Regolamento Urbanistico Valutazione

Transcript

Regolamento Urbanistico Valutazione
COMUNE DI VERNIO
Regolamento Urbanistico
Valutazione Ambientale Strategica
Rapporto Ambientale - Valutazione di Incidenza
DEFINIZIONI
Valutazione Ambientale Strategica (VAS)
Verifica di coerenza.
Valutazione degli effetti
Monitoraggio
Partecipazione
Valutazione Ambientale Strategica
Ambito di applicazione
VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
Il processo di formazione del Regolamento Urbanistico
Il metodo di valutazione utilizzato per il Regolamento Urbanistico
SCENARI DI RIFERIMENTO, QUADRI ANALITICI
Gli scenari formulati dal PS
Quadro conoscitivo di riferimento
Gli studi geologico idraulici
VERIFICA DI COERENZA DEL QUADRO ANALITICO
GLI OBIETTIVI PER IL REGOLAMENTO URBANISTICO
Obiettivi specifici e azioni
Obiettivi del Regolamento urbanistico per il Subsistema territoriale di Vernio
Obiettivi del Regolamento urbanistico per il Subsistema territoriale di Montepiano
Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 1, La valle ed i versanti del Bisenzio
Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 2, Le frazioni ed i nuclei dellʼalta valle
Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 3 - La conca di Montepiano
COERENZA
Coerenza interna
Coerenza interna verticale
Coerenza interna orizzontale
OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE E VERIFICHE DI COERENZA CON I PIANI DI
SETTORE REGIONALI VIGENTI
Decisione n. 1600/2002/CE del parlamento europeo e del consiglio del 22 luglio 2002 che istituisce
il VI Programma comunitario di azione in materia di ambiente
La Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia (Deliberazione n. 57/2002,
GU n. 255 del 30-10-2002 Suppl. Ord. n.205)
RAPPORTO AMBIENTALE
CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO COMUNALE
ARIA
INQUADRAMENTO NORMATIVO
QUALITÀ DELL’ARIA
EMISSIONI IN ATMOSFERA
DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA
INQUINAMENTO ACUSTICO
PIANO DI CLASSIFICAZIONE ACUSTICA
ACQUA
2
ACQUE SUPERFICIALI
Bilancio idrologico
L'indice SECA
Indice IFF
Classificazione delle acque superficiali per uso potabile
Censimento delle sorgenti e delle fonti
ACQUE SOTTERRANEE
La permeabilità dei suoli
Le sorgenti e le fonti
RETE ACQUEDOTTISTICA E FOGNARIA
Qualità delle captazioni da pozzi per uso acquedottistico
Captazioni da corsi d’acqua superficiali per uso acquedottistico
Captazioni da pozzi per uso acquedottistico
Captazioni da sorgenti per uso acquedottistico
Captazioni da pozzi per uso privato (potabile, irriguo, industriale)
Qualità delle captazioni da sorgenti per uso acquedottistico
Consumi da acquedotto
Fognature
Scarichi diretti
Scarichi industriali
Impianto di depurazione
SUOLO
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
GEOMORFOLOGIA
RISCHIO E ATTIVITÀ SISMICA
SITI CONTAMINATI E STATO DELLE BONIFICHE
RIFIUTI
Sistema di smaltimento e raccolta
La raccolta differenziata
Produzione di rifiuti totale e pro-capite
Politiche degli interventi di controllo, protezione e risanamento
ENERGIA
Rete di distribuzione del metano
I consumi energetici
Consumi energia elettrica
Consumi gas metano
ECOSISTEMI DELLA FLORA E DELLA FAUNA
Area Naturale di Interesse Locale dell'Alto Carigiola e Monte delle Scalette
Uso del suolo forestale
Alberi monumentali
Aree percorse da incendi
Aree protette
Formazioni di ripa
Criticità del sistema flora-fauna
Specie Vegetali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,C,C1)
Specie animali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,A2,B,B1)
CONSUMO DI SUOLO
Aree urbane
Il territorio agricolo
3
IL DIMENSIONAMENTO DEL RU
U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio
U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta Valle
U.T.O.E. La Conca di Montepiano
LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI ATTESI
Territorio rurale e paesaggio
Territorio urbanizzato
La disciplina dell’esistente
La disciplina delle trasformazioni
Rafforzamento degli insediamenti urbani
Mobilità
Effetti socio economici e sulla salute umana
VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL RU
Valutazione della pressione sul territorio all’interno delle Utoe definite dal PS
Stima delle risorse potenzialmente utilizzate
Misure di mitigazione proposte
MISURE PER IL MONITORAGGIO
VALUTAZIONE D’INCIDENZA (VINCA)
4
DEFINIZIONI
Valutazione Ambientale Strategica (VAS)
La Valutazione ambientale strategica può essere definita come quel processo decisionale che
aiuta ad evidenziare, all’interno di piani o programmi, le coerenze interne e le coerenze esterne
dello strumento di programmazione, oltre che gli effetti futuri ed attesi che "ne derivano sul piano
ambientale, territoriale, economico, sociale e sulla salute umana considerati nel loro complesso".
Con la Legge Regione Toscana 01/2005 (art. 11, comma 5), infatti, oltre a recepire quanto disposto
dalla Direttiva Europea 2001/42/CE, si cerca di superare i limiti della stessa, introducendo il
concetto di VAS, la quale cerca di abbracciare tutto il processo decisionale del piano, andando
oltre la mera valutazione degli aspetti ambientali.
Tale valutazione non è un passaggio finale come la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), ma
un processo che si sviluppa lungo tutto il percorso partecipato di formazione degli atti, a partire
dalla prima fase utile e rappresenta lo strumento che mette il decisore nella condizione di fare
scelte consapevoli e trasparenti e che per questo interviene preliminarmente alla “definizione di
qualunque determinazione impegnativa”, anche al fine di consentire la scelta motivata tra le
possibili alternative. Entrando a far parte, fin dal primo momento nel processo decisionale di
definizione del progetto di piano, lascia spazio ad una possibile discussione su soluzioni
alternative nel corso della sua elaborazione e nel corso del processo di partecipazione che la
accompagna.
La valutazione è così uno dei fondamenti della legge toscana ed assolve alla funzione di supporto
e a quella di certificazione delle decisioni ed alla quale si affida anche il compito di organizzare la
co-pianificazione (tra enti e soggetti competenti) e di garantire la partecipazione.
Scopo della VAS è quello di verificare, da un punto di vista tecnico, se le risorse essenziali del
territorio (aria, acqua, ecosistemi della fauna e della flora, città e sistemi di insediamenti,
paesaggio e documenti della cultura, sistemi tecnologici e infrastrutturali) sono utilizzate secondo il
principio della compatibilità: “Nessuna delle risorse essenziali del territorio può essere ridotta in
modo significativo ed irreversibile (…). Le azioni di trasformazione del territorio sono soggette a
procedure preventive di valutazione degli effetti ambientali”. Attraverso il processo di valutazione
deve cioè verificare che le scelte effettuate siano conformi agli obiettivi generali di pianificazione
territoriale e di sostenibilità definiti a livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale.
In questo modo sarà possibile evidenziare l'esistenza di possibili impatti negativi derivanti dalle
scelte effettuate e le eventuali azioni da intraprendere per "impedirli, ridurli o compensarli".
Il processo di VAS si compone di:
-verifica di coerenza;
-valutazione degli effetti;
-partecipazione;
-monitoraggio.
Verifica di coerenza.
Componenti fondamentali della VAS sono le verifiche di coerenza. Si tratta di analisi e confronti
tecnici finalizzati a verificare la coerenza degli obiettivi, ovvero la possibile esistenza di
contraddizioni tra obiettivi e linee di indirizzo del piano e gli obiettivi, generali e specifici, della
sostenibilità ambientale.
Le verifiche di coerenza si suddividono in verifica di coerenza esterna e di coerenza interna.
La verifica di coerenza esterna è volta a verificare che le scelte indicate nel piano o programma,
nello strumento o atto di governo del territorio, siano compatibili con i criteri di sostenibilità e le
5
limitazioni imposte dalla tutela delle risorse e coerenti con quanto disposto dagli altri strumenti
(sovraordinati, di settore...) aventi per oggetto lo stesso ambito territoriale.
La verifica di coerenza interna è finalizzata a verificare l’esistenza di coerenza e di relazione
logica tra le linee di indirizzo, gli obiettivi generali e specifici, alternative, azioni e risultati attesi
(effetti) dello strumento di pianificazione territoriale o dell’atto di governo del territorio.
Valutazione degli effetti
La valutazione degli effetti sottolinea le possibili ricadute ambientali, territoriali, sociali,
economiche e sulla salute umana derivanti dall’attuazione del piano o programma. Essa consiste
nel giudicare gli effetti, positivi e negativi, che le azioni proposte avranno sul sistema delle risorse
essenziali e, in relazione alle considerazioni e ai dati che ne scaturiranno, nel valutare le possibili
alternative alle scelte fatte.
Monitoraggio
Nella logica della legge toscana sul governo del territorio, programmazione e monitoraggio
costituiscono un ciclo ad interazione continua dove il secondo influenza il primo. La pianificazione
è la prima fase ed essere avviata, quindi eventualmente corretta con i primi monitoraggi. La VAS
deve per questo definire un sistema di monitoraggio, capace di consentire una corretta gestione
del piano e di fornire un controllo costante delle azioni previste, anche al fine di intervenire
tempestivamente qualora tali azioni producessero effetti negativi inattesi.
Partecipazione
Al processo della VAS partecipano i soggetti istituzionali (comuni, consorzi di bonifica, province,
soprintendenze per i beni ambientali e architettonici, ...), le parti sociali e le associazioni
ambientaliste (associazioni di categoria, università ed enti di ricerca, ...), ma devono anche essere
attivate opportune forme di informazione e comunicazione per l’accessibilità ai contenuti e la
partecipazione del pubblico, anche ai fini della trasparenza del processo decisionale.
Per stimare le conseguenze del piano, infatti, è necessario coinvolgere, attraverso adeguate
modalità di partecipazione, tutti i soggetti esterni all’amministrazione che propone lo strumento
urbanistico, ma interessati dall’ambito territoriale di riferimento, tenendo in considerazione gli
eventuali contributi apportati.
Valutazione Ambientale Strategica
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è un processo finalizzato ad integrare considerazioni
di natura ambientale nei piani e nei programmi, per migliorare la qualità decisionale complessiva.
L'obiettivo principale della VAS è valutare gli effetti sull’ambiente dei piani o dei programmi, prima
della loro approvazione (ex-ante), durante ed al termine del loro periodo di validità (in-itinere, expost). Altri obiettivi della VAS riguardano l'informazione e la promozione della partecipazione
pubblica nei processi di pianificazione-programmazione. La valutazione diventa in tal modo una
componente effettiva della costruzione del piano e del processo progettuale, con una forte
attenzione rivolta al controllo della sostenibilità ambientale delle scelte.
Il processo di VAS è diviso in due fasi: valutazione iniziale e valutazione intermedia.
1. La valutazione iniziale deve prendere in esame i dati generali dello strumento urbanistico: quadri
analitici, fattibilità, coerenza esterna.
2. La valutazione intermedia deve analizzare i dettagli dello strumento e in particolar modo il
rapporto tra obiettivi, azioni ed effetti attesi.
Il processo di valutazione può essere svolto anche in una unica fase, in relazione alla complessità
dello strumento urbanistico da valutare, motivandone opportunamente la scelta.
Il processo di valutazione viene infine descritto nella relazione di sintesi; tale documento, espresso
in un linguaggio non tecnico per favorire l’informazione anche ad un pubblico non specialista, deve
trarre conclusioni sulle attività valutative e definire il sistema di monitoraggio.
Ambito di applicazione
Secondo il DPGR n. 4/r del 9 febbraio 2007 la VAS si applica: al piano di indirizzo territoriale della
6
Regione Toscana (PIT); al piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) e relative varianti;
al piano strutturale comunale e relative varianti; agli atti di governo del territorio, nei casi previsti
dalla LR 01/2005 e s.m.i. (es. il Regolamento Urbanistico)
Riferimenti legislativi
- Direttiva 2001/42/CE
- LR Toscana n.1 del 3 gennaio 2005
- DPGR n. 4/r del 9 febbraio 2007
- LR Toscana n. 10 del 12 febbraio 2010
- LR Toscana n. 69 del 30 dicembre 2010
- LR Toscana n. 6 del 17 febbraio 2012
7
VALUTAZIONE
AMBIENTALE
STRATEGICA
Il processo di formazione del Regolamento Urbanistico
Con delibera della G.C. n. 102 del 25.10.2012 è stato dato avvio al procedimento relativo al
Regolamento Urbanistico al fine di garantire “una maggiore trasparenza e pubblicità del
procedimento e quindi anche per assicurare la partecipazione dei cittadini, delle associazioni e /o
categorie e degli altri soggetti interessati all’elaborazione dell’atto di governo del territorio”.
Uno dei fondamenti della VAS, la partecipazione, è quindi stato rispettato già a partire dalla prima
fase del processo di formazione dell’atto di governo del territorio.
Il processo di formazione del RU ha avuto inizio alla fine del 2012, con la predisposizione di un
nuovo repertorio conoscitivo di riferimento, a integrazione di quello contenuto nel Piano Strutturale.
Secondo la Legge Regionale n.1 del 2005, la partecipazione occupa un posto di primo piano
all’interno del processo di costruzione del Piano, costituendo non solo una fase specifica di
discussione pubblica e di concertazione con le forze sociali e produttive ma anche una parte
fondante della VAS.
In conformità con questi assunti, il processo di costruzione del regolamento urbanistico di Vernio è
stato impostato a partire da una fase di partecipazione che ha interessato la popolazione, i
soggetti economici e sociali, le forze politiche e le istituzioni, attraverso differenti momenti di
discussione e di coinvolgimento.
Nel 2013 completato il lavoro di integrazione del Quadro Conoscitivo, viene presentato il progetto
preliminare del RU, cui fanno seguito gli incontri istituzionali con la Commissione Urbanistica per
l’esame e la verifica del materiale prodotto.
Tra la primavera e l’autunno 2013 vengono predisposte le indagini geologico – idrauliche di
adeguamento del PS al Regolamento 26/R e di supporto al RU.
Nell’agosto 2013 è stato consegnato il primo progetto preliminare del RU e successivamente
(dicembre 2013) presentato quello definitivo al Consiglio Comunale.
Durante tutto il periodo di formazione del piano e per l’integrazione del quadro conoscitivo il
gruppo di lavoro si è confrontato con la Commissione Urbanistica per dare costantemente conto
dello stato di avanzamento del lavoro e dei temi che venivano via, via emergendo.
Le azioni svolte nell’attività partecipativa, antecedentemente all’adozione, sono state le seguenti:
Attività di informazione:
Predisposizione di strumenti finalizzati a fornire ai cittadini interessati un’informazione il più
possibile esaustiva e tempestiva riguardo al piano in oggetto, allo scopo di favorire la loro
partecipazione al dibattito. Tale scopo è stato predisposta una pagina web dedicata al
Regolamento Urbanistico;
Questo il calendario degli incontri istituzionali con la Commissione:
2012:
1 - 30/03/2012
2 – 20/04/2012
2013:
"
1 – 27/06/2013
"
2 – 11/07/2013
8
"
"
"
"
"
"
"
3 – 19/07/2013
4 – 05/09/2013
5 – 12/09/2013
6 – 18/09/2013
7 – 04/10/2013
8 – 11/10/2013
9 – 17/10/2013
Si è arrivati così alla presentazione del progetto preliminare di regolamento urbanistico, prima alla
commissione urbanistica consiliare a cui hanno fatto seguito due occasioni in sede pubblica:
con le categorie economiche e gli ordini professionali:"
12.11.2013
Assemblea pubblica con cittadinanza:"
"
"
12.11.2013
Il processo di partecipazione sin qui svolto fa naturalmente parte di un iter che si concluderà solo
con l’approvazione del RU stesso; nel periodo temporale compreso tra adozione ed approvazione
del Regolamento Urbanistico, proseguirà sia attraverso le osservazioni che i cittadini potranno
effettuare al fine di apportare contributi al Regolamento stesso sia attraverso incontri istituzionali,
con le categorie economiche e gli ordini professionale, nonché, soprattutto, con gli abitanti.
Il metodo di valutazione utilizzato per il Regolamento Urbanistico
La valutazione del RU di Vernio è suddivisa nei seguenti punti:
1. Quadri analitici, scenari di riferimento, obiettivi ed azioni:
- indicazione dei principali scenari di riferimento;
- valutazione del quadro conoscitivo di riferimento ed esplicitazione dei risultati scaturiti dall’analisi
diagnostica;
- indicazione degli obiettivi di carattere generale e specifico;
- indicazione delle azioni individuate ai fini del perseguimento degli obiettivi.
2. Coerenza:
- interna: valutazione in termini di coerenza delle relazioni che intercorrono tra quadro conoscitivo,
obiettivi, azioni e risultati attesi;
- esterna: valutazione in termini di coerenza degli obiettivi di carattere generale individuati dal RU
rispetto agli obiettivi di carattere generale individuati dagli strumenti urbanistici sovraordinati (PIT
2007 della Regione Toscana, PTC 2008 della Provincia di Prato, PS del comune di Vernio);
3. Valutazione degli effetti ambientali, territoriali, socio - economici derivanti dall’attuazione del RU;
4. Definizione del sistema di monitoraggio
Per rendere più immediata la lettura dei risultati della valutazione si utilizzano i seguenti indicatori
sintetici, che esprimono un giudizio graduale:
Grado ottimo
Grado buono
Grado sufficiente
Grado mediocre
Grado insufficiente
9
SCENARI DI RIFERIMENTO, QUADRI ANALITICI
Il PS aveva già delineato quelle che erano sia le criticità territoriali del Comune, sia le prospettive e
le strategie che avrebbero dovuto essere perseguite:
“La prospettiva di un graduale declino della rilevanza precipua del settore tessile tradizionale nel
Distretto pratese spinge, oltre che a favorire l’introduzione di elementi importanti di innovazione nel
settore medesimo (...) alla ricerca di canali alternativi per l’economia locale che consentano di
prefigurare la praticabilità anche di altre strade e prospettive...”.
Il piano strutturale si faceva promotore così di una nuova visione strategica che desse l’avvio ad
un processo di conversione economica verso settori diversi o innovativi.
Gli scenari formulati dal PS
Il RU costituisce atto di governo del territorio e principale strumento operativo del Piano Strutturale
(PS). Esso si riferisce pertanto ai contenuti statutari e alle strategie del Piano Strutturale, a una
parte delle quali dà attuazione durante il proprio periodo di validità quinquennale.
Lo scenario di riferimento del RU è pertanto quello definito dal PS come visione al futuro e cioè
come immagine condivisa del futuro assetto del territorio comunale, da assumere come guida per i
comportamenti da parte delle diverse amministrazioni competenti e dei diversi soggetti pubblici e
privati coinvolti nella attuazione del piano, attraverso i successivi regolamenti urbanistici.
La visione al futuro messa a punto dal PS assume i seguenti obiettivi di governo del territorio:
- in attuazione del PIT regionale:
assumere il territorio come
risorsa di un governo
improntato alle finalità dello
sviluppo sostenibile
governare il territorio nella
valutare unitariamente e
sua unità di sistema integrato preventivamente gli effetti
e complesso, rendendo
ambientali e territoriali indotti
coerenti le politiche settoriali
ai vari livelli spaziali
perseguire la qualificazione
ambientale e funzionale del
territorio mediante la tutela, il
recupero, il minor consumo e
la valorizzazione delle risorse
essenziali
- in attuazione del PTC della Provincia di Prato:
la tutela del paesaggio, del la difesa del suolo, sia sotto
sistema insediativo di antica l’aspetto idraulico che della
formazione e delle risorse
stabilità dei versanti
naturali
la promozione delle attività
economiche nel rispetto
dell’articolazione storica e
morfologica del
territorio
il potenziamento e
l’interconnessione funzionale
delle reti dei servizi e delle
infrastrutture
Nella Parte terza. Le strategie dello sviluppo territoriale, il PS aveva già delineato quelli che
avrebbero dovuto essere le politiche e gli indirizzi strategici su cui impostare il progetto urbanistico
e lo scenario assunto come riferimento per il progetto.
Valorizzazione ambientale
- incentivare lo sviluppo turistico al fine di garantire e incrementare già direttamente e
indirettamente numerosi posti di lavoro, e valorizzare le risorse ambientali e territoriali del comune;
- valorizzare la ricca disponibilità di acqua e di superfici boscate mediante la realizzazione di
piccoli impianti idroelettrici e di valorizzazione coltivazione delle biomasse e di tutela del bosco;
- supportare l’agricoltura e l’allevamento al fine di integrare il reddito degli operatori professionali e
quella di autoconsumo mediante il recupero degli ambiti agricoli intorno ai centri abitati.
Conservazione/valorizzazione degli assetti storici del territorio
Il recupero e la valorizzazione degli assetti storici del territorio e del patrimonio storico e culturale
puntuale, insieme con la tutela dell’ambiente naturale, costituisce una linea strategica
10
fondamentale per indirizzare le risorse individuali specifiche verso uno sviluppo sostenibile e
duraturo dell’area.
• verifica della perimetrazione dei centri storici e del sistema delle relazioni tra il patrimonio storico
ed il contesto urbano e territoriale;
• valorizzazione delle regole di costruzione dei sistemi storici territoriali ed urbani (architetture,
sistemi insediativi, percorrenze, forme di strutturazione del territorio agricolo e simili);
• verifica della caratterizzazione architettonica dei singoli luoghi e riqualificazione e/o riuso degli
edifici storici;
Il recupero ambientale
L’uso di politiche di recupero ambientale tende ad assicurare, oltre alla tutela del territorio, il “giusto
uso” del patrimonio ecologico e paesistico e lo sviluppo di forme di gestione e cooperazione
economica e produttiva integrata con la fruizione del territorio. L’obiettivo è quello della
conservazione delle diversità biologiche e paesistiche dei sistemi ambientali peculiari, operando
attraverso la salvaguardia e la riqualificazione delle risorse, anche al fine di una fruizione
“sostenibile” del territorio stesso.
• potenziamento generalizzato delle risorse naturali presenti sul territorio;
• nello specifico saranno verificati e promossi:
- la tutela del sistema idrico dei fiumi, fossi e canali dell’assetto della bonifica quali corridoi
ecologici e della biodiversità;
- il controllo dei fenomeni di esondazione per il recupero di un corretto equilibrio tra il sistema delle
acque ed il sistema degli insediamenti;
- la tutela delle aree boschive e delle colture pregiate (sviluppo rurale integrato).
La riqualificazione e il potenziamento del sistema insediativo
- Il riordino della mobilità e della sosta a San Quirico e a Mercatale, i due centri principali sempre
più saldati tra di loro e la volontà di recuperare il valore storico ambientale del capoluogo,
unitamente alla necessaria riqualificazione dello spazio urbano pubblico;
- L’arricchimento delle dotazioni urbane e dei servizi, individuando per questo l’area tra i due centri
principali, appena sopra la galleria della Direttissima;
- La mitigazione degli effetti del traffico di attraversamento ed in particolare la riproposizione, in
chiave strategica, per lo sviluppo turistico, del by pass di Montepiano;
- Il mantenimento dei caratteri dei nuclei di Segalari-Ceraio-Costozze-La Valle;
- Una maggiore praticabilità dei collegamenti per Saletto-Gavazzoli e quindi per MontecuccoliBarberino del Mugello;
- Consolidamento del carattere urbano assunto da Sant’Ippolito e soluzione alle criticità
dell’innesto stradale di accesso alla SR 325;
- Conservazione di Cavarzano, Luciana e Sasseta e recupero dei loro caratteri storici;
- Tutela e valorizzazione dell’esistente per La Badia, La Storaia e Risubbiani.
Sviluppo e ammodernamento del sistema produttivo
Le attività economiche e produttive, consolidate sul territorio, rappresentano un capitale di valore
sociale e territoriale. Il PIT e il PTCP richiedono che siano verificati ed eventualmente consolidati
gli effetti di complementarità ed integrazione tra sistemi locali e territoriali rispetto a criteri di
compatibilità, sostenibilità, complementarità, valutando i presupposti per escludere processi di
degrado delle risorse territoriali.
Il recupero mirato delle aree dismesse può rappresentare oggi un campo di intervento di estremo
interesse (riqualificazione ambientale, realizzazione di aree attrezzate, ...) nell’ottica della tutela
delle specificità del territorio e di recupero di aree adesso sottoutilizzate o addirittura abbandonate
a servizio dei centri urbani e del territorio.
- La riqualificazione dei comparti produttivi ed il recupero di quelli dismessi a Terrigoli;
- La riqualificazione del sistema produttivo esistente con il riordino delle funzioni e la dotazione di
strutture di servizio alle imprese;
11
- La riqualificazione e recupero di aree produttive sottoutilizzate o abbandonate per favorire le
necessità funzionali delle imprese locali con l’individuazione di aree per la localizzazione delle
piccole attività artigianali
- La rivitalizzazione ed incremento dei centri del commercio e dello scambio.
Il potenziamento del sistema turistico ricettivo
La valorizzazione e il potenziamento del sistema turistico tende a promuovere quelle attività che
comportano un’utilizzazione ampia e diffusa delle risorse presenti in un’area generando benefici
economici e sociali per le comunità locali e concorrendo alla conservazione attiva delle risorse: in
particolare si vuole promuovere ed incentivare l’organizzazione di esperienze fruitive differenziate,
integrate con le peculiarità proprie dell’area (tradizioni ed usi locali, produzioni tipiche...), mitigando
nel contempo alcuni fattori di detrazione del patrimonio ambientale e storico.
Un aspetto fondamentale riveste la riorganizzazione e la diversificazione del sistema delle
attrezzature, come la ricettività, che consenta di distribuire le diverse domande che si articolano
nell’area e di rafforzare le connessioni con il sistema territoriale provinciale e regionale.
In quest’ottica riveste un’importanza fondamentale la calendarizzazione di iniziative culturali, eventi
e manifestazioni che valorizzino e rendano riconoscibile il paesaggio al livello provinciale e
regionale.
- Il potenziamento del sistema turistico ricettivo e diversificazione dell’offerta sia nell’ambito
dell’agriturismo, sia nell’ambito delle strutture alberghiere fortemente carenti sul territorio;
previsione di forme ricettive innovative legate all’escursionismo e al turismo giovanile;
- Il rilancio e riqualificazione turistica di Montepiano, appoggiandosi anche agli studi svolti o
commissionati dalla Provincia;
- Favorire la creazione di strutture di servizio turistico ‘attrattive’.
Il PS, nella stessa relazione, non mancava poi di aggiungere che: “Le strategie di indirizzo così
segnalate costituiscono una traccia ed un supporto per la definizione di una corretta metodologia
di intervento volta non solo a mantenere ed a valorizzazione le risorse in essere, ma anche a
recuperare le situazioni compromesse”.
Situazioni compromesse che possono essere ricondotte a “macro-aree” che presentano particolari
elementi di criticità, ma anche di grandi potenzialità.
- sistema forestale pedemontano all’interno della quale si sviluppano paesaggi ad alta
naturalità con copertura boschiva di pregio e frequente presenza di specie sensibili animali
e vegetali;
- sistema agro-forestale di collina, ovvero ambiti caratterizzati da paesaggi complessi a
diffusa naturalità e con organizzazioni colturali vulnerabili;
- sistema urbanizzato di fondovalle, che si caratterizzano per un tessuto edilizio consolidato
lungo il sistema corso d'acqua-infrastruttura territoriale e la SR 325.
Le opportunità su cui riflettere ed impostare una strategia di un possibile sviluppo sono:
1) il Mantenimento dell'identità dei singoli nuclei urbani;
2) la Salvaguardia e/o recupero di modelli colturali tradizionali;
4) la Ricostituzione della permeabilità tra edificato ed ambiente naturale circostante;
5) la Riqualificazione ed integrazione con il paesaggio ed il tessuto urbano circostante;
6) la Ridefinizione del limite dell'edificato;
7) la Salvaguardia e valorizzazione delle attuali emergenze paesaggistico-ambientali e storicoarchitettoniche
Insieme alle proposte ed ai progetti più maturi il PS di Vernio aveva poi proposto campi di
attenzione che avrebbero dovuto poi trovare le risposte nel nuovo strumento urbanistico, prime fra
tutte quelle da dare agli abitanti ed alle loro richieste per una maggiore qualità della vita ed una
migliore dotazione urbana e territoriale.
Sono le proposte, certo ancora non localizzate nel PS, per il rafforzamento della struttura urbana,
con un’attenzione particolare rivolta al centro storico e allo spazio pubblico in genere, per il
12
superamento delle criticità determinate dal traffico di attraversamento della SR 325, per la
creazione di nuove centralità urbane nei centri di fondovalle, per il potenziamento servizi urbani
per i cittadini.
Insieme alle proposte ed ai progetti più maturi il PS di Vernio aveva poi proposto campi di
attenzione che avrebbero dovuto poi trovare le risposte nel nuovo strumento urbanistico, prime fra
tutte quelle da dare agli abitanti ed alle loro richieste per una maggiore qualità della vita ed una
migliore dotazione urbana e territoriale.
Sono le proposte, certo ancora non localizzate nel PS, per il rafforzamento della struttura urbana,
con un’attenzione particolare rivolta al centro storico, ai nuovi quartieri come Poggiole e alle aree
agricole più prossime ai centri abitati; ancora il superamento delle criticità determinate dal traffico
di attraversamento, la creazione di nuove centralità urbane lungo il Bisenzio e il potenziamento
delle attrezzature direzionali e commerciali.
A partire da questi indirizzi, stante la validità a tempo indeterminato del PS e la validità
quinquennale del RU, il presente RU seleziona, definisce e disciplina solo una prima parte di
interventi di trasformazione territoriale che sono resi possibili dal PS, sulla base delle priorità
programmatiche e delle disponibilità finanziarie dell’Amministrazione Comunale.
Il RU cioè avvia l’attuazione delle strategie del PS da un lato impegnando solo una parte della
capacità edificatoria prevista dal dimensionamento di quest’ultimo, dall’altro approfondendo e
sottoponendo a specifica valutazione le diverse ipotesi che vengono definite sulla base di studi
adeguati e prospettive di sviluppo condivise.
Nel PS è stabilito l’obbligo, preliminarmente alla predisposizione di ogni RU, di definire un quadro
conoscitivo che costituisca approfondimento, integrazione e verifica di quello del PS, valutando
anche la coerenza dei processi in atto nel territorio. Il primo RU, oltre a recepire tutti gli elementi
conoscitivi a supporto del PS, è dotata di un proprio quadro conoscitivo, integrativo di quello
generale, come già descritto nel documento di Valutazione iniziale.
In particolare, considerando i quadri di riferimento del PS e gli approfondimenti condotti, le azioni
previste dal RU, organicamente collegate, mirano ad affrontare le problematiche più impellenti,
dando compiutezza ad alcuni settori urbani, promuovendo politiche di sviluppo compatibili con le
diverse parti e incrementando i livelli di qualità e di funzionalità del territorio comunale.
Già nella fase di valutazione iniziale del RU, infatti, in attuazione delle strategie definite per gli
insediamenti, si erano definiti obiettivi specifici, che avrebbero dovuto guidare la azioni da
prevedere nel RU, individuando:
a. quali parti del territorio urbano hanno la possibilità di crescere ancora ed in che modo
(riutilizzo di aree dismesse o sottoccupate, nuove occupazioni di suolo): rimarginatura degli
ambiti urbani, per un miglior rapporto tra città e campagna, addensamento per la
riqualificazione ed il rafforzamento della struttura urbana (dotazioni, spazi pubblici,
raggiungimento della massa critica per nuove funzioni commerciali e di servizio),
razionalizzazione dei servizi pubblici, anche per il trasporto delle persone, accrescimenti
legati a nuove urbanizzazioni, per la soluzione di evidenti criticità;
b. quali ambiti urbani hanno invece la necessità di un semplice riordino che, a partire
dall'esistente, può anche prevedere limitati completamenti edilizi, finalizzati al miglior
disegno del margine urbano, al reperimento di ulteriori standard per colmare i deficit
esistenti (piazze, verde pubblico, parcheggi) e ad una più adeguata risposta alla domanda
sociale di nuova residenza con tipologie compatibili, senza l'apertura di nuovi fronti edificati.
Si potrà prevedere anche la sostituzione di parti di tessuto giudicate incongrue e
l'addensamento ai fini del punto precedente.
c. quali nuclei e tessuti, in ragione della loro compiutezza, non potranno crescere attraverso
ulteriori consumi di suolo, ma esclusivamente ristrutturando edifici o parti di essi, con
tecniche e tipologie compatibili con il contesto e la tradizione.
Si sarebbe dovuto inoltre prevedere specifici indirizzi per alcuni temi di particolare rilevanza, quali:
1. il recupero delle aree degli edifici industriali dismessi o collocati in ambiti impropri, che,
13
caso per caso, saranno oggetto di specifiche schede, nelle quali si dovranno specificare gli
obbiettivi di riqualificazione urbanistica e paesaggistica, di riordino insediativo (legato agli
standard ed alla viabilità o alla costituzione di nuove reti – fruitive, di servizi, ...);
2. la valorizzazione e riqualificazione degli ambiti di versante e di crinale occupati dai coltivi,
molti dei quali in via di abbandono e dal bosco;
3. il recupero e la valorizzazione dello straordinario patrimonio storico nel territorio urbano e in
quello aperto, mediante azioni e strategie coordinate che interessino più temi e politiche
(cultura, commercio, artigianato, innovazione, turismo ed enogastronomia, ...)
Gli aspetti di maggiore criticità dei centri abitati sono legati alla mancanza di una struttura urbana
efficiente, che si traduce innanzi tutto nella casualità e nella incompletezza delle urbanizzazioni e
nella mancata gerarchizzazione delle infrastrutture della mobilità e della sosta, nella bassa qualità
degli spazi pubblici, nella scarsità delle dotazioni territoriali, nella formazione, nel tempo, di settori
urbani a prevalente carattere monofunzionale, che oggi, in relazione anche ali nuovi usi e modalità
di utilizzo del territorio, mostrano evidenti deficit di spazi collettivi e dotazioni.
La crescita edilizia prodotta intorno ai centri storici non ha prodotto una nuova struttura urbana
organizzata, bensì semplici addizioni, dotate forse di una buona dimensione residenziale, ma
spesso prive di qualità urbanistica, architettonica, ecologica e funzionale.
La maglia viaria esistente, in particolare, soffre non tanto o non solo per i fenomeni che
interessano soprattutto le aree urbane e gli assi stradali centrali (SR 325), ma soprattutto per il
congestionamento delle nuove strade residenziali, realizzate con sezioni limitate, inagibili per la
morfologia della strada e il clima (specialmente in d’inverno), prive di marciapiedi e di aree di
parcheggio. Per far fronte a questa evidente criticità del sistema urbano il RU, in coerenza con il
PS, prevede il completamento, la riqualificazione della rete viaria e del sistema dei parcheggi, con
la realizzazione di tratti a integrazione e rammagliamento della viabilità esistente e con la
creazione di percorsi pedonali e ciclabili.
Il RU persegue dunque la riqualificazione delle aree centrali (miglioramento della viabilità,
formazione di spazi pubblici pedonali attrezzati, rafforzamento funzionale) e degli altri tessuti
urbani esistenti (innalzamento delle dotazioni territoriali, migliore accessibilità, diffusione di spazi
pubblici e privati per la sosta veicolare e per il verde attrezzato), anche attraverso un sistema
articolato di spazi aperti e di spazi pubblici sviluppati intorno all’asse del Bisenzio e alla maglia
storica dei percorsi.
Quadro conoscitivo di riferimento
Già nella fase iniziale si sono illustrati i contenuti del quadro conoscitivo contenuto nel PS, che
deve essere considerato alla base anche del progetto del RU. Questo, poi, si è arricchito di un
proprio quadro conoscitivo di riferimento (QC), che costituisce da un lato uno specifico
approfondimento del quadro conoscitivo del PS (prende cioè le mosse da quello) e dall’altro
fornisce nuove specifiche conoscenze sul territorio urbano e sul territorio rurale, indispensabili per
la messa a punto della relativa disciplina.
Nell’ambito della sua redazione si è infatti proceduto:
- all’aggiornamento della cartografia di base 1:2000 riferita ai centri urbani;
- all’aggiornamento della cartografia di base 1:10.000 riferita a tutto il territorio comunale (sulla
base dell’ortofocarta ricavata dal volo AGEA 2007)
- al rilievo, mappatura e schedatura degli edifici sparsi nel territorio rurale.
Lo studio geologico di supporto al RU
Ai sensi dell'Art.4 comma 5 delle N.T.A. del Piano Strutturale lo studio geologico di supporto al
Regolamento Urbanistico aggiorna il Quadro Conoscitivo del PS ridefinendo le caratteristiche di
pericolosità del territorio di Vernio secondo le direttive del nuovo Regolamento di attuazione
dell'Art.62 della L.R.n1/05 (DPGR.n.53/R/11). In particolare ridefinisce la pericolosità geologica,
idraulica e sismica sulla base degli aggiornamenti delle rispettive cartografie del Piano Strutturale
che erano già state oggetto di modifica nel 2011 per l'aggiornamento alle precedenti direttive
regionali in materia di indagini geologiche (DPGR.n.26/R/07).
14
La carta delle aree a pericolosità geologica (Tav.P02), la carta delle aree a pericolosità idraulica
(Tav.P03) e le carte delle MOPS (Tavv.MS 01/03) individuano le problematiche fisiche del territorio
di Vernio rispetto alle quali si definisce la fattibilità geologica, idraulica e sismica dei nuovi
interventi ammessi dal RU
Gli aggiornamenti principali sono stati svolti relativamente alle problematiche geomorfologiche e
sismiche, mentre per quelle idrauliche si sono mantenute le perimetrazioni derivate dallo studio
idraulico già condotto nel 2011 che ha permesso di definire le aree a diversa pericolosità idraulica
per i torrenti Setta e Fiumenta, del rio Meo e Fobbio oltre che del fosso del Fondataio, nei tratti che
interessano aree abitate. Tali perimetrazioni completavano quelle della cartografia di dettaglio del
P.A.I. dell'Autotità di Bacino dell'Arno che si limitava al fiume Bisenzio.
L'aggiornamento della pericolosità geologica ha interessato, in particolare, la verifica dello stato di
attività delle frane (attive e quiescenti) oltre alla nuova perimetrazione degli ultimi fenomeni
gravitativi verificatisi nel territorio di Vernio dal 2011 ad oggi. Tale attività è stata condotta in
collaborazione con i tecnici dell'Autorità di Bacino del Fiume Arno in modo da procedere anche
all'adeguamento della cartografia del P.A.I., ai sensi dell'art.32 - Procedura di integrazione e
modifica del PAI delle relative norme di attuazione.
Relativamente alla pericolosità sismica è stato condotto lo studio di Microzonazione Sismica di I°
livello previsto dalle nuove direttive, secondo le “Specifiche tecniche regionali per l’elaborazione di
indagini e studi di microzonazione sismica” approvate con la delibera GR Toscana n.261/2011 e
aggiornate con la delibera GRT n.741/2012.
Tale studio ha usufruito del finanziamento di cui all’OPCM 4007/2012 in quanto il Comune di
Vernio risultava al 17° posto della graduatoria dei comuni ammissibili a finanziamento per
l’annualità 2011 (Decreto G.R.T. n.5079 del 5/11/12) ed è quindi stato validato dagli organi
competenti della Regione Toscana.
Per quanto riguarda l'aggiornamento della pericolosità idraulica sono state eliminate dalla
cartografia gli areali relativi alle esondazioni per eventi di ritorno ventennali non più previsti nel
vigente DPGR.n.53/R/11.
In sintesi lo studio geologico di supporto al RU è così articolato:
Aggiornamento degli elaborati del Piano Strutturale in scala 1:10.000:
-Tav.P02 – Carta delle aree a pericolosità geologica (sostituisce la precedente)
-Tav.P03 – Carta delle aree a pericolosità idraulica (sostituisce la precedente)
-Relazione studio geologico con allegato l’archivio delle indagini geognostiche (aggiornato 2013);
Studio di Microzonazione Sismica in scala 1:5.000:
- Carta geologico-tecnica per la microzonazione sismica e delle indagini:
"
Tav.GT01 - Montepiano
"
Tav.GT02 - Cavarzano
"
Tav.GT03 - Vernio
d. Carta delle MOPS, delle frequenze fondamentali e della pericolosità sismica:
"
Tav.MS01 - Montepiano
"
Tav.MS02 - Cavarzano
"
Tav.MS03 - Vernio
4. Relazione tecnica
Fattibilità geologica:
· Carta della fattibilità geologica, idraulica e sismica in scala 1:2.000:
"
- Tav.01 La Storaia
"
- Tav.02 La Badia-Montepiano
"
- Tav.03 Montepiano-Risubbiani
"
- Tav.04 Luciana-Sasseta
"
- Tav.05 Cavarzano-Gagnaia
"
- Tav.06 S.Quirico-Mercatale
"
- Tav.07 Mercatale-Frazioni
"
- Tav.08 S.Ippolito
"
- Tav.09 Terrigoli-Le Confina
15
-Schede di fattibilità geologica, idraulica e sismica per gli interventi soggetti a PA e IC
-Relazione tecnica.
Le nuove carte di pericolosità geologica, idraulica e sismica costituiscono il riferimento per le
corrette modalità di attuazione degli interventi ammessi e previsti dal nuovo Regolamento
Urbanistico.
Secondo quanto indicato dalla normativa, il Regolamento Urbanistico definisce le condizioni per la
gestione degli insediamenti esistenti e per le trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali
ed edilizi, in coerenza con le situazioni di pericolosità e di criticità rilevati sul territorio.
Nelle carte di fattibilità si legge la categoria di fattibilità per tutte le aree individuate dal RU con i
diversi tipi di intervento confrontando questi ultimi con il contesto di pericolosità locale in cui si
inseriscono. Attraverso la classe di fattibilità si forniscono indicazioni in merito alle limitazioni delle
destinazioni d'uso del territorio in funzione delle situazioni di pericolosità riscontrate, nonché in
merito agli studi e alle indagini da effettuare a livello attuativo ed alle opere da realizzare per la
mitigazione del rischio laddove si vada ad operare in situazioni di criticità.
In particolare per i principali interventi di trasformazione previsti dal RU che saranno attuati
mediante Piani Attuativi e Interventi Convenzionati sono state elaborate delle specifiche schede di
fattibilità che contengono:
-la descrizione e gli obiettivi della trasformazione;
-la destinazione d'uso ed i parametri urbanistici che quantificano la tipologia e il dimensionamento
degli interventi;
-la pericolosità geologica, idraulica e sismica del contesto in cui si inseriscono;
-le condizioni e le prescrizioni per le realizzazioni secondo le classi di fattibilità.
In particolare quest'ultimo punto è stato implementato applicando per ciascun specifico contesto le
disposizioni generali di cui ai punti 3.2, 3.4 e 3.5 dell'allegato A del DPGR.n.53/R/11.
Ciascuna Scheda, quindi, è completata con uno specifico paragrafo che contiene le condizioni e le
prescrizioni per le realizzazioni in modo da specificare meglio le modalità di insediamento in ordine
alle principali problematiche geologiche, idrauliche e sismiche che, allo stesso modo di quelle
urbanistiche, dovranno essere affrontate in modo unitario per trovare le adeguate soluzioni per un
corretto inserimento delle nuove realizzazioni nello specifico contesto di pericolosità.
Le prescrizioni e tutte le valutazioni di carattere geologico contenute in queste schede
costituiscono, quindi, parte integrante delle n.t.a. del Regolamento Urbanistico.
Passando alI'analisi specifica, tutte le aree di trasformazione individuate si trovano in contesti di
pericolosità non particolarmente problematici se riferiti alle caratteristiche geologiche e
morfologiche generali del territorio di Vernio. In tutti i casi, si è potuto individuare come elemento
da approfondire maggiormente il fattore sismico in quanto risulta che quasi tutto il substrato di
fondazione per le aree soggette a trasformazione può subire degli effetti di amplificazione sismica
dovuti alla presenza di un forte contrasto di impedenza tra il substrato "rigido", costituito dalle
formazioni arenacee e calcaree stratificate, ed i terreni di copertura sciolti, costituiti dagli accumuli
detritici più o meno stabili che giacciono su estese porzioni dei versanti e dai sediemnti alluvionali
del fondovalle del Bisenzio. Tali effetti di amplificazione possono ripercuotersi sulle strutture edilizie
in ragione della tipologia e delle dimensioni delle stesse che andranno progettate tenendo conto
dei possibili effetti di risonanza generati localmente.
