sostieni la bıodınamıca - Associazione per l`Agricoltura Biodinamica
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I S C R I Z I O N I E A B B O N A M E N T I 2 0 1 1 L’agricoltura è un patrimonio da salvare Associazione per l’Agricoltura Biodinamica ~ Via privata Vasto, 4 ~ 20121 ~ Milano ~ telefono 02 29002544 ~ fax 02 29000692 anno XVII ~ Bollettino n.95 ~ marzo/aprile 2011 ~ Direttore responsabile: Maria Cristina Bolognesi ~ www.biodinamica.org 1. sostieni la bıodınamıca Iscriviti all’Associazione che da oltre 80 anni lavora per diffondere nel mondo agricolo metodi di rigenerazione e guarigione del suolo, per far conoscere i suoi prodotti a scuole, istituzioni, consumatori e commercianti, l’associazione biodinamica organizza corsi, convegni e iniziative culturali. L’Associazione vive e lavora grazie al sostegno dei suoi soci. Iscriviti anche tu. Sarà il tuo contributo per costruire un mondo più sano. Le quote di iscrizione per il 2011 (gennaio-dicembre) sono: Amico dell’Associazione (iscrizione senza frequentare le attività dell’associazione) € 50,00 € 70,00 Socio ordinario € 700,00 Sostenitore Il conto corrente postale dell’Associazione è il n. 146.55.203 * L’iscrizione dà diritto a: Amico dell’Associazione ricevere gratuitamente il Calendario delle Semine 2011 di Maria Thun ricevere il bollettino bimestrale ˜ ˜ Socio ordinario partecipare a corsi, convegni, manifestazioni organizzate dall’Associazione e dalle Sezioni Regionali partecipare alle assemblee con diritto di voto. La prossima sarà a maggio per eleggere il nuovo Consiglio ricevere gratuitamente il Calendario delle Semine 2011 di Maria Thun ricevere il bollettino bimestrale sconti sulle pubblicazioni biodinamiche contributo forfetario per la prima visita di consulenza ˜ ˜ ˜ ˜ ˜ ˜ * La scheda di iscrizione è pubblicata sul programma corsi 2010 - 2011 (allegato al bollettino precedente e sul sito biodinamica.org). Vi preghiamo, per obblighi normativi e fiscali, di inviarla compilata in tutte le sue parti. Bollettino gratuito ai soci dinamica Da una conferenza di Giuseppe Leonelli CORSI E INCONTRI Le api e l’uomo Riunione sezioni a Bologna e Pasta Madre Nell’ottobre 1995, alla Zelata, durante il corso di apicoltura organizzato dall’Associazione biodinamica e da Guglielmo Petrelli, il dottor Giuseppe Leonelli tenne una conferenza sul rapporto tra le api e l’uomo che molti ricordano ancora: chiara, profonda di straordinario interesse non soltanto per chi fa l’apicoltore. A breve tempo dalla sua scomparsa (avvenuta il 28 dicembre scorso), vi proponiamo il suo pensiero sul prezioso mondo delle api. È il nostro modo di ricordare Giuseppe Leonelli su queste pagine, e di ringraziarlo per avere accompagnato per tanti anni con pazienza e dedizione gli agricoltori biodinamici nel loro cammino di conoscenza. (Il testo completo può essere richiesto alla segreteria dell’associazione biodinamica, Milano) di Giuseppe Leonelli S ONO STATO INVITATO ad intervenire nel vostro corso sulle api. Non che io sia un esperto, e il punto di vista da cui posso parlarne, e che anche mi è stato richiesto, è quello del rapporto tra le api e l’uomo. Un rapporto fondamentale, non solo dal punto di vista della medicina. Esiste una tradizione antica, la cosiddetta “api puntura”, che qualche medico ha riabilitato, secondo la quale (l’insetto viene utilizzato in modo piuttosto egoistico) si può usare proprio la puntura dell’ape, soprattutto nelle malattie di tipo artroreumatico, nelle periartriti scapolo-omerali o delle anche. Nella medicina omeopatica e antroposofica l’ape viene usata come rimedio principe di tutte le forme infiammatorie acute accompagnate da tumefazione, calore, rossore, dolore come una tonsillite, un’otite, un ascesso, una cistite acuta, in qualunque episodio dell’organismo sia caratterizzato da flogosi, l’ape diluita in terza, quarta, sesta decimale (D3 – D4 – D6) può avere questa utilità. La si usa anche combinata con altre sostanze, per esempio nel trattamento di alcune nevralgie, le nevralgie di tipo sciatico, le dorsalgie, in diluizioni ancora più alte, decima, ventesima, trentesima decimale (D10 – D20 – D30). Può essere usata in alcune forme di debolezza generale, in quanto l’ape trasferisce nell’organismo una grande forza di calore e attiva potentemente tutta la circolazione del sangue e in particolare il cuore; in soggetti delicati una puntura d’ape, un’iniezione d’ape, può produrre tachicardia. Ma il legame tra le api e l’uomo non è solo quello dell’uso che se ne fa in medicina. L’ape ha avuto un rapporto con l’uomo fin dall’antichità. Ricordo qui l’osservazione che ho trovato anche nel libro di Matthias Thun (ndr “Apicoltura” ed. Antroposofica, Milano), di come le api abbiano in realtà bisogno dell’uomo quanto l’uomo ha bisogno delle api. Ci si potrebbe anche chiedere, come fa Thun in questo corso del 1992: ma l’ape è un animale selvatico o un animale domestico? La risposta è che non è né l’uno né l’altro e, tuttavia, è un animale profondamente legato all’uomo. L’uomo ha presto appreso a servirsi del miele e dell’ape. D’altronde le api si sono valse dell’aiuto umano, della protezione umana contro i parassiti, gli aggressori esterni. Il legame così caratterizzato però, è guardato solo sotto il profilo utilitaristico, di reciproco vantaggio, che indubbiamente c’è, ma non è l’unico tra le api e l’uomo. Vi è un legame molto più profondo, che gli antichi sentivano ancora più intensamente di noi, proprio perché la coscienza antica era in grado di osservare la natura in maniera veggente, vedendo attraverso di essa il manifestarsi di qualità divine. Per gli antichi l’ape era un essere semi divino. E questo non lo dicono solo i poeti, ma lo diceva anche Aristotele: il primo degli antichi che tratta delle api in maniera scientifica riconoscendo, tuttavia, che c’è in loro qualcosa di divino. Questo aspetto divino veniva descritto in modo mitologico, dipinto in varie maniere. Per esempio, si diceva che sulla bocca di Virgilio ancora bambino si fossero posate delle api e che questo era un segno profetico, un presagio del fatto che questo bambino sarebbe divenuto poi il più grande poeta dell’antichità, il poeta più amato in Europa per tutto il Medioevo. Fino al 1400, Virgilio era il maestro, il mago, era guardato nel mondo cristiano come colui che aveva addirittura preannunciato la venuta del Cristo in uno dei suoi poemi. Lo si studiava con la stessa dedizione e attenzione con cui i Greci avevano studiato Omero formando sulle sue opere la loro cultura. Così in Europa in epoca cristiana studiare l’Eneide, le Georgiche, le Bucoliche significava formarsi una cultura. Quelle che noi oggi chiameremmo “saghe” nascevano da un’elaborazione particolarmente profonda, rimeditata: gli antichi avevano il tempo di pensare molto a lungo tutto quello che scrivevano; non come oggi che si scrive e si pubblica subito. Virgilio addirittura pensò che la sua opera dovesse venire bruciata perché non aveva potuto rifinirla perfettamente come avrebbe voluto e rifinirla significava studiare attentamente i rapporti tra l’inizio e la fine dell’opera stessa, di un canto, tra le parole usate nel verso; cercare suoni e vocaboli che fossero adeguati alla scena rappresentata. Nulla doveva essere affidato al caso: la scelta delle metafore, dei paragoni, dei miti doveva essere misteriosamente collegata all’azione che veniva raccontata. C’era una sapienza costruttiva che poi permetteva a chi studiava queste opere di trovare in esse molto più della gioia o del piacere delle belle immagini, ma, appunto, la possibilità di venire nutriti da una sapienza nascosta nell’opera stessa. Virgilio è