Koinè Aprile 2010
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Koinè Aprile 2010
Liceo Classico “Francesco Maurolico” Messina Numero 5 Giornalino degli studenti ad uso interno del Liceo Aprile 2010 U dite, udite, alunni di tutte le classi e sezioni, sudditi tutti del Reame della Terra del Cuttigghio, il real banditor di RE Nino I, la corte tutta ed i Principi regnanti, i nobili Cavalieri del bancone da bar, che prodi ogni dì domano piadine, hot dog con wurstel e patatine: i Mastri Direttori della fucina di Efesto Damiri ordinano, esigono, impongono, qualunque cosa voi stiate facendo, compito di greco, verifica di matematica, interrogazione di inglese, lezione di filosofia, o giostra equestre, e così via, di interromperla subito! Ecco a voi, forgiato col sudor di noi, mastri- semi-giornalisti nelle fucine del Ciccio Mauro, il V numero del KOINE'!!! Vabbè, non fate caso all’introduzione medievaleggiante, dobbiamo accontentare qualche volta pure i prof. di storia!... se no poi si offendono, a furia di prendercela sempre coi soliti noti ed ignorare loro! E poi trovatela voi ogni mese un’idea sempre nuova per rompere il ghiaccio all’inizio di ogni editoriale! Noi i metodi di ispirazione-sballo estremi li abbiamo provati tutti: visione intensiva della corazzata Potemkin (per chi, diversamente da noi, non fosse un patito del mitico ragionier Ugo Fantozzi, ricordiamo che la pronuncia corretta è “Potiomkin”), lettura veloce del poema di Gilgamesh, partecipazione assidua a raduni degli amanti del cinema classe 1910, ma pensiamo ci voglia qualcosa di più forte: si accettano consigli, ovviamente, ma solo a patto che l’esperienza trans sensoriale sia stata precedentemente testata da 2 prof a (dis)piacere, possibilmente, visto il caso, nel loro giorno libero! Ma sì … tanto le vostre reazioni le conosciamo ….Tra i sorrisini di alcuni professori, che permettono ai propri alunni di prendere immediatamente il caro giornalino che ora state tenendo in mano, e la severità di altri, che invece lo concederanno solo alla fine della lezione, l'alunno medio mauroliciano si comporta essenzialmente in 2 modi, come glossa l’etologo di Harvard, Jack Marie Arrigson (parente del caro Giacomino, in tempi di crisi le consulenze ce le facciamo in casa!!). Dice il cattedratico: “A quelli, ai quali la notizia non ha trasmesso assolutamente niente, e che mette- ranno svogliatamente il koinè nello zaino, per vedere in futuro i vari cuttigghi che potrebbe offrire, si contrappongono quelli che fremono dalla voglia di sfogliarlo pagina per pagina alla ricerca di un articolo in particolare, magari un amico o di un compagno, o magari di nuovo del "L'angolo del cuttigghio"!“ Dai .… Non pretendiamo di essere il vostro primo pensiero nella testa, ci accontentiamo di un angolino (visto che di angoli siamo esperti!!) soprattutto in questo periodo di gite o, meglio, di viaggi di (d)istruzione, dove più che altro, ci si dispera per quante paia di scarpe mettere in valigia per sei giorni di viaggio, per chi deve ancora partire, o, per chi è invece tornato, si rammentano le varie avventure vissute durante questa fantastica esperienza. Certo è che, sempre nell'ambito delle gite, l'avventura si è presentata in grande stile ancora prima della partenza, soprattutto per le seconde liceali, che, costrette come tutte le altre classi a non poter partire tutte insieme, volenterose di staccarsi dalla solita Firenze per mete più ambite, come Venezia o Ferrara, sono state vittime del macete del Gran collegio docenti (che sia la reincarnazione dei Trenta Tiranni?), che stabilì per quest'anno solamente mete a sud di Roma (inspiegabile secessione leghista al contrario), ed ovviamente si scelse Viterbo (85 km ca. a nord della capitale). Ma non disperiamo! Alla fine quello che conta non è la meta, ma la compagnia (alluura! …. commenterebbe Action Man Pippo Bastianeddu Venuto). Ma, caro lettore (visto che sei tu al centro e non noi, avrebbe detto qualche politicante mauroliciano in tempi d’elezioni) il movimento non manca neanche negli altri ambiti della nostra cara scuola: tra tornei di pallavolo (complimenti III C e V E), agoni di greco, certamina di latino, quest’anno il Maurolico al Syracusanum, (citando il nostro Venz di IIIF) “ha fatto cappotto”: grazie al nostro caro Lilluzzo secondo, Chiara Levorato (IB), menzione d’ onore, Carla D’ Andrea (VE), menzione semplice; olimpiadi di filosofia, vinte di nuovo dal nostro piccolo Seneca di IIIA, al Taciteum di Terni menzione per Giuseppe Versaci (III C), il Maurolico porta alto il vessillo della Messinesità nel mondo (vedi Ninuzzo che ti facciamo fare sempre bella figura!). Noi nel nostro piccolo abbiamo provato a non farvi mancare pezzi interessanti come le interviste a personalità quali Sonia Alfano (figlia di Beppe, giornalista ucciso dalla mafia nel ‘93) o Tiziano Scarpa (autore di “Stabat Mater”, vincitore del premio Strega 2009 ). Che dire? Noi abbiamo concluso, per chi ancora deve partire, buona gita, per chi è tornato, buona ripresa delle attività e per tutti: amatevi ma non moltiplicatevi!! (Macris dixit) 2 Κοινη′ Κοινη′ Indice 3 - Intervista a Sonia Alfano MESSANA NOBILE SICILIAE CAPUT POLITICALLY (S)CORRECT 18 - Maurolico nel Pantheon neogreco 4 - La scuola incontra la legalità 5 - L’ignoranza è forza VOCI DI CORRIDOIO 6 - I perché della legalità 19 - L’antiL’anti-angolo del cuttigghio! 7 - La pedofilia nella Chiesa 20 - Le finali del torneo di pallavolo 8 - Le persecuzioni non sono finite 21 - Il torneo di calcetto femminile: il solito fiasco 8 - La crudeltà dell’uomo 22 - L’utilità dello studio 23 - Noi, poveri studenti AGRICULTURA 24 - “Il bene è bene perché ti fa bene” 9 - Haute couture 25 - La filosofia in gara 10 - Fenomeno Lady GaGa 11 - Pensieri e poesie: la forza della parola 11 - Le bambole 26 - QUIZ A CHIAVE 13 - Solo amandoci 27 - LA REDAZIONE 13 - Intervista a Tiziano Scarpa 27 - ERRATA CORRIGE ANGOLO DELLA POESIA 14 - E che fanno gli italiani? 14 - Bianco e nero 14 - Lontano da qui 14 - Origine insensata ma fine simmetrica 15 - Solo polvere 15 - Insieme 15 - Noi che d’un sogno viviamo 16 - Alla Madonna Assunta RECENSIONI 17 - Tempi moderni 17 - Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo di una bella vacanza 28 - IPSE DIXIT Κοινη′ Κοινη′ Intervista a Sonia Alfano 3 Quando il coraggio diventa voglia di fare Parla la figlia di Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia S E' importante perché serve ai giovani per evitare di commettere errori. I ragazzi devono capire che ci sono alcuni atteggiamenti e alcune scelte che possono avvantaggiare la mafia. Se un ragazzo non li conosce, rischia di avvantaggiarla senza volerlo. Purtroppo questo succede ancora, soprattutto in Sicilia, e a pagarne le conseguenze sono proprio i più giovani. E poi i ragazzi devono conoscere la mafia ed il suo modo di agire perché questo è un fenomeno che caratterizza purtroppo il nostro Paese, e come tutti i fenomeni fa parte della nostra storia e va quindi studiato. E' una questione culturale. Se i giovani negano il proprio aiuto alle mafie, queste non potranno che scomparire. onia Alfano combatte contro la mafia dal ‘93, quando suo padre Beppe è stato ucciso, per le sue inchieste scomode. Ha da poco vinto le elezioni come parlamentare europeo. Il suo impegno contro la mafia, molto importante in Italia, la porta a lavorare molto a contatto con i giovani in numerose scuole. Ecco quello che ha detto a noi ragazzi del “Maurolico”. • Innanzitutto ci racconti la sua personale esperienza che non tutti conoscono. Mio padre è stato assassinato nel 1993, quando io avevo 21 anni. Da quel momento ovviamente tutto è cambiato, e ho dovuto lottare con tutte le mie forze, insieme alla mia famiglia, perché si potesse affermare la verità, che a tutt'oggi risulta frammentaria e non ancora completamente svelata. Beppe Alfano era un professore di educazione tecnica con una grande passione per il giornalismo d'inchiesta, che praticava per il giornale “La Sicilia” come corrispondente da Barcellona Pozzo di Gotto. Le sue inchieste lo hanno portato a scegliere se zittirsi o morire. Ha scelto di morire, per amore della verità e per non tradire la propria onestà ed i propri principi. • Lei oltre a parlare con noi ragazzi → Sonia Alfano, parlamentare europeo ma è ancora più forte di prima. Se adesso non esplodono più le bombe è solo perché la mafia è talmente potente da non avere più bisogno di utilizzare questi metodi. A Palermo e Caltanissetta i magistrati stanno indagando sulla trattativa tra la mafia e lo Stato. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, infatti, alcuni pezzi deviati dello Stato, nel 1992, misero a punto un accordo per mettere fine alle stragi, assicurando a Cosa Nostra delle garanzie (ovviamente illegali!) che ancora oggi la rendono il partito e l'azienda più forti d'Italia. Niente più bombe, quindi, però la • Dove ha trovato la forza per poter mafia è ovunque e condiziona qualsiasi raccontare tutto questo e per poter aspetto della nostra vita. Oggi più di prima. combattere la mafia? La forza l'ho trovata nella rabbia per quello che era successo, e soprattutto l'ho trovata nei tribunali, quando ho capito che se volevo giustizia dovevo andarmela a cercare. Nessuno avrebbe fatto nulla per farci avere verità e giustizia, quindi toccava a me e alla mia famiglia indagare, denunciare, scoprire le verità sulla morte di mio padre. • A proposito di mafia, a detta di molti, questo problema è stato ampiamente risolto. E’ d’accordo con questa affermazione o pensa che chi dice ciò lo fa per proteggere questo sistema? ha anche dei figli, cosa dice loro della mafia? Ai miei figli dico quello che dico a tutti gli altri ragazzi, non ci sono differenze: bisogna avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e sapere che ad ogni azione corrisponde una reazione e conseguenti responsabilità. • Come mai ha deciso di intraprendere la carriera politica ? Ho fatto questa scelta perché ho capito che non bastava la rivoluzione culturale; troppi delinquenti fanno politica, e quindi ho pensato che se le persone oneste riescono a farsi un po' di spazio in mezzo a loro, per poi buttarli fuori dai palazzi del potere, allora questo Paese avrà qualche spe• Secondo lei i mafiosi possono esse- ranza in più. Ho cominciato io, ma farò in re persone “insospettabili” come ad modo che molti giovani onesti riprendano esempio giudici, poliziotti e così via? ad amare la politica, quella vera, quella buona, e decidano di partecipare attivaSì, purtroppo tra i mafiosi moltissimi sono mente. i cosiddetti "colletti bianchi", tra questi anche giudici ed esponenti delle istituzioni • Cosa pensa dei politici di oggi ? See delle forze dell'ordine. Non si spieghecondo lei stanno combattendo la rebbero altrimenti molti avvenimenti di mafia nel giusto modo? oggi e degli anni passati. A Palermo, per esempio, c'è un processo a carico di due No, per questo ho deciso di impegnarmi in personaggi che negli anni '90 erano ai politica. Vorrei riuscire, con l'aiuto di tutvertici delle forze dell'ordine: il generale ta la gente onesta e perbene, a cambiare il Mori ed il colonnello Obinnu. sistema politico attuale. Al momento, in- fatti, molti politici vanno a braccetto con • Cambiando argomento, secondo lei la mafia e sfruttano il popolo italiano in La mafia non solo non è stata sconfitta, perché è importante che i giovani modo indegno. siano informati sull’argomento? 4 Κοινη′ Κοινη′ Politically • Lei essendo un parlamentare è mol- ignorante. Se però è necessario far capire te volte fuori città, che rapporto ha che non si è mafiosi, basta dimostrare di con la sua terra, spesso considerata essere antimafiosi. L'antimafia non è la terra della Mafia ? un'attività che deve essere riservata solo a pochi, anzi, è un dovere di tutti. Potete Io sono al Parlamento europeo per circa quindi impegnarvi in questo senso, ade15 giorni al mese. Negli altri 15 giorni rendo ad associazioni, informando chi sono in giro per l'Italia e continuo la mia magari non sa cosa succede sui territori, attività antimafia e di rivoluzione cultura- organizzando manifestazioni o eventi a le. Il rapporto con la mia terra, la Sicilia, è favore della legalità e contro il malaffare. molto forte. Amo la mia terra, e per questo Con l'Associazione Nazionale Familiari motivo continuo a portare avanti le batta- Vittime di Mafia, di cui sono Presidente, ho glie che ho avviato molti anni fa. Se non girato tutta Italia e conosciuto migliaia e amassi la Sicilia e l'Italia non potrei farce- migliaia di ragazzi splendidi, che ancora la, mi mancherebbero le energie. oggi seguono la mia attività, e che sono la forza sana di questo Paese. • Noi giovani siciliani cosa possiamo (s)correct non aiutandola materialmente. Bisogna avere coraggio e denunciare le collusioni, il malaffare, la corruzione. Tutto ciò che è mafia deve essere contrastato e rifiutato categoricamente. • E infine, cosa pensa di quest’iniziativa del Liceo “Maurolico”, secondo lei è giusto che esistano dei giornalini scolastici come il nostro? Certo, l'idea del giornale scolastico è meravigliosa per due motivi: insegna ai ragazzi ad esprimersi ed a mettersi in gioco, e allo stesso tempo li aiuta a informarsi; in Italia l'informazione vive un momento molto critico, e la scuola può per far comprendere che non tutti sia- • In che modo i ragazzi possono comfare tanto. mo mafiosi? battere la mafia? L'idea che i siciliani siano tutti mafiosi può Come dicevo, la mafia si combatte in due venir fuori solo dalla testa di una persona modi: contrastandola culturalmente e intervista a cura di Federica Fusco IV E La scuola incontra la legalità Partecipazione attiva e non fredda teorizzazione dei libri di testo “Q ualsiasi rinnovamento civile deve prendere avvio dalla scuola. E’ compito della scuola educare alla legalità” (Dott. Nicolò Giuseppe Francesco Fazio, Presidente Corte D’Appello Tribunale di Messina). La fredda teorizzazione dei libri di testo tende sovente a creare nel subconscio del ragazzo un‘intrinseca repulsione verso i contenuti veicolati dai manuali. La logica semplificante, figlia del pensiero riduzionista e determinista proprio della scienza classica, che definisce la prassi metodologica della didattica tradizionale, spesso mal si concilia con la complessità dell’universo giovanile, espressione tangibile della complessità del reale. Nella consapevolezza che la semplicità non è il fondamento ontologico della realtà bensì un esigenza operativa del conoscente e che dunque su di essa debbono vertere gli strumenti didattici, la scuola ha compreso che la mera erudizione non è sufficiente per realizzare una completa formazione dell’alunno. Ciò è tanto più vero quando ad essere affrontate sono problematiche che interessano direttamente la vita quotidiana di tutti i cittadini, ragazzi compresi, che per la loro pregnante attualità meritano un’attenzione superiore a quella che i libri di testo possono fornire loro se non coadiuvati da altri mezzi: tra esse non può non essere annoverata la legalità.. Dice ancora il dott. Fazio: “… il diritto è ragione, la legge lo strumento di attuazione del diritto e la giustizia è l’attuazione del diritto. Bisogna avere fede nel pensiero razionale, nel diritto postulato → il palazzo di Giustizia di Messina dalla ragione.” Aggiungeremo noi che non basta semplicemente nutrire una fede lontana, astratta, irrazionale, nello stato e nelle leggi ma vivere attimo per attimo, istante per istante la legalità, interpretandola non solo come un dovere, un imperativo categorico imprescindibile dalla sopravvivenza stessa del “pactum unionis”, del “contratto sociale” alla base della società, ma come la normalità, il principio fondamentale dell’agire quotidiano di tutti. E’ percependo questa necessità che il Liceo Classico “Francesco Maurolico” di Messina ha ritenuto doveroso coadiuvare il percorso curriculare di studio della materia “Cittadinanza e costituzione”, gli approfondimenti sul tema della legalità e della mafia e l’analisi della storia regionale, con una serie di iniziative volte ad avvicinare il mondo della scuola a quello della giustizia. In quest’ottica di partecipazione e collaborazione gli alunni del progetto legalità, curato dalla Prof.ssa Maria Arcidiacono, la redazione del presente giornale scolastico e la III A coordinata dalla Prof.ssa Rosanna Rizzo, hanno dato vita ad una serie di incontri con magistrati della Procura cittadina direttamente impegnati nella lotta giornaliera, perseguita con indefesso impegno, ad ogni forma di illegalità, prima fra tutte quella mafiosa. In quest’ ambito, di grande rilevanza sono state le conferenze-dibattito condotte dalla III A con il Procuratore Generale della Repubblica di Messina Guido Lo Forte e dagli alunni del progetto legalità, unitamente alla redazione del Koinè, con il Dott. Fazio, Presidente della Corte D’Appello del Tribunale di Messina ed i Dott. Arena e Nastasi. Nel primo caso si è trattato non di una conferenza ex cathedra ma di un con- Politically Κοινη′ (s)correct fronto aperto e dinamico che ha visto la partecipazione diretta e sentita degli alunni, i quali hanno aperto i lavori con una presentazione in power point che ha ripercorso sinteticamente, fra suoni ed immagini, la storia del fenomeno-mafia nel secondo dopo-guerra. A questa hanno fatto seguito le domande dei ragazzi, alle quali il Dott. Lo Forte ha risposto con interventi chiari ed appassionati, fondendo magistralmente una lineare dissertazione teorica con esempi pratici, direttamente tratti dal suo impegno quotidiano nella lotta alla mafia. All’ insegna dello stesso tenore anche il secondo incontro; qui dopo una brevissima introduzione del dott. Fazio ed i ringraziamenti del dirigente scolastico del nostro liceo, prof. Antonino Grasso (era la prima volta a Messina che una rappresentanza scolastica entrava nel palazzo di giustizia cittadino), i dott. Arena e