Inoltre, per le aree MP_AP_01 a Montepiano, TR_PA_01 a Terrigoli, SQ_PA_02 a S.Quirico,
occorrerà verificare, già in fase di predisposizione del piano attuativo, il comportamento del
substrato in ordine al potenziale fenomeno della liquefazione che potrebbe interessare gli accumuli
alluvionali sciolti in condizioni sature per la presenza di una falda freatica.
Da un punto di vista delle problematiche idrauliche tutte le aree soggette a PA e IC sono esterne
alle zone perimetrate a rischio idraulico anche se in alcuni casi si trovano limitrofe al corso
d'acqua. In particolare l'area TR_PA_01 a Terrigoli interessa un vecchio insediamento industriale i
cui "annessi" si spingono fin quasi dentro l'alveo del Bisenzio. In questo caso il piano attuativo
prevedendo il recupero ed il cambio di destinazione d'uso degli edifici esistenti permetterà di
riallineare i nuovi manufatti alla distanze di sicurezza dal corso d'acqua rispettando le fasce di
rispetto oltre a eliminare il potenziale ostacolo al regolare deflusso delle acque di piena del
16
Bisenzio.
In riferimento, invece, alle problematiche geomorfologiche, soltanto nel caso dell'area SQ_PA_02 a
S.Quirico che insiste su un versante dove si rileva un accumulo detritico significativo è richiesta
una verifica della stabilità già in sede di predisposizione del piano attuativo al fine di individuare la
necessità o meno di dover ricorrere a tipologie costruttive dotate di fondazioni profonde che
possano assicurare la giusta funzionalità nel tempo.
17
VERIFICA DI COERENZA DEL QUADRO ANALITICO
Gli elaborati analitici descrivono i caratteri del territorio comunale, la morfologia fisica, il suolo, il
reticolo idrografico e le condizioni di rischio e le criticità; quelli relativi ai caratteri antropici
descrivono il territorio rurale, per il quale è stata svolta la classificazione del patrimonio edilizio
riconosciuto di valore e lo stato degli insediamenti, nella loro conformazione attuale. Gli elaborati di
sintesi sono il risultato di una interpretazione integrata delle componenti territoriali e delle relative
relazioni.
Nelle tabelle sottostanti, che rappresentano una prima verifica di coerenza interna del RU, viene
evidenziato lo stretto legame intercorrente tra analisi e diagnosi. Prima si esprime un giudizio
generale sugli elementi conoscitivi posti alla base del progetto e poi vengono evidenziate, in
particolare, quelle indagini analitiche del RU che consentono di formulare le singole valutazioni
diagnostiche, indicando, altresì, i casi per i quali dette valutazioni trovano origine anche nel PS.
valutazione
campo di valutazione
note
Esaustività del quadro conoscitivo
Coerenza rispetto ai QC sovraordinati
Aggiornamento dei dati
Leggibilità
Il QC del RU può considerarsi esaustivo, con
analisi di dettaglio dei caratteri del territorio ed
allo stesso tempo realizzando carte e schemi di
sintesi che rapportano efficacemente
conoscenza e progetto
Il QC del RU è coerente rispetto ai QC
sovraordinati e in particolare rispetto a quello del
PS, di cui costituisce opportuna integrazione.
Il QC del RU ha aggiornato le carte di base e
alcuni degli studi disponibili (traffico, idraulica, ...)
e poiché negli ultimi anni il territorio comunale ha
subito trasformazioni limitate ad alcuni settori
degli ambiti urbani, gli elaborati possono essere
considerati adeguatamente aggiornati.
Gli elaborati risultano di buona leggibilità, poiché
sono stati predisposti in scala adeguata e sono
supportati dai riferimenti necessari ad una
corretta interpretazione.
La sintesi tra quanto già emerso con il QC del PS, integrata dagli ulteriori elementi di valutazione
che scaturiscono dal quadro diagnostico effettuato dal RU, consente di individuare i principali
elementi di qualità e di criticità presenti nel territorio comunale, favorendo, di conseguenza,
l’individuazione degli stessi obiettivi del RU e la definizione delle azioni conseguenti. Tutto ciò
consente di assicurare un elevato grado di coerenza tra la lettura della realtà territoriale e gli
obiettivi formulati.
Indagini significative ai fini della valutazione diagnostica
-Piano strutturale
-Rilievo dei centri urbani
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Schedatura del patrimonio edilizio storico
-Rilievo dei centri urbani
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Schedatura del patrimonio edilizio storico
-Analisi di paesaggio
-Sopralluoghi
Qualità della valutazione diagnostica
I tessuti storici delle aree urbane centrali presentano in gran parte
caratteri morfologici e architettonici di buono, a volte elevato, valore
storico e paesaggistico; si registrano contemporaneamente parti di
tessuto alterate
Presenza di sistemi di risorse storico – culturali fortemente
caratterizzanti costituite prevalentemente dagli edifici rurali di
impianto storico e dai centri storici di S. Quirico, S. Ippolito e della
Badia.
Presenza diffusa ed estremamente qualificata di risorse naturali e
paesaggistiche (boschi, colture promiscue, sistemazioni idraulicoagrarie, andamento collinare ed esposizioni dei versanti,
emergenze antropiche e biodiversità).
18
-Piano strutturale
-Schedatura del patrimonio edilizio storico
-Dinamiche uso del suolo
-Analisi di paesaggio
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Rilievo dei centri urbani
-Verifiche degli standard
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Rilievo dei centri urbani
-Verifiche degli standard
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Rilievo dei centri urbani
-Verifiche degli standard
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Rilievo dei centri urbani
-Verifiche degli standard
-Studio di traffico
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Rilievo dei centri urbani
-Verifiche degli standard
-Studio di traffico
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Rilievo dei centri urbani
-Verifiche degli standard
-Studio di traffico
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Rilievo dei centri urbani
-Verifiche degli standard
-Studio di traffico
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Rilievo dei centri urbani
-Verifiche degli standard
-Studio di traffico
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Schedatura del patrimonio edilizio storico
-Dinamiche uso del suolo
-Analisi di paesaggio
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Analisi socio-economiche
-Sopralluoghi
-Piano strutturale
-Analisi socio-economiche
-Rilievo dei centri urbani
-Sopralluoghi
Presenza di aziende agricole che costituiscono eccellenze nelle
produzioni locali di qualità (formaggi, miele, enogastronia, raccolta
e trasformazione dei frutti del bosco...)
Assenza di un sistema organico di spazi aperti pubblici
Tessuti recenti caratterizzati da monofunzionalità residenziale e
scarsa qualità urbana
Scarsa vitalità dei centri storici, in particolare per il commercio e le
attività economiche: in particolare a Montepiano si registra una crisi
del settore turistico riscontrabile nella crisi delle strutture ricettive
locali e nei centri minori l’assenza di funzioni diverse dalla
residenza
Scarsa efficienza della rete viaria (strade a fondo cieco e a sezione
variabile; carenza di anelli viari; scarsa gerarchizzazione;
sovrapposizione tra traffici di attraversamento e traffici locali)
Mancanza di un sistema gerarchizzato della sosta veicolare
funzionale a un progetto di riorganizzazione urbana
Mancanza di un sistema continuo ed efficiente di percorsi pedonali
e ciclabili
Congestione da traffico nelle aree urbane centrali
Aree produttive sottoutilizzate o non utilizzate; aree produttive di
impianto storico di grande valore architettonico e testimoniale
spesso abbandonate; aree produttive recenti eventualmente da
rilocalizzare in ambiti più appropriati
Fenomeni di progressivo abbandono del territorio agricolo sui
versanti della valle del Bisenzio, in particolare di quello in forte
pendenza o con difficoltà di accesso e sua occupazione da piante
pioniere prima, arbusti poi, boschi, dopo
Presenza limitata di iniziative imprenditoriali innovative e/o di
qualità
Scarsa competitività del settore turistico, che stenta a dare
adeguate risposte alla domanda di livello qualitativo e in genere di
un settore commerciale assolutamente inadeguato alle esigenze
dei residenti e dei visitatori
19
GLI OBIETTIVI PER IL REGOLAMENTO URBANISTICO
Il Regolamento urbanistico, costituito da una struttura normativa e da elaborati cartografici a scala
urbana e territoriale, ha lo specifico compito di disciplinare l’attività urbanistica ed edilizia per
l’intero territorio comunale1 e, per questo, assume un ruolo “regolativo”.
La prima operazione svolta dal gruppo di lavoro è stata quindi quella di valutare il materiale
analitico allegato al Piano Strutturale e di recepire le indicazioni per l’implementazione e
l’aggiornamento del quadro conoscitivo territoriale, per poi esaminare gli elementi costituenti lo
Statuto del territorio e delle più specifiche strategie messe in campo, oltre agli altri dati necessari
per la progettazione; è pertinente considerare il fatto che i dati e le analisi ivi contenuti possono
essere ritenuti tuttora validi dato che il PS di Vernio è stato approvato il 19 aprile 2011 con DCC n.
15.
Il Regolamento Urbanistico assume il Quadro Conoscitivo del PS e in particolare il “Rapporto
ambientale” e la “Relazione sullo stato dell’ambiente”, del Documento di VAS dello stesso PS
come quadro di riferimento della valutazione.
Obiettivi specifici del Regolamento Urbanistico sono quelli di prevedere una disciplina degli
interventi e delle trasformazioni ammissibili per l’intero territorio comunale, in rispetto e coerenza
con la componente statutaria del Piano Strutturale riferita sia alle invarianti strutturali e sia ai
diversi sistemi territoriali e sub sistemi di paesaggio e compatibilmente alle caratteristiche delle
due UTOE.
In questa, che è la fase preliminare, occorre dunque riferirsi agli obiettivi enunciati dal Piano
Strutturale, mentre più avanti si descriveranno anche obiettivi riferibili alle attività di regolazione
urbanistica e di trasformazione edilizia, propri del Regolamento Urbanistico; il PS infatti ha
delineato sia le caratteristiche territoriali del Comune di Vernio, sia le prospettive e le strategie che
dovrebbero essere perseguite. Lo scenario di riferimento per il RU è pertanto quello definito dal PS
come visione al futuro e cioè come immagine condivisa del futuro assetto del territorio comunale,
da assumere come guida per i comportamenti da parte delle diverse amministrazioni competenti e
dei diversi soggetti pubblici e privati coinvolti nella attuazione del piano, attraverso i successivi
regolamenti urbanistici. La visione al futuro del PS è riassunta nella Relazione generale del piano
e nelle Norme tecniche di attuazione in precisi orientamenti strategici e indirizzi urbanistici.
Il RU di Vernio, rispondendo agli obiettivi del PS, favorisce la loro attuazione al fine di innescare
processi economici, sociali e culturali corrispondenti alle strategie di sostenibilità e di lunga durata.
Un primo obiettivo è quello di tutelare i valori riconosciuti di un territorio così peculiare a cavallo fra
il sistema terziario industriale pratese e il mondo della montagna appenninica. Nello specifico il RU
definirà le tutele e le azioni appropriati sui valori paesaggistici, sui beni ambientali e culturali, sulle
risorse naturali. Tradurre quest’obiettivo in discipline che siano allo stesso tempo attente al
modificarsi delle condizioni economiche e sociali significa porre la massima attenzione alle
politiche territoriali e alla gestione del piano.
il secondo obiettivo, intrecciato al primo, sarà quello di mettere in campo progetti finalizzati alla rivalorizzazione del territorio e delle progettualità latenti e inespresse dai cittadini; le città e il
territorio non sono sistemi in equilibrio e la capacità di trovare di volta in volta nuovi punti di
equilibrio dà la dimensione dei sistemi che hanno maggiore capacità di riprodursi (anziché perdersi
e morire).
Sono obiettivi e azioni di carattere generale del Regolamento urbanistico:
1. Tutela dell’integrità fisica del territorio
1
Articolo 55, comma 1: Il regolamento urbanistico disciplina l'attività urbanistica ed edilizia per l'intero territorio comunale;
esso si compone di due parti:
a) disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti;
b) disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio.
20
La protezione e valorizzazione dellʼambiente naturale e delle tradizioni locali attraverso la tutela e
l’accrescimento del patrimonio ambientale, territoriale e del paesaggio, quale centro di ogni politica
e riferimento per ogni trasformazione territoriale; Il rafforzamento e il mantenimento della rete
ecologica attraverso misure di salvaguardia, consolidamento e potenziamento degli ecosistemi
fluviali minori e specifiche dotazioni ambientali;
2. Qualificazione paesaggistica e ambientale del territorio
La creazione di una nuova immagine territoriale del comune di Vernio come "territorio verde",
fondato nella messa in valore dell’agricoltura locale legata alle produzioni locali dei coltivi, nonché
dei caratteri naturalistici, dei boschi e dellʼacqua; per gli aspetti più specificatamente ambientali, la
formazione di un insieme di azioni di finalizzate alla rigenerazione delle risorse ambientali
fondamentali (suolo, acqua, aria) al fine di consentirne il processo naturale.
3. La qualificazione ecologica, morfologica e funzionale dei centri abitati
Il contenimento dei consumi energetici negli edifici e la produzione di energia da fonti rinnovabili
vengono attraverso la definizione di obiettivi di efficienza energetica per gli interventi di nuova
urbanizzazione e sostituzione, di riqualificazione e di adeguamento del patrimonio edilizio
esistente; previsione di un sistema integrato di spazi pubblici, incentrato su vecchie e nuove
centralità urbane; la valutazione di ogni trasformazione attraverso le Emissioni, la disponibilità
della risorse, la capacità di riequilibrio di contesti paesaggistici degradati e delle aree ad elevato
rischio idraulico.
4. La produzione di nuove economie
Il potenziamento dell’attrattività di sistema del territorio di Vernio e in particolare la creazione di
nuove opportunità economiche e occupazionali, rivolte soprattutto ai giovani, attraverso la
promozione della cultura e delle tradizioni popolari, della ricchezza dei prodotti gastronomici, della
ricettività diffusa, della valorizzazione dei prodotti locali e della fruizione del paesaggio;
La messa in valore le diverse filiere economiche in un ciclo integrato (ambiente, agroalimentare,
tradizioni locali, turismo, risorse energetiche rinnovabili...), al fine di dare avvio a un nuovo ciclo di
sviluppo sostenibile.
Obiettivi specifici e azioni
Il PS individua ulteriori obiettivi specifici che oltre a risultare indispensabili per valutare la
sostenibilità della proposta di piano, servono a tradurre gli obiettivi generali nei diversi temi che
saranno oggetto del Regolamento urbanistico.
Le disposizioni relative alla integrità fisica, alla sostenibilità e ai caratteri qualitativi del territorio
valgono su tutto il territorio comunale, a prescindere dal sistema o sub sistema di appartenenza.
Infatti, le trasformazioni territoriali, disciplinate in funzione dei sub sistemi territoriali e funzionali,
rimangono comunque subordinate alle limitazioni e/o alle specifiche condizioni derivanti dalle
disposizioni che riguardano l’integrità fisica del territorio, ovvero la salvaguardia dei suoi caratteri
qualitativi e per la sostenibilità degli interventi.
Nel territorio rurale il RU persegue, prioritariamente, la tutela del patrimonio territoriale e, in
particolare, delle risorse naturali e storico-culturali. Compatibilmente con le esigenze di tutela e per
il raggiungimento degli obiettivi di qualità paesaggistica, sostiene tuttavia il recupero e la
valorizzazione delle aree agricole e dei prodotti tradizionali (vino, olio), promuovendo la creazione
di sinergie tra operatori qualificati, capaci cioè di integrare e differenziare l’offerta territoriale
(escursionismo, cultura, ricreazione, agricoltura, ristorazione, ricettività, ...).
All’interno degli ambiti urbani, di contro, il RU definisce interventi capaci, da una parte, di
assicurare compiutezza e funzionalità ai settori urbani ubicati ai margini dei centri abitati e,
dall’altra, di dare risposte efficaci e coordinate a priorità programmatiche dell’Amministrazione
Comunale, come vedremo più avanti. L’obiettivo è insieme quello di risolvere le criticità rilevate in
relazione all’accessibilità, al traffico e alle dotazioni urbanistiche e di elevare la qualità degli
insediamenti e delle dotazioni territoriali. L’attuazione di tali interventi è affidata in via prioritaria agli
operatori privati, che, attraverso i comparti, potranno realizzare quota parte degli interventi
edificatori previsti solo previa realizzazione di opere pubbliche che concorreranno alle creazione e
alla qualificazione della struttura urbana.
21
Fuori dai comparti il RU prevede un esiguo numero (2) di nuove costruzioni private, commisurate
al quinquennio di validità del RU.
Obiettivi del Regolamento urbanistico per il Subsistema territoriale di Vernio:
• La riqualificazione ambientale-paesaggistica e il mantenimento-recupero della funzionalità
delle connessioni ecologiche;
• Il mantenimento-recupero della stabilità idrogeologica del territorio, anche individuando le
modalità di intervento per la regimazione superficiale delle acque e promuovendo le
coltivazioni di qualità nelle zone collinari e montane;
• La tutela del territorio e la valorizzazione delle testimonianze culturali e testimoniali e la
riqualificazione delle aree di pertinenza dellʼedificato sparso;
• Il contenimento del fenomeno della dispersione insediativa ed il recupero del patrimonio
edilizio esistente e del rapporto tra territorio rurale e nuclei minori;
• La riqualificazione e valorizzazione delle aree produttive esistenti, superando eventuali
situazioni di conflitto esistenti dal punto di vista ambientale e paesaggistico;
• La valorizzazione del sistema degli antichi tracciati stradali e della ferrovia, con le loro
valenze ambientali e paesaggistiche.
Obiettivi del Regolamento urbanistico per il Subsistema territoriale di Montepiano:
• La tutela della biodiversità, il mantenimento e l’accrescimento della quantità e la qualità
delle risorse e degli ecosistemi naturali caratterizzanti il paesaggio dellʼAppennino;
• La salvaguardia e riqualificazione paesaggistica delle visuali, dei rapporti visivi e dei coni di
visuale mediante la conservazione degli scorci e dei percorsi panoramici;
• La conservazione e il recupero delle praterie di crinale e dei prati pascoli, adottando, dove
necessario, azioni volte a limitare lʼulteriore progressione degli arbusteti e stimolando la
rigenerazione dei cotici erbosi e il risanamento dei fenomeni di degrado in atto,
promuovendo, in maniera sostenibile, le attività zootecniche tradizionali;
• La permanenza della popolazione insediata nei centri minori e nelle case sparse e quindi la
custodia e il presidio del territorio, anche valorizzando le risorse culturali e simboliche
diffuse, gli edifici e i manufatti di valore;
• Migliorare la viabilità e agevolare il raggiungimento e lʼaccessibilità della frazione e dei
nuclei abitati;
• La promozione e lo sviluppo di politiche di crinale rivolte allʼintegrazione interregionale e
interprovinciale con lo scopo di perseguire uno sviluppo sostenibile ed ecologicamente
compatibile delle comunità locali.
Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 1, La valle ed i versanti del Bisenzio:
Superficie territoriale ""
"
19,82 Kmq
Popolazione al 2007" "
"
4.554 Abitanti
1. Subordinare la realizzazione di nuovi tessuti insediativi alla realizzazione di adeguata viabilità di
distribuzione, per migliorare lʼaccessibilità e la fruibilità urbana;
2. Individuare aree di nuova edificazione che prevedano densità edilizie e impianto, caratteristiche
tipologiche dei singoli edifici e altezze, congruenti con il riordino del contesto.
3. Definire i percorsi protetti non carrabili, le “cinture a verde”, naturale o attrezzato, ed altri
elementi atti a favorire la connessione tra le diverse parti dei centri urbani;
4. Individuare gli edifici e i complessi che presentano un degrado urbanistico ed edilizio per i quali
prevedere piani di recupero di iniziativa pubblica o privata;
5. Prevedere la creazione di unʼadeguata dotazione di parcheggi pubblici, anche in relazione alle
operazioni di integrazione funzionale previste;
6. Favorire nei tessuti produttivi la ricollocazione delle attività riconosciute incompatibili;
7. Prevedere aree di ambientazione stradale per la mitigazione degli effetti del traffico, la riduzione
della velocità e per lʼinnalzamento degli standard di sicurezza in ambito urbano ed extraurbano.
Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 2, Le frazioni ed i nuclei dellʼalta valle:
22
Superficie territoriale ""
"
18,48 Kmq
Popolazione 2007" "
"
639 Abitanti
1. Potrà prevedere contenute addizioni funzionali residenziali, strettamente correlate ad interventi
di effettiva riqualificazione degli insediamenti esistenti, là dove questi presentano situazioni di
degrado o carenze funzionali o deficit degli standard, tanto che le nuove espansioni non devono
aprire nuovi fronti di costruito.
2. Nelle frazioni di Cavarzano, Luciana e Sasseta, si potranno prevedere esigue addizioni edilizie
da localizzare lungo le aree perimetrali delle frazioni, in modo da ricucire e da definire in forma
più compiuta e più stabile il confine tra lʼarea urbanizzata e il limitrofo territorio agricolo, con
particolare riguardo allʼandamento clivometrico dei suoli, riducendo al minimo la realizzazione di
muri di contenimento con tecniche e materiali non tradizionali e lʼimpermeabilizzazione dei suoli;
il RU dovrà precisare una disciplina che potrà consentire limitate addizioni residenziali secondo
linee e direzioni coerenti con lʼimpianto urbanistico (in contiguità con i tessuti esistenti, in ambiti
spaziali non evidenti rispetto ai punti di vista esterni principali), senza intaccare gli elementi di
maggior pregio delle trame agrarie presenti nelle pertinenze delle frazioni;
3. Nei nuclei minori in ragione del sistema dei collegamenti e delle dotazioni infrastrutturali o della
compiutezza e integrità della configurazione urbanistica o del paesaggio circostante, dovrà
precisare una disciplina di tutela conservativa, che escluda la nuova edificazione, ad eccezione
di quanto ammissibile tramite PAPMAA;
4. Dovrà definire regole tipo-morfologiche (riferite a forme, materiali, colori e collocazioni) per le
nuove edificazioni urbane e rurali, gli annessi agricoli, le trasformazioni e le addizioni agli edifici
esistenti, in considerazione dei caratteri specifici riconosciuti ed al contesto più generale in cui
lʼintervento si andrà ad inserire.
Obiettivi del Regolamento urbanistico per l’UTOE 3 - La conca di Montepiano:
Superficie territoriale ""
"
24,97 Kmq
Popolazione 2007 " "
"
823 Abitanti
1. Montepiano presenta un ingente il patrimonio edilizio da recuperare per il potenziamento della
ricettività alberghiera ed extra-alberghiera (residence, case vacanza, ...), per questo dovrà
individuare le nuove aree di trasformazione esclusivamente come completamento del tessuto
urbano con la ricucitura delle espansioni incompiute recenti con lʼintento di definire un limite
certo fra il contesto edificato e quello agricolo circostante, evitando la creazione di aree di
frangia e di degrado paesaggistico;
2. Evitare le saldature fra i nuclei minori e Montepiano e la formazione di agglomerati lineari lungo
le strade principali (la ex 325, la via della Badia e la via di Risubbiani), mantenendo e
salvaguardando i varchi tra gli insediamenti. Lungo la viabilità di nuova previsione il RU deve
consentire esclusivamente lʼeventuale crescita in contiguità con lʼedificato esistente e con
tipologie edilizie a questo coerenti;
3. Prescrivere i criteri per la realizzazione e le misure di mitigazione dell'impatto visivo della
eventuale area attrezzata a sosta camper a servizio del turismo escursionistico, le cui
caratteristiche e funzionalità dovranno armonizzarsi con il valore ambientale e paesaggistico del
contesto;
4. Garantire, in prossimità del centro urbano di Montepiano, lʼaccessibilità dei mezzi pubblici e la
creazione di parcheggi terminali per il trasporto pubblico e per i bus turistici;
5. Nel nucleo de La Badia, in relazione al valore intrinseco della struttura edilizia ed in rapporto al
paesaggio circostante, non possono essere modificati gli assetti in modo che sia arrecato
pregiudizio ai valori paesaggistici e monumentali oggetto di protezione, per questo il RU dovrà
prevedere una disciplina di tutela e di recupero paesaggistico che escluda ogni nuova
edificazione; nei nuclei di Risubbiani e La Storaia, il RU dovrà precisare una disciplina di tutela
conservativa, che escluda la nuova edificazione, ad eccezione che per quanto ammissibile
tramite PAPMAA.
6. Potrà prevedere contenute addizioni funzionali residenziali, strettamente correlate ad interventi
di effettiva riqualificazione degli insediamenti esistenti, là dove questi presentano situazioni di
23
degrado o carenze funzionali o deficit degli standard, tanto che le nuove espansioni non devono
aprire nuovi fronti di costruito.
7. Nelle frazioni di Cavarzano, Luciana e Sasseta, si potranno prevedere esigue addizioni edilizie
da localizzare lungo le aree perimetrali delle frazioni, in modo da ricucire e da definire in forma
più compiuta e più stabile il confine tra lʼarea urbanizzata e il limitrofo territorio agricolo, con
particolare riguardo allʼandamento clivometrico dei suoli, riducendo al minimo la realizzazione di
muri di contenimento e lʼimpermeabilizzazione dei suoli; il RU dovrà precisare una disciplina
che potrà consentire limitate addizioni residenziali secondo linee e direzioni coerenti con
lʼimpianto urbanistico (in contiguità con i tessuti esistenti, in ambiti spaziali non evidenti rispetto
ai punti di vista esterni principali), senza intaccare gli elementi di maggior pregio delle trame
agrarie presenti nelle pertinenze delle frazioni;
8. Nei nuclei minori in ragione del sistema dei collegamenti e delle dotazioni infrastrutturali o della
compiutezza e integrità della configurazione urbanistica o del paesaggio circostante, dovrà
precisare una disciplina di tutela conservativa, che escluda la nuova edificazione, ad eccezione
di quanto ammissibile tramite PAPMAA;
9. Dovrà definire regole tipo-morfologiche (riferite a forme, materiali, colori e collocazioni) per le
nuove edificazioni urbane e rurali, gli annessi agricoli, le trasformazioni e le addizioni agli edifici
esistenti, in considerazione dei caratteri specifici riconosciuti ed al contesto più generale in cui
lʼintervento si andrà ad inserire.
Nella tabella sintetica che segue è evidenziata la relazione tra gli assi portanti assunti come
obiettivi e le azioni previste dal regolamento urbanistico; è altresì valutata la probabilità di
attuazione delle azioni e l’efficacia delle azioni ai fini del perseguimento degli obiettivi.
Dalla valutazione si rileva che le azioni previste, nel complesso, hanno una buona probabilità di
attuazione e risultano efficaci per il perseguimento degli obiettivi del RU.
In particolare il giudizio “buono”, attribuito di frequente alla “probabilità di attuazione delle azioni”,
scaturisce dal fatto che molti interventi previsti presuppongono iniziative e risorse finanziarie di
operatori privati, difficilmente controllabili. Altre previsioni poi, comportano l’assunzione di specifici
obblighi, da parte degli operatori, ai fini della realizzazione di opere pubbliche, come prevede la
disciplina della perequazione urbanistica introdotta dal RU. Questo meccanismo ribalta
completamente l’ottica con la quale si era operato in passato, legando “ogni” nuovo intervento
edificatorio alla realizzazione di opere pubbliche, indispensabili per incrementare la qualità e
l’efficienza urbana ed allo stesso tempo, per contenere la rendita fondiaria. Se tutto ciò comporta
una qualche cautela legata alle reazioni del mercato immobiliare locale, è da considerare tuttavia
che i margini della rendita appaiono comunque capaci di assorbire le spese per la realizzazione
delle opere pubbliche richieste dal RU nei singoli comparti. E’ dunque realistico ritenere che nei
cinque anni di validità del RU gli interventi previsti possano essere attuati.
Obiettivi
generali
TUTELA
DELL’INTE
GRITÀ
FISICA
Obiettivi specifici
AZIONI
Definizione delle regole per il mantenimento dei caratteri
durevoli e dei livelli prestazionali delle invarianti strutturali,
così come definite dal piano strutturale
Definizione delle limitazioni e/o condizioni alla trasformabilità
Garantire la tutela
dell’integrità come base derivanti da vincoli o presenza di elementi di rispetto (es.
pozzi e punti di prelievo ad uso acquedottistico, reticolo
per qualsiasi
idrografico superficiale, aree di tutela dei corsi d’acqua,
trasformazione del
strade, ...)
territorio
Definizione di una specifica disciplina che subordina gli
interventi di trasformazione territoriale a una verifica di
compatibilità con le vigenti disposizioni in materia geologica
e idraulica e alla vulnerabilità degli acquiferi
Definizione di una disciplina di tutela e di valorizzazione delle
risorse naturali: boschi, vegetazione ripariale, sorgenti,
bacini di raccolta delle acque superficiali...
Garantire la tutela delle Definizione di discipline specifiche per il mantenimento ed il
risorse naturali e della potenziamento delle reti di connessione ecologica e per la
biodiversità
loro riproducibilità
24
probabilità efficacia
TUTELA
DELL’INTE
GRITÀ
FISICA
DEL
TERRITORI
O
Garantire la tutela delle
risorse naturali e della
loro riproducibilità
Definizione di una specifica disciplina per le pratiche
agricole, la difesa del suolo, la tutela delle acque e degli
ecosistemi
Definizione di discipline volte alla tutela e la valorizzazione
dei centri antichi, dei nuclei, degli edifici e dei manufatti di
valore e del patrimonio storico architettonico
Definizione di una disciplina volta alla salvaguardia dei
caratteri storico architettonici e storico testimoniali del
patrimonio edilizio esistente
Individuazione delle risorse storico – culturali e
Garantire la tutela delle classificazione del patrimonio edilizio di valore e definizione
risorse storico culturali di specifiche discipline per la tutela degli ambiti paesaggistici
e degli intorni paesaggistici dei centri di fondovalle e di
che assicurano la
versante
permanenza dei
caratteri identitari del Per favorire la coerenza tra gli interventi di trasformazione
territoriale e i caratteri identificativi del territorio rurale, il RU
territorio e del
disciplina altresì: le aree di pertinenza edilizia e di pertinenza
paesaggio locale
agricola, i locali interrati o seminterrati, le recinzioni, le
piscine e gli altri elementi che le caratterizzano
Garantire la tutela di Definizione di discipline per l’adozione di pratiche agricole
ambiti territoriali che, per compatibili con i valori paesaggistici del territorio e volte alla
protezione degli ecosistemi, dei segni e porzioni residuali del
la particolare
paesaggio agrario storico, caratterizzato da colture
combinazione di
promiscue, seminativi arborati, ... e relative sistemazioni di
componenti naturali e
versante
storico – culturali, si Definizione di una specifica disciplina di tutela e di
configurano come parti valorizzazione delle risorse culturali e simboliche diffuse
strutturanti dell’identità
territoriale
Definizione di discipline volte alla tutela e alla manutenzione
dei terrazzamenti e delle altre sistemazioni idraulico-agrarie
e forestali tradizionali
Definizione di specifiche discipline che favoriscano lo
sviluppo delle economie legate alle specificità ambientali,
paesaggistiche, agro-alimentari, culturali e produttive del
territorio
Definizione di discipline volte a privilegiare la residenza
stabile e delle attività agricole qualificate, nel territorio
Garantire il presidio del rurale, favorendo quelle tradizionali e promuovendo il
corretto inserimento delle attività ricettive nel patrimonio
QUALIFICA
territorio rurale, la
edilizio esistente
ZIONE
manutenzione dei suoli, il
Previsione di attività agricole esercitate da soggetti diversi
PAESAGGI
risanamento
degli imprenditori agricoli
STICA ED
idrogeologico
Previsione del potenziamento dell'offerta dei servizi per il
AMBIENTA
loisir ed il tempo libero
LE DEL
garantire un adeguato presidio territoriale, definiendo le
TERRITORI
prestazioni funzionali e disciplina le destinazioni d’uso nel
O
territorio rurale, considerando ammissibili: attività finalizzate
alla conservazione della natura e alla fruizione delle risorse
naturali e storico culturali; attività agricole e forestali, nonché
quelle ad esse connesse; attività integrate e compatibili con
il territorio rurale, previo utilizzo del patrimonio edilizio
esistente.
Definizione di modelli insediativi compatibili con i prevalenti
caratteri del territorio, sia urbano, che rurale
Definizione di discipline volte al riconoscimento e tutela delle
caratteristiche storiche e morfologiche che connotano le
aggregazioni di edifici e delle relazioni fra edifici e aree
Garantire il
scoperte di pertinenza nel tessuto urbano e nel territorio
raggiungimento degli rurale, per la qualità degli interventi edilizi e urbanistici di
recupero e di trasformazione
obiettivi di qualità
Definizione di usi compatibili con i caratteri degli edifici e del
paesaggistica
territorio e delle modalità di trasformazione delle aree
pertinenziali degli edifici rurali e delle condizioni per il loro
mutamento d’uso
Definizione di specifiche discipline volte alla riqualificazione
dei paesaggi delle infrastrutture e delle attività produttive
25
Il RU suddivide gli ambiti urbani in tessuti. Per ciascuno di
essi viene definita una specifica disciplina delle funzioni,
volta a superare la monofunzionalità e a incrementarne
l’efficienza funzionale, in relazione al ruolo che il sub sistema
ricopre all’interno dell’ambito urbano. La disciplina delle
funzioni vieta comunque il cambio di destinazione d’uso delle
aree e degli edifici speciali, nonché quello delle aree che
ospitano strutture ricettive e/o strutture industriali e artigianali
Garantire la
riqualificazione dei
tessuti urbani e il
raggiungimento di una Definizione di discipline volte al miglioramento della qualità
elevata qualità
dei sistemi insediativi e dei tessuti urbani sotto il profilo
insediativa, morfologica e morfologico, funzionale e delle dotazioni di servizi
Il RU attraverso le aree di nuovo impianto, riconfigura i bordi
funzionale
QUALIFICAZI
ONE
ECOLOGICA,
MORFOLOGI
CA E
FUNZIONALE
DEI CENTRI
ABITATI
Garantire la qualità
ecologica degli
insediamenti urbani
Garantire l’accessibilità
dell’intero territorio
comunale, razionalizzare
e decongestionare il
traffico, incentivare l’uso
dei centri abitati e, attraverso la viabilità di gronda e con il
verde, definisce un limite fisico riconoscibile degli ambiti
urbani
Definizione di discipline volte all’incremento delle dotazioni di
verde, anche in funzione della mitigazione e della
compensazione dei carichi ambientali prodotti dagli
insediamenti e dal traffico veicolare
Definizione di specifiche discipline di qualificazione delle
aree produttive, per la compensazione delle emissioni in
atmosfera e ai fini dell’ambientazione paesaggistica
All’interno degli ambiti urbani il RU individua un sistema
integrato di spazi verdi che, pur adempiendo a funzioni
diverse, contribuisce nel suo complesso a garantire la qualità
ecologica dei centri abitati. Tali spazi sono distinti e
disciplinati in relazione alle diverse prestazione qualitative.
Gli spazi pubblici individuati a tale scopo sono distinti in:
- verde di connessione
- verde pubblico
- piazze e aree a parcheggio alberate
- aree verdi per il gioco e lo sport
- attrezzature sportive private di interesse locale
- verde privato
Il RU prescrive che gli interventi di trasformazione urbana,
da attuarsi tramite PA, siano subordinati alla preventiva
verifica delle seguenti condizioni:
- la disponibilità di acqua per usi potabili deve essere
sufficiente a soddisfare il fabbisogno stimato in coerenza con
le disposizioni del Piano Strutturale;
- le necessità idriche per l’irrigazione di aree verdi devono
essere assolte prioritariamente attraverso il recupero delle
acque di pioggia e delle acque reflue;
- qualora le capacità di smaltimento degli impianti di
depurazione esistenti non siano sufficienti a soddisfare i
fabbisogni dei nuovi insediamenti, questi dovranno farsi
carico di assicurare autonomamente lo smaltimento dei
reflui;
- deve essere assicurato lo smaltimento dei rifiuti solidi
urbani e la raccolta differenziata;
- le necessità energetiche devono essere soddisfatte in parte
attraverso il ricorso a fonti energetiche rinnovabili
Definizione delle prestazioni che determinano miglioramento
delle condizioni di fruibilità degli ambienti urbani, con
particolare riferimento allo spazio pubblico
Definizione di discipline volte al miglioramento
dell'accessibilità e della fruizione pubblica delle aree
commerciali e produttive e più in generale degli ambiti urbani
Definizione di assetti della viabilità volti alla riqualificazione e
riordino del sistema della mobilità, dell’accessibilità e della
sosta, attraverso il riconoscimento e la valorizzazione del
ruolo urbano delle singole parti del sistema (strade, piazze,
spazi di sosta ...), in relazione alle principali funzioni
pubbliche e collettive
26
Il RU prevede il completamento, l’adeguamento e la
gerarchizzazione della rete viaria attuale, in particolare
attraverso la realizzazione di una nuova viabilità di gronda
che integra la viabilità esistente contribuendo al
decongestionamento delle aree urbane centrali, definendo
anelli viari che facilitano gli spostamenti e offrono alternative
di tracciato, rammagliando la viabilità periferica minore a
fondo cieco.
Previsione del completamento e implementazione della rete
di itinerari pedonali e ciclabili
Individuazione e disciplina delle attrezzature private di uso
pubblico e di interesse locale e delle attrezzature sportive
private di interesse locale, che contribuiscono ad
incrementare le dotazioni di servizi comunali.
Tendere a mettere in valore le aree produttive esistenti
mediante una loro riqualificazione e concentrazione nella
Garantire la competitività aree maggiormente accessibili, sicure e funzionali
e l’attrattività del
incremento della ricettività mediante l’offerta di nuove
strutture di supporto all’ospitalità, quali impianti per lo sport,
territorio con il
PRODUZIONE
piscine, centri benessere... produrre un sistema di ospitalità
potenziamento del
diffusa legata alle attività agrituristiche e a quella delle
DI NUOVE
sistema economico
attività turistiche extra alberghiere (case vacanza, b&b,
ECONOMIE
affittacamere...)
Promuovere e valorizzare Mediante il recupero delle aree coltivate abbandonate e la
il territorio locale e le sue promozione dei prodotti tradizionali quali quelli del bosco
produzioni di qualità (miele, conserve, frutti...), dell’allevamento e dell’agricoltura
locale.
Garantire l’accessibilità
dell’intero territorio
comunale, razionalizzare
e decongestionare il
traffico, incentivare l’uso
di sistemi di trasporto
sostenibili
L’efficacia delle azioni ai fini del perseguimento degli obiettivi è stata giudicata “ottima” perché il
RU, a seguito della sintesi diagnostica predisposta con il QC, definisce un complesso di azioni
integrate compatibili con le esigenze di tutela, ma capaci al tempo stesso di generare effetti efficaci
in funzione degli obiettivi strategici individuati. Le azioni previste nel RU scaturiscono, infatti,
direttamente dagli obiettivi, che a loro volta scaturiscono dalla sintesi diagnostica e risultano
compatibili con le esigenze di tutela del territorio. Il RU, pertanto, non prevede azioni che non
siano direttamente finalizzate al perseguimento degli obiettivi e ne controlla gli effetti con la
prioritaria compatibilità nei confronti della tutela delle risorse territoriali.
Il progetto di RU è stato condotto a seguito di esplorazioni progettuali che consentissero di
valutare ipotesi differenti: prefigurare le diverse possibili soluzioni ai problemi evidenziati in fase
diagnostica, valutandone le conseguenze; scartare e riprendere le soluzioni possibili, alla ricerca
delle conseguenze che appaiono più favorevoli.
Tra le diverse alternative che si sono poste, lo scenario prefigurato dal RU può essere definito
come quello che prefigura azioni misurate di trasformazione.
Gli altri scenari che sono stati considerati per valutare la validità della scelta sono quelli che:
I - non prevedono azioni specifiche (inerzia tendenziale);
II - prevedono una tutela più spinta del territorio (massima tutela);
III - prevedono maggiori trasformazioni del territorio (massimo utilizzo).
I - Lo scenario che prefigura un’inerzia tendenziale manterrebbe, inevitabilmente, la situazione
attuale con tutte le criticità evidenziate dalla sintesi diagnostica del QC (mancata valorizzazione
delle risorse territoriali, abbandono delle aree di versante, scarsa qualità ecologica, formale e
funzionale delle aree urbane, difficoltà di accesso e di spostamento, prevalenza della rendita sulla
creazione di nuove opportunità e attività economiche compatibili).
Tali criticità risultano ormai insostenibili per la qualità e la funzionalità del territorio comunale e
sono ben presenti nella consapevolezza della comunità locale.
II - Lo scenario che prefigura la massima tutela appare difficilmente perseguibile allo stato attuale:
sia per i costi che la tutela comporta, allorché tutela non voglia significare ritorno a una natura
immaginata mediante l’abbandono e l’inselvatichimento; sia per gli ostacoli che la massima tutela
opporrebbe alle azioni di presidio, utilizzazione e valorizzazione del territorio rurale (attività
27
agricole di eccellenza, nuove iniziative turistiche e offerta di opportunità economiche) e alle azioni
di riorganizzazione, strutturazione e qualificazione degli ambiti urbani (sistema della mobilità e
della sosta, dotazioni urbane, spazi pubblici, nuove centralità, ...).
III - Lo scenario che prefigura il massimo utilizzo, oltre a determinare un maggiore consumo di
suolo, comporterebbe uno sfruttamento inaccettabile delle risorse territoriali, con gravi
conseguenze per la stessa identità locale e per la possibilità di innescare processi virtuosi di
sviluppo endogeno.
Quello del massimo utilizzo, sulla linea di ciò che era previsto prima del PS e del RU,
consentirebbe infatti interventi di trasformazione territoriale al di fuori degli ambiti urbani in aree
paesaggisticamente vulnerabili ed una crescita urbana a prescindere da ogni regola di qualità
ecologica, formale e funzionale (con conseguente mancanza di struttura urbana, mancanza di
spazi pubblici, peggioramento dell’accessibilità e della mobilità in genere, ...).
La citazione degli scenari alternativi e delle loro principali caratteristiche evidenzia come il RU
debba caratterizzarsi quale strumento di equilibrio e di raccordo tra esigenze diverse, combinando
tutela e sviluppo secondo criteri di compatibilità e di coerenza che partono dal riconoscimento e
dalla considerazione delle risorse territoriali. Nel contempo, si è cercato di rendere condivisibile e
ragionevole il progetto, affinché potesse risultare il meno arbitrario possibile.
L’esigenza di tutelare le risorse essenziali e di innescare, a partire da queste, processi di
riorganizzazione e di sviluppo virtuosi, anche a seguito di processi partecipati e alla ricerca della
maggiore condivisione possibile, costituisce pertanto una scelta di buon senso del RU, che appare
preferibile rispetto all’inerzia tendenziale, alla massima tutela e al massimo utilizzo.
28
COERENZA
La verifica di coerenza, nell’ambito della valutazione, è un processo che permette di individuare la
connessione logica e sequenziale tra gli strumenti di pianificazione che interessano un dato
territorio, rilevando gli elementi di compatibilità e le eventuali discordanze, ponendo così le basi
per una lettura critica delle azioni previste e per la loro eventuale correzione. La coerenza di un
piano o programma si divide in coerenza interna e coerenza esterna.
COERENZA INTERNA
Coerenza interna verticale
Per coerenza interna di tipo verticale si intende la compatibilità tra lo scenario di riferimento del PS
e gli obiettivi generali e gli obiettivi specifici che sono stati definiti per orientare la progettazione del
RU. A tale fine si assumono come riferimento i seguenti criteri di giudizio:
Obiettivo coerente rispetto allo scenario di riferimento/obiettivo di carattere generale
Obiettivo sinergico rispetto allo scenario di riferimento/obiettivo di carattere generale
Obiettivo incoerente rispetto allo scenario di riferimento/obiettivo di carattere generale
Obiettivo non attinente
Scenario di valorizzazione
riferimento ambientale
del PS
conservazione/
valorizzazione
degli assetti
storici del
territorio
recupero
ambientale
Riqualificazione sviluppo e
potenziamento ammoderna
del sistema
mento del
insediativo e
sistema
territorio aperto produttivo
potenziamento
del sistema
turistico ricettivo
Obiettivi generali
del RU
tutela dell’integrità fisica del
territorio
qualificazione paesaggistica e
ambientale del territorio
la qualificazione ecologica,
morfologica e funzionale dei
centri abitati
produzione di nuove economie
Nella tabella sottostante si procede alla verifica di coerenza interna tra lo scenario di riferimento
del PS e gli obiettivi di carattere generale del RU, tenendo conto delle definizioni richiamate al
capitolo precedente della presente relazione.
Il risultato della valutazione può considerarsi positivo in quanto, lo scenario strategico prefigurato
dal PS trova piena corrispondenza negli obiettivi di carattere generale espressi dal RU.
Alcuni obiettivi sono del tutto coerenti e conseguenti tra di loro, mentre negli altri casi possono
essere considerati sinergici, ovvero concorrenti al raggiungimento degli stessi obiettivi.
