraltro già fatto dal PS, si sono riconosciuti gli ambiti con caratteristiche “ripetitive” per le quali si può pensare ad interventi simili. Il territorio urbano è stato così articolato in 9 tessuti urbani, ovvero: Tessuti storici originari (TSO), che individuano i tessuti urbani di impianto precedente al 1954, rilevati dal Volo Gai, che mantengono ancora caratteri architettonici e tipologici storici; Tessuti storici alterati (TSA), che individuano i tessuti urbani di impianto precedente al 1954, rilevati dal Volo Gai, che alterati negli anni successivi, hanno perso i caratteri architettonici e tipologici storici. Nuclei storici della produzione (NSP), ovvero le fabbriche pioniere che per prime si sono insediate lungo il Bisenzio e che mantengono ancora i caratteri tipici dell’archeologia industriale; Nuclei storici minori (NSM), che individuano i nuclei sparsi del territorio aperto; Preesistenze di origine rurale (POR), che individuano gli edifici antecedenti al 1954, rilevati dal volo Gai, che sono stati inglobati dalle espansioni urbane successive; Insediamenti residenziali unitari (IRU), ovvero i tessuti urbani a progettazione urbanistica unitaria derivante dalle previsioni dell’ultimo PRG e delle sue varianti a prevalente destinazione residenziale; Insediamenti residenziali singolari (IRS), che individuano i tessuti urbani formati da elementi compositi, per tipologia, morfologia e caratteri architettonici, esito dello sviluppo urbano successivo al 1954; Insediamenti produttivi recenti (IPR), ovvero i tessuti produttivi “recenti”; Aggiunte singolari recenti (ASR), che individuano edifici che si sono singolarmente aggiunti ai tessuti storici. Un altro aspetto importante che è stato considerato nell’esame dei tessuti insediativi, è quello della densità, cioè se nelle diverse parti di cui è composto l’insediamento di Vernio, esiste lo spazio per eventuali addizioni funzionali o volumetriche, nei casi in cui la tipologia degli edifici lo consenta. Il RU arriva così ad identificare i tipi di intervento ammessi per ciascuna parte di tessuto o edificio esistente all’interno degli ambiti urbani, e definisce un sistema di regole che consenta una riqualificazione urbanistica, ambientale ed energetica degli insediamenti. La disciplina delle trasformazioni Le strategie del RU possono essere riassunte in pochi elementi: 120 - sostenere e favorire la coesione sociale e territoriale, privilegiando gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, identificando le aree e gli edifici dove la tutela è prioritaria, sulla base di approfondite conoscenze, e le aree e gli edifici con un grado di trasformabilità più alto, consentendone ampliamenti e ristrutturazioni. - ridurre drasticamente gli interventi cosiddetti “di completamento” o “lottizzazione”, che sono stati una delle falle più evidenti del vecchio strumento urbanistico, che ha consentito la crescita di parti di città senza che venissero nel contempo realizzati le aree verdi, i parcheggi, nonché una adeguata viabilità stradale; - legare ad ogni interventi di espansione, regolato da piano attuativo o quantomeno da intervento diretto convenzionato, la risoluzione di una criticità o il miglioramento delle dotazioni urbane e territoriali, facendo ricorso alla perequazione urbanistica, per garantire l’equità tra i proprietari e la formazione di una adeguata dotazione di patrimonio pubblico; - dotare il territorio comunale di nuovi servizi, per persone e attività, puntando soprattutto al riutilizzo di parti di città sottoutilizzate o mal utilizzate, per il quale prevedere nuovi spazi di riqualificazione (residenziale e terziaria), rafforzare la fruizione turistica del territorio nella Conca di Montepiano, e promuovere l’agricoltura in tutte le sue forme quale messa in valore del territorio (turismo, prodotti...) e presidio ambientale. Il primo RU cerca così di governare una fase di effettiva transizione tra il vecchio PRG e le nuove necessità di tutela e riqualificazione. Deriva da questo la scelta di mantenere, nelle previsioni del primo RU, interventi condizionati alla cessione di consistenti opere o aree di interesse pubblico. Si dovrà quindi verificare, attraverso la fase di monitoraggio, quali possono essere gli effettivi interventi che, alle nuove condizioni, possano dimostrare una effettiva fattibilità. Va detto infatti che tutti gli interventi di trasformazione degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio, perdono efficacia nel caso in cui alla scadenza del quinquennio di validità del RU non siano stati approvati i piani attuativi o progetti esecutivi relativi. Anche le previsioni relative ai servizi di interesse pubblico (gli standard urbanistici), inserite nel Regolamento Urbanistico e non ancora di proprietà comunale o non vincolate a convenzioni tra i privati ed il Comune, che ne regolino e ne garantiscano l’uso pubblico, scadono dopo cinque anni dall’approvazione del Regolamento Urbanistico e la loro eventuale conferma, cioè la loro “reiterazione”, può diventare finanziariamente onerosa per il Comune. Considerando questi aspetti, il Regolamento Urbanistico ha ritenuto di inserire, tra le previsioni la cui attuazione prevede il ricorso al meccanismo espropriativo, solo poche previsioni marginali, per opere che si sono ritenute attuabili sulla base di una analisi delle condizioni di fattibilità economico-finanziaria, o altre che invece sono state ritenute di assoluto interesse strategico per lo sviluppo equilibrato e il superamento di condizioni di criticità negli insediamenti esistenti. Tuttavia nel RU, per il necessario potenziamento degli spazi e delle attrezzature pubbliche, e per la tutela di particolari ambiti, rimane prevalente il ricorso ai meccanismi perequativi, che legano agli interventi eseguirti dai privati, la realizzazione di opere o l’acquisizione di arre di interesse pubblico. Rafforzamento degli insediamenti urbani Come a più riprese abbiamo evidenziato, uno degli obiettivi operativi principali è la creazione di un nuovo equilibrio tra gli insediamenti, puntando al rafforzamento dei centri del sistema urbano lungo il corso del Bisenzio mediante il recupero di aree già urbanizzate e interrompendo il dilagare delle attività e degli insediamenti nel territorio aperto. Il RU a questo proposito: - Stabilisce un effettivo limite tra la città e la campagna mediante gli ambiti agricoli di corona all’esterno dei centri abitati e le aree a verde privato all’interno; - Attiva interventi di riqualificazione dell’esistente e di fatto vincolando all’inedificabilità per le attività non agricole, il territorio rurale. - Promuove una particolare attenzione viene rivolta alla tutela paesaggistica degli ambiti più esposti, salvaguardando la percezione visiva dei centri collinari, individuando le addizioni urbane in continuità con le trasformazioni recenti o con le aree di minor pregio o evidenza. - Privilegia, compatibilmente alle reti ecologiche ed agli elementi di valore ambientale presenti, il rafforzamento del margine urbano secondo il principio della compattezza e della minore 121 occupazione di suolo. Gli effetti attesi dovrebbero invertire la tendenza che si è sviluppata in questi anni di una progressiva dispersione insediativa sui versanti e intorno ai nuclei storici della