Nastasi hanno affrontato con piglio deciso e giovane, per nulla irrigidito da vieti schematismi o scostanti ritrosie, i temi caldi della giustizia: tempi dei processi, rapporti magistratura 5 politica, separazione delle carriere, certezza della pena. Numerosi gli interventi dei ragazzi che non hanno mancato di cogliere con spirito critico e vivida curiositas la dinamica dissertazione dei due magistrati. Non c’è che dire: davvero un bel modo per vivere attivamente il concetto di legalità svincolandolo dall’astratta e fredda teorizzazione dei libri di testo. Lillo De Domenico III A L’ignoranza è forza Perché la politica vuole renderci incoscienti I dati dell’ultima tornata elettorale non lasciano spazio a dubbi: gli italiani sono sempre più distanti dalla politica. Un italiano su tre ha preferito infatti astenersi, e la percentuale di votanti è scesa di circa 8 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni (dal 72% al 64%). Tuttavia, di fronte ad un risultato evidentemente parziale poiché mutilo di una parte consistente dell’elettorato, gli esponenti dei vari partiti hanno preferito cercare le ragioni di vittorie e sconfitte all’interno degli schieramenti stessi, ricreando quel muro tra eletti ed elettori che sembra abbattuto in ogni campagna elettorale e che poi si ricrea per i cinque anni di governo successivi. Di fronte a dei rappresentanti che preferiscono azzuffarsi, tocca a noi comuni cittadini senza escort e mazzette interrogarci sul perché di tanto distacco tra paese reale e politica. E la motivazione che viene subito in mente è che gli italiani non sentono più la politica come parte integrante della loro vita sociale: nessuno crede più in niente, qualunque cosa venga decisa non ci interessa, le elezioni diventano una seccatura alla quale andare per fare un favore all’amico politico di turno, o semplicemente per mettere una croce ed un nome su una scheda senza coscienza di quello che si va a fare. A fronte di un 36% di astenuti non ci può infatti consolare il restante 64%, fatto di elettori inconsapevoli e manipolati. In Francia il tasso di astensionismo ha toccato il 50%, tuttavia la presenza di un elettorato forte e consapevole ha dato una grande valenza alle elezioni, determinando la sconfitta del presidente Sarkozy. La differenza tra i due paesi sta nella capacità della stampa di creare un’opinione pubblica cosciente dei fatti ed in grado di esprimere un parere elettorale netto e motivato. Ma in un’Italia che si trova al 49° posto per libertà di stampa (più indietro in classifica, ad esempio, di Mali, Suriname e Namibia) quali sono le possibilità d’azione per fare un’informazione di qualità? A giudicare dalla recente censura ai talk show in campagna elettorale, veramente poche. Eliminare quei programmi che, seppur discutibili, aiutano la gente a rapportarsi con la realtà politica rappresenta l’ennesimo tentativo, purtroppo riuscito, di annientare le coscienze critiche del paese: chiudere “Annozero”, “Ballarò”, “Report” ha rappresentato un secondo “editto bulgaro” molto più grave del precedente, con evidenti ripercussioni sul voto. Sembra purtroppo che il governo preferisca attuare una politica basata su “L’ignoranza è forza” (“1984”, G.Orwell): lo conferma la recente scelta del Ministero dell’Istruzione di escludere la Resistenza dai programmi scolastici di storia, o ancora una campagna elettorale basata su toni forti ed aggressivi piuttosto che su idee serie capaci di far riflettere la gente. Già, a nessuno serve la nostra capacità critica, qualunque riflessione è inutile, fuori luogo, superflua rispetto al concetto calatoci dall’alto come verità assoluta. Dalle prove parallele ai test d’ingresso, dai sondaggi alle elezioni, basta saper mettere una sintetica crocetta per esprimere il proprio parere. E’ infatti più facile comandare un popolo di ignoranti che un popolo di gente cosciente, e l’Italia di oggi si avvia verso questa strada. Possiamo noi, cittadini comuni, permettere ad altri di agire come se non avessimo voce in capitolo? Ma soprattutto, siamo ancora in grado di opporci o la nostra abilità critica è tanto ridotta che, senza rendercene conto, siamo caduti in una situazione simile a 1984 o Fahrenheit 451, in cui l’annientamento dell’opinione rappresenta il passaggio da popolo a gregge? Roberto Saglimbeni I E Κοινη′ 6 Κοινη′ Politically (s)correct I perché della legalità Imparare a rispettare l’altro è il primo passo per un mondo più giusto P rima di scrivere bisognerebbe conoscere appieno, sapere cogliere le diverse sfumature, padroneggiare l'argomento di cui si parla. Scrivere di legalità è però qualcosa che sfugge a questi concetti generali: chi può infatti stabilire con certezza cosa sia la legalità? Il significato della parola, così come è riportato sul dizionario, non è esaustivo: “Conformità alle prescrizioni della legge” è assai riduttivo per un concetto talmente ampio ed importante come quello di legalità, del quale si può dire con certezza che non si tratta di un comportamento automatico, come ci è invece presentato dalla definizione soprastante. La conformità alle leggi è un comportamento codificato, che può essere circoscritto anche solo al semplice attenersi a delle norme senza comprenderne il senso, che può rappresentare uno strumento di massificazione delle opinioni. Il rispetto delle leggi deve invece passare sempre attraverso una coscienza critica di quello che si sta o meno violando, poiché una legge non è un fatto assoluto o immutabile e ciò che era legale 10,100,1000 anni fa non è detto che lo sia oggi. Se pensiamo alla legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente, ci sembra una cosa barbara ed incivile, tuttavia non potremmo mai dire che sia stata illegale dato che, al suo tempo, era codificata come legge fondamentale in diverse civiltà, a partire dai civilissimi Babilonesi e dal codice di Hammurabi. E, passando attraverso secoli di leggi e legislature, arriviamo alla nostra, moderna Italia che, sfornando decreti, rende il nostro codice penale un variegato puzzle in continuo mutamento. Le leggi vanno dunque valutate in relazione al periodo storico in cui sono emanate ed applicate, e non rappresentano un fattore assoluto che garantisca Giustizia o Legalità. Parlare di legalità vuol dire dunque staccarsi da un codice ben definito di norme e ragionare in termini di rapporto con l'altro: se la libertà altrui inizia dove finisce la mia, la legalità è quel legame che ci permette di interagire nel rispetto reciproco delle nostre differenze, delle nostre opinioni. E' attraverso semplici esempi di questo tipo che si può comprendere come la legalità debba essere parte integrante della nostra vita, elemento dal quale è impossibile prescindere, una sorta di coscienza di ciò che è giusto fare e di ciò che non lo è che deriva dall'istruzione e dall'esperienza. I casi peggiori di degrado avvengono là dove l'assenza di una cultura e di un'istruzione alla legalità ha ge- nerato situazioni in cui la libertà altrui è un fattore trascurabile, in cui l'egoismo individuale prevarica il benessere comune. E non per questo l'assenza di legalità è legata per forza a situazioni di degrado sociale: nell'accezione che abbiamo scelto, la legalità, intesa come morale che regola i rapporti umani, è assente in egual misura ad ogni gradino della scala sociale. Manca di legalità il cittadino che non raccoglie i bisogni del suo cane, così come il professionista che non svolge bene il suo lavoro o il politico che non adempie le sue funzioni, poiché tutti e tre, nei loro campi, hanno peccato di noncuranza, indolenza, disinteresse nei confronti dei diritti altrui ad una città pulita, ad un lavoro svolto bene, ad una degna rappresentanza. Ed è soprattutto tra noi, giovani di oggi, che un crescente disinteresse nei confronti del mondo circostante è causa di un minore ri- spetto verso l'altro; e dato che ci si forma rapportandosi all'alterità altrui, disconoscere il diverso è un motivo di mancata crescita anche per noi. Perché, si badi bene, si può fingere di vivere in una bolla, in cui ciò che è legale è deciso da se stessi, ma nel rapportarsi con gli altri non si può imporre solo la propria volontà: la mediazione tra ciò che si vuole e ciò che si deve è data dalla legalità stessa, che diviene uno strumento potente che una società sempre più globale e multietnica ha per costituirsi ed autoregolamentarsi. All'interno della scuola, specie negli anni fondamentali del liceo, le nuove generazioni dovrebbero avere la possibilità di creare una loro "coscienza legale"; ma spesso è proprio quest'ambiente che, diventando, da luogo d'apprendimento, mero fornitore di nozioni teoriche, è il nucleo di una futura illegalità: la bravata in cortile, l'insulto gratuito o l'emarginazione del compagno, anche solo lasciare un'aula sporca e disordinata sono esempi banali che un giorno potrebbero degenerare in comportamenti incivili e di scarso rispetto dell'altro. Spetta alla scuola