Numero 4 - Altervista

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Numero 4 - Altervista
IL NUOVO
www.mappysq.altervista.org
Periodico del liceo Quasimodo fondato nell’a.s. 1991/92 — anno XVII numero 4
Le
nuove
disposizioni
ministeriali
a pagina 3
Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un ciclo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.
Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c'è terremoto
né guerra.
Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia,
e sulla greppia nazionale.
Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.
Piove
in assenza di Ermione
se Dio vuole,
piove perché l'assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l'ha ordinato.
Piove sui nuovi epistèmi
del primate a due piedi,
sull'uomo indiato, sul
cielo,
ottimizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui works in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.
Piove, ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.
E. Montale, Piove
BUONA PASQUA DA TUTTA
LA REDAZIONE!!
...e ricordate il nuovo sito del giornalino:
www.mappysq.altervista.org
LASCIATE IN PACE
LUCA!
a pagina 7
LA SCUOLA
VA A PEZZI
pagine 8-9
PAROLE IN
LIBERTA’
pagine 14-15-16
a pagina 4
l’amore
no n v a
in
vacanza
the read
a pagina 12
er
a pagina 13
Aprile, certo.
E il Ma, Però s’è fatto attendere, come sempre. E come sempre dobbiamo lamentarci dei redattori che non
scrivono, degli articoli che non arrivano, delle pagine desolatamente bianche da riempire all’ultimo, eccetera eccetera. Tutto come sempre.
Come sempre siamo stanchi, chi più chi meno, come sempre guardiamo speranzosi alle vacanze di Pasqua
che presto verranno in nostro soccorso, come sempre siamo sommersi di verifiche eppure contenti perché,
dell’anno scolastico, abbiam superato indenni la metà. Eccetera eccetera.
Come sempre, poi, i maturandi cominciano a tremare, le tesine non sono che appena abbozzate (ahem…
sì, diciamo così), i prof si lamentano del clima da istituto di igiene mentale e noialtri facciamo di sì con la
testa, mentre invece pensiamo che ci sarebbe proprio da spararsi, ma proprio davvero, a pensare al Trittico
delle delizie –non quello di Bosch-: tema, versione, terza prova. Senza dire dell’orale (shhh! Cervello, zitto! Super-io, taci!).
Così si va, in qualche maniera, in questo aprile fradicio che sa poco di primavera.
Tuttavia, cari quasimandi, in un clima tanto umido e tanto statico, una novità c’è.
Siamo infatti orgogliosi di annunciarvi che il Ma, Però è ora disponibile in rete!!!
Abbiamo costruito, come archivio, un nuovo sito; qui potete trovare tutti i numeri di quest’anno in formato pdf, nonché una presentazione dell’attività nelle sue linee generali.
In questo modo, verranno risolti molti dei problemi che affliggono lo storico giornalino, e che rendono
poca giustizia al suo vero valore; anzitutto le trecento copie cartacee che vengono contese di solito tra gli
ottocento e passa studenti, non saranno più motivo di risse ed aggressioni. Chiunque può scaricare o leggere online l’ultimo numero, ma anche i precedenti.
In secondo luogo la carta, il toner, le sbavature d’inchiostro, la fotocopiatrice, le pinzature storte e tutti
quegli inconvenienti “formali” non saranno più un impedimento totalizzante per la fruizione degli articoli.
Ma soprattutto, ed è il nodo della questione, il Ma, Però può finalmente dirsi a buon diritto esteso alla Rete; quindi pubblico, quindi visibile, quindi a portata di click, quindi aperto.
Questo è forse l’inizio di un progetto che, speriamo, possa continuare ad evolversi ed acquisire importanza, come forse ne meriterebbe; in fondo, sapete, noi direttori siamo ormai agli sgoccioli, qui, e di numeri
ne faremo ancora uno, due al massimo. Poi toccherà a voi. Dovrete assumervi l’“incarico” di portare avanti ciò che si condensa in queste venti pagine che avete in mano, e dimostrare se vi interessa, realmente,
mantenere vivo e sano tale strumento di comunicazione.
Dal canto nostro, abbiamo l’ostinato ottimismo di chi pensa che qualcuno con la voglia di esprimersi ci
sarà sempre, nonostante tutto. Come, nonostante tutto, ci sarà sempre un mezzo per farlo, in qualche maniera, fatti salvi le difficoltà ed i problemi tecnici.
…E’ ottimismo, il nostro, come dicevo. Non ingenuità cieca, vero?
Dunque, eccovi l’indirizzo!!!
http://www.mappysq.altervista.org
I direttori,
Rita Sozzi&Matteo Zennaro
Redazione
Direttori: Rita Sozzi IIIA cl, Matteo Zennaro IIIA cl
Vicedirettori: Tommaso Conte IIIA spp, Serena Previderè IB cl
Redattori: Cecilia Ascoli IIA cl, Elisa Baitelli, Isabella Bezzera IIIB cl, Miriam Bovio IA cl, Silvia Cattaneo IIA ling, Giorgio Chiappa VB ling, Francesco Dodi IVD ling, Martina Felisatti, Francesca Girotti IB
cl, Sara Lombardi, Valeria Meneghello IIA cl, Federico Picetti IC cl, Martina Radice IB cl, Mariacarla
Stefanino IIIA spp, Nicolas IIIA spp
Docente referente: prof.ssa Ornella Maltagliati
Impaginazione e grafica: Rita Sozzi IIIA cl, Matteo Zennaro IIIA cl
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Si definiscono nuovi criteri per l’attribuzione del voto in con- golo istituto); l’insufficienza è poi condizione ossimoricamente sufficiente per la non ammissione all’anno successidotta.
vo. Detto in soldoni, con il 5 ti cannano.
Il 5 in condotta comporterà la non ammissione all’anno suc- Ma. Cosa deve ridursi a fare uno studente perché gli cali
cessivo o agli esami di Stato. Il voto sul comportamento, sulla nuca questa fredda lama? Il comunicato parrebbe
inoltre, concorrerà alla determinazione dei crediti scolastici. rispondere anche a tale interrogativo (bontà loro). Già, parL'insufficienza sarà attribuita dal consiglio di classe per gra- rebbe; se infatti analizziamo in dettaglio ciò che viene detto,
vi violazioni dei doveri degli studenti definiti dallo Statuto ne appare subito evidente l’assoluta inconsistenza, a livello
delle studentesse e degli studenti e cioè nei seguenti casi: pratico, nonché l’ambiguità.
• Allo studente che non frequenta regolarmente i corsi e Ad esempio, cosa significa “assolvere assiduamente agli
impegni di studio”? Non fare i compiti, non studiare? Eppure
non assolve assiduamente agli impegni di studio;
• A chi non ha nei confronti del capo d'istituto, dei docen- queste mancanze sono già punite dai voti delle singole mati, del personale della scuola e dei loro compagni lo stesso terie… è un macabro infierire sui cadaveri?
E poi cosa si intende Lassù (non in paradiso) per “regolare
rispetto che chiede per se stesso;
• A chi non osserva le disposizioni organizzative e di frequenza”? Non per altro, la chiarezza è apprezzabile;
altrimenti si finisce sempre con le fobie da fraintendimento.
sicurezza dettate dai regolamenti dei singoli istituti;
Così che, ultimamente, arrancano fino in classe dei semica• Agli alunni che non utilizzano correttamente le struttu- daveri devastati da febbre, tosse, tisi, peste e colera; i prof,
re, i macchinari e i sussidi didattici;
immancabilmente perspicaci, si domandano “perché non
A chi arreca danno al patrimonio della scuola.
sei rimasto a casa?”, ed, altrettanto immancabilmente, dal
Per prendere un’insufficienza in condotta, comunque, si catarro piretico esala una vocina “per non fare troppe asdeve aver già preso una sanzione disciplinare. Se il com- senze, sa, adesso con il 5 in condotta…”.
portamento indisciplinato si ripete l’insegnante con il consi- Ora, senza scomodare i casi estremi, si potrebbe dire che,
glio di classe può decidere per l’attribuzione del 5. in effetti, conferire maggiore importanza al comportamento
Una sanzione disciplinare, quindi, sarà come un cartellino
giallo dopo il quale se i comportamenti gravi persistono il
consiglio di classe darà il cartellino rosso, cioè il 5 in condotta.
(Estratto dallo schema di regolamento concernente
“Coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli
alunni e ulteriori modalità applicative in materia, ai sensi
degli articoli 2 e 3 del decreto legge 1° settembre 2008, n.
137, convertito con modificazioni dalla legge 30 ottobre
2008, n. 169”. Per ulteriori informazioni: www.miur.it)
Eccola qui, l’ultima perla (margarita margaritarum!). Tanto
s’è discusso di questo giudizio, di questo fatidico 5 che incombe sulle nostre zucche come Damocle ben sapeva…
ma di cosa si tratta, in realtà? Dove stanno le novità in questo pasticciaccio di continua riforma?
Semplicissimo, basta leggere il comunicato stampa del
MIUR: la condotta verrà valutata come tutte le altre discipline, secondo la solita scala (5-10), con definite griglie di
assegnazione dei voti (decise dal Collegio Docenti del sin-
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non è poi un’idea peregrina. Serve forse ricordare quanto
sia fondamentale, nel senso etimologico del termine, il sapersi relazionare alle strutture ed alle persone nel modo
corretto? Il rapporto con la realtà, dei luoghi e delle gerarchie, delle richieste, dell’organizzazione sociale in cui siamo
inseriti è preponderante a qualsiasi altra forma di insegnamento/apprendimento. Quindi, io credo, è giusto ed anzi
ragionevole sottolineare il valore di un atteggiamento vuoi
rispettoso, vuoi educato, vuoi semplicemente civile; anche
con provvedimenti per così dire coercitivi, e, perché no, di
sano ricatto pedagogico.
Tuttavia, come al solito, la forma con cui è stata proposta la
normativa è a dir poco anfibolica; significa tutto e niente, è
variamente interpretabile, ermetica forse, poco chiara di
certo. Nemmeno i responsi oracolari della Pizia erano tanto
misteriosi, e la Sfinge edipica, quanto ad enigmaticità, non
era nulla. Pare proprio che, senza precise indicazioni per
l’attuazione pratica, si voglia lasciare libertà di decifrazione
ai singoli istituti. Speriamo in bene.
… ma la legge, non dovrebbe essere quella cosa che è
uguale per TUTTI?
