Koinè Aprile 2010

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Koinè Aprile 2010
Liceo Classico “Francesco Maurolico” Messina
Numero 5
Giornalino degli studenti ad uso interno del Liceo
Aprile 2010
U
dite, udite, alunni
di tutte le classi e
sezioni,
sudditi
tutti del Reame della Terra
del Cuttigghio, il real banditor di RE Nino I, la corte tutta
ed i Principi regnanti, i nobili
Cavalieri del bancone da bar,
che prodi ogni dì domano
piadine, hot dog con wurstel
e patatine: i Mastri Direttori
della fucina di Efesto Damiri
ordinano, esigono, impongono, qualunque cosa voi stiate facendo, compito di greco, verifica di matematica, interrogazione di inglese, lezione di filosofia, o giostra equestre, e così via, di interromperla subito! Ecco a voi, forgiato col sudor di
noi, mastri- semi-giornalisti nelle fucine del Ciccio Mauro, il V numero
del KOINE'!!! Vabbè, non fate caso all’introduzione medievaleggiante,
dobbiamo accontentare qualche volta pure i prof. di storia!... se no poi si
offendono, a furia di prendercela sempre coi soliti noti ed ignorare loro!
E poi trovatela voi ogni mese un’idea sempre nuova per rompere il
ghiaccio all’inizio di ogni editoriale! Noi i metodi di ispirazione-sballo
estremi li abbiamo provati tutti: visione intensiva della corazzata Potemkin (per chi, diversamente da noi, non fosse un patito del mitico ragionier Ugo Fantozzi, ricordiamo che la pronuncia corretta è “Potiomkin”),
lettura veloce del poema di Gilgamesh, partecipazione assidua a raduni
degli amanti del cinema classe 1910, ma pensiamo ci voglia qualcosa di
più forte: si accettano consigli, ovviamente, ma solo a patto che
l’esperienza trans sensoriale sia stata precedentemente testata da 2 prof
a (dis)piacere, possibilmente, visto il caso, nel loro giorno libero! Ma sì …
tanto le vostre reazioni le conosciamo ….Tra i sorrisini di alcuni professori, che permettono ai propri alunni di prendere immediatamente il caro
giornalino che ora state tenendo in mano, e la severità di altri, che invece lo concederanno solo alla fine della lezione, l'alunno medio mauroliciano si comporta essenzialmente in 2 modi, come glossa l’etologo di
Harvard, Jack Marie Arrigson (parente del caro Giacomino, in tempi di
crisi le consulenze ce le facciamo in casa!!). Dice il cattedratico: “A quelli,
ai quali la notizia non ha trasmesso assolutamente niente, e che mette-
ranno svogliatamente il koinè nello zaino, per vedere in futuro i vari
cuttigghi che potrebbe offrire, si contrappongono quelli che fremono
dalla voglia di sfogliarlo pagina per pagina alla ricerca di un articolo in
particolare, magari un amico o di un compagno, o magari di nuovo del
"L'angolo del cuttigghio"!“ Dai .… Non pretendiamo di essere il vostro
primo pensiero nella testa, ci accontentiamo di un angolino (visto che di
angoli siamo esperti!!) soprattutto in questo periodo di gite o, meglio, di
viaggi di (d)istruzione, dove più che altro, ci si dispera per quante paia di
scarpe mettere in valigia per sei giorni di viaggio, per chi deve ancora
partire, o, per chi è invece tornato, si rammentano le varie avventure
vissute durante questa fantastica esperienza. Certo è che, sempre
nell'ambito delle gite, l'avventura si è presentata in grande stile ancora
prima della partenza, soprattutto per le seconde liceali, che, costrette
come tutte le altre classi a non poter partire tutte insieme, volenterose
di staccarsi dalla solita Firenze per mete più ambite, come Venezia o
Ferrara, sono state vittime del macete del Gran collegio docenti (che sia
la reincarnazione dei Trenta Tiranni?), che stabilì per quest'anno solamente mete a sud di Roma (inspiegabile secessione leghista al contrario), ed ovviamente si scelse Viterbo (85 km ca. a nord della capitale).
Ma non disperiamo! Alla fine quello che conta non è la meta, ma la compagnia (alluura! …. commenterebbe Action Man Pippo Bastianeddu Venuto). Ma, caro lettore (visto che sei tu al centro e non noi, avrebbe detto qualche politicante mauroliciano in tempi d’elezioni) il movimento
non manca neanche negli altri ambiti della nostra cara scuola: tra tornei
di pallavolo (complimenti III C e V E), agoni di greco, certamina di latino,
quest’anno il Maurolico al Syracusanum, (citando il nostro Venz di IIIF)
“ha fatto cappotto”: grazie al nostro caro Lilluzzo secondo, Chiara Levorato (IB), menzione d’ onore, Carla D’ Andrea (VE), menzione semplice;
olimpiadi di filosofia, vinte di nuovo dal nostro piccolo Seneca di IIIA, al
Taciteum di Terni menzione per Giuseppe Versaci (III C), il Maurolico
porta alto il vessillo della Messinesità nel mondo (vedi Ninuzzo che ti
facciamo fare sempre bella figura!). Noi nel nostro piccolo abbiamo provato a non farvi mancare pezzi interessanti come le interviste a personalità quali Sonia Alfano (figlia di Beppe, giornalista ucciso dalla mafia nel
‘93) o Tiziano Scarpa (autore di “Stabat Mater”, vincitore del premio
Strega 2009 ). Che dire? Noi abbiamo concluso, per chi ancora deve
partire, buona gita, per chi è tornato, buona ripresa delle attività e per
tutti: amatevi ma non moltiplicatevi!! (Macris dixit)
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Indice
3 - Intervista a Sonia Alfano
MESSANA NOBILE SICILIAE CAPUT
POLITICALLY (S)CORRECT
18 - Maurolico nel Pantheon neogreco
4 - La scuola incontra la legalità
5 - L’ignoranza è forza
VOCI DI CORRIDOIO
6 - I perché della legalità
19 - L’antiL’anti-angolo del cuttigghio!
7 - La pedofilia nella Chiesa
20 - Le finali del torneo di pallavolo
8 - Le persecuzioni non sono finite
21 - Il torneo di calcetto femminile: il solito fiasco
8 - La crudeltà dell’uomo
22 - L’utilità dello studio
23 - Noi, poveri studenti
AGRICULTURA
24 - “Il bene è bene perché ti fa bene”
9 - Haute couture
25 - La filosofia in gara
10 - Fenomeno Lady GaGa
11 - Pensieri e poesie: la forza della parola
11 - Le bambole
26 - QUIZ A CHIAVE
13 - Solo amandoci
27 - LA REDAZIONE
13 - Intervista a Tiziano Scarpa
27 - ERRATA CORRIGE
ANGOLO DELLA POESIA
14 - E che fanno gli italiani?
14 - Bianco e nero
14 - Lontano da qui
14 - Origine insensata ma fine simmetrica
15 - Solo polvere
15 - Insieme
15 - Noi che d’un sogno viviamo
16 - Alla Madonna Assunta
RECENSIONI
17 - Tempi moderni
17 - Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo di una
bella vacanza
28 - IPSE DIXIT
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Intervista a Sonia Alfano
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Quando il coraggio diventa voglia di fare
Parla la figlia di Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia
S
E' importante perché serve ai giovani per
evitare di commettere errori. I ragazzi
devono capire che ci sono alcuni atteggiamenti e alcune scelte che possono avvantaggiare la mafia. Se un ragazzo non li
conosce, rischia di avvantaggiarla senza
volerlo. Purtroppo questo succede ancora,
soprattutto in Sicilia, e a pagarne le conseguenze sono proprio i più giovani. E poi i
ragazzi devono conoscere la mafia ed il
suo modo di agire perché questo è un fenomeno che caratterizza purtroppo il
nostro Paese, e come tutti i fenomeni fa
parte della nostra storia e va quindi studiato. E' una questione culturale. Se i giovani negano il proprio aiuto alle mafie,
queste non potranno che scomparire.
onia Alfano combatte contro la mafia dal ‘93, quando
suo padre Beppe è stato
ucciso, per le sue inchieste
scomode. Ha da poco vinto le elezioni
come parlamentare europeo. Il suo impegno contro la mafia, molto importante
in Italia, la porta a lavorare molto a contatto con i giovani in numerose scuole.
Ecco quello che ha detto a noi ragazzi del
“Maurolico”.
• Innanzitutto ci racconti la sua personale esperienza che non tutti conoscono.
Mio padre è stato assassinato nel 1993,
quando io avevo 21 anni. Da quel momento ovviamente tutto è cambiato, e ho dovuto lottare con tutte le mie forze, insieme
alla mia famiglia, perché si potesse affermare la verità, che a tutt'oggi risulta
frammentaria e non ancora completamente svelata. Beppe Alfano era un professore di educazione tecnica con una
grande passione per il giornalismo d'inchiesta, che praticava per il giornale “La
Sicilia” come corrispondente da Barcellona Pozzo di Gotto. Le sue inchieste lo hanno portato a scegliere se zittirsi o morire.
Ha scelto di morire, per amore della verità
e per non tradire la propria onestà ed i
propri principi.
• Lei oltre a parlare con noi ragazzi
→ Sonia Alfano, parlamentare europeo
ma è ancora più forte di prima. Se adesso
non esplodono più le bombe è solo perché
la mafia è talmente potente da non avere
più bisogno di utilizzare questi metodi. A
Palermo e Caltanissetta i magistrati stanno indagando sulla trattativa tra la mafia
e lo Stato. Secondo alcuni collaboratori di
giustizia, infatti, alcuni pezzi deviati dello
Stato, nel 1992, misero a punto un accordo per mettere fine alle stragi, assicurando a Cosa Nostra delle garanzie
(ovviamente illegali!) che ancora oggi la
rendono il partito e l'azienda più forti
d'Italia. Niente più bombe, quindi, però la
• Dove ha trovato la forza per poter mafia è ovunque e condiziona qualsiasi
raccontare tutto questo e per poter aspetto della nostra vita. Oggi più di prima.
combattere la mafia?
La forza l'ho trovata nella rabbia per
quello che era successo, e soprattutto l'ho
trovata nei tribunali, quando ho capito
che se volevo giustizia dovevo andarmela
a cercare. Nessuno avrebbe fatto nulla per
farci avere verità e giustizia, quindi toccava a me e alla mia famiglia indagare, denunciare, scoprire le verità sulla morte di
mio padre.
• A proposito di mafia, a detta di molti,
questo problema è stato ampiamente
risolto. E’ d’accordo con questa affermazione o pensa che chi dice ciò lo fa
per proteggere questo sistema?
ha anche dei figli, cosa dice loro della mafia?
Ai miei figli dico quello che dico a tutti gli
altri ragazzi, non ci sono differenze: bisogna avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e sapere che ad ogni
azione corrisponde una reazione e conseguenti responsabilità.
• Come mai ha deciso di intraprendere
la carriera politica ?
Ho fatto questa scelta perché ho capito
che non bastava la rivoluzione culturale;
troppi delinquenti fanno politica, e quindi
ho pensato che se le persone oneste riescono a farsi un po' di spazio in mezzo a loro,
per poi buttarli fuori dai palazzi del potere, allora questo Paese avrà qualche spe• Secondo lei i mafiosi possono esse- ranza in più. Ho cominciato io, ma farò in
re persone “insospettabili” come ad
modo che molti giovani onesti riprendano
esempio giudici, poliziotti e così via?
ad amare la politica, quella vera, quella
buona, e decidano di partecipare attivaSì, purtroppo tra i mafiosi moltissimi sono
mente.
i cosiddetti "colletti bianchi", tra questi
anche giudici ed esponenti delle istituzioni
• Cosa pensa dei politici di oggi ? See delle forze dell'ordine. Non si spieghecondo lei stanno combattendo la
rebbero altrimenti molti avvenimenti di
mafia nel giusto modo?
oggi e degli anni passati. A Palermo, per
esempio, c'è un processo a carico di due No, per questo ho deciso di impegnarmi in
personaggi che negli anni '90 erano ai politica. Vorrei riuscire, con l'aiuto di tutvertici delle forze dell'ordine: il generale ta la gente onesta e perbene, a cambiare il
Mori ed il colonnello Obinnu.
sistema politico attuale. Al momento, in-
fatti, molti politici vanno a braccetto con
• Cambiando argomento, secondo lei la mafia e sfruttano il popolo italiano in
La mafia non solo non è stata sconfitta, perché è importante che i giovani modo indegno.
siano informati sull’argomento?
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• Lei essendo un parlamentare è mol- ignorante. Se però è necessario far capire
te volte fuori città, che rapporto ha che non si è mafiosi, basta dimostrare di
con la sua terra, spesso considerata essere antimafiosi. L'antimafia non è
la terra della Mafia ?
un'attività che deve essere riservata solo a
pochi, anzi, è un dovere di tutti. Potete
Io sono al Parlamento europeo per circa quindi impegnarvi in questo senso, ade15 giorni al mese. Negli altri 15 giorni rendo ad associazioni, informando chi
sono in giro per l'Italia e continuo la mia magari non sa cosa succede sui territori,
attività antimafia e di rivoluzione cultura- organizzando manifestazioni o eventi a
le. Il rapporto con la mia terra, la Sicilia, è favore della legalità e contro il malaffare.
molto forte. Amo la mia terra, e per questo Con l'Associazione Nazionale Familiari
motivo continuo a portare avanti le batta- Vittime di Mafia, di cui sono Presidente, ho
glie che ho avviato molti anni fa. Se non girato tutta Italia e conosciuto migliaia e
amassi la Sicilia e l'Italia non potrei farce- migliaia di ragazzi splendidi, che ancora
la, mi mancherebbero le energie.
oggi seguono la mia attività, e che sono la
forza sana di questo Paese.
• Noi giovani siciliani cosa possiamo
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non aiutandola materialmente. Bisogna
avere coraggio e denunciare le collusioni,
il malaffare, la corruzione. Tutto ciò che
è mafia deve essere contrastato e rifiutato categoricamente.
• E infine, cosa pensa di
quest’iniziativa del Liceo “Maurolico”,
secondo lei è giusto che esistano dei
giornalini scolastici come il nostro?
Certo, l'idea del giornale scolastico è meravigliosa per due motivi: insegna ai ragazzi ad esprimersi ed a mettersi in gioco, e allo stesso tempo li aiuta a informarsi; in Italia l'informazione vive un
momento molto critico, e la scuola può
per far comprendere che non tutti sia- • In che modo i ragazzi possono comfare tanto.
mo mafiosi?
battere la mafia?
L'idea che i siciliani siano tutti mafiosi può Come dicevo, la mafia si combatte in due
venir fuori solo dalla testa di una persona modi: contrastandola culturalmente e
intervista a cura di
Federica Fusco IV E
La scuola incontra la legalità
Partecipazione attiva e non fredda teorizzazione dei libri di testo
“Q
ualsiasi rinnovamento civile
deve prendere avvio dalla
scuola. E’ compito della scuola educare alla legalità” (Dott. Nicolò Giuseppe Francesco Fazio, Presidente
Corte D’Appello Tribunale di Messina). La fredda teorizzazione dei libri
di testo tende sovente a creare nel
subconscio del ragazzo un‘intrinseca
repulsione verso i contenuti
veicolati dai manuali. La logica
semplificante, figlia del pensiero riduzionista e determinista
proprio della scienza classica,
che definisce la prassi metodologica della didattica tradizionale, spesso mal si concilia con la
complessità dell’universo giovanile, espressione tangibile
della complessità del reale. Nella consapevolezza che la semplicità non è il fondamento ontologico della realtà bensì un esigenza
operativa del conoscente e che dunque su di essa debbono vertere gli
strumenti didattici, la scuola ha compreso che la mera erudizione non è
sufficiente per realizzare una completa formazione dell’alunno. Ciò è
tanto più vero quando ad essere affrontate sono problematiche che interessano direttamente la vita quotidiana di tutti i cittadini, ragazzi compresi, che per la loro pregnante attualità
meritano un’attenzione superiore a
quella che i libri di testo possono fornire loro se non coadiuvati da altri
mezzi: tra esse non può non essere
annoverata la legalità.. Dice ancora il
dott. Fazio: “… il diritto è ragione, la
legge lo strumento di attuazione del
diritto e la giustizia è l’attuazione del
diritto. Bisogna avere fede nel pensiero razionale, nel diritto postulato
→ il palazzo di Giustizia di Messina
dalla ragione.” Aggiungeremo noi
che non basta semplicemente nutrire
una fede lontana, astratta, irrazionale, nello stato e nelle leggi ma vivere
attimo per attimo, istante per istante
la legalità, interpretandola non solo
come un dovere, un imperativo categorico imprescindibile dalla sopravvivenza stessa del “pactum unionis”,
del “contratto sociale” alla base della
società, ma come la normalità, il principio fondamentale dell’agire quotidiano di tutti. E’ percependo questa
necessità che il Liceo Classico
“Francesco Maurolico” di Messina ha
ritenuto doveroso coadiuvare il percorso curriculare di studio della materia “Cittadinanza e costituzione”,
gli approfondimenti sul tema della
legalità e della mafia e l’analisi della
storia regionale, con una serie di iniziative volte ad avvicinare il mondo
della scuola a quello della giustizia. In quest’ottica di partecipazione e collaborazione gli alunni
del progetto legalità, curato dalla
Prof.ssa Maria Arcidiacono, la
redazione del presente giornale
scolastico e la III A coordinata
dalla Prof.ssa Rosanna Rizzo,
hanno dato vita ad una serie di
incontri con magistrati della Procura cittadina direttamente impegnati nella lotta giornaliera, perseguita con indefesso impegno,
ad ogni forma di illegalità, prima fra
tutte quella mafiosa. In quest’ ambito,
di grande rilevanza sono state le conferenze-dibattito condotte dalla III A
con il Procuratore Generale della
Repubblica di Messina Guido Lo Forte e dagli alunni del progetto legalità,
unitamente alla redazione del Koinè,
con il Dott. Fazio, Presidente della
Corte D’Appello del Tribunale di Messina ed i Dott. Arena e Nastasi. Nel
primo caso si è trattato non di una
conferenza ex cathedra ma di un con-
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fronto aperto e dinamico che ha visto
la partecipazione diretta e sentita degli alunni, i quali hanno aperto i lavori
con una presentazione in power point
che ha ripercorso sinteticamente, fra
suoni ed immagini, la storia del fenomeno-mafia nel secondo dopo-guerra.