montagna. Il piano è poi accompagnato da provvedimenti e regole per il patrimonio edilizio esistente la cui efficacia dovrebbe consentire una progressiva densificazione dei centri, aumentandone di conseguenza le dotazioni. La disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi previste dal piano è accompagnata da provvedimenti e regole per l’applicazione della cosiddetta “perequazione urbanistica” (vedi più avanti la definizione proposta) che consentirà una progressiva riqualificazione dei centri, favorendo la città pubblica,l’aumento e le dotazioni a standard. Lungo il corso del Bisenzio sono stati promossi notevoli interventi di recupero di aree dismesse o mal utilizzate al fine di creare nuove centralità urbane e riqualificare contesti degradati o mal utilizzati: San Quirico verso le funzioni direzionali, Mercatale verso quelle commerciali e Terrigoli verso quelle residenziali si connotano come centralità nuove le cui potenzialità si dovrebbero riverberare anche agli ambiti limitrofi. La parte della città consolidata trasforma alcune sue parti, si rinnova e si dota di una nuova immagine e di nuovi servizi, riorganizza il suo rapporto con il Bisenzio mediante il rafforzamento dei luoghi e la creazione di nuovi spazi per la vita e la fruizione del fiume. Sant’Ippolito rappresenta una ulteriore centralità del comune: centro di versante cresciuto negli ultimi anni intorno alla Pieve, è caratterizzato da espansioni prevalentemente residenziali che gravano sulle funzioni del fondovalle; una inadeguata viabilità ha prodotto disagi e difficoltà a tutto il sistema urbano. Il RU interviene riducendo le nuove previsioni del PRG e agendo sull’innesto della viabilità da Sant’Ippolito con la SR 325 mediante la previsione di una rotonda che va nella direzione di migliorare anche la sicurezza stradale. Il ricco lavoro conoscitivo svolto consente l’attivazione di importanti politiche di rivitalizzazione, particolarmente necessarie al capoluogo, con coerenti regole di intervento sul patrimonio immobiliare storico orientate al recupero, per quanto possibile, dei caratteri. Montepiano ha prevalentemente bisogno di un riordino che si attende anche con il miglioramento dell’offerta turistica legata a nuovi servizi: Spa, piscina, nuove offerte ricettive; e con un adeguato disegno di suolo relativo alla riqualificazione del centro storico (pavimentazioni, definizioni di nuove aree a parcheggio, rafforzamento dell’immagine nel suo complesso) più orientato all’arredo urbano che a veri e propri interventi del RU. Recependo le indicazioni espresse dal Piano Strutturale si punta anche a consolidarne e accrescerne l’attrattività turistica, prevedendo lo sviluppo di nuove attività turistiche e si auspica, alberghiere, che, visto il contesto, dovrebbero anche favorire la presenza di servizi per la popolazione stabile. Il RU per i centri di versante, Luciana, Sasseta, Cavarzano, oltre che alla definizione dei tessuti urbani e l’individuazione delle funzioni urbane prevede solo modesti interventi di nuova edificazione funzionali alla realizzazione di aree a standard anche a servizio dell’esistente. Mobilità Il RU, pre quanto riguarda la mobilità, più che previsioni irrealizzabili restituisce progetti relativi al miglioramento della sicurezza stradale, con la previsione di tre nuove rotonde. La prima è quella fra la via di Sant’Ippolito e la SR 325 che va nella direzione di ridurre l’incidentalità automobilistica su quel tratto di strada e lo snellimento del traffico. Una ulteriore rotonda è quella prevista nel centro di Mercatale fra la SP 104 e la SR 325: questa si va a inserire in un intervento più ampio che è quello della realizzazione di nuovi marciapiedi e nuovi spazi per la socialità; il terzo intervento sarà una rotonda prevista insieme alla realizzazione della nuova struttura commerciale in sostituzione del Deposito comunale, di fronte alla nuova Caserma dei Carabinieri. Ulteriori interventi sulla mobilità prevedono l’esproprio di un tracciato fra via di Poggiole con via Stefanacci funzionale al collegamento con l’insediamento di Poggiole; l’intervento è ritenuto importante in quanto si prevede che vada ad alleggerire il traffico di attraversamento dal centro di Mercatale. Ulteriori interventi sono legati alla realizzazione di nuovi parcheggi nella zona della stazione ferroviaria, del polo scolastico, nel centro di Mercatale. 122 Per quanto riguarda la fruizione pedonale e ciclabile, il RU trova le sue strategie di questi 5 anni nella messa in valore del fiume Bisenzio. Per questo ambito, che il RU individua come verde fluviale (Vf) deve essere previsto un piano unitario che vada a riordinare gli spazi e le funzioni compatibilmente con le esigenze e le pericolosità del fiume e a prevedere un percorso, una spina dorsale, per la fruizione lenta del territorio. Tutti questi interventi, peraltro, dovranno tener conto delle esigenze collegate al transito delle linee di trasporto pubblico e dei servizi ferroviari. Uno dei cardini del Regolamento Urbanistico di Vernio consiste nella riqualificazione della città esistente. A tal fine, il Regolamento identifica altrettanti ambiti di riqualificazione, coincidenti con Zone Residenziali a Traffico Moderato, entro le quali la rete stradale è soggetta a norme di circolazione restrittive (limite di velocità generalizzato a 30 km/h, divieto di accesso ai mezzi pesanti non diretti all’interno della zona), tali da garantire una tranquilla coesistenza con gli utenti deboli della strada. La riqualificazione urbanistica dei singoli ambiti potrà avvenire anche mediante un’intensificazione degli indici urbanistici, da ottenersi in linea di massima attraverso ampliamenti del patrimonio edilizio esistente. Gli oneri generati dai singoli interventi potranno essere utilizzati: in parte, per finanziare la riqualificazione della rete primaria, interna all’abitato; in parte, per finanziare la riqualificazione della rete locale, collocata entro le singole Zone a Traffico Moderato. Nel primo caso, il meccanismo prevede la corresponsione degli oneri in forma monetaria, ed il successivo avvio di normali procedure di realizzazione di opere pubbliche. Nel secondo, è possibile immaginare che gli interventi di riqualificazione possano essere realizzati anche come opere a scomputo, definite sulla base dell’abaco progettuale allegato al regolamento urbanistico. Effetti socio economici e sulla salute umana Il RU di Vernio, sulla base di precisi indirizzi provenienti dal PS e dagli stessi amministratori, cerca di individuare un punto di equilibrio tra attività e risorse. Gli aspetti economici considerati ci sono quelli relativi ai settori produttivi che sono tipicamente considerati generatori delle maggiori pressioni ambientali, quali: il settore artigianale-industriale, il settore agricolo, il turismo. La peculiare collocazione del comune, gli elementi di sofferenza rilevati nei suddetti settori (il turistico a Montepiano e il tessile in vallata) e la necessità di sviluppare le attività per lo stesso presidio del territorio suggeriscono di intraprendere una prospettiva di “trasformazione misurata” (come abbiamo già visto). La redazione della strumentazione urbanistica una volta concluso il procedimento di approvazione del RU, permetterà di potere influire positivamente sui fenomeni (prevedibili e in atto), contribuendo al rilancio dell’economia generale. Le potenzialità del rilancio economico si fondano su concrete possibilità di intervento nel settore dello sviluppo turistico, nel settore produttivo, artigianale e industriale, nel settore commerciale, nel settore delle attività terziarie, nelle attività del tempo libero, con la dotazione di servizi e attrezzature di uso collettivo conformemente agli obiettivi iniziali delineati e all’approfondimento condotto durante le varie fasi di redazione della nuova strumentazione urbanistica. Importanti potrebbero essere gli effetti sul corpo sociale del comune, con l’introduzione di una più ricca e articolata composizione sociale e, nel complesso, un possibile rafforzamento della coesione sociale. L’attrazione di nuovi investimenti dovrebbe favorire il rilancio dell’occupazione e la qualificazione della stessa. Il miglioramento complessivo del quadro ambientale e alcune misure previste, prefigurano positivi effetti anche sulla salute umana. 