Rita Sozzi, IIIA cl
..ATTENZIONE ATTENZIONE!!!, LA SQUOLA STA CADENDO A PEZZI!!!. No no,non preoccupatevi, non
uscite dalla classe in preda al panico. La nostra amata squola sta benissimo ed è ancora integra,anche se,
stipiti che cadono, pannelli del soffitto appesi per miracolo, finestre che non si aprano e palestre annacquate
non sembrano dimostrarlo. La squola italiana nella sua totalità sta cadendo a pezzi. Con proteste, scioperi di
insegnanti e di alunni,addirittura scioperi di bidelle, manifestazioni in piazza, forse abbiamo superato la sottile linea che separava il giusto dallo sbagliato, la calma dalla rabbia, l’utile dall’inutile, la saggezza dalla
follia. Sono ben consapevole che bisogna “lottare” per i propri ideali e le proprie idee, ma senza esagerare,
senza, appunto, superare la famosa linea. In un primo momento le proteste potevano anche starci, insomma,
ognuno ha il diritto, se non il dovere, di difendere i suoi interessi, ma fino al punto in cui questa “difesa” non
sfoci in qualcosa che oltrepassi la protesta pacifica, trasformandosi in una vera e propria guerra. No, non esagero usando questo termine, questo brutto termine, perché le “esibizioni” mostrate a Roma in piazza Navona, sono vere e proprie immagini di guerriglia. Se questi episodi di violenza disumana non fossero avvenuti,
magari l’opinione generale non sarebbe stata quella che purtroppo invece è ora. Secondo voi cosa pensa un
normale cittadino vedendo le immagini di violenza durante le manifestazioni degli studenti???..ecco secondo
me ciò k pensa: “ma quanto sono rinc*******i questi qua???”. Ed è anche quello che penserei io,ed infatti è ciò
che penso veramente. Vorrei però precisare che non tutti quelli che sono andati a questi scioperi sono dei casinari a cui non interessa nulla della scuola. Infatti per me esistono 2 tipi di studenti “scioperanti”: una parte
di questi è, per fortuna, seria,interessata veramente ai problemi che perseguitano la squola,e che ammiro
profondamente. Invece l’altra parte degli scioperanti è composta da scansafatiche, il cui unico interesse è
quello, nel migliore dei casi, di perdere un giorno di scuola e di aggregarsi alla manifestazione per poi andare
a fare shopping in centro, mentre ,nel peggiore dei casi,sono solo persone,se cosi si vogliono chiamare, che
vogliono sfogare le proprie insoddisfazioni facendo un po’ di rissa e distruggendo ogni cosa che passa davanti
ai loro occhi annebbiati dalla stupidità. È per colpa di questi individui che la maggior parte delle manifestazioni, giuste o non giuste, non hanno portato a nessun risultato. Preciso che questi scioperi gli ho sempre visti come qualcosa di inutile, che non avrebbero portato a nessun risultato, e per ora sembra che questa mia
tesi si stia rivelando giusta. Non voglio in nessun modo insultare chi ha partecipato a questi scioperi, e non
me ne sento neanche il diritto.l’unica cosa che mi sento di dire è che la squola sta veramente cadendo a pezzi.
Nicolas, 3 A spp
I nostri orizzonti si allargano: dall’est e dall’ovest dell’Europa, il 20 febbraio, sono arrivati nuovi amici spagnoli e turchi con i quali abbiamo approfondito le nostre competenze linguistiche
ma anche la nostra conoscenza delle loro culture. Infatti nell’ambito del progetto COMENIUS
“Cultures meeting in ancient theatre”, organizzato dai proff. Angiolini, Borghi e Maltagliati, era
previsto che a Magenta e nei dintorni fossero ospitati ragazzi turchi e spagnoli. Il febbraio noi
studenti del Quasimodo insieme ai nostri ospiti ci siamo incontrati con il sindaco di Magenta e
alcuni responsabili del teatro in Italia e all’estero al fine di parlare dei rispettivi progetti teatrali
e del modo in cui essi vengono organizzati. L’incontro si è concluso con un ricco rinfresco offerto e preparato dai genitori delle famiglie ospitanti che hanno fatto gustare ai nostri corrispondenti cibi tipici italiani. Il giorno dopo, domenica 22 febbraio, siamo andati a Verona dove
abbiamo passato la giornata con una guida che ci ha mostrato l’arena ed altri luoghi dove sono
ancora presenti resti di teatri. Gli ultimi due giorni sono stati riservati alla visita di Milano; il 23
febbraio siamo stati nella Milano romana dove abbiamo visitato un museo archeologico, alcune
chiese e le colonne di S. Lorenzo. Il giorno dopo siamo tornati a Milano per trascorrere una
giornata all’insegna dello shopping: abbiamo passato un intero pomeriggio ognuno col proprio
corrispondente in giro per negozi… Questa esperienza è stata tutto sommato molto divertente
e per noi Italiani è stata anche costruttiva da un punto di vista linguistico; infatti dato che gli
spagnoli, per non parlare dei turchi, non parlavano né italiano né inglese, siamo stati costretti
a comunicare usando la loro lingua, migliorando le nostre conoscenze linguistiche. Adesso
tocca a noi! Il 15/05 si parte per un paesino vicino a Madrid: chissà cosa ci riserverà la Spagna?
Erika 3A ling
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Partiamo dai dati oggettivi. Le
spietate cifre. 14 alunni presenti, 11 assenti in data lunedì
16/3. Una moria, una classe falcidiata da chissà quale devastante pestilenza, o ira divina.
Continuiamo nell’esposizione dei meri fatti: per la data 16/3
era stata fissata una verifica scritta di storia, da un mese abbondante. Certo, pesante; certo, con una mole di programma
da preparare ben descritta da Leopardi: “Amaro e noia/La
vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.”.
Tuttavia noi non saremo tanto cinici da collegare queste due
constatazioni, vero? Non saremo così malfidenti, come i perfidi prof, da sospettare qualcosa che puzzi di macchinazione.
Oppure no. Magari vogliamo essere proprio così scettici e
diffidenti, ed ancora di più, fino ad accusare di assenze strategiche chiunque e comunque, bollando alla cieca, sbraitando,
minacciando (ah! Il 5 in condotta! Ah! La maturità!).
Sebbene una scrematura manichea di tal genere sia paradossale, è facile ricadere in luoghi comuni e semplificazioni banalizzanti, sempre indaffarati come siano nello stilizzare le forme troppo complesse. Perché si sa, quando gli studenti diventano maggiorenni, con delega, la tentazione di saltare qualche
ora di scuola è fortissima (issima issima); senza contare l’impegno richiesto in un quinto anno di liceo, dove ogni settimana è farcita di verifiche/interrogazioni e nemmeno leggere,
chè in vista dell’esame i prof si sentono in dovere di dar sfogo
alle loro fantasie persecutorie. Vogliamo poi dire di quell’angoscia (no, non come per Kierkegaard, proprio nel senso di
via crucis di afflizioni) legata al fatidico giugno, alla tesina, al
terrorismo-da-terza-prova, alle simulazioni ed amenità simili?
Per non addentrarci, inoltre, in quella corona di spine che sono gli impegni extra-Quasimodo che uno arriva ad accumulare quando ben s’è preso (non dico dove) i suoi diciotto anni,
uno per uno e senza sconti; patente, test d’ingresso universitari, lavorucoli alla bisogna, responsabilità affibbiate dalla famigghia e altre congreghe perché, be’, “ormai sei grande e ti
tocca”.
Vero, tutto, innegabile. E aggiungo anche che, sinceramente,
quando ben si è intuita la strada che si imboccherà poi, nel
futuro prossimo, sottoporsi ad alcune pratiche sadomasochiste
risulta pressoché ributtante (“ma a me, che fisica, una volta
uscita di qui, non voglio nemmeno più sapere di averla studiata… che giova funestarmi con l’esperienza di Oersted? Perché
funghire sopra il funzionamento di un ciclotrone?”).
Insomma, diciamocelo: bigiare alletta. Forse sempre no, ma
spesso assai.
Ora, esposte le ragioni del serraglio studenti, consideriamo il
parco profs. Si indignano, a buon diritto. E accusano di assenze strategiche (altrettanto a buon diritto). Snocciolano ragioni
etiche e di responsabilità civile (un po’ meno a buon diritto).
Tacciano di egoismo (senza torto) e stupidità, infantilismo,
perchè dalla maturità non si fugge e nemmeno dalle difficoltà
della vita (polpettone).
Ma io dico, egregissimi: se gli alunni “bigiano”, è perché un
qualche vantaggio ne ricavano –e non solo presunto-; in mezzo alle mille controindicazioni (spiegazioni perse, cattivo rapporto con docenti e compagni…), c’è anche il profitto
(salvazione della media e, talvolta, della sanità mentale). Si
dice che il mondo sia dei furbi, ed è vero (nei limiti della for-
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ma, ovvio, non oltre). Perché? Perché fatte le leggi subito si
trova l’inganno, il raggiro che faciliti. Non dovrebbero però
esserci delle “autorità” di controllo, con il ruolo di educare,
rieducare, insegnare, punire per correggere? Sì. Nel contesto
scuola, sono i prof. Forse forse le assenze strategiche son tanto diffuse perché, oltre ai discorsi ed a qualche raro caso di
illuminata, sana, santa, giusta perfidia, nessuno fa nulla: nè
castiga né elimina qualsivoglia barlume di vantaggio tratto dal
saltare le verifiche. Comprendo i problemi del caso: è sempre
rischioso far di tutta l’erba un fascio perché le assenze, ad
esempio, potrebbero essere dovute davvero ad una malattia;
tanto più che vengono puntualmente giustificate, ovvero, a
quel punto, l’insegnante non avrebbe più alcun diritto di mettere in dubbio l’autenticità delle motivazioni, di ficcare il naso
nel privato dell’alunno insomma.
Dunque? Non voglio accusare una parte più dell’altra. Quindi
dirò che, da un lato, è un vacuo moraleggiare quello dei prof,
che predicano nei discorsi, senza poi avere il buon gusto di
comportarsi coerentemente. Tanto peggio per il fatto che tali
polpettoni dalla dubbia concretezza vengono appioppati agli
alunni presenti, per lo più, quei pochi che -cretini una volta a
non bigiare-, lo sono il doppio nel sorbirsi le prediche.
Dall’altro è davvero ributtante, e patetico, cogliere l’assoluta
mancanza di responsabilità di chi colleziona assenze –guarda
caso- proprio nei giorni in cui son previste prove valutate; che
vuoto, che tragico nulla rivela tale mancanza di interesse in
tutto fuorché la media, il bel voto, il numeretto fatale. La furbizia in questo senso è premiata, e con ogni probabilità questo
è un modo come un altro per imparare ad avere mediocre successo nella vita senza troppi sforzi, cavarsela, come dire, accontentarsi. Che il mondo fuori aiuta, e non ha metro per valutare la profondità interiore, solo la dilatazione delle apparenze.