A questa hanno fatto seguito le domande dei ragazzi, alle quali il Dott. Lo
Forte ha risposto con interventi chiari
ed appassionati, fondendo magistralmente una lineare dissertazione teorica con esempi pratici, direttamente
tratti dal suo impegno quotidiano nella
lotta alla mafia. All’ insegna dello stesso tenore anche il secondo incontro;
qui dopo una brevissima introduzione
del dott. Fazio ed i ringraziamenti del
dirigente scolastico del nostro liceo,
prof. Antonino Grasso (era la prima
volta a Messina che una rappresentanza scolastica entrava nel palazzo
di giustizia cittadino), i dott. Arena e
Nastasi hanno affrontato con piglio
deciso e giovane, per nulla irrigidito
da vieti schematismi o scostanti ritrosie, i temi caldi della giustizia: tempi
dei processi, rapporti magistratura
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politica, separazione delle carriere,
certezza della pena. Numerosi gli interventi dei ragazzi che non hanno
mancato di cogliere con spirito critico
e vivida curiositas la dinamica dissertazione dei due magistrati. Non c’è
che dire: davvero un bel modo per
vivere attivamente il concetto di legalità svincolandolo dall’astratta e fredda
teorizzazione dei libri di testo.
Lillo De Domenico III A
L’ignoranza è forza
Perché la politica vuole renderci incoscienti
I
dati dell’ultima tornata elettorale
non lasciano spazio a dubbi: gli italiani sono sempre più distanti dalla
politica. Un italiano su tre ha preferito
infatti astenersi, e la percentuale di
votanti è scesa di circa 8 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni (dal 72% al 64%). Tuttavia, di
fronte ad un risultato evidentemente
parziale poiché mutilo di una parte
consistente dell’elettorato, gli esponenti dei vari partiti hanno
preferito cercare le ragioni
di vittorie e sconfitte
all’interno degli schieramenti stessi, ricreando
quel muro tra eletti ed elettori che sembra abbattuto
in ogni campagna elettorale e che poi si ricrea per i
cinque anni di governo
successivi. Di fronte a dei
rappresentanti che preferiscono azzuffarsi, tocca a
noi comuni cittadini senza
escort e mazzette interrogarci sul perché di tanto
distacco tra paese reale e
politica. E la motivazione
che viene subito in mente è
che gli italiani non sentono
più la politica come parte integrante
della loro vita sociale: nessuno crede
più in niente, qualunque cosa venga
decisa non ci interessa, le elezioni
diventano una seccatura alla quale
andare per fare un favore all’amico
politico di turno, o semplicemente per
mettere una croce ed un nome su una
scheda senza coscienza di quello che
si va a fare. A fronte di un 36% di astenuti non ci può infatti consolare il restante 64%, fatto di elettori inconsapevoli e manipolati. In Francia il tasso di
astensionismo ha toccato il 50%, tuttavia la presenza di un elettorato forte e
consapevole ha dato una grande valenza alle elezioni, determinando la
sconfitta del presidente Sarkozy. La
differenza tra i due paesi sta nella capacità della stampa di creare
un’opinione pubblica cosciente dei
fatti ed in grado di esprimere un parere elettorale netto e motivato. Ma in
un’Italia che si trova al 49° posto per
libertà di stampa (più indietro in classifica, ad esempio, di Mali, Suriname e
Namibia) quali sono le possibilità
d’azione per fare un’informazione di
qualità? A giudicare dalla recente
censura ai talk show in campagna
elettorale, veramente poche. Eliminare quei programmi che, seppur discutibili, aiutano la gente a rapportarsi
con la realtà politica rappresenta
l’ennesimo tentativo, purtroppo riuscito, di annientare le coscienze critiche
del paese: chiudere “Annozero”,
“Ballarò”, “Report” ha rappresentato
un secondo “editto bulgaro” molto più
grave del precedente, con evidenti
ripercussioni sul voto. Sembra purtroppo che il governo preferisca attuare
una
politica
basata
su
“L’ignoranza
è
forza”
(“1984”,
G.Orwell): lo conferma la recente
scelta del Ministero dell’Istruzione di
escludere la Resistenza dai programmi scolastici di storia, o ancora una
campagna elettorale basata su toni forti ed aggressivi piuttosto che su idee
serie capaci di far riflettere
la gente. Già, a nessuno
serve la nostra capacità
critica, qualunque riflessione è inutile, fuori luogo,
superflua rispetto al concetto calatoci dall’alto come verità assoluta. Dalle
prove parallele ai test
d’ingresso, dai sondaggi
alle elezioni, basta saper
mettere una sintetica crocetta per esprimere il proprio parere. E’ infatti più
facile comandare un popolo di ignoranti che un popolo di gente cosciente, e
l’Italia di oggi si avvia verso questa
strada. Possiamo noi, cittadini comuni, permettere ad altri di agire come
se non avessimo voce in capitolo? Ma
soprattutto, siamo ancora in grado di
opporci o la nostra abilità critica è
tanto ridotta che, senza rendercene
conto, siamo caduti in una situazione
simile a 1984 o Fahrenheit 451, in cui
l’annientamento dell’opinione rappresenta il passaggio da popolo a gregge?
Roberto Saglimbeni I E
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I perché della legalità
Imparare a rispettare l’altro è il primo passo per un mondo più giusto
P
rima di scrivere bisognerebbe
conoscere appieno, sapere cogliere le diverse sfumature, padroneggiare l'argomento di cui si parla.
Scrivere di legalità è però qualcosa
che sfugge a questi concetti generali:
chi può infatti stabilire con certezza
cosa sia la legalità? Il significato della
parola, così come è riportato sul dizionario, non è esaustivo:
“Conformità alle prescrizioni della
legge” è assai riduttivo per un concetto talmente ampio ed importante
come quello di legalità, del quale si
può dire con certezza che non si tratta di un comportamento automatico, come ci è invece presentato dalla definizione soprastante. La conformità alle
leggi è un comportamento
codificato, che può essere
circoscritto anche solo al
semplice attenersi a delle
norme senza comprenderne
il senso, che può rappresentare uno strumento di massificazione delle opinioni. Il
rispetto delle leggi deve invece passare sempre attraverso una coscienza critica di
quello che si sta o meno violando, poiché una legge non
è un fatto assoluto o immutabile e ciò che era legale
10,100,1000 anni fa non è detto che
lo sia oggi. Se pensiamo alla legge
del taglione, occhio per occhio, dente
per dente, ci sembra una cosa barbara ed incivile, tuttavia non potremmo
mai dire che sia stata illegale dato
che, al suo tempo, era codificata come legge fondamentale in diverse
civiltà, a partire dai civilissimi Babilonesi e dal codice di Hammurabi. E,
passando attraverso secoli di leggi e
legislature, arriviamo alla nostra, moderna Italia che, sfornando decreti,
rende il nostro codice penale un variegato puzzle in continuo mutamento. Le leggi vanno dunque valutate in
relazione al periodo storico in cui
sono emanate ed applicate, e non
rappresentano un fattore assoluto
che garantisca Giustizia o Legalità.
Parlare di legalità vuol dire dunque
staccarsi da un codice ben definito di
norme e ragionare in termini di rapporto con l'altro: se la libertà altrui
inizia dove finisce la mia, la legalità è
quel legame che ci permette di interagire nel rispetto reciproco delle
nostre differenze, delle nostre opinioni. E' attraverso semplici esempi di
questo tipo che si può comprendere
come la legalità debba essere parte
integrante della nostra vita, elemento
dal quale è impossibile prescindere,
una sorta di coscienza di ciò che è
giusto fare e di ciò che non lo è che
deriva dall'istruzione e dall'esperienza. I casi peggiori di degrado avvengono là dove l'assenza di una cultura
e di un'istruzione alla legalità ha ge-
nerato situazioni in cui la libertà altrui
è un fattore trascurabile, in cui l'egoismo individuale prevarica il benessere comune. E non per questo l'assenza di legalità è legata per forza a situazioni di degrado sociale: nell'accezione che abbiamo scelto, la legalità, intesa come morale che regola i
rapporti umani, è assente in egual
misura ad ogni gradino della scala
sociale. Manca di legalità il cittadino
che non raccoglie i bisogni del suo
cane, così come il professionista che
non svolge bene il suo lavoro o il politico che non adempie le sue funzioni,
poiché tutti e tre, nei loro campi, hanno peccato di noncuranza, indolenza,
disinteresse nei confronti dei diritti
altrui ad una città pulita, ad un lavoro
svolto bene, ad una degna rappresentanza. Ed è soprattutto tra noi,
giovani di oggi, che un crescente disinteresse nei confronti del mondo
circostante è causa di un minore ri-
spetto verso l'altro; e dato che ci si
forma rapportandosi all'alterità altrui,
disconoscere il diverso è un motivo di
mancata crescita anche per noi. Perché, si badi bene, si può fingere di
vivere in una bolla, in cui ciò che è
legale è deciso da se stessi, ma nel
rapportarsi con gli altri non si può
imporre solo la propria volontà: la
mediazione tra ciò che si vuole e ciò
che si deve è data dalla legalità stessa, che diviene uno strumento potente che una società sempre più globale e multietnica ha per costituirsi ed
autoregolamentarsi. All'interno della
scuola, specie negli anni
fondamentali del liceo, le
nuove generazioni dovrebbero avere la possibilità di creare una loro
"coscienza legale"; ma
spesso
è
proprio
quest'ambiente che, diventando, da luogo d'apprendimento, mero fornitore di nozioni teoriche, è
il nucleo di una futura
illegalità: la bravata in
cortile, l'insulto gratuito o
l'emarginazione del compagno, anche solo lasciare un'aula sporca e disordinata sono esempi banali che un giorno potrebbero degenerare in comportamenti
incivili e di scarso rispetto dell'altro.
Spetta alla scuola recuperare un ruolo primario nell'educazione degli studenti come cittadini, dedicando del
tempo ad una lezione alla quale non
si pensa mai ma che è la più utile di
tutte: vivere, o meglio, convivere, in
una società. E' facile valutare l'alunno
dandogli un voto in questa o quella
materia, più difficile è invece valutarne il grado di maturità, di legalità. Ma
il lassismo che vige nella società non
è un valido motivo per omologarsi
alla massa. Imparare a rispettare è il
primo passo per un mondo più giusto:
a noi il compito di fare il nostro percorso sulla via della legalità; perché.
se ognuno facesse il suo, probabilmente ci arriveremmo senza neanche
accorgercene.
Roberto Saglimbeni I E
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La pedofilia nella chiesa
E fu così che anche i preti conobbero il “peccato” della carne
D
ei recenti e passati episodi di
pedofilia in ambito ecclesiastico
ho provato solamente un malsano senso di disgusto e ribrezzo, che mi hanno fatto pensare a come l’uomo, per
quanto parli di buona condotta e rispetto per le persone altrui, soprattutto in campo religioso, non impari mai
dai propri errori. Tuttavia, l’essere
moralista talvolta potrebbe tediare gli
ascoltatori, ma l’astenersi dal formulare un qualsiasi giudizio critico nei
confronti di simile ipocrisia e distruzione della psiche umana sarebbe
alquanto impossibile; dunque non fatecene una colpa, diceva il buon vecchio Puck, in qualche modo rimedieremo. Ledere una persona con lo stupro
è una cosa che da molti è definita disumana, da altri immorale, da altri
ancora inaccettabile; ma rovinare per
sempre un bambino con lo stupro è
una colpa che non si toglie facilmente
con le confessioni in chiesa. È questa
un’uccisione psichica quotidiana del
bambino: egli si trova incapace di definire il suo stato di perenne inquietudine, tanto che una piacevole carezza
potrebbe essere rifiutata con paura e
timore di essere violentati; si ritrarrebbe con dispiacere e comincerebbe
a gemere per gli incubi che potrebbe
aver subito in qualche buio scantinato
o prima della funzione domenicale,
per vedere in seguito il precettore, il
moralista, il prete declamare
un’orazione ai fedeli ammonendoli di
amare il prossimo e di non fare agli
altri ciò che non vorremmo fosse fatto
a noi; e intanto guardare il fanciullo in
un angolo distogliere lo sguardo da
quel vile ciarlatano, e non corrugare il
proprio viso nemmeno di fronte alla
colpa delle proprie scelleratezze. Ritengo che la fede sia un dono, non
tutti la trovano e non tutti ne hanno
bisogno; alcuni credono nell’Amore,
altri negli uomini, altri nella speranza,
altri in Dio; Dio si sarebbe fatto uomo,
avrebbe predicato e avrebbe impartito le dottrine d’amore e di fratellanza
al genere umano. Gli uomini hanno
fatto propri questi insegnamenti e per
duemila anni la storia del cristianesimo ancora va avanti. Credo che gli
ideali del cristianesimo siano fra i più
belli e utopistici della storia
dell’umanità, molto simili agli ideali del
comunismo, in realtà: entrambi si prefiggono l’uguaglianza di tutte le perso-
ne, senza alcuna distinzione, e questa
è una buona causa che portiamo avanti da molti anni, ma che
nell’effettività delle azioni compiute
non abbiamo mai realizzato. Troppi
interessi
vagano
per le nostre menti:
un medico vorrebbe
avere lo stesso stipendio di un operaio di fabbrica? Ai
contemporanei
l’ovvia
sentenza:
certo che no. Un
buon salario fa comodo a tutti e nessuno vorrebbe trovarsi sul lastrico o
elemosinare un po’
di soldi. Ma ecco
che subentra in me
una strana sensazione: un misto fra
odio, rabbia, stizza,
dolore, e la domanda: come si permette un uomo di violentare un altro uomo? Chi gli concede simili atti osceni?
Egli stesso se lo permette, in quel
frangente di follia, in quell’attimo in
cui si perde la coscienza d’essere
animali razionali, ogni barriera viene
abbattuta e si è fuori dalla grazia divina: e così si perde la fiducia negli uomini che pensavamo non ci avrebbero
mai tradito con il loro membro virile. È
dunque giusto dare la colpa al Papa?
Sono convinto che è sempre meglio
trovare un corretto giudizio, dopotutto
nel mezzo giace la virtù: da una parte
ritengo che la colpa ricada direttamente su chi ha commesso questi atti
e continua con l’indifferenza
dell’intero mondo a perpetrarli,
dall’altra colui che incarna la chiesa
umana visibile dovrebbe impegnarsi a
indagare più a fondo su simili azioni,
che spesso vengono taciute dalla
chiesa stessa per non generare scandalo. Quindi non si ammette di essere
imperfetti: pur di proteggere lo splendore e la fastosità del Vaticano, che
rappresenta per molti il vero faro della
cristianità e soppianta ciò che dovrebbe davvero indurre la fede negli uomini, ovvero la fede stessa, si annienta la
persona violentata con l’indifferenza
generale di persone intente a guardare un pontefice da una finestra, piuttosto che aiutare il prossimo come il Dio
cristiano ammonisce di fare benevolmente. Molti atei sono stati accusati a
sproposito di essere materialisti e
insensibili perché non credenti in Dio:
sono invece convinto che il Papa è il
primo ad essere
materialista,
dal
momento che vive
in uno degli edifici
più sfarzosi e lussuosi del mondo, e,
talvolta, insensibile
ai
problemi
del
mondo
cristiano,
come gli episodi di
pedofilia;
certo,
nella storia gli atei
hanno commesso
pure i loro errori, e
non sono da giustificare per questo:
basti pensare alle
dittature
comuniste, che, per quanto
credessero di essere la migliore politica (come sovente o sempre accade a
tutte), non riuscirono nel proprio intento. Ma il loro impegno fu comunque
di stabilire uguaglianza, cosa che è
stata tentata, spesso o quasi sempre
con insuccesso. Mentre nel Cristianesimo se si commette un torto a una
persona subito a confessarsi, confidando nel perdono ed in una discutibile giustizia ultraterrena. Ma la vita non
è un dono inestimabile? Ma la vita non
è sacra, così sacra che qualsiasi torto
alla vita stessa indurrebbe una punizione divina? Basta un secondo per
essere totalmente dominati da un istinto animalesco, proprio come questi preti. Con queste mie parole non
voglio incolpare i cristiani d’essere
stati i responsabili di simili gesti efferati, ma voglio rivolgere loro una parola: riflettete di essere soggetti alla
volubilità dell’essere umano, una semplice preghiera di fronte alla statua di
qualche Madonna non servirà ad ottenere il Paradiso, ma a rendervi semplicemente delle persone egoiste che
aspirano a un precario benessere, e
non alla felicità. Che rabbia se penso a
quei bambini: una vita che non ritornerà mai più. Meditate che questo è stato.