123 VALUTAZIONE SINTETICA DEGLI EFFETTI DEL RU - Valutazione della pressione sul territorio all’interno delle Utoe definite dal PS - Stima delle risorse potenzialmente utilizzate - Misure di mitigazione proposte Nella Tabella che segue il giudizio sintetico sugli effetti derivanti dall’applicazione delle NTA: Effetti positivi Effetti sinergici positivi Effetti non significativi Effetti secondari negativi Effetti negativi POSSIBILI EFFETTI SIGNIFICATIVI RU Titolo III Titolo IV Titolo X Titolo XII TitoloXIV Titolo XV Azioni Ambientali Territoriali Discipline per i vincoli, le tutele e fasce di rispetto Discipline sulla fattibilità geologica, sismica e idraulica Condizioni alle trasformazioni Qualità degli insediamenti Discipline per il territorio rurale Discipline per la mobilità 124 Economici Sociali Salute umana VALUTAZIONE DELLA PRESSIONE SUL TERRITORIO ALL’INTERNO DELLE UTOE DEFINITE DAL PS Stima delle risorse potenzialmente utilizzate Per ciascuna Utoe si è provveduto a stimare gli impatti sulle risorse nella situazione di massimo carico, ovvero nel momento teorico nel quale tutte le quantità previste nel dimensionamento del RU hanno trovato attuazione. La stima delle risorse è stata effettuata adoperando i valori desunti dall’analisi dei dati emersi durante le fasi precedenti di valutazione: Unità di misura Abitanti Modalità di calcolo* numero 1 abitante = SUL / 25 mq per funzioni residenziali e commerciali di vicinato 1 abitante = SUL / 30 mq per funzioni direzionali Consumi idrici lt/giorno 137 lt/g pro capite RSU kg/anno 488 kg/abitante per anno anno Consumo metano domestico m3/anno 334 m3 / abitante per anno Consumi elettrici domestici kWh/anno Veicoli 1203 kWh / ab. per anno Nuovi veicoli Potenziale aumento di veicoli (0,8 veicoli x ab. da Autoritratto ACI 2012) * * - Sono stati considerati i dimensionamenti relativi alla destinazione residenziale, turistico ricettivo, direzionale. ** - computato come il numero di veicoli presenti nel Comune di Vernio / Abitanti = 0,9 Si precisa che la stima è stata effettuata solo per le superfici con destinazione residenziale, direzionale e turistica, in quanto assimilabili tecnicamente tra loro. Le superfici con destinazioni differenti dalle precedenti ovviamente richiedono, si pensi alle diverse produzioni del tessile, differenti necessità; per questa ragione si è deciso di non stimare alcun apporto al bilancio ambientale di queste destinazioni in questa fase e di rimandare la stima dell’effettivo fabbisogno/ impatto sulle risorse, in sede di presentazione dei progetti specifici. Se poniamo come T0 i dati disponibili più aggiornati per ciascuna risorsa e con T1 il tempo di attuazione di ciascun intervento previsto dal RU come sopra descritto, abbiamo a scala comunale i i seguenti impatti: Tabella degli impatti Comune Dato iniziale (T0) Abitanti Consumi idrici RSU Dato finale (T1) Differenza 6.010 ab. 6.430 ab. 420 ab. 383.888 mc/anno 414.084 mc/anno 30.195 mc/anno 2.932 t/anno 3.132 t/anno 172 t/anno Consumo metano domestico 2.007.340 mc/anno 2.114.280 mc/anno 136.940 mc/anno Consumi elettrici domestici 7.220 MWh 7.723MWh 493 MWh 4.808 5.091 283 Veicoli 125 La crescita sugli impatti a livello comunale, qualora tutte le previsioni del RU per il dimensionamento residenziale e direzionale fossero attuate, è pari al 5,88%. Le misure di mitigazione proposte si ritiene infine che possano ridurre ulteriormente i valori sopra riportati. Tabella degli impatti per U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio Dato iniziale (T0) Dato finale (T1) Abitanti Differenza 4.554 ab. 4.869 ab. 265 ab. 290.866 mc/anno 311.007 mc/anno 20.120 mc/anno 2.222 t/anno 2.376 t/anno 153 t/anno Consumo metano domestico 1.521.036 mc/anno 1.626.246 mc/anno 105.210 mc/anno Consumi elettrici domestici 5.478 MWh 5.857 MWh 378 MWh 3.643 3.895 253 Consumi idrici RSU Veicoli Tabella degli impatti per U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta Valle Dato iniziale (T0) Dato finale (T1) Abitanti Differenza 670 ab. 727 ab. 57 ab. 42.796 mc/anno 46.437 mc/anno 3.640 mc/anno 326 t/anno 354 t/anno 27 t/anno Consumo metano domestico 223.780 mc/anno 242.818 mc/anno 19.038 mc/anno Consumi elettrici domestici 806 MWh 874 MWh 68 MWh 536 582 46 Consumi idrici RSU Veicoli Tabella degli impatti per U.T.O.E. La Conca di Montepiano Dato iniziale (T0) Dato finale (T1) Abitanti Consumi idrici RSU Differenza 688 ab. 748 ab. 60 ab. 43.946 mc/anno 44.756 mc/anno 630 mc/anno 335 t/anno 365 t/anno 29 t/anno Consumo metano domestico 229.792 mc/anno 249.832 mc/anno 20.040 mc/anno Consumi elettrici domestici 827 MWh 899 MWh 72 MWh 550 598 48 Veicoli Le tabelle sotto mostrano schematicamente per ciascuna Utoe, le compatibilità fra gli interventi previsti e le risorse. Il giudizio finale sulla sostenibilità rispetto alle risorse, è formulato come: - Compatibile - Compatibile a condizione " " - Non compatibile U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio RISORSE aria acqua suolo pericolosità geologica e idrogeologica flora PRESSIONE bassa media bassa alta media 126 SOSTENIBILITÀ compatibile comp. con compatibile non comp compatibile fauna sistema insediativo paesaggio sistemi infrastrutturali sistemi tecnologici U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta Valle RISORSE aria acqua suolo pericolosità geologica e idrogeologica flora fauna sistema insediativo paesaggio sistemi infrastrutturali sistemi tecnologici U.T.O.E. La Conca di Montepiano RISORSE aria acqua suolo pericolosità geologica e idrogeologica flora fauna sistema insediativo paesaggio sistemi infrastrutturali sistemi tecnologici media bassa medio alta bassa comp comp comp con comp con comp PRESSIONE media media media alta SOSTENIBILITÀ com comp. con comp. comp con bassa media bassa medio media media comp comp comp comp con comp con comp PRESSIONE bassa media bassa alta bassa bassa bassa medio bassa bassa SOSTENIBILITÀ com comp. con comp. non comp comp comp comp comp con comp con comp Misure di mitigazione proposte Si raccomanda che, in fase di implementazione e di attuazione degli interventi di trasformazione previsti dal Regolamento Urbanistico di Sinalunga, ci si allinei alle misure di mitigazione riportate a seguito e suddivise per ambiti