forse, di tutti gli autori dell’antichità, quello che con più intensità ha dedicato attenzione al mondo delle api. Un’intera delle sue Georgiche, la quarta, è proprio dedicata alle api. Nello scriverla egli si serve della trattazione scientifica di Aristotele, ma la formula poeticamente; cerca immagini, cerca parole, cerca suoni che in qualche modo avvicinino questo essere che è l’ape. Leggendo Virgilio si può avere una testimonianza del modo in cui gli antichi vedevano l’elemento spirituale al di là della fisicità dell’insetto, di come abbiano concepito questo essere e il suo legame con l’uomo. Dal poema emerge l’idea che l’ape sia un essere donato dagli Dei, dai quali riceve doni speciali. Li riceve per una questione di gratitudine. Giove, da piccolo, dovette essere nutrito di nascosto dal padre che altrimenti l’avrebbe divorato. Nascosto in una grotta fu nutrito col miele. Giove, grato alle api per avergli salvato la vita, fece loro il dono della partecipazione, come dice Virgilio, alla mente divina. Le api sono quindi partecipi della mente di Dio. Per questo il luogo dove vanno a disporsi quando lo sciame si allontana dall’alveare, veniva giudicato come un’indicazione significativa e sacra. I loro comportamenti venivano studiati come indici del divenire della realtà e addirittura come profezie delle qualità spirituali degli uomini o dei luoghi. Questo era il dono divino. È qualcosa che nel mondo antico compare anche nella lettura delle viscere degli animali sacrificati. Ma nel caso dell’ape non c’era da aprire nulla, da uccidere nessuno, un po’ come per il volo degli uccelli. Le api erano, testimonianze viventi dell’operare delle divinità, del tramare del destino, ed erano d’aiuto all’uomo, perché osservandole potesse presagire gli avvenimenti. Le api venivano in aiuto agli uomini perché davano il miele ma anche perché offrivano questi elementi di presagio; erano partecipi della mente divina. Virgilio arriva addirittura a dire che le api non respirano l’aria come tutti gli altri animali ma etere celeste. Immaginava che il loro organismo si nutrisse della sostanza più sottile del mondo. Questo è, un esempio del modo di sentire il legame tra l’ape, l’uomo e il divino. Un altro modo che l’antichità aveva di cogliere questo legame col divino era l’osservazione, come anche facciamo noi ora, di quello che l’ape crea e costruisce; dall’osservazione della famiglia delle api, così meravigliosamente regolata, nasceva la convinzione che fosse l’espressione di una saggezza divina i cui prodotti, il miele e la cera, erano guardati come doni celesti. Il miele in particolare veniva usato come alimento nell’antichità, ma se ne conoscevano anche altre virtù, per esempio, quella della conservazione. Si dice che nell’antico Egitto il miele entrasse nelle sostanze usate per l’imbalsamazione. Virgilio nelle Georgiche arriva a dire che il miele cade dal cielo e che le api non fanno altro che raccoglierlo. È un’immagine ingenua, se volete, ma basta non prenderla alla lettera, pensando così che gli antichi fossero stolidi. Noi oggi diciamo la stessa cosa in un altro modo, sapendo che il miele non è altro che la concentrazione, elaborata attraverso il primo tratto del tubo digerente dell’ape, del nettare; il miele è nettare trasformato. Trasformato perché risucchiato attraverso la proboscide e mandato momentaneamente nella borsa del miele; in successive risalite e ridiscese viene a poco a poco disidratato, privato di acqua e arricchito di enzimi, per essere infine, come sapete, rigurgitato dall’ape bottinatrice all’entrata dell’alveare e assunto dalle altre api dell’arnia, che lo elaborano e lo depongono nelle cellette. Quindi il miele è nettare passato addirittura attraverso più api, che porta questa qualità celeste, che è poi la sua dolcezza. L’altra qualità celeste, se volete colta nel modo un po’ prosaico del mondo d’oggi, è il potere battericida o batteriostatico del miele. Nel 1900, Giuseppe Leonelli Un maestro di consapevolezza Le testimonianze di chi negli anni lo ha incontrato E RA IL 1976, AVEVO 25 ANNI e un fastidioso disturbo che avevo cercato di curarmi in vari modi, senza successo. Decisi di provare con l’omeopatia di cui non sapevo quasi nulla. Chiesi consiglio e una persona, che non ho mai più visto, mi indicò “un giovane medico, che lavora nel movimento degli asili antiautoriari”. E così andai dal dottor Leonelli, del tutto ignara; trovai una persona molto disponibile, attenta, estremamente rispettosa, con uno sguardo profondo, che mi faceva strane domande e mi prescriveva ancor più strani medicamenti. In pochi mesi il mio disturbo passò e io continuai ad andare da lui per affrontare altre questioni, senza sospettare nulla dei fondamenti della medicina antroposofica. Quando, nel 1980, frequentai il primo corso di antroposofia della Zelata, me lo trovai di fronte in veste di conferenziere e così cominciai a riflettere, a leggere, a capire. Mi si aprì letteralmente un mondo nuovo. Ben presto fui conquistata dall’antroposofia così ben vissuta e comunicata dal “mio” dottore. Da allora non solo ho sempre seguito i corsi della Zelata dove il dott. Leonelli ha tenuto impareggiabili conferenze sino al 2008, ma ho continuato a tessere il legame terapeutico con lui, soprattutto quando i tempi sono diventati più duri. Quanta generosa disponibilità, quante illuminanti conversazioni, quanta cura per il mio fisico, la mia anima, il mio spirito. A lui devo moltissimo: mi sono sempre sentita accompagnata nel mio cammino, a volte arduo e tormentato, con profondità e leggerezza, sapienza e senso dell’umorismo, rispetto e partecipazione. In lui lo spirito era esperienza di vita, la libertà dell’uomo il massimo valore da rispettare, la speranza sempre viva nonostante la lucida analisi sulla criticità dei tempi. Pochi mesi fa mi ha scritto un prezioso messaggio dove diceva che “la condivisione e la consapevolezza del comune destino sono un dato della condizione umana, e non un’opzione, un atto di generosità. La vita è una e nessuno può star bene finché altri soffrono”. Questa consapevolezza certamente ha ispirato la sua vita e di questo gli sono profondamente riconoscente. Vittoria Cirillo Dal Verme I Milano, 1 febbraio 2011 L RICORDO È NITIDISSIMO. A fine anni ‘70 eravamo in Zelata, al primo corso sulla biodinamica. Tutto era molto semplice. Come aula c’era la scuderia, era lì che ci si sedeva. Si sentivano nitriti, c’era profumo di fieno, e bisognava vigilare affinché la legna nella stufa in muratura non si spegnesse. Ma, tra la trentina di presenti che erano arrivati per indagare su questa nuova e sconosciuta corrente agricola chiamata biodinamica, vi erano giovani che nel prossimo futuro sarebbero diventati i fautori della biodinamica italiana. A metà corso iniziarono le domande per sapere che cosa significasse questa Antroposofia da cui discendeva la biodinamica, e chi fosse questo sconosciuto Steiner. Dopo qualche riflessione, Edda Sanesi propose un certo Giuseppe Leonelli: giovane ex contestatore, attualmente medico antroposofo. Venne dunque invitato Leonelli, lo vedo ancora! Allampanato, giovanissimo. Parlò a lungo. Da quel momento tutto l’incomprensibile divenne comprensibile, tutti furono incantati… la magia era fatta! Da allora Leonelli visitò sovente le Cascine Orsine, per partecipare ai corsi di agricoltura, per tenervi un seminario agricolo varie volte l’anno, e poi per il noto corso di Antroposofia (che divenne una data miliare nel mese di gennaio) cui confluivano, da varie parti d’Italia, persone di ogni genere e categoria al punto che, negli ultimi anni, bisognava chiudere le iscrizioni per impedire l’accesso. Leonelli