recuperare un ruolo primario nell'educazione degli studenti come cittadini, dedicando del tempo ad una lezione alla quale non si pensa mai ma che è la più utile di tutte: vivere, o meglio, convivere, in una società. E' facile valutare l'alunno dandogli un voto in questa o quella materia, più difficile è invece valutarne il grado di maturità, di legalità. Ma il lassismo che vige nella società non è un valido motivo per omologarsi alla massa. Imparare a rispettare è il primo passo per un mondo più giusto: a noi il compito di fare il nostro percorso sulla via della legalità; perché. se ognuno facesse il suo, probabilmente ci arriveremmo senza neanche accorgercene. Roberto Saglimbeni I E Politically Κοινη′ Κοινη′ (s)correct 7 La pedofilia nella chiesa E fu così che anche i preti conobbero il “peccato” della carne D ei recenti e passati episodi di pedofilia in ambito ecclesiastico ho provato solamente un malsano senso di disgusto e ribrezzo, che mi hanno fatto pensare a come l’uomo, per quanto parli di buona condotta e rispetto per le persone altrui, soprattutto in campo religioso, non impari mai dai propri errori. Tuttavia, l’essere moralista talvolta potrebbe tediare gli ascoltatori, ma l’astenersi dal formulare un qualsiasi giudizio critico nei confronti di simile ipocrisia e distruzione della psiche umana sarebbe alquanto impossibile; dunque non fatecene una colpa, diceva il buon vecchio Puck, in qualche modo rimedieremo. Ledere una persona con lo stupro è una cosa che da molti è definita disumana, da altri immorale, da altri ancora inaccettabile; ma rovinare per sempre un bambino con lo stupro è una colpa che non si toglie facilmente con le confessioni in chiesa. È questa un’uccisione psichica quotidiana del bambino: egli si trova incapace di definire il suo stato di perenne inquietudine, tanto che una piacevole carezza potrebbe essere rifiutata con paura e timore di essere violentati; si ritrarrebbe con dispiacere e comincerebbe a gemere per gli incubi che potrebbe aver subito in qualche buio scantinato o prima della funzione domenicale, per vedere in seguito il precettore, il moralista, il prete declamare un’orazione ai fedeli ammonendoli di amare il prossimo e di non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi; e intanto guardare il fanciullo in un angolo distogliere lo sguardo da quel vile ciarlatano, e non corrugare il proprio viso nemmeno di fronte alla colpa delle proprie scelleratezze. Ritengo che la fede sia un dono, non tutti la trovano e non tutti ne hanno bisogno; alcuni credono nell’Amore, altri negli uomini, altri nella speranza, altri in Dio; Dio si sarebbe fatto uomo, avrebbe predicato e avrebbe impartito le dottrine d’amore e di fratellanza al genere umano. Gli uomini hanno fatto propri questi insegnamenti e per duemila anni la storia del cristianesimo ancora va avanti. Credo che gli ideali del cristianesimo siano fra i più belli e utopistici della storia dell’umanità, molto simili agli ideali del comunismo, in realtà: entrambi si prefiggono l’uguaglianza di tutte le perso- ne, senza alcuna distinzione, e questa è una buona causa che portiamo avanti da molti anni, ma che nell’effettività delle azioni compiute non abbiamo mai realizzato. Troppi interessi vagano per le nostre menti: un medico vorrebbe avere lo stesso stipendio di un operaio di fabbrica? Ai contemporanei l’ovvia sentenza: certo che no. Un buon salario fa comodo a tutti e nessuno vorrebbe trovarsi sul lastrico o elemosinare un po’ di soldi. Ma ecco che subentra in me una strana sensazione: un misto fra odio, rabbia, stizza, dolore, e la domanda: come si permette un uomo di violentare un altro uomo? Chi gli concede simili atti osceni? Egli stesso se lo permette, in quel frangente di follia, in quell’attimo in cui si perde la coscienza d’essere animali razionali, ogni barriera viene abbattuta e si è fuori dalla grazia divina: e così si perde la fiducia negli uomini che pensavamo non ci avrebbero mai tradito con il loro membro virile. È dunque giusto dare la colpa al Papa? Sono convinto che è sempre meglio trovare un corretto giudizio, dopotutto nel mezzo giace la virtù: da una parte ritengo che la colpa ricada direttamente su chi ha commesso questi atti e continua con l’indifferenza dell’intero mondo a perpetrarli, dall’altra colui che incarna la chiesa umana visibile dovrebbe impegnarsi a indagare più a fondo su simili azioni, che spesso vengono taciute dalla chiesa stessa per non generare scandalo. Quindi non si ammette di essere imperfetti: pur di proteggere lo splendore e la fastosità del Vaticano, che rappresenta per molti il vero faro della cristianità e soppianta ciò che dovrebbe davvero indurre la fede negli uomini, ovvero la fede stessa, si annienta la persona violentata con l’indifferenza generale di persone intente a guardare un pontefice da una finestra, piuttosto che aiutare il prossimo come il Dio cristiano ammonisce di fare benevolmente. Molti atei sono stati accusati a sproposito di essere materialisti e insensibili perché non credenti in Dio: sono invece convinto che il Papa è il primo ad essere materialista, dal momento che vive in uno degli edifici più sfarzosi e lussuosi del mondo, e, talvolta, insensibile ai problemi del mondo cristiano, come gli episodi di pedofilia; certo, nella storia gli atei hanno commesso pure i loro errori, e non sono da giustificare per questo: basti pensare alle dittature comuniste, che, per quanto credessero di essere la migliore politica (come sovente o sempre accade a tutte), non riuscirono nel proprio intento. Ma il loro impegno fu comunque di stabilire uguaglianza, cosa che è stata tentata, spesso o quasi sempre con insuccesso. Mentre nel Cristianesimo se si commette un torto a una persona subito a confessarsi, confidando nel perdono ed in una discutibile giustizia ultraterrena. Ma la vita non è un dono inestimabile? Ma la vita non è sacra, così sacra che qualsiasi torto alla vita stessa indurrebbe una punizione divina? Basta un secondo per essere totalmente dominati da un istinto animalesco, proprio come questi preti. Con queste mie parole non voglio incolpare i cristiani d’essere stati i responsabili di simili gesti efferati, ma voglio rivolgere loro una parola: riflettete di essere soggetti alla volubilità dell’essere umano, una semplice preghiera di fronte alla statua di qualche Madonna non servirà ad ottenere il Paradiso, ma a rendervi semplicemente delle persone egoiste che aspirano a un precario benessere, e non alla felicità. Che rabbia se penso a quei bambini: una vita che non ritornerà mai più. Meditate che questo è stato. Antonio Zaccone II F 8 Κοινη′ Κοινη′ Politically (s)correct Le persecuzioni non sono finite Rischiamo che l’assurdo diventi “pensiero comune” C i deridono, ci diffamano, bestem- dogmi della religione cristiana ma, esmiano il nostro Dio, ci perseguitano. sendo gestita da esseri umani, proprio Già, ci perseguitano ancora, dopo due- come volle Gesù, è ovvio che abbia dei mila anni di storia, di progresso, di evo- problemi interni. Purtroppo, se vogliamo luzione. Dopo duemila anni ancora non parlare della pedofilia dei suddetti preti, dobbiamo sentirci liberi di esprimere ciò le accuse ci sono, e anche gravi, solo che siamo e di credere fermamente in che il fatto che fa scalpore è che siano qualcosa, perché ormai è una moda ve- proprio dei "preti", degli uomini "senza nir contrastati. Tutta quemacchia" in poche parole, sta premessa per esprimecoloro che hanno compiuto re alla fin fine un solo conquesti atti vergognosi. Se cetto: mi rendo conto, con l'avesse fatto qualche altro il passare dei giorni, di personaggio del mondo, la quanto la società sia disenotizia sarebbe apparsa ducata alla religione, pernei telegiornali e, poi, ché non faccio altro che scomparsa velocemente sentire offese al Papa, alla come al solito, ma siccome cristianità, a me stessa, sono dei personaggi di poiché faccio parte della Chiesa ad averlo fatto, l'efcomunità credente. Ogni ferato atto fa scalpore. Ma giorno mi trovo a contatto il fatto di appartenere a con gente che non ha il questo movimento eccle→ Papa Benedetto XVI minimo rispetto per il Dio in siastico non deve farci dicui credo, e che non ha voglia di stare a menticare che sono esseri umani come sentire le “stupide” dottrine degli altri; tutti gli altri, e che come gli altri devono mi trovo a contatto con gente che rima- pagare (e che evidentemente la loro non ne chiusa nella propria ignoranza, nella fu vera vocazione). Se poi dobbiamo propria volgarità, ma a loro sta bene parlare della ricchezza della Chiesa, così. Di certo non sono la prima né l'ulti- della sfarzosità degli ambienti, e di tutti i ma che, una sera primaverile, butta giù possedimenti ecclesiastici, è veramente qualche riga per formare un articolo, ma assurdo pensare che vendendo ciò che più che articolo uno sfogo contro tutto appartiene al Vaticano si possano risolquello che sente quotidianamente; ma di vere problemi