ambientali. QUALITA’ DELL’ARIA Criticità rilevate Misure di mitigazione proposte Carenza di centraline pubbliche di rilevazione della qualità dell’aria sul territorio comunale. Prevedere all’implementazione del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria, in collaborazione con ARPAT, attraverso l’utilizzo di strumentazioni fisse o mobili che permettano il rilevamento di inquinanti. SISTEMA IDRICO Criticità rilevate Misure di mitigazione proposte 127 Aumenti dei consumi idrici - Le trasformazioni che comportino incrementi dei prelievi idrici dovranno essere sottoposte alla preventiva verifica della disponibilità della risorsa da parte del gestore; non saranno ammissibili le trasformazioni il cui bilancio complessivo dei consumi idrici comporti il superamento delle disponibilità reperibili o attivabili nel territorio di riferimento, a meno della contemporanea programmazione, a livello comunale o superiore, di altri interventi di trasformazione atti a compensare il maggior consumo idrico preventivato. - Imporre obbligatoriamente per tutti gli interventi l’adozione di sistemi di approvvigionamento che consentano di perseguire il massimo risparmio della risorsa ai sensi dell’art. 98 del D.Lgs 152/06. A tal fine si raccomanda di inserire in tutte le opere (anche mediante apposite norme da inserire nel Regolamento Urbanistico) adeguate opere per la captazione e il riutilizzo delle acque piovane a fini igienici (per i wc) e irrigui. - Legare l’attività di progettazione e realizzazione degli impianti idrici all’utilizzo di sistemi di contabilità che consentano l’acquisizione di una maggiore conoscenza dei consumi idrici, con particolare riferimento ai settori residenziale e commerciale. - Perseguire la riduzione della quantità di acqua dispersa da tubazioni acquedottistiche, attraverso il rinnovamento e la sostituzione di tutti i tratti affetti dal problema. ACQUE REFLUE E DEPURAZIONE Criticità rilevate Misure di mitigazione proposte Aumenti del carico depurativo - Mettere a punto procedure di verifica puntuale dello stato di efficienza della rete fognaria e di risanamento dei tratti affetti da perdite. - Prevedere, nelle zone di nuova urbanizzazione e/o infrastrutturazione, sistemi di fognatura separata, fatto salvo giustificate motivazioni tecniche, economiche e/o ambientali. Ove le indagini geologiche rilevino punti di vulnerabilità degli acquiferi del sottosuolo si dovranno: 1) realizzare fognature e condotte a tenuta; 2) impermeabilizzare tutte le vasche interrate tramite doppia guaina impermeabile in modo da evitare sversamenti e contaminazione del suolo e delle acque sotterranee. - Devono essere ritenute non ammissibili le trasformazioni che prevedano la realizzazione di insediamenti i cui reflui non siano collettabili alla fognatura pubblica e/o non avviabili a depurazione. Le trasformazioni che prevedano l’allacciamento di nuovi insediamenti alla rete fognaria dovranno essere sottoposte alla preventiva verifica della compatibilità del maggior carico indotto alla residua potenzialità del sistema di depurazione esistente. L’idoneo trattamento depurativo autonomo dovrà essere individuato sulla base delle considerazioni di cui al punto seguente. - In caso di insediamenti o zone non serviti da pubblica fognatura, promuovere (anche mediante apposite norme da inserire nel Regolamento Urbanistico) il ricorso a sistemi di depurazione autonoma di tipo naturale e comunque caratterizzati da bassi consumi energetici, ridotta necessità di manutenzione, flessibilità nei confronti di variazioni di carico, elevati rendimenti depurativi, incentivando il ricorso a sistemi che consentano il riutilizzo dei reflui depurati. Il sistema di smaltimento dovrà essere altresì scelto nel rispetto delle condizioni locali di vulnerabilità dei suoli. ENERGIA Criticità rilevate Misure di mitigazione proposte Incremento dei consumi Innalzare i livelli di efficienza energetica degli impianti di illuminazione esterna, pubblici e privati elettrici (Allegato III P.I.E.R. Regione Toscana e "Linee Guida per la progettazione, l'esecuzione e l'adeguamento degli impianti di illuminazione esterna" di cui alla Delibera di Giunta Regionale 27 settembre 2004 n. 962). Diffondere nella popolazione, per sensibilizzare i cittadini e gli operatori economici, le conoscenze necessarie per l’istallazione di impianti ad energia sostenibile e le pratiche virtuose di risparmio energetico. Per ciò che concerne le nuove zone commerciali e produttive, esse dovranno tendere verso una propria autonomia energetica e, possibilmente, diventare anche produttrici di risorsa stessa tramite l’uso di tecnologie sostenibili. Seguire i criteri progettuali dell’architettura sostenibile nonché i dettami del documento “Linee guida per l’edilizia sostenibile in Toscana” in tutte le tipologie d’intervento. - Posizionare i corpi di fabbrica in modo da poter fruire al massimo della luce solare sia per illuminazione dei vani interni che per l’utilizzo fotovoltaico. Subordinare qualunque trasformazione che comporti un incremento dei consumi all’adozione di idonee misure di contenimento sia di carattere gestionale che impiantistico- strutturale. Utilizzare misure attive e passive di risparmio energetico, al fine di ottimizzare le soluzioni progettuali per ottenere il massimo risparmio di energia per ogni intervento rispetto alle costruzioni tradizionali. 128 RIFIUTI Criticità rilevate Misure di mitigazione proposte Aumento della produzione di rifiuti Sostenere, anche in collaborazione con i gestori dei servizi, azioni e iniziative volte ad aumentare la coscienza e la consapevolezza della popolazione su temi relativi alla produzione di rifiuti e al loro smaltimento. La strutturazione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani e speciali dovrà essere verificata ed eventualmente implementata per far fronte ai nuovi carichi previsti dal RU. Indirizzare le attività produttive, anche attraverso la promozione e l’incentivazione dei sistemi di certificazione ambientale e/o di accordi volontari, all’adozione di tecnologie che riducano la produzione di rifiuti in linea con quanto previsto dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., e/o al riciclaggio degli stessi, sia all’interno del ciclo produttivo che mediante conferimento al servizio di raccolta differenziata. Utilizzare negli uffici pubblici (uffici dell’A.C., Scuole, Servizi, ...) materiali derivanti da recupero così come previsto dal Piano Regionale Rifiuti. Potenziale incremento dell’attività di scavo e movimenti terra Nell’ambito della progettazione e realizzazione degli interventi di trasformazione dovrà essere valutata la possibilità di separare e reimpiegare in situ i materiali di rifiuto derivanti dalla cantierizzazione edile previ idonei caratterizzazione e trattamento così come previsto dalla normativa vigente (D.Lgs. 152/06 e s.m.i.). SUOLO E SOTTOSUOLO Criticità rilevate Misure di mitigazione proposte Eventuale presenza di Il recupero e/o la riqualificazione di aree dismesse dovrà essere subordinato, ove necessario, a aree di recupero preliminari verifiche ambientali, volte ad accertare il grado di eventuale contaminazione di terreni ed contaminate da inquinanti acquiferi e a valutare la necessità di interventi di messa in sicurezza o bonifica ambientale (D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.). Eventuali nuove La realizzazione di parcheggi e piazze pubbliche e private deve essere attuata con modalità occupazioni di suolo costruttive che evitino, per quanto possibile, l’impermeabilizzazione e permettano l’infiltrazione delle dovute al acque nel suolo. dimensionamento di RU Si raccomanda inoltre, che per qualsiasi intervento da realizzarsi sul territorio comunale, siano verificate e rispettate le prescrizioni contenute nelle Norme Tecniche di Attuazione del Regolamento Urbanistico relativamente agli studi di fattibilità geomorfologica, idraulica e sismica eseguiti dallo studio ProGeo Associati. 