Record di Cheyenne

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Record di Cheyenne
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Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Record di Cheyenne
pante, che è stato molto difficile gestire. Il suo albero, alto 45
metri, è stato meticolosamente ottimizzato per ridurre drasticamente i carichi di lavoro. Le drizze, per esempio, sono state
tutte fornite di locks per dimezzare i carichi di lavoro. Le vele,
North Sails, sono state appositamente realizzate nella California del sud dopo uno studio certosino per ridurne il peso del
30% e migliorarne contemporaneamente l’affidabilità.
Lo scalpo
al mondo
L’ACCHIAPPARECORD
Dopo questo strepitoso primato “Cheyenne” detiene praticamente tutti e tredici i primati ufficiali sulle principali rotte
del mondo, anche se il fiore all’occhiello del team capitanato
da Fossett, sono indubbiamente la strepitosa traversata atlantica dell’ottobre 2001 (in 4 giorni, 17 ore) e questo furioso
periplo del pianeta senza scalo. Durante quest’ultima prova,
l’unico momento di reale preoccupazione per lo scafo statunitense, è stata l’avaria alla randa patita poco prima di doppiare il mitico Capo Horn. Un problema tecnico risolto efficacemente e prontamente dall’equipaggio multietnico, rallentando
appena qualche ora l’impressionante corsa nei gelidi mari del
Sud. Una galoppata vissuta in costante progressione, che ha
visto incrementare il vantaggio di “Cheyenne” inesorabilmente, compiendo infine un autentico capolavoro proprio nella
difficile e infida risalita dell’Atlantico, dal Brasile al traverso
della piccola e desolata isoletta di Ouessant, per tagliare nuovamente la linea immaginaria da cui era partito neanche due
mesi prima.
Henri Thibault/DPPI
Henri Thibault/DPPI
IL CACCIATORE
Henri Thibault/DPPI
di Pietro Fiammenghi
heyenne” ce l’ha fatta. E’ record: 58 giorni, 9 ore, 32
minuti e una manciata di secondi. Da oggi, il mondo
è più piccolo. Sei giorni più piccolo. Per compiere il
periplo del pianeta, attraversando i 17 sistemi meteorologici
che lo caratterizzano, “Cheyenne” - il catamarano più grosso
mai costruito al mondo - ha impiegato meno di sessanta giorni. Altro che Giulio Verne e il suo giro della terra in ottanta
giorni, qui la media tenuta è stratosferica: 18,37 nodi. Superiore addirittura a quelle dei liners, le veloci navi di linea. Un
risultato fantastico, per il momento difficilmente battibile. Una
prestazione che ha strapazzato non solo il precedente primato
detenuto, sino al 5 aprile scorso, dal francese Bruno Peyron con
il suo maxi-cat “Orange”, ma che ha anche surclassato il “tempone” stabilito da “Club Med” durante la mitica regata “The Race”. Anzi, gli stratosferici primati conseguiti da “Cheyenne” sono stati tutti stabiliti dopo quella regata. Dalla voglia di revanches, originata dal pesante flop subito proprio nel 2001 per
“C
94 Maggio 2004
quel prematuro ritiro, è nata infatti la seconda giovinezza di
“Playstation”. Da allora, il progetto di Morrelli e Melvin è stato
profondamente rivisitato. Gli scafi, sono stati modificati dalla
Green Marine a Southampton sotto l’esperta supervisione di
Sean Regan, raggiungendo l’astronomica lunghezza di 38,1 metri. L’albero è stato interamente riprogettato dalla Southern
Spars in Nuova Zelanda; l’equipaggio stesso è stato rinnovato e
persino il nome della barca modificato da “Playstation” nell’indianissimo “Cheyenne”. Alla navigazione è stata posta l’unica
donna imbarcata, Adrienne Cahalan, una bionda australiana con
un curriculum velico impressionante. Il tutto, shakerato dalle
terribili onde degli oceani del sud, ha funzionato a meraviglia.
Miracoli della nautica. Persino le nove nazionalità diverse dei
dodici velisti imbarcati non hanno creato problemi e, in questa
babele velica, la barca è finalmente risultata affidabile. Veloce,
d’altronde, lo era sempre stata. Le sue 25 tonnellate di carbonio sono state spinte nelle 27 mila miglia di questo incredibile giro attorno al Polo Sud, dagli oltre 1000 metri quadrati di
vela che è capace di esporre al vento. Una potenza preoccu-
Vero motore di questa fabbrica dei record galleggiante è il suo
armatore, Steve Fossett. Milionario statunitense, nato sessanta
anni fa nel Tennessee, da vero “self made man”, ha costruito la
sua fortuna lavorando alla borsa delle merci di Chicago. La sua
vita, dopo aver caparbiamente conseguito il successo economico, è diventata un’autentica e continua battuta di caccia. Ha
inseguito, cacciato e catturato di tutto. Il suo obiettivo però,
non sono stati gli animali selvatici ma un qualcosa di ben più
sfuggente, i record. Li ha inseguiti ovunque, nelle discipline
più disparate e, a oggi, ne ha imprigionati una cinquantina. Vela, palloni aerostatici, alianti, aerei, auto da corsa e alpinismo.
Questo yankee tarchiato, quanto ostinato, da una ventina d’anni ha deciso di vivere al massimo la sua esistenza cimentandosi in un numero impressionante di discipline estreme. Naturalmente, ai tanti record detenuti, bisogna aggiungere una cospicua dose di fallimenti; ma nel curriculum sportivo di Fossett,
spiccano anche imprese fisicamente molto impegnative, come
la scalata dell’Everest, la partecipazione alla 24 Ore di Le Mans,
la traversata della Manica a nuoto e l’Iron Man di triathlon. Sulla sua prossima impresa regna il segreto più totale, ma francamente, speriamo che riguardi la vela. Da uno così, bisogna
aspettarsi di tutto.
Claire Baley/ Kos Pictures/DPPI
Henri Thibault/DPPI