Nella tabella sottostante si procede alla verifica di coerenza interna tra gli obiettivi di carattere
generale del RU e quelli specifici, tenendo conto delle definizioni richiamate al capitolo precedente
della presente relazione.
Il risultato della valutazione può considerarsi positivo, gli obiettivi di carattere generale trovano
29
corrispondenza negli obiettivi di carattere specifico, alcuni trovando piena coerenza ed altri
ponendosi in sinergia con gli altri.
OBIETTIVI DI CARATTERE GENERALE
tutela dell’integrità
fisica del territorio
qualificazione
paesaggistica e
ambientale del
territorio rurale
qualificazione
produzione di nuove
ecologica,
economie
morfologica e
funzionale dei centri
abitati
Garantire la tutela dell’integrità come base
per qualsiasi trasformazione del territorio
Garantire la tutela delle risorse naturali e
della loro riproducibilità
Garantire la tutela delle risorse naturali e
storico-culturali che assicurano la
permanenza dei caratteri identitari del
territorio e del paesaggio locale
Garantire la tutela di ambiti territoriali che, per
la particolare combinazione di componenti
naturali e storico – culturali, si configurano
come parti strutturanti dell’identità territoriale
Garantire il presidio del territorio rurale, la
manutenzione dei suoli, il risanamento
idrogeologico
Garantire il raggiungimento degli obiettivi di
qualità paesaggistica
Garantire la riqualificazione dei tessuti urbani
e il raggiungimento di una elevata qualità
insediativa, morfologica e funzionale
Garantire la qualità ecologica degli
insediamenti urbani
Garantire l’accessibilità dell’intero territorio
comunale, razionalizzare e decongestionare il
traffico, incentivare l’uso di sistemi di
trasporto sostenibili
Garantire la qualità abitativa attraverso
l’incremento delle dotazioni urbane e
territoriali costituite da servizi pubblici e
privati, di interesse locale o generale
Garantire la competitività e l’attrattività del
territorio con il potenziamento del sistema
economico
Coerenza interna orizzontale
Per coerenza interna orizzontale si intende la compatibilità e/o la congruità che sussiste tra le
azioni e i risultati attesi dall’attuazione dell’atto di governo del territorio.
Le azioni individuate vengono valutate in relazione alla loro capacità di perseguire i risultati attesi
per ogni campo di applicazione. Si tratta in questo caso di prendere in esame lo scenario atteso
dall’applicazione del RU e valutare se il risultato possa dirsi coerente con gli obiettivi generali, posti
alla base delle scelte del piano.
Nella tabella sottostante si procede, sinteticamente, riassumendo le azioni previste dal RU, alla
valutazione incrociata delle componenti di RU sopracitate prendendo come riferimento i seguenti
criteri di giudizio:
30
Azione con ottimo grado di coerenza rispetto al risultato atteso dall’attuazione del RU
Azione con grado buono di coerenza rispetto al risultato atteso dall’attuazione del RU
Azione sinergica rispetto al risultato atteso dall’attuazione del RU
Azione incoerente rispetto al risultato atteso dall’attuazione del RU
Obiettivi
Tutela
dell’integrit
à fisica del
territorio
Qualificazio
ne
paesaggisti
ca ed
ambientale
Qualificazio
ne
ecologica,
morfologica
e
funzionale
dei centri
abitati
Produzione
di nuove
economie
Azioni
Risultati attesi
Definizione di una specifica disciplina
tutela dell’integrità fisica
che subordina gli interventi di
trasformazione territoriale a una verifica
di compatibilità con le vigenti disposizioni
in materia geologica e idraulica e alla
vulnerabilità degli acquiferi
Definizione di una disciplina di tutela e di tutela delle risorse naturali e della loro
valorizzazione delle risorse naturali
riproducibilità
Individuazione delle risorse storico –
tutela delle risorse naturali e storicoculturali e definizione di discipline volte culturali che assicurano la
alla tutela e la valorizzazione dei centri permanenza dei caratteri identitari del
antichi, dei nuclei, degli edifici e dei
territorio e del paesaggio locale
manufatti di valore e del patrimonio
storico architettonico
Definizione di una specifica disciplina di tutela di ambiti particolari
tutela e di valorizzazione delle risorse
culturali e simboliche diffuse, degli intorni
paesaggistici dei centri
Definizione di discipline volte a
garantire il presidio del territorio
privilegiare e sviluppare le attività
rurale, la manutenzione dei suoli
agricole qualificate e quelle integrative
nel territorio rurale
Definizione di modelli insediativi
garantire la qualità paesaggistica
compatibili con i prevalenti caratteri del
territorio, sia urbano, che rurale
Definizione di discipline volte al
riqualificazione complessiva dei
miglioramento della qualità dei sistemi tessuti urbani
insediativi e dei tessuti urbani sotto il
profilo morfologico, funzionale e delle
dotazioni di servizi
Definizione di discipline volte
riqualificazione ecologica degli
all’incremento delle dotazioni di verde, insediamenti urbani
anche in funzione della mitigazione e
della compensazione dei carichi
ambientali prodotti dagli insediamenti e
dal traffico veicolare
Definizione di assetti della viabilità volti razionalizzare e decongestionare il
alla riqualificazione e riordino del sistema traffico, incentivare l’uso di sistemi di
della mobilità, dell’accessibilità e della
trasporto sostenibili
sosta
Definizione di discipline atte al
maggiore qualità dell’abitare
raggiungimento di una adeguata
dotazione di spazi e luoghi di servizio per
le nuove richieste degli abitanti
Definizione di discipline per l’incremento aumentare la competitività e
dell’offerta di aree e servizi di supporto l’attrattività del territorio
alle imprese e alle attività produttive e
per l’incremento della ricettività
Garantire la competitività e l’attrattività aumentare la competitività e
del territorio con il potenziamento del
l’attrattività del territorio
sistema economico
31
Coerenza
di nuove
economie
Promuovere e valorizzare il territorio
locale e le sue produzioni di qualità
garantire il presidio del territorio
rurale, la manutenzione dei suoli
Il risultato della valutazione può considerarsi altamente positivo, poiché ad ogni scenario atteso
corrisponde un complesso di azioni finalizzate.
32
OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE E VERIFICHE
DI COERENZA CON I PIANI DI SETTORE REGIONALI
VIGENTI
Ai sensi del D.Lgs 152/06 e s.m.i., tra le informazioni da fornire sono inclusi gli obiettivi di
protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti
al piano o al programma oggetto di VAS.
Il seguente capitolo va dunque a descrivere e sintetizzare i principali riferimenti che hanno portato
alla definizione degli obiettivi di protezione ambientale e alla definizione degli ambiti rispetto ai
quali sono stati valutati gli effetti ambientali.
Decisione n. 1600/2002/CE del parlamento europeo e del consiglio del 22 luglio 2002 che
istituisce il VI Programma comunitario di azione in materia di ambiente.
la decisione istituisce un programma comunitario di azione in materia di ambiente (di seguito
denominato «il programma»). Esso definisce i principali obiettivi e priorità ambientali fondati sulla
valutazione dello stato dell'ambiente e delle tendenze prevalenti, comprese le tematiche emergenti
che impongono alla Comunità di assumere un ruolo di guida. Il programma dovrebbe promuovere
l'integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le politiche comunitarie e contribuire a
realizzare lo sviluppo sostenibile in tutta la Comunità attuale e futura, dopo l'allargamento. Esso
prevede inoltre iniziative permanenti per raggiungere gli obiettivi e i traguardi ambientali già definiti
dalla Comunità.
Il programma stabilisce i principali obiettivi da raggiungere in materia di ambiente. Definisce, ove
appropriato, traguardi e scadenze. Gli obiettivi e i traguardi dovrebbero essere raggiunti entro la
scadenza del programma (2012), a meno che non sia specificato diversamente.
Il programma copre un periodo di dieci anni a decorrere dal 22 luglio 2002. Iniziative appropriate
nei vari settori della politica allo scopo di realizzare gli obiettivi consistono in un insieme di misure
legislative e di approcci strategici di cui all'articolo 3. Tali iniziative dovrebbero essere presentate
progressivamente e al più tardi quattro anni dopo l'adozione della presente decisione.
Gli obiettivi corrispondono alle principali priorità ambientali che la Comunità deve affrontare nei
seguenti settori:
- cambiamenti climatici,
- natura e biodiversità,
- ambiente e salute e qualità della vita,
- risorse naturali e rifiuti.
La Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia (Deliberazione n.
57/2002, GU n. 255 del 30-10-2002 Suppl. Ord. n.205).
La Strategia Nazionale d’Azione Ambientale garantisce la continuità con l’azione dell’Unione
Europea, in particolare con il Sesto Piano di Azione Ambientale e con gli obiettivi fissati a Lisbona
e poi a Göteborg dal Consiglio Europeo in materia di piena occupazione, di coesione sociale e di
tutela ambientale. Deve inoltre garantire, in coerenza con le indicazioni del Consiglio Europeo di
Barcellona (2002), la predisposizione del- la strumentazione necessaria per la concertazione, la
parteci- pazione, la condivisione delle responsabilità a livello nazionale ed il reporting.
I principali obiettivi da affrontare individuati e articolati secondo le aree tematiche della Strategia
italiana riguardano:
CLIMA E ATMOSFERA
33
- Riduzione delle emissioni nazionali dei gas serra del 6,5% rispetto al 1990, nel periodo tra il 2008
e il 2012;
- Formazione, informazione e ricerca sul clima;
Riduzione delle emissioni globali dei gas serra del 70% nel lungo termine;
Adattamento ai cambiamenti climatici.
34
Obiettivi, indicatori e target per la sostenibilità nel settore dei cambiamenti climatici e dell’ozono
stratosferico
35
NATURA E BIODIVERSITÀ
- Conservazione della biodiversità;
- Protezione del territorio dai rischi idrogeologici, sismici e vulcanici e dai fenomeni erosivi delle
coste;
- Riduzione e prevenzione del fenomeno della desertificazione
- Riduzione dell’inquinamento nelle acque interne, nel- l’ambiente marino e nei suoli
- Riduzione della pressione antropica sui sistemi naturali, sul suolo a destinazione agricola e
forestale, sul ma- re e sulle coste
-Qualità dell’ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani
- Riequilibrio territoriale ed urbanistico;
- Migliore qualità dell’ambiente urbano;
- Uso sostenibile delle risorse ambientali;
- Valorizzazione delle risorse socioeconomiche e loro equa distribuzione;
- Miglioramento della qualità sociale e della partecipazione democratica;
- Riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e mantenimento delle concentrazioni di
inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni al - la salute umana, agli ecosistemi e al
patrimonio monumentale;
- Riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e mantenimento delle concentrazioni di
inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni al - la salute umana, agli ecosistemi e al
patrimonio monumentale;
- Riduzione dell’inquinamento acustico e riduzione della popolazione esposta;
- Riduzione dell’esposizione a campi elettromagnetici in tutte le situazioni a rischio per la salute
umana e l’ambiente naturale.
- Uso sostenibile degli organismi genetica- mente modificati Crescita delle conoscenze e diffusione
dell’informazione in materia di biotecnologie e OGM.
- Sicurezza e qualità de- gli alimenti.
- Bonifica e recupero delle aree e dei siti inquinati.
- Rafforzamento della normativa sui reati ambientali e della sua applicazione
- Promozione della consapevolezza e della partecipazione democratica al sistema di sicurezza
ambientale
36
Obiettivi e indicatori per la qualità dell’ambiente e la qualità della vita negli ambienti urbani
37
38
39
PRELIEVO DELLE RISORSE E PRODUZIONE DI RIFIUTI
- Riduzione del prelievo di risorse senza pregiudicare gli attuali livelli di qualità della vita;
- Conservazione o ripristino della risorsa idrica;
- Miglioramento della qualità della risorsa idrica;
- Gestione sostenibile del sistema produzione/ consumo della risorsa idrica
- Gestione sostenibile del sistema produzione/ consumo della risorsa idrica
- Riduzione della produzione, recupero di materia e recupero energetico dei rifiuti
40
Indicatori, target ed azioni per l’uso sostenibile delle risorse naturali e per la gestione dei
rifiuti
41
42
43
La valutazione con dispositivi regionali non è stata effettuata in quanto sia il Piano indirizzo
energetico regionale sia il Piano regionale di azione ambientale sono giunti a scadenza.
Nel 2012 l’assessorato all’Ambiente ed energia ha presentato P.A.E.R. ovvero PROPOSTA di
PIANO AMBIENTALE ED ENERGETICO REGIONALE che doveva essere adottato nel gennaio
2013.
44
RAPPORTO
AMBIENTALE
Le informazioni utilizzate per l’analisi preliminare del contesto ambientale risultano quelle indicate
nello stato dell’ambiente allegato alla Valutazione del PS (aprile 2011) integrate con i dati allegati
alla Documento preliminare di VAS (luglio 2012).
L’analisi di tale documento, insieme a quanto emerso dalle indagini geologiche e da quanto
evidenziato dai dati disponibili circa i principali elementi di criticità del territorio, permette di definire
quali elementi di indagine risultino di interesse, anche potenzialmente, per le fasi successive della
VAS.
Lo stato dell’ambiente è stato in via preliminare aggiornato per gli aspetti connessi alle modifiche
sostanziali intervenute da allora (2011) fino ad oggi riguardanti principalmente le acque, i rifiuti e i
campi elettromagnetici.
Di seguito si riportano alcuni degli elementi di criticità, evidenziati dal quadro conoscitivo del PS e
nella Relazione sullo Stato dell’Ambiente, che dovranno essere approfondite e valutate in
relazione alle previsioni del RU.
Nella pratica, l’attività di valutazione si sviluppa in due passaggi:
1) Descrivere la strategia del Regolamento ed identificare le modalità e le azioni mediante le quali
si prevede di raggiungere agli obiettivi (parte strategica e tattica);
2) Verificare se il sistema di decisione/azione è sostenibile rispetto alle risorse presenti sul territorio
ed è compatibile con i caratteri e la sostenibilità dell’ambiente.
Il processo di valutazione consiste dunque in un confronto fra gli obiettivi e le azioni del RU con gli
elementi che costituiscono lo Statuto del territorio, e recepirne le indicazioni per l’implementazione
e l’aggiornamento del quadro conoscitivo territoriale, ove carente, oltre agli altri dati necessari per
l’eventuale ricalibrazione del RU.
Per essere ancora più chiari, la valutazione del piano, sotto il profilo ambientale, trova i suoi due
fondamenti nelle scelte della pianificazione da una parte e sui dati ambientali reperibili in fase di
analisi dall’altra.
Lo schema seguente mostra i passaggi fondamentali dell’azione di valutazione presenti nel
rapporto ambientale. Si nota come il sistema che si viene a creare abbia carattere ciclico, dovuto
ai meccanismi di feedback e di aggiornamento dati.
Le criticità ambientali presenti sul territorio comunale sono state elaborate basando l’analisi su dati
liberamente scaricabili da siti internet di fonti ufficiali e da relazioni tecniche in possesso
dell’Amministrazione comunale, anche ai sensi dell’Art. 8 della L.R.T. 10/2010 e s.m.i..
45
CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO COMUNALE
Vernio è il comune più settentrionale della provincia di Prato. È situato presso la grande curva del
fiume Bisenzio, e comprende le valli del Fiumenta, del Carigiola (entrambi affluenti del Bisenzio) e
la parte iniziale della valle del Setta, affluente del Reno. Il territorio comunale è attraversato perciò
dallo spartiacque appenninico. Nel territorio comunale si trova, immediatamente a nord della
stazione, l'imbocco meridionale della Grande Galleria dell'Appennino posta sulla linea ferroviaria
Bologna-Firenze.
Inquadramento territoriale del comune
46
Dati territoriali e demografici:
Superficie
63,28 km²
Popolazione
6 010 (31-10-2012)
Densità
94,93 ab./km²
Numero famiglie
2.752
Età media
46,7
Reddito medio
11.542
Tasso di natività
4,7
I comuni limitrofi sono:
Barberino di Mugello (FI) - dati 2012
Popolazione" "
10.751
Numero famiglie"
4.618"
Età media"
"
43,7
Reddito medio""
12.747"
Tasso di natività"
9,3
Camugnano (BO) - dati 2012
popolazione" "
1.948
Numero famiglie"
993"
Età media"
"
50,5
Reddito medio""
12.607"
Tasso di natività"
4,6
Cantagallo (PO) - dati 2012
popolazione" "
3.114
Numero famiglie"
1.361"
Età media"
"
445,2
Reddito medio""
11.454
Tasso di natività"
10,3
Castiglione dei Pepoli (BO) - dati 2012
popolazione" "
5.844
Numero famiglie"
2.837"
Età media"
"
46,7
Reddito medio""
13.002
Tasso di natività"
8,5
47
ARIA
Il presente capitolo concerne gli ambiti riguardanti:
- Inquadramento normativo
- Qualità dell’aria
- Emissioni in atmosfera
- Diffusività atmosferica
- Inquinamento acustico
- Piano di classificazione acustica
Per la valutazione della qualità dell’aria del territorio di Vernio si deve fare riferimento alle due
centraline di via Roma e via Ferrucci a Prato.
Affrontare il sistema aria significa, in primo luogo, parlare di inquinamento atmosferico inteso,
comunemente, come immissione nell’atmosfera di sostanze estranee, in quantità e per una durata
tali da alterare la salubrità dell’aria e ledere o costituire un pericolo per la salute umana e per
l’ambiente nel suo complesso.
I principali fattori di pressione relativamente alla risorsa aria derivano dalle attività umane e sono
costituiti dalle emissioni di inquinanti in atmosfera di natura civile, industriale, ma soprattutto
veicolare. Esercitando inoltre gli inquinanti dispersi nell’atmosfera anche un’enorme influenza sul
clima, sia su scala locale che globale, si capisce l’importanza di severe misure di controllo ed
abbattimento delle emissioni per limitare l’aggravarsi dei danni all’ambiente.
Se però al centro dell’attenzione viene posta la salute degli organismi viventi – siano essi uomini,
animali od interi ecosistemi - accanto alla tradizionale valutazione degli effetti prodotti dalle attività
antropiche sulla qualità dell’aria, intesa come inquinamento atmosferico, si rende necessario
prendere in considerazione un’altra, più recente forma di inquinamento: quello acustico, ovvero la
pressione esercitata sull’ambiente dalla presenza di determinate sorgenti di rumore. Il livello di
rumorosità dell’ambiente è un problema che investe sempre di più gli scenari di vita quotidiana, sia
nei grandi che nei piccoli centri abitati, per la presenza di fonti di rumore quali il traffico veicolare,
particolari categorie di attività produttive ed addirittura certe forme di spettacoli e manifestazioni
temporanee.
In un territorio dalla spiccata naturalità come quello di Vernio, in cui la porzione occupata dal
sistema insediativo ed infrastrutturale risulta per estensione assolutamente non paragonabile a
quella occupata dalla componente naturale, parlare di inquinamento atmosferico ed acustico
sembra quasi un controsenso e le diverse indagini e monitoraggi svolti in ambito comunale
confermano l’esiguità del rischio legato alla presenza di questi fattori inquinanti.
l processo di valutazione della qualità dell’aria ambiente, attraverso la misurazione della tipologia e
dei livelli di concentrazione degli inquinanti presenti nell’atmosfera, risulta fondamentale per
individuare le necessarie azioni da intraprendere, sia da un punto di vista amministrativo che
tecnico, per migliorare e salvaguardare questa risorsa.
INQUADRAMENTO NORMATIVO
L’inquadramento normativo trova i suoi maggiori riferimenti nel Decreto Legislativo 152/06 e smi, e
nel Decreto Legislativo 155/10.
EMISSIONI IN ATMOSFERA
Il D.Lgs. n.° 152/2006 nella Parte V “Norme in materia di tutela dell’aria e di riduzione delle
emissioni in atmosfera” raccoglie la vecchia normativa in un unico documento, introducendo
alcune modifiche. In generale le variazioni rispetto alle normative precedenti sono minime per ciò
che riguarda i limiti di emissione.
Limiti e monitoraggio degli inquinanti gassosi
48
Il Decreto Legislativo 155/2010 recepisce la direttiva 2008/50/CE e sostituisce le disposizioni di
attuazione della direttiva 2004/107/CE, istituendo un quadro normativo unitario in materia di
valutazione e di gestione della qualità dell'aria ambiente finalizzato a:
a) individuare obiettivi di qualità dell'aria ambiente volti a evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi
per la salute umana e per l'ambiente nel suo complesso;
b) valutare la qualità dell'aria ambiente sulla base di metodi e criteri comuni su tutto il territorio
nazionale;
c) ottenere informazioni sulla qualità dell'aria ambiente come base per individuare le misure da
adottare per contrastare l'inquinamento e gli effetti nocivi dell'inquinamento sulla salute umana e
sull'ambiente e per monitorare le tendenze a lungo termine, nonché i miglioramenti dovuti alle
misure adottate;
d) mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove buona, e migliorarla negli altri casi; e) garantire
al pubblico le informazioni sulla qualità dell'aria ambiente; f) realizzare una migliore cooperazione
tra gli Stati dell'Unione europea in materia di
inquinamento atmosferico.
Il Decreto Legislativo 155/2010 stabilisce:
a) i valori limite per le concentrazioni nell'aria ambiente di biossido di zolfo, biossido di azoto,
benzene, monossido di carbonio, piombo e PM10;
b) i livelli critici per le concentrazioni nell'aria ambiente di biossido di zolfo e ossidi di azoto;
c) le soglie di allarme per le concentrazioni nell'aria ambiente di biossido di zolfo e biossido di
azoto;
d) il valore limite, il valore obiettivo, l'obbligo di concentrazione dell'esposizione e l'obiettivo
nazionale di riduzione dell'esposizione per le concentrazioni nell'aria ambiente di PM2,5;
e) i valori obiettivo per le concentrazioni nell'aria ambiente di arsenico, cadmio, nichel e
benzo(a)pirene.
Il decreto stabilisce inoltre i valori obiettivo, gli obiettivi a lungo termine, le soglie di allarme e le
soglie di informazione per l'ozono.
Il presente decreto 155/2010 si fonda sui seguenti principi:
a) il sistema di valutazione e gestione della qualità dell'aria rispetta ovunque standard
qualitativi elevati ed omogenei al fine di assicurare un approccio uniforme su tutto il territorio
nazionale e di assicurare che le stesse situazioni di inquinamento siano valutate e gestite in modo
analogo;
b) il sistema di acquisizione, di trasmissione e di messa a disposizione dei dati e delle informazioni
relativi alla valutazione della qualità dell'aria ambiente e' organizzato in modo da rispondere alle
esigenze di tempestività della conoscenza da parte di tutte le amministrazioni interessate e del
pubblico e si basa su misurazioni e su altre tecniche di valutazione e su procedure funzionali a tali
finalità secondo i canoni di efficienza, efficacia ed economicità;
c) la zonizzazione dell'intero territorio nazionale è il presupposto su cui si organizza l'attività di
valutazione della qualità dell'aria ambiente. A seguito della zonizzazione del territorio, ciascuna
zona o agglomerato e' classificata allo scopo di individuare le modalità di valutazione mediante
misurazioni e mediante altre tecniche in conformità alle disposizioni del presente decreto;
d) la zonizzazione del territorio richiede la previa individuazione degli agglomerati e la successiva
individuazione delle altre zone. Gli agglomerati sono individuati sulla base dell'assetto urbanistico,
della popolazione residente e della densità abitativa. Le altre zone sono individuate,
principalmente, sulla base di aspetti come il carico emissivo, le caratteristiche orografiche, le
caratteristiche meteo-climatiche e il grado di urbanizzazione del territorio, al fine di individuare le
aree in cui uno o più di tali aspetti sono predominanti nel determinare i livelli degli inquinanti e di
accorpare tali aree in zone contraddistinte dall'omogeneità degli aspetti predominanti;
e) la valutazione della qualità dell'aria ambiente e' fondata su una rete di misura e su un
programma di valutazione. Le misurazioni in siti fissi, le misurazioni indicative e le altre tecniche di
valutazione permettono che la qualità dell'aria ambiente sia valutata in conformità alle disposizioni
del presente decreto;
f) la valutazione della qualità dell'aria ambiente condotta utilizzando determinati siti fissi di
campionamento e determinate tecniche di valutazione si considera idonea a rappresentare la
49
qualità dell'aria all'interno dell'intera zona o dell'intero agglomerato di riferimento qualora la scelta
dei siti e delle altre tecniche sia operata in conformità alle disposizioni del presente decreto;
g) ai fini della valutazione della qualità dell'aria ambiente e' evitato l'uso di stazioni di misurazione
non conformi e, nel rispetto dei canoni di efficienza, di efficacia e di economicità, l'inutile eccesso
di stazioni di misurazione. Le stazioni di misurazione che non sono inserite nella rete di misura e
nel programma di valutazione non sono utilizzate per le finalità del presente decreto;
h) la rete di misura e' soggetta alla gestione o al controllo pubblico. Il controllo pubblico e'
assicurato dalle regioni o dalle province autonome o, su delega, dalle agenzie regionali per la
protezione dell'ambiente. Le stazioni di misurazione non soggette a tale gestione o controllo non
sono utilizzate per le finalità del presente decreto;
i) la valutazione della qualità dell'aria ambiente e' il presupposto per l'individuazione delle aree di
superamento dei valori, dei livelli, delle soglie e degli obiettivi previsti dal presente decreto;
l) i piani e le misure da adottare ed attuare in caso di individuazione di una o più aree di
superamento all'interno di una zona o di un agglomerato devono agire, secondo criteri di efficienza
ed efficacia, sull'insieme delle principali sorgenti di emissione, ovunque localizzate, che
influenzano tali aree, senza l'obbligo di estendersi all'intero territorio della zona o dell'agglomerato,
ne' di limitarsi a tale territorio.
Il D.Lgs. 155/2010 abroga le seguenti normative: a) il decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351;
b) il decreto legislativo 21 maggio 2004, n. 183; c) il decreto legislativo 3 agosto 2007, n. 152;
d) il decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203, fatte salve le disposizioni di
cui il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, preveda l'ulteriore vigenza; e) l'articolo 3 della legge
4 novembre 1997, n. 413;
f) il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 28 marzo 1983, pubblicato nel
supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 145 del 28 maggio 1983; g) il decreto del Ministro
dell'ambiente 20 maggio 1991, recante criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell'aria,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126 del 31 maggio 1991;
h) il decreto del Ministro dell'ambiente 20 maggio 1991, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126
del 31 maggio 1991, recante i criteri per l'elaborazione dei piani regionali per il risanamento e la
tutela della qualità dell'aria;
i) il decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1992, recante atto di indirizzo e
coordinamento in materia di sistema di rilevazione dell'inquinamento urbano, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 7 del 10 gennaio 1992;
l) il decreto del Ministro dell'ambiente 6 maggio 1992, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 111 del
14 maggio 1992, recante la definizione del sistema nazionale finalizzato a controllo ed
assicurazione di qualità dei dati di inquinamento atmosferico ottenuti dalle reti di monitoraggio;
m) il decreto del Ministro dell'ambiente 15 aprile 1994, concernente le norme tecniche in materia di
livelli e di stati di attenzione e di allarme per gli inquinanti atmosferici nelle aree urbane, pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale n. 107 del 10 maggio 1994;
n) il decreto del Ministro dell'ambiente 25 novembre 1994, recante l'aggiornamento delle norme
tecniche in materia di limite di concentrazione e di livelli di attenzione e di allarme per gli inquinanti
atmosferici nelle aree urbane e disposizioni per la misura di alcuni inquinanti di cui al decreto del
Ministro dell'ambiente 15 aprile 1994, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale
n. 290 del 13 dicembre 1994;
o) il decreto del Ministro dell'ambiente 16 maggio 1996, recante attivazione di un sistema di
sorveglianza di inquinamento da ozono, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 163 del 13 luglio
1996;
p) il decreto del Ministro dell'ambiente 21 aprile 1999, n. 163, recante norme per l'individuazione
dei criteri ambientali e sanitari in base ai quali i sindaci adottano le misure di limitazione della
circolazione, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 135 dell'11 giugno 1999;
q) il decreto del Ministro dell'ambiente 2 aprile 2002, n. 60, recante recepimento della direttiva
1999/30/CE del 22 aprile 1999 del Consiglio concernente i valori limite di qualità
dell'aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il
piombo e della direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell'aria ambiente per il
50
benzene ed il monossido di carbonio, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale
n. 87 del 13 aprile 2002;
r) il decreto del Ministro dell'ambiente 20 settembre 2002, recante le modalità per la garanzia della
qualità del sistema delle misure di inquinamento atmosferico, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.
231 del 2 ottobre 2002;
s) il decreto del Ministro dell'ambiente 1° ottobre 2002, n. 261, recante le direttive tecniche per la
valutazione preliminare della qualità dell'aria ambiente, i criteri per l'elaborazione del piano o dei
programmi di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 272 del 20 novembre 2002.
I valori limite e i livelli critici stabiliti per gli inquinanti aeriformi si trovano all’interno degli allegati
VII-XI-XII-XIII-XIV del D.Lgs. 155/2010 e sono riportati a seguito:
51
ALLEGATO VII, OZONO
52
ALLEGATO XI, VALORI LIMITE
53
VALORI CRITICI PER LA VEGETAZIONE
54
ALL. XII, SOGLIE DI INFORMAZIONE E DI ALLARME
ALL. XIII, ALTRI VALORI OBIETTIVO
L’Art. 12 “Obbligo di concentrazione dell'esposizione e obiettivo nazionale di riduzione
dell'esposizione per il PM2,5” stabilisce inoltre che:
“1. In relazione ai livelli di PM2,5 nell'aria ambiente, le regioni e le province autonome adottano,
sulla base degli indirizzi espressi dal Coordinamento di cui all'articolo 20, le misure necessarie ad
assicurare il rispetto dell'obbligo di concentrazione dell'esposizione di cui all'allegato XIV e le
misure che non comportano costi sproporzionati necessarie a perseguire il raggiungimento
dell'obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione disciplinato dal medesimo allegato.
2. Al fine di calcolare se l'obbligo di concentrazione dell'esposizione e l'obiettivo nazionale di
riduzione dell'esposizione di cui al comma 1 sono stati rispettati si utilizza l'indicatore di
esposizione media di cui all'allegato XIV. Tale indicatore e' fissato sulla base di misurazioni
effettuate da stazioni di fondo ubicate in siti fissi di campionamento urbani, il cui numero, non
inferiore a quello previsto all'allegato V, paragrafo 2, e la cui distribuzione in zone e agglomerati
dell'intero territorio devono essere tali da riflettere in modo adeguato l'esposizione della
popolazione. Tali stazioni sono scelte con decreto del Ministro dell'ambiente, di concerto con il
Ministro della salute e sentita la Conferenza unificata di cui al decreto legislativo n. 281 del 1997,
nell'ambito delle reti di misura regionali, in modo da individuare le variazioni geografiche e
l'andamento a lungo termine delle concentrazioni”.
55
L'indicatore di esposizione media (di seguito IEM), espresso in μg/mc, é basato sulle misurazioni
di cui all’articolo 12, comma 2, ed é dato dalla concentrazione media annua su tre anni civili,
ricavata dalla media dei risultati di tali misurazioni.
L'IEM per l'anno di riferimento 2010 é dato dalla concentrazione media degli anni 2009, 2010 e
2011.
L'IEM per l'anno 2015 é dato dalla concentrazione media degli anni 2013, 2014 e 2015, ricavata
dalla media dei risultati delle misurazioni effettuate dalle stazioni di cui all’articolo 12, comma 2.
Tale IEM é utilizzato per calcolare se l'obbligo di concentrazione dell'esposizione al 2015 sia stato
raggiunto.
L'IEM per l'anno 2020 é dato dalla concentrazione media degli anni 2018, 2019 e 2020, ricavata
dalla media dei risultati delle misurazioni effettuate dalle stazioni di cui all’articolo 12, comma 2.
Tale IEM é utilizzato per calcolare se l'obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione sia stato
raggiunto.
Si applica l’obiettivo nazionale di riduzione dell'esposizione di cui alla seguente tabella contenuta
nell’Allegato XIV:
3
Se l'IEM nell'anno di riferimento é uguale o inferiore a 8,5 μg/m l'obiettivo di riduzione
dell'esposizione é pari a zero. L'obiettivo di riduzione é pari a zero anche nel caso in cui l'IEM
3
raggiunga il livello di 8,5 μg/m in qualsiasi momento del periodo corrente dal 2010 al 2020 e sia
mantenuto a questo livello o ad un livello inferiore.
QUALITÀ DELL’ARIA
L’aria che respiriamo a causa di vari fattori di natura antropica (traffico veicolare, emissioni civili ed
industriali, ...) risulta inquinata da un insieme di sostanze che, sia singolarmente che sottoforma di
miscela complessa, possono provocare effetti dannosi sulla salute.
Il processo di valutazione della qualità dell’aria ambiente, attraverso la misurazione della tipologia
e dei livelli di concentrazione degli inquinanti presenti nell’atmosfera, risulta fondamentale per
individuare le necessarie azioni da intraprendere, sia da un punto di vista amministrativo che
tecnico, per migliorare e salvaguardare questa risorsa.
Il recepimento con il DGRT 1025/2010 del Decreto Legislativo n. 155/2010 ha portato a una
Zonizzazione e classificazione del territorio regionale ed alla individuazione della rete regionale di
rilevamento della qualità dell'aria.
56
CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORIO REGIONALE PER ZONE OMOGENEE (FONTE ARPAT)
Il nuovo sistema di rilevamento rispecchia le discipline precedentemente indicate e mira a
garantire una valutazione ed una gestione della qualità dell’aria su base regionale anziché su base
provinciale: la zonizzazione ripartisce il territorio in zone omogenee dal punto di vista delle fonti di
inquinamento, delle caratteristiche orografiche e meteo-climatiche e del livello di urbanizzazione.
Le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria raccolgono valori rispettivamente a:
comune
Prato
Prato
stazione
tipo zona
PO-Ferrucci Urbana
PO-Roma
Urbana
tipo stazione
NOx
CO
X
X
SO2
PM10
PM2,5
traffico
fondo
X
X
X
X
Ulteriori dati sulla qualità dell’aria sono provenuti dalle Campagne di biomonitoraggio con licheni
epifiti. Le tecniche di biomonitoraggio si basano sull'impiego di licheni, componenti degli ecosistemi
direttamente sensibili all’inquinamento e quindi capaci di funzionare come una sorta di “centraline
57
permanenti naturali”. La metodologia IBL - Indice di Biodiversità Lichenica si basa sulla misura
della biodiversità (abbondanza delle specie licheniche) ed i valori di biodiversità che restituisce
vengono interpretati in termini di allontanamento dalle condizioni naturali attese, determinato dagli
inquinanti che causano alle comunità licheniche una diminuzione del numero di specie e della loro
copertura.
Il vantaggio di questi indicatori sta nel superare la limitazione sia spaziale che temporale delle
centraline chimico-fisiche e la relativa incapacità di registrare gli effetti sinergici dei diversi
inquinanti. I licheni utilizzati per il biomonitoraggio sono gli epifiti, ovvero quei licheni che svolgono
il proprio ciclo biologico sulla corteccia degli alberi. Le ricerche di monitoraggio eseguite con
questa specie di licheni consistono dunque nel quantificare la qualità ambientale attraverso il
rilevamento della presenza di flora lichenica in appositi siti di campionamento dislocati in un
reticolo di rilevamento di dimensioni fisse.
Nel comprensorio provinciale pratese l’ARPAT ha intrapreso una serie di ricerche con i licheni
epifiti per la prima volta nel 1993, elaborando la prima carta di qualità dell’aria capace di fornire un
quadro generale della situazione per l’intera Provincia di Prato.
Nel 1999 è stato ripetuto il biomonitoraggio su scala provinciale del 1993 ed i risultati da esso
ottenuti, ad integrazione dei dati forniti dal sistema di monitoraggio chimico della qualità dell’aria,
sono oggetto del presente studio.
Ogni stazione di rilevamento comprendeva, a seconda delle disponibilità delle piante e della
variabilità del luogo, da 1 fino a 5 alberi, sui quali sono stati effettuati i rilievi. Le specie arboree
scelte, dovendo possedere una scorza con idonee proprietà (ph, rugosità, longevità, ecc), sono
state Tilia spp. nei centri urbani e Quercus spp (in particolare la Roverella) in ambito collinare. La
scelta delle stazioni è stata di tipo preferenziale, privilegiando le aree a maggior densità abitativa e
produttiva nell’intento di coprire in maniera adeguata il territorio dell’intera Provincia.
Nel Comune di Vernio sono state posizionate quattro stazioni così distribuite:
•
S.Ippolito, a pochi km dal centro del paese
•
Montepiano, in prossimità del lago di Montepiano-Le Badie
•
Montepiano, nella piazza centrale
•
Cavarzano, nei pressi del paese.
•
L’indagine è stata svolta utilizzando come riferimento per le misure l’Indice di
•
Biodiversità Lichenica (IBL) che si basa sul calcolo della biodiversità lichenica sui tronchi
d’albero intesa come somma della frequenza di ciascuna specie all’interno di una griglia di
rilevamento.
•
La rappresentazione cartografica dei risultati ha permesso di suddividere il territorio in aree
di “biodiversità lichenica” articolate secondo una scala di valori valida per aree site nella
fascia sub-mediterranea (vegetazione potenziale costituita da boschi con querce decidue)
in grado di tradurre il livello di biodiversità lichenica in un grado di deviazione da “condizioni
naturali” (non inquinate). Questa scala prevede sette classi che corrispondono a diversi
gradi di naturalità e di alterazione:
CLASSI DI QUALITÀ DELL’INDICE IBL-A.R.P.A.T.
58
Partendo dalla constatazione che l’area tessile pratese è una delle aree industriali ed artigianali più
estese dell’Italia centrale, i risultati del biomonitoraggio confermano tale caratteristica mettendo in
luce, a livello provinciale, situazioni di evidente compromissione della qualità dell’aria (fino al
deserto lichenico) in corrispondenza di ampie zone a più elevato grado di urbanizzazione (vedi il
caso di Prato, ma anche quello emblematico di Vaiano), piuttosto che in corrispondenza di fonti
dirette e puntuali di inquinamento.
Ciò premesso si capisce come mai, rispetto alla totalità della Provincia di Prato, tutta la porzione
nord del territorio provinciale in generale e Vernio in particolare, dove l’antropizzazione e le
sorgenti di emissione sono effettivamente ridotte, si distinguono per un livello qualitativo
ambientale eccellente, anche se i dati all’interno della maglia provinciale sono pochi e piuttosto
dispersi. Il territorio di Vernio infatti, al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare, è classificato
entro la categoria di “II Classe di qualità-naturalità alta” (IBL compreso tra 40 e 50) per quanto
riguarda la porzione nord-occidentale, ovvero quella più antropizzata, e nella “I Classe di qualitànaturalità molto alta” (IBL maggiore di 50) per quella sud-orientale, dove invece si trovano
importanti aree di pregio naturalistico ambientale come l’ANPIL dell’Alta Val Carigiola). Per una
maggiore corrispondenza del dato rilevato con la realtà dei luoghi si renderebbe allora necessaria
una maggiore frequenza di monitoraggio ovvero l’inserimento di nuove stazioni di rilevo all’interno
del territorio comunale.
EMISSIONI IN ATMOSFERA
Per avere un quadro “attuale” della situazione relativa ad alcuni indicatori di pressione è
necessario fare riferimento ai dati degli anni 2011-2010 rilevati dalle stazioni di Via Roma e Via
Ferrucci a Prato. I dati, si deve comunque precisare, che sono coerenti maggiormente alla
valutazione degli inquinanti per la Zona Prato-Pistoia (vedi cartografia relativa alla classificazione
del territorio regionali per zone omogenee riportata sopra), piuttosto che alla valutazione di un
territorio con caratteri ambientali e di inquinamento completamente diversi com’è quello di vernio.
Per valutare con maggiore appropriatezza questi indicatori faremo, più avanti, riferimento ai valori
del 2007 riportati nel documento
CONCENTRAZIONE DI NO2
Per quanto riguarda la concentrazione di NO2, nel 2011 non sono stati registrati superamenti del
valore limite della media annuale, posto a 40 μg/m3 ed è stato rispettato il limite di 18 superamenti
del valore limite orario di 200 μg/m3.
Concentrazione di NO2 rilevata nella provincia di Prato, anno 2011 (fonte: Rapporto 2012 sulla qualità dell'aria
nella Regione Toscana
comune
Prato
stazione
PO-Roma
tipo zona
3
n° medie orarie >200 μg/m
3
media annuale (μg/m )
2
32
Urbana
CONCENTRAZIONE DI CO
Per la concentrazione della CO, invece, è necessario fare riferimento ai valori del 2010,
considerato che nel 2011 non sono state ottenute serie valide. Come si evince dalla tabella sopra
riportata, per il parametro CO non vi è alcuna situazione di superamento del valore limite (10 mg/
m3).
Concentrazione di CO rilevata nella Provincia di Prato, anno 2010 (fonte: Rapporto 2011 sulla qualità dell'aria
nella Regione Toscana)
comune
Prato
stazione
PO-Ferrucci
3
media massima giornaliera su 8 ore (mg/m )
tipo zona
Urbana
25
59
Per avere un quadro puntuale della situazione relativa agli indicatori di pressione è necessario fare
riferimento ai dati derivanti dall’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione (I.R.S.E. –
adottato dalla Regione Toscana con D.G.R.T.n°1193 del 14/11/2000) che consente di stimare i
quantitativi di inquinanti emessi annualmente a scala comunale, le modalità di emissione, nonché
di individuare le principali tipologie di sorgenti di inquinamento atmosferico.
L'Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissioni in atmosfera è una raccolta ordinata dei
quantitativi di inquinanti emessi da tutte le sorgenti presenti nel territorio regionale, sia industriali
che civili e naturali.
L’IRSE permette di avere informazioni dettagliate sulle fonti di inquinamento, la loro localizzazione,
la quantità e tipologia di inquinanti emessi e costituisce una chiave di lettura indispensabile per
l'impostazione delle attività di pianificazione ambientale.
Le sorgenti emissive incluse nell'Inventario sono classificate secondo la nomenclatura standard
europea denominata SNAP '97 (Selected Nomenclature for Air Pollution) che, come livello di
aggregazione più ampio, le divide in 11 macrosettori.
Esaminando i dati riportati nell’inventario regionale si possono valutare le emissioni annue di
inquinanti principali stimate per il Comune di Vernio; gli inquinanti principali si intendono, così
come vengono definiti dallo stesso Inventario Regionale, il monossido di carbonio (CO), i composti
organici volatili (COV), gli ossidi di azoto (NOx), le polveri sottili respirabili (PM10 e PM2,5) e gli
ossidi di zolfo (SOx).
Le principali fonti di inquinamento atmosferico risultano essere il traffico veicolare e le emissioni
civili.