non era soltanto un eccellente oratore, semplice, poco enfatico, certo non facile, ma chiaro e diretto, che emanava un grande carisma durante le conferenze, e che portava sempre libri e riviste dalle più diverse origini, da cui leggeva tratti e brani che davano squarci di luce sui suoi insegnamenti. Però, Leonelli non era soltanto questo. Egli era anche un medico straordinario, un raffinato psicologo che seguiva casi delicati in persone malate nel corpo, ma anche nello spirito. Il suo studio era semplice, monacale, direi quasi buio e quasi squallido. Il suo onorario bassissimo e, con i nuovi malati, era sempre accompagnato dalla domanda se era troppo anche se, rispetto ad altri onorari, era minimo e sempre seguito dalla ricevuta. Uno stile di vita proprio non praticato da tutti! Ora Leonelli è nel mondo spirituale, dopo la lunga e penosa malattia. Durante il decorso per quel tumore invadente sì assoggettò a tutti i tormenti chemioterapici della medicina tradizionale per fare in modo che i posteri, in mancanza di guarigione, non avrebbero incolpato la cura dell’Iscador, antidoto antroposofico contro i tumori. Comunque nessuna delle due medicine è riuscita nei suoi intenti, e ora siamo tutti un po’ orfani e soli... Però Steiner dice che le anime morte possono portare grande aiuto e sollievo a noi mortali, purché li cerchiamo, purché li contattiamo con spirito vigile, puro, disinteressato, purché non ci accaniamo tra di noi con dispute egocentriche. Che questo possa avvenire con l’aiuto di tutti quelli che attualmente lasciano la terra avendo propagato questo metodo innovativo, che potrebbe segnare una svolta decisiva per l’evoluzione della terra nel prossimo futuro. E che l’irradiazione di Leonelli, che per molti è stato illuminante, possa far scendere nei nostri cuori, nella nostra anima, nel nostro spirito, quel senso di reciproca tollerante comprensione che Leonelli cercava di insegnare, unita alla proposta di portare nell’azione quei nobili ideali, sovente troppo difficili e cerebrali, che vanno tradotti nella concretezza dell’azione presente. Giulia Maria Crespi *** N EGLI ANNI OTTANTA del secolo ormai passato si svolgevano alla Zelata degli incontri con un gruppo di agricoltori e tecnici per studiare insieme il corso di Koberwitz, erano stati avviati da Aldo Barbero e poi proseguiti per diversi anni da me. Successivamente coinvolsi Giuseppe Leonelli, che poi gestì questi incontri fino a pochi anni fa con grande competenza e dedizione. Ciò fu l’occasione per una serie di riflessioni comuni su alcuni temi di fondo della conferenze di Rudolf Steiner. Uno degli aspetti più innovativi proposti in questo corso è la sollecitazione a volgere lo sguardo non al sempre più piccolo, al mondo della analisi, ma al grande mondo intorno a noi, al cosmo e alle sue forze, a un aspetto d’insieme, IL 5 PER MILLE ALL’ASSOCIAZIONE PER L’AGRICOLTURA BIODINAMICA Rimane in vigore la possibilità fiscale di destinare a organizzazioni non profit il 5 per mille delle imposte. Pensa alla Terra. Destina il tuo 5 per mille alla Biodinamica Se in tanti ci ricorderemo di compiere questo semplice gesto, l’Associazione Biodinamica potrà contare su nuove, importanti risorse. Nello spazio dedicato alla scelta per la destinazione del cinque per mille sulla dichiarazione dei redditi (modelli CUD, 730/bis, UNICO) è necessario: 1. firmare nell’area “Sostegno del volontariato” 2. inserire il codice fiscale dell’Associazione Biodinamica: 03665390153 non prima di allora, si fece l’esperimento di inoculare nel miele ceppi di batteri, colonie batteriche - quelle del tifo, quelle della dissenteria e così via - e si vide che nel miele solido questi ceppi batterici morivano in capo a due giorni, in un giorno solo se lo si diluiva con acqua. Il miele, si è dedotto, ha un’azione battericida, batteriostatica, è puro e conserva puro se stesso e ciò che viene immesso dentro di esso. Su questo sono stati fatti diversi lavori: si è cercato di capire da cosa dipendesse questa azione inibitrice e si sono scoperte alcune cose. Per esempio, che l’ape operaia immette nel miele un enzima che ha la capacità, soprattutto quando il miele è diluito, di agire sull’acqua. Quindi quando la quantità di acqua torna ad aumentare questo enzima introdotto dalle api operaie nel miele diventa attivo e nella sua attività trasforma l’acqua in acqua ossigenata, che è battericida. Si è anche scoperto che il polline viene in qualche modo protetto dal miele e che la propoli ha a sua volta un’azione battericida e batteriostatica. È anch’essa elaborata dalle api a partire da una sostanza resinosa tratta dalle piante che l’ape bottinatrice raccoglie nei suoi cestelli e che, ancora una volta le api della casa tirano via, sfilandola proprio dal cestello per metterla là dove l’alveare presenta delle rotture di continuità, oppure per rivestire “estranei” che non possono allontanare. La propoli forma una specie di rivestimento interno dell’arnia che segue in seconda pagina sintetico. In questa luce va visto anche il mistero della fecondazione, nel mondo vegetale, animale e umano, un tema caro a Giuseppe Leonelli in particolare per quanto riguarda l’uomo e la vita del bambino piccolo. Il Vangelo di Luca, che ci parla in modo così delicato e sentito della natività, gli era in questa ottica particolarmente vicino. Le sue riflessioni conducevano a un aspetto immaginativo che vedeva da un lato, nella madre, un primo aspetto cosmico, l’attività delle forze lunari che danno forma e aiutano l’incarnazione grazie all’utero materno, dall’altro, nel bambino, un secondo aspetto cosmico, l’attività delle forze solari, legate anche alla sfera del cuore della madre che accoglie l’essere spirituale del bambino in una specie di immacolata concezione. Ricordo il calore, vorrei quasi dire la passione con cui Giuseppe Leonelli dialogava su questa tematica così importante per una giusta comprensione della natura spirituale dell’uomo, al contempo anche per avvicinare la spiritualità della natura. Nella sua introduzione allo studio di Thomas J.Weihs sulla embriogenesi si trova una rielaborazione scritta di queste riflessioni, con una concretizzazione dell’aspetto immaginativo: “Nell’immagine della Madonna Sistina di Raffaello abbiamo più che un’ingenua rappresentazione della maternità: la Madre si alza sopra la terra-luna verso i cieli e di lì accoglie uno dei molti esseri che guardano giù, lo porta sulle braccia al mondo, alla luce del mondo”. Stefano Pederiva *** Arrivederci, caro Dr. Leonelli Mercoledì, 9 febbraio 2011 ER 20 ANNI il Dr Leonelli ha condotto il GRUPPO SCUOLA ZELATA con inesauribile coraggio e impegno, fin quando la salute glielo ha permesso. Con l’obiettivo principale di cercare sempre un collegamento tra l’antroposofia e la vita quotidiana immersa nella cultura scientifica corrente, in questa “Palestra biodinamica” anime attente sono state stimolate dal suo esempio luminoso e caldo a studiare, approfondire, cercare e costruire ponti tra l’Antroposofia e la Scienza ufficiale, il mondo delle Idee e la Pratica agricola biodinamica. Abbiamo con lui ampliato i nostri confini personali, esercitandoci a "presentare" ciò che siamo riusciti a comprendere delle Verità, con lo scopo di condividere e saper comunicare con tutti il risultato del nostro lavoro. Tanto scambio interno e con l’esterno, ma con l’accompagnamento pregnante (nel vero senso di inseminare) sempre vigile e amorevole di un Amico. Questo il nostro Coro di Voci: Solo un’immagine di lui che arriva con passo veloce, i libri sottobraccio, il cappello e raggiunge noi che lo stiamo aspettando per andare a Zelata. Un’ esperienza di