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MEDICINA DI GENERE
Notizie al femminile
di Monica Faganello, farmacista
Uomini e donne rispondono ai farmaci in maniera differente,
hanno un sistema immunitario che non reagisce nel medesimo modo agli stimoli esterni e sono soggetti in misura diversa
all’insorgenza di determinate patologie.
La medicina di genere, prima ancora di essere una scienza, è quindi una forma di sensibilità che si contrappone
a una ricerca scientifica da sempre abituata a pensare alla donna come a un “piccolo uomo”.
Questa rubrica si propone di fornire le notizie più importanti riguardanti la salute e il benessere femminile;
si farà riferimento ai temi trattati nelle più recenti conferenze stampa, alle iniziative di genere, alle campagne medico-informative,
alle nuove ricerche, ai farmaci, ai trattamenti e ai centri di elezione per la cura delle patologie femminili.
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MEDICINA DI GENERE
CANCRO AL SENO: EFFETTO JOLIE
La scelta dell’attrice americana di sottoporsi a mastectomia per ridurre
il rischio di sviluppare un cancro al seno ha scatenato un terremoto non
solo tra gli oncologhi ma anche tra i chirurghi estetici.
D
opo la rivelazione mediatica di Angelina Jolie, i
centralini di ospedali e studi medici sono stati investiti da un flusso inarrestabile ed esponenziale di
richieste di chiarimenti per interventi di asportazione delle ghiandole mammarie, per paura del cancro,
e plastica immediata. Se già in precedenza la Società
Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) si era espressa negativamente sull’argomento bocciando la scelta
della star americana, ora l’AICPE lancia un vero e proprio allarme, denunciando un notevole aumentato
del numero di pazienti che si recano dai chirurghi
plastici italiani per chiedere informazioni su questo
tipo d'intervento. Il così detto “effetto Jolie” si può e
si deve evitare. Come? E’ necessario che gli operatori
sanitari spieghino alle donne che questo tipo d’intervento è consigliabile solo in casi particolari, casi che
devono essere individuati dall’oncologo e dal senologo. Inoltre, è bene anche informare che il risultato
estetico finale non è dei migliori. “Sull'onda emotiva della doppia mastectomia preventiva di Angelina
Jolie, sempre più pazienti chiedono informazioni ai
chirurghi plastici per questa operazione”, ha spiegato Giovanni Botti, presidente di AICPE (Associazione
Italiana di Chirurgia Plastica Estetica). “In realtà i casi
che presentano un'indicazione reale per tale intervento sono molti meno di quanto si creda, quindi è
bene che le pazienti siano realmente informate sulla
necessità di sottoporsi a un'operazione”. L'adenectomia o mastectomia sottocutanea “dal punto di vista
tecnico consiste in un'incisione attorno all'areola o
nella piega sottomammaria, seguita dalla rimozione della ghiandola, che rappresenta la sede più frequente di cancro nella mammella. Una volta asportata la ghiandola, è necessario riempire la mammella
con una protesi”, ha spiegato Giovanni Botti. Da un
punto di vista estetico, il risultato finale in genere è
piuttosto scadente: “Alla scomparsa del gonfiore postoperatorio, essendo stata asportata la ghiandola, il
volume del seno è costituito soltanto dalla protesi,
che in genere è posta dietro al muscolo pettorale.
Quest'ultimo però normalmente è troppo sottile per
coprirla e nasconderla adeguatamente. Il rischio d’irregolarità e di visibilità della protesi è frequente e il
risultato estetico è spesso discutibile”, ha spiegato il
medico. E’ molto importante che gli operatori sanitari frenino questi allarmismi mediatici spiegando alle
donne che la chirurgia preventiva non può risolvere
ogni problema, che deve essere limitata a casi clinici molto particolari e che accurati controlli periodici
sono in grado di garantire precocemente la scoperta di un’eventuale lesione cancerogena che, trattata
opportunamente, garantisce ottimi risultati.
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MEDICINA DI GENERE notizie al femminile
ENDOMETRIOSI: ARRIVA LA PRIMA TERAPIA SPECIFICA
Da maggio è disponibile nel nostro Paese una
cura a base di dienogest,
l’unico progestinico orale in commercio con
l’indicazione al trattamento
dell’endometriosi, efficace, con alta tollerabilità
e lievi effetti collaterali.