129 MISURE PER IL MONITORAGGIO Secondo quanto stabilito dal D.Lgs 152/06 e dall’art. 10 del Regolamento di attuazione 4/R dell’art. 11, comma 5, della LR 1/05, il processo di valutazione comprende la definizione di un sistema di monitoraggio al fine di valutare il processo di attuazione delle azioni previste dal RU. Più precisamente il monitoraggio è l’esame sistematico e costante, effettuato durante tutta la fase della sua applicazione, dello stato di avanzamento del piano ed è orientato a verificare il grado di attuazione e l’efficacia delle azioni programmate. La valutazione in itinere rappresenta un momento dunque di verifica dei risultati e degli eventuali effetti non desiderati prodotti dal piano, nonché della sua capacità di conseguire gli obiettivi prefissati. Il sistema di monitoraggio si effettua mediante l’individuazione degli indicatori o degli approfondimenti conoscitivi, oltre a verificare comunque almeno due fattori: - lo stato di attuazione del RU, in relazione al dimensionamento e valutando anche quali elementi di criticità possano essersi verificati nella gestione, se tutto si è svolto secondo le modalità previste o se si sono invece dovute introdurre modifiche (gestionali, urbanistiche, altro); - l’aggiornamento dei dati sull’ambiente, attraverso gli indicatori individuati e valutando le variazioni intervenute a seguito dell’attuazione delle azioni previste. Alla scadenza del quinquennio, secondo le disposizioni degli artt. 13 e 55 della LR 1/05, deve essere redatta una apposita relazione sugli effetti territoriali, ambientali e socio economici e sulla salute umana avuti a seguito delle azioni indotte dal piano. Per il territorio di Vernio si rende necessario svolgere una prima selezione degli indicatori già al momento dell’entrata in vigore del Regolamento Urbanistico, in parte per avere un primo riferimento indicativo ed in parte per poter disporre dei dati di partenza per una verifica successiva. Effetti attesi indicatori Contenimento del consumo di suolo Nuova occupazione dei suoli inedificati Recupero di immobili abbandonati o sottoutilizzati Superfici aree protette, aree boscate... Esondazioni, realizzazione opere di mitigazione, ... Frane, realizzazione opere di mitigazione, mq aree a rischio Variazione intensità di sfruttamento Riuso del patrimonio edilizio Potenziamento delle reti ecologiche Riduzione del rischio idraulico Salvaguardi a rischio idrogeologico Tutela della risorsa idrica 2013 Tutela e valorizzazione del territorio Variazioni uso del suolo, cambio di agricolo destinazione d’uso di immobili ex rurali Tutela e valorizzazione del paesaggio mq ripristini e riqualificazione paesaggistica, superamento di condizioni di degrado, grado di utilizzo del patrimonio storico, grado di fruibilità delle risorse culturali 130 2017 Efficienza delle reti infrastrutturali Interventi sulle reti, grado di utilizzazione dei sistemi di trasporto pubblico, Riequilibrio insediativo Dati sulla distribuzione della popolazione e delle attività Aumento della qualità urbana Dotazioni a standard, numero di edifici ad alta efficienza energetica, potenziamento degli spazi verdi e aumento (mq) degli spazi alberati Miglioramento dello spazio pubblico Creazione e riqualificazione di spazi pubblici Aumento della sicurezza e dell’efficienza Numero di incidenti, tempi di del sistema stradale percorrenza, numero di autoveicoli Valorizzazione degli itinerari e creazioni di Sentieri riattivati e km di piste ciclabili reti lente Migliore offerta commerciale Numero e qualità delle attività commerciali Valorizzazione e qualificazione offerta Dati su arrivi e permanenze e sui turistica flussi turistici in generale Offerta di servizi qualificati Dati su attività di innovazione e di servizio alla persona e alle imprese Valorizzazione culturale Dati sulla domanda di cultura e di sport Differenziazione economica Imprese artigianali, prodotti evoluti, posti di lavoro settore secondario Coesione sociale Presenza associativa, realizzazione edilizia sociale 131 STUDIO DI INCIDENZA SIR Appennino Pratese (IT5150003) Dott.ssa Serena Maccelli Novembre 2013 1 INDICE INTRODUZIONE..................................................................................................................3 QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO.........................................................................3 ASPETTI METODOLOGICI..................................................................................................5 DESCRIZIONE IN SINTESI DEL PROGETTO …................................................................5 DESCRIZIONE DEL SITO SIR “Appennino pratese”........................................................7 Habitat di interesse...............................................................................................................9 Fauna diinteresse ................................................................................................................9 Flora diinteresse.................................................................................................................12 INCIDENZA DEL PROGETTO...........................................................................................13 2 INTRODUZIONE La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano che possa avere incidenze significative su un sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva “Habitat” (92/43/CEE) e si configura come un procedimento di carattere preventivo per l’identificazione, la quantificazione e l’esame dei potenziali impatti su habitat naturali e seminaturali e sulle specie di flora e fauna presenti nei siti protetti. L’analisi degli impatti, pur essendo finalizzata ad una valutazione degli effetti su “specie” ed “habitat”, deve far riferimento al sistema ambientale nel suo complesso, considerando le componenti abiotiche, biotiche e le connessioni ecologiche. Le interferenze debbono tenere conto della qualità, della capacità di rigenerazione delle risorse naturali e della capacità di carico dell’ambiente naturale. Si intraprende tale procedura in base alla certezza, o solo alla probabilità d’incidenze significative, derivanti sia da piani o progetti situati all’interno di un sito protetto, sia da quelli che, sebbene si sviluppino all'esterno, possano comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. La Valutazione d’incidenza costituisce uno strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio compatibilmente con gli obbiettivi di tutela dei siti protetti. La presente relazione di incidenza viene redatta come allegato al Regolamento