NELLE TABELLE SEGUENTI SONO INDICATE LE EMISSIONI DEI VARI INQUINANTI DELL’ARIA PER IL COMUNE
DI VERNIO NELL’ANNO 2007 (DATO DISPONIBILE PIÙ RECENTE) SUDDIVISI PER TIPOLOGIA E SORGENTE
(INVENTARIO REGIONALE DELLE SORGENTI DI EMISSIONE, REGIONE TOSCANA)
CO
COV
NOx
PM10
PM2,5
SOx
0101 Centrali elettriche
pubbliche
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0201 Impianti di combustione
nel terziario
0,43
0,06
1,37
0,08
0,06
0,39
0202 Impianti di
combustione residenziali
90,96
18,95
7,41
13,19
12,95
3,12
0203 Impianti di combustione
nell'agricoltura, selvicoltura,
acquacoltura
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0301 Combustione in caldaie,
turbine a gas e motori fissi
1,04
0,10
3,63
0,03
0,03
0,03
0303 Forni di processo con
contatto
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0403 Processi nelle industrie di
metalli non ferrosi
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0405 Processi nelle industrie
chimiche organiche
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0406 Proc. nelle ind. legno/
pasta-carta/alim./bevande e
altre industrie
0,00
4,68
0,00
0,00
0,00
0,00
0503 Estrazione,I° trattamento
e caricamento di combustibili
fossili gassos
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0504 Distribuzione di
combustibili liquidi (escluso
benzine)
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0505 Distribuzione di benzina
0,00
0,04
0,00
0,00
0,00
0,00
60
0506 Reti di distribuzione di
gas
0,00
2,29
0,00
0,00
0,00
0,00
0601 Applicazione di vernici
0,00
32,63
0,00
0,00
0,00
0,00
0602 Sgrassaggio, pulitura a
secco ed elettronica
0,00
2,21
0,00
0,00
0,00
0,00
0603 Manifattura e lavorazione
di prodotti chimici
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0604 Altro uso di solventi e
relative attività
0,00
43,31
0,00
0,00
0,00
0,00
0701 Automobili
63,07
6,35
12,66
0,55
0,55
0,15
0702 Veicoli leggeri P < 3.5 t
6,88
0,79
6,11
0,59
0,59
0,04
0703 Veicoli pesanti P > 3 t
5,78
2,00
21,51
0,85
0,85
0,06
0704 Motocicli cc < 50 cm3
58,66
41,37
0,15
1,03
1,03
0,01
0705 Motocicli cc > 50 cm3
67,69
5,41
0,89
0,05
0,05
0,01
0706 Emisssioni evaporative
dai veicoli
0,00
11,35
0,00
0,00
0,00
0,00
0707 Usura dei freni dei veicoli
stradali
0,00
0,00
0,00
0,47
0,19
0,00
0708 Usura delle gomme dei
veicoli stradali
0,00
0,00
0,00
0,36
0,25
0,00
0709 Abrasione della strada
0,00
0,00
0,00
0,32
0,17
0,00
0801 Militari
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0802 Ferrovie
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0804 Attività marittime
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0806 Agricoltura
0,94
0,29
3,02
0,15
0,15
0,01
0807 Selvicoltura
3,67
1,43
0,02
0,02
0,02
0,00
0808 Industria
0,16
0,05
0,49
0,03
0,03
0,00
0902 Incenerimento rifiuti
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0909 Cremazione
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0910 Altro trattamento di rifiuti
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
1001 Coltivazioni con
fertilizzanti
0,00
0,00
0,00
0,14
0,01
0,00
1003 Combustione in situ di
residui agricoli
0,03
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
1004 Allevamento di bestiame
- fermentazione intestinale
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
1005 Trattamento di letame
con riferimento ai composti del
carbonio
0,00
1,66
0,00
0,18
0,06
0,00
1006 Uso di pesticidi e calce
viva
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
1101 Foreste spontanee di
latifoglie
0,00
17,35
0,00
0,00
0,00
0,00
1102 Foreste spontanee di
conifere
0,00
49,25
0,00
0,00
0,00
0,00
1103 Incendi forestali
0,09
0,00
0,00
0,01
0,00
0,00
1104 Prati naturali ed altra
vegetazione
0,00
0,19
0,00
0,00
0,00
0,00
1105 Zone umide - Paludi e
acquitrini
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
1106 Acque
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
61
1111 Foreste di latifoglie a
governo
Totale
0,00
25,79
0,00
0,00
0,00
0,00
299,40
267,58
57,25
18,04
16,99
3,83
Nel Comune di Vernio il gas serra emesso in quantità maggiore è ovviamente la CO2, mentre
molto più ridotte risultano essere le emissioni di metano e protossido di azoto. Le emissioni di
protossido di azoto derivano ovviamente da sorgenti antropiche e da diversi processi industriali,
ma importanti emissioni provengono anche da sorgenti naturali dovute all’attività di microbi del
suolo e dell’acqua.
Per quanto riguarda il settore civile, è noto come le fonti da cui provengono le emissioni siano il
riscaldamento degli edifici e la produzione di acqua calda. Gli inquinanti emessi nei processi di
combustione sono principalmente ossido di carbonio, idrocarburi incombusti, particelle carboniose,
ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ... Le emissioni civili sono inoltre strettamente correlate alla tipologia
di combustibile impiegato, alle tecnologie ed allo stato di manutenzione degli impianti stessi.
Attualmente non sono disponibili dati dettagliati relativi al numero, tipologia, potenzialità degli
impianti tecnici presenti sul territorio comunale, né informazioni sui combustibili impiegati.
Considerando però che gli impianti di riscaldamento domestici, soprattutto se alimentati a
combustibili solidi (carbone, legna) e liquidi (olio combustibile, gasolio) incidono notevolmente sulla
qualità delle emissioni di polveri mentre quelle derivanti dagli impianti alimentati a metano possono
considerarsi, al confronto, trascurabili, l’unica valutazione che può essere fatta riguarda la rete di
distribuzione del gas metano (cfr. SE-Sistema Energia). Nonostante si tratti di un Comune pseudomontano una delle caratteristiche principali della distribuzione dell’insediamento sul territorio di
Vernio è la presenza di numerosi aggregati urbani, talvolta anche di dimensioni molto ridotte, ma di
una scarsità di insediamenti sparsi. Ciò ha consentito l’estensione della rete di distribuzione del
gas metano a buona parte del territorio comunale con conseguente riduzione delle altre più
inquinanti fonti d’energia (olio, carbone).
Dati che invece risultano disponibili e che consentono di aggiungere un elemento importante al
quadro delle pressioni sulla qualità dell’aria sono quelli relativi al sistema produttivo, disponibili
sottoforma di autorizzazioni alle emissioni in atmosfera. Dai dati forniti dall’A.R.P.A.T. risulta che
all’interno del Comune di Vernio il numero delle industrie autorizzate all’emissione in atmosfera
risulta ormai stabile da diversi anni: si tratta di sette industrie tutte appartenenti a tre soli comparti
produttivi (carrozzeria, tessile e chimico). Si osserva inoltre che tra gli inquinanti emessi in maggior
quantità si annoverano le sostanze organiche sottoforma di materiale particolato e sostanze
organiche volatili.
DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA
La diffusività atmosferica è la condizione che permette la dispersione delle sostanze inquinanti
accumulate nei bassi strati dell'atmosfera.
Il grado di diffusività è determinato dall'interazione di 3 fattori:
- l'intensità del vento;
- la turbolenza atmosferica;
- l'orografia del territorio.
Tale parametro, attualmente classificato in alta, media e bassa diffusività (vedi mappa
gerarchizzata oltre), risulta direttamente proporzionale alla capacità di dispersione di inquinanti in
una determinata area: lo studio della Regione Toscana è basato su una scala comunale.
Lo studio della diffusione atmosferica , è stato possibile verificare che, in alcune aree geografiche,
comuni rurali privi di impianti industriali ma a bassa diffusività atmosferica possono fare registrare
valori di sostanze inquinanti nell'aria maggiori rispetto a vicine città maggiormente industrializzate,
il cui territorio comunale è caratterizzato da alta diffusività atmosferica.
62
RAPPRESENTAZIONE DEGLI INDICI DI DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA PER CIASCUN COMUNE DELLA REGIONE
TOSCANA.
Se si vuole ottenere una classificazione ulteriore del territorio raggruppando gli indici di stabilità,
intensità del vento e diffusività in categoria bassa, media, alta, occorre stabilire delle “soglie” per
passare dagli indici riportati a tre soli valori: 1 (basso), 2 (medio), 3 (alto).
Di seguito è riportata la carta della diffusività con le categorie ottenute.
63
RAPPRESENTAZIONE DELLE CATEGORIE DI DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA PER CIASCUN COMUNE DELLA
REGIONE TOSCANA
INQUINAMENTO ACUSTICO
Rilevazioni fonometriche a supporto della classificazione acustica del Comune
In generale, come la stessa legge quadro n°447/95 stabilisce, si intende per inquinamento
acustico l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare
fastidio, disturbo o pericolo per la salute umana (a seconda dei diversi livelli di esposizione, infatti,
il rumore può provocare sull’organismo umano disturbi di varia natura che spaziano dalle meno
preoccupanti interferenze con il parlato e diminuzione del livello di attenzione ai ben più gravi
disturbi del sonno fino ad arrivare alle alterazioni cardiocircolatorie, ai disturbi nervosi e perfino a
danni permanenti all’udito), il deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, o
tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi.
Per avere un quadro esaustivo degli effettivi livelli di rumorosità presenti in ambito comunale, si è
fatto riferimento alla campagna di misurazione acustica, effettuata nel periodo luglio-settembre
2004, prima dell'emanazione del D.Lgs 194/2205, utilizzata quale supporto per la redazione del
Piano di Classificazione Acustica del territorio comunale.
64
Prendendo in considerazione i valori limite di immissione (valore massimo di rumore che può
essere immesso da una o più sorgenti sonore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno,
misurato in prossimità dei ricettori) è stata prodotta un’elaborazione statistica finalizzata a ripartire i
dati acustici in base ai livelli rilevati.
classi di destinazione d’uso del territorio
I
Leq diurno (06:00-22:00)
Leq notturno (22:00 – 06:00)
50 dB(A)
40 dB(A)
aree particolarmente protette
II
aree prevalentemente residenziali
55 dB(A)
45 dB(A)
III
aree di tipo misto
60 dB(A)
50 dB(A)
IV
aree di intensa attività umana
65 dB(A)
55 dB(A)
V
aree di prevalentemente industriali
70 dB(A)
60 dB(A)
aree esclusivamente industriali
70 dB(A)
70 dB(A)
VI
Dai dati elaborati si rileva come oltre la metà delle misure abbia fornito livelli acustici di II (28,6 %)
e III (25 %) classe ovvero livelli medio-bassi. Si rileva, tuttavia, una cospicua quantità di
misurazioni che appartengono alla V classe (21,4 %) che si concentra lungo la S.S.325 la cui
presenza influisce pesantemente, a livello acustico, su importanti ricettori sensibili presenti sul
territorio quali la scuola materna ed elementare di Mercatale e la casa di accoglienza per anziani a
Sasseta. La situazione più grave, però, si registra a Mercatale, in prossimità di alcune abitazioni
poste nelle vicinanze della ferrovia: in questo caso è stato rilevato un livello acustico di VI classe,
addirittura non ammesso dalla normativa vigente.
Piano di classificazione acustica
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che l’esposizione al rumore può provocare
una serie di effetti negativi quali insonnia, danni fisiologici uditivi ed extra uditivi, prevalentemente
di tipo cardiovascolare, difficoltà di comunicazione e malessere... Questi disagi colpiscono in
particolar modo, e più decisamente, i gruppi più vulnerabili della popolazione: bambini, anziani e
malati.
La legge quadro n°447/95 intende per inquinamento acustico l'introduzione di rumore
nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio, disturbo o pericolo per la
salute umana (a seconda dei diversi livelli di esposizione, infatti, il rumore può provocare
sull’organismo umano disturbi di varia natura che spaziano dalle meno preoccupanti interferenze
con il parlato e diminuzione del livello di attenzione ai ben più gravi disturbi del sonno fino ad
arrivare alle alterazioni cardiocircolatorie, ai disturbi nervosi e perfino a danni permanenti all’udito),
il deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, o tale da interferire con le
legittime fruizioni degli ambienti stessi.
La Regione Toscana ha provveduto, con la Legge Regionale n°89/1998 e con la Delibera del
Consiglio Regionale n°77/2000, a stabilire la metodologia di sviluppo del Piano di Classificazione
Acustica Comunale e la procedura di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano,
secondo le prescrizioni della norma nazionale; in particolare, sia il Piano Strutturale che il
Regolamento Urbanistico devono recepire, con le eventuali varianti necessarie, i contenuti del
Piano di Classificazione Acustica, in modo da garantire l’integrazione tra gli strumenti di
pianificazione.
La Classificazione acustica consiste nell’attribuzione ad ogni area del territorio comunale, di una
delle classi acustiche descritte dalla Tabella A dell’Allegato al D.P.C.M. 14/11/1997, riportata di
seguito.
Il Comune di Vernio ha provveduto, in data 27/10/2004, alla suddivisione acustica del proprio
territorio ovvero alla stesura del Piano Comunale di Classificazione Acustica. Il P.C.C.A. è un
importante mezzo per la tutela della popolazione dall’inquinamento acustico poiché definisce per
65
ogni zona del territorio i livelli di rumorosità ritenuti accettabili, e consentendo di intervenire con
idonee misure di mitigazione. La classificazione acustica riflette chiaramente la particolare natura
del territorio di Vernio, in cui la componente naturalistico-ambientale riveste un ruolo fondamentale:
ben 3.692 ettari di territorio rientrano nella classe II, ovvero il 62,30 % dell’intera superficie
comunale. Caso a parte è l’attribuzione all’A.N.P.I.L. dell’Alta Val Carigiola della classe I.
66
ACQUA
L’analisi del sistema delle acque è stato effettuato tenendo in considerazione:
- Acque superficiali
- Acque sotterranee
- Rete acquedottistica e fognaria
ACQUE SUPERFICIALI
Il reticolo idrografico caratterizza fortemente il territorio di Vernio dando origine a corsi d’acqua di
tipo torrentizio che attraversano strette valli, con andamento molto vario: salti, cascatelle, raschi,
buche e pianetti cui si associa una vegetazione riparia ben strutturata, oltre ad una ricca e
variegata fauna fluviale, che costituiscono, nell’insieme, un ecosistema vitale e capace di
autoregolarsi.
Il reticolo idrografico costituisce la ‘spina dorsale’ della conformazione morfologica del territorio: al
centro il Bisenzio in cui confluiscono i suoi affluenti principali, Carigiola, Fiumenta e il Setta che, da
Montepiano, scorre sui versanti verso l’Appennino Bolognese.
Per avere un quadro descrittivo ed esaustivo sulle condizioni degli ambienti fluviali del sistema
idrografico di Vernio sarebbe necessario una campagna d’indagini sui corsi d’acqua e sulle aree
limitrofe; al tempo stesso però nessun fattore critico intervenuto su questo territorio ha creato l’
occasione per un’indagine a così ampio raggio.
Solo il fiume Bisenzio e le sue aree limitrofe sono state oggetto di indagini (vedi anche il capitolo
relativo al Sistema Acque) che indicano come le condizioni di salute siano sostanzialmente buone.
Più precisamente a monte degli insediamenti industriali di Tosciana, il Bisenzio raggiunge gli indici
massimi (vedi indagine indice IFF Sistema Acque SA capitolo 1_1_3) per quanto riguarda lo stato
del territorio circostante, il tipo e l’ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale primaria, la
conformazione delle rive, il moto delle acque e la presenza della fauna macrobentonica.
Tenendo conto che il resto del sistema idrografico attraversa aree pressochè disabitate o
scarsamente urbanizzate e che le aree a maggiore naturalità corrispondono per lo più a quelle
limitrofe ai corsi d’acqua (vedi la tav.05 “carta della flora e della fauna” del piano strutturale) si può
ipotizzare come le condizioni dell’ambiente fluviale relativo siano molto positive sia dal punto di
vista morfologico che naturalistico e paesaggistico.
I corsi d’acqua presenti nel territorio di Vernio non sono monitorati costantemente per quanto
riguarda la portata poiché sono piccoli torrenti, alcuni dei quali molto modesti da essere poco
significativi; l’unico corso d’acqua monitorato regolarmente da Vaiano fino al suo sbocco in
Ombrone è il Bisenzio. Dalla pubblicazione del 1997 “Qualità e portata dei fiumi della provincia di
Firenze” della provincia di Firenze ed ARPAT è possibile descrivere il Bisenzio come tipicamente
torrentizio (i dati idrometrici elaborati per una sezione che sottende circa 150 kmq del bacino,
evidenziano una portata media del fiume, comunque elevata pari a 4,1 mc/anno, una portata
minima pari a 0.2 mc/sec e portate elevate (20 mc/sec) solo 10 giorni l'anno.
Bilancio idrologico
È il bilancio tra le entrate e le perdite di acqua nel bacino idrografico: esso tiene conto degli apporti
delle precipitazioni, dell’infiltrazione nei terreni di una quota di questi apporti, delle perdite per
evaporazione e traspirazione, degli scambi idrici sotterranei con altri bacini e degli scambi tra
corso d’acqua e falda. Nel bilancio, che si configura come strumento importante per la
pianificazione e gestione delle risorse idriche, devono ovviamente entrare i flussi di prelievo delle
acque per vari usi (agricolo, civile, industriale…) così come i flussi in entrata delle acque usate.
67
In particolare per il sottobacino dell’Alto Bisenzio si nota dalla scheda allegata i valori di criticità
idrica, pare a classe 4 equivalente a 91 giorni di carenza di acqua all’anno.
68
69
I risultati delle curve di durata elaborate sono espressi in numero di giorni per i quali la portata
fluente è inferiore o superiore al Deflusso Minimo Vitale. La criticità rilevata alla sezione
significativa di valle si estende all’interbacino sino alla sezione di monte. L’intero bacino del
Bisenzio si evidenzia come un’area a criticità molto elevate (Classe di criticita 4/4).
L'indice SECA
L'indice SECA (Stato Ecologico dei Corsi d'Acqua) è una classificazione dei corsi d'acqua
effettuata utilizzando i dati dell’indice LIM (Livello Inquinamento da Macrodescrittori che stima del
grado di inquinamento dovuto a fattori chimici e microbiologici) con quelli dell'indice IBE (Indice
Biotico Esteso). Per il periodo 2001-2004, l’indice evidenzia una situazione positiva per quanto
concerne la composizione della comunità di macroinvertebrati e la quasi assenza di carichi
inquinanti.
Il Bisenzio, insieme all’Ombrone, sono stati individuati dalla Regione Toscana tra i corpi idrici
significativi (DGRT 858/2001, DGRT 219/2002 e DGRT 225/2003), quindi come tali da monitorare
e classificare al fine del raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti dal D.Lgs.
152/99, oggi sostituito dalla Parte Terza del D.Lgs. 152/06.
Per quanto riguarda il Bisenzio si osserva un peggioramento della qualità proseguendo verso valle
lungo le stazioni di monitoraggio, passando da stato di qualità buona in località Terrigoli, a
sufficiente in località Mezzana per giungere a scadente alla confluenza nell’Arno. Tale trend si
registra sia sotto il profilo degli indicatori chimico-fisici che sotto quelli biologici.
Nella tabella che segue sono riportati i dati inerenti Parametri Base e Macrodescrittori delle
Stazioni di controllo MAS 116 e 117 sul torrente Foenna, posizionate a monte e a valle del comune
di Sinalunga (Dati ARPAT – SIRA).
70
L’annuario ambientale ARPAT 2013 riporta al suo interno diverse tabelle sullo stato chimico ed
ecologico dei corpi idrici della Toscana.
All’interno sono presenti i dati relativi al Bisenzio e al Setta:
Come si vede dalla tabella il sub-sottobacino Bisenzio Monte, se presenta uno stato ecologico
buono presenta contemporaneamente uno stato chimico Non Buono (si consideri comunque che i
dati fanno riferimento al solo 2011).
Lo stesso stato ecologico vale anche per il torrente Setta, che solca la conca di Montepiano.
71
Indice IFF
A seguito del D.Lgs 152/99 sono state messe a punto varie metodologie per il monitoraggio dei
corsi d’acqua: l’indice IFF (Indice di Funzionalità Fluviale) restituisce lo stato funzionale di un
fiume.
Il corso d’acqua viene classificato in base alla sua complessiva qualità ambientale attraverso
l’analisi di dati chimici, biologici e funzionali.
A seguito di una ricerca svolta da ARPAT Dipartimento Provinciale di Prato nel 2000 è emerso un
quadro positivo lungo tutto il tratto fluviale ove i valori non sono mai inferiori alla classe III con tratti
pressoché in eccellente stato con valori che sfiorano il massimo. La confluenza con il torrente
Fiumenta definisce un vero e proprio cambiamento dello stato naturale del fiume. A valle, gli
insediamenti e le industrie segnano fortemente l’ambiente circostante con argini artificiali che
lasciano poco spazio alla vegetazione ripariale; a monte, invece, la situazione è pressoché
naturale con lievi segni di alterazione dell’ambiente fluviale dovuti, più che altro, a processi erosivi
all’interno dell’alveo fluviale. Per tutto il tratto ricadente nel Comune di Vernio, si riscontra,
comunque, la costante presenza di una comunità macrobentonica ben strutturata.
Ad oggi, non risultano altre indagini che possano illustrare la funzionalità fluviale degli altri corsi
d’acqua del territorio di Vernio, ma si può ipotizzare che la situazione generale sia improntata
verso una evidente naturalità in relazione al fatto che la quasi totalità dell’attività antropica si
concentra nel fondovalle del Bisenzio.
Classificazione delle acque superficiali per uso potabile
I punti di monitoraggio per le operazioni di classificazione delle acque superficiali per la
potabilizzazione nel comune di Vernio sono i seguenti:
POT-064 rio Nespolo (affluente del torrente Setta) m 870 slm ca.
POT-065 pressi torrente Fiumenta* (all’ingresso di Mercatale) m 258 slm ca.
POT-nuovo_01 fiume Bisenzio (alla confluenza con il Fiumenta) m 251 slm ca.
Il trattamento che le acque captate dal corso d’acqua devono subire prima dell’uso potabile è
quello fisico e chimico normale e disinfezione (categoria A2).
Censimento delle sorgenti e delle fonti
A seguito di una indagine eseguita dal Comune, integrando i dati cartografici con il censimento
fatto dal PTC della provincia di Prato, sono state riscontrate almeno 27 sorgenti.
Si riscontrano tre aree di maggior concentrazione che hanno anche una certa corrispondenza
geologica in quanto insistono su rocce prevalentemente arenacee appartenenti all’unita geologica
della Serie Toscana:
1. A nord il versante esposto a meridione del monte Casciaio attorno a Montepiano – valle del
Setta;
2. Al centro le mezzecoste fra Sasseta e Mercatale – valle del Fiumenta;
3. A sud i versanti dei monti della Calvana esposti a nord-ovest – valle del Torbola.
La presenza delle sorgenti, soprattutto se messa in relazione al tipo di roccia è indizio di una
elevata circolazione sotterranea dovuta alla elevata fratturazione della roccia arenacea, garanzia
dell’esistenza di una estesa e continua falda a rete che costituisce una sorta di “serbatoio”, diffuso
ed articolato. Non esiste un monitoraggio delle sorgenti e fonti presenti nel Comune di Vernio, né
dal punto di vista della qualità e/o potabilità né per quanto riguarda portate e stato di
conservazione dell’eventuale manufatto presente. E’ comunque da ribadire l’importanza di un
regime di tutela non soltanto per il ruolo ambientale che rivestono ma anche per il significato
storico che hanno (toponimo collegato, presenza di nuclei abitati limitrofi, sentieristica di
collegamento, utilizzo di certi tipi di acqua, ...).
ACQUE SOTTERRANEE
Il Decreto Legislativo 16 marzo 2009, n. 30 "Attuazione della direttiva 2006/118/CE, relativa alla
protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento” è la norma di
riferimento per la .
72
Ai fini del presente decreto, si applicano, oltre alle definizioni di cui agli articoli 54 e 74 del decreto
legislativo n. 152/2006, le seguenti definizioni:
a) standard di qualità delle acque sotterranee: uno standard di qualità ambientale, definito a livello
comunitario, come la concentrazione di un determinato inquinante, di un gruppo di inquinanti o un
indicatore di inquinamento nelle acque sotterranee che non dovrebbe essere superato al fine di
proteggere la salute umana e l'ambiente;
b) valore soglia: lo standard di qualità ambientale delle acque sotterranee stabilito a livello
nazionale conformemente alle disposizioni dell'articolo 3, comma 3; valori soglia possono essere
definiti dalle regioni limitatamente alle sostanze di origine naturale sulla base del valore di fondo;
c) buono stato chimico: lo stato chimico di un corpo idrico sotterraneo che risponde alle condizioni
di cui agli articoli 3 e 4 ed all'Allegato 3, Parte A;
d) buono stato quantitativo: stato definito all'Allegato 3, Parte B;
Ai sensi del D.Lgs 30/09, un corpo o un gruppo di corpi idrici sotterranei sono considerati in buono
stato chimico quando ricorra una delle seguenti condizioni :
a) sono rispettate le condizioni riportate all'Allegato 3, Parte A, tabella 1;
b) sono rispettati, per ciascuna sostanza controllata, gli standard di qualità ed i valori soglia di cui
all'Allegato 3, Parte A, tabelle 2 e 3, in ognuno dei siti individuati per il
monitoraggio del corpo idrico sotterraneo o dei gruppi di corpi idrici sotterranei;
c) lo standard di qualità delle acque sotterranee o il valore soglia e' superato in uno o più siti di
monitoraggio, che comunque rappresentino non oltre il 20 per cento dell'area totale o del volume
del corpo idrico, per una o più sostanze ed un'appropriata indagine
svolta in conformità all'Allegato 5 conferma che:
1) sulla scorta della valutazione di cui all'Allegato 5, punto 3, non si ritiene che le concentrazioni di
inquinanti che superano gli standard di qualità o i valori soglia delle acque sotterranee definiti
rappresentino un rischio ambientale significativo, tenendo conto dell'estensione del corpo idrico
sotterraneo interessato;
2) le altre condizioni per la valutazione del buono stato chimico delle acque sotterranee riportate
all'Allegato 3, Parte A, Tabella 1, sono soddisfatte in conformità al punto 4 dell'Allegato 5;
3) i corpi idrici sotterranei utilizzati o che saranno utilizzati per l'estrazione di acque destinate al
consumo umano, che forniscono in media oltre 10 m3/giorno o servono più di 50 persone, sono
assoggettati ad una protezione tale che impedisca il peggioramento della loro qualità o un
aumento del livello di trattamento per la potabilizzazione necessaria a garantire i requisiti di qualità
di cui al decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31;
4) la capacità del corpo idrico sotterraneo o di ogni singolo corpo del gruppo di corpi idrici
sotterranei di sostenere gli usi umani non e' stata danneggiata in maniera significativa
dall'inquinamento.
La permeabilità dei suoli
La permeabilità (k) in geologia è una proprietà delle rocce o dei terreni inconsolidati e
rappresenta la capacità di essere attraversati dai fluidi. La permeablità è una caratteristica molto
importante perché condiziona l’immagazzinamento di acqua nel sottosuolo e di conseguenza
l’alimentazione delle sorgenti, delle falde...
73
La permeabilità è condizionata sia dalle caratteristiche di porosità dei suoli sia dall’assetto delle
formazioni geologiche (grado di fessurazione, composizione chimica, pendenza, copertura di usi
del suolo...)
La carta sotto riporta con una gamma cromatica di 4 colori la porosità del suolo relativa a un
territorio piuttosto vasto che include anche il comune di Vernio.
74
Nel bacino del Bisenzio il litotipo dominante è quello delle rocce arenacee, che affiorano
estesamente per tutto il comune, caratterizzate da permeabilità relativa media e dunque con
conseguente infiltrazione efficace non elevata.
Nell’annuario ambientale ARPAT 2013 è possibile prendere visione dello stato delle acque
sotterranee della Toscana.
Le sorgenti e le fonti
A seguito di una indagine eseguita dal Comune stesso, integrando i dati cartografici con il
censimento fatto dal PTCP, sono state riscontrate almeno 27 sorgenti a testimonianza della
ricchezza della risorsa idrica per il comune di Vernio, dislocate abbastanza uniformemente per
tutto il territorio.
Si riscontrano comunque tre aree di maggior concentrazione che hanno anche una certa
corrispondenza geologica in quanto insistono su rocce prevalentemente arenacee appartenenti
all’unita geologica della Serie Toscana:
•
a nord il versante esposto a meridione del monte Casciaio attorno a Montepiano – valle del
Setta
•
al centro le mezzecoste fra Sasseta e Mercatale – valle del Fiumenta
a sud i versanti dei monti della Calvana esposti a nord-ovest – valle del Torbola La
•
presenza delle sorgenti, soprattutto se messa in relazione al tipo di roccia dalle quali
emergono, è indizio di una elevata circolazione sotterranea dovuta alla elevata
fratturazione della roccia arenacea, garanzia dell’esistenza di una estesa e continua falda a
rete che
costituisce una sorta di “serbatoio”, diffuso ed articolato.
•
75
•
•
Non esiste un monitoraggio delle sorgenti e fonti presenti nel Comune di Vernio, né dal
punto di vista della qualità e/o potabilità né per quanto riguarda portate e stato di
conservazione dell’eventuale manufatto presente. E’ comunque da ribadire l’importanza di
un regime di tutela non soltanto per il ruolo ambientale che rivestono ma anche per il
significato storico che hanno (toponimo collegato, presenza di nuclei abitati limitrofi,
sentieristica di collegamento, utilizzo di certi tipi di acqua, ...).
Le sorgenti captate vengono costantemente monitorate dai laboratori di Publiacqua Spa con
prelievi di campioni idrici per rilevare l’eventuale presenza di inquinanti tra i quali nitriti, metalli
pesanti, fitofarmaci, coliformi e idrocarburi.
Per il periodo 2005 nessuna delle analisi effettuate ha evidenziato la presenza degli inquinanti
sopra citati (fonte Publiacqua Spa, maggio 2006).
RETE ACQUEDOTTISTICA
Il Comune di Vernio ricade nell’ambito ATO 3 e Publiacqua Spa è l’ente gestore della rete di
distribuzione. L’acquedotto è alimentato da:
La copertura del territorio comunale da parte della rete idrica è completa per tutti i vari centri di
fondovalle e per quelli posti sui versanti.
Sommando le quantità di metri cubi captati provenienti da pozzi, sorgenti e corsi d’acqua (vedi
tabella 12) si ottiene una quantità potenziale disponibile totale annua (2005) pari a 469.191 mc che
in rapporto al numero di abitanti (al 31.12.2005 si contavano 5898 persone) significa una
dotazione potenziale d’acqua annua pro-capite pari a 218 l/die.
Considerato un fabbisogno pro-capite giornaliero ottimale di 150 l/die si evince che per il Comune
di Vernio la risorsa acqua ad uso potabile è ben al di sopra della media.
Qualità delle captazioni da pozzi per uso acquedottistico
Anche in questo caso i pozzi captati vengono costantemente monitorati dai laboratori di
Publiacqua Spa con prelievi di campioni per evidenziare l’eventuale presenza dei vari inquinanti.
Per il periodo 2005 nessuna delle analisi effettuate ha evidenziato la presenza degli inquinanti
sopra citati (fonte Publiacqua Spa, maggio 2006).
Captazioni da corsi d’acqua superficiali per uso acquedottistico
I punti di captazione per uso potabile nel Comune di Vernio sono tre, tutti gestiti da Publiacqua
Spa.
Captazioni da pozzi per uso acquedottistico
Sono presenti 3 “centri” di captazione utilizzati per uso potabile, gestiti da Publiacqua Spa, per un
totale di 6 punti di captazione.
76
Captazioni da sorgenti per uso acquedottistico
Sono presenti 15 sorgenti utilizzate per uso potabile e quasi tutte gestite da Publiacqua Spa, per
un totale di 53 punti di captazione.
Captazioni da pozzi per uso privato (potabile, irriguo, industriale)
A norma del D.Lgs 275/93 tutti i pozzi devono essere denunciati alla Provincia: le acque captate
nel Comune di Vernio vengono destinate per uso privato (domestico, irriguo, scorta idrica) e per
uso industriale (Carbotex a Terrigoli e Carbofin a Mercatale).
Non è possibile quantificare la portata dei singoli pozzi e la quantità degli emungimenti per valutare
un ipotetico bilancio idrico complessivo; nella tabella seguente si indicano le poche caratteristiche
note dei pozzi così come risultano nelle pratiche del demanio idrico.
Qualità delle captazioni da sorgenti per uso acquedottistico
Le sorgenti captate vengono costantemente monitorate dai laboratori di Publiacqua Spa con
prelievi di campioni idrici per rilevare l’eventuale presenza di inquinanti tra i quali nitriti, metalli
pesanti, fitofarmaci, coliformi e idrocarburi.
Per il periodo 2005 nessuna delle analisi effettuate ha evidenziato la presenza degli inquinanti
sopra citati (fonte Publiacqua Spa, maggio 2006).
Consumi da acquedotto
i consumi fino al 2004, sono riportati nella tabella sotto.
RETE ACQUEDOTTISTICA E FOGNARIA
Fognature
La rete fognaria di tipo misto raccoglie le acque reflue civili e industriali ed è estesa a tutto il
territorio urbanizzato. Tutti i reflui, ad esclusione di quelli scaricati direttamente nei corpi d’acqua
superficiali (art. 31 D.Lgs 152/99), sono convogliati al depuratore comunale posto in destra
idrografica del fiume Bisenzio, in località Le Confina.
E’ in corso la definizione di un nuovo depuratore a servizio dell’area urbanizzata di Sasseta i cui
reflui attualmente, vengono dispersi in un corso d’acqua in prossimità del paese.
77
Scarichi diretti
Il D.Lgs 152/99 impone, per gli agglomerati con meno di 2000 abitanti che recapitano le acque
reflue in acque superficiali, la predisposizione di un impianto di trattamento dei reflui in conformità
a quanto previsto nell’All.5 del medesimo disposto normativo.
Nel territorio comunale sono presenti 56 scarichi diretti in corpi idrici superficiali provenienti da
piccoli insediamenti sparsi non raggiunti dalla fognatura pubblica e dei quali non sono disponibili i
dati relativi al monitoraggio. Fermo restando il soddisfacimento dei limiti emissivi sembra utile
mettere in evidenza quanto auspicato nel D.Lgs 152/99 per gli agglomerati con popolazione
compresa tra 50 e 200 Ae (abitanti equivalenti), ovvero il ricorso a tecnologie depurative naturali
come la fitodepurazione, filtri percolatori ed impianti ad ossidazione totale, dato che questi indirizzi
ben si adattano a questo tipo di territorio, ricco di valenze naturali ma piuttosto impervio per una
diffusione capillare della rete fognaria.
Scarichi industriali
I soggetti che svolgono attività produttive che hanno fatto domanda di autorizzazione allo scarico
in fognatura pubblica sono per lo più aziende del settore tessile (tintorie e carbonizzi):
– Manifattura Lane di Pucci E. e R. - via del Ponticino n. 6, San Quirico di Vernio
– Lineacolor s.r.l. - località Fondagnana n. 15 - Vernio
– Carbofin s.r.l. - via Carigiola n. 18/23 - Mercatale di Vernio
– La.Fi.Tes. di Santi Gino - via Bolognese n. 102 – Vernio
– CARBOTEX s.r.l. - via Cerbino n. 4/6 - Vernio
– Figli di Ugo Pucci manifattura Lane di Pucci E. e R. - via Roma n. 96 - Vernio
Impianto di depurazione
L’Impianto di Depurazione Liquami di Vernio è un impianto a fanghi attivi al quale affluiscono
acque reflue sia civili che industriali ed è posto in località Terrigoli .
L’impianto è stato dimensionato secondo i seguenti parametri:
caratteristiche dei liquami in ingresso
portata di progetto
8000 mc/d
40.000 AE
abitanti equivalenti (1 AE= 200 l/d)
5000-7000 mc/d
portate afferenti all’impianto in assenza di pioggia
380 mc/h
portata massima trattabile in caso di pioggia
valori limite in ingresso (deliberazione C.d.A. GIDA 03/09/03)
C.O.D
700 mg/l
BOD5
200 mg/l
N-NH4 +
21 mg/l
Tensioatt. tot.
20 mg/l
All’impianto suddetto non vengono inviati reflui di altre tipologie che non siano quelli provenienti
dalle fognature comunali esistenti allacciate all’impianto. L’acqua depurata prodotta non viene
riutilizzata e il recettore finale del depuratore è il fiume Bisenzio e lo scarico è regolarmente
autorizzato dalla Provincia di Prato. I fanghi prodotti, dopo il trattamento di disidratazione, vengono
inviati agli impianti finali di smaltimento (compostaggio o discarica) che sono regolarmente
autorizzati per questo tipo di trattamento. I consumi energetici dell’impianto ammontano a poco più
di 1 MWh annuo.
78
SUOLO
L’analisi del sistema suolo è stato effettuato tenendo in considerazione:
- Inquadramento geologico e geomorfologia
- Rischio e attività sismica
- Siti contaminati e stato delle bonifiche
Inquadramento geologico e geomorfologico
Geologia
La natura, la distribuzione spaziale, lo spessore e le caratteristiche tecniche delle rocce e dei
terreni affioranti costituiscono una documentazione di essenziale importanza per la conoscenza
fisica del territorio. Questi dati fondamentali costituiscono gli elementi di base per la comprensione
e la valutazione delle dinamiche idrogeomorfologiche che concorrono, da una parte al
mantenimento della stabilità del territorio ed all’equilibrio delle risorse naturali, dall’altra, al
riconoscimento delle condizioni di pericolosità che possono trasformarsi in situazioni di rischio per
le attività antropiche.
La carta geologica che viene presentata in questo lavoro è stata costruita utilizzando i dati della
nuova cartografia geologica (Progetto CARG) rappresentata alla scala 1:50.000 con il foglio n.252
Barberino del Mugello. I dati contenuti sono quindi aggiornati alle ultime conoscenze acquisite
sulle diverse formazioni geologiche ed i relativi rapporti stratigrafici e superano, quindi, le
informazioni riportate nella carta geolitologica del PTC di Prato che si è basata prevalentemente
sui dati della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000.
La realizzazione della nuova carta geologica ha comportato un lavoro impegnativo di rilievo
geologico di dettaglio sul terreno congiuntamente ad una serie di campionamenti che ha
permesso, mediante analisi paleontologiche e sedimentologiche, di definire le età, la composizione
e gli ambienti deposizionali delle diverse unità geologiche riconosciute. Nel complesso è stato
raggiunto un livello di conoscenza molto approfondito relativamente ai tipi litologici, genesi ed
evoluzione tettonica che, per una carta geologica di supporto alla elaborazione di un piano
regolatore, risulta anche troppo particolareggiato.
In ogni caso, data anche l’articolazione della cartografia tematica che costituisce il quadro
conoscitivo del Piano Strutturale, si è scelto di riportare fedelmente tutte le nuove informazioni
scaturite dal progetto CARG in uno specifico elaborato rimandando le necessarie interpretazioni
alla carta litotecnica (tavola G5) dove le formazioni geologiche vengono raggruppate secondo
criteri di tipo litologico, più adatti alla comprensione delle dinamiche geomorfologiche.
Stratigrafia
Di seguito si riportano le descrizioni delle formazioni affioranti suddivise in base alle unità
tettoniche di appartenenza; all’interno di ciascuna unità le formazioni sono riportate in successione
cronologica.
DEPOSITI E COPERTURE QUATERNARIE
Depositi alluvionali in evoluzione (b1)
Sono costituiti dai materiali incoerenti, prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi con lenti sabbiose e
sabbioso limose che si ritrovano nei letti di piena ordinaria dei corsi d’acqua e delle pianure
alluvionali principali.
Depositi alluvionali terrazzati (b2)
Anche in questo caso si tratta di materiale detritico prevalentemente grossolano (ghiaia, ciottoli,
79
sabbia e limo) deposto dalle piene dei corsi d’acqua che, in passato, scorrevano a quote maggiori
rispetto all’attuale. Sono stati indicati con questa sigla i terrazzi alluvionali per i quali non è
possibile attribuire una successione stratigrafica precisa per la scarsità degli affioramenti.
Detriti di versante, di falda e depositi eluvio-colluviali (a)
Sono costituiti da materiale incoerente eterogeneo e di varie dimensioni accumulato per effetto
della gravità e del ruscellamento superficiale nelle porzioni meno acclivi dei versanti oppure ai
piedi delle scarpate più ripide. Materiali più fini si accumulano, talvolta, sui ripiani o sui versanti a
debole pendenza per alterazione, in posto, del substrato roccioso.
In qualche caso tutte queste tipologie di accumuli possono presentare indizi di evoluzione
gravitativa attuale o passata; nella carta geomorfologica (tavola G2) si evidenzia questa
differenziazione.
Accumuli di origine antropica
Lungo la valle del Bisenzio si osservano importanti accumuli di materiali detritici come risultato
dell’attività antropica; in particolare sono meritevoli di nota, in quanto costituiscono veri e propri
ripiani terrazzati, quelli dovuti allo scavo delle gallerie ferroviarie del tracciato appenninico.
UNITÀ TETTONICHE TOSCANE
Unità tettonica Cervarola
Marne varicolori di Villore (MVV)
I depositi marnosi emipelagici e pelagici presenti alla base delle formazioni del T.Carigiola
e dell’Acquerino vengono distinti in una unica formazione sia per aver fornito la medesima età sia
per l’omogeneità delle caratteristiche di facies. Si tratta di marne e marne argillose variegate,
generalmente di colore verde, grigio chiaro, talora rossastro, intensamente foliate. Lo spessore
parziale massimo è di 100 metri; il contatto stratigrafico superiore è netto ed è marcato dalla
comparsa di strati torbiditici sottili per uno spessore di pochi metri. Il contatto inferiore non è
affiorante in quanto la formazione è sempre troncata da superfici di sovrascorrimento.
L’età è compresa dal piano Cattiano all’Aquitaniano (Oligocene-Miocene inferiore).
Formazione dell’Acquerino (AQR)
Questa formazione è costituita da alternanze di strati gradati arenaceo-pelitici, di origine
torbiditica, con spessore, granulometria e rapporto reciproco molto variabile. Le areniti hanno
colore grigio, composizione feldspatolitica e sono molto ben cementate. Le peliti sono anch’esse
molto indurite; le impronte di fondo indicano una provenienza dei flussi da w-nw. La potenza
complessiva risulta di oltre 1.000 metri. La formazione è caratterizzata dalla tendenza alla
diminuzione della granulometria a dello spessore degli strati verso l’alto; essa è articolata in tre
membri in relazione di sovrapposizione stratigrafica e di parziale eteropia:
-il membro inferiore, arenaceo-pelitico, è costituito da alternanze arenaceo pelitiche in strati gradati
di grosso spessore che, nel complesso, rappresentano depositi torbiditici di lobo arenaceo
in una fase evolutiva iniziale del sistema deposizionale;
-il membro centrale, pelitico-arenaceo, è costituito da alternanze pelitico arenacee in strati gradati
generalmente da sottili e, subordinatamente più spessi, dove i livelli arenitici hanno
granulometria fine;
-il membro inferiore, pelitico, è costituito da marne e marne siltose, grigio-chiaro e nocciola, con
presenza verso il basso di rari livelli siltosi ed arenitici gradati. Nel complesso formano
depositi emipelagici e torbiditici delle ultime fasi deposizionali.
L’età della formazione è compresa tra il Cattiano ed il Burdigaliano (Oligocene-Miocene
inferiore). 5
Formazione del Torrente Carigiola (TCG)
E’ costituita da alternanze arenaceo-pelitiche caratterizzate in gran parte da un rapporto
reciproco variabile e, soprattutto, dalla presenza di strati arenacei particolarmente spessi,
“megastrati”, a grana grossolana e microconglomeratica. Al tetto della formazione si rilevano
prevalentemente le peliti. Gli strati arenacei hanno composizione feldspatolitica e sono molto ben
cementati; le peliti si mostrano di colore grigio e molto indurite. L’analisi delle direzioni delle
paleocorrenti indicano la provenienza dei flussi di torbida da w-nw.
Questa formazione è stata suddivisa in due membri e rappresenta un sistema torbiditico
80
pienamente sviluppato la cui età è riferibile all’Aquitaniano (Miocene inferiore):
-il membro a “megastrati” arenacei è rappresentato da alternanze arenaceo-pelitiche caratterizzate
dalla presenza di potenti strati, di spessore fino a 35 metri, gradati, alla base dei quali si
riconoscono gli elementi più grossolani di dimensioni microconglomeratiche, seguiti da un
potente strato arenitico, con gradazione spesso assente, scarsa cernita e con grossi inclusi
pelitici e strutture interne caotiche. Questi strati si chiudono con un intervallo pelitico di
spessore raffrontabile con la porzione arenitica. Nel complesso si tratta di depositi torbiditici
di lobo arenaceo che rappresentano eventi di risedimentazione di grandi volumi di
materiale terrigeno in un bacino relativamente confinato;
-il membro pelitico è costituito da siltiti marnose e marne siltose molto indurite con stratificazione
molto sottile, non sempre in evidenza, talvolta marcata da sottili areniti a grana molto fine.
Si tratta di depositi emipelagici e torbiditici delle ultime fasi deposizionali.
Lo spessore complessivo della formazione è di circa 1.000 metri e netto è il contatto con la
formazione di Stagno stratigraficamente soprastante.
Formazione di Stagno (STA)
Questa formazione è costituita da alternanze arenaceo pelitiche, pelitico arenacee e peliti.
Le areniti si presentano di colore grigio, composizione feldspatolitica e ben cementate; le peliti
sono anch’esse grigie e molto indurite. Le paleocorrenti indicano provenienza dei flussi da
w-nw e la potenza complessiva è di 1.200 metri. Il contatto superiore è netto con la
formazione di Castiglione dei Pepoli, l’età della formazione è Aquitaniano-Burdigaliano
(Miocene inferiore).
Il membro arenaceo-pelitico è formato da pacchi di strati gradati di spessore prevalentemente
sottile, a grana fine, alternati a pacchi di strati di forte spessore caratterizzati da una grana
medio- grossolana.
Il membro pelitico arenaceo è costituito da alternanze pelitico arenacee in strati gradati,
prevalentemente sottili e, in second’ordine di forte spessore.
Il membro pelitico è formato da siltiti marnose e marne siltose, indurite ed a stratificazione
sottile, non sempre in evidenza.