Antonio Zaccone II F
8
Κοινη′
Κοινη′
Politically
(s)correct
Le persecuzioni non sono finite
Rischiamo che l’assurdo diventi “pensiero comune”
C
i deridono, ci diffamano, bestem- dogmi della religione cristiana ma, esmiano il nostro Dio, ci perseguitano. sendo gestita da esseri umani, proprio
Già, ci perseguitano ancora, dopo due- come volle Gesù, è ovvio che abbia dei
mila anni di storia, di progresso, di evo- problemi interni. Purtroppo, se vogliamo
luzione. Dopo duemila anni ancora non parlare della pedofilia dei suddetti preti,
dobbiamo sentirci liberi di esprimere ciò le accuse ci sono, e anche gravi, solo
che siamo e di credere fermamente in che il fatto che fa scalpore è che siano
qualcosa, perché ormai è una moda ve- proprio dei "preti", degli uomini "senza
nir contrastati. Tutta quemacchia" in poche parole,
sta premessa per esprimecoloro che hanno compiuto
re alla fin fine un solo conquesti atti vergognosi. Se
cetto: mi rendo conto, con
l'avesse fatto qualche altro
il passare dei giorni, di
personaggio del mondo, la
quanto la società sia disenotizia sarebbe apparsa
ducata alla religione, pernei telegiornali e, poi,
ché non faccio altro che
scomparsa velocemente
sentire offese al Papa, alla
come al solito, ma siccome
cristianità, a me stessa,
sono dei personaggi di
poiché faccio parte della
Chiesa ad averlo fatto, l'efcomunità credente. Ogni
ferato atto fa scalpore. Ma
giorno mi trovo a contatto
il fatto di appartenere a
con gente che non ha il
questo movimento eccle→ Papa Benedetto XVI
minimo rispetto per il Dio in
siastico non deve farci dicui credo, e che non ha voglia di stare a menticare che sono esseri umani come
sentire le “stupide” dottrine degli altri; tutti gli altri, e che come gli altri devono
mi trovo a contatto con gente che rima- pagare (e che evidentemente la loro non
ne chiusa nella propria ignoranza, nella fu vera vocazione). Se poi dobbiamo
propria volgarità, ma a loro sta bene parlare della ricchezza della Chiesa,
così. Di certo non sono la prima né l'ulti- della sfarzosità degli ambienti, e di tutti i
ma che, una sera primaverile, butta giù possedimenti ecclesiastici, è veramente
qualche riga per formare un articolo, ma assurdo pensare che vendendo ciò che
più che articolo uno sfogo contro tutto appartiene al Vaticano si possano risolquello che sente quotidianamente; ma di vere problemi quali la fame del mondo,
certo, avendo questa occasione, scrivo. come hanno azzardato dire. Infatti ad
Scrivo sul vero problema di tutto: la esso appartengono monumenti e opere
Chiesa. Questa istituzione è scomoda. E' d'arte del valore storico oggettivamente
scomodo un Papa che, a detta di alcuni, inestimabile perciò, anche questa è solo
vivrebbe nel lusso e farebbe solo i suoi una falsa accusa da additare alla Chiecomodi; un Papa che si imporrebbe sulla sa. Per quanto riguarda le questioni polipolitica e sulle leggi, e che, quando i tiche, oh sì, la Chiesa prende spesso
servitori di Dio, ovvero i preti, sono ac- delle posizioni ben precise, ma credo
cusati, li difenderebbe a spada tratta. che sarebbe strano se non lo facesse! Mi
Però, la Chiesa, a mio modesto parere, spiego meglio, se sull'argomento dell'anon è che una messa in pratica di tutti i borto, ad esempio, la Chiesa si ponesse
a favore, andrebbe contro il messaggio
cristiano di Gesù, che inneggiava alla
vita e a questo diritto innegabile, anche
perché non si può accettare che siano
degli uomini, e non Dio, a decidere per la
morte di un essere vivente (perché un
feto vive!); e inoltre, chi si mette in condizioni di una probabile fecondazione,
bisogna anche che si prenda le proprie
responsabilità, e qualora non volesse il
nascituro, c'è pur sempre l'adozione
disponibile. Ebbene, alla luce di tutto
ciò, spiegato cosa per me sia la Chiesa,
provate ad entrare per un attimo nella
mia mente, e provate ad immaginare la
mia reazione all'affermazione: "Non mi
va di credere, non mi va di pensare che
ci sia qualcosa che mi comanda, non mi
va di stare al servizio di un'istituzione".
Bene, a questo punto ognuno di noi dovrebbe rifiutare, oltre il Papa, anche il
presidente della Repubblica, o del Consiglio, ma non mi dilungo ancora. La fede cristiana, a mio parere, prescinde dal
comportamento squallido e scorretto di
alcuni membri della Chiesa, anche perché questi sono una minoranza, dato
che, per esperienza personale, ci sono
molti sacerdoti che seguono la propria
strada con impegno, vocazione e con la
voglia di coinvolgere nella cristianità
soprattutto quei giovani che oggi, di religione, non vogliono saperne niente. Se
tu credi, in conclusione, credi e basta,
non ti preoccupi se nel Vaticano ci sono
i decori d'oro, non ti fai influenzare dalla
politica, se credi, credi. E se, invece, il
fatto che ci sia un'istituzione, un qualcosa più grande e più “potente” di noi, porta a distaccarti dalla fede e dalla religione, allora puoi continuare a perseguitarci, ma fammi il favore, prima, di informarti.
Sophia Sorrenti I F
La crudeltà dell’uomo
L
a superiorità che l'uomo ha acquisito sulle altre specie è sempre conseguenza -o almeno così ci diconodell'intelligenza. Invece io dico che
l'uomo si impone sulle altre creature
perché crudele. L'uomo per motivi economici fa guerre e uccide bambini innocenti, senza alcuna pietà perché
pensa che quello che fa sia giustificato
dal fatto che sia per una buona ragione, perché noi uomini siamo bravi a
parlare, perché per noi c'è sempre
una buona ragione per uccidere. Siamo fantastici nel trovare giustificazioni,
ma meno bravi a trovare ragioni logi-
che per i gesti che compiamo. Certo,
non tutti gli esseri umani uccidono, ma
non esiste essere umano che compia
sempre del bene, in questo mondo ogni
uomo fa del male: santi, criminali,
"brave persone", tutti fanno del male.
Basta pensare che il 99% dei ragazzi
maschi appena litiga, o semplicemente
si secca con un suo amico, dice "Ora
gli spacco la faccia". E’ un pensiero:
spesso non succede niente dopo che si
pensa, però, già il fatto che si pensa è
grave. I pensieri così vengono bloccati
dalla razionalità non dall'essere buoni.
Cosa vuol dire essere buoni in un mon-
do dove tutti siamo cattivi ? Essere
buoni vuol dire solo essere meno cattivi, non potremmo mai definirci buoni,
siamo tutti colpevoli, abbiamo tutti fatto soffrire qualcuno, siamo tutti figli di
un mondo crudele che fa guerre e che
uccide poveri bambini. A soli pochi
chilometri da noi ci sono conflitti, come
quello del Congo, che devastano intere
popolazioni, ma i nostri tg non ne parlano mai, preferiscono parlare dei regali
preferiti a San Valentino dalle donne.
Alla fine a chi interessa che in Congo o
in qualche altro posto lontano da noi
accadono cose terribili? Alla fine già i
Κοινη′
Κοινη′
AgriAgri-cultura
latini dicevano "Mors tua vita mea".
Che bel destino quello di noi uomini,
fare del male e soffrire, perché soffrire? Perché ogni volta che si compie
qualcosa di sbagliato, che si pensa
qualcosa di crudele, è una ferita per
tutti gli esseri umani perché ogni volta
che si fa qualcosa di crudele non si è
giusti e quando non c’è giustizia, c’è
guerra. Non c’è nulla da fare purtroppo, è così che va avanti questo mondo. E’ difficile cambiarlo, spesso è più
semplice scappare via lontano dagli
uomini e dalle persone. Oppure si può
9
provare a resistere, si può provare a
sognare, e a sperare. Finché esisteranno sognatori e gente che spera il mondo non finirà.
Federica Fusco IV E
Haute couture
“la moda passa, lo stile resta.” [cit. Coco Chanel]
Q
uesto articolo ha lo scopo di confutare quel diffuso sentimento
(infondato) di astio nei confronti delle
persone che hanno molta cura di se
stesse e del proprio guardaroba. Disegnare vestiti, e fare attenzione a come
vestirsi, è una cosa molto superficiale,
verissimo. E chi potrebbe negarlo?
Ha forse uno scopo sociale? Ha forse
mai salvato qualcuno un vestito? Impiegare delle ore davanti all’armadio,
comprare montagne di vestiti nuovi,
disperarsi davanti alla scomparsa
del proprio numero di un paio di
scarpe, è davvero inutile, è vero.
Eppure, chi di voi oserebbe accusare
Caravaggio di aver perso del tempo?
Utilizzare dei pennelli per stendere
su dei fogli del colore e creare forme
è del tutto inutile. Per citare Wilde:
“Possiamo perdonare un uomo di
aver fatto una cosa utile se non
l’ammira. L’unica scusa per aver
fatto una cosa inutile è ammirarla
intensamente. Tutta l’arte è affatto
inutile.” Sì, signori, sto osando dire che
gli stilisti sono artisti. Che disegnare
abiti è arte. E che una donna vestita
impeccabilmente, è un’opera d’arte. Si
potrebbe obiettare che, mentre l’arte è
intramontabile perché espressione
dell’infinito, i vestiti con gli anni non
piacciono più. Beh, io rispondo che la
sensibilità di un uomo moderno è più
facile che venga suggestionata da
un’opera di Andy Warhol che da una di
Botticelli. Certo però, non si permetterebbe mai di dire che “La Venere” è
brutta. La verità è che i gusti, nella pittura come nella scultura, cambiano col
susseguirsi delle epoche, col succedersi di movimenti artistici: al Rinascimento è succeduto il Barocco, e poi il
Neoclassicismo. Nella moda è lo stesso, solo che cambia più velocemente.
Questo non significa che al giorno
d’oggi qualcuno si possa permettere di
criticare un abito di Valentino degli
anni ’80 solo perché fuori moda. Ma sto
semplificando la questione: spesso gli
stilisti disegnano cose orribili. Spesso
sono troppo vistose, troppo trasparenti, troppo volgari. Ma ognuna di esse ha
il suo significato. Non tutti i capi tendo-
no all’eleganza, alcuni vogliono solo
significare qualcosa: che sia trasgressione, che sia allegria, che sia esuberanza. E così si cade negli eccessi. Ma
per capirlo, bisogna ammettere che
vestire non è solo apparire, vestire è
esprimersi, dire chi siamo, l’abito ri-
specchia il carattere e l’umore. Non
credo che indosserò mai uno dei vestiti
che ho visto in passerella (né che lo
faccia nessuno), è che quei vestiti sono
stati creati per essere un pezzo di storia, non per essere indossati. Sono
stati creati per dare la possibilità
all’artista di dire al mondo “io non ho
paura di fare dei buchi in una maglietta!” e per permettere ad altri di copiarlo o ispirarsi a lui (rendendo accortamente il tutto meno vistoso) e per far
entrare la moda nelle nostre case. Ma
la moda è altro rispetto all’eleganza. La
moda è un vezzo: si può essere alla
moda senza essere eleganti. Ovviamente parlo dell’haute couture, non
delle ragazzine che indossano Pinko e
Air max e si sentono alla moda. La moda è un gioco, è come il calcio: diventa
mania, ma è solo un gioco. Cambiano i
giocatori, gli allenatori e gli arbitri ma
le regole sono sempre quelle: mai farsi
portare fuori dal proprio stile, mai dimenticare che è l’armonia che deve
regnare. L’eleganza consiste nel saper
distinguere quando è il momento di
indossare un vestito sgargiante o uno
sobrio, nel saper capire qual è l’età in
cui ci si può permettere di indossare
un rossetto rosso o un tailleur, nel capire quando una gonna corta è sexy e
quando è volgare. Si dovrebbe sempre
fare uno sforzo in questo senso, cercare di capire che cosa è adeguato e cosa non lo è. “La bellezza è adeguatezza” dice Muriel Barbery, ed è vero. E
bisognerebbe sempre cercare di
essere eleganti, che si indossi un
jeans o un abito da sera, bisogna
sempre cercare di trovare l’armonia
nei
vestiti.
Avere
la
chiave
dell’eleganza significa capire le economie interne ai colori, alle decorazioni. L’eleganza significa non cedere a regole fasulle: un blu può stare
bene con un nero, come può essere
il peggiore abbinamento mai esistito;
il cuoio NON sta su tutto; non è che
se hai la Louis Vuitton puoi permetterti di portarla anche se sei in tuta.
L’eleganza è, inoltre, saper scegliere i vestiti adatti a sé: una ragazza
bassa spesso non può permettersi di
mettere un vestito corto, in tante dovrebbero evitare i pantaloni a vita bassa e le magliette corte. Si dovrebbe
riconoscere l’importanza del vestirsi
bene solo solo per il puro piacere estetico che comporta. Vestirsi bene è un
pezzetto di vivere in mezzo alla bellezza, di incarnarla ogni giorno, di uscire
e sapere che chi ti guarda è partecipe
del tuo piccolo varco nella bellezza
universale. Una donna elegante è un
pezzo di paradiso, e vi prego, non confondete l’eleganza con lo snobismo
perché credetemi, la donna elegante
non coincide con la donna snob, essa
resta semplicemente intoccata dalla
volgarità che le sta intorno. In conclusione, non spero che quest’articolo vi
faccia staccare il ritratto della Gioconda nella vostra camera per sostituirlo
con quello di Audrey Hepburn in tubino
nero, guanti e diadema, spero solo che
da adesso in poi, la mattina, penserete
che, in potenza, siete un pezzetto di
bellezza, e che smetterete di criticare
chi esce da casa sperando di esserlo.
Silvia Sturlese II F
22
Κοινη′
10 Κοινη′
AgriAgri-cultura
Fenomeno Lady GaGa
La pazza storia della italo-americana Stefani Joanne Angelina Germanotta
E
ccentrica, sgargiante, lugubre,
imprevedibile. E’ per ora il fenomeno della musica, regina delle classifiche italiane, europee e statunitensi.
Chi non balbettava la scorsa estate
“mama-mama-maaa.. po-po-po-poker
face po-po..poker face”? E chi, poi, non
ha cantato fino alla nausea con gli amici o s otto la d occia “P A P A PAPARAZZI” ? Stefani Joanne Angelina Germanotta, in arte Lady GaGa, è
l’artista del momento. Che sia amata,
che sia odiata, che sia invidiata, che
sia criticata, che sia venerata… non
importa. L’importante è che si parli di
lei, anche attraverso le critiche più
pesanti. Spesso, infatti, non viene considerata una vera cantante, ma piuttosto un’egocentrica che vuole fare
scandalo cantando d’amori tutt’altro
che platonici, di soldi e di fama. Ma
dietro quei vestiti esagerati, dietro le
sue parrucche e le sue melodie orecchiabili si nasconde una valida artista.
Nata nell’86 da genitori palermitani, a 4
anni comincia a prendere lezioni di
pianoforte e scrive la sua prima ballata
per piano a soli 13 anni, una vera
“enfant prodige”. A 17 anni ottiene
l’ammissione anticipata alla “Tisch
School of the Arts” e pochi anni dopo,
spinta dal suo spirito di intraprendenza
e dalla voglia di essere totalmente indipendente, lascia la famiglia lavorando
come cameriera e spogliarellista. A
quei tempi Stefani non era come ora la
conosciamo. Il fisico, oggi asciutto, era
più morbido e il seno pieno dell’artista
era spesso oggetto di battutine da parte di amici e professori di teatro. I capelli, oggi color platino, erano neri. Pur
vivendo bene con le proprie forme,
Stefani Joanne comprende l’ingiustizia
del mondo dello spettacolo, ricostruisce la propria immagine e si dà un nome d’arte: Lady GaGa (omaggio a Freddie Mercury e alla sua “ Radio Ga Ga”).
E pian piano si fa largo tra la folla, venendo assunta come cantautrice per
artisti del calibro di Fergie, Pussycat
Dolls, Britney Spears e New Kids on
the Block. Ma è grazie alla collaborazione con Akon che può farsi davvero
strada lavorando al suo album di debutto, “The Fame”, contenente 16 trac-
ce che vanno dallo stile R’n’B di l’artista inscena la propria morte. Una
“Starstruck”, alla tanto ballata “Poker situazione degna della “cena TrimalFace”, alla lenta e struggente “Brown chionis”, in cui Lady GaGa si fa impiceyes”. Il primo singolo estratto è “Just care lasciando il pubblico nel panico.