ricerca costante di un lavoro profondo e “corale”, con un ottimo musicista a dirigere. Il Maestro della scuola Zelata ci ha portato a comprendere che ogni fenomeno naturale è la manifestazione fisica dell’attività di Entità spirituali e ci ha incaricati di portare al mondo questa Verità. I suoi pensieri cristallini e coerenti hanno sempre evocato in me profonde risonanze. Una presenza che tutti percepivano grazie al suo modo di porsi con umiltà e disponibilità, nonostante possedesse un’elevata cultura in tutti i campi; si è preso cura di noi segue in seconda pagina P È convocata per il 19 marzo a Bologna, alla scuola steineriana M. Garagnani, via Morazzo 4/4, con il seguente ordine del giorno: ˜ struttura sociale della sezione, mansioni e responsabilità; gruppi di studio su esperienze pratiche; relazione sul lavoro tecnico-scientifico; formazione degli agricoltori; ricerca fondi. Contemporaneamente a scuola, nel pomeriggio, si svolgerà la tavola rotonda Pasta Madre, con l’incontro sui cereali. Info: Ass. Biodinamica Milano tel. 02 29002544 [email protected] Incontro di olivicoltura in Puglia Il 2 aprile, il gruppo di lavoro sull’olivicoltura che si è formato al convegno, si ritrova in Puglia presso l’azienda Cefalicchio di Canosa di Puglia (Bt). In programma: visita alle ulivete e alle strutture aziendali, scambio di esperienza pratiche, guida alla degustazione di una decina di oli per imparare a riconoscere la qualità attraverso il gusto, conferenze di esperti e agricoltori del settore, tra questi, Gianluigi Cesari, Gianni Pofi, Fabrizio Rossi, Silvano Cristiani, Sergio Lecca (omeopatia in agricoltura), Carlo Noro (preparati), Maurizio Loconte. Si auspica la presenza di numerosi olivicoltori biodinamici. Per chi arriva di lontano è prevista l’ospitalità nel B&B aziendale. Info: Ass. Biodinamica tel. 0229002544, az. Cefalicchio tel. 0883 617601, 348 7430650 www.biodinamica.org Piante officinali e paesaggio, una conoscenza ampliata della natura Dal venerdì 17 giugno mattina alla domenica 19 a pranzo, lezioni teoriche ed esperienze di osservazione della natura, nello splendido paesaggio della provincia di Pesaro Urbino. Relatori: Jochen Bockemühl, Stefano Pederiva, Almut Bockemühl, Bas Pedroli e Karin Mecozzi, Il corso è organizzato da Accademia Europea per la Cultura del Paesaggio PETRARCA e Ass. THALEIA. Info: Karin Mecozzi, tel. 0722 53191, cell. 349 8383231, [email protected]. www.petrarca.info e www.biodinamica.org Un seminario per lavorare sull’autoeducazione Alla Zelata dal 27 al 31 gennaio, L’Associazione per l’Agricoltura biodinamica ha tenuto l’annuale corso di antroposofia. È stato realizzato grazie a Emanuela Portalupi, medico antroposofo, che ha suggerito come conferenziere principale Peter Selg, neoropsichiatra infantile, studioso e responsabile dell’archivio Ita Wegman di Arlesheim (Ch). La ringraziamo perché Selg ha contribuito in maniera fondamentale a dare un nuovo orientamento all’incontro che si è svolto in modo molto creativo con un’impostazione indirizzata alla pratica interiore. I partecipanti hanno potuto sperimentare esercizi e meditazioni di Rudolf Steiner che avevano come prospettiva lo sviluppo della volontà, il pensare col cuore, la visione creativa di ciò che è nuovo tra le macerie del nostro mondo. Un grazie a Giulia Crespi, presidente onoraria dell’Associazione biodinamica per la sua calorosa partecipazione, a Lucy Milenkovic' per la sua splendida traduzione di Selg, a Carlo Triarico, a Emanuela Portalupi e Gigi Bellavita, ottimi relatori cui dobbiamo la vita della rivista Antroposofia, la loro presenza ha contribuito a rendere l’incontro nuovo e importante. Significative e importanti le attività artistiche condotte da Irma Stropeni per la pittura e a Giovanna Galimberti per l’euritmia. Grazie davvero a tutti coloro che hanno reso possibile il corso perché si è andati via soddisfatti, con la sensazione di portare con sé a casa nuove capacità per la vita di tutti i giorni. Una giornata di frutticoltura omeopatica con Herbert Tratter A Villa Giacomelli, Udine il 12 febbraio. Oltre a spiegare il suo metodo per creare tinture madri, diluizioni e dinamizzazioni alla M8 per agire sui sintomi da carpocapsa, ticchiolatura e cocciniglia (tecnica valida anche per varroa, limacce, mosche della stalla, zanzare tigre e topi) e il loro impiego nel frutteto, Tratter ha parlato della rigenerazione delle piante da frutto. Le piante vecchie oggi si sentono spaesate poiché non sono mai state rigenerate tramite semina, bensì per riproduzione vegetativa. Quest’anno, dopo 12 anni, il 31 maggio Giove entra in Ariete, tempo ideale per seminare nuovi alberi quali melo, pero, albicocco, ciliegio. La semina è ottimale nelle Notti Sante (meglio se in luna nuova) e Giove, protettore della forma (sptt. tonda), della qualità e del colore creerà un propizio trigono di calore esattamente alle 15.42 del 24 dicembre 2011. Prepareremo già in autunno un’aiuola di 1/2 metro a cui toglieremo lo strato erboso, praticheremo dei fori di 3-4 cm in cui faremo cadere i semi raccolti durante l’estate e bagneremo. Tratter ha ricordato che le nostre piante sono quasi tutte ereditate dai persiani che, conoscendo l’astronomia, praticavano semine e fecondazioni mirate a precisione di minuti. Importante se la semina avviene in condizioni avverse: si sveglieranno nel seme caratteristiche forti e a noi sconosciute. Il segreto dell’agricoltura, secondo Tratter, è vivificare il terreno con atteggiamento amorevole. S.M. Registrazione del Tribunale di Milano n. 306 del 27/5/95 ~ Poste italiane s.p.a. ~ Spedizione in abbonamento postale 70% ~ DBC Milano ~ Stampa: Tipografia Ammiano, via Isonzo 40/8 ~ Quinto dè Stampi ~ Rozzano (Mi) C A M P A G N A biodinamica ~ anno XVII ~ n.95 ~ marzo/aprile 2011 Associazione per l’Agricoltura Biodinamica ~ Bollettino gratuito ai soci ~ 2. Viaggio nelle aziende biodinamiche italiane / 2 Visita all’azienda di Cristina Menicocci a Fabrica di Roma A VVICINANDOSI ALL’AZIENDA MENICOCCI si incontra un paesaggio che si è originato 85.000 anni fa in seguito alle violente eruzioni del vulcano di Vico. Piccoli borghi di tufo arroccati sulle alture, resti di imponenti mura, il piccolo borgo di Faleri testimoniano della civiltà dei Falisci, amici degli Etruschi e vicini dei Romani dai quali furono annientati. Proprio nei confini dell’azienda che visitiamo si trova il complesso delle catacombe di San Gratiliano e Santa Felicissima, risalenti alla fase di espansione del cristianesimo. In contrasto con l’atmosfera cupa e inquietante delle vie funerarie e delle catacombe, su queste terre vulcaniche leggermente ondulate e attraversate da un piccolo fiume si percepisce un’atmosfera solare. La presenza di cespugli e alberi sempreverdi come pini marittimi, cipressi e olivi, i prati verdi su cui pascolano le pecore e gli animali dell’azienda, la luce intensa, il calore insolito dell’aria, ci dicono che qui la vita non si ritrae del tutto neppure nei mesi più freddi. Ritroviamo l’atmosfera falisca anche in cantina, dove sono pronte le nuove bottiglie di vino dai nomi evocativi: Falesos, Stamnos, Falerii, Rhesan… L’azienda ha 55 ha di superficie complessiva: 31 ha di vigneto (Trebbiano Toscano, Sangiovese, Merlot, Montepulciano) di più di 35 anni d’età, 12 ha di noccioleto (Tonda Gentile Romana), 1 ha di oliveto. Il resto è bosco, pascoli, tare, superfici occupate dagli edifici aziendali. Vigneto e noccioleto sono dotati di impianto di irrigazione di soccorso a goccia. Una strada divide l’azienda in due corpi. Quando negli anni ‘80 Claudio Menicocci rilevò l’azienda di famiglia, questa era gestita in modo convenzionale e