Formazione di Castiglione dei Pepoli (CDP)
Questi terreni, che affiorano al tetto della Formazione di Stagno, sono costituiti da
alternanze arenaceo-pelitiche con le areniti nettamente prevalenti. Queste ultime si presentano
di colore grigio, composizione lito-feldspatica e sono ben cementate; le peliti si mostrano
grigie e moderatamente indurite. Le impronte di fondo indicano, anche in questo caso,
provenienza dei flussi torbiditici da w-nw; la potenza complessiva non è determinabile, ma
comunque è stimabile oltre i 1.000 metri. Il contatto stratigrafico superiore con le brecce di
Monte Bagucci è netto, l’età è riferibile al Burdigaliano-Langhiano (Miocene medio).
La formazione di Castiglione dei Pepoli è suddivisa in due membri e rappresenta i depositi di un
singolo sistema torbiditico interrotto da un ricoprimento tettonico e da depositi gravitativi
associati: Il membro arenaceo prevale su quello pelitico ed è formato da alternanze
arenaceo-pelitiche in strati gradati di forte spessore.
Il membro arenaceo-pelitico è costituito da alternanze arenaceo-pelitiche in strati gradati da spessi
a molto spessi dove i due tipi litologici sono equamente presenti.
Brecce argillose di Monte Bagucci (BRB)
Si tratta di brecce poligeniche a matrice argillosa, di colore grigio, in superficie fresca e nocciola, in
superficie alterata. Localmente si notano delle deformazioni dovute allo sviluppo di un clivaggio di
tipo scaglioso. La matrice è costituita prevalentemente da clasti millimetrici di argilliti con frammenti
di calcari micritici, di colore grigio in superficie fresca e bianco-giallastri in superficie alterata; questi
frammenti di età cretacea, sono di dimensioni centimetriche, decimetriche o più raramente
metriche. Occasionalmente sono anche presenti clasti decimetrici di siltiti, areniti e marne
calcaree.
Questa formazione, il cui spessore è stimato in 20-40 metri rappresenta i depositi di una colata
sottomarina di fango e di detrito grossolano. L’età è riferibile al Langhiano (Miocene medio).
Unità tettonica Sestola-Vidiciatico
Unità argilloso calcarea (AVC)
81
Appartengono a questa generica denominazione litotipi di età cretacea e terziaria assimilabili in
buona parte alla Argille a Palombini ed aventi affinità in parte anche con la Formazione di Sillano.
Si tratta di alternanza di letti argillosi e calcarei, quasi mai osservabili allo stato indeformato e che
mostrano sistematicamente il tipico clivaggio scaglioso. Le argille sono fissili e di colore bluastro,
verde, grigio o nerastro su superficie fresca; alterate assumono un colore ocra giallastro e
nocciola. Ad esse si intercalano strati di calcilutiti grigie, gradati e di medio spessore, e sottili strati
di siltiti ed areniti marroni o grigie.
La potenza originaria della formazione non è ben definibile a causa dell’estrema tettonizzazione; si
stima comunque uno spessore intorno ai 700-800 metri.
L’ambiente di deposizione è tipico di un mare profondo dove correnti di torbida hanno permesso la
sedimentazione delle argille, delle calcilutiti e delle siltiti.
L’età della formazione è compresa tra il Cretaceo inferiore e l’Eocene inferiore, non sono
preservati contatti stratigrafici inferiori con altre unità.
Marne di Baigno (BGN)
Questa formazione è costituita esclusivamente da marne siltose, a luoghi calcaree,
fortemente indurite, di colore grigio-chiaro su superficie fresca e grigio-giallastro su superficie
alterata; la stratificazione è di difficile individuazione.
Nel complesso si tratta di depositi emipelagici di piattaforma continentale esterna e di scarpata.
Non è presente un contatto stratigrafico inferiore con le formazioni di affinità ligure o sub-ligure, il
contatto superiore con le Arenarie di Suviana è presumibilmente stratigrafico.
La potenza massima è di circa 150 metri e l’età è riferibile all’Aquitaniano-Burdigaliano (Miocene
inferiore).
Arenarie di Suviana (SUV)
Anche in questo caso si tratta di un’associazione litologica di tipo torbiditico costituita da
un’alternanza di strati arenaceo-pelitici in rapporto reciproco molto variabile. Gli strati si presentano
ben gradati e di grosso spessore. Le areniti di base sono piuttosto grossolane e di composizione
feldspatolitica. Le direzioni di apporto delle correnti di torbida, stabilite sulla base delle impronte
rilevate, indicano una provenienza dai quadranti occidentali. Lo spessore massimo della
formazione, che rappresenta dei depositi torbiditici di lobo e forse di riempimento di un canale è di
150 metri; l’età è riferibile al Burdigaliano-Langhiano (Miocene medio).
Unità tettonica Morello
UNITÀ TETTONICHE LIGURI
Formazione di Sillano (SIL)
Si tratta di una formazione a dominante pelitica costituita da argilliti e siltiti, in genere fissili,
di colore prevalentemente grigio scuro o nerastro (ma anche marrone, nocciola, ocra e verdastro)
cui si intercalano strati di altra litologia. Tra questi litotipi predominano calcari e calcari marnosi a
grana fine di colore grigio nocciola o giallastri, spesso silicei ed in genere fittamente interessati da
vene e fratture. Subordinatamente si osservano calcareniti grigio scure con areniti e siltiti.
Questa formazione, che rappresenta il deposito di materiale terrigeno in ambiente pelagico, mostra
una deformazione pervasiva alla scala dell’affioramento tale da mascherare, nella maggior parte
dei casi, l’originario ordine stratigrafico, visibile solo per spessori modesti e per estensioni laterali
ridotte.
Lo spessore geometrico può essere stimato intorno agli 800 metri; l’età è compresa tra il Cretaceo
superiore e l’Eocene inferiore.
Pietraforte (PTF)
Vengono attribuiti a questa formazione alcuni piccoli lembi di arenarie torbiditiche affioranti
nei pressi di Montetiglioli; queste arenarie erano state attribuite, in passato, alla formazione delle
Arenarie del Cervarola.
Si tratta di torbiditi arenaceo pelitiche in strati da medi a molto spessi con una prevalenza del
litotipo arenaceo. Queste ultime si presentano con il tipico colore giallastro e sono in genere
piuttosto grossolane alla base dello strato per poi passare a peliti grigio scure e nerastre. La
potenza geometrica complessiva della formazione non supera i 200 metri ed i rapporti stratigrafici
originari con le altre unità non sono conservati. Sulla base di campioni raccolti, anche in aree
82
limitrofe, le arenarie sono datate al piano Campaniano-Maastrichtiano (Cretaceo superiore).
Ofioliti e brecce ofiolitiche
Basalti brecciati (OFLb)
Vengono riunite in questa unità litostratigrafica corpi per lo più isolati e di dimensioni talora
non cartografabili presenti in stretta associazione con la Formazione di Sillano (SIL) e l’unità
argilloso-calcarea (AVC). Nel territorio di Vernio affiorano basalti brecciati di colore rosso scuro, a
forma di “pillows”, con brecce costituite da clasti di varia dimensione, fortemente tettonizzati.
Le modalità di messa in posto dei lembi ofiolitici inclusi in altre unità litostratigrafiche presenta a
tutt’oggi una notevole incertezza; è possibile che i lembi ofiolitici di minori dimensioni siano masse
franate all’interno del bacino di sedimentazione delle formazioni cretacee liguri. L’età di questi corpi
ofiolitici è riferibile al Giurassico medio-superiore.
Tettonica
Le relazioni geometriche esistenti tra le differenti unità litostratigrafiche descritte sono il frutto di
una lunga storia di deformazione della crosta terrestre iniziata nel Cretaceo e non ancora
conclusa. Dal Cretaceo all’Eocene medio, si è verificata la progressiva chiusura del paleo-oceano
ligure con la formazione di un prisma di accrezione di materiale sedimentario; le successive fasi
deformative, dall’Oligocene in poi, sono state caratterizzate da un regime collisionale che ha
interessato le successioni toscane ed umbre. La migrazione continua del fronte deformativo per
tutto il Miocene ed il Pliocene ha coinvolto successivamente i domini più esterni (umbro
marchigiano e padano) fino a determinare la configurazione attuale della catena nord appenninica.
Scendendo nel dettaglio, la zona di Vernio è occupata prevalentemente dalle unità toscane distinte
in unità tettonica Cervarola e di Sestola-Vidiciatico. Di queste, la prima risulta sovrascorsa dalla
seconda la quale ha interrotto la sedimentazione torbiditica durante la deposizione della
formazione di Castiglione dei Pepoli, dando luogo a fenomeni gravitativi testimoniati dalla
presenza delle brecce argillose (BRB).
A sua volta l’unità Sestola Vidiciatico viene sovrascorsa dall’unità tettonica Cervarola. Quest’ultima
risulta la più diffusa nel territorio di Vernio, ed è suddivisibile in varie sottounità tettoniche separate
fra loro da superfici di sovrascorrimento all’interno delle quali possono essere presenti più
formazioni in successione, una sola formazione o parte di essa. Dalla più interna alla più esterna
affiorano la sottounità Acquerino, la sottounità Carigiola e la sottounità Castiglione dei Pepoli. Tutte
le formazioni che costituiscono le sottounità sono deformate al loro interno in uno stile a pieghe
rovesciate con vergenza variabile da N a NE e con direzione assiale da E-W a NW-SE; queste
strutture plicative evolvono, in alcuni casi, in pieghe-faglie e sovrascorrimenti di minore entità.
Le Unità Liguri si trovano sovrapposte a quelle Toscane, questa è una caratteristica diffusa in tutto
l’Appennino Settentrionale, la complessa tettonica che interessa tutta l’area ha permesso di
conservare questo contatto esclusivamente nell’area circostante Montetiglioli.
Nelle due sezioni geologiche della tavola QC02, oltre a indicare i rapporti cronologici tra le varie
formazioni, si evidenzia lo stile tettonico dell’area e si mostrano le principali strutture plicative ed i
sovrascorrimenti tra le varie unità riconosciute.
Geomorfologia
L’individuazione delle forme del terreno e l'attribuzione di esse ai vari processi
morfogenetici è stata effettuata, in origine, mediante l'osservazione stereoscopica delle foto aeree
più recenti disponibili presso l'Ufficio Cartografico della Regione Toscana. L’interpretazione delle
forme del terreno attraverso le foto aeree è stata controllata con sopralluoghi sul terreno che si
sono ripetuti nel tempo in occasione degli aggiornamenti degli strumenti urbanistici.
Nella connotazione geomorfologica del territorio si è anche tenuto conto della documentazione
relativa al Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno relativamente alle
aree a pericolosità geomorfologica elevata (P.F.3) e molto elevata (P.F.4) rispetto alle quali il lavoro
svolto risulta molto più preciso ed articolato tanto da poter essere utilizzato per proporre delle
modifiche alla cartografia del P.A.I. ai sensi dell’art.32 della relativa normativa di attuazione.
La carta geomorfologica individua e riconosce le varie forme fisiche prodotte dagli agenti
morfogenetici naturali (tra i quali inseriamo anche l’attività antropica) come la gravità, lo
83
scorrimento delle acque superficiali, ecc. Questo tipo di rilievo permette di ricostruire il quadro
dinamico delle modificazioni del territorio, che avvengono in maniera lenta o veloce a seconda del
prevalere delle dinamiche fisiche su quelle indotte dalle attività antropiche. L’analisi presta
particolare attenzione al riconoscimento delle forme attive, quiescenti ed inattive; il senso di tale
distinzione è evidente in quanto le prime indicano fenomeni in evoluzione che costituiscono
condizioni di rischio reale, tali da imporre interventi di messa in sicurezza, mentre le seconde che
si rilevano in contesti dove le cause determinanti sono ancora presenti, possono costituire
situazioni di pericolosità potenziale che possono degenerare in occasioni di interventi di
trasformazione del suolo, quali nuovi insediamenti o variazioni dell’utilizzo del suolo, con
conseguente alterazione negativa dell’equilibrio idrogeologico locale.
La legenda utilizzata per il riconoscimento e la descrizione dei fenomeni geomorfologici è
stata costruita differenziando le forme dovute prevalentemente alle dinamiche fluviali, per effetto
dello scorrimento delle acque superficiali (forme di erosione e forme di accumulo), alle dinamiche
sui versanti, per effetto della gravità (forme di denudazione e forme di accumulo), alle dinamiche
antropiche, per effetto dei manufatti e delle modificazioni artificiali prodotte dalle attività
antropioche
Dinamiche fluviali dovute allo scorrimento delle acque superficiali
Le forme dovute all'erosione delle acque superficiali risultano diffuse su tutti i rilievi e talora
sono più o meno estese in base alla litologia, alla pendenza ed alla presenza della copertura
vegetazionale. E’ evidente, infatti, come sui depositi detritici di versante i corsi d’acqua risultino in
forte incisione e, in qualche caso, tale azione modellatrice produca uno scalzamento al piede degli
stessi accumuli tale da innescare un movimento gravitativo verso il fondovalle.
L’alto potere erosivo delle acque di scorrimento superficiale permette anche lo sviluppo di profonde
incisioni e forre laddove si registrano i maggiori dislivelli lungo gli alvei torrentizi. Queste forme
sono osservabili particolarmente lungo il torrente Carigiola.
Tra le forme di accumulo, i depositi fluviali, terrazzati e non, risultano sviluppati quasi
esclusivamente lungo il corso del Bisenzio, per lo più in forma relitta. In alcuni casi gli affluenti
laterali al corso d'acqua principale hanno prodotto dei piccoli conoidi di deiezione ancora evidenti
per la forma rilevata rispetto al fondovalle.
Tra gli elementi connessi alle opere umane assumono una notevole importanza le
sistemazioni idraulico fluviali per la forte interazione che presentano con la dinamica fluviale
stessa. Dalla distribuzione e dalla tipologia di questi manufatti appare evidente come i tratti di
versante più instabili siano quelli ricoperti dagli accumuli detritici reincisi dalle acque di scorrimento
superficiale che tendono a scalzare il piede delle incisioni vallive.
Dinamiche sui versanti
Le fenomenologie legate all'azione della gravità risultano disseminate sul territorio secondo
uno “schema” che trova stretta relazione con l’andamento delle pendenze ed i tipi litologici del
substrato geologico. Infatti, i fenomeni legati all’azione della gravità, nel complesso, ovvero quelli
attivi, quelli quiescenti e quelli ormai inattivi, pur essendo osservabili estesamente nel territorio
collinare e montano, risultano concentrati laddove si sommano diverse condizioni fisiche.
Si possono prendere ad esempio le situazioni in cui si ha l’affioramento di materiali
prevalentemente argillitici, dove i fenomeni gravitativi si manifestano anche in presenza di
pendenze dei versanti piuttosto modeste, le situazioni di forte pendenza in concomitanza con
particolari situazioni strutturali o di giacitura degli strati lapidei ed infine i versanti prospicienti il
Fiume Bisenzio che, oltre alle predette situazioni, risentono del continuo scalzamento al piede
operato dall’erosione fluviale.
"
Complessivamente nel territorio di Vernio i fenomeni franosi in atto che interessano centri
abitati non sono tanto diffusi anche se di impatto notevole come la frana di Castagneta a
Sant'Ippolito. Altri movimenti secondari si verificano per effetto dell'erosione concentrata negli
impluvi e nei numerosi corsi d'acqua che drenano le aree boscate. Per contro, i numerosi accumuli
di paleofrane e le estese coperture detritiche, valutati nel complesso come frane quiescenti,
costituiscono localmente elementi di instabilità potenziale da ben valutare per la fattibilità di
qualsiasi nuovo intervento che potrebbe alterarne l’equilibrio consolidatosi, naturalmente, nel corso
del tempo.
84
In ogni caso, tutte le aree riconosciute come soggette a dissesto gravitativo sono state
perimetrate considerando la zona di distacco (nicchia di frana), la zona di scorrimento e la zona di
accumulo, visibile e/o ipotizzata, in modo tale da comprendere anche la possibile area di influenza.
Tale interpretazione e conseguente rappresentazione viene ripresa nella carta della pericolosità
geomorfologica (P02) dove i poligoni classificati in pericolosità molto elevata (G4) rappresentano
quindi i fenomeni attivi e le relative aree di influenza.
Dinamiche antropiche
Le principali forme di origine antropica si collocano in due precisi ambienti, sede delle
maggiori attività economico-sociali; i versanti più accessibili e il fondovalle del Bisenzio. Lungo i
versanti, nelle aree agricole e quelle abbandonate da tale attività (spesso quelle più acclivi
interessate da fenomeni di instabilità) è presente una gradonatura artificiale costituita da ripiani
delimitati da muretti a secco o da ciglioni. Questa caratteristica del paesaggio è distintiva delle
pratiche agricole di un passato rurale che va perdendosi; si cercava di ricavare sui versanti
circostanti le abitazioni, porzioni di territorio agricolo con pendenze accettabili, alterandone il profilo
originario. Questa pratica, avendo bisogno di una continua opera di manutenzione per contrastare
la tendenza naturale a ripristinare il profilo originario del terreno, ha determinato situazioni di
potenziale instabilità laddove si è verificato l’abbandono dell’agricoltura e/o la trasformazione
dell’uso del suolo da agricolo a urbanizzato.
Sul fondovalle del Bisenzio, invece, la necessità di creare le infrastrutture di trasporto e di
comunicazione ha prodotto numerosi rilevati, costruiti con terreno di riporto, che, in alcuni casi, si
configurano come veri e propri sbarramenti al naturale deflusso delle acque superficiali che
scendono dai versanti collinari e che vengono incanalate ed intubate all’altezza dei margini delle
aree urbanizzate.
Rischio e attività sismica
(Fonte dati: Regione Toscana, Studio di Microzonazione Sismica di I° livello elaborato nell'ambito
degli studi di supporto al RU)
Il rischio sismico è il risultato dell’interazione tra il fenomeno naturale (sisma) e le principali
caratteristiche della popolazione esposta al fenomeno stesso.
Il rischio sismico è correlato a diversi fattori:
-la sismicità dell’area;
- la densità di popolazione;
- l’epoca di costruzione degli edifici;
-la qualità dei materiali da costruzione.
La Regione Toscana definisce il rischio sismico come: “L’insieme dei possibili effetti che un
terremoto di riferimento può produrre in un determinato intervallo di tempo, in una determinata
area, in relazione alla sua probabilità di accadimento ed al relativo grado di intensità”.
La nuova classificazione nazionale delega alle Regioni, sulla base di informazioni più recenti e
dettagliate, l’aggiornamento dei dati relativi alla classificazione sismica dei singoli Comuni.
Nell’ambito dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/03 si sono individuate 4
zone, delle quali le prime tre coincidono con le Categorie individuate dalla L.n.64/74 e successivi
D.M. ad essa collegati, mentre la quarta è di nuova individuazione.
Sulla base di questa nuova classificazione il territorio del Comune di Vernio è inserito in Zona 2.
Mappa della classificazione sismica della Toscana:
85
Indagini di Microzonazioone Sismica
La normativa regionale della Toscana (d.P.G.R n.53R/2011 “Regolamento di attuazione dell’art.62
della L.R. n.51/2005 in materia di indagini geologiche”) prevede, come supporto agli strumenti
86
urbanistici, la redazione obbligatoria di uno studio di microzonazione di livello 1
“pesante” (Tabella ), dove ai contenuti dello studio di primo livello degli ICMS si aggiungono
misure di microtremori (HVSR) realizzate in campagna per integrare l’informazione,
sostanzialmente bibliografica, con una valutazione qualitativa delle frequenze fondamentali dei
depositi sedimentari e delle amplificazioni attese del moto sismico, in modo da ottenere una
informazione già di buona significatività per le attività di pianificazione.
Il principale elaborato a fini pianificatori previsto nel livello 1 pesante è la “Carta delle microzone
omogenee in prospettiva sismica (MOPS)”, che individua le microzone ove, sulla base di
osservazioni geologiche e geomorfologiche e in relazione all’acquisizione, valutazione ed analisi
dei dati geognostici e di indagini geofisiche, è possibile individuare la possibile occorrenza delle
diverse tipologie di effetti prodotti dall’azione sismica (amplificazioni, instabilità di versante,
liquefazione, ecc.).
Di particolare importanza a questo scopo risulta la ricostruzione del modello geologico-tecnico
dell’area che dovrà focalizzarsi sulle “coperture” (depositi detritici, sedimenti sciolti, coltri di
alterazione) e sulla individuazione dei litotipi che possono rappresentare il substrato rigido (ovvero
quei litotipi caratterizzati da valori delle velocità di propagazione delle onde di taglio S –
convenzionalmente assunta superiore a 800 m/sec - significativamente maggiori di quelli relativi
alle coperture localmente presenti); in particolare dovrà essere realizzata una stima
approssimativa della profondità del substrato rispetto al piano di campagna e del contrasto di
impedenza sismica atteso all’interfaccia deposito/substrato.
Le finalità degli studi di MS di livello 1 sono quindi:
-individuare il modello geologico di sottosuolo preliminare;
-definire le tipologie di effetti attesi;
-individuare qualitativamente le aree che necessitano di approfondimenti.
L’individuazione delle microzone a diversa propensione di amplificazione della risposta sismica
base fornisce pertanto un supporto conoscitivo della pericolosità sismica locale che permette
orientare le scelte pianificatorie alla scala dello strumento urbanistico comunale e di definire
dettaglio la tipologia di indagini geologico-geofisiche che dovranno essere messe in atto per
varie tipologie di intervento edilizio.
di
di
in
le
Come individuato dalla normativa regionale i prodotti attesi dallo studio di MS sono
sostanzialmente di tipo cartografico, accompagnati da una relazione tecnica illustrativa:
-carta delle indagini,
-carta geologica-tecnica per la microzonazione sismica,
-carta delle frequenze fondamentali dei depositi,
-carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS),
-relazione tecnica illustrativa
Per ciascuna delle aree urbanizzate da sottoporre agli studi di MS per il territorio comunale, Vernio
capoluogo con le frazioni di Sant’Ippolito, Terrigoli, Mercatale e S.Quirico, l'abitato di Montepiano e
le frazioni di Cavarzano e Luciana-Sasseta. sono state redatte le relative cartografie in scala
1:5.000 e le considerazioni da essi desumibili allo scopo di entrare poi nelle classi di pericolosità
sismica che supportano gli studi geologici per la redazione del Regolamento Urbanistico.
Per tutti questi areali oltre a recuperare le indagini geognostiche già eseguite sul territorio sono
state realizzate nuove indagini geofisiche secondo il seguente schema:
-Sant’Ippolito-Terrigoli-Mercatale-S.Quirico, 16 prove HVSR ed esecuzione di due stese di sismica
a rifrazione con registrazione di onde P ed onde SH su almeno 96 m di estensione
ciascuna;
-Montepiano, 6 prove HVSR;
-Cavarzano e Luciana-Sasseta, rispettivamente 2 e 2 prove HVSR.
87
La sintesi di tutte el informazioni acquisite, sia di tipo geologico sulle caratteristiche del substrato,
che di tipo geofisico ha permesso di elaborare le carte delle aree MOPS (Microzone Omogenee in
Prospettiva Sismica) che individuano gli areali (microzone) dove, sulla base di osservazioni
geologiche, geomorfologiche, dei dati geognostici e geofisici, è prevedibile l’occorrenza di diverse
tipologie di effetti prodotti dall’azione sismica (amplificazioni, instabilità di versante, liquefazione,
ecc.).
Le carte MOPS sono realizzate per ottenere un adeguato dettaglio, utile per il raggiungimento dei
seguenti obiettivi:
-caratterizzazione del substrato geologico,
-caratterizzazione dei terreni di copertura,
-ricostruzione delle aree potenzialmente interessate da deformazioni permanenti in caso di evento
sismico,
-definizione di forme geomorfologiche di superficie e sepolte, particolarmente importanti per
problematiche sismiche.
La sintesi delle informazioni e la perimetrazione delle zone all’interno della “carta delle microzone
omogenee in prospettiva sismica”, permette di:
-valutare le condizioni di pericolosità sismica ai sensi del DPGR n.53R/2011;
-identificare le aree per le quali sono necessari ulteriori studi e indagini ed i relativi livelli di
approfondimento;
-definire gli interventi ammissibili in una data area e le eventuali modalità di intervento nelle aree
urbanizzate (condizioni o criteri costruttivi connessi al valore delle frequenze fondamentali
delle coperture).
In ciascuna carta si possono leggere tre tipologie di zone secondo le modalità di risposta alla
sollecitazione sismica che ci si può attendere dalle caratteristiche del substrato:
-le zone stabili, nelle quali non si ipotizzano effetti locali di alcuna natura (litotipi assimilabili al
substrato sismico in affioramento con morfologia pianeggiante o poco inclinata) e pertanto
gli scuotimenti attesi sono equivalenti a quelli calcolati dagli studi di pericolosità di base che
forniscono i valori di accelerazione indicati per la categoria A di sottosuolo negli allegati alle
NTC 2008 – d.m. 14.01.2008;
-le zone stabili suscettibili di amplificazione sismica, dove il moto sismico viene modificato a causa
delle caratteristiche litostratigrafiche (presenza di coperture sedimentarie) e/o
morfometriche del territorio (pendenza dei versanti, creste, valli strette, ecc.), anche
sepolte. In questo caso, si dovrà indagare, alla scala del progetto di dettaglio, l’effetto di
amplificazione connesso alla risposta sismica locale utilizzando gli abachi delle NTC 2008
– categorie di sottosuolo - o provvedendo attraverso specifiche indagini ed analisi dove gli
abachi semplificati non sono applicabili;
-le zone suscettibili di instabilità, cioè passibili di attivazione/riattivazione di fenomeni di
deformazione permanente del terreno indotti o innescati dal sisma (instabilità di versante,
liquefazioni, fagliazioni superficiali, cedimenti differenziali, ecc.) da indagare con specifiche
indagini geotecniche e geofisiche in relazione allo stato di attività in accordo alle
prescrizioni dettate per le aree a diversa pericolosità geologica.
Di seguito si riporta una descrizione delle carte sviluppate per ciascun centro abitato esaminato,
sottolineando gli aspetti interpretativi che hanno condotto alla ricostruzione proposta e quindi la
valutazione della qualità delle cartografie sviluppata secondo quanto indicato nella deliberazione
GRT n.741/2012
Cavarzano
La maggior parte dell’abitato si sviluppa lungo uno stretto crinale con direzione E-O dove il
substrato, costituito dalle rocce appartenenti alla Formazione del T. Carigiola caratterizzate da una
direzione degli strati a reggipoggio con inclinazione variabile da 20° a 40°, risulta affiorante o sub88
affiorante, mentre le coperture dovute a corpi detritici con spessori superiori a 3 metri, ma sempre
inferiori ai 10 metri, interessano solo la porzione di abitato posta più a valle. Le misure HVSR
effettuate confermano la presenza in tutto l’areale di “bedrock” sub-affiorante (Zona 1), con
spessori di coltre di alterazione/colluvium che localmente possono raggiungere la potenza di
qualche metro (Zona 3); non risultano presenti effetti di amplificazione significativi dovuti agli
orizzonti di alterazione, che presentano frequenze di risonanza al di fuori del “range” significativo
per gli edifici ed i manufatti (nell’intervallo “ingegneristico” non sono di fatto presenti amplificazioni).
Luciana-Sasseta
I due abitati si sviluppano a mezzacosta sui versanti in destra e sinistra del Torrente Fiumenta, in
due porzioni a pendenza relativamente minore. Il substrato geologico è costituito dalla Formazione
del T.Carigiola (flysh prevalentemente arenaceo) sul quale si sono localmente sviluppate coltri
detritico/colluviali generalmente di spessore modesto; in particolare la frazione di Luciana e la
porzione nord-occidentale di Sasseta appaiono sviluppate su depositi detritici di versante, mentre
la porzione sud-orientale di Sasseta appare impostata sulla formazione sub-affiorante. Dal punto di
vista geomorfologico non si ha presenza di fenomeni attivi.
Le misure HVSR effettuate e le prove geofisiche con sismica a rifrazione già eseguite in queste
zone (due a Luciana e quattro a Sasseta) forniscono conferma dello stato reale dei due ambienti
geologici presenti nell’areale di studio, cioè la presenza di una roccia in posto con caratteristiche di
bedrock sismico (Zona 1) e di zone interessate da coperture detritiche (Zona 3) che possono
presentare un picco risonante nel range di frequenze di interesse ingegneristico (5 Hz).
Montepiano
L’abitato di Montepiano si sviluppa quasi esclusivamente nel fondovalle del torrente Setta che si
allarga a riempire una piccola conca intermontana; si tratta di una piana fluvio-lacustre di modesta
estensione, caratterizzata da sedimenti generalmente grossolani, reincisi e terrazzati dal corso
d’acqua principale. Il substrato risulta costituito prevalentemente dalla Formazione di Stagno, un
flysh arenaceo-pelitico dove la componente arenacea appare prevalente; nella porzione centrosettentrionale della pianura compare anche la Formazione di Castiglione dei Pepoli, presente al
tetto della Formazione di Stagno e che dal punto di vista strettamente litotecnico non si differenzia
sostanzialmente da quest’ultima. Dal punto di vista geomorfologico, l’abitato è impostato nell’area
fluvio-lacustre sostanzialmente pianeggiante; non sono presenti fenomeni attivi rilevanti o forme
morfologiche indicatrici di una particolare attività: si rinvengono modesti orli di terrazzo connessi
all’attività del torrente Setta e ridotte conoidi allo sbocco degli affluenti laterali nella pianura.
Localmente e per aree molto ristrette si assiste alla presenza di fasce di raccordo fra pianura e
versanti costituite da depositi detritici di versante.
Le misure HVSR effettuate permettono di definire con chiarezza la forma dei depositi fluviolacustri, che si approfondiscono bruscamente nella porzione orientale (in corrispondenza del
vecchio nucleo di Montepiano) dove raggiungono i 20-30 m (Zona 5); nella porzione occidentale e
lungo la valle del rio del Fondataio le profondità appaiono invece ricomprese in qualche metro fino
ad un massimo di 10 m (Zona 6). Per quanto riguarda i versanti, dai risultati di indagini con sismica
a rifrazione e di prove penetrometriche dinamiche, è stato possibile valutare che le coperture
detritiche risultano caratterizzate da spessori molto ridotti introno a qualche metro (Zona 3).
Vernio
L’areale di indagine comprende le frazioni di Terrigoli, Mercatale, S.Quirico e Sant’Ippolito,
comprendente tutto il fondovalle del F.Bisenzio ed il versante occidentale maggiormente
urbanizzato. L’agglomerato urbano di Vernio capoluogo si sviluppano prevalentemente nel
fondovalle orientato circa N-S del F.Bisenzio. La porzione più meridionale, delimitata a nord dalla
confluenza del T.Fiumenta e costituita dagli abitati di Terrigoli, parte di Mercatale e S.Ippolito (posto
a mezzacosta del versante occidentale), insiste sulla Formazione flyshoide dell’Acquerino,
caratterizzata da tre membri con caratteristiche nettamente distinte (un membro inferiore
prevalentemente arenaceo, uno intermedio pelitico, uno superiore marnoso-arenaceo) e che nella
89
zona sono prevalentemente rappresentati dalla frazione più francamente arenacea e da quella
prevalentemente pelitica; la porzione settentrionale, costituita dalla parte principale di Mercatale e
da San Qurico, insiste,in sponda destra del T.Fiumenta, sulla Formazione del T.Carigiola, mentre in
sponda sinistra si sviluppa sulla Formazione dell’Aquerino (in particolare sul membro arenaceomarnoso). Il fondovalle alluvionale del F.Bisenzio costituito da depositi grossolani risulta molto
stretto, anche se localmente gli spessori delle alluvioni possono raggiungere alcune decine di
metri; è sostanzialmente occupato dagli insediamenti industriali. In sponda sinistra assumono una
certa rilevanza geotecnica i riporti antropici costituiti dallo “smarino” delle gallerie ferroviarie, che
localmente possono arrivare anche alla decina di metri. Il versante occidentale della valle presenta
ampie coperture detritico/colluviali, generalmente con spessori molto modesti dell’ordine di
qualche metro, ma che localmente possono arrivare alla decina di metri e addirittura spingersi fino
ai venti (S.Ippolito). Morfologicamente la valle si presenza asimmetrica, con pendenze maggiori sul
versante orientale e meno accentuate su quello occidentale che risulta anche quello
maggiormente urbanizzato. Le misure HVSR effettuate confermano le evidenze geologiche di
superficie, anche come attestate dalle indagini dirette presenti ancorché non particolarmente
numerose. La stretta fascia di fondovalle impostata sulle alluvioni del F.Bisenzio-T.Fiumenta, a
tratti sovrastate da spessori fino alla decina di metri di riporto connesso allo smarino delle gallerie
ferroviarie (Zona 7, Zona 8 e Zona 9), presenta netti e ampi picchi risonanti strettamente connessi
allo spessore delle alluvioni che varia da pochi metri (Zona 6) fino a ad un massimo di 30 m (Zona
5). Queste successioni litologiche possono causare effetti di amplificazione nel range di frequenze
di interesse ingegneristico a causa dell’elevato contrasto d’impedenza sismica tra le coperture
(depositi alluvionali e terreni di riporto) ed il substrato litoide.
Sui versanti della valle si rileva la presenza di bedrock sub-affiorante (Zona 1), con spessori di
coltre di alterazione mediamente di pochi metri (Zona 3); localmente si ha però presenza di
spessori più significativi della copertura detritica e della fascia detensionata superficiale che
raggiungono valori fino a 20 m (Zona 4) presentando in tal caso effetti di amplificazione significativi
dovuti agli orizzonti di alterazione/detensionamento che rientrano nel campo delle frequenze
ingegneristiche.
Siti contaminati e stato delle bonifiche
(Fonte dati: SIS.BON. - SIRA)
Sul sito del SIRA, sezione “Sis.bon. - Elenco Siti inseriti nella "Banca dati dei siti interessati da
procedimento di bonifica” è riportata la seguente tabella, in cui si elencano i 5 siti sul territorio
comunale di Vernio:
Siti interessati da procedimento di bonifica (http://sira.arpat.toscana.it/apex/f?p=SISBON:REPORT:1252504837863202)
90
91
RIFIUTI
-
Sistema di smaltimento e raccolta
La raccolta differenziata
Produzione di rifiuti totale e pro-capite
Politiche degli interventi di controllo, protezione e risanamento
Il sistema rifiuti viene affrontato in questo capitolo attraverso un'analisi del quadro normativo
attuale nazionale e locale che evidenzia il rapido cambiamento nelle politiche di gestione del rifiuto
stesso. Non si tratta più di considerare il problema sotto il solo aspetto dello smaltimento, ma
questo concetto viene inserito all'interno di un sistema più organico di gestione dell'intero
processo, dalla produzione del rifiuto stesso al suo riutilizzo sotto forma di produzione di energia o
come materia prima per la creazione di altri prodotti poi reinseriti nel mercato.
Sono stati raccolti ed elaborati i dati che quantificano e specificano i vari step nella gestione del
rifiuto: dalla localizzazione e quantificazione dei contenitori per la raccolta, la determinazione e
quantificazione delle tipologie merceologiche di rifiuto, l'identificazione delle ditte che effettuano la
raccolta e delle aziende che effettuano il riciclaggio finale.
Inoltre è stata fatta una valutazione sul trend passato, attuale e futuro della produzione dei rifiuti,
correlato all'analisi delle politiche di risposta al sistema integrato dei rifiuti urbani e della raccolta
differenziata.
Sistema di smaltimento e raccolta
Il Comune di Vernio fa parte dell'ATO n° 10, Toscana Centro, un ente che raggruppa l'area
metropolitana Firenze - Prato - Pistoia - Empoli.
Per quanto riguarda l’Area e impianti per lo smaltimento rifiuti del comune di Vernio, questi si
trovano fuori comune, n via Paronese 110 a Prato, presso l'area della ASM Spa. Nell’area è
presente un fabbricato polifunzionale nel quale sono collocati le strutture operative di supporto ai
servizi di gestione dei rifiuti (raccolta e spazzamento), quali:
- Deposito oli, lubrificanti e deposito fitofarmaci;
- Officina Meccanica;
- Lavaggio automezzi;
- Locali di servizio;
- Uffici tecnici del servizio di Igiene urbana.
In tale edificio trova, inoltre, ubicazione anche lo stoccaggio dei rifiuti urbani pericolosi. Questi
provengono o dalla raccolta effettuata sul territorio o direttamente portati dai cittadini. Lo
stoccaggio infatti rappresenta il punto di raccolta, dove i cittadini della Provincia di Prato possono
conferire i propri rifiuti pericolosi. L'area esterna all'impianto di selezione e produzione CDR è stata
adibita allo stoccaggio di tutti i rifiuti che non possono essere immessi nel ciclo produttivo del CDR.
Si tratta prevalentemente di rifiuti recuperabili, come ad esempio il ferro, oppure rifiuti destinati allo
smaltimento come quelli provenienti da attività di demolizione e costruzione.
L'area è stata organizzata con tre piazzole dedicate e una serie di container, collocati a lisca di
pesce, lungo il percorso esterno dell'edificio.
Nell’area isultano essere presenti container per la messa in riserva delle seguenti tipologie
destinati alle successive operazioni di recupero:
- vetro;
- materiale elettronico, PC, TV;
- "verde" (sfalci);
- inerti;
- pneumatici;
- imballaggi in metallo;
92
Inoltre sono presenti due containers per rifiuti non recuperabili:
- rifiuti provenienti dallo spazzamento stradale;
- rifiuti misti da demolizione e costruzione.
Nelle piazzole appositamente delimitate (mediante pareti in cemento armato) sono stoccate i
seguenti rifiuti destinati al recupero:
- ferro ingombrante;
- legno ingombrate;
- frigoriferi;
- materiale elettrico non pericoloso.
La raccolta differenziata
Dall’estate 2013 il territorio di Vernio ha dato l’addio al tradizionale sistema di raccolta dei rifiuti
tramite i cassonetti stradali ed è passato al sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta; il servizio ha
raggiunto 3612 utenze, commerciali e domestiche.
Il comune è stato suddiviso in due zone, A e B
Porta a porta, zona A: sono comprese in questa zona le località di Le Confina, Terrigoli, S. Ippolito,
Costozze, Mercatale, Poggiole, La Lama, S. Quirico, Celle, Gavazzoli. Porta a porta al via dal 3
giugno 2013.
Porta a porta, zona B: sono comprese in questa zona le località Sasseta, Montepiano, Risubbiani,
La Storaia, La Badia, Luciana, Cavarzano. Porta a porta al via dal 15 luglio 2013.
Porta a porta, quando e come. La frazione organica sarà ritirata due volte a settimana; una volta a
settimana le altre tipologie di rifiuto ad accezione del Vetro - "solo vetro" - che dovrà essere
conferito secondo il sistema tradizionale nei cassonetti verdi collocati un po' ovunque a Vernio.
Con la raccolta porta a porta si prevede di portare la raccolta differenziata al 70 per cento.
La raccolta differenziata è partita dal dal 1996; gli ultimi dati del 2009, 2010 e del 2011 vedono
valori rispettivamente del 37%, del 45% e del 47%. come si apprezza dalla tabella sotto la raccolta
differenziata presenta valori sempre in crescita.
Il sistema di raccolta porta a porta oltre che far crescere le percentuali di raccolta differenziata
consente anche di migliorare la qualità dei rifiuti riciclabili conferiti.
Il servizio porta a porta ha consentito di raggiungere, per il periodo estivo, il 77% di raccolta
differenziata quando nell’anno precedente la raccolta di attestava al 45 per cento. Con queste
percentuali di raccolta il comune potrebbe agevolmente superare nel prossimo anno la soglia del
65 per cento indicata dalla Regione Toscana. Questo risultato testimonia l’efficacia del porta a
porta, La percentuale di raccolta differenziata, nei mesi estivi, ha registrato un crescendo: 50 per
cento a giugno (45 per cento giugno 2012); 55 per cento a luglio (37 per cento), 68 per cento ad
agosto (40 per cento), 77 a settembre (45 a settembre 2012).
93
E’ comunque in calo, anche in conseguenza della crisi economica attuale, la produzione dei rifiuti
che ha fatto registrare il –10 per cento circa.
Il comune di Vernio si è inoltre dotato di un'isola ecologica, situata in via di Costozze a Mercatale.
L’isola di oltre 2mila metri quadrati, aperto quattro giorni su sette in fasce orarie molto ampie, a
disposizione di cittadini e aziende, utilizzabile per conferire qualsiasi tipo di rifiuto. E' il Centro
raccolta di via di Costozze a Vernio, infrastruttura importante per una corretta gestione dei rifiuti
anche nell'ottica di migliorare la qualità e la quantità di raccolta differenziata. Il Centro raccolta è la
risposta agevole e immediata alle necessità di disfarsi di rifiuti. L'utente può conferire rifiuti in
regime differenziato.
Per accedere all’area i cittadini (utenza domestica) devono esibire un documento di identità e il
bollettino che attesta l'avvenuto pagamento della tassa dei rifiuti. Le aziende (utenza non
domestica) devono, solo per il primo conferimento, chiedere un'autorizzazione specifica ad ASM
telefonando al call center 0574-7081, attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 17.30. La richiesta
di autorizzazione serve a definire e classificare i rifiuti prodotti.
Al Centro raccolta si possono portare grandi e piccoli elettrodomestici, mobili, suppellettili, infissi,
sanitari, detriti, sfalci e ramaglie, vetro, carta e cartone, film in plastica, batterie per veicoli, vernici,
oli minerali e vegetali.
Elettrodomestici, quando. E' possibile conferire qualsiasi elettrodomestico solo quando non si è
fatto un nuovo acquisto. La normativa nazionale sui Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed
elettroniche), impone infatti al rivenditore di ritirare il vecchio elettrodomestico contestualmente
all'acquisto da parte del cliente. In caso di elettrodomestico non più utilizzabile e per il quale non si
procede alla sostituzione con l'acquisto, è possibile usufruire del Centro di raccolta; chi è in grado
di gestire autonomamente il proprio rifiuto ingombrante e ha disposizione un mezzo per il
trasporto, può effettuare il conferimento diretto al Centro di raccolta.
Il corretto utilizzo del Centro di raccolta consente di destinare al giusto canale di recupero i
materiali riciclabili: carta, cartone, ferro, plastica, vetro, organico, metalli, legno. Inoltre è uno
strumento a disposizione di tutti i cittadini e di tutte le imprese per agevolare la necessità di disfarsi
di un rifiuto. Abbandonare i rifiuti dove capita dando vita a discariche a cielo aperto comporta
pesanti sanzioni e, nel caso si tratti di rifiuti pericolosi, scatta la denuncia penale.
Produzione di rifiuti totale e pro-capite
Gli ultimi dati disponibili sono relativi agli anni 1996-2004.
Per l'anno 2004 la quantità prodotta di RU proveniente da civili abitazioni è stata pari a 2.673,50 t.;
quella proveniente da spazzamento pari a 172,25 t. e la frazione di ingombranti avviata allo
smaltimento pari a di 25,03 t., per un totale di 2.870,78 t.
Politiche degli interventi di controllo, protezione e risanamento
La Riduzione nella produzione dei Rifiuti è un processo complesso che deve iniziare fin dalla
produzione industriale dell'oggetto per giungere poi al consumatore in grado di diminuire
sostanzialmente il conferimento di imballaggi e rifiuti.
Principalmente le azioni che elenchiamo, rappresentano il sistema di massima per la riduzione dei
Rifiuti e il recupero delle risorse.
94
1) La minimizzazione dei consumi cartacei e toner nella Pubblica Amministrazione e negli Uffici
L’uso di prodotti riciclati e il sistema del riciclabile.
2) Introduzione prodotti e servizi sostenibili negli uffici, finalizzati alla riduzione della produzione di
rifiuti e all’aumento della loro riciclabilità.
Aumentare sensibilmente ed evidenziare nella collettività l’attenzione riposta dagli enti Locali, dalle
attività produttive e dai Soggetti privati in genere riguardo alle politiche di sostenibilità ambientale e
al rispetto dei diritti dei lavoratori.
3) Innalzare la percentuale di rifiuti organici avviata a compostaggio.
Aumentare il numero dei soggetti coinvolti nel compostaggio domestico o collettivo dei rifiuti
organici.
Rafforzare la raccolta differenziata degli scarti organici, in particolare presso i mercati generali,
rionali e cittadini.
4) Ridurre la quantità di rifiuti prodotti da feste, sagre e servizi mensa sia scolastici sia aziendali.
Queste attività sono per lo più caratterizzate da elevate produzioni di rifiuti, imputabili
principalmente al massiccio utilizzo di stoviglie (piatti, bicchieri, posate) monouso generalmente in
materiale plastico e al consumo di acqua e bevande in bottiglia.