Dance”, che fa schizzare Lady GaGa ai Con “Bad Romance”, primo singolo del
primi posti delle classifiche europee, suo secondo album “The Monster”,
seguito dal secondo singolo a scopo ipnotizza e incanta milioni di persone.
promozionale “Beautiful, dirty, rich”. In Ed è con l’ultimo video, uscito lo scorItalia
Lady
GaGa
so 12 Marzo, del bra“spacca” (come direbno “Telephone” che
be un assiduo frequenarriva una nuova vatatore del “Gilez”) gralanga di polemiche. Il
zie a “Poker Face”,
video è la continuaziocanzone dal sound che
ne di “Paparazzi”: la
ricorda un po’ Madoncantante finisce in un
na,
artista
a
cui
penitenziario femmini(insieme a Michael
le, dove regna il cattiJackson ed i Queen) la
vo gusto, il kitsch e la
giovane Lady si ispira.
violenza. Ad attenderE per chi credeva che
la fuori dal carcere,
Lady GaGa sarebbe
una prorompente e
stato solo un tormentosexy Beyoncè che
ne estivo, nelle radio
d iv iene
com p lice
suona
per
tutto
dell’ex detenuta in un
l’autunno “Paparazzi”,
omicidio di massa in
singolo che in Italia è
un fast-food. Arma del
→ La cantante Lady GaGa
uscito al posto di
delitto di nuovo un
“Love
Game”.
veleno. Le due cantan“Paparazzi” accresce la fama della ti si dileguano inseguite dalla polizia. I
cantante, ma le fa guadagnare anche simboli dell’America contemporanea ci
molte critiche, soprattutto in Inghilter- sono tutti, eppure tutti ribaltati ed esara. Il video integrale infatti, di ben 7 sperati con evidenti richiami a Madonminuti e 43 secondi, a base di contenuti n a , P r i n c e e T a r a n t i n o , c o n
sessuali e violenti, vede come protago- l’onnipresenza parodistica di prodotti
nista la stessa cantante, che, oltre ad commerciali (le lattine di Coca-Cola
essere vittima dei pressanti Paparazzi, vengono usate come bigodini) e con
viene spinta giù dal terrazzino della un’immagine della donna degradante,
propria villa dal fidanzato, non real- violenta e scurrile. Possibile che Lady
mente innamorato di lei, ma piuttosto GaGa sia solo scandalo, parrucche e
innamorato dei suoi soldi. Lady GaGa, abiti firmati Dolce&Gabbana, Armani,
sopravvissuta, finisce sulla sedie a Prada? Ebbene… NO! Lady GaGa lotta
rotelle e prepara la propria vendetta: anche per i diritti degli omosessuali e
uccide l’ex con un cocktail velenoso ha definito la marcia del 12 ottobre
per poi tornare all’apice del successo. 2009 per i diritti dei gay “il primo moIn fine viene rinchiusa in carcere. Il mento importante della mia carriera”.
video inquietante e a tratti scandaloso Una giovane piena di sorprese, che
è un’esasperazione dei lati negativi sconvolge con la sua trasgressione,
dell’essere celebrità ed in esso la rivi- figlia di tempi malati in cui ciò che realsta “Rolling Stones” ha visto un omag- mente conta è l’apparire, una ragazza
gio al film di Hitchcock “La donna che piena di talento in cui il genio e la follia
visse due volte”. Al concerto di capo- si mescolano, perdono i contorni e didanno a Miami, Lady GaGa torna a stu- ventano una cosa sola. Questa è Lady
pire i propri fans. Durante l’esibizione, GaGa.
infatti, precisamente durante
“Lady” Laura Kohnke IIIB
l’esecuzione della hit “Paparazzi”,
Κοινη′
Κοινη′ 11
AgriAgri-cultura
Pensieri e poesie: la forza della parola
“Per voi la parola è... esplosione, che distrugge il vostro silenzio! Perciò custodite la parola, non sprecatela!
Siate duri, siate chiari! Ogni parola è un pericolo! Poiché la parola è un'arma!”.
(Friedrich Wolf, da “L'arte è un'arma”)
T
rovare un altro modo di interpretare la realtà ha sempre interessato
l’uomo: cercare di percorrere vie mai
battute, sentieri nuovi per giungere alla
fine ad una nuova e propria visione del
mondo. In questa ricerca, ruolo essenziale svolge la parola, il mezzo più nobile con cui l’uomo riesce a comunicare
agli altri i suoi sentimenti, affidare loro i
suoi stati d’animo, proponendo una sua
percezione di ciò che lo circonda. Sulla
forza del linguaggio e sulle sue infinite
vie, a lungo si è dibattuto nell’antichità
giungendo con i sofisti alla conclusione
che «la parola può rendere forte un
discorso debole e debole un discorso
forte», può cioè essere indirizzata affinché taluno sia messo in buona o in cattiva luce. A proposito di questo, il sofista
Gorgia di Lentini, sostenendo che sono
le emozioni a spingere gli uomini ad
agire anche contro le leggi e le convenzioni sociali, dice che proprio queste
emozioni sono suscitate dal “potere
incantatore” della parola. «Il lògos» scrive nell’ “Encomio di Elena”- «è quel
gran dominatore (µέγας δυνάστης) che,
con corpo piccolissimo ed invisibile, sa
compiere cose straordinarie; riesce
infatti a calmar la paura, a eliminare il
dolore, a suscitare la gioia, ad aumentar la pietà». Intrinseca alla parola, espressione più alta, «superba prima
arte», come la definisce Kant, è di certo
la poesia. Il filosofo tedesco la considera inoltre «il mezzo più idoneo per risvegliare l’Eterno, la bellezza, la grazia
che vivono ed aspettano di venire alla
luce». Infatti, così come un blocco di
marmo posto davanti ad uno scultore è
già vivo ancor prima di essere scolpito,
perché il suo futuro è nella mente
dell’artista stesso, anche un panorama,
bello già di per sé, aspetta solo qualcuno che ne canti la sua bellezza, risvegliando in esso quell’esplosione di colori o quel particolare che lo ha reso pie-
no di grazia. In tale modo, il blocco di
marmo diverrà senz’altro una statua e
quel panorama una poesia. Può accadere invece, come fa presente Giambattista Vico che una cosa che appare
“insensata” trovi «un senso e una passione» attraverso «il più sublime lavoro
di poesia». Infatti, ciò che sembrerebbe
incomprensibile o irragionevole può
risultare chiaro e pieno di pàthos se si
esalta anche quel minimo particolare
più razionale così da rendere sensata
tutta la poesia. Anche oggi, ciascuno si
sforza di trovare significati che possano apparire sempre sensati. Infatti ogni
oggetto se costruito intorno ad un
“sublime lavoro di poesia” riesce a produrre un’accezione positiva, un attrazione magnetica ed una grande passione. Di tutt’altro avviso è l’italiano Umberto Saba che rifiuta in poesia ogni
sorta di artificio. A suo dire, l’uomo
deve rappresentare solo la propria visione del mondo. Per lui, poesia
“onesta” è appunto quella che rifiuta
ogni parola che non corrisponda a questa sua percezione. «Al contrario è poesia disonesta quella che finge passioni
che non ha», quella caricata di eccessiva pomposità che per la vanagloria
commette «peccati contro lo spirito»
per il solo e “meschino” fine di giungere
ad una «strofa più appariscente» e ad
un «verso più clamoroso». E’ opportuno, in realtà, limitarsi a ciò che, se pur
in maniera modesta, ispira il genio creativo dell’artista. Quest’ultimo quando
scrive, forse inconsciamente, è immerso, come dice Varrone nel “De Lingua
Latina”, dentro il “Santuario delle origini del nostro linguaggio risalenti al tempo del re”. Su questa linea, Elio Vittorini
trova lo scrivere una «fede in una
magia» che permette all’uomo di arrivare là dove già aveva provato a giungere
inutilmente la ragione. In questo prodigioso incanto perfino un avverbio può
«recuperare il segreto che si è sottratto
ad ogni indagine», ovvero ridare alla
parole quel senso primitivo ormai perso.
Claudio Staiti II A
Le bambole
D
a piccolo guardavo lo scaffale pieno di
bambole di
porcellana.
Mi alzavo in
piena notte e
fissavo quegli occhi vuoti, quelle pupille di vetro, quegli sguardi
gelidi. Non riuscivo a stare quieto. Ma
mi piaceva quella sensazione, guardare quegli occhi privi di vita. Era un po’
come fissare un cadavere. Tanti cadaveri uno accanto all’altro. Montagne di
cadaveri. Ogni tanto una di loro mi parlava. Io non rispondevo. Stavo semplicemente là, fermo, ad ascoltare. La
sua voce era agghiacciante. Stridula.
Non osavo interromperla. Non aprivo
bocca, neanche quando mi faceva
qualche domanda. Nel buio della casa,
inginocchiato sul pavimento gelido,
rimanevo con gli occhi sbarrati a fissare la bambola che parlava. Dopodiché
mi alzavo e tornavo a letto. Il sonno non
arrivava subito. Un brivido correva
lungo la schiena. Cercavo in tutti i modi
di dimenticare quello che la bambola
mi aveva rivelato. Ma le sue parole non
volevano lasciarmi. E io, tormentato,
non dormivo. Occhi spalancati nel buio. Due lune nella notte.
Giacomo Maria Arrigo III C
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Intervista a Tiziano Scarpa
“Signora madre, è notte fonda…”
Intervista all’autore di “Stabat Mater” Tiziano Scarpa
“S
ignora Madre è notte fonda, mi sono alzata e lei il suonare è un’abitudine come le altre, fondata però sulla menzosono venuta qui a scrivervi”. Questo l’inizio di gna. Infatti le ragazze dell’Ospitale suonano nascoste dalle grate della
Stabat Mater, titolo subito riconducibile alla litur- Chiesa così che il volto di Cecilia e delle altre passi inosservato. Tra
gia cattolica ed alla musica; è infatti una preghie- tutti coloro che abitano l’Ospitale, l’unico uomo che Cecilia può osra di Jacopone da Todi che ricorda la passione di
servare da vicino è Don Giulio, l’anziano prete che
Cristo e la sofferenza di Maria, canto celebre per la
educa le fanciulle e compone musica per loro. Ma
bellezza dei versi e per il fatto che veniva recitato
“Don Giulio scrive musica da una vita, non ha più
durante il rito della via Crucis. Il termine Mater è
idee, non ha più ispirazione” e “Basta dare
scelto per anticipare forse al lettore il tema di fonun’occhiata agli spartiti per capire che Don Giulio
do del racconto. Cecilia è una ragazza di sedici anni
non ne può più. Scrive per inerzia”. A sostituire
che vive, da quando alla nascita è stata abbandoDon Giulio viene un giovane maestro di musica,
nata, presso l’Ospitale della Pietà a Venezia. Il suo
Don Antonio che porta una ventata d’aria nuova,
pensiero è costantemente rivolto verso sua madre,
risvegliando in Cecilia nuove emozioni. Scarpa imi cui contorni cerca sempre di immaginare qualsiasi
magina, al contrario di come accadde veramente,
sia la sua occupazione. “Ogni parola che scrivo è
che proprio presso l’Ospitale, Don Antonio, che
soltanto un altro modo per dire il vostro nome, il
altri non è se non Antonio Vivaldi, componga e
nome che non conosco. Anche se scrivo cielo, terfaccia suonare alle orfane le sue “Quattro Stagiora, musica, dolore, io sto scrivendo sempre e solni”. Ma il desiderio di Cecilia è un altro e giunge a
tanto mamma”. La ragazza soffre d’insonnia ed è di
piena maturazione solo alla fine del libro, nelle
notte che l’angoscia l’attanaglia e si rifugia in cima
ultime pagine, cogliendo di sorpresa il lettore:
ad una scala, in un luogo segreto dove approfitta
“Voglio sentire il suono delle cose senza suonarle”
della solitudine e del silenzio per scrivere a quella
- dice Cecilia- “Voglio uscire di qui e fare rumore,
madre sconosciuta, interrogandosi sulle ragioni che
soltanto rumore”. Avendo questa sensazione, lei
→ Stabat Mater, premio strega 2009
possano averla indotta ad abbandonarla. Il malessente la necessità di andare oltre quegli sguarci di
sere che Cecilia vive è trasportato anche nelle descrizioni che fa realtà osservati in rare occasioni. “Signora Madre, questa è l’ultima
dell’orfanotrofio, delle sue compagne, delle suore e dei sacerdoti. La volta che vi scrivo, sono fuggita dall’Ospitale”.
ragazza manifesta un profondo legame, inoltre, con la morte e con la
Abbiamo avuto il piacere di incontrare, in occasione dell’ ”Incontro
musica. La “signora dalla testa dai serpenti neri”, che ricorda la mitocon l’autore”, Tiziano Scarpa che si è gentilmente intrattenuto con
logica Medusa, è Maddalena, una vicina di letto che diventa
noi, rispondendo alle nostre domande.
l’interlocutore immaginario in cui Cecilia cerca sostegno. Nemmeno
(a cura di Claudio Staiti II A)
la musica sa renderla serena: sa suonare benissimo il violino ma per
• Stabat Mater è un’unica grande ininterrotta confessione a quella “Signora
Madre” i cui contorni Cecilia cerca invano di immaginare. La narrazione però, più che un dialogo, si presta ad essere interpretata come un monologo in
cui la protagonista ci narra la storia di
quella che è solo una delle tante ragazze dell’Ospitale, ma forse la più speciale. Come mai ha scelto questa tecnica
narrativa?
Volevo entrare dentro il suo stato d’animo,
quindi mi interessava capire come ci si
sente ad essere gli ultimi, anche in senso
evangelico. Questa ragazza di 15 anni è
veramente una degli ultimi della società
perché oltre ad essere priva di tutto è anche una donna, cosa che all’epoca era uno
svantaggio ancora maggiore. Quindi dal
suo punto di vista sono riuscito a capire
come, in questa situazione angosciosa e
priva di libertà, possa arrivare qualcosa di
luminoso che dia una svolta alla sua vita.
Questa svolta la dà l’arte, la musica, un
maestro, una persona che ti sconvolge in come se tutti gli uomini e le donne che
una proposta radicalmente diversa da sono vissuti e che vivono attualmente ci
tutto quello che hai intorno.
dicessero: “Ti do questa cosa bellissima. E’
• L’impressione della musica che il suo il meglio che ti posso dare. Te lo dono.” E
libro ci lascia è quella di una forza di- questa non è una cosa solo da studiare, ma
rompente che scorre nelle vene. Dice ti può possedere, far fare delle scelte. La
Cecilia: “In un ora io sono stata musi- musica, in particolare ti possiede interacalmente grandine, musicalmente afa, mente. E’ l’unica arte, per esempio, che ti
musicalmente gelo, musicalmente te- fa ballare; non si balla davanti un quadro
pore, musicalmente piedi intirizziti,
o ad un film. Che significa ballare? Dire ad
musicalmente pioggia leggera”. Da
un’arte: “Sono tutto tuo”, cioè non mi limidove ha preso la convinzione che la
to a capirti con l’intelletto, con le emoziomusica sia una potenza che stravolge,
qualcosa che può essere suonata se- ni, ma ti impersono. Quindi credo che la
musica si presti bene a rappresentare
gretamente nel nostro animo?
qualcosa che ti cambia, ti piglia tutto.
Ho preso questa convinzione, sensazione,
dalla mia esperienza della musica e • Chi o che cosa è riuscito ad ispirarla
dell’arte in generale. Alla fine, tutto quello per un personaggio così complesso
come Cecilia? E’ stato difficile immedeche noi chiamiamo cultura e che studiamo
simarsi in questa protagonista per uno
a scuola non è nient’altro che il meglio
come lei che ha avuto, come fa presendell’umanità che ci hanno dato e ci danno te lei stesso nelle note a fine libro, sin
persino i morti. Sia nella letteratura, nella da piccolo l’amore ed il calore di una
pittura, nella scultura o nella poesia è famiglia?
Κοινη′
Κοινη′ 13
Intervista a Tiziano Scarpa
Dite bene, “omologazione”. Ma
non è un vero e proprio conformismo. Quella è un’istituzione ben
intenzionata, “totalitaria” senza
volerlo… Ma per organizzare la
vita di queste ragazze, all’epoca
era necessario privarle della libertà; l’alternativa era quella di
buttarle povere nella strada. E’ la
tipica situazione tragica dove
spesso c’è una colpa fatta da
un’innocente. L’esempio più ricorrente è quello di Edipo. Questi
→ Tiziano Scarpa posa con una copia di Koinè
Koinè
mica lo sapeva di aver ucciso suo
Beh, fa parte dell’immaginazione, della padre o di aver sposato sua madre. Non lo
fantasia di chi scrive storie mettersi nei fa colpevolmente, eppure commette una
panni degli altri, anche delle persone che colpa ma lo fa da innocente.
non ci assomigliano per niente. Ci sono Nell’orfanotrofio c’è una situazione analoautori e autrici che hanno immaginato di ga perché c’è una privazione della libertà
essere degli assassini ferocissimi, pur es- ma non è fatto per cattiveria o per sadisendo persone per bene, miti. Per capire smo. E’ un’organizzazione inevitabile che
come dovessero sentirsi le ragazze però crea sofferenza ed angoscia. Ciò che
dell’Ospitale, in particolare, ho ascoltato a noi sembra normale come avere una
con molta intensità la musica di Vivaldi. storia, sapere da dove veniamo, di che
Vivaldi ha lavorato per 35 anni in questo classe sociale siamo, che cosa ha contriorfanotrofio, oltre a fare un sacco di altre buito a farci quello che siamo, non lo è per
cose, perché era un prete un po’ speciale, e Cecilia, o per chiunque viva in un orfanoascoltava e frequentava queste ragazze trofio la cui situazione è quella di chi non
per insegnare e comporre per loro. Allora ha una storia. Non solo i vestiti che ha non
mi sono chiesto se avesse pure fatto atten- sono suoi, il tempo che ha non è suo, cioè
zione al loro stato d’animo e, scrivendo non può decidere che fare durante la giorper loro questa musica anche se si tratta- nata, il nome che ha non è suo, ma è
va di musica sacra, se quindi dietro le pre- d’ufficio, in più non sa da dove viene.
ghiere che le ragazze cantavano, lui ci
• Il suo libro, pur essendo attraversato
avesse messo dentro anche il loro stato
da vibranti e duri esempi e costruito su
d’animo. Quindi quando ascolto i concerti
toni abbastanza forti che vanno dal
e le esecuzioni di oggi, forse sto ascoltando
triste al violento sino a sfiorare il macacome si sentivano e come le ragazze
bro, non lascia alla fine l’amaro in bocdell’Ospitale si autorappresentavano, con
ca. Troviamo, nelle ultime pagine, la
la loro ambizione, il loro sconforto, la loro
convinzione che la vita, pur con le sue
tristezza, il loro desiderio di una vita midifficoltà, con le sue sofferenze, le sue
gliore. Quindi così mi sono immedesimato:
angosce, sia pur sempre vita; cioè paascoltando molto Vivaldi e le voci femmiradossalmente ciò che sembrerebbe
nili che la sua musica contiene.
una spersonalizzazione della vita poi
• Come reputa il contesto, anche mol- diventa un inno alla vita stessa nei suoi
to attuale, di “omologazione” qual è molteplici aspetti. E’ d’accordo con
l’Ospitale?
questa analisi? Quale può essere lo
spiraglio di luce per chi, scoraggiato ai
nostri giorni, non crede nel futuro?