il Consorzio agrario dettava l’impiego dei mezzi tecnici. Claudio è perito agrario ed enologo: fino ad allora aveva lavorato come tecnico di cantina per diverse cantine sociali. In quell’ambiente egli sentì parlare per la prima volta di ”agricoltura naturale”. La gestione convenzionale aveva portato all’insorgere di numerosi problemi agronomici nell’azienda, perciò decise di cambiare registro e iniziò a lavorare come agricoltore sperimentatore di nuove strade. Nel 1993 l’azienda ottenne la prima certificazione biologica in conformità al Reg. CE 2092/91. La ricerca andava avanti: nel 1997 Claudio incontrò Marcello Lo Sterzo, lo sentì parlare di agricoltura biodinamica e ne rimase affascinato. Per tre anni sperimentò silenziosamente l’applicazione del metodo biodinamico nella sua azienda e, convintosi della bontà del metodo, Al convegno di Dornach Biodinamica al bivio di Carlo Triarico I nel 2000 chiese il marchio Demeter. Introdusse il compostaggio biodinamico, procurandosi letame bovino biologico, aggiungendovi il materiale di potatura di origine aziendale e facendo un grande numero di cumuli a regola d’arte. Oggi si producono 250 metri cubi di composto biodinamico l’anno, che vengono distribuiti con lo spandiletame su tutti i terreni dell’azienda, aggiungendo anche una certa quantità di pollina proveniente da un allevamento bio. In base all’esperienza fatta, Claudio è arrivato alla conclusione che questa concimazione gli consente di ottenere una buona presenza di sostanza organica nel suolo e di produrre gli 80/100 q. di uva per ha che nella sua azienda garantiscono il rapporto ottimale tra quantità e qualità del prodotto finale, nonché 15-20 q. per ha di nocciole. Il vigneto e il noccioleto sono inerbiti permanentemente, lo sfalcio viene fatto a filari alterni affinché ci siano sempre piante fiorite a disposizione degli insetti, solo ogni 4 anni il terreno viene “arieggiato” tramite un passaggio con il ripuntatore. In inverno le pecore di un pastore itinerante pascolano sotto le viti e i noccioli, poi ci sono gli animali dell’azienda: un piccolo gregge di capre, galline ovaiole, un paio di mucche dalle lunghe corna e due asini, DA STERNKALENDER, DORNACH a cura di Lucy Milenkovic’ Su www.biodinamica.org L’incontro con le piante nel ritmo delle stagioni, di Karin Mecozzi (erborista, esperta qual. di fitoterapia, [email protected]) Ultimi echi dal convegno con le relazioni di Martin von Mackensen e Lucy Milenkovic’, di Alceo Orsini, di Karin Mecozzi e Bas Petroli Le notizie dall’estero di Lucy Milenkovic’ Grandi e sentiti ringraziamenti a Susy Nascimbene: la storica segretaria della sede di Milano che ha accompagnato la crescita del movimento biodinamico per 28 anni, è andata in pensione. Al suo posto è arrivata Sara Sponchiado, alla quale facciamo tanti auguri. è costituito dalla peronospora: scegliendo formulati con basso contenuto di rame in forma particolarmente attiva, negli anni normali non è difficile restare entro i 2,5 kg/ha di rame metallico, garantendo il rispetto del limite dei 3 kg imposto dagli standard Demeter. Nel 2010, data l’insolita piovosità, è stato molto difficoltoso assicurare la protezione delle piante. I trattamenti a base di zolfo sono limitati ai 20 kg: anche l’uso dello zolfo è stato ridotto per le sue conseguenze nefaste sulla biodiversità. Claudio, contrariamente alla stramaggioranza degli agricoltori, sembra amare gli organismi di controllo e i disciplinari di produzione. Impressionante l’elenco degli organismi da cui l’azienda è controllata, e quindi certificata: ICEA, DEMETER, Qualità e lavoro, Bio Suisse, Bio Inspecta, Garanzia Aiab, Bio Vegan. Ha elaborato persino un proprio specifico disciplinare di produzione più restrittivo che li include tutti. Questa vena particolarmente rigorosa lo porta a fare alcune critiche al disciplinare Demeter sulla vinificazione recentemente approvato, che a suo avviso è superficiale e lacunoso. Naturalmente anche qui lui segue la propria strada personale senza compromessi. Tutta l’uva viene vinificata in azienda e raccolta unicamente a mano dando lavoro a molte persone nel rispetto dei loro diritti Il calendario di marzo e aprile (nel 2010 l’azienda è stata premiata in quanto “Azienda ad alta responsabilità sociale”). Nel passato il vino veniva venduto sfuso a grossi acquirenti e imbottigliato in Germania e in Svizzera. Ora la strategia è cambiata: il vino viene imbottigliato in azienda e verrà venduto direttamente. Così si potranno eliminare i solfiti che l’acquirente tedesco usava con prodigalità. Quando gli chiedo qual è la sua filosofia nel fare il vino, mi risponde: “La naturalità! Il mio vino deve essere innanzitutto un alimento sano, perciò lavoro per alterare il meno possibile le caratteristiche della materia prima. Cerco di mantenere tutti i nutrienti presenti originariamente nell’uva, evitando ogni additivo. Io non miro a ottenere un vino sempre uguale grazie alle manipolazioni di cantina, ma un prodotto dal quale traspaiono le condizioni che hanno reso unica ogni specifica annata. L’agricoltura biodinamica unita alla trasformazione senza chimica è il miglior modo per realizzare questo mio desiderio.” Facciamo tanti auguri all’azienda Menicocci Cristina perché prosegua con successo nella ricerca continua della strada migliore per realizzare i propri obiettivi e i propri ideali! Le foto aziendali su www.biodinamica.org PILLOLE DA DORNACH a cura di Sabrina Menestrina I ca itti Ecl L CONVEGNO INTERNAZIONALE del movimento biodinamico, nel magico contesto di Dornach. Quest’anno, invece di occuparsi delle tematiche agricole, il movimento si è preso del tempo per riflettere su come crescere e sulla propria missione. I seminari sono stati indirizzati allo sviluppo interiore e alla capacità di vivere le relazioni. Ne abbiamo bisogno, in questi tempi difficili. Dal 2 al 5 febbraio Otto Sharman e Nicanor Perlas hanno guidato oltre 600 persone con esercizi pratici: un’applicazione creativa di indicazioni ed esercizi dati da Rudolf Steiner. Sharman (docente del MIT di Boston) con la sua “Teoria U”, intende dare un esempio di possibile via evolutiva dell’uomo libero. Perlas, premio Nobel alternativo e candidato sconfitto alle presidenziali delle Filippine, ha cercato di far sorgere dai partecipanti nuove idee e prospettive per il movimento biodinamico. Un’aria di caos gioioso ha regnato al Goetheanum per cinque giorni; i gruppi di lavoro si spostavano negli ambienti tra simulazioni, pasti, attività artistiche, giochi di gruppo e visite. Proprio nei momenti di caos si incarnano le idee nuove. Così il metodo adottato nel convegno ha voluto accompagnare un laboratorio vivente. Chissà che questa esperienza non invogli tanti a guardare verso gli esercizi di Steiner, una risorsa di inesauribile ricchezza sconosciuta ai più. Proprio esercizi pratici e meditazioni di Steiner erano stati, del resto, l’oggetto del seminario di antroposofia, organizzato alla Zelata, seminario che si è tenuto alla vigilia dell’incontro di Dornach. Una spontanea sintonia che testimonia l’esigenza di costruire il movimento biodinamico su nuove fondamenta. Anche nel Verteterkreis, il gruppo internazionale dei fiduciari del movimento che si riunisce per pensare al futuro, siamo stati coinvolti da questo clima. Per il prossimo anno stiamo pensando di lavorare al delicato tema della conciliazione tra la libera e creativa iniziativa richiesta per fare biodinamica e i disciplinari, gli standard che permettono di certificare all’esterno la qualità del nostro lavoro. Talvolta l’equilibrio è duro da trovare, specie con le infinite variabili e gli imprevisti cui è soggetta la