5) Vendita alimenti - Last Food s’intende tutto il prodotto alimentare che può rimanere invenduto
nella Grande Distribuzione Organizzata e che generalmente viene conferita nella raccolta
indifferenziata.
Come vedremo, diversa, ma non dissimile, è l’azione per last, fast e slow food. La finalità
principale è trasformare gli sprechi in risorse recuperando i prodotti invenduti (che abbiano difetti
estetici o prossimi alla scadenza, o i pasti già confezionati e non consumati), provenienti sia dalla
GDO sia dalle mense, sia dalle attività commerciali di Fast e Slow Food, per donarli (con un
organizzazione di supporto continuativo) ad associazioni di solidarietà, cooperative sociali,
associazioni sportive o quant’altro.
6) Eco-Scambi - Obiettivo principale è la riparazione dei beni e oggetti al posto della loro
eliminazione come rifiuti. Il prolungamento della vita dei beni porta ad una riduzione dei rifiuti
prodotti.
Sono riutilizzabili tutti quei beni usati (mobili, oggetti ...) donati dai cittadini che intendono
disfarsene ma che sono ancora in buone condizioni e non si presentano assolutamente come
oggetti di rifiuti.
Valorizzazione e riutilizzo a fini didattici e creativi di materiali di scarto.
Coinvolgimento attivo della popolazione attorno ad attività pratiche di riutilizzo e riciclo.
Per la raccolta differenziata si prevedono ulteriori margini di crescita attraverso una più rigorosa
raccolta differenziata grazie il porta a porta e mediante sistemi di gestione autonoma di frazioni di
rifiuti, come l'organico per il quale i proprietari di orti e giardini possono dotarsi di composter. Nel
luglio 2011 erano 614 i composter in uso tra i residenti di Vernio.
95
ENERGIA
-
Rete di distribuzione del metano
I consumi energetici
Consumi energia elettrica
Consumi gas metano
Rete di distribuzione del metano
l territorio di Vernio ha una rete di distribuzione del gas metano, come individuato nella tavola del
Sistema, che viene gestita da CONSIAG s.p.a. e che copre le aree urbanizzate del comune nella
sua porzione meridionale. Le località che vengono raggiunte dal gas metano sono Terrigoli,
Sant'Ippolito, Mercatale e San Quirico. E' in fase di progettazione e realizzazione l'estensione della
rete gas alle frazioni di Sassetta e Montepiano.
I consumi energetici
Dal 1990 al 2002 i consumi energetici totali della Provincia hanno subito un incremento
complessivo del 60%. La ripartizione per tipologia di vettore energetico mostra un aumento
generalizzato di tutti i combustibili e fonti energetiche. In particolare il gas naturale, il vettore di
maggiore rilievo, segue una dinamica marcatamente crescente fino al 1997 (+75%), per poi
stabilizzarsi sostanzialmente negli anni successivi. Tale andamento appare diretta conseguenza
della progressiva metanizzazione del territorio, con aumenti dei consumi sia in ambito civile che
industriale. Il gasolio, l'olio combustibile ed il GPL mostrano anch'essi una forte crescita nell'utilizzo
(rispettivamente +81%, +134%, +254%). Nel 2002, con una quota parte di circa il 49,5% e il 25,9%
rispettivamente, gas naturale ed energia elettrica continuano a mantenere il primato di vettori più
utilizzati, seguiti dalla benzina con il 13,5% e dal gasolio con il 9,8%. Sempre poco rilevante,
anche se in aumento, continua ad essere nel complesso il contributo di GPL (0,7%) e dell’olio
combustibile (0,5%).
Il consumo procapite complessivo ed elettrico evidenzia anch'esso una crescita significativa
(rispettivamente +48% e +28%), nettamente superiore a quella nazionale (+13% nel periodo
1990-2001) e a quella regionale (+7% nel periodo 1990-2000).
Consumi energia elettrica
Le tabelle sotto riportano i dati del consumo elettrico per tutto il territorio comunale dal 2006 al
2010 per tipo di tensione e variazioni percentuali.
ENERGIA MEDIA TENSIONE - kWh
CATEGORIA
2006
2007
2008
2009
2010
AGRICOLTURA 0
0
0
0
0
INDUSTRIA
6059210
4245880
4123435
3275525
3493745
DOMESTICO
0
0
0
0
0
TERZIARIO
1146149
987038
938811
868188
968608
TOTALE
7205359
5232918
5062246
4143713
4462353
96
ENERGIA BASSA TENSIONE - kWh
CATEGORIA
2006
2007
2008
2009
2010
AGRICOLTURA 200591
65356
94.316
78022
134325
INDUSTRIA
2139946
2002921
1842488
1369309
1293541
DOMESTICO
7081212
6959569
6857839
6940725
6978125
TERZIARIO
4578785
4335381
4369184
4356567
4277495
TOTALE
14000534
13363227
13163827
12744623
12683486
VARIAZIONI ANNUALI % ENERGIA MEDIA TENSIONE - kWh
CATEGORIA
2006
2007
2008
2009
2010
AGRICOLTURA
0,00
0,00
0,00
0,00
INDUSTRIA
-42,71
-2,97
-25,89
6,25
DOMESTICO
0,00
0,00
0,00
0,00
TERZIARIO
-16,12
-5,14
-8,13
10,37
TOTALE
-37,69
-3,37
-22,17
7,14
VARIAZIONI ANNUALI % ENERGIA BASSA TENSIONE - kWh
CATEGORIA
2006
2007
2008
2009
2010
AGRICOLTURA 0
-206,92
30,71
-20,88
41,92
INDUSTRIA
0
-6,84
-8,71
-34,56
-5,86
DOMESTICO
0
-1,75
-1,48
1,19
0,54
TERZIARIO
0
-5,61
0,77
-0,29
-1,85
TOTALE
0
-4,77
-1,51
-3,29
-0.48
Dalla lettura dei grafici sopra quello che si apprezza considerevolmente è il calo dei consumi che
se dal 2004 al 2006 si attestavano sui 21 mWh crollano del 12% nel 2007. Questo dato se
analizzato in funzione della tensione rende chiaro che questa diminuzione è dovuta soprattutto
all’impiego della media tensione, adoperata soprattutto dal settore industriale e terziario, che ha
visto crollare i consumi del 38% nel 2010 rispetto ai valori del 2006 con un minimo del 42% nel
2009. Complessivamente, tenendo conto anche delle basse tensioni che hanno avuto una
riduzione meno significativa, nel comune si è registrata una diminuzione nel 2010 rispetto ai
97
consumi del 2006, del 20% circa.
Consumi gas metano
I dati Forniti da Consiag s.p.a., evidenziano un consumo annuo totale per il 2005 pari a 4.355.431
m3 di cui 2.415.636 destinati ad un utilizzo produttivo/industriale ed i restanti 1.939.795 m3 ad uso
civile. Di questi ultimi è evidente come il principale consumo avvenga per il riscaldamento
termoautonomo dei privati. Ciò è derivato dalla politica di metanizzazione che ha coinvolto il nostro
paese negli ultimi due decenni e che ha portato alla diffusione del riscaldamento con caldaia
autonoma per singola unità immobiliare, andando a sostituire il riscaldamento “condominiale”. Ciò
ha prodotto il duplicarsi dei costi degli impianti ed ovviamente dei consumi energetici conseguenti.
98
ECOSISTEMI DELLA FLORA E DELLA FAUNA
-
Area Naturale di Interesse Locale dell'Alto Carigiola e Monte delle Scalette
Uso del suolo forestale
Alberi monumentali
Aree percorse da incendi
Aree protette
Formazioni di ripa
Criticità del sistema flora-fauna
Specie Vegetali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,C,C1)
Specie animali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,A2,B,B1)
L’elevato valore naturalistico del territorio è riconosciuto rappresenta una delle più importanti aree
di rifugio per una flora e una fauna peculiari. Considerando il paesaggio come un’entità complessa
ed alla luce dei recenti sviluppi normativi in materia, il Sistema Ambiente Paesaggio del territorio di
Vernio, per una esaustiva trattazione delle sue complesse caratteristiche, è stato suddiviso in
quattro sottosistemi: Paesaggio naturale, Paesaggio antropizzato, Paesaggio culturale ed
Ecosistemi della flora e della fauna protetti.
Area Naturale di Interesse Locale dell'Alto Carigiola e Monte delle Scalette
Una porzione della parte nord occidentale del comune ricade nel perimetro di tutela dell'Area
Naturale di Interesse Locale dell'Alto Carigiola e Monte delle Scalette (in seguito denominata
ANPIL nel presente Regolamento); la riserva è stata istituita con Deliberazione del Consiglio del
Comune di Vernio n. 49/2002 e Delibera del Consiglio del Comune di Cantatgallo n. 50/2002.
Per questi ambiti, strumenti di pianificazione e atti di governi del territorio di cui alla Legge
regionale 3 gennaio 2005 n. 1 “Norme per il governo del territorio”, sono integrate dal
Regolamento per L’Anpil - ALTO CARIGIOLA E MONTE DELLE SCALETTE.
Obiettivo del regolamento quello di contribuire alla tutela del patrimonio naturale e ambientale
dell’ANPIL; essa rappresenta inoltre uno dei due elemento costitutivi del Sistema Provinciale delle
Aree protette (l’altro è la Riserva naturale dell’Acquerino Cantagallo).
In particolare, in riferimenti ai concetti richiamati sopra, le NTA del regolamento sanciscono obiettivi
e prescrizioni:
a. salvaguardare l’integrità dell’ambiente naturale in tutte le sue componenti ed in particolare dei
valori identitari dell’Area Protetta attraverso determinati livelli di tutela;
b. disciplinare e controllare gli utilizzi compatibili con la salvaguardia dei valori identitari dell’ANPIL;
c. promuovere la valorizzazione dei valori identitari dell’ANPIL nelle loro diverse funzioni con i livelli
di tutela richiamati dalla lettera a;
d. garantire per la fruizione dell’ANPIL, il coordinamento delle iniziative, delle azioni e degli
interventi, compreso la promozione di attività didattiche e formative finalizzate a far conoscere
l’ambiente, le risorse ambientali e la biodiversità.
I valori identitari della Riserva Naturale, ovvero l’insieme dei valori naturalistici, sono:
- le Emergenze geologiche;
- i Corsi d’acqua e sorgenti (Sistema Acqua) Flora;
- la Fauna;
- gli Habitat di interesse conservazionistico Alberi monumentali;
- gli Edifici e manufatti antropici.
Per questi valori identitari il RU vieta ogni genere di utilizzo e di intervento che ne deteriori o ne
comprometta l’integrità o ne alteri la valenza; sono previsti comunque, purché compatibili con la
salvaguardia dei valori identitari, le attività di fruizione leggera a fini didattici, sociali, ricreativi,
99
culturali, sportivi e turistici secondo gli indirizzi ed i criteri specificati nella Parte Terza del presente
Regolamento.
Sono anche consentite le attività, gli utilizzi e gli interventi strettamente necessari per la
manutenzione, la tutela e la fruizione compatibile con i valori identitari, nonché l’installazione di
attrezzature provvisorie per la ricerca scientifica, la tutela degli ecosistemi e per la didattica
ambientale; fatte salve tutte le attività, gli utilizzi e gli interventi che godono di particolari deroghe
per motivi fitosanitari, di sicurezza, di gravi dissesti ecologici.
Per gli interventi quali prelievi, attingimenti, opere idrauliche, movimenti di terra, manutenzione,
ristrutturazione edilizia, recupero o adeguamento di infrastrutture, di gestione forestale, idraulica o
faunistica, od ogni altra opera, che interessi gli Elementi di particolare valore ecologico di cui
all’Allegato 01 delle NTA del PTC di Prato è in ogni caso necessaria la preventiva acquisizione di
nulla osta provinciale ai sensi dell’art. 29, comma 3, lettera e del PTC di Prato approvato con
Delibera di Giunta provinciale n. 7 del 4/02/2009.
Si intende vietato e sanzionabile ogni intervento, attività ed installazione che non rientri nelle
tipologie elencate al comma 2 o che sia realizzato senza rispettare le ulteriori prescrizioni definite
nella parte terza del presente Regolamento oppure in assenza dell’atto di assenso comunque
denominato del Comune territorialmente competente ai sensi del comma 3 del presente articolo o
in assenza del nulla osta provinciale ai sensi del comma 4 del presente articolo.
L’area Anpil coincide con il SIR n° 39 Appennino Pratese (IT5150003) per il quale si rimanda alla
Valutazione di Incidenza allegata alla presente VAS.
Uso del suolo forestale
Le aree boscate rappresentano una delle componenti fondamentali del quadro ambientale del
territorio di Vernio, nonché la principale del sistema agricolo-forestale: i boschi coprono infatti ben
100
4.963,30 ha, pari all’83,78% della superficie dell’intero Comune ed al 24% della superficie boscata
provinciale (20.456,03 ha).
All’interno del territorio comunale la distribuzione delle formazioni boschive riflette fedelmente le
fasce fitoclimatiche: le faggete occupano 1.096,70 ha, il 22% della superficie boscata comunale ed
il 23% di tutta la superficie a faggio della Provincia di Prato. Due ampie aree coperte da conifere,
d’impianto per la produzione del legname, interrompono questa sequenza sui versanti posti a nord
di Montepiano.
Le quercete occupano, invece, la fascia compresa tra il piano basale delle sclerofille e quello
montano del faggio e sono disposte prevalentemente sui versanti esposti a sud e concentrate sui
monti della Calvana. Le aree coperte da querce sono spesso affiancate dai castagneti da frutto.
Dal punto di vista della copertura forestale c’è da segnalare una rilevante presenza di arbusteti e
macchie di robinie (anche piuttosto estese), per lo più localizzata nei pressi dei centri abitati in
corrispondenza di colture abbandonate (castagneti da frutto) e terreni liberi da vegetazione (pratipascolo abbandonati).
Il bosco misto di latifoglie, che costituisce la maggior parte della superficie boscata del territorio, è
caratterizzato da un’evidente ricchezza di specie, talvolta anche pregiate e di dimensioni.
Alberi monumentali
Censiti dal P.T.C.P. della Provincia di Prato gli alberi monumentali sono stati censiti nell’ambito tutti
nella porzione settentrionale e sono rappresentati da faggi, castagni e querce.
Aree percorse da incendi
Tenuto conto dell’estensione della superficie boscata del Comune di Vernio, pari a 4.963 ha, il
fattore incendio, come indicatore di pressione, può considerarsi di scarso rilievo in quanto nel
quinquennio 2000-2005 sono bruciati 4 ha di bosco, pari allo 0,1% del totale della superficie
boscata.
La scarsità degli incendi boschivi può essere considerata il frutto di due concause: da un lato la
particolare morfologia del territorio (caratterizzato da strette valli, elevate pendenze e scarsità di
viabilità carrabile) che può funzionare da deterrente nei confronti di eventuali azioni dolose;
dall’altro da un elevato grado di responsabilità e rispetto della popolazione locale nei confronti
dell’ambiente in cui vive.
Il Piano operativo annuale della Provincia di Prato restituisce due carte inerenti la sensibilità agli
incendi dell'intero territorio della Provincia; esse prendono in considerazione il problema incendio
da due punti di vista, quello del rischio d'incendio boschivo e quello della pericolo d'incendio
boschivo. Prendendo in considerazione esclusivamente le classi di maggiore pericolosità, il
territorio comunale di Vernio risulta inserito in classe 4 (alta pericolosità) per le aree intorno a Villa
Cipriani e al Faggiarello (sul versante ovest del torrente Setta), per le formazioni boschive nei
pressi del Mulinaccio del colle Alto e del colle Basso, per la Lama e le aree in prossimità del
santuario San Antonio Maria Pucci e Ligliano. Le aree classificate in pericolosità 3 (media
pericolosità) sono invece le zone limitrofe al C. Gasperone, il versante lungo il fiume Setta che
collega la Badia con il Pecorile, il Castagnaccio, le formazioni boschive intorno a Pereta e di C.
Mezzana, le formazioni boschive intorno alle località di Luciana e Sasseta, Rimondeto, Masseto,
Malpasso ed i versanti della valle del Torbola, tra Molino di Saletto e Porciglia.
Aree protette
Il territorio comunale di Vernio racchiude diverse aree protette: l’ANPIL Alta Val Carigiola, istituita
nel 2002, di carattere intercomunale estesa per la maggior parte nel territorio di Cantagallo e per il
resto in quello di Vernio; la Riserva Naturale Provinciale dell’Acquerino Cantagallo, istituita nel
1998, e l’ANPIL Monti della Calvana già prevista e di prossima istituzione, e infine il SIC
dell’Appennino Pratese di recente istituzione.
Formazioni di ripa
La presenza delle formazioni ripariali sono un importante indicatore per ciò che riguarda la
naturalità dei corsi d’acqua oltre che essere una interessante emergenza vegetazionale. Le fasce
101
perifluviali, per il loro ruolo di transizione fra terreno e acqua, sono un ambiente estremamente
delicato poiché consentono, con la loro ampiezza e copertura vegetale, una naturale capacità di
autodepurazione, un controllo dell’azione erosiva del fiume ed una migliore regimazione delle
piene.
Le specie più frequentemente riscontrate lungo i corsi d’acqua sono per lo più latifoglie
spiccatamente igrofile come Alnus glutinosa, Salix alba, Salix caprea, Popolus alba e Popolus
nigra.
Per la campagna che ha portato all’attribuzione dell’indice IFF (vedi Sistema Acque) al fiume
Bisenzio diviso per aste fluviali, uno degli indicatori era la vegetazione ripariale considerata per
ampiezza, composizione, continuità e strutturazione. I valori massimi sono stati attribuiti per i tratti
a monte della confluenza col Fiumenta dove appunto il fiume attraversa valli non urbanizzate ad
alto grado di naturalità.
E’ appunto la presenza di attività produttive e degli insediamenti urbani che interferisce
negativamente sulla vegetazione riparia, laddove l’intervento antropico ha impoverito le sponde
fluviali con opere idrauliche che hanno privilegiato più la praticità che non il rispetto delle esigenze
eco-biologiche.
Criticità del sistema flora-fauna
Le principali criticità legate al sistema flora e fauna coinvolgono, essenzialmente, il mantenimento
e la salvaguardia della biodiversità. L'incentivazione alla fruizione pubblica dei luoghi, non
esplicitamente indicata come compatibile, può generare negatività; così come interventi
"strutturali" sul territorio, finalizzati alla tutela ed alla valorizzazione del paesaggio agricoloforestale storico, possono determinare una pressione antropica non sempre sostenibile.
Gli studi sulla flora e sulla fauna hanno evidenziato la presenza di alcune specie animali a rischio
di scomparsa quali il tritone alpestre, tra gli Anfibi ed il geco verrucoso, tra i Rettili, la cui effettiva
diffusione, probabilmente, è più elevata di quanto i dati raccolti lascino supporre. Le principali
cause di minaccia per le specie di Crostacei sono invece: il degrado ambientale dei corsi d’acqua
dovuto all’inquinamento ed alla modificazione fisica degli habitat naturali; la riduzione del regime
idrico di molti piccoli corsi d’acqua, la pesca di frodo, la diffusione della specie invasiva
Procambarus clarkii (gambero rosso della Louisiana) e l’immissione di salmonidi. Per i Pesci ed i
Crostacei, le zone di particolare interesse sono quelle situate nella parte centro-settentrionale del
territorio provinciale e rientranti oltre al comune di Vernio anche per i comuni di Cantagallo e
Vaiano. In queste zone infatti è stata registrata la presenza di tutte le specie tutelate presenti nel
territorio pratese. In alcune aree è stata registrata la contemporanea presenza di tre o quattro
specie.
Specie Vegetali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,C,C1)
Uno studio condotto dalla Provincia di Prato ha consentito di censire 38 specie meritevoli di tutela
sul territorio provinciale (in base a quanto enunciato nella L.R. 56/2000 allegati C e C1), e 100
specie la cui conservazione può richiedere la designazione di SIR-Siti di Importanza Regionale
(Allegato A). La maggior concentrazione di specie è presente sul territorio del comune di Prato,
nell’area di Monteferrato, compresa interamente in aree protette (ANPIL Monteferrato e SIC
Monteferrato e Monte Javello). Le specie vegetali tutelate secondo la legge 56/2000 (allegati A, C,
C1 ) nel territorio del Comune di Vernio sono 43.
Specie: Arisarum proboscideum (L.) Savi
Nome volgare: ArisaroFioritura: in Aprile-MaggioAmbiente di vita: siepi e anfratti umidi e ombrosi
ricchi di humusLocalizzazione nel Comune di Vernio : Montepiano - siepi nei dintorni del rifugio dei
Boy-scout
Specie: Asarum europaeum L.
Nome volgare: Asaro, Baccaro, Cariofillata salvatica, Erba renellaFioritura: Maggio-LuglioAmbiente
di vita: siepi e luoghi umidi e ombrosi ricchi di humusLocalizzazione nel Comune di Vernio:
Montepiano - siepi nei dintorni del Rifugio dei Boy-scout.
102
Specie: Tanacetum vulgare L.
Nome volgare: Anaceto, Aniceto, Erba da bachi, Tanaceto Fioritura: da Luglio a
SettembreAmbiente di vita: margini di boschi o di strade e ambienti degradati Localizzazione nel
Comune di Vernio: Montepiano
Specie: Myosotis discolor Pers.
Nome volgare: Centonchio salvatico, Non ti scordar di meFioritura: da Aprile a GiugnoAmbiente di
vita: luoghi freschi ed umidi a substrato siliceo dalla pianura alla zona montana
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano - ambienti umidi lungo il sentiero che dalla
funicolare conduce alla vetta del Monte Tronale, esp NW. (Ricceri e Bettini).
Specie: Erysimum pseudorhaeticum Polatschek
Nome volgare: Crespinaccio, Crespinaccio gialloFioritura: da Aprile a GiugnoAmbiente di vita:
pascoli aridi sassosi, ambienti prativi, margini di strade e vecchi muri
Localizzazione nel Comune di Vernio: monti di Montepiano
Specie: Stellaria graminea L
Nome volgare: sconosciuto
Fioritura: da Maggio a Luglio
Ambiente di vita: luoghi prativi e boschi radi a substrato ricco di humus oltre gli 800 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: dintorni di Montepiano (Bertoloni). Cavarzano, sotto Case
dell'Alpe di Cavarzano nella faggeta
Specie: Polygonatum odoratum (Mill.) Druce
Nome volgare: Polygonato, Frassinella, Sigillo di Salomone, Sigillo di Santa MariaFioritura: AprileMaggioAmbiente di vita: boschi e pascoli freschi oltre i 300 mLocalizzazione nel Comune di Vernio:
Montepiano, ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare di Monte Tronale, Cavarzano
Specie: Brionia dioica L.
Nome volgare: Barbone, Brionia, Fescera, Pianta della fata, Vite bianca, Zucca salvatica
Fioritura: Maggio-Giugno
Ambiente di vita: siepi e macchie a substrato ricco di humus.dalla pianura fino ai 900 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Mercatale di Vernio, presso l'ex Centrale Idroelettrica alla
presa del Margone, lungo il torrente Fiumenta sopra San Quirico di Vernio
Specie: Eleocharis palustris (L.) Roem. et Schult.
Nome volgare: Cavolaia, Giunco d'acqua, Giunco tondoFioritura: Maggio-GiugnoAmbiente di vita:
luoghi umidi o paludosiLocalizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, margine del Lago sul
fosso delle Mesole (Bettini & Ricceri)
Specie: Gentiana cruciata L.
Nome volgare: Genziana, Genziana minoreFioritura: da Luglio a SettembreAmbiente di vita:
pascoli freschi e chiarie di boschi collinari o montani; di 300 a 1200 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano
Specie: Salvia pratensis L.
Nome volgare: Erba lupo, Erba moro, Salvia dei prati, Salvia pratenseFioritura: da Maggio ad
AgostoAmbiente di vita: pascoli, margini di strade e luoghi erbosi dalla pianura fino ai 1000 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, prati della Malferra. - Montepiano, prati del
Gasperone
Specie: Radiola linoides Roth
Nome volgare: Sconosciuto
Fioritura: da Marzo a Luglio
103
Ambiente di vita: luoghi erbosi e spesso umidi a substrato sabbioso dalla bassa collina fino oltre i
1500 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Vernio (Targioni)
Specie: Anacamptis pyramidalis (L.) R.C.Rich
Nome volgare: Giglione, Orchidea piramidale
Fioritura: Maggio-Giugno
Ambiente di vita: prati, pascoli e boschi radi dalla pianura a 1400 m
Localizzazione nella Provincia di Prato: carta della distribuzione redatta a cura dalla Sez. Pratese
del GIROS (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee)
Specie: Listera ovata (L.) R. Br.
Nome volgare: Giglio verde, Listera maggiore (Biagioli et Al. 1999)
Fioritura: Giugno-Agosto
Ambiente di vita: boschi radi e luoghi prativi.dalla pianura a 1500 m.
Localizzazione nella Provincia di Prato: carta della distribuzione redatta a cura dalla Sez. Pratese
del GIROS (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee)
Specie: Platanthera chlorantha (Custer) Rchb.
Nome volgare: Bisorchide, Cipolla a due foglie, Cipolla di serpe
Fioritura: Maggio-Luglio
Ambiente di vita: boschi radi, arbusteti e pascoli da dalla pianura ad oltre i 1400 m, più frequente
da 600 a 1400 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Cavarzano
Specie: Abies alba L.
Nome volgare: Abete, Abete bianco, Abete maschio, Abeto
Fioritura: primavera
Ambiente di vita: boschi di faggio e fascia a conifere da 800 a 1800 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: dorsale appenninica di Montepiano, Montepiano, mulattiera
che dal Lago sul Fosso delle Mesole conduce alla funicolare di monte Tronale (Ricceri Bettini) Montepiano, ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare di Monte Tronale conduce alla
vetta in esp. settentrionale. (Ricceri e Bettini)
Specie: Glyceria fluitans (L.) R. Br.
Nome volgare: Fienarola d'acqua, Gramigna olivella
Fioritura: da Maggio a Luglio
Ambiente di vita: luoghi paludosi e fossi
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano -ambienti umidi lungo il sentiero che dalla
funicolare conduce alla cima del Monte Tronale Esp. settentrionale (Ricceri Bettini)
Specie: Lysimachia punctata L.
Nome volgare: Lisimachia, Cruciata maggiore, Mazza d'oro
Fioritura: da Giugno a Settembre
Ambiente di vita: boschi umidi, ambienti palustri e margini dei ruscelli oltre i 400 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano; ambienti umidi a Risubbiani, Montepiano:
margine del Lago sul fosso delle Mesole (Bettini & Ricceri) - Montepiano; mulattiera che dal Lago
sul Fosso delle Mesole conduce alla funicolare del Monte Tronale (Bettini & Ricceri) - Montepiano;
ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare conduce alla vetta del Monte Tronale (Bettini &
Ricceri).
Specie: Salix apennina Skvortsov
Nome volgare: Salica
Fioritura: Aprile-Maggio, che precede di poco la nascita delle foglioline
104
Ambiente di vita: luoghi umidi o paludosi, rive di ruscelli. Si presenta indifferente alla natura dei
suoli
Localizzazione nel Comune di Vernio: Alpe di Cavarzano, lungo strada nei pressi delle case. Mercatale di Vernio, lungo il Torrente Carigiola sopra l'ex Centrale Idroelettrica alla presa del
margone., Montepiano: margine del Lago sul fosso delle Mesole (Ricceri e Bettini). - Montepiano,
ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare di Monte Tronale conduce alla vetta in esp.
settentrionale.(Ricceri e Bettini).
Specie: Digitalis lutea L. ssp. australis (Ten.) Arcang.
Nome volgare: Aralda, Digitaria, Erba nalda, Fior gentile
Fioritura: da Giugno ad Agosto
Ambiente di vita: boschi radi, arbusteti, margini di mulattiere e pascoli
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, pascoli della Malferra. – Montepiano, nei
dintorni della Badia. – Montepiano, nei dintorni di Risubbiani. – Montepiano, Passo della Crocetta.
lpe di Cavarzano, lungo la strada nel versante occidentale di Poggio di Petto
Specie: Atropa belladonna L.
Nome volgare: Belladonna, Bella dama, Salatro maggiore, Parmentana
Fioritura: da Giugno a Settembre
Ambiente di vita: boschi ombrosi e margini di mulattiere, da 100 a 1300(1800) m
Localizzazione nel Comune di Vernio: nei dintorni di Montepiano
Specie: Tilia cordata Miller
Nome volgare: TiglioFioritura: Giugno-Agosto
Ambiente di vita: boschi umidi di quota
Localizzazione nel Comune di Vernio: Gavigno in loc. Acquabona; bosco misto di faggio e tiglio
Specie: Valeriana officinalis L.
Nome volgare: Valeriana, Valeriana minore, Nardo selvatico, Erba gatta Fioritura: Aprile-Luglio
Ambiente di vita: boschi e luoghi umidi ombrosiLocalizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano,
ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funicolare di Monte Tronale conduce alla vetta in esp.
settentrionale (Ricceri e Bettini). Montepiano, sentiero dal Lago sul Fosso delle Mesole alla
funicolare di monte Tronale (Ricceri e Bettini)
Specie: Galanthus nivalis L.
Nome volgare: Bucaneve, Foraneve , Fior di neveFioritura: Marzo - Aprile, raramente in Ottobre NovembreAmbiente di vita: boschi umidi e impluvi freschi e ricchi di humus, dalla pianura fino a
1600 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, Poggio Roncomannaio; (Pozzi e
Compiani). - San Quirico di Vernio, Monte delle Scalette; (Pozzi e Compiani)
Specie: Leucojum vernum L.
Nome volgare: Campanelline, Cipolline, Narciso a campanelle
Fioritura: Marzo - Aprile
Ambiente di vita: boschi umidi, ambienti paludosi e margini dei ruscelli dalla pianura a 1600 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, Monte La Faggeta (Pozzi e Compiani)
Specie: Asparagus acutifolius L.
Nome volgare: Asparagio, Sparagio, Sparagio di boscoFioritura: Agosto - SettembreAmbiente di
vita: boschi radi e macchie caldo-aride dalla pianura a 1300 m, principalmente a substrato
calcareoLocalizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, in loc. La Villa. -Monteferrato
sui serpentini
Specie: Centaurea bracteata Scop
105
Nome volgare: Fiordaliso, Erba amara
Fioritura: Giugno - LuglioAmbiente di vita: boschi radi, pinete e cespugliati aridi dalla pianura a
1500 m
Localizzazione Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, lungo la strada SS 325. - San Quirico di
Vernio, margini stradali poco sopra la Villa
Specie: Centaurea cyanus L.
Nome volgare: Battisecola, Battisuocera, Fior aliso, Fiordaliso
Fioritura: Maggio - Luglio
Localizzazione nel Comune di Vernio: rara nei campi di cereali fertilizzati con concimi organici. La
sua presenza nel territorio cambia con la rotazione delle coltivazioni. - San Quirico di Vernio,
Gavigno nei campi lavorati a I Felciai
Specie: Centaurea nigrescens Willd.
Nome volgare: Fiordaliso grande, Fior bordino, Steccioni, Stoppioni
Fioritura: Maggio - NovembreAmbiente di vita: pascoli e incolti dalla pianura a 1600 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, lungo la strada SS 325. - fra Sasseta
e Montepiano, lungo la SS 325. Montepiano, lungo la strada SS 325. - Montepiano, Risubbiani non
molto lontano dal Passo della Crocetta. Montepiano, prati sopra il bivio per Malferma. Vernio,
strada per Gavigno in loc. La Villa. - San Quirico di Vernio, Gavigno, in loc. I Felciai
Specie: Dianthus armeria L.
Nome volgare: Armeria, Viola di lepre, Violina a mazzetti, V. di talloFioritura: Maggio AgostoAmbiente di vita: luoghi prativi e boschi aridi, dalla pianura a 1200 mLocalizzazione nel
Comune di Vernio: Montepiano, prati sopra il bivio per Malferra. San Quirico di Vernio, margini
stradali poco sotto la Villa
Specie: Dianthus deltoides L.
Nome volgare: Garofanino
Fioritura: Maggio - Agosto
Ambiente di vita: pendii erbosi e pascoli aridi oltre 500 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano, prati a monte della strada di Malferra
Specie: Dianthus monspessulanus L.
Nome volgare: Garofano selvaticoFioritura: Giugno - Ottobre
Ambiente di vita: boschi e arbusteti a substrato acido dalla pianura a 2200 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, margini stradali e pascoli nei dintorni
di Gavigno
Specie: Digitalis lutea L. ssp. australis (Ten.) Arcang.
Nome volgare: Aralda, Digitaria, Erba nalda, Fior gentile
Fioritura: da Giugno ad Agosto
Ambiente di vita: boschi radi, arbusteti, margini di mulattiere e pascoliLocalizzazione nel Comune
di Vernio: località la Villa, Montepiano, lungo strada per andare al Gasperone. Montepiano: pascoli
della Malferra. Montepiano, nei dintorni della Badia. Montepiano, nei dintorni di Risubbiani
Specie: Lilium bulbiferum L. ssp. croceum (Chaix) Baker
Nome volgare: Giglio rosso, G. selvatico, G. di San Giovanni
Fioritura: Giugno - Luglio
Ambiente di vita: pascoli e boschi radi o freschi, da 500 a 1800 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano e Cavarzano
Specie: Lilium martagon L.
Nome volgare: Giglio martagone, Martagone, Bella montanina
106
Fioritura: Giugno - Agosto
Ambiente di vita: radure di boschi e prati montani da 300 a 1600 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Montepiano (Sommier); Cavarzano
Specie: Primula vulgaris Huds.
Nome volgare: Fiore di primavera, Occhio di civetta, Primavera
Fioritura: Febbraio - Maggio
Ambiente di vita: boschi freschi di caducifoglie dalla pianura a 1200 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: strada 325 fra Vernio e Montepiano. Montepiano nei dintorni
della Badia. Montepiano in loc. Gasperone. Montepiano verso l'Osservatorio. San Quirico di
Vernio, strada per Gavigno, bivio per Mezzana. San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno in loc. "I
Felciai" San Quirico di Vernio, Rocce lungo la SS. 325 fra Sasseta e Montepiano. Mercatale di
Vernio, strada per Pieraldaccio
Specie: Aquilegia vulgaris L.
Nome volgare: Aquilegia, Amor nascosto, Amor perfetto, Aquilina, Fior cappuccio, Calze a braga
Fioritura: Maggio - Agosto
Ambiente di vita: colonizza ambienti freschi nelle radure del bosco, margini stradali, pascoli di
quota, rocce e forre umide compresi fra 300 e 1800 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno in loc. "I Felciai".
San Quirico di Vernio Gavigno. San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno fra Rotì e i "I Felciai".
San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno poco dopo Rotì. San Quirico di Vernio, Rocce lungo la
SS. 325 fra Sasseta e Montepiano. San Quirico di Vernio, Montepiano, presso il Bivio per "la
Burraia"
Specie: Ruscus aculeatus L.
Nome volgare: Brusco, Pugnitopo, Pungitopo, Ruschio
Fioritura: Ottobre e da Febbraio ad AprileAmbiente di vita: boschi termofili di leccio e di
caducifoglie dalla pianura a 600 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: ambienti mesici di tutto il territorio provinciale
Specie: Saxifraga bulbifera L.
Nome volgare: Sassifraga a foglie rotonde
Fioritura: Aprile - Giugno
Ambiente di vita: praticelli aridi e pendii pietrosi dalla pianura a 1900 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Poggio di Petto a Montepiano; San Quirico di Vernio, Strada
per Gavigno in loc. I Felciai
Specie: Saxifraga rotundifolia L.
Nome volgare: Sassifraga a foglie rotonde,Erba stella
Fioritura: Giugno - Luglio
Ambiente di vita: boschi densi e umidi, dalla faggeta ai cespuglieti subalpini in altitudini fra 800 e
2200 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: San Quirico di Vernio, Strada per Gavigno in loc. I Felciai.
San Quirico di Vernio, Rocce lungo la SS. 325 fra Sasseta e Montepiano. Montepiano, La Badia
presso il Campo dei Boys-Scouth. Montepiano, ambienti umidi lungo il sentiero che dalla funivia di
Monte Tronale conduce alla vetta in esp. Settentrionale (Ricceri - Bettini)
Specie: Saxifraga tridactylites L.
Nome volgare: Erba tettaiola, Sassifraga dei tetti, Sassifraga rossa, Lucernicchia
Fioritura: Marzo - Luglio
Ambiente di vita: terreni smossi, pendici in erosione, vecchi muri, sabbie, dalla pianura a 1500 m
Localizzazione nel Comune di Vernio: Poggio di Petto a Montepiano (Sommier)
107
Specie animali tutelate (ai sensi della L.R.T 56/2000, allegati A,A2,B,B1)
Gli studi sulle specie protette condotti sull’intero territorio provinciale hanno consentito di censire
28 specie la cui conservazione può richiedere la designazione di SIR (siti di interesse regionale,
Allegati A, A2 L.R. 56/2000), 14 specie animali protette (Allegato B, L.R. 56/2000) e 10 specie
animali assoggettate a limitazioni nel prelievo (allegato B1 L.R. 56/2000). Sono inoltre state
censite altre 8 specie presenti ma non incluse nelle liste di protezione. Il livello di conoscenza
raggiunto sulla presenza delle specie è molto vario, essendo il periodo di studio limitato a tre anni,
soprattutto per quelle ove il ritrovamento in natura è reso particolarmente difficoltoso da
motivazioni di carattere eco-etologico e/o dalla loro rarità e localizzazione anche nel restante
territorio toscano.
Nome volgare: Scazzone
Pesci Specie: Cottus gobio L.
Phylum : pesci
Classe: OsteichthyesOrdine: ScorpeniformesFamiglia: CottidaeLocalizzazione nel Comune di
Vernio: è stata rilevata la sua presenza sul torrente Carigiola e nel Fiumenta.Stato e
conservazione: lo Scazzone è legato ad ambienti acquatici particolarmente integri da un punto di
vista delle caratteristiche fisico-chimiche e delle condizioni del fondo. Il degrado ambientale ed i
cambiamenti ambientali ad esso conseguenti hanno quindi fortemente ridotto la distribuzione e il
numero delle popolazioni di questa specie. Lo Scazzone è inoltre legato a quei tratti dei corsi
d'acqua con caratteristiche tali da essere generalmente individuati dalle pubbliche amministrazioni
per l'esecuzione di semine di Salmonidi: questo è un problema per la conservazione della specie,
dato che i Salmonidi predano i giovani Scazzoni ed entrano in competizione alimentare e spaziale
con gli adulti. È stato comunque provato che anche gli Scazzoni adulti sono in grado di esercitare
una forte pressione predatoria nei confronti di avannotti di Trota fario, almeno per alcuni giorni a
partire dal momento in cui questi hanno terminato il riassorbimento del sacco vitellino (Gaudin e
Caillere, 2000)
Specie: Austropotamobius italicus
Nome volgare: Gambero di Fiume
Phylum : CrostaceiClasse: CrustaceaOrdine: Decapoda
Famiglia: AstacidaeLocalizzazione nel Comune di Vernio : presente nei torrenti e nei fossi del
ComuneStato e conservazione: in Europa, Austropotamobius pallipes è considerata una specie
vulnerabile (Groombridge, 1996), con alto rischio di estinzione in alcune aree come la Spagna.
Analogamente a quanto riscontrato in altri paesi europei, in Italia si è osservata una rarefazione
nel numero e nella distribuzione delle popolazioni di questo macroinvertebrato. Tra le cause
antropiche di questa riduzione sono da citare (Matthews e Reynolds, 1995) l'inquinamento chimico
delle acque (per acidificazione, eutrofizzazione e scarico di sostanze tossiche dall'agricoltura e
dall'industria), le modificazioni dell'habitat fisico (indotte dalla costruzione di dighe, sistemi di
scarico, escavazioni, processi di canalizzazione e cementificazione degli argini), la pesca di frodo
e l'introduzione di specie aliene, originarie dell'America del Nord, quali ad esempio Procambarus
clarkii. Quest'ultima specie infatti, oltre a rappresentare un competitore diretto ed indiretto, è, come
già spiegato, un portatore sano della "peste del gambero". Tale malattia ha, in alcuni paesi europei,
eliminato intere popolazioni di gamberi nativi. Dal punto di vista normativo, nonostante il D.P.R.
dell'8 Settembre 1997 (n. 357) definisca il Gambero di fiume come una specie la cui conservazione
richiede la designazione di aree speciali e, inoltre, lo indichi come una specie il cui prelievo in
natura e il cui sfruttamento devono essere soggetti a misure di gestione, la Legge Regionale 6
Aprile 2000, n. 56, non lo include tra le specie protette. A nostro avviso, questo è un aspetto della
normativa regionale che andrebbe rivisto alla luce dello status conservazionistico del Gambero di
fiume in tutta Europa
Specie: Padogobius nigricans
Nome volgare: Ghiozzo dell’Arno o Ghiozzo di ruscello
Phylum: pesci
108
Classe: Osteichthyes
Ordine: Perciformes
Famiglia: Gobiidae
Localizzazione nel Comune di Vernio: sono state rilevate delle catture lungo il torrente Carigiola
Stato e conservazione: uno dei maggiori rischi per il Ghiozzo dell'Arno è la presenza del
congenerico Ghiozzo padano, specie tipica del versante adriatico ed introdotta nel versante
tirrenico. Il Ghiozzo padano è una specie molto simile al Ghiozzo dell'Arno, con cui è facile
confonderla, che presenta pressoché le medesime esigenze ambientali, e che tende normalmente
a soppiantare la nostra specie endemica per il comportamento più aggressivo. Mentre in molti
sottobacini della Toscana, le due specie sono state rinvenute in sintopia, nel territorio della
provincia pratese è stata registrata la presenza della sola specie endemica. Questo dato può
rappresentare uno strumento utile per la Provincia di Prato al fine dell'istituzione di siti protetti per
la specie, data l'importanza della conservazione degli endemismi di una data area geografica. La
presenza del Ghiozzo padano nel versante tirrenico è da attribuire a semine programmate (dalle
amministrazioni provinciali) o occulte (da parte di privati) di materiale ittico di maggior pregio.
Questa specie infatti può venire accidentalmente introdotta, nel corso di semine di Ciprinidi (Barbi,
Cavedani, Alborelle, ...) provenienti da allevamenti dell'Italia centro-settentrionale. L'assenza del
Ghiozzo padano in Provincia di Prato potrebbe essere dovuta al fatto che le aree in cui esso vive
coincidono, nella Provincia di Prato, con quelle in cui solitamente vengono effettuate semine di
Salmonidi, che non sono veicolo di diffusione di altre specie alloctone. I Salmonidi, infatti, sono
specie molto aggressive e in cattività non permettono la sopravvivenza di specie di minor taglia
(tra cui vi è il Ghiozzo) che possono trovarsi nelle vasche di allevamento e di trasporto
Anfibi Specie: Salamandra salamandra L.
Nome volgare: Salamandra pezzata, salamandra gialla e nera
Phylum : AnfibiClasse: Amphibia
Ordine: Caudata
Famiglia: Salamandridae
Localizzazione nella Provincia di Prato: è stata accertata in 1 quadrato U.T.M., mentre di altri 3 era
nota in base a dati museali abbastanza recenti; in totale i quadrati interessati sono pertanto 4 sui
29 provinciali (13,8%), tutti situati nell'area appenninica. È comunque presumibile che la specie sia
presente anche nelle aree limitrofe, che presentano analoghe caratteristiche ecologiche e
altitudinali. Le quote relative alle località delle osservazioni sono comprese fra 515 e 870 m, ma
probabilmente si trova anche ad altitudini maggioriStato e conservazione: in provincia di Prato è
abbastanza localizzata e apparentemente non comune. Le popolazioni della specie sono per la
maggior parte comprese in Aree protette, che dovrebbero garantirne la conservazione. Cause
possibili di minaccia sono rappresentate dalla distruzione o dal degrado dei suoi ambienti vitali
(soprattutto per il taglio o il diradamento dei vecchi boschi e per gli incendi), dall'alterazione dei
corsi d'acqua in cui depone le larve (taglio della vegetazione riparia, inquinamento, captazioni
idriche abusive) e dalla presenza in questi di Salmonidi, che possono influire molto negativamente
sul successo riproduttivo della specie. La salamandra pezzata è inserita nell'all. III della
Convenzione di Berna e negli all. A e B della Legge Regionale toscana; è considerata "a più basso
rischio" nel Libro Rosso del W.W.F..
Specie: Rana lessonae Camerano e Rana kl. esculenta L.