Dopodichè, scagliata la requisitoria, non ho grandi soluzioni
da proporre. Magari un po’ più di attenzione da parte degli
insegnanti ad educare non solo al nozionismo, ma anche alla
responsabilità; come? Assumendosi il pruriginoso ruolo del
prof spietato, ad esempio. Certo è difficile, considerando come vanno le cose fuori dall’aula, quali modelli paideutici offrono la societas, la familia, la civitas e quant’altro. Provarci,
però, si potrebbe.
D’altro canto, è innegabile che a diciotto anni ormai sia tardi.
Va bene, d’imparare non si finisce mai; ma sentirsi fare la
morale (appunto solo nei discorsi) suona buffo, al limite del
grottesco; sicuramente indifferente. Che un pochino
(crediateci o no) di vita è passata addosso pure a noi, nel nostro piccolo, e qualche esperienza cui aggrapparci in questo
caos ce la portiamo scritta sulla pelle. Crediateci o no. Quindi, fintanto che siamo dall’altra parte della cattedra, non possiamo che allibire di fronte al pessimo risultato che siamo,
noi; e dell’educazione e dell’incapacità (tutta nostra, senza
scaricare il barile) di costruirci un’identità decente, non dico
perfetta, ma quantomeno pulita.
Un’altra vita, saremo onesti. Saremo capaci di tacere. (A.
Baricco, City)
Rita Sozzi III A classico
Non ho personalmente capito come mai, ma mi rimetto
ai miei limiti, il telegiornale –
cioè i telegiornali – ritenga
così importante far partecipe
tutto il paese del messaggio
che, quotidianamente, l’abitatore delle sacre sale affacciate su piazza San Pietro –
Roma – indirizza Urbi et Italiae. Già, perché l’Orbe, sinceramente, questo messaggio lo ascolta saltuariamente,
per lo più in occasioni particolari; a meno che i singoli
abitanti delle nazioni estere,
interessati al contenuto dello
stesso, non si muovano in prima persona e, coscientemente e volontariamente, si informino in dettaglio sulla papale opinione. Invece il Belpaese – di solo latte italiano
– deve attentamente attingere alla pontificia sapienza
ogni sera – anche se, la situazione, mi porterebbe inevitabilmente a dire: ogni santa
sera – volente o nolente, credente o miscredente o non
credente o niente di tutto
questo. In somma delle somme, non si può sfuggire. Eppure penso che una persona
possa anche considerare il
Papa fonte inattendibile di
consigli tanto etico-morali
quanto, a maggior ragione,
pratico-politico-sociologicoscientifici, senza per questo
mancare di rispetto né nei
confronti di Sua Santità, né
nei confronti di chi, invece e
a buon diritto, fosse desideroso di conoscere le linee guida del pensiero di SantaMadreChiesa. Non sarebbe
quindi giusto – assolutamente no – proibire ogni parola
alla somma carica, come, del
resto, ai suoi collaboratori,
ma forse, e dico forse, il (tele)
giornale nazionale non è esattamente il luogo più consono per concedere a lui e ai
suoi uno spazio mediatico.
Soprattutto quando gli argomenti su cui il discorso verte esulano da quelle che sono
le competenze riconosciute
all’istituzione ecclesiastica e
rientrano, invece, nei rigorosi
e, ahimè, inconfutabili ambiti della scienza: il rischio, infatti, potrebbe proprio essere
quello di diffondere informazioni scientifiche inattendibili,
a cui, poi, naturalmente, ognuno è liberissimo di credere, ma che risultano un tantino irritanti per chi, magari a
costo di informarsi presso
fonti autorevoli, conosce (o
vuole conoscere) un parere
rigoroso, comprovato e lucidamente imparziale. D’altronde sui cosiddetti temi
caldi, dall’aborto all’uso del
preservativo, dal testamento
biologico alle coppie di fatto,
temo di non aver mai avuto
il piacere di ascoltare alla
televisione – e in particolare
al telegiornale – l’opinione,
per esempio, della comunità
ebraica italiana, come nemmeno quella della chiesa valdese, o della comunità islamica… Certamente, rispetto
alla popolazione cattolica
queste comunità costituiscono delle minoranze, ma questo non giustifica l’enorme
peso mediatico riservato alle
parole che escono dal Soglio
Pontificio.
Nutella epica
L’alunno T. mangia una confezione maxi di Nutella a
mani nude durante l’ora di epica
Il prosciutto
Ignoti continuano a mettere fette di prosciutto nel registro: la classe sembra una macelleria
Il gallo cedrone
Gli alunni D. e K. vengono momentaneamente allontanati dalla classe dopo ripetuti inviti a smettere d’imitare
il rituale d’accoppiamento del gallo cedrone
Benvenuti all’inferno
La classe, in assenza del prof. di religione, dà fuoco alla
cattedra con dell’alcool e, all’arrivo del prof., l’alunno F.
grida: «Benvenuto all’inferno!»
Il reality show
L’alunno A., dopo aver chiuso accuratamente la porta
della classe, minaccia di non fare uscire nessuno senza
nomination e televoto. Saranno presi seri provvedimenti
La porta
L’alunno C., dopo essere stato intimato di prendere la
porta e uscire, la scardina e la porta con sé in corridoio.
Ipse Dixit
_Galli interrogata: "I figli di Cassandra..."
Soldera: "Cassandra non aveva figli, erano i figli di
Troia!"
_Iovinelli: "Io venerdì interrogo alla classe. Poi sarò io
chi deve scegliere!"
_Uncini: "In fondo Mazzini potrebbe essere stato un
eroe, ma poveretto, era troppo sfigato!"
_Suona un cellulare durante la verifica di matematica:
Iovinelli: "Di chi è questo VIBRATORE?”
_Uncini: “Al di là di Grisorio che intende la filosofia come una galleria di pazzi, noi non abbiamo dipinto Aristotele come un idiota! Grisorio è d’accordo con ciò?”
_Masneri “Giacomo! Ti togli le dita dal naso?!”
_ (ex 5^B ginnasio )Casiraghi: “Se non la smetti ti do
una sculacciata rapida!”
_(ex 5^C ginnasio)Prof La Terra: “Come si dice “scarpe
estive” in inglese?”
Guarino: “Flik-flok”
_ La Terra: “Vedo che sei informata sugli shampi, quindi
sei una shampista?”
-_La Terra: “Adesso vi filmo mentre inventate le vostre
scuse e poi vi metto su you-tube!”
-_Soldera: "Paolo e Francesca... Eh, lì è la scopata
SCOPA E FUGGI!"
_Luparia: “Ma sei fuori di bamba?”
_Luparia: “Poverini, allora sono un po’ schizzoidi!”
_Benevento: “Ragazze, uscite dalla finestra”
_Cislaghi: “Omega in minuscolo è questo culetto
qui!” (ω)
_ Casiraghi: “Che giorno è il giorno dopo?”
_Riva: “Dopo di me avete l’interrogazione? AH! Ci godo!”
_Riva: “...e di questo dovrete sapere tutto, tutto, TUTTO! MUHAUAHAHA!”**risata sadica**
-_Cislaghi: “Guarda che ti sequestro l'I-pod e lo vendo a
un vucumprà!”
Matteo Zennaro III A classico
Martina Radice & Francesca Girotti I B classico
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«100 Ore di Astronomia» nell'Anno Internazionale dedicato dall'Onu alla scienza che studia i misteri dell'Universo, le stelle, i pianeti. Parte l'appuntamento mondiale più rilevante con l'astronomia, la maratona di
100 ore che coinvolgerà, in contemporanea, tutti i Paesi partecipanti all'International Year of Astronomy2009
(IYA2009). L'iniziativa è di fatto una celebrazione lunga 5 giorni pensata per avvicinare, 24 ore su 24, in tutto il mondo il grande pubblico all'astronomia.
WEBCAST DAGLI OSSERVATORIOSSERVATORI- Si parte con una cerimonia ufficiale dedicata a Galileo Galilei e alle sue scoperte,
dal Franklin Institute di Philadelphia. il programma della maratona è in parte trasmesso sul web, via «webcast», in
diretta su http://www.ustream.tv/channel/100-hours-of-astronomy. Venerdì sono previste 24 ore consecutive di
webcast da grandi osservatori internazionali guidati direttamente dai ricercatori che vi lavorano. Quindi, sabato 4
aprile, sono in programma 24 ore di osservazioni pubbliche e gratuite ai telescopi, e infine, domenica 5 aprile, è prevista la celebrazione del Sole e della sua importanza essenziale per la vita del nostro Pianeta.
COLLEGAMENTO CON L'ITALIA - Durante il webcast del 3 aprile, intitolato «Attorno al mondo in 80 telescopi», alle 18:20, ci sarà anche un collegamento con l'Osservatorio Gravitazionale Europeo (Ego) di Cascina, in cui i ricercatori
impegnati nella struttura parleranno delle loro ricerche. Ego è un ossevatorio fondato dall'Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare italiano e dal Centre National del la Recherche Scientifique francese, per ospitare l'interferometro Virgo,
per la rivelazione delle onde gravitazionali, quelle piccole increspature dello spazio-tempo, generate da violenti eventi astrofisici, come i esplosioni di supernovae o collisioni di buchi neri. «Virgo, con i suoi bracci di 3 km adagiati sulla
pianura pisana, -spiega l'Infn- sará capace di captare questi deboli fremiti dell'universo, estendendo il suo "udito"
anche a una parte della "materia oscura" invisibile ai telescopi». La Collaborazione Scientifica Virgo è guidata dall'italiano Francesco Fidecaro, del Dipartimento di Fisica di Pisa.
«FERMI» - Sempre venerdì, alle 20.00, ci sarà un altro collegamento di interesse italiano, legato al centro di Pisa dell'Infn. Durante un collegamento con la Nasa, infatti, gli scienziati parleranno di «Fermi», il rivelatore spaziale di raggi
gamma, lanciato recentemente in orbita, alla cui costruzione ha contribuito in modo fondamentale il gruppo di studiosi pisano guidato da Ronaldo Bellazzini, dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Un po’ di tempo fa ero beatamente sdraiato sul
divano di casa mia a fare zapping in televisione,
quando ad un certo punto, in un raptus di follia
estrema, decisi di girare canale e di vedere cosa ci
fosse su rai 1…non lo avessi mai fatto!!!!infatti in un
momento di black out generale del mio cervello mi
ero completamente dimenticato che su quel
canale era trasmesso … SANREMO!!!. Dopo la
spaventosa scoperta cercai di rimediare al danno
cambiando prontamente canale,ma il l’innocente
telecomando cadde dalle mie mani e le pile
volarono via,troppo lontane ahimè per un rapido
intervento di riassemblamento; arrivato alla ormai
drastica decisione di sfidare il mio televisore in una
gara di testate,sentii un motivetto orecchiabile,se
non addirittura bello,uscire dalla televisione,ed
allora decisi di ascoltare la canzone sanremese e di
rimandare la sfida con la mia tv. Non riconobbi
subito il cantante, visto che non mi sono mai
interessato ne a Sanremo ne ai suoi
partecipanti,ma dopo qualche istante riesci a
riconoscerlo,era proprio Povia, quello de: “i
bambini fanno oh”; allora decisi di sentire che cosa
si fosse inventato dopo “vorrei avere un becco”.