produzione agricola. Un ottimo tema per il convegno 2012, per non lasciare soli i produttori davanti ai problemi quotidiani. alcune cassette di api. I preparati vengono dinamizzati e distribuiti con le attrezzature meccaniche prodotte da Montanari, ma ogni tanto si dinamizza a mano per non perdere l’importante esperienza umana che è collegata a questa significativa operazione. Di recente l’azienda ha aderito al progetto di “azienda a elevata biodiversità”, obiettivo che si raggiunge instaurando le condizioni favorevoli all’insediamento della massima varietà possibile di forme di vita. Naturalmente non è facile realizzare ciò in un’azienda fortemente specializzata. Sono stati fatti passi importanti, ad esempio, eliminando i trattamenti contro i parassiti, piantando alberi in mezzo al vigneto, piantando siepi, accumulando mucchi di sassi alla fine dei filari per creare rifugi per gli animali di varie dimensioni, facendo nidi per gli uccelli e scavando nei blocchi di tufo buchi per gli insetti. Da diversi anni ha stretto un rapporto di collaborazione con Mauro Job (agricoltore biodinamico particolarmente studioso e sperimentatore della zona), lavorando sui preparati, sperimentando i nuovi preparati vegetali sviluppati da Maria Thun e, da quest’anno, introducendo il sistema delle ceneri come mezzo di controllo dei parassiti. Come in tutte le aziende viticole, il grosso problema fitosanitario Venere Mercurio Marte Giove EST 25 APRILE ˜ ORE 6.10 N QUESTI DUE MESI che ci introducono nella stagione primaverile, la situazione dal punto di vista planetario non sembra per niente favorire i lavori in campagna. L’opposizione tra Giove e Saturno a fine marzo, non favorirà per niente l’avvio della buona stagione, poiché con forti impulsi di “terra” e “acqua” impronterà il clima al fresco e all’umido, come avvenne anche la fine estate e l’autunno dello scorso anno. Posso azzardare che tendenzialmente il mese di marzo, offre qualche speranza in più di clima asciutto, grazie agli impulsi di “luce”, ma in ogni caso vi rammento che Pasqua cadrà l’ultima domenica di aprile e questo di norma indica un protrarsi delle condizioni invernali. Per quanto riguarda le semine, i giorni prima della luna piena sono adatti a imprimere spinta vegetativa, quantità, (insalate e foglie da cespo escluse), diversamente per trattenere la pianta, qualità, sceglieremo i giorni prima della luna nuova, sempre nel giorno favorevole a ciò che vogliamo raccogliere, evitando con cura i momenti sconsigliati evidenziati con il tratteggio. Raccomando di operare i trapianti sempre in tempo di piantagione, possibilmente nei giorni adatti, e per gli innesti sono ottimi i giorni 9, 10, 27 marzo. Per gli appassionati delle osservazioni del cielo, segnalo l’alba del 25 aprile, lunedì dell’Angelo, poiché poco prima del sorgere del sole si potranno ammirare Giove, Marte, Mercurio e Venere, appena sopra l’orizzonte verso est, purtroppo per noi, tutti nella umida costellazione dei Pesci. Un saluto a tutti e auguri di buon lavoro. Giorgio Bortolussi, orticoltore biodinamico Piemonte Trentino-Alto Adige Emilia Romagna Il 15 febbraio, nell’azienda fruttivitivinicola a marchio demeter Andrea Quagliolo di Castellamonte (To), Carlo Triarico ha tenuto il primo corso di introduzione alla biodinamica sul tema: Cos’è la biodinamica e in cosa si differenzia dall’ agricoltura biologica e convenzionale?, organizzato da sezione Piemonte e consorzio Natura & Alimenta di Torino. Su: biodinamica.org Il 19 marzo: Come comunicare in modo convincente? cosrso destinato a imprenditori e a chi si trova a fare incontri con fornitori, clienti, colleghi e e a quanti si vedono impegnati a parlare in pubblico. Info: tel. 0124 308019 [email protected] [email protected] Incontri serali per l’approfondimento del “Corso di agricoltura”: si svolgono ogni secondo e quarto mercoledì del mese alle ore 20. Prossimi incontri: 11 e 12 marzo, workshop con Karl Tress su: Biodynamisches Wirtschaften. 1 e 2 aprile, seminario con Michael Kassner su Welche Verantwortung hat der Mensch für die Erde heute?. Info: tel. 0471 052 800 348 22 59 471 [email protected] Ogni sabato del mese, la sezione organizza incontri sui temi dell’agricoltura biodinamica negli spazi della Fondazione Le Madri, La Farnia, Rolo (RE). Marzo e aprile: Paolo Pistis su orto, giardino, calendario delle semine; Matteo de Lisi sull’olivo; Fabio Fioravanti sulle erbe spontanee. Info: Gianni Catellani tel. 0522 666246 www.fondazionelemadri.it Friuli-Venezia Giulia 18 e 20 marzo, az. agr. Demetra di Alessandro Acqua, S. Severino Marche (Mc) tel. 339 6683743: corso teorico-pratico di agricoltura biodinamica di 20 ore che prosegue con il corso di 16 ore, il 2 e 3 aprile, a Villa Cicchi, via Salaria sup. 137, Ascoli Piceno tel. 0736 252272; 30 aprile, ore 15.00, da Luigi Vezzoli, S. Giovanni in Ghiaiolo, Urbino (Pu) tel. 0722 331322: dissotterramento preparati; 7 maggio, ore 10.00, Emporio AE, via Borsellino 14, Fano (Pu), Giovanni Dinelli, dip. scienze e tecnologie agroambientali, UniBo, su: Progetto BioPane. I corsi sono organizzati in collaborazione con l’ass. culturale THALEIA. Info: tel 368288361 [email protected] Lombardia Il sabato dal 12 marzo al 2 aprile: corso di secondo livello in agricoltura biodinamica, per chi ha già frequentato un corso di primo livello. Il sabato dal 9 Aprile al 4 giugno, presso ass. Kore, Barzanò (Lc): corso introduttivo teorico e pratico all’agricoltura. Relatore dei corsi è Michele Baio. Info: tel 039 9240264 [email protected] I RAPPRESENTANTI DEI PAESI MEMBRI hanno rinnovato l’incarico settennale al Consiglio uscente. Unica sostituzione: a Nikolai Fuchs (dimissionario) subentra Jean Michel Florin, membro del direttivo della Sezione Agricoltura del Goetheanum. Nel 2010 si sono associati anche Argentina, Brasile e Slovenia. Svizzera e Svezia hanno interamente ceduto i diritti relativi ai loro marchi di produzione all’IBDA. Parimenti ha fatto il Forschungsring di Darmstadt. L’anelito di IBDA è di assumere tutti i marchi biodinamici per garantire il libero commercio dei prodotti Demeter tra tutti i paesi membri, perché “marchi di produzione creano confini”. Riunione IGAT (Ass. Int. Medicina Antroposofica Veterinaria) T EMA DELL’INCONTRO: esiste un collegamento tra le malattie specie specifiche dei nostri animali e la tripartizione secondo Steiner? Sono state prese in esame le malattie dei ruminanti, del maiale, del cavallo, dei piccoli roditori, degli uccelli e dei polli, del cane e del gatto… Leggere su: www.biodinamica.org DALLE SEZIONI Achille Minisini e Saverio Pertoldi hanno condotto un corso propedeutico all’agricoltura al Circolo culturale Parsifal, Mortegliano (Ud). Continuano gli incontri sulle piante orticole sono: il 7 marzo, presentazione di un radicchio autocton, la “Rosa di Gorizia” coltivato da un’associata; il 4 aprile e il 2 maggio, Maura Arh, ricercatrice slovena su Le erbe spontanee commestibili nel proprio orto. Da marzo, il mercoledì pomeriggio, appuntamento in serra, az. Giacomelli, Pradamano, per allestire un piccolo vivaio di piante orticole e lavorare nell’orto di riproduzione delle sementi. Assemblea dei membri IBDA (Ass. Internazionale dell’Agricoltura Biodinamica) Marche Circolo dei preparati biodinamici S ECONDO Manfred Klett la funzione principale dei preparati è quella di richiamare e di riavvicinare gli esseri dell’evoluzione che ci siamo lasciati dietro: i preparati sono il nuovo potenziale non quantificabile della trasformazione della sostanza. È attraverso uno studio delle forze formative della natura che il Forschungsring di Darmastadt, con Uli J. Koenig e Dorian Schmidt, ha promosso