Io credo nel trauma. Non solo nel positivo,
nel sorriso, nella luce. Il bello sta anche nel
trauma, nel negativo, non perché io sia
masochista, ma il forte significato
dell’esistenza lo si trova attraverso il trauma, attraverso la difficoltà, il conflitto,
l’angoscia, l’abbandono. Questa, credo sia
la profondità della vita. Lo spiraglio di
luce però può essere, senz’altro, l’incontro
con una persona che ci dà il meglio di sé.
Come succede nell’incontro di Cecilia con
Vivaldi. Questi non le da solo sorrisi, carezze, coccole, consolazioni, ma le fornisce
anche dei traumi. E’ un maestro non consolatorio ma un maestro che la prende sul
serio, la tratta da adulta ponendola davanti a delle scelte molto difficili da fare.
• Nel ringraziarla, le poniamo ancora
un’ultima domanda: in un’intervista lei
ha dichiarato che tutte le idee per i suoi
romanzi sono conservate da tempo e
aspettano solo il momento per essere
elaborate. Quali sono i fattori che la
spingono finalmente a rigettare le parole sulla carta?
Di idee, come tutti del resto, ne ho tante
ogni giorno. Ma sarebbe stupido dedicare
a tutte un romanzo. Io inizio a scrivere
quando mi accorgo che quest’idea ce l’ho
da un bel po’. Una specie di selezione darwiniana: io ho questa giungla interiore
dove ci sono le idee che si combattono a
vicenda e quella che sopravvive, la più
forte, quella che mi emoziona, è quella che
scelgo. Perché è come se mi dovessi, non
dico sposare ma fidanzare per due, tre
anni con un’idea, quindi ci penso bene a
scegliere quella giusta.
intervista a cura di
Claudio Staiti II A
Antonio Crisafulli II F
Solo amandoci
Q
uesta vita ci conduce lontano. ché quel silenzio mi ucciderà. Nella
Una neve pesante rallenta il cam- notte mi soffoca come in una scatola
vuota, intrappolata...Ma la
mino, la mamma dice di
mamma dice che c'è fredcoprirsi, copriti, dice che
do, dice di coprirmi… Fatefa freddo!! Ma quando mi
mi bruciare, arde questa
chiede se ho freddo? Quanvita IN FRETTA, VIZIOSA,
do mi si chiede se la mia
HA BISOGNO DI SFOGARpelle brucia, elettrica e
SI, DI LANCIARSI DA UN
pura o se muore piano,
PONTE ED URLARE AL
fuoco flebile in una notte di
MONDO LA SUA GIOIA, LA
abbandono? Girovaga, io
SUA RABBIA...LA SUA NOho un'amica, ma ci odiamo.
IA...COSA SARA' di quest'eGirovaga, girovaga, ascolta una volta il silenzio, ti → “Ragazza davanti allo tà? Bevo alcool per dimagrire e fumo droga per non
sussurra, ti indirizza, ma io
specchio”, Picasso
morire, anche lei è mia aminon voglio ascoltare per-
ca...però è diversa. Lei e l'altra si odiano. Qui ci odiamo tutte, io, lei e l'altra.
Ma la neve continua a scendere, a fiotti, violenta, adesso insanguina le mani,
gelata, si schianta contro l'asfalto.
Scrackkkkkkkkk!! Ma voglio bruciare!!
e allora lasciatemi, lasciami correre
neve violenta, bianca come la FACCIA
della morte. SENZA CATENE adesso
corro, libera, fluttuanti capelli insudiciano le spalle, la pelle che brucia, è
una danza di vita, Io, lei e l'altra ci siamo RIPRESE NOI STESSE e giochiamo
insieme, di nuovo, come un tempo...Solo amandoci, adesso MI AMO.
Claudia Santonocito II F
Κοινη′
14 Κοινη′
Angolo della poesia
Angolo della poesia
E che fanno gli italiani?
Centro destra...
Berlusconi
Lega nord ...
polentoni!
e su via Bossi disse
il complotto dei terroni!
Ma dice Maria Stella
Tagliamo, tagliamo...
la soluzione è senz'altro quella
Il telegiornale delle venti...
bambina accoltellata
anziana derubata
bandito fuggito
il pedofilo pervertito...
C'è anche chi brucia la bandiera
e qualcun che insegue una chimera...
Italia unita?
eh, la vedo dura
Lontano da qui
Voglio camminare,correre
e volare. Sì,volare via.
Troppo vuoto intorno a me.
Troppo è il silenzio,
troppa è l'indifferenza.
Dispiega le tue ali,
anima mia.
Solo lì avrai la pace.
Laura Cardile III E
sia oggi che in passato
gli italian han solo lottato
Siam pronti alla morte!
disse qualcun
ma questa non è la sorte
di un'Italia che si desta
per i conflitti sinistra-destra
Un fascista e un comunista
Su, scegliam un buon regista
No agli immigrati!
ma poveri digraziati!
La statuetta sul presidente
ragazza stuprata
ma che delinquente!
E che fanno gli italiani?
Shh, ci son i mondiali!
Bianco e nero
Mi disprezzi,
perché mi hai adorata.
Mi denigri,
perché mi hai elogiata.
Mi allontani,
perché mi hai voluta con te.
Mi odi,
perché mi hai amata.
Maria Chiara Pollicino I F
Laura Cardile III E
Origine insensata ma fine simmetrica
Origine di una simmetria di parole insensate,
Sono nell'origine di una simmetria di pensieri.
Tutto ciò che è attorno a me è ordinatamente complicato,
la gente guarda al di fuori e pensa che è tutto giusto,
io da dentro penso che sia tutto sbagliato,
che non esiste simmetria,
il caos mi sta uccidendo,
con il suo vortice inghiottendo.
Cerco l'origine di un sentimento, della pace,
di qualcosa per cui valga la pena.
Cerco una simmetria,
un ordine nel caos che mi inghiottisce senza pietà.
La gente guarda da fuori e ammira una perfezione inesistente e imprecisa,
la gente non toglie la maschera.
Il turbine del caos intanto mi avvolge.
Non so niente, ma so che trovo la fine e non l'origine.
Federica Fusco IV E
Κοινη′
Κοινη′ 15
Angolo della poesia
Solo polvere
“Insieme”
Vattene pensiero!
Perché vuoi colpirmi?
Mi entri dentro,
mi invadi,
mi trascini nel turbinio travolgente
del tuo furore.
Non mi lasci via d'uscita.
Allontanati ricordo!
Perché vuoi ferirmi?
Appari all'improvviso,
ti porti dietro
tutti gli odori, i colori e i sapori
di un tempo che non esiste più
Non mi lasci consolazione.
Sparisci ossessione!
Perché vuoi annientarmi?
Piombi inaspettata,
colma d'amore e di odio.
Mi torturi e
mi struggi l'animo ferito.
Non mi lasci sollievo.
Addio, angelo mio!
Del mio cuore non resta che polvere.
Laura Cardile III E
Muti,
come due soggetti sordi alle parole,
con l'anima nuda,
senza veli,
come alberi d'inverno,
senza foglie.
Ci parliamo da lontano
con gesti ingenui, amorevoli.
Ci guardiamo intensamente
perchè solo gli occhi riflettono
il mio oceano di libertà
e la tua foresta di prigionia.
Cercando il bene nel male,
un rumore dentro questo lago di lacrime,
scappiamo dalla realtà,
sperando nel torpore di questa fantasia :
io e tu, tu ed io
diversi ma simili.
Io,
trascinata da quest'anima nera,
tu,
che ti ritrovo nascosto
tra le foglie della paura,
tra l'oscurità dei boschi.
E lascia che ti conduca
verso il mare di felicità.
Il sole e la luna
s'alternano nel cielo,
nel cuore, nell'anima;
una goccia di tristezza
ci bagna ancora,
trasportata via
da quel meraviglioso arcobaleno
di serenità.
Io e tu, tu ed io.
Il bianco e il nero.
Uniti.
Il bene e il male.
Insieme.
Oriana Crea II A
Noi che d'un sogno viviamo....
Mentre i miei occhi stanchi
si chiudono ormai sazi di luce,
ecco il tuo sguardo che mi desta,
con quegli occhi d'un languido nocciola
che sbattono intimiditi dalla brezza.
Mi domandai in quei momenti
quanto desio in te vi fosse,
a tratti recondito e così profondo
che in alcun modo io possa carpirlo.
Invece tu, con quel tenue sorriso,
riesci a pervadermi e arrivi
dove mai nessun bocciolo è arrivato,
bello come te,
dolce e mai voi sapete quanto.
E in terre lontane,
ove i nostri sogni distrattamente s'uniscono,
i nostri gesti così piccoli esplodono
in giocosi abbracci e amorosi baci
ch'io mai son riuscito a discutere,
poiché è tale la distanza con una realtà
che è causa continua di dolore.
E adesso,
siamo sempre qui a guardarci,
incuranti del tempo che passa,
ma i nostri occhi cantano un sogno
che è un vivo specchio di felicità.
Valerio Calabrò I D
Κοινη′
12 Κοινη′
16
Angolo della poesia
Alla Madonna Assunta
Nel I millennio della Chiesa a Lei dedicata in Faro Superiore
Nobile Madre di Dio
Donna vestita di sole
Stella sul cielo di Faro
Madonna Assunta,
Per il glorioso evento
del tempio a Te sacrato
nell’anno millenario
Ti supplichiamo:
Madre pietosa salvaci
e difendici dal male,
dall’ombra fosca e orribile
che ci assale.
Il dialogo da Te nel tempo
tra Cielo e Terra avviato
dura tutt’ora, o Madre
d’ogni bellezza.
Del perdono dei peccati
Quanta dolcezza e coraggio
puoi ottenerci il Sigillo
ai nostri cuori infondono
dallo Spirito Santo, Tu
i Tuoi luminosi occhi
Sua bella Sposa.
che volgi a noi.
O immagine benedetta
Avvolti della Tua Luce
che porti il Sorriso di Dio
ci rivestiamo di Cristo
questa speranza nuova
e abbiamo la Porta aperta
sul mondo accendi.
di Dio Padre.
In questa Chiesa di Faro
Sue membra siamo tutti,
dove la terra produce
Sua gloria i secoli,
turgidi grappoli d’uva
Luce del Nuovo Splendore
e spighe d’oro,
questi Tuoi figli.
chi, meglio di Te, o Donna,
Il passo lento e solenne
farci gustare potrebbe
di quest’anno di Giubilo
del Cielo il Pane Vivo:
resta scolpito in eterno
l’Eucarestia?
per Te, Maria.
Don Filippo Lucianetti
Faro Superiore - 25 Marzo 2010
Κοινη′
Κοινη′ 17
Recensioni
Recensioni
Tempi moderni
Charlie Chaplin e il dramma del “sogno borghese”
"T
empi Moderni" è un film di
Charlie Chaplin del 1936, l'ultimo in cui compare il personaggio di
Charlot. Il film, quasi del tutto muto,
non è mai noioso, ma ha sempre un
ritmo incalzante, accompagnato da
una colonna sonora ora energica ora
dolce a seconda della scena. La mimica è tuttavia l'elemento predominante
del film. Appare ovvio affermare che
ove manchi la parola subentri la gestualità. E Chaplin è un maestro in
quest'arte. Egli infatti sa muovere la
sua creatura con una perizia e allo
stesso tempo naturalezza che nessun
altro nella storia del cinema mondiale,
ha più saputo eguagliare. Protagonista del film, come già detto, è Charlot,
l'ometto dalla caricaturale comicità
che trascorre la sua giornata in fabbrica lavorando come operaio e che
dopo una cura clinica dovuta ad un ripetitività del lavoro di fabbrica che
esaurimento
nervoso,
ne massifica l'identità e
gli fa perdere anche l'ulconosciuta una fanciulla
tima stilla di umanità, in
detta "GAMIN" di cui si
una continua lotta sileninnamorerà, inizierà fiziosa tra bene e male,
nalmente con la stessa a
costruire il suo sogno di
desideri e delusioni.
felicità. Oltre alla superCharlot, ci lascia, tuttavilativa interpretazione di
a, un indimenticabile
Chaplin nonché della sua
testamento
spirituale
compagna nel film e nelnell'ultimo minuto della
pellicola con un mesla vita reale Paulette
saggio chiaro e dalla
Goddard, "Tempi Modertenerezza
disarmante:
ni"
contiene
anche
affronta sempre la vita
un'importante riflessione
con il sorriso e come
sulla drammaticità della
vita dell'uomo moderno. Perennemen- avrebbe detto Edith Piaf " vois la vie
te in tensione verso il raggiungimento en rose".
della felicità ovvero la realizzazione
del sogno borghese, l'uomo si trova
Claudia Santonocito II F
intralciato lungo il suo cammino dalla
Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo di una bella vacanza
Un bellissimo invito a non disperarsi anche quando sembra tutto buio
Q
uesto libro, di cui non vi ripeto più
il titolo per farvi subito passare la
voglia di leggere quello che scrivo, è
la storia autobiografica di
Patrick Henry Hughes
(anche lui come il libro ha
un nome molto breve), un
ragazzo che è affetto da
più di una di quelle malattie devastanti, è nato senza gli occhi, ha delle malformazioni e, per completare questo macabro
quadro, non può nemmeno allungare braccia e
gambe. Il motivo per cui
Henry (io lo chiamo così)
ha scritto questo libro è
che adesso riesce a fare
una vita abbastanza agevole, riuscendo ad infischiarsene di tutti i suoi problemi, pensate che fa parte di una
Marching Band (ovvero una banda che
suona alle partite di football con delle
coreografie che esegue basate su
schemi di marcia), studia spagnolo e
tiene concerti un po’ ovunque. Abbiamo sentito tutti storie di ragazzi affetti
da malattie, che sono riusciti a supe-
rare le loro difficoltà, fisiche o mentali.
Ma ciò che mi ha colpito di più è stato
il modo positivo con cui Henry porta
avanti la sua vita; di certo
non si sente escluso, e
anzi, grazie ai suoi handicap si riesce a concentrare su alcune cose che noi
mettiamo in secondo piano perché abbiamo divertimenti che non hanno
sempre lo scopo di migliorarci. La sua è una storia
fatta di sofferenze, ma
anche di gioie: sofferenze
nei momenti in cui per
dover arrivare in cucina
doveva strisciare per terra tenendo in una mano la
carrozzina, solo per fare colazione;
gioie quando ha ricevuto una casa
nuova, con una stanza che sembra un
miniappartamento, con cucina bagno
e pianoforte ed una piscina costruita
apposta per lui. Ma ciò che ti colpisce
a fondo in questo libro è l’incredibile
determinazione dei suoi genitori che
problema dopo problema, sono riusciti a tener duro. Dalla ricerca di un dot-
tore capace di mettere degli occhi
finti a Henry, alle molteplici operazioni, a quando loro figlio sembrava in
coma per un anestesia fatta male, a
quando non riusciva nemmeno a camminare per le assi di ferro che gli sono
state applicate per raddrizzare la colonna vertebrale. Sinceramente quella
che mi è riuscita a sconvolgere rigo
per rigo, man mano che leggevo, è
stata la descrizione della giornata del
padre di Henry: alle 6.00 del mattino
quando si alza, alle 9.00 è con suo
figlio all’università, e, anche se si riposa, nel pomeriggio per più di due ore
deve trasportare suo figlio (circa 90
chili) per tutto il campo durante gli
allenamenti di Henry, Quando torna a
casa si riposa per mezz’ ora, e poi va
a lavorare, e torna alle tre di notte. Se
pensate che questa è una storia strappalacrime non è vero, anzi se ha un
significato è quello di non disperarsi
mai, quindi non criticate questo libro,
e non leggetelo con riluttanza (come,
lo devo ammettere, stavo facendo io)
perché è veramente un esperienza di
confronto da fare.