Sinceramente non ebbi nessuna reazione precisa
dopo aver ascoltato il ritornello,che x chi non lo
sapesse,fa cosi:”Luca era gay,e adesso sta con lei”,e
non pensai proprio a tutto ciò k sarebbe successo
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poi. Quante polemiche!!!!..e Povia è sessista!!..e
Povia è razzista!!..e per Povia l’omosessualità è
una malattia!!!..ma quante cavolate!!. Per farvi
capire quanto siano ingiuste le polemiche contro
questa canzone vorrei prendere in considerazione
le accuse per cui Povia consideri l’omosessualità
una malattia. Nella canzone è espressamente
detto,testuali parole,:”..nessuna malattia,nessuna
guarigione..”,quindi, non penso proprio che Povia
consideri l’essere gay una malattia. Inoltre in sua
canzone,dal titolo:”ma tu sei scemo”, il cantante
canta cosi:” ..ma tu sei scemo quando dici che
Ruggero e Simone non avranno mai una vera
relazione perché non potranno mai avere un
figlio..”,prova esplicita del fatto che Povia non ce
l’ha affatto con i gay. In questo festival in cui
cantanti insultano il nostro paese, mentre altre
dicono:”fai quello che ti piace,però non finire
presto,ti voglio senza amore,ti voglio solamente..”,
la canzone di Povia forse ha subito troppe
polemiche inutili ed ingiuste rispetto ad altre
canzoni che forse ne meritavano di più. Quindi
lasciamo in pace il povero Povia,ma anche il
povero Luca,e ridiamo di gusto solamente per la
fantastica imitazione del cantante su mai dire GF
show!!
Nicolas, 3A spp
Album: Appetite For Destruction Band: Guns N’ Roses Line Up:
Duff McKagan- Basso; Slash- Chitarra; Axl Rose- Voce; Izzy Stradlin’-Chitarra; Steven Adler- Batteria Genere: Glam Metal Nazionalità
U.S.A. Anno: 1987 Casa Discografica. Geffen Record
Devo ammettere che all’inizio non sapevo chi fossero i Guns, poi li ho ascoltati
da un mio amico e da quel momento non ho quasi più ascoltato altro per mesi e
mesi. Cinque facce da galera, cinque ragazzacci capaci di fare fuoco e fiamme,
sul palco e nella vita privata. “La più pericolosa band del mondo”, così li aveva
definiti la stampa, fisicità quasi da boyband uscita da MTV. Questi ERANO gli
aggettivi usati per definire i Guns N’ Roses. Il passato è purtroppo obbligatorio
perché quelli che hanno pubblicato Chinese Democracy (ebbene sì signori alla
fine questo disco è uscito) non sono certo le cariche di dinamite che nell’anno di
grazia 1987 incisero questo autentico capolavoro dal titolo esplicativo: Appetite
For Destruction. L’opener del disco, nonché primo singolo estratto, e canzonesimbolo della band è Welcome To The Jungle, in cui la band canta della Los Angeles che li ha visti nascere e raggiungere la gloria: una Los Angeles sporca, decadente, una città paragonabile, gli appassionati non me ne vogliano, al Paese dei
Balocchi descritto da Collodi in Pinocchio (Welcome To The Jungle, We’ ve got
fun and games, we’ ve anything you want we are the people who can find whatever you may needs). Gli affilati assoli del chitarrista Slash, la voce al vetriolo di
Axl, la batteria di Steven, la chitarra ritmica di Izzy ed il basso di Duff ci portano
in un mondo fatto di disperazione, droga, alcolici, musicisti allo sbaraglio e
prostitute. In pratica una messa in musica della loro vita. E dopo questo viaggio
nel Paese della Perdizione godiamoci la seconda traccia del disco, It’s So Easy,
scritta da Duff quando erano solo dei rockettari squattrinati che si facevano
mantenere dalle decine e decine di ragazze con cui facevano sesso. Si sente che
questa canzone è stata scritta da un bassista, dato che lo strumento domina
anche sulle chitarre di Slash e Izzy. La voce di Axl, non è più stridula ed acuta
come nella traccia precedente, ma cavernosa e profonda, il sound è sporco, i
ritmi sono veloci e dall‘incedere incalzante, tipicamente punk. E come ogni musicista rock che si rispetti, è giunta per i Guns l’ora di cantare delle bevande a
basso costo ed alto tasso alcolico con cui si strafacevano prima di diventare
miliardari e pagarsi liquori migliori (Jack Daniel‘s su tutti). Questo è infatti il
contenuto della traccia Nightrain, un tributo all’omonimo vino. Tecnicamente la
canzone non è nulla di straordinario, il solito Slash che si spella le dita in assoli
e riffs assurdamente veloci, Steven che pesta a casaccio sulla batteria, Axl che
torna ad usare la voce in falsetto e Duff ed Izzy sepolti sotto la chitarra di Slash.
Sopraggiunge “Out Ta Get Me” con in stile AC/DC. In sè e per sè, la canzone è
intrigante e coinvolgente, scorre veloce e poi piacciono le incursioni tamarre
della Les Paul di Slash e i riff ammalianti di Izzy. L’idea di una seconda voce, Duff,
è innovativa e nel complesso è una buona canzone ma non al livello delle prime
tre. E, giustamente, dopo l’alcol cosa usa celebrare ogni rockstar degna di questo nome? La droga, esatto. In questo caso l’eroina, chiamata Mr. Brownstone
(ok, il nome è più da prof madrelingua inglese di un liceo, ma che colpa ne ho io
se la suddetta sostanza si presenta come polvere color marroncino?). Il pezzo
non è niente di speciale, la batteria che va a caso, Slash è il solito macinatore di
riffs e asssoli da manuale di chitarra, il basso di Duff dà un’andatura funky al
pezzo e la voce di Axl è sgraziata come al solito. Una canzone eccezionale. Si
scorre veloci fino alla perla dell’ LP, “Paradise City”. Tutti e 5 i Gunners, sono
perfetti in questa canzone. L’ intrigante riff di Izzy, apre la strada alla sessione
ritmica del basso di Duff e alla manina dorata di Slash, alquanto veloce in questa
canzone. La canzone si divide in due parti: prima è Hard Rock puro, per circa 5
minuti. Alla lunga può pesare un po’ ma per fortuna si risolleva il tutto al minuto
4. 48, quando Axl decide di urlare sul serio. Entra in scena il punk ma soprattutto
entra in scena Slash che, forse con l’ aiuto di qualche stupefacente, interpreta
lo stile blues nella maniera più pulita, veloce e devastante possibile. Un lento
arpeggio che poi sfocia in un riff graffiante, molto simile a quello della precedente Paradise City, ci introduce alla vera storia di Michelle, amica di una delle
tante ragazze di Slash e figlia di un produttore nel mondo del porno e di una
drogata morta di eroina. Una canzone trascinante. “Think about you” e’ un solido
rock’n’roll di reminiscenza vagamente AC/DC e Led Zeppeliniana, mentre la
coda, con il suo vocalizzo potente e gli arpeggi ricorda molto lo stile dei primi
Scorpions.Un assolo che è diventato storia della chitarra e della musica rock in
generale: quello che apre la canzone Sweet Child O’ Mine, dedicata da Axl alla
sua fidanzata Erin Everly. All’inizio il pezzo venne visto da Slash come un riempidisco a causa della semplicità del riff iniziale, ma l’ostinazione di Axl lo porta ad
inserire il pezzo nel cd, e, a poseriori la decisione si rivelò azzeccata, perché
anche il riff centrale è diventato mitico, una perfetta sovrapposizione tra la
chitarra di Slash ed il basso di Duff. Traccia, come già detto dedicata ad Erin da
Axl, in cui si cela un retrogusto di malinconia, quando canta “dove tutto era puro
come il limpido cielo azzurro”. Terzultima traccia dell’album è You’re Crazy,
brano pregevole, dal ritmo veloce e frizzante dettato dalla batteria di Steven
Adler e dalla voce graffiante di Axl, cui fanno eco gli affilati riffs di Izzy e Slash.
“Anything goes” originariamente apparteneva al repertorio degli Hollywood
Rose, la prima band di Izzy ed Axl, per poi essere rielaborata nella forma presente in Appetite. La struttura del pezzo e’ molto semplice ed e si puo’ notare
come la canzone sia “cresciuta” in sala di registrazione a poco a poco. “Rocket
queen” e’ la chiusura dell’album,e come tale non puo’ essere una canzone
“usuale”: il pezzo piu’ lungo dell’album parte come una improvvisazione in fa
minore, con batteria e basso che guidano il lavoro fino al riff armonizzato dalla
chitarre. La storia narrata da Axl riguarda la batterista di un altro garage group
di quei folli anni ’80 a L.A., decisamente oltraggiosa come il lungo assolo di
Slash, che rivela le influenze blues del chitarrista. Subito dopo segue un solido
riff dal sapore quasi metal, che porta alla parte conclusiva della canzone, caratterizzata da un delicato arpeggio su cui Axl canta il “messaggio” di commiato
della band all’ascoltatore. Sicuramente uno dei momenti piu’ alti di un album che
decisamente non ha alcun basso.Che si amino o si odino (personalmente li adoro), è innegabile come questi ragazzi abbiano lasciato un segno indelebile nella
storia del vero e sanguigno Rock n’ roll.