Nome volgare: Rane verdi, rana esculenta
Phylum: Anfibi
Classe: Amphibia
Ordine: Salientia
Famiglia: Ranidae
Localizzazione nella Provincia di Prato: dopo il rospo comune, le "rane verdi" sono risultate gli
Anuri più frequenti e diffusi in provincia di Prato. Sono state infatti trovate in 21 quadrati U.T.M. sui
29 provinciali (72,4%); ne è comunque quasi certa la presenza anche nelle restanti aree. Sono
inoltre gli unici Anfibi che compaiono abbastanza frequentemente anche nella piana, con la sola
109
esclusione delle aree più antropizzate e inquinate. Le quote delle località delle osservazioni vanno
da 35 a 1050 m
Stato e conservazione: nonostante l'ampia diffusione, localmente alcune popolazioni hanno subito
un certo decremento nel corso degli ultimi anni. L'inquinamento oltre certi limiti e la distruzione
degli ambienti vitali sembrano le più importanti cause di minaccia. Anche l'uso di sostanze tossiche
in agricoltura e la mortalità stradale possono avere non trascurabili effetti negativi sulla
consistenza popolazionale. Le rane verdi sono comprese nell'all. III della Convenzione di Berna,
nell'all. E della Direttiva Habitat e nell'all. B1 della Legge Regionale toscana.
Specie: Bufo bufo L.
Nome volgare: Rospo comune
Phylum : Anfibi
Classe: Amphibia
Ordine: Salientia
Famiglia: Bufonidae
Localizzazione nella Provincia di Prato: si tratta di una specie largamente diffusa e comune
nell'area collinare e montana del territorio di Prato. Al presente è nota di 23 quadrati U.T.M. sui 29
provinciali (79,3%). Sembra invece essere divenuta rara e localizzata in gran parte della piana,
ove forse un tempo era abbastanza diffusa e frequente. Le quote delle località di osservazione
sono comprese fra 35 e 1075 m circaStato e conservazione: le popolazioni collinari e montane
della specie sono ancora piuttosto abbondanti, anche se un certo calo è segnalato un po' ovunque.
Quelle di pianura risultano invece spesso rarefatte o localmente estinte, soprattutto a causa
dell'inquinamento e del notevole degrado dei piccoli corsi d'acqua (fossi, gore, scoline, ...) che
attraversano questa parte del territorio, per la quasi totalità ormai inadatti alla riproduzione della
specie dal punto di vista ambientale, come del resto i principali fiumi e torrenti; notevole influenza
hanno avuto senz'altro anche la trasformazione agraria e l'espansione urbana e industriale degli
ultimi 50 anni, alla quale debbono essere fatti risalire i maggiori danni diretti e indiretti alla
preesistente situazione ecologica. Oltre all'inquinamento, al degrado e alla distruzione dei luoghi
riproduttivi, rilevanti cause di minaccia per la specie in Provincia di Prato sono costituite
dall'uccisione di esemplari da parte del traffico veicolare (notevole in certe località, soprattutto
durante i mesi primaverili e autunnali), dal massiccio uso di sostanze tossiche in agricoltura e dal
prelievo idrico abusivo dai piccoli corsi d'acqua in cui la specie depone le uova. Il rospo comune è
inserito nell'all. III della Convenzione di Berna e nell'all. B della Legge Regionale toscana.
Specie: Rana italica Dubois
Nome volgare: Rana appenninica, rana italica
Phylum: Anfibi
Classe: AmphibiaOrdine: Salientia
Famiglia: Ranidae
Localizzazione nella Provincia di Prato: la specie è abbastanza comune e localmente comune in
buona parte dei torrentelli con acque limpide e correnti della porzione collinare e medio-montana
della provincia. Manca completamente nella piana, che non mostra del resto caratteristiche
ecologiche idonee alla sua esistenza. I quadrati U.T.M. in cui è risultata presente sono 16 sui 29
provinciali (55,2%). Le quote delle località in cui questa rana è stata osservata in Provincia di Prato
sono comprese fra 55 e 860 mStato e conservazione: nonostante si tratti di una specie ancora
relativamente comune nel territorio provinciale, questa rana abita in ambienti piuttosto "fragili" e
quindi soggetti a numerose minaccie, quali l'inquinamento e l'alterazione dei corsi d'acqua in cui
abita, i disboscamenti, l'eliminazione della vegetazione riparia, gli incendi, il prelievo abusivo di
acqua. Quest'ultima pratica risulta particolarmente pericolosa per le larve durante i mesi tardoprimaverili e nella prima parte dell'estate. Una causa di minaccia di estrema gravità è poi costituita
dall'immissione di trote e altri Pesci carnivori nei torrenti e torrentelli in cui la rana appenninica vive,
dato che larve e metamorfosati restano frequentemente vittima di questi animali, con la
conseguente distruzione di intere popolazioni della specie. La rana appenninica è compresa
110
nell'all. II della Convenzione di Berna, nell'all. D della Direttiva Habitat e nell'all. A della Legge
Regionale toscana; è inoltre considerata "a più basso rischio" nel Libro Rosso del W.W.F.
Specie: Lacerta bilineata Daudin
Nome volgare: Ramarro, ramarro occidentale
Phylum: Rettili
Classe: Reptilia
Ordine: Squamata
Sottordine: Sauria
Famiglia: Lacertidae
Distribuzione in Provincia di Prato: Nel corso della ricerca la specie, per la quale non erano
disponibili dati museali o bibliografici, è stata accertata in 19 quadrati U.T.M. Sui 29 provinciali
(65,5%); ne è comunque molto probabile la presenza anche nei quadrati in cui non è stata finora
rilevata con sicurezza. Il ramarro è stato trovato un po' in tutti gli ambienti, ma soprattutto nelle
aree ecotonali cespuglieti-bosco e cespuglieti-prato; pare mancare solo nelle zone pesantemente
urbanizzate. Le quote delle località delle osservazioni sono comprese fra 35 e 1000 m circa.
Stato e conservazione: è ancora abbastanza comune o comune in buona parte del territorio
provinciale. Cause principali di minaccia sono gli incendi, il passaggio dell'agricoltura al tipo
intensivo, la distruzione di boscaglie e file di siepi, l'urbanizzazione, l'uso di prodotti tossici in
agricoltura. Da non sottovalutare anche la mortalità sulle strade in conseguenza del traffico
veicolare. Il ramarro è compreso nell'all. II della Convenzione di Berna, nell'all. D della Direttiva
Habitat (in entrambi i casi come Lacerta viridis in senso lato) e nell'all. B della Legge Regionale
toscana (in questo caso come Lacerta bilineata).
Nome volgare: Natrice dal collare, biscia dal collare, biscia d'acqua
Specie: Natrix natrix L.
Phylum: Rettili
Classe: Reptilia
Ordine: Squamata
Sottordine: Serpentes
Famiglia: Colubridae
Localizzazione nella Provincia di Prato: nel corso della ricerca questo Serpente è stato trovato in
13 quadrati U.T.M., distribuiti sia nell'area collinare sia in quella montana; di un altro quadrato era
poi noto in base a dati museali. In totale sono quindi 14 i quadrati interessati sui 29 provinciali
(48,3%). È comunque presumibile una diffusione notevolmente maggiore della specie nel territorio
provinciale, anche se l'intensa urbanizzazione della Piana e il degrado degli ambienti acquatici in
essa presenti costituiscono un importante ostacolo ecologico per la sua esistenza. Le quote delle
località di osservazione sono comprese fra 33 e 800 m circa.
Stato e conservazione: è ancora abbastanza comune nel territorio provinciale, sebbene appaia
localmente in diminuzione. Cause di minaccia principali sono la distruzione e il degrado delle aree
umide, l'inquinamento dei corsi d'acqua, la modificazione e la cementificazione delle rive e degli
alvei, il prelievo abusivo di acqua dai torrenti, la crescente urbanizzazione e gli incendi boschivi.
Anche l'uccisione diretta degli esemplari da parte dell'uomo (in quanto confusi con vipere) e quella
a séguito del traffico veicolare possono comunque incidere in maniera abbastanza negativa sulla
locale consistenza delle popolazioni. La biscia dal collare è inserita nell'all. III della Convenzione di
Berna e nell'all. B della Legge Regionale toscana.
Specie: Anguis fragilis L.
Nome volgare: Orbettino
Phylum: Rettili
Classe: Reptilia
Ordine: Squamata
Sottordine: Sauria
Famiglia: Anguidae
111
Localizzazione nella Provincia di Prato: è stato rilevato con sicurezza in 7 quadrati U.T.M. sui 29
provinciali (24,1%). Come già detto in precedenza, si tratta tuttavia di una specie con abitudini
appartate e quindi di difficile rilevamento in natura; la sua diffusione e consistenza popolazionale
risultano pertanto sicuramente sottostimate. In provincia di Prato è stato osservato fra 60 e 670 m
di quotaStato e conservazione: i dati relativi alla presenza passata di questo Sauro nel territorio
provinciale sono del tutto assenti e quindi è difficile valutare lo status e la conservazione delle
popolazioni presenti in quest'area. La specie non sembra comunque particolarmente rara e
localizzata. Le cause di minaccia, tuttavia, sono purtroppo molteplici: disboscamenti, incendi,
alterazione, trasformazione e frammentazione degli ambienti vitali, passaggio dell'agricoltura al
tipo intensivo, uso di sostanze tossiche nelle coltivazioni, urbanizzazione, uccisione diretta degli
esemplari in quanto scambiati per serpenti, ... Abbiamo inoltre più volte osservato individui adulti
investiti da autoveicoli sulle strade, soprattutto nel periodo riproduttivo. L'orbettino è inserito nell'all.
III della Convenzione di Berna e nell'all. B della Legge Regionale toscana.
112
CONSUMO DI SUOLO
- Aree urbane
- Il territorio agricolo
Il quadro conoscitivo del Regolamento urbanistico integrerà le informazioni relative all’uso del
suolo mediante la produzione di nuove informazioni.
Per quel che riguarda la misura della crescita edilizia, il nuovo quadro conoscitivo ha realizzato
una cartografia con gli edifici esistenti all’ultima foto aerea disponibile (2010) al fine di produrre una
base quanto più aggiornata possibile;
Per quanto riguardano i caratteri dei diversi ambiti urbani del comune di Vernio, è stata realizzata
una seconda cartografia relativa alle densità urbane, funzionale a individuare le pressioni urbane
sul territorio del comune.
La trasformazione degli assetti agronomici sarà un altro livello d’indagine che il quadro conoscitivo
dovrà sviluppare.
Aree urbane
Le aree urbane del comune di Vernio costituiscono una parte della conurbazione che sale da Prato
e Vaiano lungo le sponde del Bisenzio. La conurbazione forma una città lineare discontinua nella
quale i tessuti urbani si alternano a spazi di naturalità. All’interno di questo sistema l’area Urbana
di Vernio si articola con maggiore diffusione a partire dalla Strada Regionale 327 dalla quale
dipartono viabilità di collegamento verso i centri della mezzacosta (Cavarzano, Sant’Ippolito,
Sasseta...). In base ai dati Corine Land Cover 2006, le superfici urbanizzate assommano a circa
46 Ha per una popolazione complessiva di 21,347 abitanti al 31 dicembre 2009.
Il territorio agricolo
Il programma CORINE (COoRdination de l’INformation sur l’Environnement), varato dal Consiglio
delle Comunità Europee nel 1985, ha lo scopo primario di verificare dinamicamente lo stato
dell'ambiente nell'area comunitaria, al fine di orientare le politiche comuni, controllarne gli effetti,
proporre eventuali correttivi.
1990
CORINE LVL3
2006
Differenza
Poligoni
Sup (ha)
Poligoni
Sup (ha)
Diff (ha)
%
Aree a
vegetazione
boschiva e
arbustiva in
evoluzione
5
2166022
3
1486260
-679762
-31,38
Aree
industriali o
commerciali
1
402132
1
402132
0
0,00
Aree prev.
occup.da
colture
agrarie, con
spazi nat.
7
2773956
6
2503856
-270100
-9,74
113
Boschi di
conifere
3
5316914
3
5308015
-8899
-0,17
Boschi di
latifoglie
6
38709102
3
39667855
958753
2,48
Boschi misti
13
8761607
14
8761611
4
0,00
Prati stabili
1
106830
1
106829
-1
0,00
Sistemi
colturali e
particellari
permanenti
6
3722567
6
3268868
-453699
-12,19
Tessuto
urbano
discontinuo
2
1364440
3
1818139
453699
33,25
* Fonte Corine Land Cover Livello 3 (http://www.apat.gov.it/site/_contentfiles/00140800/140870_R61_2005.pdf)
Dal confronto delle classi di uso del suolo descritte dal Corine Land Cover 1990 e 2006 emerge un
trend nelle trasformazioni di uso del suolo del comune di Vernio che possono essere descritte
sinteticamente sotto:
 Le aree a vegetazione arbustiva o in evoluzione e quelle agricole in via di abbandono si
sono trasformate in bosco;
 i Sistemi colturali e particellari permanenti si sono trasformati in tessuti urbani discontinui;
 Le aree industriali e commerciali, complice anche la saturazione degli ambiti e la
stagnazione economica hanno mantenuto la dimensione;
 i prati stabili e i boschi msti sono rimasti stabili.
Dai dati emerge che il territorio di Vernio è stato soggetto a una rapida crescita urbana sulle
mezzecoste intorno ai centri maggiori, a un aumento del bosco nella parte collinare e montana.
L’avanzata del bosco nella parte alta denota sia l’abbandono dei coltivi sia l’evoluzione degli
arbustiti nel bosco.
La riduzione dei sistemi particellari complessi, che potremmo assimilare alla coltura promiscua
tipica del paesaggio toscano, viene invece “mangiata” e consumata dall’avanzare del tessuto
urbano residenziale.
Il Corine Land Cover non è tuttavia sufficiente a individuare i fenomeni di consumo di suolo, data la
scala e la metodologia di analisi; quest’analisi richiede opportune analisi spaziali e cartografiche
che riescano a individuare i trend intorno ai quali si muovono le nuove espansioni urbane.
Variazione superficie agricola
(mq) 1990-2006
-723799 mq
Variazione superficie urbanizzata
(mq) 1990-2006
453699 mq
114
IL DIMENSIONAMENTO DEL RU
- U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio
- U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta Valle
- U.T.O.E. La Conca di Montepiano
Il dimensionamento rappresenta un passaggio centrale del processo di pianificazione in quanto
definisce la futura capacità insediativa calcolata in rapporto alle potenzialità di sviluppo, indicate
dal piano stesso, ed espresse dalla collettività locale.
Il RU di Vernio individua le dimensioni massime ammissibili delle nuove funzioni da localizzare sul
territorio per i prossimi cinque anni.
Il carico massimo teorico che il territorio andrà sopportare deriva quindi dai nuovi dimensionamenti
e dalle nuove funzioni localizzate sul territorio comunale.
Tali dimensioni massime sono rappresentate dai parametri di dimensionamento esplicitati nelle
tabelle sottostanti suddivise per le tre UTOE nelle quali suddiviso il territorio comunale.
Le tabelle restituiscono i dimensionamenti articolati per:
- Residenziale (mq/Sul)
- Produttiva (mq/Sul)
- Direzionale (mq/Sul)
- Commerciale media distribuzione (mq/Sul)
- Turistico (posti letto)
Esso misura tutti gli interventi di trasformazione ovvero:
i Piani Attuativi, indicati sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “PA”;
gli Interventi Convenzionati indicati sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “IC”;
le nuove edificazioni indicate sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “ne”;
le sostituzioni edilizie indicate sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “se”;
gli aumenti volumetrici indicate sulla cartografia del RU in scala 1:2000 con “_av”.
1) U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio
Funzione
Dim. max da PS
Sul RU
Saldo residuo
residenziale e commerciale di
vicinato
38.905 mq Sul
6.684 mq Sul
32.271 mq Sul
produttiva
5.000 mq Sul
0
5.000 mq Sul
direzionale
3.000 mq Sul
1.450 mq Sul
1.550 mq Sul
commerciale media superficie
3.000 mq Sul
1.000 mq Sul
2.000 mq Sul
turistico ricettiva
100 posti letto
100 posti letto
0 posti letto
Sul RU
Saldo residuo
1366 mq Sul
1.819 mq Sul
2) U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta
Valle
Funzione
residenziale e commerciale di
vicinato
Dim. max da PS
3.185 mq Sul
115
produttiva
500 mq Sul
0
500 mq Sul
direzionale
-
-
-
commerciale di vicinato e
media superficie
-
-
-
50 posti letto
50 posti letto
0 posti letto
Sul RU
Saldo residuo
turistico ricettiva
3) U.T.O.E. La Conca di Montepiano
Funzione
Dim. max da PS
residenziale e commerciale di
vicinato
5.328 mq Sul
846 mq Sul
4.482 mq Sul
produttiva
1.500 mq Sul
0
1.500 mq Sul
direzionale
500 mq Sul
500 mq Sul
0
-
-
-
200 posti letto
200 posti letto
0 posti letto
Sul RU
Saldo residuo
commerciale di vicinato e
media superficie
turistico ricettiva
3) U.T.O.E. Totale
Funzione
Dim. max da PS
residenziale
47,418 mq/sul
8.896
38.522 mq/sul
produttiva
7.000 mq Sul
-
7.000 mq Sul
direzionale
3.500 mq Sul
2.250 mq Sul
1.550 mq Sul
commerciale di vicinato e
media superficie
3.000 mq Sul
1.000 mq Sul
2.000 mq Sul
turistico ricettiva
350 posti letto
350 posti letto
0 posti letto
La tabella del dimensionamento potrà subire modifiche tra la fase di adozione e di approvazione
del RU
116
LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI ATTESI
-
Territorio rurale e paesaggio
Territorio urbanizzato
La disciplina dell’esistente
La disciplina delle trasformazioni
Rafforzamento degli insediamenti urbani
Mobilità
Effetti socio economici e sulla salute umana
Con la Direttiva 42/2001/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo, concernente la valutazione
degli effetti di piani e programmi, viene codificata, a livello europeo, la Valutazione ambientale, uno
strumento il cui scopo è quello di determinare, durante il processo di formazione di un piano/
programma, gli effetti ambientali significativi che gli interventi previsti sono in grado di provocare
sul territorio. La stretta relazione tra valutazione ambientale e programmazione determina un
ripensamento complessivo dei modelli di pianificazione dell’azione pubblica: l’accento viene posto,
a partire da questo momento, sulla coerenza e sulla integrazione esistente tra il complesso delle
politiche e degli interventi programmati dagli enti pubblici. La valutazione degli effetti attesi nasce
sulla scorta dell’esperienza della valutazione ambientale, proponendosi di superarne il carattere
settoriale per abbracciare una impostazione analitica più ampia ed organica.
Nell’impostazione della Legge regionale e di conseguenza, in quella del PS, la valutazione assume
lo scopo di evitare o comunque di limitare il più possibile il consumo delle risorse non riproducibili e
di garantire un bilanciamento degli effetti, orientando le azioni di sviluppo. Congiuntamente a
quanto previsto per il raggiungimento degli obiettivi indicati dal piano, la valutazione garantisce il
perseguimento degli stessi mantenendo e migliorando i livelli prestazionali delle risorse e definisce
i criteri di ammissibilità delle trasformazioni territoriali.
La verifica ambientale delle condizioni e dei vincoli alla trasformabilità era già stata effettuata dalla
valutazione svolta per il PS (vedi Rapporto Ambientale allegato al presente documento di
valutazione), alla quale più propriamente deve essere affidato il controllo e la verifica di livello
strategico-territoriale, mentre al RU deve essere affidata la verifica definitiva, propria degli
strumenti operativi, degli effetti e l’applicazione delle eventuali misure di mitigazione. Le condizioni
della trasformabilità e le specifiche mitigazioni ambientali introdotte dal piano strutturale hanno già
potuto esprimere la loro efficacia per quanto introdotto nelle specifiche salvaguardie (com’è noto,
la disciplina del PS non incide direttamente sul regime della proprietà dei suoli, tranne che per le
salvaguardie, appunto), mentre attraverso la definizione del RU si andrà direttamente a prescrivere
opere e azioni direttamente relazionate agli interventi.
Per quanto riguarda la VAS degli effetti territoriali, ambientali, sociali ed economici e sulla salute
umana attesi dalle azioni previste, per ciascun tema trattato si sono evidenziate le ricadute attese
e prevedibili, derivanti dall’attuazione dell’atto di governo del territorio
In particolare poi il RU detta criteri e prescrizioni per l’uso oculato delle risorse, coerentemente agli
ultimi disposti in materia, che in sintesi riportiamo nella tabella seguente:
risorsa
Aria
Regolamento Urbanistico
Limitazione alle emissioni inquinanti, misure di compensazione
(indice di piantumazione), riduzione dell’uso dei combustibili
fossili, contenimento dell’inquinamento luminoso ed
elettromagnetico, prescrizioni in materia di acustica, utilizzo di
materiali atossici nell’edilizia e promozione delle fonti energetiche
rinnovabili
117
risorsa
Acqua
Suolo e sottosuolo
Ecosistemi
Regolamento Urbanistico
attenzione ai siti fragili (acquiferi), misure di mitigazione del rischio
a seguito degli studi idraulici, salvaguardia delle acque
sotterranee e tutela dei pozzi, prescrizioni per il minor consumo e
reimpiego (risparmio e usi differenziati, reti duali, bacini e serbatoi
di accumulo), permeabilità del suolo e riduzione dell’effetto isola di
calore urbano
attenzione alla regimazione, alla permeabilità dei suoli ed alle
buone pratiche colturali, permeabilità dei suoli, sistemi di
abbattimento dell’inquinamento idrico, prescrizioni in merito alla
rete fognaria ed alla depurazione, stabilizzazione dei versanti
collinari, prescrizioni per scavi, rinterri e volumi interrati, gestione
dei rifiuti
Tutela dei boschi, degli arbusteti e delle riserve di naturalità;
potenziamento delle reti ecologiche, indirizzi ai miglioramenti
ambientali dei PAPMAA, interventi di manutenzione, rinfoltimento
o ripristino di vegetazione (corsi d’acqua), fasce di ambientazione
delle infrastrutture, verde di connettività urbana
La valutazione degli effetti attesi si pone come strumento ex ante di supporto alla programmazione
nella formulazione di piani e programmi. Si propone di mettere in luce gli effetti di questi, non
rispetto alle proprie linee di intervento (efficacia nel raggiungere gli obiettivi di piano/programma;
ambito del monitoraggio o della valutazione ex ante settoriale), ma rispetto alle diverse politiche
regionali. La valutazione degli effetti costituisce, quindi, il momento di riscontro della potenzialità o
eventuale conflittualità degli atti della programmazione rispetto agli obiettivi proposti dall’insieme
delle politiche regionali. In sintesi si pone la questione: i diversi piani e programmi fino a che punto
rispondono alle finalità in tema di crescita, tutela dell’ambiente, salute, equilibrio territoriale,
garanzie sociali o, piuttosto, quali conflitti determinano?
L’obiettivo della valutazione degli effetti attesi è potenziare l’efficacia delle politiche nell’indurre
processi di crescita e benessere, evidenziando a monte eventuali trade-off tra sviluppo, tutela delle
risorse, salute, integrazione sociale
La valutazione degli effetti non entra nel merito delle scelte settoriali. Non esprime, dunque, giudizi
sulla validità del piano/programma rispetto a finalità proprie, oggetto della valutazione di coerenza
interna allo stesso. La valutazione degli effetti attesi costituisce un supporto conoscitivo per il
decisore, rivolto a renderlo consapevole delle interrelazioni multidimensionali con le altre politiche
regionali. Svolta in parallelo alla formulazione del piano/programma costituirà, quindi, strumento di
supporto decisionale.
Territorio rurale e paesaggio
Tra i fenomeni che erano già stati evidenziati dal PS si confermano alcuni elementi di criticità che
devono essere debitamente valutati e governati.
Il Regolamento Urbanistico si propone un nuovo “sistema di regole” che permetta da un lato di
recuperare le situazioni di degrado, subordinando gli interventi ammissibili alla rimozione delle
cause di quello e dall’altro, riconoscendo come la competitività del sistema economico sia
intimamente legata alla qualità complessiva del territorio, favorendo l’integrazione delle attività
produttive agricole con le politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio, assumendo proprio il
miglioramento complessivo dell'ambiente come criterio informatore di tutto il progetto territoriale,
da conseguirsi attraverso un insieme di azioni sulle risorse ambientali fondamentali (suolo, acqua,
aria) al fine di consentirne il processo naturale di rigenerazione.
Confrontiamo per questo, le prescrizioni del PS, relative ai sistemi territoriali di paesaggio e le
risposte date dal RU
118
PS
Regolamento Urbanistico
definire regole tipo-morfologiche per le
nuove edificazioni, per le trasformazioni
e le addizioni agli edifici esistenti, per gli
annessi agricoli, per le sistemazioni del
territorio aperto e per gli interventi
relativi alle attività integrative a quelle
agricole in considerazione degli specifici
caratteri di ciascun subsistema
Il RU recepisce integralmente i perimetri e le prescrizioni relative
ai sub sistemi di paesaggio indicati dal PS ed in particolare
approfondisce gli aspetti normativi legati agli interventi edilizi nelle
aree rurali, dove si indicano le modalità della realizzazione degli
edifici (caratteristiche tipologiche ed architettoniche) e dei
manufatti legati alla conduzione del fondo e gli interventi negli
spazi aperti, oltre a regolare le attività integrative a quelle agricole
definire le condizioni per la realizzazione Il RU procede alla classificazione delle strade, indica le azioni di
di infrastrutture e degli impianti a rete e mitigazione che devono accompagnare la realizzazione di
per il loro inserimento paesaggistico
infrastrutture, prescrive modalità di intervento per le strade minori
extraurbane (viabilità rurale)
aumentare la funzionalità dei corridoi
ecologici e la biodiversità nel territorio
Le tavole della Disciplina del Territorio: le aree extraurbane, in
scala 1:1000 riportano la rete dei corridoi ecologici rilevata e nelle
discipline dei sub sistemi di paesaggio si prescrivono, come
condizioni alle trasformazioni, nella Parte __, gli interventi a difesa
e potenziamento delle dotazioni ambientali del territorio e la sua
biodiversità
Più in particolare il RU differenzia le attività e gli interventi ammissibili e recepisce il Regolamento
di Attuazione del Titolo IV della LR 1/05, disciplinando i caratteri e la modalità di esecuzione di tutti
i manufatti ammissibili in aree extraurbane. Particolare attenzione viene posta alle discipline delle
aree di pertinenza degli edifici, intendendo per queste i resede circostanti i fabbricati, con
prescrizioni per il suolo, i locali interrati, le recinzioni, ....
Vengono stabilite regole più restrittive di quanto previsto dal PRG previgente per i cambi di
destinazione d’uso, non ammettendo di fatto attività diverse da quelle agricole e connesse e
consentendo le possibili attività integrative a precise condizioni. Al fine di evitare il proliferare di
manufatti ulteriori, per gli edifici esistenti viene prescritta la necessità di mantenere adeguati spazi
per la cura e la normale conduzione dei resede. Una attenzione particolare viene rivolta alle aree
degradate o caratterizzate da situazione di disordine edilizio si definiscono anche percorsi per la
fruizione.
Tra gli effetti attesi dal RU ci sono quelli del recupero dei beni del territorio rurali in modi appropriati
e quello di arrestare la dispersione delle attività non agricole. Il lavoro di classificazione della
schedatura e le conseguenti norme riferibili agli edifici contribuiscono a questo scopo a completare
il quadro delle nuove discipline. Il RU cerca un equilibrio anche tra le esigenze produttive e la
tutela del territorio e del paesaggio, attraverso la definizione di regole paesaggistiche e
disciplinando gli interventi nel territorio aperto, sugli edifici e sulle pertinenze degli stessi, cerca di
ridurre gli effetti negativi dell’utilizzo di caratteri e tecniche improprie in ambiente rurale.
Territorio urbanizzato
Il Regolamento Urbanistico, secondo la legge regionale 1/2005, è diviso in due parti. La prima che
si occupa della “gestione degli insediamenti esistenti” ed ha valore a tempo indeterminato o
comunque legato alla validità del piano stesso; la seconda, relativa alla trasformazione degli
assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio che ha invece valenza quinquennale. Le
previsioni inerenti quest’ultima parte pertanto decadono alla scadenza del quinquennio
dall’approvazione del Regolamento stesso (o dalla modifica che li contempla); possono essere
reiterate ma a fronte di motivazioni che dovranno essere contenute in una relazione sul
monitoraggio degli effetti, previsto dall’art. 13 della L.R. 1/05. Questa nuova organizzazione, non
solo procedurale del RU, comporta attente riflessioni in merito alle modalità attuative che il
regolamento stesso individua.
Ciò comporta di affrontare prioritariamente almeno le seguenti questioni principali:
119
1. la necessità di una ripartizione programmata nel tempo del dimensionamento previsto dal Piano
Strutturale, secondo fasi quinquennali;
2. l’opportunità di congegnare meccanismi attuativi che consentano la corretta e trasparente
selezione degli interventi da prevedere nei diversi e successivi quinquenni gestionali del RU;
3. l’utilità di individuare in modo puntuale e ponderato le aree con funzioni tali da determinare la
possibile richiesta di esproprio da parte del Comune allo scopo di evitare il ricorso alla reiterazione
onerosa del vincolo.
Il primo RU ha scelto così, anche per i motivi meglio definiti nella relazione illustrativa, di mediare
tra le richieste di continuità e quelle di innovazione, limitando comunque gli interventi di
trasformazione e privilegiando il recupero degli edifici produttivi dismessi presenti nell’ambito
urbano di Vernio.
La disciplina dell’esistente
Per definire la disciplina del patrimonio edilizio esistente in ambito urbano il RU ha proceduto
prima con una “campagna” di analisi dei documenti del Piano Strutturale e poi con la verifica o
l’approfondimento in loco attraverso sopralluoghi mirati, effettuati con il supporto di carta derivata
dall’analisi a tavolino, per ogni centro abitato.
Sono state così messe insieme tutte le indicazioni progettuali del PS sulla base dei quali, il
Regolamento Urbanistico fornisce, sia a livello di destinazioni d’uso che di interventi, le discipline.
Dopo questa prima suddivisione si sono poi estrapolati gli insediamenti specialistici, in primo luogo
gli standard (scuole, parchi pubblici, chiesa, ...), in modo da isolarli dai “tessuti” insediativi definiti.
Questo è stato utile per ricostruire una sorta di mappa della “città pubblica” per capire dove e come
eventualmente rafforzarla, in relazione anche alle espansioni prevedibili. Sui tessuti insediativi,
come peraltro già fatto dal PS, si sono riconosciuti gli ambiti con caratteristiche “ripetitive” per le
quali si può pensare ad interventi simili.
Il territorio urbano è stato così articolato in 9 tessuti urbani, ovvero:
Tessuti storici originari (TSO), che individuano i tessuti urbani di impianto precedente al 1954,
rilevati dal Volo Gai, che mantengono ancora caratteri architettonici e tipologici storici;
Tessuti storici alterati (TSA), che individuano i tessuti urbani di impianto precedente al 1954,
rilevati dal Volo Gai, che alterati negli anni successivi, hanno perso i caratteri architettonici e
tipologici storici.
Nuclei storici della produzione (NSP), ovvero le fabbriche pioniere che per prime si sono insediate
lungo il Bisenzio e che mantengono ancora i caratteri tipici dell’archeologia industriale;
Nuclei storici minori (NSM), che individuano i nuclei sparsi del territorio aperto;
Preesistenze di origine rurale (POR), che individuano gli edifici antecedenti al 1954, rilevati dal
volo Gai, che sono stati inglobati dalle espansioni urbane successive;
Insediamenti residenziali unitari (IRU), ovvero i tessuti urbani a progettazione urbanistica unitaria
derivante dalle previsioni dell’ultimo PRG e delle sue varianti a prevalente destinazione
residenziale;
Insediamenti residenziali singolari (IRS), che individuano i tessuti urbani formati da elementi
compositi, per tipologia, morfologia e caratteri architettonici, esito dello sviluppo urbano successivo
al 1954;
Insediamenti produttivi recenti (IPR), ovvero i tessuti produttivi “recenti”;
Aggiunte singolari recenti (ASR), che individuano edifici che si sono singolarmente aggiunti ai
tessuti storici.
Un altro aspetto importante che è stato considerato nell’esame dei tessuti insediativi, è quello della
densità, cioè se nelle diverse parti di cui è composto l’insediamento di Vernio, esiste lo spazio per
eventuali addizioni funzionali o volumetriche, nei casi in cui la tipologia degli edifici lo consenta.
Il RU arriva così ad identificare i tipi di intervento ammessi per ciascuna parte di tessuto o edificio
esistente all’interno degli ambiti urbani, e definisce un sistema di regole che consenta una
riqualificazione urbanistica, ambientale ed energetica degli insediamenti.
La disciplina delle trasformazioni
Le strategie del RU possono essere riassunte in pochi elementi:
120
- sostenere e favorire la coesione sociale e territoriale, privilegiando gli interventi sul
patrimonio edilizio esistente, identificando le aree e gli edifici dove la tutela è prioritaria,
sulla base di approfondite conoscenze, e le aree e gli edifici con un grado di trasformabilità
più alto, consentendone ampliamenti e ristrutturazioni.
- ridurre drasticamente gli interventi cosiddetti “di completamento” o “lottizzazione”, che
sono stati una delle falle più evidenti del vecchio strumento urbanistico, che ha consentito
la crescita di parti di città senza che venissero nel contempo realizzati le aree verdi, i
parcheggi, nonché una adeguata viabilità stradale;
- legare ad ogni interventi di espansione, regolato da piano attuativo o quantomeno da
intervento diretto convenzionato, la risoluzione di una criticità o il miglioramento delle
dotazioni urbane e territoriali, facendo ricorso alla perequazione urbanistica, per garantire
l’equità tra i proprietari e la formazione di una adeguata dotazione di patrimonio pubblico;
- dotare il territorio comunale di nuovi servizi, per persone e attività, puntando soprattutto al
riutilizzo di parti di città sottoutilizzate o mal utilizzate, per il quale prevedere nuovi spazi di
riqualificazione (residenziale e terziaria), rafforzare la fruizione turistica del territorio nella
Conca di Montepiano, e promuovere l’agricoltura in tutte le sue forme quale messa in
valore del territorio (turismo, prodotti...) e presidio ambientale.
Il primo RU cerca così di governare una fase di effettiva transizione tra il vecchio PRG e le nuove
necessità di tutela e riqualificazione. Deriva da questo la scelta di mantenere, nelle previsioni del
primo RU, interventi condizionati alla cessione di consistenti opere o aree di interesse pubblico. Si
dovrà quindi verificare, attraverso la fase di monitoraggio, quali possono essere gli effettivi
interventi che, alle nuove condizioni, possano dimostrare una effettiva fattibilità. Va detto infatti che
tutti gli interventi di trasformazione degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio,
perdono efficacia nel caso in cui alla scadenza del quinquennio di validità del RU non siano stati
approvati i piani attuativi o progetti esecutivi relativi.
Anche le previsioni relative ai servizi di interesse pubblico (gli standard urbanistici), inserite nel
Regolamento Urbanistico e non ancora di proprietà comunale o non vincolate a convenzioni tra i
privati ed il Comune, che ne regolino e ne garantiscano l’uso pubblico, scadono dopo cinque anni
dall’approvazione del Regolamento Urbanistico e la loro eventuale conferma, cioè la loro
“reiterazione”, può diventare finanziariamente onerosa per il Comune. Considerando questi aspetti,
il Regolamento Urbanistico ha ritenuto di inserire, tra le previsioni la cui attuazione prevede il
ricorso al meccanismo espropriativo, solo poche previsioni marginali, per opere che si sono
ritenute attuabili sulla base di una analisi delle condizioni di fattibilità economico-finanziaria, o altre
che invece sono state ritenute di assoluto interesse strategico per lo sviluppo equilibrato e il
superamento di condizioni di criticità negli insediamenti esistenti. Tuttavia nel RU, per il necessario
potenziamento degli spazi e delle attrezzature pubbliche, e per la tutela di particolari ambiti,
rimane prevalente il ricorso ai meccanismi perequativi, che legano agli interventi eseguirti dai
privati, la realizzazione di opere o l’acquisizione di arre di interesse pubblico.
Rafforzamento degli insediamenti urbani
Come a più riprese abbiamo evidenziato, uno degli obiettivi operativi principali è la creazione di un
nuovo equilibrio tra gli insediamenti, puntando al rafforzamento dei centri del sistema urbano lungo
il corso del Bisenzio mediante il recupero di aree già urbanizzate e interrompendo il dilagare delle
attività e degli insediamenti nel territorio aperto.
Il RU a questo proposito:
- Stabilisce un effettivo limite tra la città e la campagna mediante gli ambiti agricoli di corona
all’esterno dei centri abitati e le aree a verde privato all’interno;
- Attiva interventi di riqualificazione dell’esistente e di fatto vincolando all’inedificabilità per le attività
non agricole, il territorio rurale.
- Promuove una particolare attenzione viene rivolta alla tutela paesaggistica degli ambiti più
esposti, salvaguardando la percezione visiva dei centri collinari, individuando le addizioni urbane in
continuità con le trasformazioni recenti o con le aree di minor pregio o evidenza.
- Privilegia, compatibilmente alle reti ecologiche ed agli elementi di valore ambientale presenti, il
rafforzamento del margine urbano secondo il principio della compattezza e della minore
121
occupazione di suolo.
Gli effetti attesi dovrebbero invertire la tendenza che si è sviluppata in questi anni di una
progressiva dispersione insediativa sui versanti e intorno ai nuclei storici della montagna.
Il piano è poi accompagnato da provvedimenti e regole per il patrimonio edilizio esistente la cui
efficacia dovrebbe consentire una progressiva densificazione dei centri, aumentandone di
conseguenza le dotazioni. La disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi previste dal
piano è accompagnata da provvedimenti e regole per l’applicazione della cosiddetta
“perequazione urbanistica” (vedi più avanti la definizione proposta) che consentirà una progressiva
riqualificazione dei centri, favorendo la città pubblica,l’aumento e le dotazioni a standard.
Lungo il corso del Bisenzio sono stati promossi notevoli interventi di recupero di aree dismesse o
mal utilizzate al fine di creare nuove centralità urbane e riqualificare contesti degradati o mal
utilizzati: San Quirico verso le funzioni direzionali, Mercatale verso quelle commerciali e Terrigoli
verso quelle residenziali si connotano come centralità nuove le cui potenzialità si dovrebbero
riverberare anche agli ambiti limitrofi. La parte della città consolidata trasforma alcune sue parti, si
rinnova e si dota di una nuova immagine e di nuovi servizi, riorganizza il suo rapporto con il
Bisenzio mediante il rafforzamento dei luoghi e la creazione di nuovi spazi per la vita e la fruizione
del fiume.
Sant’Ippolito rappresenta una ulteriore centralità del comune: centro di versante cresciuto negli
ultimi anni intorno alla Pieve, è caratterizzato da espansioni prevalentemente residenziali che
gravano sulle funzioni del fondovalle; una inadeguata viabilità ha prodotto disagi e difficoltà a tutto
il sistema urbano. Il RU interviene riducendo le nuove previsioni del PRG e agendo sull’innesto
della viabilità da Sant’Ippolito con la SR 325 mediante la previsione di una rotonda che va nella
direzione di migliorare anche la sicurezza stradale.
Il ricco lavoro conoscitivo svolto consente l’attivazione di importanti politiche di rivitalizzazione,
particolarmente necessarie al capoluogo, con coerenti regole di intervento sul patrimonio
immobiliare storico orientate al recupero, per quanto possibile, dei caratteri.
Montepiano ha prevalentemente bisogno di un riordino che si attende anche con il miglioramento
dell’offerta turistica legata a nuovi servizi: Spa, piscina, nuove offerte ricettive; e con un adeguato
disegno di suolo relativo alla riqualificazione del centro storico (pavimentazioni, definizioni di nuove
aree a parcheggio, rafforzamento dell’immagine nel suo complesso) più orientato all’arredo urbano
che a veri e propri interventi del RU. Recependo le indicazioni espresse dal Piano Strutturale si
punta anche a consolidarne e accrescerne l’attrattività turistica, prevedendo lo sviluppo di nuove
attività turistiche e si auspica, alberghiere, che, visto il contesto, dovrebbero anche favorire la
presenza di servizi per la popolazione stabile.
Il RU per i centri di versante, Luciana, Sasseta, Cavarzano, oltre che alla definizione dei tessuti
urbani e l’individuazione delle funzioni urbane prevede solo modesti interventi di nuova
edificazione funzionali alla realizzazione di aree a standard anche a servizio dell’esistente.
Mobilità
Il RU, pre quanto riguarda la mobilità, più che previsioni irrealizzabili restituisce progetti relativi al
miglioramento della sicurezza stradale, con la previsione di tre nuove rotonde.
La prima è quella fra la via di Sant’Ippolito e la SR 325 che va nella direzione di ridurre
l’incidentalità automobilistica su quel tratto di strada e lo snellimento del traffico. Una ulteriore
rotonda è quella prevista nel centro di Mercatale fra la SP 104 e la SR 325: questa si va a inserire
in un intervento più ampio che è quello della realizzazione di nuovi marciapiedi e nuovi spazi per la
socialità; il terzo intervento sarà una rotonda prevista insieme alla realizzazione della nuova
struttura commerciale in sostituzione del Deposito comunale, di fronte alla nuova Caserma dei
Carabinieri.
Ulteriori interventi sulla mobilità prevedono l’esproprio di un tracciato fra via di Poggiole con via
Stefanacci funzionale al collegamento con l’insediamento di Poggiole; l’intervento è ritenuto
importante in quanto si prevede che vada ad alleggerire il traffico di attraversamento dal centro di
Mercatale.
Ulteriori interventi sono legati alla realizzazione di nuovi parcheggi nella zona della stazione
ferroviaria, del polo scolastico, nel centro di Mercatale.
122
Per quanto riguarda la fruizione pedonale e ciclabile, il RU trova le sue strategie di questi 5 anni
nella messa in valore del fiume Bisenzio. Per questo ambito, che il RU individua come verde
fluviale (Vf) deve essere previsto un piano unitario che vada a riordinare gli spazi e le funzioni
compatibilmente con le esigenze e le pericolosità del fiume e a prevedere un percorso, una spina
dorsale, per la fruizione lenta del territorio.
Tutti questi interventi, peraltro, dovranno tener conto delle esigenze collegate al transito delle linee
di trasporto pubblico e dei servizi ferroviari.
Uno dei cardini del Regolamento Urbanistico di Vernio consiste nella riqualificazione della città
esistente.
A tal fine, il Regolamento identifica altrettanti ambiti di riqualificazione, coincidenti con Zone
Residenziali a Traffico Moderato, entro le quali la rete stradale è soggetta a norme di circolazione
restrittive (limite di velocità generalizzato a 30 km/h, divieto di accesso ai mezzi pesanti non diretti
all’interno della zona), tali da garantire una tranquilla coesistenza con gli utenti deboli della strada.
La riqualificazione urbanistica dei singoli ambiti potrà avvenire anche mediante un’intensificazione
degli indici urbanistici, da ottenersi in linea di massima attraverso ampliamenti del patrimonio
edilizio esistente. Gli oneri generati dai singoli interventi potranno essere utilizzati:
 in parte, per finanziare la riqualificazione della rete primaria, interna all’abitato;
 in parte, per finanziare la riqualificazione della rete locale, collocata entro le singole Zone a
Traffico Moderato.
Nel primo caso, il meccanismo prevede la corresponsione degli oneri in forma monetaria, ed il
successivo avvio di normali procedure di realizzazione di opere pubbliche. Nel secondo, è
possibile immaginare che gli interventi di riqualificazione possano essere realizzati anche come
opere a scomputo, definite sulla base dell’abaco progettuale allegato al regolamento urbanistico.
Effetti socio economici e sulla salute umana
Il RU di Vernio, sulla base di precisi indirizzi provenienti dal PS e dagli stessi amministratori, cerca
di individuare un punto di equilibrio tra attività e risorse. Gli aspetti economici considerati ci sono
quelli relativi ai settori produttivi che sono tipicamente considerati generatori delle maggiori
pressioni ambientali, quali: il settore artigianale-industriale, il settore agricolo, il turismo. La
peculiare collocazione del comune, gli elementi di sofferenza rilevati nei suddetti settori (il turistico
a Montepiano e il tessile in vallata) e la necessità di sviluppare le attività per lo stesso presidio del
territorio suggeriscono di intraprendere una prospettiva di “trasformazione misurata” (come
abbiamo già visto). La redazione della strumentazione urbanistica una volta concluso il
procedimento di approvazione del RU, permetterà di potere influire positivamente sui fenomeni
(prevedibili e in atto), contribuendo al rilancio dell’economia generale.