quali la fame del mondo, certo, avendo questa occasione, scrivo. come hanno azzardato dire. Infatti ad Scrivo sul vero problema di tutto: la esso appartengono monumenti e opere Chiesa. Questa istituzione è scomoda. E' d'arte del valore storico oggettivamente scomodo un Papa che, a detta di alcuni, inestimabile perciò, anche questa è solo vivrebbe nel lusso e farebbe solo i suoi una falsa accusa da additare alla Chiecomodi; un Papa che si imporrebbe sulla sa. Per quanto riguarda le questioni polipolitica e sulle leggi, e che, quando i tiche, oh sì, la Chiesa prende spesso servitori di Dio, ovvero i preti, sono ac- delle posizioni ben precise, ma credo cusati, li difenderebbe a spada tratta. che sarebbe strano se non lo facesse! Mi Però, la Chiesa, a mio modesto parere, spiego meglio, se sull'argomento dell'anon è che una messa in pratica di tutti i borto, ad esempio, la Chiesa si ponesse a favore, andrebbe contro il messaggio cristiano di Gesù, che inneggiava alla vita e a questo diritto innegabile, anche perché non si può accettare che siano degli uomini, e non Dio, a decidere per la morte di un essere vivente (perché un feto vive!); e inoltre, chi si mette in condizioni di una probabile fecondazione, bisogna anche che si prenda le proprie responsabilità, e qualora non volesse il nascituro, c'è pur sempre l'adozione disponibile. Ebbene, alla luce di tutto ciò, spiegato cosa per me sia la Chiesa, provate ad entrare per un attimo nella mia mente, e provate ad immaginare la mia reazione all'affermazione: "Non mi va di credere, non mi va di pensare che ci sia qualcosa che mi comanda, non mi va di stare al servizio di un'istituzione". Bene, a questo punto ognuno di noi dovrebbe rifiutare, oltre il Papa, anche il presidente della Repubblica, o del Consiglio, ma non mi dilungo ancora. La fede cristiana, a mio parere, prescinde dal comportamento squallido e scorretto di alcuni membri della Chiesa, anche perché questi sono una minoranza, dato che, per esperienza personale, ci sono molti sacerdoti che seguono la propria strada con impegno, vocazione e con la voglia di coinvolgere nella cristianità soprattutto quei giovani che oggi, di religione, non vogliono saperne niente. Se tu credi, in conclusione, credi e basta, non ti preoccupi se nel Vaticano ci sono i decori d'oro, non ti fai influenzare dalla politica, se credi, credi. E se, invece, il fatto che ci sia un'istituzione, un qualcosa più grande e più “potente” di noi, porta a distaccarti dalla fede e dalla religione, allora puoi continuare a perseguitarci, ma fammi il favore, prima, di informarti. Sophia Sorrenti I F La crudeltà dell’uomo L a superiorità che l'uomo ha acquisito sulle altre specie è sempre conseguenza -o almeno così ci diconodell'intelligenza. Invece io dico che l'uomo si impone sulle altre creature perché crudele. L'uomo per motivi economici fa guerre e uccide bambini innocenti, senza alcuna pietà perché pensa che quello che fa sia giustificato dal fatto che sia per una buona ragione, perché noi uomini siamo bravi a parlare, perché per noi c'è sempre una buona ragione per uccidere. Siamo fantastici nel trovare giustificazioni, ma meno bravi a trovare ragioni logi- che per i gesti che compiamo. Certo, non tutti gli esseri umani uccidono, ma non esiste essere umano che compia sempre del bene, in questo mondo ogni uomo fa del male: santi, criminali, "brave persone", tutti fanno del male. Basta pensare che il 99% dei ragazzi maschi appena litiga, o semplicemente si secca con un suo amico, dice "Ora gli spacco la faccia". E’ un pensiero: spesso non succede niente dopo che si pensa, però, già il fatto che si pensa è grave. I pensieri così vengono bloccati dalla razionalità non dall'essere buoni. Cosa vuol dire essere buoni in un mon- do dove tutti siamo cattivi ? Essere buoni vuol dire solo essere meno cattivi, non potremmo mai definirci buoni, siamo tutti colpevoli, abbiamo tutti fatto soffrire qualcuno, siamo tutti figli di un mondo crudele che fa guerre e che uccide poveri bambini. A soli pochi chilometri da noi ci sono conflitti, come quello del Congo, che devastano intere popolazioni, ma i nostri tg non ne parlano mai, preferiscono parlare dei regali preferiti a San Valentino dalle donne. Alla fine a chi interessa che in Congo o in qualche altro posto lontano da noi accadono cose terribili? Alla fine già i Κοινη′ Κοινη′ AgriAgri-cultura latini dicevano "Mors tua vita mea". Che bel destino quello di noi uomini, fare del male e soffrire, perché soffrire? Perché ogni volta che si compie qualcosa di sbagliato, che si pensa qualcosa di crudele, è una ferita per tutti gli esseri umani perché ogni volta che si fa qualcosa di crudele non si è giusti e quando non c’è giustizia, c’è guerra. Non c’è nulla da fare purtroppo, è così che va avanti questo mondo. E’ difficile cambiarlo, spesso è più semplice scappare via lontano dagli uomini e dalle persone. Oppure si può 9 provare a resistere, si può provare a sognare, e a sperare. Finché esisteranno sognatori e gente che spera il mondo non finirà. Federica Fusco IV E Haute couture “la moda passa, lo stile resta.” [cit. Coco Chanel] Q uesto articolo ha lo scopo di confutare quel diffuso sentimento (infondato) di astio nei confronti delle persone che hanno molta cura di se stesse e del proprio guardaroba. Disegnare vestiti, e fare attenzione a come vestirsi, è una cosa molto superficiale, verissimo. E chi potrebbe negarlo? Ha forse uno scopo sociale? Ha forse mai salvato qualcuno un vestito? Impiegare delle ore davanti all’armadio, comprare montagne di vestiti nuovi, disperarsi davanti alla scomparsa del proprio numero di un paio di scarpe, è davvero inutile, è vero. Eppure, chi di voi oserebbe accusare Caravaggio di aver perso del tempo? Utilizzare dei pennelli per stendere su dei fogli del colore e creare forme è del tutto inutile. Per citare Wilde: “Possiamo perdonare un uomo di aver fatto una cosa utile se non l’ammira. L’unica scusa per aver fatto una cosa inutile è ammirarla intensamente. Tutta l’arte è affatto inutile.” Sì, signori, sto osando dire che gli stilisti sono artisti. Che disegnare abiti è arte. E che una donna vestita impeccabilmente, è un’opera d’arte. Si potrebbe obiettare che, mentre l’arte è intramontabile perché espressione dell’infinito, i vestiti con gli anni non piacciono più. Beh, io rispondo che la sensibilità di un uomo moderno è più facile che venga suggestionata da un’opera di Andy Warhol che da una di Botticelli. Certo però, non si permetterebbe mai di dire che “La Venere” è brutta. La verità è che i gusti, nella pittura come nella scultura, cambiano col susseguirsi delle epoche, col succedersi di movimenti artistici: al Rinascimento è succeduto il Barocco, e poi il Neoclassicismo. Nella moda è lo stesso, solo che cambia più velocemente. Questo non significa che al giorno d’oggi qualcuno si possa permettere di criticare un abito di Valentino degli anni ’80 solo perché fuori moda. Ma sto semplificando la questione: spesso gli stilisti disegnano cose orribili. Spesso sono troppo vistose, troppo trasparenti, troppo volgari. Ma ognuna di esse ha il suo significato. Non tutti i capi tendo- no all’eleganza, alcuni vogliono solo significare qualcosa: che sia trasgressione, che sia allegria, che sia esuberanza. E così si cade negli eccessi. Ma per capirlo, bisogna ammettere che vestire non è solo apparire, vestire è esprimersi, dire chi siamo, l’abito ri- specchia il carattere e l’umore. Non credo che indosserò mai uno dei vestiti che ho visto in passerella (né che lo faccia nessuno), è che quei vestiti sono stati creati per essere un pezzo di storia, non per essere indossati. Sono stati creati per dare la possibilità all’artista di dire al mondo “io non ho paura di fare dei buchi in una maglietta!” e per permettere ad altri di copiarlo o ispirarsi a lui (rendendo accortamente il tutto meno vistoso) e per far entrare la moda nelle nostre case. Ma la moda è altro rispetto all’eleganza. La moda è un vezzo: si può essere alla moda senza essere eleganti. Ovviamente parlo dell’haute couture, non delle ragazzine che indossano Pinko e Air max e si sentono alla moda. La moda è un gioco, è come il calcio: diventa mania, ma è solo un gioco. Cambiano i giocatori, gli allenatori e gli arbitri ma le regole sono sempre quelle: mai farsi portare fuori dal proprio stile, mai dimenticare che è l’armonia che deve regnare. L’eleganza consiste nel saper distinguere quando è il momento di indossare un vestito sgargiante o uno sobrio, nel saper capire qual è l’età in cui ci si può permettere di indossare un rossetto rosso o un tailleur, nel capire quando una gonna corta è sexy e quando è volgare. Si dovrebbe sempre fare uno sforzo in questo senso, cercare di capire che cosa è adeguato e cosa non lo è. “La bellezza è adeguatezza” dice Muriel Barbery, ed è vero. E bisognerebbe sempre cercare di essere eleganti, che si indossi un jeans o un abito da sera, bisogna sempre cercare di trovare