Francesco Dodi, 4 A ling
Gioachino Antonio Rossini nacque a Pesaro il 29 febbraio del 1792 (tre mesi dopo la morte di W. A. Mozart) e morì a Parigi il 13 novembre del 1868. Fu uno dei più grandi compositori del XIX secolo. La prima
parte della sua vita fu come uno dei suoi celeberrimi e travolgenti crescendo (compose la sua prima opera a
14 anni); poi come per iniziare una seconda esistenza abbandonò il teatro e si ritirò nella pace della campagna parigina di Passy. La sua famiglia era di semplici origini: il padre, sostenitore della Rivoluzione Francese, era originario di Lugo e suonava per professione nella banda cittadina e nelle orchestre locali che appoggiavano le truppe francesi d’occupazione; la madre, nata ad Urbino era un soprano. Gioachino si avvicinò alla musica, con lo studio del canto (fu contralto e cantore all’Accademia Filarmonica di Bologna) e
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della spinetta. Nel 1806 (a 14 anni) si iscrisse al liceo musicale di Bologna, dove imparò a suonare la viola e altri strumenti ad arco, il cembalo e il pianoforte. Studiò composizione appassionandosi alle composizioni di Haydn e Mozart (con il quale ha in comune la precoce età in cui diventò un “genio” della composizione musicale) e in questo periodo scrisse la sua prima opera: Demetria e Polibio. A ventun’anni dieci
delle sue opere furono rappresentate; l’esordio ufficiale avvenne nel 1810 a Venezia con “La cambiale di
matrimonio”. Le sue composizioni furono per la maggior parte opere buffe. Tema fondamentale dell’opera buffa rossiniana è l’inadeguatezza dell’uomo di fronte agli imbrogli in cui si trova coinvolto al di fuori
della sua volontà. Si sposò con la cantante Isabella Colbran nel 1822. Rossini lavorò per più di un anno in
Inghilterra e fallito il teatro per cui lavorava, si stabilì in Francia. A 37 anni (dopo il Guglielmo Tell) smise di comporre per il teatro lirico; ma continuò a comporre musica per sé, per sua moglie e per i suoi amici (musiche da camera, sonate per pianoforte). Si spense a 76 anni per una forma tumorale nella sua villa
a Passy (Parigi). I corpi (suo e della moglie) riposano nella basilica di Santa Croce a Firenze.
Silvia Cattaneo 3 A ling
Elio e le Storie Tese è, a mio avviso, fra i migliori gruppi italiani contemporanei, e la loro particolarità è
che non si limitano a scrivere testi geniali, ma sono anche musicisti di eccezionale bravura e tecnica.
Cicciput (2003)è il loro penultimo album registrato in studio, è uscito nel 2003, ed è stato seguito da
Studentessi (2008).
La prima traccia, Cicciput, costituisce una sorta di introduzione all'intero disco; si tratta della registrazione di una telefonata ad un cartomante, che spiega l'origine del nome dell'album.
La seconda canzone, Budy Giampi, tratta di un tema scottante, la pena di morte, parlandone in modo
semiserio. Il testo è piuttosto scarno e convince poco, ma la musica è davvero notevole: ad un ritmo in
nove ottavi (!!) si aggiunge un arrangiamento meraviglioso!
La terza canzone, Gimmi I, tratta di un tema ahimè sempre attuale nella travagliata società contemporanea: la gran quantità di omicidi causati dalla errata interpretazione del cognome. Il protagonista di
questa canzone, Gimmi Ilpedofilo, viene ingiustamente linciato dai suoi genitori perchè erroneamente
ritengono che il suo cognome sia in realtà un attributo.
Tocca ora alla celeberrima Fossi figo, che si caratterizza per il fatto che il cantante non è Elio ma Gianni
Morandi, ne avete mai sentito parlare?
Dopo Fossi figo c'è Cani e padroni di cani, che tratta di un altro importante fenomeno sociale: i ricordini lasciati per le strade dai cani, che vanno inesorabilmente ad impiastricciarsi dentro le righine di costose e nuovissime scarpe sportive.
La follia della donna, ricchissimo di citazioni dei Pink Floyd, è una sorta di seguito del brano precedente. Qui si parla ancora di scarpe costose, criticando il meccanismo della moda.
Sempre di escrementi si parla con la mitica Shpalman!! Chi non conosce Shpalman? Una canzone stile
sigla di cartoni animati che tratta del mitico supereroe che shpalma la m***a in faccia.
La chanson è la canzone più volgare del disco, ma, per la fortuna dei puristi, risulta di non immediata
comprensione perchè è in francese e croato.
Pagàno tratta dei problemi religiosi che travagliano questo mondo, e propone come soluzione il ritorno al paganesimo.
Abate cruento tratta di tutti i problemi che si vengono a creare quando si fanno sogni strutturati a
matrioska... ti svegli e pensi di essere sveglio e invece continui a sognare... insomma un casino!
Pilipino rock è un ballabile rock'n'roll cantato da un professionista della pulizia domestica.
Infine Litfiba tornate insieme è una preghiera/sfottìo per un gruppo che si è appena separato
(all'epoca dell'uscita del disco).
Concludendo, Cicciput contiene delle vere perle, e il suo ascolto può solo donare luce e gioia!
Federico Picetti IC
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V. G.
Scerbanenco,
1969
I milanesi
ammazzano
al
sabato perché negli altri giorni devono lavorare. «Un vecchio
milanese lavora sempre, ogni giorno, durante tutta la
settimana, anche se corta. Se commette qualcosa che non va, la
commette al sabato». Amanzio Berzaghi, ex camionista, ora
impiegato, è un vecchio milanese attaccato al suo lavoro ma
soprattutto alla sua bambina, Donatella. Una bambina
stupenda, con quei lunghi capelli biondi e il profilo da statua
romana. Una bambina che pesa novantacinque chili
armoniosamente distribuiti su un metro e novantacinque di
altezza. Una bambina affetta da elefantiasi. Una bambina di
ventotto anni ma con il cervello di una di dieci, sorride a tutti.
Soprattutto agli uomini, attratti da quella rara e aliena
bellezza. E questa volta Donatella a sorriso una volta di
troppo, a detto sì all’uomo sbagliato e per questo ora è sparita.
Il nostro Sherlock Holmes, o meglio Philip Marlowe, dei
Navigli è Duca Lamberti, un medico radiato dall'Ordine e
finito in prigione per aver praticato l'eutanasia ed
adesso riciclatosi investigatore. Sulle
tracce di Donatella, Lamberti indaga in
una Milano ben lontana
da
quella da bere
e degli stilisti
tinta di rosa e
nero, o meglio
noir, una città
che rivela l'altra faccia della ricchezza lombarda, quella
nascosta della microcriminalità, dei soldi facili e della
prostituzione, popolata da belve metropolitane, magnaccia e
spacciatori in cerca di successo.E la grande occasione arriva
per tre balordi sotto la forma, gigantesca, di Donatella che
avviano alla prostituzione offrendola a clienti disposti a
spendere grosse cifre per soddisfare i propri gusti particolari.
Lamberti è sulla pista giusta, ma arriva troppo tardi per fare
giustizia, in un sabato in cui anche i vecchi milanesi non
lavorano. La penna tanto critica quanto claustrofobica che da
origine a questo fantastico romanzo noir è quella di Vladimir
Giorgio Scerbanenco(1911-1969), scrittore di origine ucraina,
ma espiantato a Milano che tra i tanti generi esplorati, si
dedicò in particolare al noir con risultati di straordinaria
efficacia stilistica, ottenendo riconoscimenti anche in campo
internazionale. Da I milanesi ammazzano al sabato nel 1970 il
regista Duccio Tessari ha tratto La morte risale a ieri sera, con
Frank Wolff nel ruolo di Duca Lamberti e Raf Vallone in
quello di Berzaghi, le opere di Scerbanenco hanno infatti un
ottimo riscontro cinematografico e da molte suo opere sono
stati girati film più o meno belli Sempre da questo romanzo,
seppur in forma più astratta, il gruppo lombardo degli
Afterhours ha trovato ispirazione per il recente lavoro: I
milanesi amazzano il sabato, da notare la leggera variazione
del titolo nata per errore e che genera un curioso equivoco. In
conclusione trovo perfetto questo libro, di neanche un
centinaio di pagine, per rendere meno noioso un viaggio in
treno o prima di addormentarsi la sera, è una lettura facile,
veloce ma ricca di significati e molto coinvolgente. Detto
questo…buona lettura.
Tommaso Conte IIIA spp
1. F. Vargas - Un luogo incerto
2. A. Camilleri - Il sonaglio
3. A. Vitali - Almeno il cappello
,
C. Funke
20 03
Che fare- ste se un
giorno, per caso, vi rendeste conto di essere
capaci di fare uscire ed entrare personaggi da
e nei libri??? Probabilmente, o per lo meno
questo è ciò che credo penserebbero tutti, è che sarebbe
fantastico se saremmo capaci di materializzare davanti ai nostri
occhi i nostri i personaggi preferiti.
Se però ci fermassimo a pensare, ci renderemmo conto che non
sarebbe del tutto così semplice... in ogni libro, infatti, c'è sempre
una personaggio che rappresenta il male e il bene.
Cosa fareste se ad uscire fossero i primi?????
Ebbene, ciò è quanto accade in “Cuore d'Inchiostro”, libro che
ha reso la scrittrice tedesca Cornelia Funke famosa e celebre
tanto da vincere il premio BookSense Book of the Year Children's Literature nel 2003 e da fargli guadagnare il soprannome di
“J. K. Rowling tedesca”.
Era notte e la pioggia a catinelle batteva contro la finestra della
camera di Meggie.
Come tutte le altre sere non le importava di dormire; il libro che
quella notte teneva sotto il guanciale la chiamava senza dargli
pace.
Preso il fiammifero dal cassetto del suo comodino si alzò per
andare a prendere le candele che teneva vicino alla finestra.
Scostando la tendina vide una figura; un uomo completamente
fradicio se ne stava lì, fermo, immobile con le braccia incrociate
sul petto e scrutava la casa, incurante di tutto, quando ad un tratto incrociò lo sguardo di Meggie. Si trattava di Dita di Polvere.
Da quel momento in poi la loro vita viene completamente stravolta. Mortimer (lingua di fata) si trova a dover fare i conti con
un fatto accaduto nove anni prima. Era una serata come tutte le
altre, Mo, Meggie e sua madre si trovavano in casa davanti al
camino e ascoltavano Mortimer che leggeva “Cuore d'inchiostro”. Ad un tratto però accade una cosa strabiliante: alcuni personaggi dei libri si erano materializzati nel salotto di casa loro!!!
E tra quelli c'era anche Dita di polvere, l'unico “buono” tra tutti.
La madre di Meggie era scomparsa, quasi risucchiata nel libro,
come se fosse successo il processo inverso. Mo aveva tentato in
tutti i modi di riportarla indietro, ma invano. Da allora non ebbe
più il coraggio di leggere ad alta voce e per non fare soffrire
Meggie le raccontò una bugia.
Ora, dopo tanto tempo , Capricorno e i suoi scagnozzi lo stavano
cercando sia perchè possedeva l'ultima copia di “Cuore d'inchiostro” che come tutte le altre dovevano bruciare per impedire che
qualcuno potesse rispedirli nel loro mondo, sia perchè voleva
che gli materializzasse quanto da lui gradito da altri libri. Ha
così inizio una fuga ricca di colpi di scena dove i protagonisti
assoluti sono il bene e il male.
Il mio consiglio è ovviamente quello di correre in libreria ad
acquistarlo, credetemi, ne vale la pena!!!