Urbanistico del Comune di Vernio per gli interventi programmati sul territorio che potrebbero avere un impatto diretto o indiretto sull'ambiente del Sito di Importanza Regionale n°39 denominato “Appennino Pratese”, il quale coincide per metà della sua superficie con l'area naturale protetta d'interesse Locale (ANPIL) dell'Alto Carigiola e Monte delle Scalette. QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO L’Unione Europea nel 1992 “considerando che la salvaguardia, la protezione e il miglioramento della qualità dell’ambiente, compresa la conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche costituiscono un obiettivo essenziale di interesse generale perseguito dalla Comunità”, ha adottato la Direttiva 92/43/CEE, definita “Direttiva Habitat” allo scopo principale di promuovere e mantenere la biodiversità di habitat e specie vegetali e animali all’interno dei Pesi Membri. Con lo stesso scopo l’Unione Europea aveva già adottato la direttiva 79/409/CEE, definita “Direttiva Uccelli” e recentemente sostituita dalla 2009/147/CE concernente la conservazione degli uccelli selvatici. L'adozione di queste due direttive da parte degli stati mebri ha portato alla istituzione di una rete ecologica di Zone Speciali di Conservazione (ZSC), denominata Rete Natura 2000. La costituzione di una rete assicura la continuità degli spostamenti migratori, dei flussi genetici delle varie specie e garantisce la vitalità a lungo termine degli habitat naturali. Per Rete Natura 2000 si intende un sistema coordinato e coerente di aree destinate alla conservazione della biodiversità, ovvero i siti SIC (siti di importanza comunitaria) e le ZPS (zone di protezione speciale), collegati tra loro da corridoi ecologici. I siti della Rete 3 vengono individuati sulla base della presenza al loro interno di particolari habitat e di specie di flora e di fauna di grande interesse conservazionistico e particolarmente vulnerabili. Le due direttive prevedono che gli Stati membri adottino le opportune misure di conservazione per evitare nelle ZSC il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per il perseguimento degli obiettivi previsti. Le misure di conservazione costituiscono l’insieme di tutte le misure necessarie per mantenere o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie di fauna e di flora selvatiche in uno stato di conservazione soddisfacente. Inoltre la direttiva Habitat prevede (art. 6 , par. 2) misure di salvaguardia adottate dagli Stati membri “per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi” della stessa Direttiva. Introducendo così la necessità di valutazione di qualsiasi piano o progetto che possa incidere negativamente sullo stato di conservazione dei siti. La “direttiva Habitat” è stata recepita nell’ordinamento giuridico italiano con il D.P.R. 357/97 “Regolamento recante attuazione della Dir 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”, modificato e integrato dal D.P.R. N° 120/2003. Il recipimento ha introdotto l'obbligatorietà della procedura per la Valutazione di Incidenza per ogni piano, progetto o attività con incidenza significativa e ha specificato il ruolo di Regioni e Province Autonome nella costruzione e gestione della rete Natura 2000. A livello regionale, la Direttiva è stata recepita con L.R. 56/00, una legge per la tutela della biodiversità riconoscendo il ruolo strategico dei siti di importanza comunitaria, nazionale e regionale. Nell’ambito di tale legge sono state individuate nuove tipologie di habitat e nuove specie, considerate di elevato interesse regionale, non comprese negli allegati delle direttive comunitarie. In tale contesto le diverse tipologie di siti (pSIC, ZPS, SIR, SIN) sono state complessivamente classificate quali Siti di Importanza Regionale (SIR). Con il termine Siti di Importanza Regionale si indicano pertanto i siti classificati come di Importanza Comunitaria (pSIC), le Zone di Protezione Speciale (ZPS) ed il sistema di Siti di Interesse Regionale e di Interesse Nazionale. Tale legge estende a tutti i Siti di Importanza Regionale le norme di cui al DPR 357/97 e successive modifiche. A norma della legge 56/00, gli atti della pianificazione territoriale, urbanistica e di settore, non direttamente connessi o necessari alla gestione dei siti, per i quali sia prevista la valutazione integrata ai sensi della L.R. 1/2005, qualora siano suscettibili di produrre effetti su siti o geotipi di importanza regionale, devono contenere, ai fini dell'effettuazione della valutazione d'incidenza, apposita relazione di incidenza per l'individuazione dei principali effetti che possono essere determinati sul sito o sul geotipo interessati, tenuto conto degli obiettivi di conservazione degli stessi. La valutazione di incidenza costituisce dunque una procedura obbligatoria per tutti i piani, programmi ed interventi non specificatamente rivolti al mantenimento in stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nei siti di importanza regionale, di cui alla l.r. 56/2000, ma che possono avere incidenze significative sui siti della Rete Natura 2000. 4 METODOLOGIA DI ANLISI ADOTTATA La procedura della valutazione di incidenza deve fornire una documentazione utile a individuare e valutare i principali effetti diretti o indiretti, a lungo o a breve termine, che il piano/progetto (o intervento) può avere sul sito Natura 2000, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. I più recenti riferimenti metodologici per la realizzazione degli studi di incidenza sono ben delineati nel documento “Valutazione dei piani e dei progetti che possono avere incidenze significative sui siti Natura 2000 - Guida metodologica alle indicazioni dell’art. 6 comma 3 e 4 della direttiva Habitat” (Commissione Europea, DG Ambiente, 2002). La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione prevede un percorso di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali: 1- Screening: processo che identifica le possibili incidenze su un sito Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e che porta alla decisione di procedere alla valutazione d’incidenza qualora tali incidenze risultino significative in relazione agli obiettivi di conservazione del sito. 2- Valutazione appropriata: analisi dell’incidenza sull’integrità del sito Natura 2000 del piano o del progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione e l’individuazione di eventuali misure di mitigazione. 3- Valutazione delle soluzioni alternative: processo che esamina modi alternativi di raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano evitando incidenze negative sull’integrità del sito natura 2000. 