l’armonia nei vestiti. Avere la chiave dell’eleganza significa capire le economie interne ai colori, alle decorazioni. L’eleganza significa non cedere a regole fasulle: un blu può stare bene con un nero, come può essere il peggiore abbinamento mai esistito; il cuoio NON sta su tutto; non è che se hai la Louis Vuitton puoi permetterti di portarla anche se sei in tuta. L’eleganza è, inoltre, saper scegliere i vestiti adatti a sé: una ragazza bassa spesso non può permettersi di mettere un vestito corto, in tante dovrebbero evitare i pantaloni a vita bassa e le magliette corte. Si dovrebbe riconoscere l’importanza del vestirsi bene solo solo per il puro piacere estetico che comporta. Vestirsi bene è un pezzetto di vivere in mezzo alla bellezza, di incarnarla ogni giorno, di uscire e sapere che chi ti guarda è partecipe del tuo piccolo varco nella bellezza universale. Una donna elegante è un pezzo di paradiso, e vi prego, non confondete l’eleganza con lo snobismo perché credetemi, la donna elegante non coincide con la donna snob, essa resta semplicemente intoccata dalla volgarità che le sta intorno. In conclusione, non spero che quest’articolo vi faccia staccare il ritratto della Gioconda nella vostra camera per sostituirlo con quello di Audrey Hepburn in tubino nero, guanti e diadema, spero solo che da adesso in poi, la mattina, penserete che, in potenza, siete un pezzetto di bellezza, e che smetterete di criticare chi esce da casa sperando di esserlo. Silvia Sturlese II F 22 Κοινη′ 10 Κοινη′ AgriAgri-cultura Fenomeno Lady GaGa La pazza storia della italo-americana Stefani Joanne Angelina Germanotta E ccentrica, sgargiante, lugubre, imprevedibile. E’ per ora il fenomeno della musica, regina delle classifiche italiane, europee e statunitensi. Chi non balbettava la scorsa estate “mama-mama-maaa.. po-po-po-poker face po-po..poker face”? E chi, poi, non ha cantato fino alla nausea con gli amici o s otto la d occia “P A P A PAPARAZZI” ? Stefani Joanne Angelina Germanotta, in arte Lady GaGa, è l’artista del momento. Che sia amata, che sia odiata, che sia invidiata, che sia criticata, che sia venerata… non importa. L’importante è che si parli di lei, anche attraverso le critiche più pesanti. Spesso, infatti, non viene considerata una vera cantante, ma piuttosto un’egocentrica che vuole fare scandalo cantando d’amori tutt’altro che platonici, di soldi e di fama. Ma dietro quei vestiti esagerati, dietro le sue parrucche e le sue melodie orecchiabili si nasconde una valida artista. Nata nell’86 da genitori palermitani, a 4 anni comincia a prendere lezioni di pianoforte e scrive la sua prima ballata per piano a soli 13 anni, una vera “enfant prodige”. A 17 anni ottiene l’ammissione anticipata alla “Tisch School of the Arts” e pochi anni dopo, spinta dal suo spirito di intraprendenza e dalla voglia di essere totalmente indipendente, lascia la famiglia lavorando come cameriera e spogliarellista. A quei tempi Stefani non era come ora la conosciamo. Il fisico, oggi asciutto, era più morbido e il seno pieno dell’artista era spesso oggetto di battutine da parte di amici e professori di teatro. I capelli, oggi color platino, erano neri. Pur vivendo bene con le proprie forme, Stefani Joanne comprende l’ingiustizia del mondo dello spettacolo, ricostruisce la propria immagine e si dà un nome d’arte: Lady GaGa (omaggio a Freddie Mercury e alla sua “ Radio Ga Ga”). E pian piano si fa largo tra la folla, venendo assunta come cantautrice per artisti del calibro di Fergie, Pussycat Dolls, Britney Spears e New Kids on the Block. Ma è grazie alla collaborazione con Akon che può farsi davvero strada lavorando al suo album di debutto, “The Fame”, contenente 16 trac- ce che vanno dallo stile R’n’B di l’artista inscena la propria morte. Una “Starstruck”, alla tanto ballata “Poker situazione degna della “cena TrimalFace”, alla lenta e struggente “Brown chionis”, in cui Lady GaGa si fa impiceyes”. Il primo singolo estratto è “Just care lasciando il pubblico nel panico. Dance”, che fa schizzare Lady GaGa ai Con “Bad Romance”, primo singolo del primi posti delle classifiche europee, suo secondo album “The Monster”, seguito dal secondo singolo a scopo ipnotizza e incanta milioni di persone. promozionale “Beautiful, dirty, rich”. In Ed è con l’ultimo video, uscito lo scorItalia Lady GaGa so 12 Marzo, del bra“spacca” (come direbno “Telephone” che be un assiduo frequenarriva una nuova vatatore del “Gilez”) gralanga di polemiche. Il zie a “Poker Face”, video è la continuaziocanzone dal sound che ne di “Paparazzi”: la ricorda un po’ Madoncantante finisce in un na, artista a cui penitenziario femmini(insieme a Michael le, dove regna il cattiJackson ed i Queen) la vo gusto, il kitsch e la giovane Lady si ispira. violenza. Ad attenderE per chi credeva che la fuori dal carcere, Lady GaGa sarebbe una prorompente e stato solo un tormentosexy Beyoncè che ne estivo, nelle radio d iv iene com p lice suona per tutto dell’ex detenuta in un l’autunno “Paparazzi”, omicidio di massa in singolo che in Italia è un fast-food. Arma del → La cantante Lady GaGa uscito al posto di delitto di nuovo un “Love Game”. veleno. Le due cantan“Paparazzi” accresce la fama della ti si dileguano inseguite dalla polizia. I cantante, ma le fa guadagnare anche simboli dell’America contemporanea ci molte critiche, soprattutto in Inghilter- sono tutti, eppure tutti ribaltati ed esara. Il video integrale infatti, di ben 7 sperati con evidenti richiami a Madonminuti e 43 secondi, a base di contenuti n a , P r i n c e e T a r a n t i n o , c o n sessuali e violenti, vede come protago- l’onnipresenza parodistica di prodotti nista la stessa cantante, che, oltre ad commerciali (le lattine di Coca-Cola essere vittima dei pressanti Paparazzi, vengono usate come bigodini) e con viene spinta giù dal terrazzino della un’immagine della donna degradante, propria villa dal fidanzato, non real- violenta e scurrile. Possibile che Lady mente innamorato di lei, ma piuttosto GaGa sia solo scandalo, parrucche e innamorato dei suoi soldi. Lady GaGa, abiti firmati Dolce&Gabbana, Armani, sopravvissuta, finisce sulla sedie a Prada? Ebbene… NO! Lady GaGa lotta rotelle e prepara la propria vendetta: anche per i diritti degli omosessuali e uccide l’ex con un cocktail velenoso ha definito la marcia del 12 ottobre per poi tornare all’apice del successo. 2009 per i diritti dei gay “il primo moIn fine viene rinchiusa in carcere. Il mento importante della mia carriera”. video inquietante e a tratti scandaloso Una giovane piena di sorprese, che è un’esasperazione dei lati negativi sconvolge con la sua trasgressione, dell’essere celebrità ed in esso la rivi- figlia di tempi malati in cui ciò che realsta “Rolling Stones” ha visto un omag- mente conta è l’apparire, una ragazza gio al film di Hitchcock “La donna che piena di talento in cui il genio e la follia visse due volte”. Al concerto di capo- si mescolano, perdono i contorni e didanno a Miami, Lady GaGa torna a stu- ventano una cosa sola. Questa è Lady pire i propri fans. Durante l’esibizione, GaGa. infatti, precisamente durante “Lady” Laura Kohnke IIIB l’esecuzione della hit “Paparazzi”, Κοινη′ Κοινη′ 11 AgriAgri-cultura Pensieri e poesie: la forza della parola “Per voi la parola è... esplosione, che distrugge il vostro silenzio! Perciò custodite la parola, non sprecatela! Siate duri, siate chiari! Ogni parola è un pericolo! Poiché la parola è un'arma!”. (Friedrich Wolf, da “L'arte è un'arma”) T rovare un altro modo di interpretare la realtà ha sempre interessato l’uomo: cercare di percorrere vie mai battute, sentieri nuovi per giungere alla fine ad una nuova e propria visione del mondo. In questa ricerca, ruolo essenziale svolge la parola, il mezzo più nobile con cui l’uomo riesce a comunicare agli altri i suoi sentimenti, affidare loro i suoi stati d’animo, proponendo una sua percezione di ciò che lo circonda. Sulla forza del linguaggio e sulle sue infinite vie, a lungo si è dibattuto nell’antichità giungendo con i sofisti alla conclusione che «la parola può rendere forte un discorso debole e debole un discorso forte», può cioè essere indirizzata affinché taluno sia messo in buona o in cattiva luce. A proposito di questo, il sofista Gorgia di Lentini, sostenendo che sono le emozioni a spingere gli uomini ad agire anche contro le leggi e le convenzioni sociali, dice che proprio queste emozioni sono suscitate dal “potere incantatore” della parola. «Il lògos» scrive nell’ “Encomio di Elena”- «è quel gran dominatore (µέγας δυνάστης) che, con corpo piccolissimo ed invisibile, sa compiere cose straordinarie; riesce infatti a calmar la paura, a eliminare il dolore, a suscitare la gioia, ad aumentar la pietà». Intrinseca alla parola, espressione più alta, «superba prima arte», come la definisce Kant, è di certo la poesia. Il filosofo tedesco la considera inoltre «il mezzo più idoneo per risvegliare l’Eterno, la bellezza, la grazia che vivono ed aspettano