Gabriele Ientile IV C
20
Κοινη′
18 Κοινη′
Messana nobile Siciliae caput
Maurolico nel pantheon neogreco
Nella conferenza tenuta dal prof. Daniele Macris,
il giallo avvincente sulle origini di Francesco Maurolico
O
gni mattina la caotica frenesia mismo in cui rischiamo di piombare
delle attività quotidiane induce quotidianamente, in cui incappiamo
tutti noi Mauroliciani a recarci frettolo- quando, come detto all’inizio, passiasi e svogliati nelle rispettive classi, la mo davanti al busto di Maurolico sentesta al caldo delle coperte, lo spirito za “aristotelica curiositas”, con passiproteso ad affrontare la faticosa gior- va assuefazione, immersi nel grigiume
nata. Ci avviamo sonnolenti e mogi della noia. Oltre ai dati biografici noti
(la nascita a Messina il
per i corridoi, piegati sotto il “peso ai più
della cultura” (e non nell’accezione 16/09/1494, la morte, sempre nella
metaforica!), scambiamo i soliti sorrisi città dello Stretto, il 22/07/1575, la
di circostanza ai conoscenti incontrati straordinaria poliedricità tipicamente
rinascimentale che lo
per caso e, senza
rese
matematico,
guardarci troppo
cartografo, geografo,
intorno, raggiunstorico, poeta, ecc.,
giamo la nostra
l’appartenenza
meta. Sempre allo
all’ordine benedettistesso modo, senno dopo l’ordinazione
za alcuna varianel 1521), scopriamo,
zione. Capita così
così, che Maurolico
che
le
nostre
viene inserito dallo
gambe si muovastudioso greco Vassino quasi macchilis Margaris nel novenalmente e che,
ro delle 45 personaliprestando
poca
tà più illustri del monattenzione, transido neogreco. Ma vi è
tiamo di fronte al
di più; la famiglia dei
busto del nostro
Maurolico è divenuta
“auctor”, lui semprotagonista anche
pre lì, gli occhi di
di un romanzo storiporfido rosso fissi
co,
appunto
Οι
nell’eternità, befΜαυρόλυκοι,
scritto
fardi
spettatori
Μαυρόλυκοι
del continuo fluire → Francesco Maurolico, 1494anni
’40
1494-1575 n e g l i
di volti di anno in
dall’autore greco Aanno, mai uguali, eppure inevitabil- thanasios Petsalis Diomidis (nipote del
mente conformatisi gli uni agli altri. E primo ministro greco tra il ’49 ed il ’50
così la familiarità di quelle fattezze ha Alexandros Diomidis ed autore anche
fatto dimenticare a molti di noi chi re- de “I nostri ragazzi” e “Gli anni della
almente sia stato Francesco Mauroli- schiavitù”). Una prova ulteriore che la
co, quale ruolo abbia rivestito nella figura del nostro “patrono laico” non
Messina del ‘500, perché il nostro Re- può non essere considerata nella sua
gio liceo, tra i tanti primati, possa van- storicità e nella sua naturale appartetare anche quello di essere l’unico nenza alla cultura e civiltà bizantina.
istituto italiano intitolato ad una perso- Da qui, però, si apre l’ intrigante giallo
nalità del mondo neogreco. Interro- in merito alle origini del Maurolico.
garsi sulla figura di Francesco Mauro- Benché si tratti di un romanzo storico
lico è stato dunque l’obiettivo prefis- e dunque di una narrazione che ben si
sato dalla conferenza tenuta nella bi- guarda dal pretendere di possedere
blioteca del nostro liceo dal prof. Da- criteri di scientificità, ci pare opportuniele Macris il 20/02/2010. Interrogar- no partire dal testo del Petsalis. I 14
si, appunto. Da ciò non una prolusione capitoli del romanzo si dipanano tra
ex cathedra ma un‘appassionata ri- Grecia, Sicilia ed Austria ed in particerca sulle origini dello scienziato colare è Marco Maurolico a raccontamessinese, dettata non da mera erudi- re la storia della famiglia, emblema,
zione pedantesca, non da puro gusto per l’autore, di una popolazione che
aneddotico, ma dalla comprensione prende coscienza di sé. I Maurolico
che solo il cercare e porsi domande, deriverebbero da Eraclea sul Ponto e
come ricorda Karl Jasper, costituisce si sarebbero trasferiti a Bisanzio intorun antidoto alla mediocrità del confor- no al 1300 per poi fuggire precipitosa-
mente a Messina nel 1532 in seguito
alla conquista turca del Peloponneso.
Un ramo si sarebbe successivamente
spostato a Vienna dove avrebbe tradotto in tedesco il nome Maurolico
(lupo nero) divenuto, così, Schwartzwolf mentre un altro sarebbe tornato
a Bisanzio diventando Fanariota. In
ogni caso è provato che il grande patriota ellenico Rigas “il Mazzini greco”
abbia avuto una Maurolico come antenata e che il cognome sia presente in
greco pur se con sensibili variazioni
fonetiche. Ovviamente nel racconto
del Petsalis a non tornare sono le coordinate temporali visto che i Maurolico giungerebbero in città ben 38 anni
dopo la nascita di Francesco che è
certamente collocata nel 1494. O la
famiglia dello scienziato si è stabilita
da Bisanzio in data precedente, è abbastanza verosimile ipotizzare tra il
XIV ed il XV secolo, anni di considerevole emigrazione greca, o Maurolico
sarebbe sì greco, bizantino, ma dalla
grecità sicula. A suffragio di questa
tesi (avanzata dal prof. Moscheo), certo non poco ardita, l’ipotesi che il
Maurolico si chiamasse in realtà Maurolì e che avesse aggiunto il suffisso
–co per gioco poetico (così da poter,
appunto, definirsi lupo nero: mauros=nero; lukos=lupo). In tal caso la
terra natia di Francesco, o almeno la
patria dei suoi antenati, potrebbe porsi a Corfù dove effettivamente è diffuso il cognome Mavroidìs, presente,
però, pressoché in tutta la Grecia,
oppure a Zacinto. Insomma il mistero
resta fitto, ma il grande interesse, non
solo locale, verso la figura del dotto
messinese è un’ulteriore dimostrazione del peso che la personalità di Maurolico ha esercitato. A lui il merito di
avere fornito alla flotta cristiana le
carte nautiche per la vittoriosa battaglia di Lepanto contro i Turchi, a lui
l’avere descritto il clima di corruzione
e decadenza spirituale di Roma ben
25 anni prima di Lutero, a lui, come
dice il Loria, l’essere stato il precursore della teoria delle curve caustiche, a
lui lo sviluppo del metodo di induzione
matematica, a lui l’intitolazione di uno
dei crateri più vasti sulla Luna e, se lo
consentite, di uno dei Licei più prestigiosi di Italia.
Lillo De Domenico III A
Κοινη′
Κοινη′ 19
Voci di corridoio
L’antiL’anti-angolo del cuttigghio!
V
i eravate presi di paura eh??? Non
trovando il vostro tanto amato angolo del cuttigghio. I corridoi già pullulavano di voci sulla mancata presenza de
“l’articolo più letto” nel numero di Aprile, e il timore di un Koinè dominato dalle
“condicio sine qua non” di Lillo De Domenico, dai concetti filosofici di Versaci, dalle rubriche a cura di rispettabili
professori, era diventata una (ahinoi)
realistica prospettiva. E invece no, i
vostri paladini sono qui per salvare sia
studenti sia la tradizione della cronaca
rosa del Maurolico, e siamo tornati per
soddisfare la vostra sete di cuttigghiu. E
allora diamoci sotto con corna, matrimoni, funerali, relazioni complicate,
aperte e fidanzamenti ufficiali; ma soprattutto con le nostre più creative invenzioni! Del resto se Facebook non ci
offre degni scoop in qualche modo dovremo pure campare! Ci presentiamo:
siamo il vostro nuovo incubo, anche noi
fratelli di “Messina Sa”, “Messina To
Mamma”..ecco a voi “Messina sa tutti i
vostri intrallazzi e li sbatte anche sul
Koinè”, a breve non solo su carta stampata ma addirittura nel mondo del web.
Bando alle ciance, cominciamo. Mi sembra doveroso in questo anti-angolo dare
il via alle danze proprio con quelle coppie che dagli scorsi paparazzi sono state poco considerate, e allora menzioniamo subito il nostro tanto affezionato
Massimiliano Zagarella, la reincarnazione del membro dei Beatles John Lennon, da tempo felicemente fidanzato
con la bella Francesca Cammarata; la
strana coppia composta da Andrea Ceraolo e dalla pantera rosa DeboraH Donato, e come non ricordare Cetto Prinicipato e la sua AnnaMaria De Leo. Ma
non sono solo fiori d’ arancio all’interno
del nostro Regio Liceo: dobbiamo mestamente parlare della rottura tra Laura
D’ Amico ed Enrico Palmeri,
quest’ultimo sarebbe fuggito poiché
intimorito dall’atteggiamento da Pm
d’assalto della suocera. Dicci un po’
Palmi, hai qualche scheletro
nell’armadio forse??? Possiamo andare
avanti grazie all’amato Faccialibro che
ci regala un largo numero di scoops.
Spostiamo la nostra attenzione verso la
conversione dell’allegra Federica De
Marco, cambiata radicalmente
dall’amore, niente più storielle da quattro soldi, è una ragazza seria lei; però,
detto tra noi, Federica basta con ste
frasi d’ amore che “ci intasano puntualmente le bacheche..se non torna non
torna..” anzi in questo caso forse manco
arriva. A proposito di conversioni,
l’istituto sito all’Annunziata delle “Suore
del Divino Zelo” è lieto di presentare il
suo nuovo “acquisto”: Silvia Longo, la
quale ha deciso, dopo aver visto una
improvvisa luce abbagliante, di allonta-
narsi dal lussurioso mondo delle passioni sfrenate. E restando sul baittissimo
social network come non ricordare il
fidanzamento finto, o come direbbe il
buon De Sica “una burla, una cafonata”,
tra Enrica Toscano e Ferdinando Chimenz –ragazzi per favore non fateci
perdere tempo con queste volgari prese
in giro-. Ma restando in VA, sicuramente
avrete anche voi notato le pattuglie
spesso appostate davanti al regio liceo
e quei tipi in divisa che girano per i corridoi, vi sarete sicuramente chiesti il
motivo di tanta sicurezza, ecco a voi la
risposta: vista la gelosia del fidanzato,
la bella Mariasole Rinciari è costretta
ora a camminare sotto scorta, e che
scorta!, direttamente dal comune vista
la buona parola messa dall’amica Chiara, figlia del primo cittadino. Ma parliamo ora della più bella storia d’amore: la
riconciliazione tra Ciccio Leva, l’uomo
dello scandalo, sulle prime pagine di
tutti i tabloid inglesi in mezzo ai vari
Terry e Queen Elizabeth, e la fidanzata
Giulia Rinaldi. Il nostro Ciccio elegante,
proprio come un Lord, ha riconquistato
il cuore della sua amata con gesti degni
del miglior Gentleman, complimenti Ciccio *___*. La tua Giulia era stata pure
corrotta da alcune amiche indiscrete,
ma tu ce l’hai fatta. E ora che abbiamo
finito con le notizie da quattro soldi arriviamo ai veri protagonisti e agli affari
più bollenti. Scandalo all’interno del
direttivo, gli apparentemente impeccabili Lillo De Domenico, Claudio Staiti e
Antonio Crisafulli, all’insaputa dei colleghi Dario Carbone e Giacomo Arrigo,
sono stati coinvolti in un giro di escort,
gestito, UDITE UDITE, proprio dall’ex
storico direttore Pippo Principato. Che
vergogna!! E poi vi permettete pure di
tacciare di avarizia e taccagneria il segretario Cirinà! Ma se le vicende del
direttivo non sono riuscite a sconvolgervi state un po’ a sentire i movimenti dei,
a detta delle vere cuttigghiare,
“detentori del potere” in IIIC. Riassumiamo in breve: il bello e (im)possibile
Elia Tornesi è stato folgorato! Nemmeno
gli incontri con Pinto avevano portato a
tanto, è bastato il bel Giuppittu Pera
Lanfranchi, e così ha ricevuto la rivelazione. Proprio così ragazze, avete capi-
to bene, il bel Tornesi è passato al variopinto mondo dell’omosessualità. Ma non
finisce qui: l’intellettuale Peppe Versaci,
incoraggiato dalla ritirata dell’amico,
ormai passato all’altra sponda, il quale
l’ aveva sempre preceduto nelle vicende amorose è uscito dal guscio:
Adesso è lui il vero magnaccio della
IIIC: un vero colpo d’occhio vederlo girare per i corridoi circondato da ragazze di ogni stile e di ogni età, con il nasino lucido e il look da sciupafemmine. E
restando in tema di stereotipi sfatati
parliamo di un altro caso molto interessante. Grazie infatti ai nostri contatti
con il Sig. D’ Amico, esponente del corpo di polizia di Messina abbiamo scoperto qualcosa che ha dell’incredibile:
caso di droga in IIIH, l’impeccabile puritano Marco Quartuccio è stato coinvolto
in un traffico di stupefacenti che prevedeva come tappe la costa venezuelana,
lo stretto di Gibilterra e infine proprio
Messina; il carico veniva portato dritto a
casa Quartuccio, mischiato con i carichi
di olio e riso ordinati da Famulari. Sconvolti??? Non ci siamo fermati qui, pare
infatti che il nostro caro bidello Sergio
Cristaudo abbia qualche scheletro
nell’armadio. Rovistando negli archivi
abbiamo scoperto che nel lontano ’99 è
stato incarcerato (ai tempi non esisteva
la Daspo) in quanto schieratosi in prima
linea in uno scontro tra ultras durante il
derby d’Italia Juve–Inter. Ma non è questo lo scandalo. Nella rissa il caro Sergio le ha prese e le ha date, ma come
tifoso dell’INTER!! Nel prossimo numero
le foto della questura che raffigurano il
suddetto collaboratore scolastico con la
maglia di Taribo West. Siamo giunti al
momento di lasciarvi ragazzi, è con
sommo dispiacere che dichiariamo
chiuso il televoto. Stiamo elaborando il
risultato. Attendete un attimo. Ecco i
risultati: - Il 60% di voi ha creduto alla
veridicità di TUTTE le nostre dichiarazioni. Per voi ragazzi c’è bisogno di un
corso intensivo di disintossicazione da
“stupidaggini e dicerie varie..” (la censura del buon Prof. Ponzio non permette
di scrivere altro!) - Il 39% di voi ha creduto alla veridicità di circa la META’
delle nostre dichiarazioni. Per voi c’è
bisogno soltanto di evitare di accettare
l’amicizia di avatar creati da sfigatone/i
che a detta degli “amici”, non hanno una
loro vita sessuale. - L’1% di voi non ha
creduto per NULLA a ciò che abbiamo
scritto in questo articolo.
- Bravi ragazzi! Un ultima cosa..questo
1% siamo noi..autori di questo articolo..è inutile prenderci in giro..in questa
scuola siete TROPPO CREDULONI!
Ahahahahaahahah!
Kiss Kiss, Gossip Man..o Woman?
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20 Κοινη′
Voci di corridoio
Le finali del torneo di pallavolo premiano III C e V E
Grande manifestazione al Palatracuzzi di Messina
L
unedì 29 Marzo si sono conclusi i
tornei di pallavolo della scuola,
con le finali del ginnasio e del liceo. Al
termine dell’assemblea di istituto ci si
è recati in “massa” ad assistere ai due
entusiasmanti match al PalaTracuzzi.
Il prepartita è stato sapientemente
Dopo una breve pausa per consentire
agli atleti delle finaliste liceali di riscaldarsi, ha inizio la seconda finale
disputata tra III C e I B. La III C comincia forte, arrivando a un distacco massimo di cinque punti ( 7-2). La I B però
reagisce da grande squadra e raggiunge l’avversario sul 7 a 7.
La squadra capitanata da Peppe Versaci però riesce ad allungare e arriva al primo timeout con un vantaggio di 16 a 8.
Il primo set si conclude con un
perentorio 25 a 12. L’inizio del
secondo set, più coinvolgente,
vede la I B inaspettatamente in
vantaggio per 11-10, ma giunti
al time-out il punteggio vede
favorita l’altra squadra per 16
a 14. Come accaduto nel primo
animato da “dj” Prestamburgo e dagli set la IIIC stacca gli avversari e conultras delle squadre. Per prima è stata clude il set sul 25-19, vincendo il torgiocata la finale del torneo delle classi neo.
ginnasiali che vedeva contrapposte le
Formazioni:
compagini della VE e della IVG. Primo
set combattuto, con le squadre che si IIIC:
IIIC Giuseppe Versaci (C), Gerrard
fronteggiavano a viso aperto, con bel- Costa, Giulia Pieraccini, Domenica
le azioni ed errori difensivi da entram- Stornante, Margherita Minutoli, Dario
be le parti, che fanno sbottare Nuccio Carbone, Cristiano Gugliotta, Elia TorBenito Persichina in espressioni del nesi, Giovanni Asmundo, Claudia Catipo: “ma questi dormono” oppure “ storina.
ogni tanto prendetela con le mani” . La
IB:
IB Arianna Currò (C), Federica CurVE comunque sempre in controllo con
rò, Chiara Levorato, Annalaura Amun discreto margine fino alla fine
mendolia, Salvatore Crisafulli, Simone
(vince il set la VE 25-22). Il secondo
Aloi, Alessia Nunnari, Andrea
set e più avvincente con la IVG semD’Angelo, Nivia Catarsini.
pre in svantaggio fino al 23° punto,
quando riesce a raggiungere gli av- Arbitro: 1° Mariapaola Gervasi
versari. La reazione di orgoglio della
2° Simone Cardullo
VE permette loro di portare a casa set
e partita.
Anche se sconfitte, la IVG e la IB, siamo sicuri che sapranno farsi valere
Formazioni:
nei prossimi anni, le vincitrici VE e IIIC
IVG:
IVG Moravio Mancuso (C) Emanuele hanno dimostrato grande carattere e
Paleologo, Samir Zanni, Simone Gre- determinazione che ha consentito loro
co, Roberto Bellomo, Fabio Bosurgi, di salire sul gradino più alto del podio
Alessandro Valenti, Alberto Maimone, nelle rispettive categorie. Al termine
Giulia Leandri, Carmen Esposito, Ste- delle finali abbiamo assistito alla prelio Verzera, Alessandra Verzera.
miazione delle squadre a cui era presente anche il preside Nino Grasso.
VE:
VE Paola Romeo (C), Adele SamarelSono stati premiati per la loro collaboli, Benedetto Gazzara, Giuseppe Mairazione anche gli arbitri.
sano, Vincenzo Tripodo, Carla
D’Andrea, Federico Galletti, Marco
Zappia.