Mariacarla Stefanino, IIIA spp
Pagina 12
“Esistono diversi tipi d'amore [..] tra i quali quello
non corrisposto [...]”. Questa è la frase con cui si apre
il film “L'amore non va in vacanza”, uscito nelle sale
nel 2006. Commedia tutta al femminile racconta, appunto, di quanti diversi tipi d'amore esistano, ma che
in realtà solo uno è quello vero. Simpkins Iris (Kate
Winslet), è una scrittrice di un giornale di Londra. Da
tre anni ha una storia d'amore caratterizzata da continui tira e molla con un suo collega, Jasper Bloom,
quando l'ultimo giorno prima delle vacanze di natale,
durante la festa e i brindisi tra colleghi, annuncia il suo
fidanzamento ed imminente matrimonio con la ragazza con cui Jasper la tradiva continuamente. Contemporaneamente a Los Angeles, Amanda Woods (Cameron
Diaz), donna in carriera, rompe con il suo fidanzato,
Ethan, perchè l'ha tradita con la sua giovane segretaria. La disperazione porta le due donne a cercare di
“fuggire” dalla loro vita e dai loro problemi. Amanda
cerca così su internet un luogo in cui potersi rifugiare
e incontra Iris che propone di fare una cosa che nessuna delle due ha mai fatto prima: fare lo scambio casa
per due settimane. Così, Amanda, convinta di passare
un Natale nel cottage di una cittadina dispersa nella
natura e lontano da uomini, parte e giunge a destinazione. Si rende però conto che quella vita non fa per
lei.
Decide, così, di fare i bagagli e tornare a casa,
quando, per caso, s'imbatte in Grahm (Jude Law), fratello di Iris, con cui Amanda intraprende una relazione. Iris, al contrario, “s'innamora” della casa di Aman-
da e non ci pensa
due volte a disfare la
valigia. Anche lei,
però, fa degli in- contri
particolari. Conosce, infatti, un dolce e simpatico vecchietto, Arthur Abbot, stella di Hollywood e Miles, compositore, amico e collega di Ethan
(ex di Amanda), che si trova in un momento molto
difficile perchè, proprio mentre sta conoscendo Iris, si
vede costretto a lasciare Maggie (la sua ragazza, una
modella) perchè tradito. Attraverso quest'amicizia Iris
compirà una lunga analisi interiore e insieme a Miles,
con la quale non solo aiuterà Arthur a raggiungere il
suo obiettivo (partecipare alla festa che Hollywood ha
organizzato in onore delle sue opere senza fare la figura dell'anziano invalido), ma anche ad aumentare la
sua autostima che la porterà ad avere il coraggio di
rompere definitivamente la relazione morbosa con
Jasper e a intraprendere una relazione semplice e genuina con Miles, anche lui appena uscito da una situazione molto simile. Anche per Amanda c'è il lieto fine:
per la prima volta nella sua vita scopre l'amore e non
importa quanto i due siano lontani o che si troverà a
dover fare anche da madre (Grahm è infatti vedovo
con figlie a carico) perchè ha riscoperto se stessa e non
si lascerà sfuggire quest'occasione. Dedicato a tutti i
romantici e a chi, in fondo, crede nel VERO LOVE.
Mariacarla Stefanino, IIIA spp
Sullo
sfondo
del secondo dopoguerra, il
quindicenne Michael Berg vive una breve ma intensa
relazione con Hanna Schmitz, una donna misteriosa e
dal passato oscuro che ha più del doppio dei suoi anni. Ma un giorno la donna scompare senza dare spiegazioni, e Michael la rivedrà soltanto otto anni più tardi
quando, divenuto uno studente di legge, assiste ad un
processo per crimini nazisti,in cui la donna,ex guardia
delle SS,è imputata con l’accusa dell’uccisione di più
di 300 ebrei.
Mentre al processo viene rivelato il passato della donna, Michael scoprirà, anche grazie ai suoi ricordi legati
alla donna, un segreto che potrebbe cambiare il corso
del processo… Diretto da Stephen Daldry(The Hours,
Billy Elliot), the reader è la trasposizione cinematografica del romanzo di Bernhard Schlink Ad alta voce, il
cui titolo originale Der Vorleser(in tedesco significa
leggere ad alta voce) fa chiaro riferimento ai testi letti
da Michael ad Hanna, sia durante la loro relazione ,
sia attraverso le audiocassette inviate alla donna mentre si trova in carcere. The reader è un film dall’andamento classico, ricostruito attraverso i flashback di
Michael ormai adulto, ma non per questo banale, anzi.
Infatti il film affronta diverse tematiche, come l’amore
carnale tra il quindicenne Micheal e Hanna, la lettera-
tura, il conflitto generazionale sui cui padri ricadono le
colpe legate al periodo della seconda guerra mondiale, fino a sfiorare tematiche delicate come quella dell’olocausto( senza divenire però un film sull’olocausto),
tragedia attraverso la quale la Germania si ritrova a
fare i conti con una responsabilità collettiva e che vorrebbe dimenticare, ma
REGIA: S. Daldry
non può.
The Reader è un film SCENEGGIATURA: D. Hare
ricco di sfaccettatu- CAST: K. Winslet, R. Fiennes
re ,coinvolgente, com- ANNO: 2008
muovente, soprattutto NAZIONE: USA/Germania
grazie alla straordinaria interpretazione di Kate Winslet(per questo ruolo
vincitrice dell’oscar come miglior attrice protagonista),
che ha saputo dare maturità,sensualità e credibilità ad
un personaggio complesso come quello di Hanna
Schmitz. Buone anche le interpretazioni degli altri attori in modo particolare David Kross e Ralph Fiennes,
che interpretano rispettivamente Michael da giovane e
Michael da adulto.Unica pecca: siccome The reader è
un film ambientato in Germania, lo spettatore si aspetterebbe che i testi letti da Michael fossero scritti in tedesco, invece da buon film americano sono scritti in
inglese!Nonostante questa pecca the reader rimane
comunque uno dei film più interessanti di questa stagione cinematografica e assolutamente da vedere.
Pagina 13
Flavia Camboni, IIIA cl
Movimento tellurico che scuote e sconvolge, pulsa, trema,
rivolta le terra. Irrequieto sale dal cuore del mondo e trasmette vibrazioni fin su e più su, i piedi le ginocchia e le spalle,
enorme terremoto che esplode in boato incontenibile, crollerà, crollerà tutto. E’ un’attesa quiescente di forze mai cono- infetto di cielo trapassato si oppone un profumo, che c’ensciute, che si estrinsecano d’improvviso in fermenti, subbugli tra?, di fiori mai visti, e nulla, né i resti di cibo non digeriti
–il ‘48!!! Il 48!!!- il disordine che scompiglia disfa e ricrea, rimasti nello stomaco né i rivoli di sangue denso dei tessuti
caos primigenio, strutture fluide inconsapevoli di sé. Invado- connettori divelti possono scacciarlo, è rosa muschiata, in
no il mio corpo e me, dove sta l’intimità? Quale recesso pro- tutto questo incidere e squartare, in tutto questo disgustoso
fondissimo entra in risonanza con questo divenire cosmico irresistibile frugare con forcipi e disarticolatori in suppurazioscompaginato, di venti che si inseguono e mordono e accarez- ni putride della mia memoria, un profumo, un profumo di
zano, sangue bollente che schiuma, cos’è? cos’è? Cederà la rosa muschiata. Che dissolve il resto. Pulisce le idee, lava via
mia forma, cederanno come argini sgretolati l’ordine e l’as- i residui di morte, ricuce, medica, guarisce.
setto intelligibile. Scatenati, ora puoi. Conto e ritorno a pen- Mi invento sana, così, tutto d’un fiato.
sieri già fatti, fingo di aggrapparmici, intanto il mondo camHier ist die Rose, hier tanze (“Qui è la rosa, qui danza.” Hebia e collassa in se stesso, implode, frana e dimostra la sua
gel, Filosofia del diritto)
consistenza di poltiglia fangosa -è un immenso, colossale
disfarsi delle strade e dei luoghi, dell’io creduto inossidabile- Sarebbe un giro di valzer lievissimo, non fosse che si vive
vibra, vibra la terra e tutto ne trema. Teme? Ha una differenza con addosso tutta la propria storia. Resta lì, memoria, ricordi
di potenziale di trecentottantamila Volt, governabile sì, ma assolti, mosaico di istanti sparpagliati e ricomposti, vissuti,
sempre sull’orlo di sfuggire, sfuggire di mano e di controllo – dimenticati, recuperati. Concreti e non scalfibili da qualsivosolo Zeus gioca con i fulmini-. Servirebbe un acceleratore di glia negazione, seppure ostinata. Nessuno potrà mai staccarparticelle, per creare un fascio di ioni ad elevatissima energia mela di dosso. Ben strano modo, questo trattenere il proprio
cinetica che strangolino quella flemma, e neghino la lentezza passato anche quando ignobile, di rimanere se stessi. Ben
dell’epochè scettica, per cavarmi la tendenza a rimandare il strano modo di rimanere unità compatte, e fedeli più alla forgiudizio, procrastinare, rinviare, posticipare -come un dente za di gravità che a quella di pressione nucleare verso l’estermarcio- per vivere invece sul limite, è lì che bisogna stare, no, tanto per non disgregarci. Eppure in equilibrio, lodevole
nel dinamismo al confine con la disgregazione della sostanza, bilancia che trova il mezzo in cui far nascere, prosperare,
la percossa e attonita terra sussuldegradare e morire gli enti fisici. La vita è:
ta ,eppure non si sgretola. Io? Sono.
condizione in bilico, né implosi né esplosi.
Volti al travaglio
Lembo d’essere che si chiede fino a che
Seppure trafitta da mille vettori, ognuno
come una qualsiasi
punto è lecito dirsi materia, fino a che
con modulo direzione verso e punto di
fibra creata
punto metafisica; si ritira la coscienza
applicazione. Siamo tutti dei san Sebastiain questa metamorfosi palpitante, im- perchè ci lamentiamo noi? no infilzati negli spiedini dello spaziomagino, non azzardo. Punto.
tempo. (Velocità, Campo elettromagnetiE a capo.
co, Campo gravitazionale…). E trafitti da un raggio di sole.