di venire alla luce». Infatti, così come un blocco di marmo posto davanti ad uno scultore è già vivo ancor prima di essere scolpito, perché il suo futuro è nella mente dell’artista stesso, anche un panorama, bello già di per sé, aspetta solo qualcuno che ne canti la sua bellezza, risvegliando in esso quell’esplosione di colori o quel particolare che lo ha reso pie- no di grazia. In tale modo, il blocco di marmo diverrà senz’altro una statua e quel panorama una poesia. Può accadere invece, come fa presente Giambattista Vico che una cosa che appare “insensata” trovi «un senso e una passione» attraverso «il più sublime lavoro di poesia». Infatti, ciò che sembrerebbe incomprensibile o irragionevole può risultare chiaro e pieno di pàthos se si esalta anche quel minimo particolare più razionale così da rendere sensata tutta la poesia. Anche oggi, ciascuno si sforza di trovare significati che possano apparire sempre sensati. Infatti ogni oggetto se costruito intorno ad un “sublime lavoro di poesia” riesce a produrre un’accezione positiva, un attrazione magnetica ed una grande passione. Di tutt’altro avviso è l’italiano Umberto Saba che rifiuta in poesia ogni sorta di artificio. A suo dire, l’uomo deve rappresentare solo la propria visione del mondo. Per lui, poesia “onesta” è appunto quella che rifiuta ogni parola che non corrisponda a questa sua percezione. «Al contrario è poesia disonesta quella che finge passioni che non ha», quella caricata di eccessiva pomposità che per la vanagloria commette «peccati contro lo spirito» per il solo e “meschino” fine di giungere ad una «strofa più appariscente» e ad un «verso più clamoroso». E’ opportuno, in realtà, limitarsi a ciò che, se pur in maniera modesta, ispira il genio creativo dell’artista. Quest’ultimo quando scrive, forse inconsciamente, è immerso, come dice Varrone nel “De Lingua Latina”, dentro il “Santuario delle origini del nostro linguaggio risalenti al tempo del re”. Su questa linea, Elio Vittorini trova lo scrivere una «fede in una magia» che permette all’uomo di arrivare là dove già aveva provato a giungere inutilmente la ragione. In questo prodigioso incanto perfino un avverbio può «recuperare il segreto che si è sottratto ad ogni indagine», ovvero ridare alla parole quel senso primitivo ormai perso. Claudio Staiti II A Le bambole D a piccolo guardavo lo scaffale pieno di bambole di porcellana. Mi alzavo in piena notte e fissavo quegli occhi vuoti, quelle pupille di vetro, quegli sguardi gelidi. Non riuscivo a stare quieto. Ma mi piaceva quella sensazione, guardare quegli occhi privi di vita. Era un po’ come fissare un cadavere. Tanti cadaveri uno accanto all’altro. Montagne di cadaveri. Ogni tanto una di loro mi parlava. Io non rispondevo. Stavo semplicemente là, fermo, ad ascoltare. La sua voce era agghiacciante. Stridula. Non osavo interromperla. Non aprivo bocca, neanche quando mi faceva qualche domanda. Nel buio della casa, inginocchiato sul pavimento gelido, rimanevo con gli occhi sbarrati a fissare la bambola che parlava. Dopodiché mi alzavo e tornavo a letto. Il sonno non arrivava subito. Un brivido correva lungo la schiena. Cercavo in tutti i modi di dimenticare quello che la bambola mi aveva rivelato. Ma le sue parole non volevano lasciarmi. E io, tormentato, non dormivo. Occhi spalancati nel buio. Due lune nella notte. Giacomo Maria Arrigo III C Κοινη′ 10 Κοινη′ 12 Intervista a Tiziano Scarpa “Signora madre, è notte fonda…” Intervista all’autore di “Stabat Mater” Tiziano Scarpa “S ignora Madre è notte fonda, mi sono alzata e lei il suonare è un’abitudine come le altre, fondata però sulla menzosono venuta qui a scrivervi”. Questo l’inizio di gna. Infatti le ragazze dell’Ospitale suonano nascoste dalle grate della Stabat Mater, titolo subito riconducibile alla litur- Chiesa così che il volto di Cecilia e delle altre passi inosservato. Tra gia cattolica ed alla musica; è infatti una preghie- tutti coloro che abitano l’Ospitale, l’unico uomo che Cecilia può osra di Jacopone da Todi che ricorda la passione di servare da vicino è Don Giulio, l’anziano prete che Cristo e la sofferenza di Maria, canto celebre per la educa le fanciulle e compone musica per loro. Ma bellezza dei versi e per il fatto che veniva recitato “Don Giulio scrive musica da una vita, non ha più durante il rito della via Crucis. Il termine Mater è idee, non ha più ispirazione” e “Basta dare scelto per anticipare forse al lettore il tema di fonun’occhiata agli spartiti per capire che Don Giulio do del racconto. Cecilia è una ragazza di sedici anni non ne può più. Scrive per inerzia”. A sostituire che vive, da quando alla nascita è stata abbandoDon Giulio viene un giovane maestro di musica, nata, presso l’Ospitale della Pietà a Venezia. Il suo Don Antonio che porta una ventata d’aria nuova, pensiero è costantemente rivolto verso sua madre, risvegliando in Cecilia nuove emozioni. Scarpa imi cui contorni cerca sempre di immaginare qualsiasi magina, al contrario di come accadde veramente, sia la sua occupazione. “Ogni parola che scrivo è che proprio presso l’Ospitale, Don Antonio, che soltanto un altro modo per dire il vostro nome, il altri non è se non Antonio Vivaldi, componga e nome che non conosco. Anche se scrivo cielo, terfaccia suonare alle orfane le sue “Quattro Stagiora, musica, dolore, io sto scrivendo sempre e solni”. Ma il desiderio di Cecilia è un altro e giunge a tanto mamma”. La ragazza soffre d’insonnia ed è di piena maturazione solo alla fine del libro, nelle notte che l’angoscia l’attanaglia e si rifugia in cima ultime pagine, cogliendo di sorpresa il lettore: ad una scala, in un luogo segreto dove approfitta “Voglio sentire il suono delle cose senza suonarle” della solitudine e del silenzio per scrivere a quella - dice Cecilia- “Voglio uscire di qui e fare rumore, madre sconosciuta, interrogandosi sulle ragioni che soltanto rumore”. Avendo questa sensazione, lei → Stabat Mater, premio strega 2009 possano averla indotta ad abbandonarla. Il malessente la necessità di andare oltre quegli sguarci di sere che Cecilia vive è trasportato anche nelle descrizioni che fa realtà osservati in rare occasioni. “Signora Madre, questa è l’ultima dell’orfanotrofio, delle sue compagne, delle suore e dei sacerdoti. La volta che vi scrivo, sono fuggita dall’Ospitale”. ragazza manifesta un profondo legame, inoltre, con la morte e con la Abbiamo avuto il piacere di incontrare, in occasione dell’ ”Incontro musica. La “signora dalla testa dai serpenti neri”, che ricorda la mitocon l’autore”, Tiziano Scarpa che si è gentilmente intrattenuto con logica Medusa, è Maddalena, una vicina di letto che diventa noi, rispondendo alle nostre domande. l’interlocutore immaginario in cui Cecilia cerca sostegno. Nemmeno (a cura di Claudio Staiti II A) la musica sa renderla serena: sa suonare benissimo il violino ma per • Stabat Mater è un’unica grande ininterrotta confessione a quella “Signora Madre” i cui contorni Cecilia cerca invano di immaginare. La narrazione però, più che un dialogo, si presta ad essere interpretata come un monologo in cui la protagonista ci narra la storia di quella che è solo una delle tante ragazze dell’Ospitale, ma forse la più speciale. Come mai ha scelto questa tecnica narrativa? Volevo entrare dentro il suo stato d’animo, quindi mi interessava capire come ci si sente ad essere gli ultimi, anche in senso evangelico. Questa ragazza di 15 anni è veramente una degli ultimi della società perché oltre ad essere priva di tutto è anche una donna, cosa che all’epoca era uno svantaggio ancora maggiore. Quindi dal suo punto di vista sono riuscito a capire come, in questa situazione angosciosa e priva di libertà, possa arrivare qualcosa di luminoso che dia una svolta alla sua vita. Questa svolta la dà l’arte, la musica, un maestro, una persona che ti sconvolge in come se tutti gli uomini e le donne che una proposta radicalmente diversa da sono vissuti e che vivono attualmente ci tutto quello che hai intorno. dicessero: “Ti do questa cosa bellissima. E’ • L’impressione della musica che il suo il meglio che ti posso dare. Te lo dono.” E libro ci lascia è quella di una forza di- questa non è una cosa solo da studiare, ma rompente che scorre nelle vene. Dice ti può possedere, far fare delle scelte. La Cecilia: “In un ora io sono stata musi- musica, in particolare ti possiede interacalmente grandine, musicalmente afa, mente. E’ l’unica arte, per esempio, che ti musicalmente gelo, musicalmente te- fa ballare; non si balla davanti un quadro pore, musicalmente piedi intirizziti, o ad un film. Che significa ballare? Dire ad musicalmente pioggia leggera”. Da un’arte: “Sono tutto tuo”, cioè non mi limidove ha preso la convinzione che la to a capirti con l’intelletto, con le emoziomusica sia una potenza che stravolge, qualcosa che può essere suonata se- ni, ma ti impersono. Quindi credo che la musica si presti bene a rappresentare gretamente nel nostro animo? qualcosa che ti