L
’endometriosi è una malattia giovane, poiché colpisce maggiormente le donne tra i venticinque e
i trentaquattro anni, e fortemente invalidante: otto
volte su dieci le donne affette hanno difficoltà a continuare la vita lavorativa, nella maggior parte dei
casi si scontrano con problemi relazionali, soffrono
d’insonnia e i loro rapporti sessuali sono quasi impossibili. Il disturbo, che interessa ben tre milioni d’italiane, ha una diagnosi difficile e molto lunga tanto
che in media, prima di riconoscerlo, passano anche
dieci anni. “Da oggi è disponibile in Italia la prima
terapia a base di dienogest“, dichiara il professor
Felice Petraglia, direttore della Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università di
Siena, “l’unico progestinico orale studiato e messo
in commercio con l’indicazione per il trattamento
della patologia, con profili di tollerabilità e sicurezza che ne permettono l’impiego a lungo termine.
Lo ha dimostrato un lavoro multicentrico europeo,
coordinato dal Policlinico Santa Maria alle Scotte di
Siena e pubblicato nel 2012 su Archives of Gynecology and Obstetrics. Sono state coinvolte 168 pazienti che avevano già completato un trattamento di
tre mesi con dienogest (2mg al giorno), arrivando a
ben sessantacinque settimane in totale, senza registrare particolari problematiche. L’efficacia clinica è
stata valutata attraverso i seguenti parametri: sollie-
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vo dal dolore e riduzione delle lesioni. La molecola
attenua i sintomi senza significativi effetti collaterali
da ipoestrogenismo, come la riduzione della densità
minerale ossea. Dopo vent’anni di attesa disponiamo finalmente di un rimedio efficace e specifico per
l’endometriosi, che per le sue caratteristiche potrebbe diventare il farmaco di riferimento per questo
disturbo”. L’endometriosi è una patologia estrogeno
dipendente dovuta al distacco dell’endometrio che
dall’utero migra in altre sedi del corpo e risponde
al naturale ciclo mestruale, infiammandosi periodicamente. La diagnosi precoce è fondamentale in
quanto è una delle prime cause d’infertilità. Il nuovo
prodotto a base di dienogest, disponibile in fascia C,
rappresenta una vera innovazione colmando il vuoto
lasciato da trattamenti farmacologici e chirurgici non
incisivi a sufficienza e spesso portatori di numerosi
effetti collaterali o recidive. “La chirurgia va limitata
a determinate situazioni e presenta comunque recidive in un caso su due” aggiunge il professor Luigi
Fedele, Direttore del Dipartimento della donna, del
bambino e del neonato Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano. “Finora
siamo intervenuti prescrivendo farmaci non specifici
per la riduzione dei sintomi o con schemi approvati
per la patologia, che presentano però effetti collaterali importanti e sono utilizzabili al massimo per sei
mesi. Inoltre il dienogest, a differenza del danazolo,
una delle poche molecole approvate finora per la
malattia, non ha conseguenze androgeniche e riduce
il dolore e le lesioni. Ora sappiamo come intervenire e dobbiamo sforzarci per giungere a una diagnosi
precoce. Secondo uno studio americano, il 47 per
cento delle pazienti deve consultare addirittura cinque clinici prima di dare una risposta al proprio malessere. Questo gioca molto sulla qualità di vita della
donna e influisce anche sul risultato della terapia”.
Tra i vantaggi della terapia, è bene sottolineare che
il dienogest induce uno stato d’inibizione dell’ovulazione completo ma temporaneo: una volta sospeso,
quindi, la fisiologica attività ovarica e mestruale riprende regolarmente.
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OMEOPATIA E CLIMATERIO
Sempre più spesso le donne ricorrono alle cure naturali
per alleviare i problemi e i sintomi della menopausa o più
precisamente del climaterio suddiviso in premenopausa,
menopausa e post-menopausa.
I
rregolarità del ciclo, disturbi della sfera sessuale,
prevenzione dell’osteoporosi, problematiche riguardanti la fertilità, la sfera cognitiva, l’equilibrio
psicoemotivo e più in generale l’assetto clinico possono trovare un valido aiuto e sostegno attraverso l’omeopatia con il vantaggio, non trascurabile,
dell’assenza di effetti collaterali. “In questo periodo
s’impone la necessità di rivedere le classificazioni di
un tempo e di adeguare anche i criteri di approccio
alla luce di cambiamenti dello stile di vita e tendenze
sociali, tra cui il ricorso a tecniche di stimolazione ormonale per la ricerca di una gravidanza sempre più
tardiva e talvolta mal conciliabile con esigenze e prospettive legate alla realizzazione professionale”, ha
spiegato la dottoressa Daniela Gherardini, specialista
in Ostetricia e Ginecologia e omeopata a Modena.