due gruppi di studio: uno indaga l’azione degli involucri animali sui preparati e l’altro la diversa qualità di preparati dinamizzati a macchina o a mano. Stanno inoltre valutando alternative all’uso della torba come isolante e la più valida sarebbe la fibra di cocco. Rudolf Steiner aveva scelto la torba perché ha caratteristiche di “freezer eterico” che congela la vita verso l’interno, il cocco crea una vitalità concentrata del preparato, che si mantiene e conserva la sua efficacia anche dopo 3 settimane, mantenendo. Al Dottenfeldehof stanno sperimentando un preparato di equiseto per le patate: sui campi di patatei, che lavorano a mano (col cavallo!), eseguono 3 spruzzature invernali e 2 sulla forma vegetativa di un decotto di 25 gr x ha (cotto per un’ora, lasciato in infusione per un giorno, filtrato e diluito in 120 litri d’acqua). Il risultato è una patata biodinamica ottima, molto digeribile che assume caratteristiche di carota. Ancora sul convegno e altri incontri leggere su: www.biodinamica.org Leonelli : Le api e l’uomo / segue dalla prima la protegge dal mondo esterno; la mantiene pura. Una delle grandi domande è come fanno le api a difendere le loro riserve alimentari da altri animali oppure dai batteri o dai parassiti. Oggi si è visto che l’ape nella sua saggezza riesce a mantenere tutto puro grazie alla produzione e all’elaborazione di sostanze che hanno un potere battericida. Questo potere battericida del miele, per esempio, non solo è dovuto alla presenza di un enzima, ma anche al fatto che il miele sia così povero di acqua e quindi abbia un’alta pressione osmotica; il che vuol dire che se lì dentro capita un batterio, i liquidi interni alla cellula batterica vengono risucchiati fuori e la cellula muore proprio per questo gioco di pressioni osmotiche. Agisce come un sale, da un certo punto di vista: il sale ha una forte pressione osmotica e tira via i liquidi da altri corpi. Per gli antichi tutto questo si esprimeva nell’immagine della natura celeste del miele, della sua purezza. Non lo si usava solo come alimento, ma anche come offerta per i defunti. Vicino al defunto si lasciava, nella tomba, del miele come viatico per la sua vita oltre la morte. L’altro prodotto fondamentale delle api è la cera. Voi sapete che la cera viene prodotta dalla parte ventrale dell’addome in scagliette che escono da aperture che si succedono nell’addome stesso. Scagliette che l’ape prende, elabora e mastica fino a trasformarle nella sostanza con cui costruirà le cellette del favo. Anche la cera ha rapporto con l’umanità fin dall’antichità. Pensate solamente all’uso delle tavolette di cera per scrivere; oggi noi scriviamo su carta, un prodotto vegetale, ma un tempo si è scritto su cera, dal momento che la cera si lascia incidere (è interessante questo rapporto tra la cera e la scrittura). La si è usata nella pittura (c’è una tecnica pittorica che usavano molto gli antichi, detta “encausto”), nella scultura, nelle fusioni col bronzo, ecc…. L’uso della cera è un altro esempio di una relazione non solo nutritiva, tra il mondo dell’uomo e il mondo dell’ape; relazione che si è espressa in parte ancora nella medicina, perché la cera ebbe anche degli usi medici, ma in particolare nelle arti e, tra le arti, quella che fu una volta un’arte, la scrittura. E poi l’illuminazione, cioè la luce. L’uso della cera come fonte di illuminazione rappresenta forse, come ci ricorda Matthias Thun, l’uso più amato dagli uomini, soprattutto in epoca medioevale. Le fonti d’illuminazione erano l’olio, la cera, o le resine che impregnavano il materiale delle torce: si accendevano le resine o l’olio provenienti dalle piante o la cera proveniente dall’animale. Diciamo che proprio il cristianesimo, cioè l’epoca cristiana, ha dato alla cera, alla candela e ai ceri il lustro maggiore, l’impiego più grande, più solenne, più esteticamente gradevole. Basta andare a visitare oggi una chiesa di giorno: si vede quanto buio c’è in essa e che cosa poteva voler dire l’accensione dei molti ceri all’epoca. Abbiamo una singolare immagine che sempre Virgilio trasmette dalla coscienza antica. Vi parlo di Virgilio, della coscienza antica, appunto perché testimoniano di come l’anima umana, prima dell’epoca della sua lucidità intellettuale, cogliesse quelle che noi oggi descriviamo come realtà chimiche, biochimiche, zoologiche, biologiche. Abbiamo visto come vi fosse un rapporto singolare tra api e defunti: il miele veniva usato per imbalsamare, come offerta votiva ai defunti, la cera per creare le candele utilizzate nelle cerimonie religiose. In due testi di Virgilio emerge la coscienza profonda di questa relazione: nel IV libro delle Georgiche” e nel famosissimo VI libro dell’Eneide. Nell’Eneide egli racconta la discesa agli inferi di Enea per cercare il padre Anchise, e di come questi gli esponga la grande legge della reincarnazione, per cui ogni essere umano ogni mille anni torna sulla terra, e di come da lui discenderà la stirpe degli imperatori di Roma. Agli inferi Enea si imbatte nel fiume Leté, in cui scorre un’acqua che fa dimenticare la vita passata, vede le anime dei defunti correre verso questo fiume e sente Virgilio paragonare queste anime allo sciame delle api. Le anime dei defunti sono come le api che sciamano. Se poi però leggete il libro IV delle Georgiche troverete che lì viene detto in modo molto più esplicito non tanto che le anime dei defunti sono come le api che sciamano, ma che le api che sciamano sono in realtà le anime dei morti che volano verso il Sole. In Virgilio c’è l’esplicita formulazione della consapevolezza della religiosità antica, della veggenza arcaica che non solo concepiva un’analogia tra le api e le anime dei defunti che volano verso il Sole dopo la morte, per poi ritornare sulla Terra, ma addirittura supponeva un’identità. C’era quindi il sentimento, che l’ape avesse rapporto con l’anima umana specie quando essa va oltre la soglia della morte. Lo sciamare delle api era il risalire delle anime umane, cadute prima nel corpo terrestre, nella pesantezza della terrestrità, il loro risalire, con la morte, verso il Sole, che è la loro patria originaria. Qui il legame profondo tra le api e l’uomo appare ben oltre il solo piano dell’utilità (il miele, la cera, la propoli) e oltre il valore profetico, è piuttosto il segno del relazione con i defunti. Tanto è vero che la divinità per antonomasia dell’Ade, del mondo dei morti, è Proserpina o Persefone che nel mondo greco ha un altro nome, Melilotes, che è l’essere dell’ape. … Riprendendo la domanda di Thun a proposito delle api. Da dove viene l’ape? L’ape è domestica o selvatica? Potremmo proporre la stessa domanda a proposito del cane: il cane da dove viene? È domestico o selvatico? Non erano forse tutti lupi? Ecco, in realtà la risposta a questa domanda implica la presenza dell’uomo. L’ape è in realtà una creatura che, nell’aspetto in cui noi la conosciamo, risente profondamente dell’intervento dell’uomo. Rudolf Steiner stesso ci ricorda che l’ape è la trasformazione di un animale più selvatico e primitivo, la vespa, la vespa dei fichi. Una trasformazione sapiente, tra le prime azioni dei misteri antichi che mirava a favorire quei caratteri che rendono l’ape così speciale. … L’uomo ha dovuto sempre intervenire nei confronti della natura. Alla saggezza di questi interventi noi dobbiamo le nostre buone mele, i nostri buoni alberi da frutta, i cavalli, le mucche da latte e così via. Per intervenire sulla natura con saggezza bisogna essere non solo degli ingegneri genetici ma dei sacerdoti, porsi in armonia col divino, con la totalità presente, passata e futura e non solo con