4- Valutazione di misure di compensazione: qualora non esistano soluzioni alternative e nei casi in cui, per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, e’ necessario che il progetto o il piano vengano comunque realizzati, devono essere individuate azioni in grado di bilanciare in modo proporzionato le incidenze negative previste. DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO Principi generali del Regolamento Urbano (RU) Il RU del Comune di Vernio disciplina gli interventi e le trasformazioni ammissibili per l’intero territorio comunale, in rispetto e coerenza con i principi elencati nel Piano Strutturale (PS) riassunti nella Relazione generale del piano e nelle Norme tecniche di attuazione in precisi orientamenti strategici e indirizzi urbanistici. Il PS , riconosce per il Comune di Vernio due sistemi territoriali: il sistema territoriale di Vernio ed il sistema territoriale di Montepiano, definiti sulla base della sintesi tra caratteristiche fisico-morfologiche dei luoghi, attività che vi si svolgono, caratteri generali degli insediamenti e delle loro relazioni e quindi, principalmente, connotazioni di paesaggio. Una ulteriore divisione del territorio corrisponde alle unità territoriali organiche elementari. Le UTOE (unità territoriali orgnaiche elementari) previste dalla legge regionale toscana, contribuiscono alla definizione degli indirizzi e dei parametri da rispettare nella parte gestionale del piano, ovvero nel Regolamento Urbanistico. Per il Comune di Vernio sono così suddivise: l’UTOE 1 - La valle ed i versanti del Bisenzio, l'UTOE 2 - Le frazioni ed i nuclei dellʼalta valle, UTOE 3 - La conca di Montepiano. 5 Il SIR oggetto di studio ricade all'interno del sistema territoriale di Montepiano e delle UTOE 2 e 3. Gli obiettivi generali individuati per il sistema territoriale di Montepiano sono in linea con i principi conzervazionistici della rete Natura 2000, infatti tendono a dare importanza alla tutela della biodiversità, alla salvaguardia del paesaggio, alla conservazione e al recupero di importanti habitat come le praterie di crinale, la valorizzazione delle risorse culturali e simboliche e lo sviluppo di politiche sostenibili ed ecologicamente compatibili. In particolare nelle due UTOE di pertinenza del SIR gli obiettivi definiti non prevedono opere di grande impatto ambientale che possano avere degli effeti negativi sul sito, sono previste infatti solo contenute addizioni funzionali residenziali, strettamente correlate ad interventi di effettiva riqualificazione degli insediamenti esistenti, là dove questi presentano situazioni di degrado o carenze funzionali o deficit degli standard, su nuovi fronti di costruito per quanto riguarda l'UTOE 2. Nell'UTOE 3 sono previsti invece delle addizioni funzionali residenziali, strettamente correlate ad interventi di effettiva riqualificazione degli insediamenti esistenti, evitando zone di degrado paesaggistio e la costruzione di nuovi agglomerati e mantenendo e salvaguardando i varchi tra gli insediamenti. Il RU prevede inoltre per il nucleo della Badia più vicino all'area SIR, una disciplina di tutela e recupero paesaggistico che escluda ogni nuova edificazione, ma consenta solo degli interventi di riqualificazione degli insediamenti esistenti in un ottica di recupero delle pertinenze storiche. Fig. 1 Area urbana di Montepiano 6 DESCRIZIONE DEL SITO Il sito “Appennino Pratese” si estende per 4191 ettari, nei Comuni di Vernio e Cantagallo, in Provincia di Prato ed è collocato in corrispondenza del confine provinciale con l'EmiliaRomagna a Nord e con la Provincia di Pistoia a ovest. Il SIR inoltre confina con il SIC-SIR Tre Limentre Reno e il SIC-SIR Laghi di Suviana e Brasimone. Fig.2 Estensione Sir Appennino pratese La parte più a Nord dell'area Natura 2000 oggetto di studio, coincide pienamente con l'ANPIL Alto Carigiola e Monte delle Scalette e nella parte sud con la Riserva Naturale Provinciale Acquerino – Cantagallo. Si tratta di una vasta area appenninica caratterizzata da una morfologia accidentata, con acclivi versanti montani e un elevata copertura forestale, a dominanza di latifoglie, interrotta in quota da prati-pascoli in parte riconquistati da coperture arbustive, con scarso disturbo antropico, L'area è segnata da valli profondamente incise da un fitto reticolo idrografico che dà origine al torrente Carigiola, dove si rilevano cascate e letti torrentizi suborizzontali molto suggestivi e di particolare interesse paesaggistico. Nella parte nord dell'area si riscontra invece un paesaggio alpestre con la presenza di praterie e imponenti affioramenti rocciosi, derivati dall'erosione selettiva esercitata dalle acque correnti superficiali sui litotipi argillosi e arenacei. La continuità e lo scarso disturbo antropico della matrice forestale costituisce uno degli elementi di maggiore interesse del sito, assieme alla presenza di numerosi habitat forestali di interesse comunitario (formazioni di Tilio-Acerion) e all'ottimo stato di conservazione di alcuni corsi d'acqua in particolare il Torrente Limentra di Treppio, il Torrente Carigiola, il Fosso Trogola, il Rio Canvella e l'alto corso del Torrente Setta e del Fiume Bisenzio, che presentano un elevata qualità delle acque, con presenza di fauna acquatica rara e di interesse (ad es. il crostaceo Austropotamobius pallipes ed i pesci Cottus gobio, Leuciscus suffia, e la Salamandrina terdigitata). 7 Le principali minacce di conservazione così come riportato dalla scheda desctittiva di Natura 2000 possono derivare da modifiche della gestione forestaele, dalla riduzione delle aree aperte per abbandono e dalla immissione di specie ittiche nei torrenti. Fig. 3 – Affioramenti rocciosi del Monte delle scalette Fig. 4 – La profonda valle del torrente Carigiola 8 Il sito è interessato, inoltre, dal progetto LIFE natura “sci d'acqua”, promosso dalla provincia di Prato, volto al miglioramento dello stato di conservazione di alcune specie faunistiche legate ad ambienti acquatici, aree umide e corsi d’acqua, attraverso azioni mirate a ridurre le minacce che gravano su tali specie e ad accrescere le dimensioni e la vitalità delle popolazioni (Progetto life 07 NAT/IT/433). Nei sottoparagrafi che seguono si riportano le notizie realtive alla scheda descrittiva natura 2000. Essendo un nuovo SIR (DCR n.80/2009) non è possibile accedere ai dati delle schede dettagliate contenute nel DGR 644/04 per tutti i SIR. Descrizione habitat Gli habitat di interesse conservazionistico presenti nel SIR, sono quelli segnalati nella scheda descrittiva della Rete Natura 2000: 9110 - Faggete oligotrofiche e acidofile (Luzulo-Fagetum). 9260 – Castagneti. 91E0* - Boschi di palude e ripari a ontano. 9210* - Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex. 9180* - Boschi misti di latifoglie mesofile dei macereti e dei valloni su substrato calcareo (Tilio- Acerion). 92A0 - Boschi ripari a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P. nigra. 6520 - Praterie magre da fieno del piano montano e subalpino. 6210*- Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee). 8220 -Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica. 6110* - Creste e versanti con formazioni discontinue semirupestri di suffrutici, suffrutici succulenti e erbe perenni (Alysso alyssoidis - Sedion albi). Code Cover (ha) Representati Relative vity surface Conservatio Global n 6110 0,42 C C B C 6210 0,84 D 6520 1,68 B C B B 8220 0,42 D 9110 419,1 B C B B 9180 5,87 B C B B 91E0 24,31 B C B B 9210 17,18 B C B B 9260 419,1 B C B B 92A0 2,1 B C B B Representativity (A: rappresentatività eccellente; B: buona rappresentatività; C: rappresentatività significativa; D: presenza non significativa), Relative surface (sito/Italia) % (A: 100 > = p > 15%; B: 15 > = p > 2%; C: 2 > = p > 0%), Grado di Conservation (A: conservazione eccellente; B: buona conservazione; C: conservazione media o ridotta), Global (A: valore eccellente; B: valore buono; C: valore significativo). Il segno ‘*’ indica i tipi di habitat prioritari. Descrizione Fauna Il SIR Appennino Pratese fa parte dell'areale di distribuzione della popolazione di cervo dell'Acquerino, al quale si affiancano gli altri grandi ungulati (cinghiale, capriolo). 