“Tra i vari aspetti è senz’altro meritevole di attenzione la richiesta sempre più diffusa di cure omeopatiche e naturali. Le donne, infatti, sono più consapevoli di quanto sia importante ricorrere a strategie le più
possibili prive di effetti indesiderati e al tempo stesso
della necessità di un approccio olistico e personalizzato. Questo ovviamente non significa negare il fondamento della medicina convenzionale ma cercare
di migliorarne l’efficacia e superare i limiti attraverso
un insieme di strategie che devono tenere conto dei
sintomi ma anche della personalità, delle abitudini,
delle aspettative e delle potenziali fragilità di ogni
donna”. Per impostare un trattamento omeopatico
è necessario un ampio inquadramento clinico che
valuti, oltre all’apparato genitale, una molteplicità di
aspetti, quali ad esempio la funzione delle principali
ghiandole endocrine (tiroide, ipofisi, pancreas, surreni), la presenza di fattori di rischio cardiovascolare,
il tono dell’umore, la qualità del sonno e il benessere
intestinale. In taluni casi inoltre è opportuno approfondire possibili quesiti diagnostici attraverso specifici esami di laboratorio. “L’omeopatia, in particolare, consente di affrontare i disturbi più comuni del
climaterio, caratterizzato dalla riduzione degli ormoni di base, estrogeni e progesterone”, ha precisato la
dottoressa Gherardini. “Un complesso omeopatico a
base di Cimicifuga, Lachesis, Sepia, Acidum sulfuricum e Sanguinaria aiuta a controllare in maniera efficace vampate di calore, sudorazione, cefalea, secchezza vaginale e parallelamente astenia e sindrome
ansioso-depressiva, contrastando la diminuzione del
rendimento fisico associato ad apatia, calo dell’umore e mal di testa, irregolarità del flusso mestruale e
prurito vulvare”. Così l’associazione di Ammonium
bromatum, Humulus lupulus, Avena sativa, Ignatia,
Chamomilla, Passiflora incarnata, Coffea, Valeriana,
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Escholtzia, Zincum valerianicum in diluizione omeopatica è in grado di modulare le alterazioni del tono
dell’umore associate ad ansia e insonnia e la cosiddetta “sindrome delle gambe senza riposo”; un complesso omeopatico formato da Berberis, Equisetum
hiemale, Cantharis, Eupatorium purpureum, Dulcamara può coprire in modo sinergico la sintomatologia urogenitale che spesso insorge successivamente
all’instaurarsi della condizione menopausale e che è
caratterizzata da bruciore, prurito, secchezza vaginale e vulvare, vaginiti ricorrenti, incontinenza urinaria con o senza bruciore, cistite e stimolo frequente
alla minzione. Glandulae suprarenales, Hypophysis,
Pancreas, Glandula thymi, Ovaria, Thyreoidinum in
associazione possono armonizzare la funzione d’ipofisi, ovaie, surrene e timo e sostenere la funzione della tiroide e del pancreas. L’Allium sativum ha
efficacia nel regolarizzare gli sbalzi pressori mentre
per combattere eventuali condizioni di stanchezza
e calo energetico si può utilizzare una combinazione a base di Acidum phosphoricum, Citrus medica
limonum, Cocculus, Helonias dioica, Ignatia, Sepia,
Zincum metallicum che esplica un’azione neuromodulante; l’aggiunta di Ginseng a tale composto può
dare un effetto tonico a livello psicofisico grazie alla
sua azione testosterone-simile che interviene sia
sull’astenia sia sulla libido. “Allo stesso modo anche
l’alimentazione rappresenta un aspetto determinante per ricostituire la flora batterica intestinale, la cui
alterazione, soprattutto in menopausa, può ripercuotersi negativamente sull’apparato urogenitale”
aggiunge la dottoressa Gherardini e in questo senso
nulla vieta il ricorso a rimedio omeopatici in grado
di nutrire la "flora microbica buona" e ristabilire così
un’omeostasi intestinale e immunitaria. L’omeopatia può dunque offrire un aiuto concreto ed efficace per contrastare o ridurre tanti spiacevoli sintomi
del climaterio ma per farlo è necessario affidarsi allo
specialista che attraverso un colloquio e una visita
meticolosa può garantire una prescrizione ragionata
e particolarmente attenta all’equilibrio psicofisico,
così instabile e precario in questo delicato momento
della vita della donna.
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