Le potenzialità del rilancio economico si fondano su concrete possibilità di intervento nel settore
dello sviluppo turistico, nel settore produttivo, artigianale e industriale, nel settore commerciale, nel
settore delle attività terziarie, nelle attività del tempo libero, con la dotazione di servizi e
attrezzature di uso collettivo conformemente agli obiettivi iniziali delineati e all’approfondimento
condotto durante le varie fasi di redazione della nuova strumentazione urbanistica. Importanti
potrebbero essere gli effetti sul corpo sociale del comune, con l’introduzione di una più ricca e
articolata composizione sociale e, nel complesso, un possibile rafforzamento della coesione
sociale. L’attrazione di nuovi investimenti dovrebbe favorire il rilancio dell’occupazione e la
qualificazione della stessa.
Il miglioramento complessivo del quadro ambientale e alcune misure previste, prefigurano positivi
effetti anche sulla salute umana.
123
VALUTAZIONE SINTETICA DEGLI EFFETTI DEL RU
- Valutazione della pressione sul territorio all’interno delle Utoe definite dal PS
- Stima delle risorse potenzialmente utilizzate
- Misure di mitigazione proposte
Nella Tabella che segue il giudizio sintetico sugli effetti derivanti dall’applicazione delle NTA:
Effetti positivi
Effetti sinergici positivi
Effetti non significativi
Effetti secondari negativi
Effetti negativi
POSSIBILI EFFETTI SIGNIFICATIVI
RU
Titolo III
Titolo IV
Titolo X
Titolo XII
TitoloXIV
Titolo XV
Azioni
Ambientali
Territoriali
Discipline per i
vincoli, le tutele e
fasce di rispetto
Discipline sulla
fattibilità geologica,
sismica e idraulica
Condizioni alle
trasformazioni
Qualità degli
insediamenti
Discipline per il
territorio rurale
Discipline per la
mobilità
124
Economici
Sociali
Salute umana
VALUTAZIONE DELLA PRESSIONE SUL TERRITORIO ALL’INTERNO DELLE
UTOE DEFINITE DAL PS
Stima delle risorse potenzialmente utilizzate
Per ciascuna Utoe si è provveduto a stimare gli impatti sulle risorse nella situazione di massimo
carico, ovvero nel momento teorico nel quale tutte le quantità previste nel dimensionamento del
RU hanno trovato attuazione.
La stima delle risorse è stata effettuata adoperando i valori desunti dall’analisi dei dati emersi
durante le fasi precedenti di valutazione:
Unità di
misura
Abitanti
Modalità di calcolo*
numero
1 abitante = SUL / 25 mq per funzioni residenziali e commerciali di vicinato
1 abitante = SUL / 30 mq per funzioni direzionali
Consumi
idrici
lt/giorno
137 lt/g pro capite
RSU
kg/anno
488 kg/abitante per anno anno
Consumo
metano
domestico
m3/anno
334 m3 / abitante per anno
Consumi
elettrici
domestici
kWh/anno
Veicoli
1203 kWh / ab. per anno
Nuovi veicoli Potenziale aumento di veicoli (0,8 veicoli x ab. da Autoritratto ACI 2012) *
* - Sono stati considerati i dimensionamenti relativi alla destinazione residenziale, turistico ricettivo, direzionale.
** - computato come il numero di veicoli presenti nel Comune di Vernio / Abitanti = 0,9
Si precisa che la stima è stata effettuata solo per le superfici con destinazione residenziale,
direzionale e turistica, in quanto assimilabili tecnicamente tra loro. Le superfici con destinazioni
differenti dalle precedenti ovviamente richiedono, si pensi alle diverse produzioni del tessile,
differenti necessità; per questa ragione si è deciso di non stimare alcun apporto al bilancio
ambientale di queste destinazioni in questa fase e di rimandare la stima dell’effettivo fabbisogno/
impatto sulle risorse, in sede di presentazione dei progetti specifici.
Se poniamo come T0 i dati disponibili più aggiornati per ciascuna risorsa e con T1 il tempo di
attuazione di ciascun intervento previsto dal RU come sopra descritto, abbiamo a scala comunale i
i seguenti impatti:
Tabella degli impatti Comune
Dato iniziale (T0)
Abitanti
Consumi idrici
RSU
Dato finale (T1)
Differenza
6.010 ab.
6.430 ab.
420 ab.
383.888 mc/anno
414.084 mc/anno
30.195 mc/anno
2.932 t/anno
3.132 t/anno
172 t/anno
Consumo metano
domestico
2.007.340 mc/anno
2.114.280 mc/anno
136.940 mc/anno
Consumi elettrici
domestici
7.220 MWh
7.723MWh
493 MWh
4.808
5.091
283
Veicoli
125
La crescita sugli impatti a livello comunale, qualora tutte le previsioni del RU per il
dimensionamento residenziale e direzionale fossero attuate, è pari al 5,88%.
Le misure di mitigazione proposte si ritiene infine che possano ridurre ulteriormente i valori sopra
riportati.
Tabella degli impatti per U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio
Dato iniziale (T0)
Dato finale (T1)
Abitanti
Differenza
4.554 ab.
4.869 ab.
265 ab.
290.866 mc/anno
311.007 mc/anno
20.120 mc/anno
2.222 t/anno
2.376 t/anno
153 t/anno
Consumo metano
domestico
1.521.036 mc/anno
1.626.246 mc/anno
105.210 mc/anno
Consumi elettrici
domestici
5.478 MWh
5.857 MWh
378 MWh
3.643
3.895
253
Consumi idrici
RSU
Veicoli
Tabella degli impatti per U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta Valle
Dato iniziale (T0)
Dato finale (T1)
Abitanti
Differenza
670 ab.
727 ab.
57 ab.
42.796 mc/anno
46.437 mc/anno
3.640 mc/anno
326 t/anno
354 t/anno
27 t/anno
Consumo metano
domestico
223.780 mc/anno
242.818 mc/anno
19.038 mc/anno
Consumi elettrici
domestici
806 MWh
874 MWh
68 MWh
536
582
46
Consumi idrici
RSU
Veicoli
Tabella degli impatti per U.T.O.E. La Conca di Montepiano
Dato iniziale (T0)
Dato finale (T1)
Abitanti
Consumi idrici
RSU
Differenza
688 ab.
748 ab.
60 ab.
43.946 mc/anno
44.756 mc/anno
630 mc/anno
335 t/anno
365 t/anno
29 t/anno
Consumo metano
domestico
229.792 mc/anno
249.832 mc/anno
20.040 mc/anno
Consumi elettrici
domestici
827 MWh
899 MWh
72 MWh
550
598
48
Veicoli
Le tabelle sotto mostrano schematicamente per ciascuna Utoe, le compatibilità fra gli interventi
previsti e le risorse.
Il giudizio finale sulla sostenibilità rispetto alle risorse, è formulato come:
- Compatibile
- Compatibile a condizione " "
- Non compatibile
U.T.O.E. La Valle ed i Versanti del Bisenzio
RISORSE
aria
acqua
suolo
pericolosità geologica e idrogeologica
flora
PRESSIONE
bassa
media
bassa
alta
media
126
SOSTENIBILITÀ
compatibile
comp. con
compatibile
non comp
compatibile
fauna
sistema insediativo
paesaggio
sistemi infrastrutturali
sistemi tecnologici
U.T.O.E. Le Frazioni e i Nuclei dell’Alta Valle
RISORSE
aria
acqua
suolo
pericolosità geologica e idrogeologica
flora
fauna
sistema insediativo
paesaggio
sistemi infrastrutturali
sistemi tecnologici
U.T.O.E. La Conca di Montepiano
RISORSE
aria
acqua
suolo
pericolosità geologica e idrogeologica
flora
fauna
sistema insediativo
paesaggio
sistemi infrastrutturali
sistemi tecnologici
media
bassa
medio
alta
bassa
comp
comp
comp con
comp con
comp
PRESSIONE
media
media
media
alta
SOSTENIBILITÀ
com
comp. con
comp.
comp con
bassa
media
bassa
medio
media
media
comp
comp
comp
comp con
comp con
comp
PRESSIONE
bassa
media
bassa
alta
bassa
bassa
bassa
medio
bassa
bassa
SOSTENIBILITÀ
com
comp. con
comp.
non comp
comp
comp
comp
comp con
comp con
comp
Misure di mitigazione proposte
Si raccomanda che, in fase di implementazione e di attuazione degli interventi di trasformazione
previsti dal Regolamento Urbanistico di Sinalunga, ci si allinei alle misure di mitigazione riportate a
seguito e suddivise per ambiti ambientali.
QUALITA’ DELL’ARIA
Criticità rilevate
Misure di mitigazione proposte
Carenza di centraline
pubbliche di rilevazione
della qualità dell’aria sul
territorio comunale.
Prevedere all’implementazione del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria, in collaborazione
con ARPAT, attraverso l’utilizzo di strumentazioni fisse o mobili che permettano il rilevamento di
inquinanti.
SISTEMA IDRICO
Criticità rilevate
Misure di mitigazione proposte
127
Aumenti dei consumi idrici - Le trasformazioni che comportino incrementi dei prelievi idrici dovranno essere sottoposte alla
preventiva verifica della disponibilità della risorsa da parte del gestore; non saranno ammissibili le
trasformazioni il cui bilancio complessivo dei consumi idrici comporti il superamento delle
disponibilità reperibili o attivabili nel territorio di riferimento, a meno della contemporanea
programmazione, a livello comunale o superiore, di altri interventi di trasformazione atti a
compensare il maggior consumo idrico preventivato.
- Imporre obbligatoriamente per tutti gli interventi l’adozione di sistemi di approvvigionamento che
consentano di perseguire il massimo risparmio della risorsa ai sensi dell’art. 98 del D.Lgs 152/06. A
tal fine si raccomanda di inserire in tutte le opere (anche mediante apposite norme da inserire nel
Regolamento Urbanistico) adeguate opere per la captazione e il riutilizzo delle acque piovane a fini
igienici (per i wc) e irrigui.
- Legare l’attività di progettazione e realizzazione degli impianti idrici all’utilizzo di sistemi di
contabilità che consentano l’acquisizione di una maggiore conoscenza dei consumi idrici, con
particolare riferimento ai settori residenziale e commerciale.
- Perseguire la riduzione della quantità di acqua dispersa da tubazioni acquedottistiche, attraverso il
rinnovamento e la sostituzione di tutti i tratti affetti dal problema.
ACQUE REFLUE E DEPURAZIONE
Criticità rilevate
Misure di mitigazione proposte
Aumenti del carico
depurativo
- Mettere a punto procedure di verifica puntuale dello stato di efficienza della rete fognaria e di
risanamento dei tratti affetti da perdite.
- Prevedere, nelle zone di nuova urbanizzazione e/o infrastrutturazione, sistemi di fognatura
separata, fatto salvo giustificate motivazioni tecniche, economiche e/o ambientali. Ove le indagini
geologiche rilevino punti di vulnerabilità degli acquiferi del sottosuolo si dovranno:
1) realizzare fognature e condotte a tenuta;
2) impermeabilizzare tutte le vasche interrate tramite doppia guaina impermeabile in modo da evitare
sversamenti e contaminazione del suolo e delle acque sotterranee.
- Devono essere ritenute non ammissibili le trasformazioni che prevedano la realizzazione di
insediamenti i cui reflui non siano collettabili alla fognatura pubblica e/o non avviabili a depurazione.
Le trasformazioni che prevedano l’allacciamento di nuovi insediamenti alla rete fognaria dovranno
essere sottoposte alla preventiva verifica della compatibilità del maggior carico indotto alla residua
potenzialità del sistema di depurazione esistente. L’idoneo trattamento depurativo autonomo dovrà
essere individuato sulla base delle considerazioni di cui al punto seguente.
- In caso di insediamenti o zone non serviti da pubblica fognatura, promuovere (anche mediante
apposite norme da inserire nel Regolamento Urbanistico) il ricorso a sistemi di depurazione
autonoma di tipo naturale e comunque caratterizzati da bassi consumi energetici, ridotta necessità di
manutenzione, flessibilità nei confronti di variazioni di carico, elevati rendimenti depurativi,
incentivando il ricorso a sistemi che consentano il riutilizzo dei reflui depurati. Il sistema di
smaltimento dovrà essere altresì scelto nel rispetto delle condizioni locali di vulnerabilità dei suoli.
ENERGIA
Criticità rilevate
Misure di mitigazione proposte
Incremento dei consumi Innalzare i livelli di efficienza energetica degli impianti di illuminazione esterna, pubblici e privati
elettrici
(Allegato III P.I.E.R. Regione Toscana e "Linee Guida per la progettazione, l'esecuzione e
l'adeguamento degli impianti di illuminazione esterna" di cui alla Delibera di Giunta Regionale 27
settembre 2004 n. 962).
Diffondere nella popolazione, per sensibilizzare i cittadini e gli operatori economici, le conoscenze
necessarie per l’istallazione di impianti ad energia sostenibile e le pratiche virtuose di risparmio
energetico.
Per ciò che concerne le nuove zone commerciali e produttive, esse dovranno tendere verso una
propria autonomia energetica e, possibilmente, diventare anche produttrici di risorsa stessa tramite
l’uso di tecnologie sostenibili.
Seguire i criteri progettuali dell’architettura sostenibile nonché i dettami del documento “Linee guida
per l’edilizia sostenibile in Toscana” in tutte le tipologie d’intervento.
- Posizionare i corpi di fabbrica in modo da poter fruire al massimo della luce solare sia per
illuminazione dei vani interni che per l’utilizzo fotovoltaico.
Subordinare qualunque trasformazione che comporti un incremento dei consumi all’adozione di
idonee misure di contenimento sia di carattere gestionale che impiantistico- strutturale.
Utilizzare misure attive e passive di risparmio energetico, al fine di ottimizzare le soluzioni progettuali
per ottenere il massimo risparmio di energia per ogni intervento rispetto alle costruzioni tradizionali.
128
RIFIUTI
Criticità rilevate
Misure di mitigazione proposte
Aumento della
produzione di rifiuti
Sostenere, anche in collaborazione con i gestori dei servizi, azioni e iniziative volte ad aumentare la
coscienza e la consapevolezza della popolazione su temi relativi alla produzione di rifiuti e al loro
smaltimento.
La strutturazione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani e speciali dovrà essere verificata ed
eventualmente implementata per far fronte ai nuovi carichi previsti dal RU.
Indirizzare le attività produttive, anche attraverso la promozione e l’incentivazione dei sistemi di
certificazione ambientale e/o di accordi volontari, all’adozione di tecnologie che riducano la
produzione di rifiuti in linea con quanto previsto dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., e/o al riciclaggio degli
stessi, sia all’interno del ciclo produttivo che mediante conferimento al servizio di raccolta
differenziata.
Utilizzare negli uffici pubblici (uffici dell’A.C., Scuole, Servizi, ...) materiali derivanti da recupero così
come previsto dal Piano Regionale Rifiuti.
Potenziale incremento
dell’attività di scavo e
movimenti terra
Nell’ambito della progettazione e realizzazione degli interventi di trasformazione dovrà essere
valutata la possibilità di separare e reimpiegare in situ i materiali di rifiuto derivanti dalla
cantierizzazione edile previ idonei caratterizzazione e trattamento così come previsto dalla normativa
vigente (D.Lgs. 152/06 e s.m.i.).
SUOLO E SOTTOSUOLO
Criticità rilevate
Misure di mitigazione proposte
Eventuale presenza di
Il recupero e/o la riqualificazione di aree dismesse dovrà essere subordinato, ove necessario, a
aree di recupero
preliminari verifiche ambientali, volte ad accertare il grado di eventuale contaminazione di terreni ed
contaminate da inquinanti acquiferi e a valutare la necessità di interventi di messa in sicurezza o bonifica ambientale (D.Lgs.
152/06 e ss.mm.ii.).
Eventuali nuove
La realizzazione di parcheggi e piazze pubbliche e private deve essere attuata con modalità
occupazioni di suolo
costruttive che evitino, per quanto possibile, l’impermeabilizzazione e permettano l’infiltrazione delle
dovute al
acque nel suolo.
dimensionamento di RU
Si raccomanda inoltre, che per qualsiasi intervento da realizzarsi sul territorio comunale, siano verificate e rispettate le
prescrizioni contenute nelle Norme Tecniche di Attuazione del Regolamento Urbanistico relativamente agli studi di fattibilità
geomorfologica, idraulica e sismica eseguiti dallo studio ProGeo Associati.
129
MISURE PER IL MONITORAGGIO
Secondo quanto stabilito dal D.Lgs 152/06 e dall’art. 10 del Regolamento di attuazione 4/R dell’art.
11, comma 5, della LR 1/05, il processo di valutazione comprende la definizione di un sistema di
monitoraggio al fine di valutare il processo di attuazione delle azioni previste dal RU.
Più precisamente il monitoraggio è l’esame sistematico e costante, effettuato durante tutta la fase
della sua applicazione, dello stato di avanzamento del piano ed è orientato a verificare il grado di
attuazione e l’efficacia delle azioni programmate.
La valutazione in itinere rappresenta un momento dunque di verifica dei risultati e degli eventuali
effetti non desiderati prodotti dal piano, nonché della sua capacità di conseguire gli obiettivi
prefissati. Il sistema di monitoraggio si effettua mediante l’individuazione degli indicatori o degli
approfondimenti conoscitivi, oltre a verificare comunque almeno due fattori:
- lo stato di attuazione del RU, in relazione al dimensionamento e valutando anche quali elementi
di criticità possano essersi verificati nella gestione, se tutto si è svolto secondo le modalità previste
o se si sono invece dovute introdurre modifiche (gestionali, urbanistiche, altro);
- l’aggiornamento dei dati sull’ambiente, attraverso gli indicatori individuati e valutando le variazioni
intervenute a seguito dell’attuazione delle azioni previste.
Alla scadenza del quinquennio, secondo le disposizioni degli artt. 13 e 55 della LR 1/05, deve
essere redatta una apposita relazione sugli effetti territoriali, ambientali e socio economici e sulla
salute umana avuti a seguito delle azioni indotte dal piano.
Per il territorio di Vernio si rende necessario svolgere una prima selezione degli indicatori già al
momento dell’entrata in vigore del Regolamento Urbanistico, in parte per avere un primo
riferimento indicativo ed in parte per poter disporre dei dati di partenza per una verifica successiva.
Effetti attesi
indicatori
Contenimento del consumo di suolo
Nuova occupazione dei suoli
inedificati
Recupero di immobili abbandonati o
sottoutilizzati
Superfici aree protette, aree
boscate...
Esondazioni, realizzazione opere di
mitigazione, ...
Frane, realizzazione opere di
mitigazione, mq aree a rischio
Variazione intensità di sfruttamento
Riuso del patrimonio edilizio
Potenziamento delle reti ecologiche
Riduzione del rischio idraulico
Salvaguardi a rischio idrogeologico
Tutela della risorsa idrica
2013
Tutela e valorizzazione del territorio Variazioni uso del suolo, cambio di
agricolo
destinazione d’uso di immobili ex
rurali
Tutela e valorizzazione del paesaggio
mq ripristini e riqualificazione
paesaggistica, superamento di
condizioni di degrado, grado di
utilizzo del patrimonio storico, grado
di fruibilità delle risorse culturali
130
2017
Efficienza delle reti infrastrutturali
Interventi sulle reti, grado di
utilizzazione dei sistemi di trasporto
pubblico,
Riequilibrio insediativo
Dati sulla distribuzione della
popolazione e delle attività
Aumento della qualità urbana
Dotazioni a standard, numero di
edifici ad alta efficienza energetica,
potenziamento degli spazi verdi e
aumento (mq) degli spazi alberati
Miglioramento dello spazio pubblico
Creazione e riqualificazione di spazi
pubblici
Aumento della sicurezza e dell’efficienza Numero di incidenti, tempi di
del sistema stradale
percorrenza, numero di autoveicoli
Valorizzazione degli itinerari e creazioni di Sentieri riattivati e km di piste ciclabili
reti lente
Migliore offerta commerciale
Numero e qualità delle attività
commerciali
Valorizzazione e qualificazione offerta Dati su arrivi e permanenze e sui
turistica
flussi turistici in generale
Offerta di servizi qualificati
Dati su attività di innovazione e di
servizio alla persona e alle imprese
Valorizzazione culturale
Dati sulla domanda di cultura e di
sport
Differenziazione economica
Imprese artigianali, prodotti evoluti,
posti di lavoro settore secondario
Coesione sociale
Presenza associativa, realizzazione
edilizia sociale
131
STUDIO DI INCIDENZA
SIR Appennino Pratese
(IT5150003)
Dott.ssa Serena Maccelli
Novembre 2013
1
INDICE
INTRODUZIONE..................................................................................................................3
QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO.........................................................................3
ASPETTI METODOLOGICI..................................................................................................5
DESCRIZIONE IN SINTESI DEL PROGETTO …................................................................5
DESCRIZIONE DEL SITO SIR “Appennino pratese”........................................................7
Habitat di interesse...............................................................................................................9
Fauna diinteresse ................................................................................................................9
Flora diinteresse.................................................................................................................12
INCIDENZA DEL PROGETTO...........................................................................................13
2
INTRODUZIONE
La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario
sottoporre qualsiasi piano che possa avere incidenze significative su un sito o proposto
sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e
tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso.
Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva “Habitat”
(92/43/CEE) e si configura come un procedimento di carattere preventivo per
l’identificazione, la quantificazione e l’esame dei potenziali impatti su habitat naturali e
seminaturali e sulle specie di flora e fauna presenti nei siti protetti. L’analisi degli impatti,
pur essendo finalizzata ad una valutazione degli effetti su “specie” ed “habitat”, deve far
riferimento al sistema ambientale nel suo complesso, considerando le componenti
abiotiche, biotiche e le connessioni ecologiche.
Le interferenze debbono tenere conto della qualità, della capacità di rigenerazione delle
risorse naturali e della capacità di carico dell’ambiente naturale. Si intraprende tale
procedura in base alla certezza, o solo alla probabilità d’incidenze significative, derivanti
sia da piani o progetti situati all’interno di un sito protetto, sia da quelli che, sebbene si
sviluppino all'esterno, possano comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei
valori naturali tutelati nel sito.
La Valutazione d’incidenza costituisce uno strumento per garantire, dal punto di vista
procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione
soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio compatibilmente
con gli obbiettivi di tutela dei siti protetti.
La presente relazione di incidenza viene redatta come allegato al Regolamento
Urbanistico del Comune di Vernio per gli interventi programmati sul territorio che
potrebbero avere un impatto diretto o indiretto sull'ambiente del Sito di Importanza
Regionale n°39 denominato “Appennino Pratese”, il quale coincide per metà della sua
superficie con l'area naturale protetta d'interesse Locale (ANPIL) dell'Alto Carigiola e
Monte delle Scalette.
QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO
L’Unione Europea nel 1992 “considerando che la salvaguardia, la protezione e il
miglioramento della qualità dell’ambiente, compresa la conservazione degli habitat naturali
e della flora e della fauna selvatiche costituiscono un obiettivo essenziale di interesse
generale perseguito dalla Comunità”, ha adottato la Direttiva 92/43/CEE, definita “Direttiva
Habitat” allo scopo principale di promuovere e mantenere la biodiversità di habitat e specie
vegetali e animali all’interno dei Pesi Membri.
Con lo stesso scopo l’Unione Europea aveva già adottato la direttiva 79/409/CEE, definita
“Direttiva Uccelli” e recentemente sostituita dalla 2009/147/CE concernente la
conservazione degli uccelli selvatici.
L'adozione di queste due direttive da parte degli stati mebri ha portato alla istituzione di
una rete ecologica di Zone Speciali di Conservazione (ZSC), denominata Rete Natura
2000.
La costituzione di una rete assicura la continuità degli spostamenti migratori, dei flussi
genetici delle varie specie e garantisce la vitalità a lungo termine degli habitat naturali.
Per Rete Natura 2000 si intende un sistema coordinato e coerente di aree destinate alla
conservazione della biodiversità, ovvero i siti SIC (siti di importanza comunitaria) e le ZPS
(zone di protezione speciale), collegati tra loro da corridoi ecologici. I siti della Rete
3
vengono individuati sulla base della presenza al loro interno di particolari habitat e di
specie di flora e di fauna di grande interesse conservazionistico e particolarmente
vulnerabili.
Le due direttive prevedono che gli Stati membri adottino le opportune misure di
conservazione per evitare nelle ZSC il degrado degli habitat naturali e degli habitat di
specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella
misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per il
perseguimento degli obiettivi previsti. Le misure di conservazione costituiscono l’insieme di
tutte le misure necessarie per mantenere o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni
di specie di fauna e di flora selvatiche in uno stato di conservazione soddisfacente.
Inoltre la direttiva Habitat prevede (art. 6 , par. 2) misure di salvaguardia adottate dagli
Stati membri “per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado degli habitat di
specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate nella
misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto
riguarda gli obiettivi” della stessa Direttiva. Introducendo così la necessità di valutazione di
qualsiasi piano o progetto che possa incidere negativamente sullo stato di conservazione
dei siti.
La “direttiva Habitat” è stata recepita nell’ordinamento giuridico italiano con il D.P.R.
357/97 “Regolamento recante attuazione della Dir 92/43/CEE relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”,
modificato e integrato dal D.P.R. N° 120/2003.
Il recipimento ha introdotto l'obbligatorietà della procedura per la Valutazione di Incidenza
per ogni piano, progetto o attività con incidenza significativa e ha specificato il ruolo di
Regioni e Province Autonome nella costruzione e gestione della rete Natura 2000.
A livello regionale, la Direttiva è stata recepita con L.R. 56/00, una legge per la tutela della
biodiversità riconoscendo il ruolo strategico dei siti di importanza comunitaria, nazionale e
regionale. Nell’ambito di tale legge sono state individuate nuove tipologie di habitat e
nuove specie, considerate di elevato interesse regionale, non comprese negli allegati delle
direttive comunitarie. In tale contesto le diverse tipologie di siti (pSIC, ZPS, SIR, SIN) sono
state complessivamente classificate quali Siti di Importanza Regionale (SIR).
Con il termine Siti di Importanza Regionale si indicano pertanto i siti classificati come di
Importanza Comunitaria (pSIC), le Zone di Protezione Speciale (ZPS) ed il sistema di Siti
di Interesse Regionale e di Interesse Nazionale. Tale legge estende a tutti i Siti di
Importanza Regionale le norme di cui al DPR 357/97 e successive modifiche.
A norma della legge 56/00, gli atti della pianificazione territoriale, urbanistica e di settore,
non direttamente connessi o necessari alla gestione dei siti, per i quali sia prevista la
valutazione integrata ai sensi della L.R. 1/2005, qualora siano suscettibili di produrre effetti
su siti o geotipi di importanza regionale, devono contenere, ai fini dell'effettuazione della
valutazione d'incidenza, apposita relazione di incidenza per l'individuazione dei principali
effetti che possono essere determinati sul sito o sul geotipo interessati, tenuto conto degli
obiettivi di conservazione degli stessi.
La valutazione di incidenza costituisce dunque una procedura obbligatoria per tutti i piani,
programmi ed interventi non specificatamente rivolti al mantenimento in stato di
conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nei siti di importanza
regionale, di cui alla l.r. 56/2000, ma che possono avere incidenze significative sui siti della
Rete Natura 2000.
4
METODOLOGIA DI ANLISI ADOTTATA
La procedura della valutazione di incidenza deve fornire una documentazione utile a
individuare e valutare i principali effetti diretti o indiretti, a lungo o a breve termine, che il
piano/progetto (o intervento) può avere sul sito Natura 2000, tenuto conto degli obiettivi di
conservazione del medesimo.
I più recenti riferimenti metodologici per la realizzazione degli studi di incidenza sono ben
delineati nel documento “Valutazione dei piani e dei progetti che possono avere incidenze
significative sui siti Natura 2000 - Guida metodologica alle indicazioni dell’art. 6 comma 3
e 4 della direttiva Habitat” (Commissione Europea, DG Ambiente, 2002).
La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione prevede un percorso
di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali:
1- Screening: processo che identifica le possibili incidenze su un sito Natura 2000 di un
piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e che porta
alla decisione di procedere alla valutazione d’incidenza qualora tali incidenze risultino
significative in relazione agli obiettivi di conservazione del sito.
2- Valutazione appropriata: analisi dell’incidenza sull’integrità del sito Natura 2000 del
piano o del progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto
della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione e
l’individuazione di eventuali misure di mitigazione.
3- Valutazione delle soluzioni alternative: processo che esamina modi alternativi di
raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano evitando incidenze negative sull’integrità
del sito natura 2000.
4- Valutazione di misure di compensazione: qualora non esistano soluzioni alternative e
nei casi in cui, per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, e’ necessario che il
progetto o il piano vengano comunque realizzati, devono essere individuate azioni in
grado di bilanciare in modo proporzionato le incidenze negative previste.
DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO
Principi generali del Regolamento Urbano (RU)
Il RU del Comune di Vernio disciplina gli interventi e le trasformazioni ammissibili per l’intero territorio comunale, in rispetto e coerenza con i principi elencati nel Piano Strutturale
(PS) riassunti nella Relazione generale del piano e nelle Norme tecniche di attuazione in
precisi orientamenti strategici e indirizzi urbanistici.
Il PS , riconosce per il Comune di Vernio due sistemi territoriali: il sistema territoriale di
Vernio ed il sistema territoriale di Montepiano, definiti sulla base della sintesi tra caratteristiche fisico-morfologiche dei luoghi, attività che vi si svolgono, caratteri generali degli insediamenti e delle loro relazioni e quindi, principalmente, connotazioni di paesaggio.
Una ulteriore divisione del territorio corrisponde alle unità territoriali organiche elementari.
Le UTOE (unità territoriali orgnaiche elementari) previste dalla legge regionale toscana,
contribuiscono alla definizione degli indirizzi e dei parametri da rispettare nella parte
gestionale del piano, ovvero nel Regolamento Urbanistico.
Per il Comune di Vernio sono così suddivise: l’UTOE 1 - La valle ed i versanti del Bisenzio, l'UTOE 2 - Le frazioni ed i nuclei dellʼalta valle, UTOE 3 - La conca di Montepiano.
5
Il SIR oggetto di studio ricade all'interno del sistema territoriale di Montepiano e delle
UTOE 2 e 3. Gli obiettivi generali individuati per il sistema territoriale di Montepiano sono
in linea con i principi conzervazionistici della rete Natura 2000, infatti tendono a dare
importanza alla tutela della biodiversità, alla salvaguardia del paesaggio, alla
conservazione e al recupero di importanti habitat come le praterie di crinale, la
valorizzazione delle risorse culturali e simboliche e lo sviluppo di politiche sostenibili ed
ecologicamente compatibili.
In particolare nelle due UTOE di pertinenza del SIR gli obiettivi definiti non prevedono
opere di grande impatto ambientale che possano avere degli effeti negativi sul sito, sono
previste infatti solo contenute addizioni funzionali residenziali, strettamente correlate ad
interventi di effettiva riqualificazione degli insediamenti esistenti, là dove questi presentano
situazioni di degrado o carenze funzionali o deficit degli standard, su nuovi fronti di
costruito per quanto riguarda l'UTOE 2.
Nell'UTOE 3 sono previsti invece delle addizioni funzionali residenziali, strettamente
correlate ad interventi di effettiva riqualificazione degli insediamenti esistenti, evitando
zone di degrado paesaggistio e la costruzione di nuovi agglomerati e mantenendo e
salvaguardando i varchi tra gli insediamenti.
Il RU prevede inoltre per il nucleo della Badia più vicino all'area SIR, una disciplina di
tutela e recupero paesaggistico che escluda ogni nuova edificazione, ma consenta solo
degli interventi di riqualificazione degli insediamenti esistenti in un ottica di recupero delle
pertinenze storiche.
Fig. 1 Area urbana di Montepiano
6
DESCRIZIONE DEL SITO
Il sito “Appennino Pratese” si estende per 4191 ettari, nei Comuni di Vernio e Cantagallo,
in Provincia di Prato ed è collocato in corrispondenza del confine provinciale con l'EmiliaRomagna a Nord e con la Provincia di Pistoia a ovest. Il SIR inoltre confina con il SIC-SIR
Tre Limentre Reno e il SIC-SIR Laghi di Suviana e Brasimone.
Fig.2 Estensione Sir Appennino pratese
La parte più a Nord dell'area Natura 2000 oggetto di studio, coincide pienamente con
l'ANPIL Alto Carigiola e Monte delle Scalette e nella parte sud con la Riserva Naturale
Provinciale Acquerino – Cantagallo.
Si tratta di una vasta area appenninica caratterizzata da una morfologia accidentata, con
acclivi versanti montani e un elevata copertura forestale, a dominanza di latifoglie,
interrotta in quota da prati-pascoli in parte riconquistati da coperture arbustive, con scarso
disturbo antropico,
L'area è segnata da valli profondamente incise da un fitto reticolo idrografico che dà
origine al torrente Carigiola, dove si rilevano cascate e letti torrentizi suborizzontali molto
suggestivi e di particolare interesse paesaggistico. Nella parte nord dell'area si riscontra
invece un paesaggio alpestre con la presenza di praterie e imponenti affioramenti rocciosi,
derivati dall'erosione selettiva esercitata dalle acque correnti superficiali sui litotipi argillosi
e arenacei.
La continuità e lo scarso disturbo antropico della matrice forestale costituisce uno degli
elementi di maggiore interesse del sito, assieme alla presenza di numerosi habitat forestali
di interesse comunitario (formazioni di Tilio-Acerion) e all'ottimo stato di conservazione di
alcuni corsi d'acqua in particolare il Torrente Limentra di Treppio, il Torrente Carigiola, il
Fosso Trogola, il Rio Canvella e l'alto corso del Torrente Setta e del Fiume Bisenzio, che
presentano un elevata qualità delle acque, con presenza di fauna acquatica rara e di
interesse (ad es. il crostaceo Austropotamobius pallipes ed i pesci Cottus gobio,
Leuciscus suffia, e la Salamandrina terdigitata).
7
Le principali minacce di conservazione così come riportato dalla scheda desctittiva di
Natura 2000 possono derivare da modifiche della gestione forestaele, dalla riduzione delle
aree aperte per abbandono e dalla immissione di specie ittiche nei torrenti.
Fig. 3 – Affioramenti rocciosi del Monte delle scalette
Fig. 4 – La profonda valle del torrente Carigiola
8
Il sito è interessato, inoltre, dal progetto LIFE natura “sci d'acqua”, promosso dalla
provincia di Prato, volto al miglioramento dello stato di conservazione di alcune specie
faunistiche legate ad ambienti acquatici, aree umide e corsi d’acqua, attraverso azioni
mirate a ridurre le minacce che gravano su tali specie e ad accrescere le dimensioni e la
vitalità delle popolazioni (Progetto life 07 NAT/IT/433).
Nei sottoparagrafi che seguono si riportano le notizie realtive alla scheda descrittiva natura
2000. Essendo un nuovo SIR (DCR n.80/2009) non è possibile accedere ai dati delle
schede dettagliate contenute nel DGR 644/04 per tutti i SIR.
Descrizione habitat
Gli habitat di interesse conservazionistico presenti nel SIR, sono quelli segnalati nella
scheda descrittiva della Rete Natura 2000:
9110 - Faggete oligotrofiche e acidofile (Luzulo-Fagetum).
9260 – Castagneti.
91E0* - Boschi di palude e ripari a ontano.
9210* - Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex.
9180* - Boschi misti di latifoglie mesofile dei macereti e dei valloni su substrato calcareo
(Tilio- Acerion).
92A0 - Boschi ripari a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P. nigra.
6520 - Praterie magre da fieno del piano montano e subalpino.
6210*- Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato
calcareo (Festuco-brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee).
8220 -Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica.
6110* - Creste e versanti con formazioni discontinue semirupestri di suffrutici, suffrutici
succulenti e erbe perenni (Alysso alyssoidis - Sedion albi).
Code
Cover (ha)
Representati Relative
vity
surface
Conservatio Global
n
6110
0,42
C
C
B
C
6210
0,84
D
6520
1,68
B
C
B
B
8220
0,42
D
9110
419,1
B
C
B
B
9180
5,87
B
C
B
B
91E0
24,31
B
C
B
B
9210
17,18
B
C
B
B
9260
419,1
B
C
B
B
92A0
2,1
B
C
B
B
Representativity (A: rappresentatività eccellente; B: buona rappresentatività; C: rappresentatività significativa; D:
presenza non significativa), Relative surface (sito/Italia) % (A: 100 > = p > 15%; B: 15 > = p > 2%; C: 2 > = p > 0%),
Grado di Conservation (A: conservazione eccellente; B: buona conservazione; C: conservazione media o ridotta),
Global (A: valore eccellente; B: valore buono; C: valore significativo). Il segno ‘*’ indica i tipi di habitat prioritari.
Descrizione Fauna
Il SIR Appennino Pratese fa parte dell'areale di distribuzione della popolazione di cervo
dell'Acquerino, al quale si affiancano gli altri grandi ungulati (cinghiale, capriolo).
9
Da alcuni anni ormai è anche accertata la presenza del lupo italico dell'Appennino.
Nell'area è presente una ricca e interessante avifauna costituita da 15 specie di interesse
comunitario. Le specie acquatiche tutelate presenti nel territorio sono rappresentate
principalmente dalla Salamandra pezzata (Salamandra Salamandra) e dalla salamandrina
dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), divenuta anche il simbolo dell'ANPIL Alto carigiola
e Monte delle Scalette), tra gli anfibi, dallo scazzone (Cottus gobio) e dal vairone
(Leuciscus souffia), tra i pesci, e dal gambero italico (Austropotamobius italicus), tra i
crostacei.
Di seguito l'elenco delle specie segnalate nella scheda natura 2000 della direttiva
2009/147/CE ed elencati nell'allegato II della direttiva 92/43/CEE:
Mammals
Species
Site assessment
Population
Scientific Name
Common
Name
T
Cat
Pop.
Con.
Iso.
Glob.
Canis lupus
Lupo
p
P
C
B
C
B
Rhinolophus
hipposideros
Ferro di cavallo
minore
p
P
C
B
C
B
Birds
Species
Population
Site assessment
Scientific
Name
Common Name
T
Cat.
Pop.
Con.
Iso.
Glob.
Caprimulgus
europaeus
Succiacapre
r
P
C
B
C
B
Cinclus
Cinclus
Merlo acquaiolo
p
P
CT
A
C
B
Dendrocopos
major
Picchio rosso
maggiore
p
P
C
B
C
B
Dendrocopos
minor
Picchio rosso
minore
p
P
C
B
C
B
Emberiza cia
Zigolo muciatto
p
R
Falco
tinnunculus
Gheppio
p
R
B
C
B
C
B
C
B
Jinx torquilla
Torcicollo
r
P
C
Lanius
collurio
Averla piccola
1-5 r
P
D
Lullula
arborea
Tottavilla
1-5 r
Pernis
apivorus
Falco pecchiaiolo
r
P
C
B
C
B
Phoenicurus
phoenicurius
Codirosso
r
P
C
B
C
B
Picus viridis
Picchio verde
p
P
C
B
C
B
Ptyonoprogn
e rupestris
Rondine montana
1-5 r
P
C
B
C
B
Pyrrhula
pyrrhula
Ciuffolotto
europeo
p
P
C
B
C
B
Sitta
europaea
Picchio muratore
p
P
C
B
C
B
10
Fish
Species
Population
Scientific
Name
Common Name
T
Cottus gobio
Scazzone
Leuciscus
souffia
Vairone
Padogobius
nigra
Ghiozzo
Site assessment
Cat.
Pop.
Con.
Iso.
Glob.
p
R
C
A
C
B
p
C
C
A
C
B
p
R
C
A
C
B
Amphibians
Species
Population
Site assessment
Scientific
Name
Common Name
T
Cat.
Pop.
Con.
Iso.
Glob.
Salamandrina
perspicillata
Salamandrina
dagli occhiali
p
P
C
B
C
B
Type (T.): p = permanent, r = reproducing, c = concentration, w = wintering (for plant and non-migratory
species use permanent).
Abundance categories (Cat.): C = common, R = rare, V = very rare, P = present - to fill if data are
deficient (DD) or in addition to population size information.
Fig. 5 Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata)
Fig. 6 – Scazzone (Cottus Gobio)
11
Descrizione flora
L'area è ricoperta da boschi di latifoglie: il castagno, il cerro e il carpino nero sono le
essenze più rappresentative delle zone più elevate, caratterizzate da un particolare
microclima che si è creato nei versanti esposti a sud.
Lungo le strette vallate più fresche si trovano invece specie come il faggio, l'acero, il
carpino bianco e più raramente tiglio e tasso.
Lungo i corsi d'acqua sono comuni il salice viminale, l'ontano nero e il nocciolo. Il
sottobosco a erbe alte è caratteristico di terreni profondi. Alle quote più alte, in particolare
sul Monte delle Scalette, si trovano praterie di tipo sub-steppico.
Di seguito l'elenco delle specie descritte nella scheda natura 2000 del sito che non riporta
la presenza di specie di piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
Plants
Species
Population
Motivation
Species annex
IV
Other categories
Scientific Name
Cat.
V
A
B
C
D
Arisarium
proboscideum
C
X
Asarum europaeum
R
X
Dictamnus albus
V
X
Digitali lutea subsp.
australis
C
X
Erysarium
pseudorhaeticum
C
X
Galanthus nivalis
R
Gentiana
asclepiadea
R
X
Gentiana cruciata
R
X
Glyceria fluitans
R
X
Gymnocarpium
dryopteris
R
X
Herniaria glabra
R
X
XIlex aquifolium
R
X
Listera ovata
C
X
Murbeckiella zanonii
C
Myootis discolor
R
X
Orchis provincialis
R
X
Platanthera clorantha
C
X
Polygala flavescens
C
X
Pulmonaria picta
C
X
Ribes uva-crispa
R
X
Salix apenina
C
X
Salvia pratensis
C
X
Sesleria argentea
R
X
X
X
12
Taxus baccata
R
X
Thlaspi alpestre ssp.
alpestre
R
X
Tilia cordata
R
X
Cat.: Abundance categories: C = common, R = rare, V = very rare, P = present
Motivation categories: IV, V: Annex Species (Habitats Directive), A: National Red List data; B:
Endemics; C: International Conventions; D: other reasons
Fig. 7– Erba cornacchia (Murbeckiella zanonii)
INCIDENZA DEL PROGETTO
Valutati i principi generali del piano sturtturale, gli obiettivi previsti dal regolamento
urbanistico e lo stato di conservazione del sito stesso, la fase di screening può essere
conclusa affermando che non si possono stimare potenziali impatti negativi provocati dalle
scelte del RU.
Nessuna delle scelte evidenziate nel RU incide negativamente su sito della Rete Natura
2000 in quanto gli interventi previsti rispondono ad alcuni principi base quali: protezione e
valorizzazione dellʼambiente naturale e delle tradizioni locali attraverso la tutela e
l’accrescimento del patrimonio ambientale, territoriale e del paesaggio; creazione di una
nuova immagine territoriale del comune di Vernio come "territorio verde"; valutazione di
ogni trasformazione attraverso le emissioni, la disponibilità della risorse, la capacità di
riequilibrio di contesti paesaggistici degradati e delle aree ad elevato rischio idraulico; il
rafforzamento e il mantenimento della rete ecologica, in particolare.
Dal Regolamento Urbanistico, come descritto nei paragrafi precedenti, si evince
un'attenzione particolare rivolta al miglioramento ambientale, alla salvaguardia del
paesaggio e al recupero di edifici già esistenti, senza dare spazio a nuove costruzioni.
Nelle immediate vicnanze del SIR non sussistono zone di interesse urbanistico che
prevedono interventi descritti nel RU; solamente all'interno dell'UTOE 3 in località “La
Badia” sono previste opere di riqualificazione edilizia, ma che non compotano modifiche
sostanziali all'assetto storico degli edifici e che pertanto non potranno determinare
13
incidenze significative sul sito e gli habitat stessi.
Tuttavia, anche se le azioni previste dal RU non pregiudicano l'integrità del sito e gli
obiettivi generali sono in linea con i principi generali di tutela ambientale, per garantire
l'elevato stato di naturalità e la conservazione degli habitat, della flora e della fauna di
interesse comunitario del sito, si dovrà tenere conto nella redazione di piani complessi e di
governo del territorio dell'importanza del sito “appennino pratese” in relazione anche con
gli altri siti Natura 2000, per non compromettere l'efficenza della rete ecologica.
Visto la non significatività di incidenza sul SIR “Appennino Pratese” da parte del
Regolamento Urbanistico, il presente sutdio di incidenza si conclude con la fase di
screening non ritenendo opportuno proseguire con le successive fasi come delineato nel
documento “Valutazione dei piani e dei progetti che possono avere incidenze significative
sui siti Natura 2000 - Guida metodologica alle indicazioni dell’art. 6 comma 3 e 4 della
direttiva Habitat” (Commissione Europea, DG Ambiente, 2002).
14