Alessio Bottari
II F
Simone Cardullo II F
(non tutti presenti durante la partita)
Arbitro: 1° Simone Cardullo
2° Mariapaola Gervasi
Antonino Pallucca II F
→ la classe III C
→ la classe V E
→ la classe I B
→ la classe IV G
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Κοινη′ 21
Voci di corridoio
Il torneo di calcetto femminile: il solito fiasco!
Perché lasciarsi sfumare una possibile bella esperienza?
C
arissimi lettori e lettrici,
Oggi vi vorrei parlare di una questione che mi tocca personalmente,
ma che probabilmente risulterà sgradevole a tutti voi: perché il torneo di
calcetto femminile del nostro amato
liceo è sempre un emerito fiasco? E
perché invece quello maschile è sempre un successone, con organizzazione impeccabile, giocatori puntuali,
efficienza nella registrazione dei risultati e dei vari turni di gioco ed anche
articoli su articoli propinatici dal Koinè sulla “Ciccio Mauro’s League”?
Questa domanda esistenziale mi era
già balenata in mente l’anno scorso
quando, essendo entrata, lo
ammetto, un po’
in ritardo in
squadra, avevo
avuto l’onore ed
il piacere di giocare una, dicasi
una sola partita!
Quest’anno,
invece, andava
tutto a meraviglia:
avevamo
già giocato tre
partite, anche
se un po’ distanziate l’una
dall’altra, assaporando il gioco
di squadra, del
sano
divertimento e dando,
perché no, un
po’ di spettacolo. Dopo l’ultima
partita …. a dicembre sono passate le vacanze di
Natale … e poi è arrivata la settimana
bianca a Tarvisio ad interrompere ulteriormente il torneo … e dopo ancora
sono passati anche febbraio e marzo
… ed eccoci qui ad ammettere
l’ennesimo fallimento. Tutto ciò merita
quanto meno alcune riflessioni non
trascurabili: ragazze, mi rivolgo soprattutto a voi! E’ vero che le donne
sono pari agli uomini? Che sono libere
di fare quello che vogliono, anche un
gioco da “uomini” come il calcetto?
Ma allora perché lasciarsi scappare di
mano un’occasione per divertirsi, per
fare quello che ci piace, per conoscer-
ci e per competere tra di noi? Avere
un torneo del genere all’interno del
liceo mi era sembrata, già quando
dopo la terza media mi iscrissi al Maurolico, un’idea brillante, un’occasione
da non sciupare, un modo per poter
fare il gioco che amo senza andare
incontro a mille problemi di spostamenti e senza dover giocare tra i maschi che, ammettiamolo, sono pieni di
pregiudizi sulle donne calciatrici. Ricordiamo i soldi sprecati per delle
tutine rimaste immacolate per mesi, il
tempo impiegato per organizzare le
prime partite, gli altri soldi per i campetti … ma perché mandare tutto in
fumo? E il colpevole chi è? Ma ovvia-
mente nessuno, perché la colpa è
dapprima delle squadre poco puntuali
che non si presentano alle partite
(cosa assolutamente squallida), poi
dei vertici organizzativi, dopo di Tizio
e Caio che hanno sbagliato tal giorno
a fare tal cosa, fino a perdersi completamente nell’eterno viaggio per la ricerca del capro espiatorio. Ve lo dirò
francamente, anche se non è bello: la
colpa è di tutte noi! Tutte noi ragazze
che non siamo state capaci di mettere
in piedi un banalissimo torneo, che
non abbiamo fatto abbastanza pressione agli organizzatori (chissà poi chi
sono queste ignote figure!) e che ci
siamo preoccupate più di indossare
delle tutine con pantaloncini e numero
sulla maglietta abbinati per colore,
che dell’effettiva e reale organizzazione del torneo, dimostrando oltre che
una certa inettitudine anche poca intelligenza e la solita cura dell’apparire
piuttosto che dell’essere. Detto questo esprimo la mia grande amarezza:
pensavo che la forza di volontà e la
voglia di giocare che ho io fossero
condivise da tutte le altre ragazze e
che questo torneo fosse un’occasione
per dimostrare quello che valiamo
anche in settori a noi quasi “vietati”.
Infine devo tristemente ammettere
che ciò che è successo è un altro caso
di totale vittoria
dei ragazzi che,
tanto criticati e
diffamati, intanto
sono in grado di
organizzare con
successo tornei
di calcetto, e che
è anche un fallimento per la nostra scuola che
a v e v a
l’occasione
di
offrire alle ragazze un modo per
giocare, dato che
la nostra amata
città non ha una
tradizione di calcetto femminile
adeguata e non
esistono praticamente
squadre
se non di adulte,
a noi giovani poco
accessibili.
Spero che questo appello sia utile ai
fini di un organizzazione migliore per
l’anno prossimo e che le mie parole
non siano solo lo sfogo di una ragazza
atipica a cui piace un gioco da maschi. E un altro piccolo invito: se avete
intenzione di giocare solo due partite,
non la fate proprio la squadra, o rischiate di mandare in tilt l’intero sistema già in precario equilibrio che è il
“torneo femminile di calcetto del Maurolico”.
Silvia Cavalli V F
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22 Κοινη′
Voci di corridoio
L’utilità dello studio
(Titolo ironico)
C
ari ragazzi,
vi vorremmo parlare di qualcosa
di molto interessante …. della
scuola! No, fermi! Non chiudete il giornalino e non cominciate a pensare che
ormai gli articoli comici non sono più
quelli di una volta! Tranquilli, noi siamo
dalla vostra parte ed intendevamo solo
dire che vogliamo parlarvi
della scuola … (aspettate)
… nella sua completa,
totale, incredibile, assurda, gigantesca, enorme,
immensa,
deprimente
INUTILITA’! Eh sì, avete
capito bene! Non sappiamo voi, ma noi non abbiamo mai riscontrato l’utilità
di certe discipline scolastiche, o meglio la loro
applicazione nella vita di
tutti i giorni. Sicuramente
vi sarà capitato durante una lezione
particolarmente noiosa (per usare un
eufemismo) di risvegliarvi dal solito
torpore scolastico, durante il quale
avevate forse immaginato di temperare la testa di vostra sorella con un bel
temperamatite affilato (ad una di noi è
successo) oppure avevate pensato
con ansia alla fine del mondo, suggestionati da quel cavolo di programma
di VaYa ger (è proprio il caso di chiamarlo così). Bene, in quei momenti,
spesso per sbaglio, si colgono alcune
parole del monologo ispirato del professore, convinto che tutti nella classe
lo stiano ascoltando, mentre in realtà
annuiscono come beoti (o ateniesi,
fate voi!) quando lui volge lo sguardo
sui loro visi incantati e assorti in fantasie assurde. Ecco, quando risvegliandovi non sentite vostra madre che vi
incita vigorosamente ad alzarvi, ma il
prof. pronunciare parole arabe come
metonimia, attrazione modale, discriminante, energia cinetica, vettori equipollenti e trasformazione isocora, tanto per dirne qualcuna, contraete il viso
dolorosamente mostrando il vostro
conflitto interiore nel cercare di capire
i suddetti termini, rinunciando a questo scopo solo un minuto dopo. E a
questo punto vi chiedete: “Ma a che
cavolo serve tutto questo?”. Ha inizio
quindi un’altra serie di fantasie che
riguardano il vostro futuro. In un primo
momento vi illudete pensando alla vostra carriera da astronauta: siete seduti dentro la navicella spaziale KJZ
HRS 33H24 Z333 R (facile da ricordare, vero? Non vi preoccupate, in realtà
questo è il codice fiscale di Kujizu Hakarasura, un ultraottantenne del Mozambico di nostra invenzione, nonché
multimilionario proprietario
dell’astronave; se vi chiamate Anna
Rossi sicuramente il codice sarà più
semplice) e contemplate gli astri calcolando il rapporto di
contrasto delle onde luminose di Venere (qui parte
la musichetta di Superquark) pensando che esservi laureati in scienze
molecolari all’università
di Yale sia stata una mossa proprio azzeccata.
Dopo passate ad una visione più oggettiva del
futuro: siete camerieri in
un bar di provincia, vestiti
come pinguini con la
scritta “BAR-CELLONA” che vi lampeggia sulla fronte (tra il nostro Hujizu
e il proprietario di questo locale-topaia
non si sa chi abbia più fantasia); vi sentite quasi peggio del clown della
McDonald’s, che a proposito, povero
cristiano, è costretto a sorridere tutto
il giorno di fronte a dei bambini isterici
quando magari vorrebbe friggerli insieme alle patatine. State servendo
panini, consapevoli degli ingredienti
poco genuini che si celano al loro interno, e a questo punto (ricordate che
nel frattempo il professore spiega
sprecando il fiato), vi ponete una domanda esistenziale: “Ma cosa ho studiato a fare?” o meglio “A cosa servono mai tutti i termini tecnici che il professore ha tentato di inculcarmi?”. Ma
ve lo immaginate un cameriere che, ad
un signore che chiede cosa ci sia dentro la sfoglia che gli ha appena spiattellato sotto il naso, risponde: “Oh,
egregio cliente! Questo quesito mi appare alquanto insolito! Lei non considera il valore scomposto in fattori primi della qui presente sfoglia e, mi perdoni, non dimentichiam il Delta
dell’equazione di secondo grado che
deriva dal conteggio del prezzo più o
meno la mancia. Ma evitiam discussione di tal genere. In fondo io non sono
un matematico, ma un impressionista,
e di certo la mia formazione si può
definire prettamente umanistica. Ma
suvvia, dimentichiam gli antichi rancori. Ave atque vale!”. Un semplice
“prosciutto!” non bastava? Eh no, per-
ché in qualche modo dobbiamo dar
sfoggio delle nostre conoscenze acquisite in anni e anni di studio. Se poi
vi trovate a leggere un libro di favole a
vostra sorella di 4 anni, vi sarà sicuramente utile farle notare l’uso da parte
dell’autore di numerosissimi ossimori
e antitesi nella favola della Bella addormentata. La povera bimba vi chiederà, sconvolta da tali osservazioni,
che cosa facciate a scuola, dato che,
non vedendovi per cinque ore, e ritrovandovi poi al vostro ritorno in questo
stato deprimente, le si sarà insinuato
nella mente qualche sospetto. Avete
mai pensato a quanto sia utile la scuola? Infatti con un bel resoconto della
morfologia verbale greca e della costruzione dei verba iubendi di latino
vostra sorella si addormenterà molto
prima di quanto avevate previsto. Facciamo anche un’ipotesi per assurdo (e
qui la geometria calza a pennello!) : vi
trovate su un’isola deserta, disperati;
il vostro aereo si è schiantato al suolo,
distruggendosi. Un vostro compagno
di sventura passa in rassegna tutti i
naufraghi, chiedendo le abilità di ciascuno per costruire un motore nuovo
per l’aereo (che, nonostante sia distrutto, si può miracolosamente rimettere in sesto … ribadiamo che è
un’ipotesi per assurdo): l’uno risponde
di essere laureato in scienze applicate
della fisica quantistica (??) e di poter
quindi gestire la costruzione del motore, l’altro è un prete e quindi può pregare per voi, un terzo è campione di
body-building ed è in grado di sradicare un albero (almeno secondo lui) per
ricostruire la cabina e voi …. annunciate a pieni polmoni di conoscere alla
perfezione l’aoristo passivo! E a questo punto rischiate di essere soppressi
e sbranati sul posto. Riflettendo su
quanto detto la matematica risulta forse essere la materia più utile, se non
altro quando in classe, esasperati,
decidete di nascondere il cellulare nel
portacolori e finire quella maledetta
partita di Sudoku che avete iniziato
due anni fa... mentre quel professore
naturalmente sta ancora spiegando.
Insomma, “Studere, studere, post mortem quid valere?” … e se lo dicevano
anche i latini!
Adele Ferrara V F
Silvia Cavalli V F
Κοινη′
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Voci di corridoio
Noi, poveri studenti
Sotto stress e sempre a caccia del tanto agognato “voto”
S
cuola: parola ambigua, noiosa,
divertente o interessante, dipende. Dipende dall'ultimo compito in
classe, dallo sguardo del professore
acido o gentile, dal compagno di banco al quale sei legato o che odi dichiaratamente. Tutto è relativo parlando
dell'argomento scuola. C'è chi nelle
vacanze recupera, chi invece perde
ogni voglia di applicarsi, chi studia
sempre prima del compito o dell'interrogazione (ovvero l'80 % degli studenti), chi adora l'italiano e detesta la matematica, o viceversa, perché no. Gli
studenti son di varie nature, categorie.
Esiste lo studente modello, che studia
sempre e solo per essere il migliore, lo
studente di Maggio (poiché studia solo
a Maggio per superare l'anno, o meglio, provare a superarlo), lo studente
che sì, studia, ma non più di tanto, sennò potrebbe nuocere alla salute. Allo
stesso modo c'è l'insegnante attento,
che ama insegnare, esigente, l'insegnate mediocre, che sì, spiega,ma non
è che si sforzi più di tanto per superare le barriere che primordialmente
delineano il rapporto studentedocente. Probabilmente, docentialunni non si parlerebbero nemmeno
se non esistesse ciò che comunemente chiamiamo ''voto''. IL VOTO. Il voto,
la traduzione numerica del tuo sapere.
La quantificazione del sapere. Il voto, il
nostro problema di fondo...a chi non
piacerebbe per una dannatissima volta
studiare per il piacere di farlo, senza il
fantomatico voto? Mi rendo conto che
è praticamente impossibile non determinare, non ''quantificare'', ma allo
stesso tempo mi chiedo: perchè lo studente deve esser in tal modo immolato? Perché dobbiamo schematizzare,
sempre e solo schematizzare?
Cos'è la scuola per un ragazzo?
A scuola non si deve solo studiare, si
deve anche dimostrare di studiare,
dimostrarlo continuamente, assillarsi e
assillare. Quante volte nelle classi si
ripete la scena… Docente: ''Allora ragazzi, chi mi sa dire l'equazione generica della circonferenza?'' Le scene
possibili son essenzialmente due.
La domanda, infatti, può trasformarsi
in un fulmine a ciel sereno, ed allora gli
alunni si guardano l'un l'altro come a
dire ''Su, dai, dai, qualcuno risponda''.
Ma, siccome nessuno ha studiato, allora l'insegnante con il volto deformato e
rabbioso conclude: ''Ma avete studiato?''. Beh, poi tutti sanno come va a
finire, semplicemente, ''3,3,3,3,3,'',
praticamente 3 periodico. La seconda
situazione può divenire una vera e propria lotta … ''Lo so io, lo so io, lo so io,
lo dico io, io io io io '' Ma purtroppo
nessuno vince questa battaglia, visto
che ci va di mezzo il povero impreparato che non ha proferito parola in merito, e allora finisce sempre con un bel
3, non periodico, almeno. Vedete, la
scuola, allegoricamente parlando, è la
battaglia dei trecento, si lotta tutto il
giorno contro 10.000 tragedie. Contro
quella maledetta versione di greco che
non ''ci viene'', non perché siamo noi
gli incapaci, ma semplicemente perché non ''ha senso'', contro il problema
di geometria analitica, contro gli esercizi di ogni materia, contro la chimica,
che nessuno mai capisce, perché chiamandosi chimica non si può capire.
E così il povero studente, stremato,
tenta di sopravvivere, fino al verdetto
finale, il Voto… Purtroppo, non è che
esista solo una materia, dunque solo
un voto, ma dei voti… Dunque il docente ignaro di questa possibilità, ignaro
che esistano dei voti, e non solo il suo...continua a ripetere ''Ma ragazzi, la
versione l'ho lasciata una settimana
fa!'' Magari per una settimana avessimo avuto solo quella simpatica versione, no, non sia mai… In quella settimana, probabilmente, avevamo rischiato
il suicidio, dopo l'ennesimo tentativo di
farci ''riuscire ''la versione, o magari
tornando a casa alle sette dopo corsi
vari, eravamo in procinto di svenire. La
vita dello studente, rendiamoci conto,
non è semplice: lo studente è quasi un
eroe, un inventore di tecniche. Pensiamo, ad esempio, alla copiatura, non è
una tecnica da poco, c'è gente che
sopravvive da secoli grazie a questa
sopraffine e laboriosa arte. Le ho viste
davvero tutte, c'è addirittura chi si
trasforma in un appunto vivente, scrivendosi su pancia, polsi, mani, chi si
nasconde i classici bigliettini nei luoghi più impensabili. L'alunno, per la
sopravvivenza, assume il ruolo di agente segreto, e non è forse da ammirare quest'ingegno? Quest' assiduo
sforzo? Quest' incredibile pazienza?
Quest'audacia strabiliante? Ai posteri
l'ardua sentenza.