9 Da alcuni anni ormai è anche accertata la presenza del lupo italico dell'Appennino. Nell'area è presente una ricca e interessante avifauna costituita da 15 specie di interesse comunitario. Le specie acquatiche tutelate presenti nel territorio sono rappresentate principalmente dalla Salamandra pezzata (Salamandra Salamandra) e dalla salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), divenuta anche il simbolo dell'ANPIL Alto carigiola e Monte delle Scalette), tra gli anfibi, dallo scazzone (Cottus gobio) e dal vairone (Leuciscus souffia), tra i pesci, e dal gambero italico (Austropotamobius italicus), tra i crostacei. Di seguito l'elenco delle specie segnalate nella scheda natura 2000 della direttiva 2009/147/CE ed elencati nell'allegato II della direttiva 92/43/CEE: Mammals Species Site assessment Population Scientific Name Common Name T Cat Pop. Con. Iso. Glob. Canis lupus Lupo p P C B C B Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore p P C B C B Birds Species Population Site assessment Scientific Name Common Name T Cat. Pop. Con. Iso. Glob. Caprimulgus europaeus Succiacapre r P C B C B Cinclus Cinclus Merlo acquaiolo p P CT A C B Dendrocopos major Picchio rosso maggiore p P C B C B Dendrocopos minor Picchio rosso minore p P C B C B Emberiza cia Zigolo muciatto p R Falco tinnunculus Gheppio p R B C B C B C B Jinx torquilla Torcicollo r P C Lanius collurio Averla piccola 1-5 r P D Lullula arborea Tottavilla 1-5 r Pernis apivorus Falco pecchiaiolo r P C B C B Phoenicurus phoenicurius Codirosso r P C B C B Picus viridis Picchio verde p P C B C B Ptyonoprogn e rupestris Rondine montana 1-5 r P C B C B Pyrrhula pyrrhula Ciuffolotto europeo p P C B C B Sitta europaea Picchio muratore p P C B C B 10 Fish Species Population Scientific Name Common Name T Cottus gobio Scazzone Leuciscus souffia Vairone Padogobius nigra Ghiozzo Site assessment Cat. Pop. Con. Iso. Glob. p R C A C B p C C A C B p R C A C B Amphibians Species Population Site assessment Scientific Name Common Name T Cat. Pop. Con. Iso. Glob. Salamandrina perspicillata Salamandrina dagli occhiali p P C B C B Type (T.): p = permanent, r = reproducing, c = concentration, w = wintering (for plant and non-migratory species use permanent). Abundance categories (Cat.): C = common, R = rare, V = very rare, P = present - to fill if data are deficient (DD) or in addition to population size information. Fig. 5 Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) Fig. 6 – Scazzone (Cottus Gobio) 11 Descrizione flora L'area è ricoperta da boschi di latifoglie: il castagno, il cerro e il carpino nero sono le essenze più rappresentative delle zone più elevate, caratterizzate da un particolare microclima che si è creato nei versanti esposti a sud. Lungo le strette vallate più fresche si trovano invece specie come il faggio, l'acero, il carpino bianco e più raramente tiglio e tasso. Lungo i corsi d'acqua sono comuni il salice viminale, l'ontano nero e il nocciolo. Il sottobosco a erbe alte è caratteristico di terreni profondi. Alle quote più alte, in particolare sul Monte delle Scalette, si trovano praterie di tipo sub-steppico. Di seguito l'elenco delle specie descritte nella scheda natura 2000 del sito che non riporta la presenza di specie di piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Plants Species Population Motivation Species annex IV Other categories Scientific Name Cat. V A B C D Arisarium proboscideum C X Asarum europaeum R X Dictamnus albus V X Digitali lutea subsp. australis C X Erysarium pseudorhaeticum C X Galanthus nivalis R Gentiana asclepiadea R X Gentiana cruciata R X Glyceria fluitans R X Gymnocarpium dryopteris R X Herniaria glabra R X XIlex aquifolium R X Listera ovata C X Murbeckiella zanonii C Myootis discolor R X Orchis provincialis R X Platanthera clorantha C X Polygala flavescens C X Pulmonaria picta C X Ribes uva-crispa R X Salix apenina C X Salvia pratensis C X Sesleria argentea R X X X 12 Taxus baccata R X Thlaspi alpestre ssp. alpestre R X Tilia cordata R X Cat.: Abundance categories: C = common, R = rare, V = very rare, P = present Motivation categories: IV, V: Annex Species (Habitats Directive), A: National Red List data; B: Endemics; C: International Conventions; D: other reasons Fig. 7– Erba cornacchia (Murbeckiella zanonii) INCIDENZA DEL PROGETTO Valutati i principi generali del piano sturtturale, gli obiettivi previsti dal regolamento urbanistico e lo stato di conservazione del sito stesso, la fase di screening può essere conclusa affermando che non si possono stimare potenziali impatti negativi provocati dalle scelte del RU. Nessuna delle scelte evidenziate nel RU incide negativamente su sito della Rete Natura 2000 in quanto gli interventi previsti rispondono ad alcuni principi base quali: protezione e valorizzazione dellʼambiente naturale e delle tradizioni locali attraverso la tutela e l’accrescimento del patrimonio ambientale, territoriale e del paesaggio; creazione di una nuova immagine territoriale del comune di Vernio come "territorio verde"; valutazione di ogni trasformazione attraverso le emissioni, la disponibilità della risorse, la capacità di riequilibrio di contesti paesaggistici degradati e delle aree ad elevato rischio idraulico; il rafforzamento e il mantenimento della rete ecologica, in particolare. Dal Regolamento Urbanistico, come descritto nei paragrafi precedenti, si evince un'attenzione particolare rivolta al miglioramento ambientale, alla salvaguardia del paesaggio e al recupero di edifici già esistenti, senza dare spazio a nuove costruzioni. Nelle immediate vicnanze del SIR non sussistono zone di interesse urbanistico che prevedono interventi descritti nel RU; solamente all'interno dell'UTOE 3 in località “La Badia” sono previste opere di riqualificazione edilizia, ma che non compotano modifiche sostanziali all'assetto storico degli edifici e che pertanto non potranno determinare 13 incidenze significative sul sito e gli habitat stessi. Tuttavia, anche se le azioni previste dal RU non pregiudicano l'integrità del sito e gli obiettivi generali sono in linea con i principi generali di tutela ambientale, per garantire l'elevato stato di naturalità e la conservazione degli habitat, della flora e della fauna di interesse comunitario del sito, si dovrà tenere conto nella redazione di piani complessi e di governo del territorio dell'importanza del sito “appennino pratese” in relazione anche con gli altri siti Natura 2000, per non compromettere l'efficenza della rete ecologica. Visto la non significatività di incidenza sul SIR “Appennino Pratese” da parte del Regolamento Urbanistico, il presente sutdio di incidenza si conclude con la fase di screening non ritenendo opportuno proseguire con le successive fasi come delineato nel documento “Valutazione dei piani e dei progetti che possono avere incidenze significative sui siti Natura 2000 - Guida metodologica alle indicazioni dell’art. 6 comma 3 e 4 della direttiva Habitat” (Commissione Europea, DG Ambiente, 2002). 14