Con quale violenza il terremoto squassa, vento schiaffi, azMa ora, ora, ecco, ora proprio ora posso decidere che fare.
zanna, rosso a chiazze. Il sangue è: vita. Si dilatano le pupille,
Chi essere. Nello spazio del cosmo andare e vivere. Dalla
ritmo concitato -infarto del miocardio- è finto, illusorio conpotenza passare all’atto. Quanti verbi, ed io che sono solo un
cretissimo sporgersi sul cornicione delle cose, che ne sgorga
soggetto solo! Penso che vorrei vento da intrecciarmi nei case non globuli e plasma? Vivida impressione sulla retina –chi
pelli. Penso che nel mantenersi vivi nonostante tutto ci sia
osa guardare il sole si brucia gli occhi- e luce a cascate, età
qualcosa di perverso. Sarebbe comodo mettersi in gola il pridell’oro inventata con arroganza, non voglio che vedere. Qui.
mo urlo che capita e poi tapparsi le orecchie, in posa da anAdesso. E nel poi? Astraggo le categorie e le applico a congoscia, fingendo cieli rosso sangue. L'importante è fuggire?
cetti puri, ne ricavo una ragnatela appiccicosa che si appallotLa strada, poi, tanto, la trovo (spero). Correre in fretta, penso
tola su se stessa; bava rattrappita inutile. Potrei essere la poanche, subito, e sbrigarsi a crescere. Salvarmi. Non è vero che
tenza di potenza, ma non ne ho voglia; soprattutto mi sbellico
conosco solo lingue morte. La notte, trascorre, è passata. S’è
dalle risate quando penso ad Hegel, all’Assoluto, discorsi così
spenta; ha dormito distesa in se stessa, sul silenzio che avvivuoti da produrre l’eco dei miei sghignazzi. E l’universo inluppa mondi remoti -scompaiono con le prime luci-. Intuisco
vece si dispiega. Sprofonda nel buio dei secoli, per secoli e
parziali risvegli: ristò, senza sapere l’ora. Più tardi magari.
millenni di silenzio -nessuno è sordo in un paese di muti-.
Adesso predìco il destino che mi toccherà in sorte: respirare.
Cenere a muchi, rovine, da cui pesantissimi fili di fumo,
Con regolarità, senza mai dimenticarmene. Senza perdermi
lentamente
nei risvolti dell’elucubrazione: ci son queste cose qua, la seadagio,
dia, le scarpe, il tavolo, i fogli, su cui concentrare la mia atuna molecola alla volta,
tenzione, di me materia nella materia; roba sopra cui sbattere
come clessidre alla rovescia,
il corpo come tutti sanno fare benissimo, sacrosantamente.
precipitano verso l’alto; inquinano il cielo già plumbeo. SofForse sto imparando anch’io. A fingere di saper improvvisare
focato. Cadavere asfissiato e freddo. Nuvole livide (necrofila
la vita, dico.
che altro non sono). Interessante sarebbe l’autopsia, con for(6:30, strilla la sveglia) (Tutta questa consapevolezza/
malina e tutto l’allegato. Ma percepisco interferenze che didi dovermi alzare ed essere/ nuoce gravemente alla salute)
sturbano il flusso incondizionato di immagini, a gonfio torace
Rita Sozzi, IIIA cl
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Quando ero piccola mi arrampicavo sempre sull’albero di melagrane che mio nonno aveva in giardino. Sgattaiolavo via dopo pranzo, e lì, sotto un sole estivo che mi riempiva il
cuore di gioia, scalavo quella vetta che , allora, mi pareva insormontabile, fino al ramo
più alto, e sebbene ormai fosse divenuta un’abitudine, non c’era una sola
volta che non provassi
un grandissimo senso di soddisfazione
quando arrivavo sino a lassù. Da lì vedevo tutto
il giardino di mio nonno, e anche i
campi al di là della casa. Era il mio
paradiso. Tutta la mia esistenza, e i
miei sogni, si consumavano fra i rami di quell’albero. Non gli diedi mai
un nome, come i bambini sono soliti fare
con gli oggetti che amano, ma gli parlavo; addirittura a
volte
mi sfogavo con lui, e quello che può sembrare più strano, è
che lui mi rispondeva sempre. Da lì dominavo tutto. Le mie ginocchia sempre sbucciate e ricoperte di lividi erano solo un piccolo prezzo in confronto allo spettacolo che vivevo da lassù. Credo che ormai i miei nonni si fossero rassegnati all’idea di lasciarmi salire, visto che spesso avevo la percezione che si accorgessero di dove fossi benché non mi
dicessero nulla. Trascorrere le giornate a casa dei miei nonni era il modo in cui, da bambina, vivevo gran parte della mia estate, visto che i miei genitori lavoravano. La mattina,
dopo una serie infinita di cartoni animati, cominciavo la mia giornata, all’insegna di minestrine fatte con fango, foglie, e qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani, giochi pazzi con
gli animali che mio nonno aveva in cortile, rotolamenti in mezzo al fieno che mio nonno
dava loro da mangiare e, naturalmente, arrampicate sull’albero di melagrane. Alla sera,
quando mia mamma veniva a prendermi dopo il lavoro, spossata, stravolta, con dipinti
sul viso i segni di una stanchezza per le mille difficoltà della vita, che solo ora sono in
grado di comprendere, io non volevo mai andarmene via. Mi aggrappavo a tutto quello
che trovavo pur di rimanere un altro po’ nel mio piccolo mondo incantato, lì dai miei nonni, per continuare a correre, a giocare con gli animali. È incredibile come poi, all’epoca
delle medie, questo mio piccolo paradiso di sogni sia divenuto per me come una sorta di
carcere. Ho iniziato a voler stare a casa da sola piuttosto che andare dai miei nonni, d’estate, perché mi sarei annoiata dovendo stare lì tutto il giorno, e ormai sapevo badare a
me stessa; non mi interessava più da tempo giocare col fango, né dare da mangiare alle
pecorelle, né tantomeno rovinarmi le gambe con inutili, stupidi graffi sulle gambe. Il melagrano aveva perso il suo fascino, non gli parlavo più, e lui aveva smesso di rispondermi. Trovavo stupido andare a caccia di lucertole, o catturare col retino farfalle e libellule
per poi lasciarle andare. Non me ne fregava più nulla, anzi, quasi mi vergognavo di averlo fatto in passato. Ma adesso è tutto diverso. Non mi dispiacerebbe tornare a scorrazzare per tutto il giardino, inseguire con i cani le lucertole, e credere che il mondo sia perfetto. Ma soprattutto, vorrei essere ancora capace di salire fino al ramo più alto di quel melagrano, e, una volta lì, riuscire ancora a parlare con lui. Magari, sarebbe in grado di
spiegarmi come mai una ragazza divenuta adulta continui a vivere con il proprio cuore e
la propria anima nel corpo di una bambina arruffata che si lasciava cullare tra i suoi rami.
Valeria Meneghello, IIA cl
Torna la rubrica dedicata tutte quelle rose, a tutte quelle spine che feriscono e fioriscono all’ombra dell’amore. Che voi siate furiosi cavalieri o angeliche pulzelle, non esitate a scriverci!!!
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Sì, insomma, vi chiedo uno sforzo di immaginazione: soccorrete le mie misere capacità descrittive e immaginate, immaginate voi, quel che io mi vedo davanti agli
occhi. Ed ecco che appare un campo, e nel
campo prato e piante, e tra le piante un
albero, e sull’albero i rami, e tra i rami
foglie, e tra le foglie frutti, e tra i frutti un
frutto, e entro a quel frutto il mondo. No,
anzi, mi scuso: d’altronde lo dicevo, già
avevo messo le mani avanti, già vi avevo avvisati
sulla mia imprecisione descrittiva, sulla mia poca acribia. No, dunque, non il mondo. Ma un
mondo! Un mondo, uno solo, un singolo, personalissimo, alienatissimo, mondo. Un mondo, idiosincratico, autoreferenziale, monadico e chiuso: un mondo solo, ma che vive di sé e per sé. E
sapendo questo, perdonerete il mio errore e vi
sarà chiaro il perché io dicessi il mondo e non un
mondo: per esso il mondo è se stesso, il mondo,
piangere lacrime pesanti sul verde, quando la
pioggia scende a lavare le rughe antiche dell’albero antico, quando la pioggia scende troppa,
bagnata, inzuppante, grave, pensa
pensa
morrò?
Ed in particolare ora, ora e adesso, ora e adesso
e in questo momento, ora e adesso e in questo
momento e in quell’istante che – ve ne siete accorti? – è appena passato, ed in particolare – subito – con il sole che sta ritornando a splendere
e a colorare un po’ quelle chiazze verdi di nuovo
colore, a donare consistenza, a donare zucchero
– zucchero e polpa – e sali minerali – ora che il
sole sta tornando a scaldare la buccia fredda e
ingrossare e curare e cullare e – certo – anche –
un po’ bruciare, pensa
pensa
ed ora?
l’unico possibile, l’unico immaginabile, l’unico
minimamente conosciuto. Ma mi dilungo e mi
annoio. Ebbene sì, lo ammetto, riesco ad annoiarmi da solo, ovvero ad annoiare me stesso:
c’è un merito, in questo? Non so, di sicuro un
conforto: mal comune in mezzo al gaudio. Dunque un frutto, dicevamo, fra le foglie abbracciate
ai rami di un albero, là, in mezzo a quel campo
di verzure e primizie dell’immaginario, un frutto
contenente un mondo che, chiuso entro i limiti
del proprio orizzonte, percepisce solo se stesso e
pensa di essere tutto. Un frutto con parecchie
chiazze verdi, in verità, notate? Un frutto che
attende le piogge per placare la sete ed il sole per
scaldare la buccia, un frutto che si inebria della
linfa che scorre nelle vene dell’albero, linfa verde, di un verde vita che ha qualcosa di spettacolare – superbo. Il frutto pensa – sì certo, è un
frutto – e pensa. Che pensa? Pensa a se stesso.
Ed in particolare quando il vento lo fa dondolare
pericolosamente, quando il vento arriva a spettinare le foglie, quando il vento arriva a grattarsi
la schiena sui rami, pensa
pensa
cadrò? morrò? ed ora? e se cadrò che sarà? e se
morrò che vedrò? – nulla – tu menti – non mento
– m’inganni – che c’è? – il vento – che vedi? – le
stelle... – son belle? – più belle – di cosa? – del
mare – l’hai visto? – che cosa? – il gran mare – in
un sogno – com’è? – fa sognare – un sogno nel
sogno – ma adesso… sei sveglio? – sì dormo –
che senti? – la pioggia – fa male? – un pochino –
è dolce? – che cosa? – la pioggia selvaggia – più
dolce del vino – t’invidio – non devi – ne bevi? –
di cosa? – del sole – ogni tanto – che temi? – non
so – non lo sai? – quasi no…
…e aspetta il frutto il raggio del mattino, – aspetta e dorme fra due foglie, l’una
il calore buono dell’ignoranza,
l’altra il freddo tremore di
domani,
aspetta e dorme e sogna il mare grande – e sogna
il vino forte – e lacrime di pioggia – e il giallo caldo sole,
già canta il gallo l’oro del mattino
e svapora il mare e dilegua il vino…
cadrò?