Maria Chiara Pollicino I F
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Voci di corridoio
“Il bene è bene perché ti fa bene”
Madre Teresa
L’esperienza del “Donacibo” al liceo Maurolico
I
l 12 e 13 marzo si è svolto anche versi alunni l’esperienza del donare
nella nostra scuola il “Donacibo”,
“Donacibo” anche solo un pacco di pasta a chi
una iniziativa di solidarietà indetta magari non si conosce è un modo per
dalla Federazione dei Banchi di Soli- sperimentare una gratuità che dà giodarietà,
darietà al fine di realizzare una collet- ia e fa sentire più responsabili nei conta alimentare destinata alle famiglie fronti della propria comunità cittadina.
più povere della città. Un folto gruppo Già nel mese di novembre più di 120
di studenti, provenienti da classi diverse, si è
mobilitato con
entusiasmo,
collaborando
fattivamente
alla realizzazione della raccolta e della confezione degli scatoli di generi
alimentari. Scrive una di loro:
<Di fronte alla
proposta di lavorare per il
Donacibo pensavo che sarei → Alcuni dei ragazzi che hanno partecipato all’esperienza del “Donacibo”
stata contenta
solo perché avrei perso due ore di studenti del “Maurolico” avevano parscuola; invece, dopo aver portato vo- tecipato alla Colletta Alimentare Nalantini e scatoli ai miei compagni, mi zionale nei vari supermercati della
sono sentita lieta perché mi è stato più città, incontrando la gente e propochiaro lo scopo> Anche quest’anno nendo la spesa per i poveri, lavorangrande e generosa è stata la risposta do per ore ad impacchettare prodotti
da parte dei ragazzi e di qualche inse- La Federazione Nazionale Banchi di
gnante e personale non docente. Si solidarietà esiste già da qualche ansono raccolti più di quattrocento chili no. E’ formata da gruppi di persone,
di alimenti, tra cui molti prodotti per spesso riuniti in associazione, che
l’infanzia, che sono già stati distribuiti decidono di educarsi alla carità cridai Volontari del Banco di Solidarietà stiana attraverso un gesto di condivialle numerosissime famiglie indigenti sione del bisogno di chi è più povero.
assistite. <La carità si impara facendo Il gesto consiste nel portare un sace cambia il proprio sguardo>. Per di- chetto di alimenti chiamato comunemente “il pacco” a casa
delle famiglie o di persone che versano in
gravi condizioni economiche e che quindi fanno fatica a procurarsi il
cibo. Si cerca di essere
fedeli ad una periodicità definita. Attualmente
i Banchi di solidarietà,
su tutto il territorio nazionale, sono 160 e,
soprattutto negli ultimi
5 anni, hanno visto un
grosso incremento. Le
→ Raccolti più
più di quattrocento chili di alimenti, già distribuiti dai famiglie assistite sono
Volontari del Banco di Solidarietà alle famiglie indigenti assistite.
circa 35mila e circa 6mila le persone
che donano il loro tempo gratuitamente dentro quest’opera. Gli alimenti ai
Banchi sono, nella maggior quantità,
forniti dalla Fondazione Banco Alimentare che da sempre sostiene e aiuta.
La Fondazione Banco Alimentare è
una Onlus a carattere nazionale che si
occupa della raccolta e della distribuzione da enti pubblici e privati delle
eccedenze alimentari da affidare agli
enti caritativi sparsi sul territorio che
supportano un'attività assistenziale
verso le persone più indigenti che,
secondo le statistiche del 2005 hanno
raggiunto solo in Italia sette milioni di
unità. Basata sul concetto di dono e
condivisione, l'attività del Banco Alimentare - di cui esistono esperienze
analoghe in tutta Europa ed anche
negli Stati Uniti - si estrinseca nella
raccolta - che avviene anche attraverso l'AGEA, la speciale Agenzia Generale per le Eccedenze Alimentari - delle eccedenze di produzione alimentare agricola e industriale
(specificatamente riso, pasta, olio
d'oliva, latte). L’esperienza vissuta
nella nostra scuola, attraverso il
“Donacibo” e altre iniziative di solidarietà, ha reso evidente che il nostro
cuore è costituito dall’esigenza di bellezza e di felicità e dall’esigenza di
aiutare chi sta peggio di noi. “Questa
esigenza è talmente originale che è in
noi prima ancora che ne siamo coscienti”. Il dinamismo del proprio io è
amare, cioè donare se stessi. Quanto
più viviamo questa esigenza e questo
dovere, tanto più realizziamo noi stessi. La legge dell’esistenza, la legge
dell’io è condividere la vita con gli altri. Scriveva Seneca nelle Lettere a
Lucilio <Se vuoi vivere per te stesso,
devi vivere per un altro>. Questa grande e vera intuizione ha un riscontro
nell’esperienza reale della vita. Ciò
che vince la solitudine e la noia,
l’insoddisfazione e la rabbia è il dono
commosso di sé, il muoversi per un
altro senza calcolo né tornaconto.
Nell’annuncio cristiano la natura di
Dio appare all’uomo come Dono Assoluto; è quel Dio che condivide la natura dell’uomo donando se stesso per
lui.
prof.ssa Palma Milazzo
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Voci di corridoio
La filosofia in gara
Cogitare ergo certare
Q
uesto mio contributo è dedicato a
tutti quegli studenti, che negli
ultimi due anni hanno partecipato al
corso di preparazione alle Olimpiadi e
al Forum della Filosofia. Queste due
attività danno la possibilità di integrare il lavoro curriculare con discussioni
tematiche di approfondimento, che
consentono alla filosofia di riappropriarsi con forza della sua valenza
disciplinare. La filosofia, come scrive
G. Reale, «potrà contribuire, da un
lato a costruire una rete criticoprotettiva rispetto al condizionamento
imposto dal proliferare dei messaggi
ambientali e offrire una sorta di
"camera di decompressione" rispetto
all'assorbimento mediatico delle notizie; dall'altro a costruire progressivamente forme autonome di soggettività
conoscitiva e collaborativa». Soprattutto potrà esserlo per gli adolescenti,
che, come scrive il filosofo-sociologo
Edgar Morin, «sono l'anello debole
della società: escono dal guscio
dell'infanzia, aspirano a un'esistenza
piena, non sono ancora integrati nel
mondo lavorativo degli adulti. In loro
fermentano aspirazioni, rivolte, angosce. ... L'adolescente è l'anello dove le
debolezze dell'intera catena sociale
raggiungono il punto di rottura». La
filosofia diviene terapia. Vorrei qui
ricordare, per inciso, che negli ultimi
anni esiste proprio un’attività definita
consulenza filosofica (o counseling
filosofico) descritta da Marinoff Lou in
Platone è meglio del Prozac, primo
libro divulgativo su questa attività. La
filosofia, dunque, come terapia, che
aiuti ad affrontare non solo i problemi
esistenziali del nostro vivere quotidiano, ma anche e soprattutto del nostro
vivere insieme, dell’etica e della politica, che richiedono da parte nostra
un’incisiva partecipazione, affinché
non lasciamo che altri decidano per
noi, impedendoci di diventare autentici protagonisti. Le Olimpiadi.
Olimpiadi Ogni
anno la SFI (Società filosofica italiana),
d’Intesa
con
il
Ministero
dell’Istruzione, Università e ricerca,
organizza una Olimpiade di Filosofia,
manifestazione nazionale e internazionale riservata agli studenti della scuola secondaria superiore. La selezione
prevede quattro livelli: una d’istituto,
una regionale, una nazionale e infine
un’internazionale. La gara è basata
sulla stesura di un saggio di argomento filosofico scritto o in italiano (fase
d’istituto e regionale), o in inglese,
tedesco o francese. L’orizzonte tematico scelto quest’anno per le tracce
assegnate è stato “Philosophy and
Philosofy of History”. Lo scorso anno
ha partecipato una sola studentessa
(lingua inglese), Fabrizia Arena della
III D, che è arrivata terza alla selezio-
→ “Il Pensatore”, Auguste Rodin
ne regionale. Quest’anno i partecipanti sono stati molti di più. Per il canale
in lingua italiana: Letterio de Domenico III A, Laura Cardile, Massimiliano
Foti , Giulia Soraci e Sonia Ruggeri III
E, Giulia Micali, Chiara Cardile e Pierangela Irrera II E. Per il canale in lingua inglese Sonia Ruggeri; per il canale in Lingua tedesca: Massimiliano
Foti, Paolo Leotta e Federico Sisci
della III E. La commissione composta
da me e dai professori Arcidiacono,
Scionti e Villari ha scelto Lillo De Domenico, come studente vincitore nelle
selezioni d’istituto per la lingua italiana, Sonia Ruggeri per la lingua inglese
e Massimiliano Foti per la lingua tedesca. La cosa che mi fa piacere aggiungere è che, nonostante l’ottimo svolgimento dell’elaborato di Lillo De Domenico, abbiamo avuto qualche difficoltà
a decidere, perché l’elaborato di Giulia Micali – anch’esso sapientemente
articolato ed argomentato - è stato
valutato a pari merito. I risultati delle
selezioni regionali sono stati altrettanto gratificanti: Lillo De Domenico è
arrivato primo. Con una valutazione di
30/30 e con i complimenti della commissione esaminatrice, presieduta dal
Prof. G. Giordano, per la ricchezza dei
contenuti e per le capacità argomentative e di rielaborazione; Sonia Ruggeri, quarta, con una valutazione di
24/30 e Massimiliano Foti, unica presenza per la lingua tedesca con
22/30; ma, a detta della commissione,
lo svolgimento in lingua tedesca è
particolarmente complicato, a meno
che non si sia di lingua madre. Due
parole per il Forum.
Forum Il Forum viene
indetto annualmente dal Liceo Classico Torricelli di Faenza in collaborazione con la SFI. Questa manifestazione, come recita il bando, intende
stimolare
negli
studenti
l’approfondimento delle problematiche filosofiche, in relazione alla cultura e alle società di oggi e intende promuovere l’affinamento delle capacità
di dialogo, di discussione e di argomentazione. Il concorso prevede lo
svolgimento di un dibattito pubblico
su tema assegnato, con congruo anticipo, dal Comitato scientifico. Al dibattito partecipa, per ogni scuola
concorrente prescelta, un gruppo
composto da cinque studenti. Questi
illustrano i risultati della ricerca svolta
e rispondono alle domande rivolte loro
dai componenti degli altri gruppi e da
esperti designati a tal fine dal Comitato scientifico. Lo scorso anno hanno
partecipato alle selezioni Letterio de
Domenico II A, Laura Kohnke II B e
Massimiliano Foti II E. Non abbiamo
vinto ma, tengo a precisare, che questi studenti si sono fatti valere: hanno
dato prova di sapere argomentare,
discutere e dibattere, insomma di sapere sostenere le proprie idee.
Quest’anno il Forum, che è curato dalla prof.ssa T. Schirò, ha lo stesso tema delle Olimpiadi (Filosofia e filosofia
della storia) ed è in fase di attuazione.
giorno 14 aprile ci saranno le prime
selezioni al Liceo Scacchi di Bari. Che
dire? Ad maiora et meliora ai nostri
studenti che hanno lavorato per essere l’anello pensante della società.
prof.ssa Angela Maria Trimarchi
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R
Quiz a chiave
ispondete ai quiz e trascrivete nelle caselle in fondo alla pagina, al posto giusto, la lettera corrispondente alla risposta esatta. A gioco ultimato risulterà il nome del primo preside del nostro istituto!
1
2
Quale di queste poesie non è di Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura nel 1975?
In che anno fu fondato il nostro Regio
Liceo?
3
Quale personaggio femminile appare in
diverse tragedie di Eschilo, Sofocle ed
Euripide?
G. Alle fronde dei salici
R. 1859
A. Cassandra
M. Meriggiare
A. 1860
U. Elettra
F. I limoni
I. 1861
E. Elena
A. La casa dei doganieri
B. 1763
B. Penelope
L.. Spesso il male di vivere ho incontrato
C. 1912
O. Andromaca
4
5
Come si chiama la parte
liquida del sangue?
6
Per dittongo si intende:
In quanti canti è divisa la Divina Commedia?
N. siero
C. l’unione di una consonante e di una vocale
F. 33
P. piastrine
A. l’unione di due consonanti
O. 50
E. l’unione di vocali che si pronunciano con la stessa
I. 66
G. globuli rossi
emissione di voce
R. globuli bianchi
S. plasma
7
P. 100
D. l’unione di una consonante forte con una vocale debole
E. 75
N. l’unione di una consonante debole con una vocale forte
8
Nella sua storia, il liceo “Maurolico” fu
sede:
Quale tra questi illustri personaggi
non è nato a Messina?
9
Il nucleo è costituito da:
O. protoni ed elettroni
L.. della Facoltà di Legge nel 1927
C. Francesco Maurolico
A. del Partito Fascista nel 1919
A. Felice Bisazza
P. della Fiera di Messina nel 1934
I. Filippo Juvara
S. del Comune di Messina nel 1942
O. Antonio Di Giovanni De Antonio
T. di un circolo di poesia sacra nel 1957
E. Cesare Battisti
10
11
L’archeologo Schliemann è famoso per:
L. gli scavi nell’isola di Creta
T. gli studi sulle catacombe cristiane
R. le sue ricerche sulla civiltà Maya
M. protoni e neutroni
G. protoni, elettroni e neutroni
N. protoni e fotoni
Perche Dante non scrisse in
latino il “Convivio”?
V. neutroni ed elettroni
12
La “Giovine Italia” fu fondata da:
M. Perché non conosceva il latino
P. Camillo Benso, Conte di Cavour
T. Perché preferiva il volgare
S. Carlo Alberto
R. Per offrire il sapere agli uomini non dotti
E. Giuseppe Mazzini
G. Per diffondere la lingua volgare
O. Giuseppe Garibaldi
V. Per polemizzare con coloro che scrivevano
in latino
Z. Goffredo Mameli
O. aver scoperto i resti dell’antica Ilio
A. la ricostruzione della topografia dell’antica Atene
13
14
I Lanzichenecchi erano:
Il muro di Berlino fu eretto per
ordine di:
S. principi romani
T. Breznev
G. consoli greci
M. Tito
A. soldati appartenenti alle truppe pontificie
G. Stalin
L. mercenari tedeschi
O. Lenin
B. tribuni romani
L. Kruscev
15
Che cos’è la cosiddetta “Guerra
Lampo”?
M. Una strategia messa a punto dall’esercito
francese per combattere il governo collaborazionista di Petain
I. Un nuovo tipo di strategia basato sull’attacco a
sorpresa che caratterizza le azioni e le vittorie di
Hitler durante la prima fase della guerra
N. La rapidità di attacco degli aerei inglesi nel
fronteggiare i bombardamenti tedeschi
U. Una strategia messa a punto dall’esercito israeliano per fronteggiare gli attacchi arabi
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
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13
14
15
O. Un nuovo tipo di combattimento aereo
Quiz a cura di Ylenia Pintaldi II A e Angela Russo II A
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La Redazione
I redattori
Il direttivo
Claudio Staiti II A
Lillo De Domenico III A
Giacomo Maria Arrigo III C
Dario Carbone III C
Antonio Crisafulli II F
Ringraziamo per il loro contributo
prof. Filippo Lucianetti
prof.ssa Palma Milazzo
prof.ssa Angela Maria Trimarchi
Oriana Crea II A
Ylenia Pintaldi II A
Angela Russo II A
Laura Kohnke III B
Gabriele Ientile IV C
Valerio Calabro’ I D
Federica Fusco IV E
Roberto Saglimbeni I E
Laura Cardile III E
Silvia Cavalli V F
Adele Ferrara V F
Mariachiara Pollicino I F
Sophia Sorrenti I F
Alesso Bottari II F
Simone Cardullo II F
Antonino Pallucca II F
Claudia Santonocito II F
Silvia Sturlese II F
Antonio Zaccone II F
ERRATA CORRIGE
Ci scusiamo con Claudia Santonocito
(II F) il cui nome non è comparso
nell’intervista ad Ottavia Piccolo dello
scorso numero.
Nell’articolo “Il sonno dei siciliani” del menti = considerando tre fallimenti. Ci
prof. Talotta, nello scorso numero, scusiamo con l’autore.
erano presenti questi errori: inalazione = inazione; considerando tra falliIl direttivo
Si ringrazia la Libreria Ciofalo (Messina - Piazza Municipio, 25) per il prezioso contributo culturale
Logo Κοινη′
Κοινη′ 2009/2010 e vignetta “Ipse Dixit– prof. giocoliere” ideati e realizzati da Federica Vitale II A
LENTINI:
LENTINI "Repetita stufant! "
RAGNO: "L'elettrone va a trovare
l'inquilino del piano di sopra ma poi
se ne torna a casa sua..."
MACRIS:
MACRIS "La dieta è
come la confessione
del peccato..."
RIZZO:
RIZZO "Chi non lo sa lo prendo a
colpi di 4, 3 e 2! "
CALECA: "E’ come se io, invece di
interrogare, chiamassi al telefono e dicessi Pronto cara, che mi
hai cucinato stasera a pranzo ?"
MACRIS:
MACRIS "La psicologia dell'alunno rientra in un altra specializzazione medica:
la parassitologia"
RAGNO:
RAGNO "Non è che gli elettroni sono politicizzati se vanno a destra o a sinistra!"
LUPPINO:
LUPPINO "Non facete confusione!"
PICCOLOMINI: "Bisogna solo usare quello
che, nella scatola cranica, si chiama cervello!"
Alunno: "Bella prof., si è tagliato i
capelli ?"
VENUTO: "No, mi sono caduti..."
MACRIS: "Che volete...
non siamo nella pianura padana! Qui è pieno
di curve, lì è pieno di
imbecilli..."
LUPPINO: (parlando de “La quiete dopo la tempesta”) "La gallina di Leopardi
ritorna in su la via, senza il problema
che passi una macchina e l’ammazzi!"
Alunna: "Chi era la Maddalena?"
FRISONE:
FRISONE "Ma come fai a non sapere chi
fosse?! La più grande prostituta della
storia!! "
RIZZO:
RIZZO (uscendo dall’aula)
"Hasta la vista! "
D’ALATRI: (leggendo la traccia del
tema) "Il rapido diffondersi di macchine sempre più perfette nelle attività riproduttive (anziché produttive) riduce, con altrettanta rapidità il
bisogno del lavoro fisico e libera
nuove energie umane..."
Invia i tuoi articoli, le tue poesie, i tuoi disegni e gli ipse dixit
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