l’utilità. Mi ascoltava, e taceva. Una volta mi disse: “Ci penserò”, ma non tornò mai sull’argomento… fino alla scorsa primavera, quando con una mail mi comunicò di aver ultimato la revisione delle sue lezioni per i medici, ringraziandomi per averle trascritte. Dopo questo incoraggiamento mi rimisi subito al lavoro, e lo scorso novembre gli inviai la trascrizione di un suo ciclo di conferenze chiedendogli se lo volesse rivedere. La sua risposta è stata: “Grazie del lavoro che ha fatto. Non sono più così certo di poter ancora ultimare la sua sistemazione, ma ricevo volentieri la sua trascrizione”. È stato il suo commiato. Sara Pucciarelli Mai avrei immaginato di ritrovarmi a scrivere di lui in un simile contesto. Che dire di Giuseppe Leonelli? Quale persona fosse è ben noto a chi lo ha conosciuto e forse è ora più chiaro che mai. Vorrei invece condividere quanto di lui più ho ammirato e tanto di più in quanto siamo stati profondamente diversi. La sua capacità di trattare un argomento, fornendo contemporaneamente più chiavi di lettura, dava a tutti il modo di essere partecipi di un’esperienza che, grazie a un patrimonio culturale non comune, spaziava sempre ben oltre i confini del tema. Così come la capacità di raccogliere, alla fine di un’esposizione, le domande dei presenti e di riuscire a portare le risposte in un unico, armonico discorso era segno di un lucido intelletto e, soprattutto, di profonda compartecipazione e compassione. Quanti di noi lo hanno sentito rispondere anche a domande non espresse, ma che angustiavano l’anima! E sempre lo ha accompagnato l’estrema attenzione a non entrare, se non in punta di piedi, nella sfera del giudizio e della libertà personali, pronto a farsi da parte con estrema umiltà quando pensava che il suo stesso carisma stesse diventando un problema. ‘L’epoca dei maestri è finita’, ripeteva ogniqualvolta potesse sorgere il dubbio, e ci invitava a considerarlo uno di noi, un compagno di viaggio. Per questo, in una delle lettere che gli scrissi lo scorso anno, gli mandai la benedizione del viaggiatore di San Patrizio: “Sia la strada al tuo fianco il vento sempre alle tue spalle che il sole splenda caldo sul tuo viso e che la pioggia cada dolce nei campi attorno e finché non ci incontreremo di nuovo possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano.” Mi piace pensare che Giuseppe Leonelli userebbe queste stesse parole per salutarci. Silvestro Bertelli Motta frase: “ Mi sto preparando ad affrontare i mesi di vita che mi rimangono”. Nella sua voce profonda, come ricorderanno tutti coloro che lo hanno conosciuto, non c’era paura, non c’era disperazione, solo consapevolezza e una grande calma interiore. Un grandissimo insegnamento! Agli inizi di dicembre dello scorso anno avevo iniziato a scrivergli una lettera per informarlo degli ultimi avvenimenti antroposofici siciliani e, in particolare, dello studio che stavamo conducendo, con il gruppo di Catania, di una sua conferenza intitolata la via Rosicruciana e la via del Buddha*. Lo studio della suddetta conferenza ricca di spunti e di idee, fu per tutti noi motivo di profonda riflessione, e durò diversi mesi. Dopo che tale studio si era concluso, qualcosa frullava dentro di me, finché capii con molta chiarezza, quanto la vita che il Leo aveva condotto, molto attiva ma senza protagonismi, fosse stata ispirata e coerente con lo spirito di uno dei due personaggi della sua conferenza. Non sono riuscito a inviargli quell’ultima lettera, ma sono sicuro che il contenuto in qualche modo gli è già arrivato. Un grande abbraccio Leo. Giuseppe Ferraro Leonelli: testimonianze / segue dalla prima biodinamici, in un certo senso il ramo più umile del movimento antroposofico, fin quando ha potuto. Fiorisce in me riconoscenza e gratitudine per l’immensa fortuna di averlo avuto come maestro. Una figura fondamentale per la vita, che mi ha accompagnato per almeno metà dell’esistenza, e che senza dubbio ha influito profondamente sul divenire del mio cammino. Caro dott. Leonelli, mi mancherà da morire. Ma come ben sappiamo non è vero che si vive una volta sola, quindi ci ritroveremo ancora in qualche dove, in qualche tempo, o anche fuori dal tempo, perché le anime quando si cercano, prima o poi si trovano. Sono stata in Val d’Aosta a visitare la tomba del dott. Leonelli, da casa mia ci arrivo a piedi: il cielo azzurro, le imponenti montagne innevate… un pensiero vola alto. a cura di Gigliola Rosini *** H O INCONTRATO PER LA PRIMA VOLTA il dott. Leonelli nel marzo del 1988, durante il mio primo corso di agricoltura biodinamica, che fu anche il mio primo contatto con l’antroposofia. Quel corso fu per me una svolta biografica importante, per i 20 anni successivi mi dedicai completamente alla biodinamica: ma gli unici ricordi limpidi che conservo di quei giorni sono due o tre frasi pronunciate dal dott. Leonelli durante la sua conferenza, e nulla avevano a che fare con l’agricoltura. Da allora ho avuto la fortuna e il privilegio di risentirlo molte volte, di conoscerlo poi personalmente e di divenire sua paziente. Sempre presente e premuroso in tutti i momenti più importanti, sempre disponibile a porgere il suo aiuto nei momenti difficili, è stato per me un maestro e una guida, e lo è stato senza mai esprimere un giudizio né mai indicarmi una direzione: era uno specchio, un cristallo capace di restituirmi l’immagine di ciò che realmente ero, nel bene e nel male, e rispettoso della mia libertà al punto di non suggerire quasi mai una risposta alle mie domande: “E lei, cosa ne pensa?” Era questa la sua risposta, e non gli sarò mai abbastanza grata per l’aiuto che così mi ha dato nel percorrere la mia strada. Negli anni in cui mi sono dedicata a trascrivere alcune delle sue conferenze - mi sembrava importante che le sue parole non andassero disperse non mi ha mai incoraggiata in quest’opera, e non ha mai rivisto questi lavori: tanto che ho attraversato momenti di scoramento e di dubbio sul senso di quanto stavo facendo, perché era davvero grande il divario tra la sua parola detta a la parola scritta. Quando gli chiedevo cosa ne pensasse, quando gli esprimevo i miei dubbi non mi ha mai dato – nemmeno allora – una risposta. *** H O INCONTRATO PER LA PRIMA VOLTA Giuseppe Leonelli al convegno di biodinamica a Bocca di Magra nel 1988 e ancora ricordo come fossi rimasto colpito dalla sua persona e dalla qualità della sua conferenza, che chiudeva la giornata. Era il mio primo contatto con il mondo antroposofico e la sua presenza ha accompagnato il mio percorso, come agricoltore biodinamico al gruppo scuola della Zelata e come medico del primo corso di formazione in medicina antroposofica a Roncegno (dal 1994 al 1996) a oggi. *** I Pozzallo 15 Gennaio 2011 L GRANDE LEO fu per me un maestro e un caro amico. Ho studiato con lui per molti anni. Ci trovavamo nel suo studio il martedì insieme al dott. Sergio Francardo e al dott. Roberto Tempera. Negli ultimi anni, dopo che Roberto Tempera era uscito dal gruppo di studio per sua volontà, si era unita a noi la dott.ssa Maria Pia Gius. Per me sono stati anni di trasformazione e di crescita interiore. Ciò che accadeva nella mia anima, senza che io ne avessi consapevolezza, era molto di più di ciò che apprendevo intellettualmente. Lasciai Milano nell’agosto del 2005 e da allora non l’ho più rivisto, se non dopo la sua morte. Leo mi telefonò per raccontarmi della malattia e delle scelte terapeutiche che aveva fatto. Mi colpì una sua * La conferenza fu tenuta a Treviso il 29 Ottobre 2004 in occasione del convegno annuale della Società antroposofica in Italia, pubblicata sulla rivista Antroposofia n. 3 Maggio – Giugno 2009