Ed in particolare quando la pioggia scende a
Matteo Zennaro, IIIA cl
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Bentornati cari lettori!!Tra un corso di recupero, una maledizione ai nostri amatissimi prof. e una agli altrettanto adorati
libri, spero che troverete un po’ di tempo per distrarvi e rilassarvi con i nuovi fantastici giochi del Ma, però!!E se siete tristi,
consolatevi…manca poco alle vacanze di carnevale!!!(non vi
consola??...ehm…ma poi ci sono quelle di Pasqua!!)
Partiamo con un sudoku…semplice semplice, per scaldare le menti…le regole le sapete, quindi…penne alla mano!
9
6
5
2
8
6
4
5
2
IEFNOGIANT
+
EATFNFGIGO +
EENIFTATNE
–
A) Un paio – E) Un quarto di dozzina –
F) I re di Roma – G) Le dita della mano
destra – I) Poker – N) Duemilacinquecentoundici diviso duecentosettantanove – O) I giocatori di una squadra di
pallavolo – T) Mezza coppia
NGNOOOFFAI =
.............................
● Galli interrogata: "I figli di Cassandra..."
Soldera: "Cassandra non aveva figli, erano i figli di
Troia!"
○ Iovinelli: "Io venerdì interrogo alla classe. Poi
sarò io chi deve scegliere!"
● Uncini: "In fondo Mazzini potrebbe essere stato
un eroe, ma poveretto, era troppo sfigato!"
○ Suona un cellulare durante la verifica di matematica. Iovinelli: "Di chi è questo VIBRATORE?”
● Uncini: “Al di là di Grisorio che intende la filosofia come una galleria di pazzi, noi non abbiamo
dipinto Aristotele come un idiota! Grisorio è d’accordo con ciò?”
○ Masneri: “Giacomo! Ti togli le dita dal naso?!”
● (ex 5^B ginnasio ) Casiraghi: “Se non la smetti ti
do una sculacciata rapida!”
○ (ex 5^C ginnasio) La Terra: “Come si dice
“scarpe estive” in inglese?”
Guarino: “Flik-flok”
● La Terra: “Vedo che sei informata sugli shampi,
quindi sei una shampista?”
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6
1
6
3
5
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9
4
5
1
8
3
Volete conoscere il nome del primatista assoluto di immersione in apnea (l’unico uomo che riesce a scendere
fino a duecento metri sotto il livello del mare) ?? Sostituite ad ogni lettera il numero ottenuto dalla relativa definizione ed eseguite le operazioni indicate. Quando avete
finito, traducete i numeri del risultato in lettere e avrete il
nome che cercate!!
7
3
6
7
4
8
4
9
7
Miriam Bovio, I A classico
Francesca
Girotti &
Martina
Radice,
IB cl
○ La Terra: “Adesso vi filmo mentre inventate le
vostre scuse e poi vi metto su you-tube!”
● Soldera: "Paolo e Francesca... Eh, lì è la scopata
SCOPA E FUGGI!"
○ Luparia: “Ma sei fuori di bamba?”
● Luparia: “Poverini, allora sono un po’ schizzoidi!”
○ Benevento: “Ragazze, uscite dalla finestra”
● Cislaghi: “Omega in minuscolo è questo culetto
qui!” (ω)
○ Casiraghi: “Che giorno è il giorno dopo?”
● Riva: “Dopo di me avete l’interrogazione? AH!
Ci godo!”
○ Riva: “...e di questo dovrete sapere tutto, tutto,
TUTTO! MUHAUAHAHA!”**risata sadica**
● Cislaghi: “Guarda che ti sequestro l'I-pod e lo
vendo a un vucumprà!”
○ (ex IIA) Magistrelli: “Perché io lo so che quando
c’è l’interrogazione di biologia, voi vorreste avere
un telecomando per cambiare canale” **mimando
un pollice frenetico che schiaccia tasti**
Rieccoci qui come ogni mese, è bello pensare che orami questo spazio sia diventato una specie d’istituzione, un po’ come Garlasco per Bruno Vespa, il bullismo per Studio Aperto e l’omosessualità a
Sanremo, solo che questo è ben peggio di qualsiasi festival della musica italiana, parafrasando il mio
amico Leonida…
QUESTO—E’—L’HORROROSCOPO
Acquario: Come disse il sangue dopo il
prelievo, non siete in vena.
Leone: Certi uomini nascono grandi,
altri lo diventano, ma i più si accontentano di un grande televisore.
Pesci: Lo sapete cosa dice un pesce
quando esce un attimo? Tonno subito!
Camaleonte: Un camaleonte ha il colore di un camaleonte solo quando sta
su di un altro camaleonte.
Ariete: Per i contadini l’ora legale è un
problema perché non riescono a mettere avanti il gallo.
Bilancia: Ricordatevi di non giocare a
carte con un morto. Perché? Perché bara!
Toro: Se la televisione è lo specchio
della realtà, perché non la si tiene in
bagno?
Scorpione: Ecco…
Gemelli: Sapete cosa farei se fossi nei
vostri panni? Li laverei.
Sagittario: Ehm…
Cancro: i vasi comunicanti quanto
pagano di bolletta?
Capricorno: Insomma…
Scusatemi, sinceramente scusatemi segni rimanenti,
purtroppo ho un calo di creatività, per quanto mi impegni non riesco proprio a scrivere nuove battute, non
preoccupatevi sto prendendo lezioni di buffoneria in
parlamento, per il prossimo mese sono garantite grandi comicità o perlomeno sputi e promesse elettorali fasulle.
Grazie per la disattenzione che mi dedicate ogni mese, lo ammetto, prendo delle mazzette dai
vostri psicologi per la depressione che vi causo. E ricordatevi che la sfiga è come l’idraulico, sembra non dover arrivare, ma prima o poi…
Tommaso Conte 3A spp
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Chiariamo subito un presupposto necessario prima
di cominciare, il cesso in comune non è dove l’impiegato dell’anagrafe va a soddisfare i suoi bisogni. Questo mistico luogo
è dove i nostri nonni, nel cortile di casa, tra un urgenza fisiologica e l’altra, incontravano i vicini , si scambiavano informazioni, notizie o si salutavano semplicemente, possiamo quindi
considerarlo un vero e proprio social-network, il primo forse
dell’epoca moderna, d’altronde l’ho sempre detto che Facebook è una cagata. Il cesso in comune può sembrare quindi ormai scomodo e superato, ma i più avranno a questo punto
compreso cosa racchiudeva in se…no, non la carta igienica…
la comunicazione. La comunicazione delle persone vere, del
signor Mario che mentre andava al bagno salutava il signor
Beppe, la signora Gina che spettegolava con la Piera, faccia a
faccia, non certo quella di Menosetto93 che è triste xkè gg nn
va in disco con Trillina95 che a sua volta scrive a PuffettoLolloso che lo amissima di bene. Ed è proprio in celebrazione di
questa antica e sincera comunicazione che ho voluto scrivere
questo trattato:
Non comunicare è impossibile
Questa qui è vera, la diceva uno psicologo, un certo Watzlavitck, che poi si sa, la psicologia è un po’ come i campeggi,
sporca e sempre piena di tedeschi.
Pensateci che voi rispondiate o no a una domanda, come vi
muovete, il tono di voce, il tono di non voce è comunque un
segnale di qualcosa, che vogliate o no voi direte sempre qualcosa, è impossibile fare scena muta(anche se la mia prof di
matematica sembra convinta del contrario).
La comunicazione è vulvocentrica.
Lo so, può sembrare un affermazione forte ma pensateci. Tut-
to ciò che facciamo, ovvero comunicare(vedi
corollario 1), ruota attorno a…lì. Questo è Freud
che lo dice mica io e d’altronde la tesi è stata
ampiamente dimostrata dalla storia.
La Guerra di Troia ad esempio, Paride rapisce Elena e sale su
il putiferio. Se Paride rapiva…che so…Agamennone, Menelao mica se la prendeva così tanto. Non ci sarebbe così stata la
guerra e addio Iliade, il primo poema vulvocentrico della storia, guarda caso scritto da un cieco.
Altro esempio, tornando al cesso in comune, il nonno mica era
incontinente, andava in bagno venti volte al giorno per sbirciare la Piera, se c’era al cesso…che so…Agamennone, il nonno
se ne stava tranquillo e addio comunicazione.
La comunicazione porta al fraintendimento.
“Mio figlio si è fatto un bel ragazzone.” “Oh, non sapevo fosse omosessuale.”.
“Hai mai pensato di coniugarti?” “Io devo vivere la mia vita,
tu devi vivere la tua vita, egli deve vivere la sua vita…”Ecco
alcuni esempi di fraintendimento, una spiacevole situazione
portata da una comunicazione ambigua. I problemi sorgono
collegando quest’ultima definizione al secondo assioma, sì
perché se è ambigua pure la donna, hai un serio problema,
magari dietro a quelle calze a rete c’è Agamennone. E sapete
come si dice, di ventotto ce n’è uno. Magari è il suo.
Con questa ultima chicca finisce quindi questo breve saggio
sulla valenza del cesso in comune. Ricordatevi, quando sarete
comodi sulla vostra tazza, di tutto questo, della Piera e del
nonno, del freddo cortile e perché no, pure di Agamennone,
ricordatevi di Facebook e del vostro blog da aggiornare, perché siamo diventati tutti protagonisti, sono gli spettatori che ci
mancano. Ricordatevi di tutto questo e poi chiedetevi…
Perché è finita ancora la carta igienica?
NdR: l’autore di questo articolo ha Facebook.
Tommaso Conte, IIIA spp
Pensando alla culinaria possono venire due collegamenti: uno, delle persone che mostrano al cielo i loro deretani; due, una
rubrica di cucina. So quindi di darvi un immenso dispiacere dichiarandovi la nuova, entusiasmante e soprattutto superflua
sezione del giornalino: Altro che tonno in scatola!
Adesso salutiamo con la manina tutti quelli che contavano sui deretani e prepariamoci alla prima ricetta.
Il Pannino:
Iniziamo con una cosa facile facile ma che di sicuro stuzzicherà i
vostri delicati palati da camionisti
afgani.
Ingredienti:
2 o 3 fette di bresaola
1 arabo(il panino, non c’è bisogno di disturbare nessun signore con il turbante)
Marmellata di albicocca
Ecco salutiamo con la manina anche tutti quei plebei che hanno letto schifati marmellata e pure qualche leghista che ha letto
arabo. La preparazione è abbastanza ovvia a questo punto:
Si taglia il pane in due, si spalma la marmellata e poi si mette la bresaola, si chiude e delizia delle delizie si gusta in tutto il suo
splendore.
Soddisfatti, insoddisfatti o intossicati rivolgetevi pure a Tommi in 3°Aspp per pareri, insulti o consigli.
Ps: ringrazio la Ele per la divulgazione della ricetta e Ale per la creazione.
Tommaso Conte, IIIA spp
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