cambia, ti piglia tutto. Ho preso questa convinzione, sensazione, dalla mia esperienza della musica e • Chi o che cosa è riuscito ad ispirarla dell’arte in generale. Alla fine, tutto quello per un personaggio così complesso come Cecilia? E’ stato difficile immedeche noi chiamiamo cultura e che studiamo simarsi in questa protagonista per uno a scuola non è nient’altro che il meglio come lei che ha avuto, come fa presendell’umanità che ci hanno dato e ci danno te lei stesso nelle note a fine libro, sin persino i morti. Sia nella letteratura, nella da piccolo l’amore ed il calore di una pittura, nella scultura o nella poesia è famiglia? Κοινη′ Κοινη′ 13 Intervista a Tiziano Scarpa Dite bene, “omologazione”. Ma non è un vero e proprio conformismo. Quella è un’istituzione ben intenzionata, “totalitaria” senza volerlo… Ma per organizzare la vita di queste ragazze, all’epoca era necessario privarle della libertà; l’alternativa era quella di buttarle povere nella strada. E’ la tipica situazione tragica dove spesso c’è una colpa fatta da un’innocente. L’esempio più ricorrente è quello di Edipo. Questi → Tiziano Scarpa posa con una copia di Koinè Koinè mica lo sapeva di aver ucciso suo Beh, fa parte dell’immaginazione, della padre o di aver sposato sua madre. Non lo fantasia di chi scrive storie mettersi nei fa colpevolmente, eppure commette una panni degli altri, anche delle persone che colpa ma lo fa da innocente. non ci assomigliano per niente. Ci sono Nell’orfanotrofio c’è una situazione analoautori e autrici che hanno immaginato di ga perché c’è una privazione della libertà essere degli assassini ferocissimi, pur es- ma non è fatto per cattiveria o per sadisendo persone per bene, miti. Per capire smo. E’ un’organizzazione inevitabile che come dovessero sentirsi le ragazze però crea sofferenza ed angoscia. Ciò che dell’Ospitale, in particolare, ho ascoltato a noi sembra normale come avere una con molta intensità la musica di Vivaldi. storia, sapere da dove veniamo, di che Vivaldi ha lavorato per 35 anni in questo classe sociale siamo, che cosa ha contriorfanotrofio, oltre a fare un sacco di altre buito a farci quello che siamo, non lo è per cose, perché era un prete un po’ speciale, e Cecilia, o per chiunque viva in un orfanoascoltava e frequentava queste ragazze trofio la cui situazione è quella di chi non per insegnare e comporre per loro. Allora ha una storia. Non solo i vestiti che ha non mi sono chiesto se avesse pure fatto atten- sono suoi, il tempo che ha non è suo, cioè zione al loro stato d’animo e, scrivendo non può decidere che fare durante la giorper loro questa musica anche se si tratta- nata, il nome che ha non è suo, ma è va di musica sacra, se quindi dietro le pre- d’ufficio, in più non sa da dove viene. ghiere che le ragazze cantavano, lui ci • Il suo libro, pur essendo attraversato avesse messo dentro anche il loro stato da vibranti e duri esempi e costruito su d’animo. Quindi quando ascolto i concerti toni abbastanza forti che vanno dal e le esecuzioni di oggi, forse sto ascoltando triste al violento sino a sfiorare il macacome si sentivano e come le ragazze bro, non lascia alla fine l’amaro in bocdell’Ospitale si autorappresentavano, con ca. Troviamo, nelle ultime pagine, la la loro ambizione, il loro sconforto, la loro convinzione che la vita, pur con le sue tristezza, il loro desiderio di una vita midifficoltà, con le sue sofferenze, le sue gliore. Quindi così mi sono immedesimato: angosce, sia pur sempre vita; cioè paascoltando molto Vivaldi e le voci femmiradossalmente ciò che sembrerebbe nili che la sua musica contiene. una spersonalizzazione della vita poi • Come reputa il contesto, anche mol- diventa un inno alla vita stessa nei suoi to attuale, di “omologazione” qual è molteplici aspetti. E’ d’accordo con l’Ospitale? questa analisi? Quale può essere lo spiraglio di luce per chi, scoraggiato ai nostri giorni, non crede nel futuro? Io credo nel trauma. Non solo nel positivo, nel sorriso, nella luce. Il bello sta anche nel trauma, nel negativo, non perché io sia masochista, ma il forte significato dell’esistenza lo si trova attraverso il trauma, attraverso la difficoltà, il conflitto, l’angoscia, l’abbandono. Questa, credo sia la profondità della vita. Lo spiraglio di luce però può essere, senz’altro, l’incontro con una persona che ci dà il meglio di sé. Come succede nell’incontro di Cecilia con Vivaldi. Questi non le da solo sorrisi, carezze, coccole, consolazioni, ma le fornisce anche dei traumi. E’ un maestro non consolatorio ma un maestro che la prende sul serio, la tratta da adulta ponendola davanti a delle scelte molto difficili da fare. • Nel ringraziarla, le poniamo ancora un’ultima domanda: in un’intervista lei ha dichiarato che tutte le idee per i suoi romanzi sono conservate da tempo e aspettano solo il momento per essere elaborate. Quali sono i fattori che la spingono finalmente a rigettare le parole sulla carta? Di idee, come tutti del resto, ne ho tante ogni giorno. Ma sarebbe stupido dedicare a tutte un romanzo. Io inizio a scrivere quando mi accorgo che quest’idea ce l’ho da un bel po’. Una specie di selezione darwiniana: io ho questa giungla interiore dove ci sono le idee che si combattono a vicenda e quella che sopravvive, la più forte, quella che mi emoziona, è quella che scelgo. Perché è come se mi dovessi, non dico sposare ma fidanzare per due, tre anni con un’idea, quindi ci penso bene a scegliere quella giusta. intervista a cura di Claudio Staiti II A Antonio Crisafulli II F Solo amandoci Q uesta vita ci conduce lontano. ché quel silenzio mi ucciderà. Nella Una neve pesante rallenta il cam- notte mi soffoca come in una scatola vuota, intrappolata...Ma la mino, la mamma dice di mamma dice che c'è fredcoprirsi, copriti, dice che do, dice di coprirmi… Fatefa freddo!! Ma quando mi mi bruciare, arde questa chiede se ho freddo? Quanvita IN FRETTA, VIZIOSA, do mi si chiede se la mia HA BISOGNO DI SFOGARpelle brucia, elettrica e SI, DI LANCIARSI DA UN pura o se muore piano, PONTE ED URLARE AL fuoco flebile in una notte di MONDO LA SUA GIOIA, LA abbandono? Girovaga, io SUA RABBIA...LA SUA NOho un'amica, ma ci odiamo. IA...COSA SARA' di quest'eGirovaga, girovaga, ascolta una volta il silenzio, ti → “Ragazza davanti allo tà? Bevo alcool per dimagrire e fumo droga per non sussurra, ti indirizza, ma io specchio”, Picasso morire, anche lei è mia aminon voglio ascoltare per- ca...però è diversa. Lei e l'altra si odiano. Qui ci odiamo tutte, io, lei e l'altra. Ma la neve continua a scendere, a fiotti, violenta, adesso insanguina le mani, gelata, si schianta contro l'asfalto. Scrackkkkkkkkk!! Ma voglio bruciare!! e allora lasciatemi, lasciami correre neve violenta, bianca come la FACCIA della morte. SENZA CATENE adesso corro, libera, fluttuanti capelli insudiciano le spalle, la pelle che brucia, è una danza di vita, Io, lei e l'altra ci siamo RIPRESE NOI STESSE e giochiamo insieme, di nuovo, come un tempo...Solo amandoci, adesso MI AMO. Claudia Santonocito II F Κοινη′ 14 Κοινη′ Angolo della poesia Angolo della poesia E che fanno gli italiani? Centro destra... Berlusconi Lega nord ... polentoni! e su via Bossi disse il complotto dei terroni! Ma dice Maria Stella Tagliamo, tagliamo... la soluzione è senz'altro quella Il telegiornale delle venti... bambina accoltellata anziana derubata bandito fuggito il pedofilo pervertito... C'è anche chi brucia la bandiera e qualcun che insegue una chimera... Italia unita? eh, la vedo dura Lontano da qui Voglio camminare,correre e volare. Sì,volare via. Troppo vuoto intorno a me. Troppo è il silenzio, troppa è l'indifferenza. Dispiega le tue ali, anima mia. Solo lì avrai la pace. Laura Cardile III E sia oggi che in passato gli italian han solo lottato Siam pronti alla morte! disse qualcun ma questa non è la sorte di un'Italia che si desta per i conflitti sinistra-destra Un fascista e un comunista Su, scegliam un buon regista No agli immigrati! ma poveri digraziati! La statuetta sul presidente ragazza stuprata ma che delinquente! E che fanno gli italiani? Shh, ci son i mondiali! Bianco e nero Mi disprezzi, perché mi hai adorata. Mi denigri, perché mi hai elogiata. Mi allontani, perché mi hai voluta con te. Mi odi, perché mi hai amata. Maria Chiara Pollicino I F Laura Cardile III E Origine insensata ma fine simmetrica Origine di una simmetria di parole insensate, Sono nell'origine di una simmetria di pensieri. Tutto ciò che è attorno a me è ordinatamente complicato, la gente guarda al di fuori e pensa che è tutto giusto, io da dentro penso che sia tutto sbagliato, che non esiste simmetria, il caos mi sta uccidendo, con il suo vortice inghiottendo. Cerco l'origine di un sentimento, della pace, di qualcosa per cui valga la pena. Cerco una simmetria, un ordine nel caos che mi inghiottisce senza pietà. La gente guarda da fuori e ammira una perfezione inesistente e imprecisa, la gente non toglie la maschera. Il turbine del caos intanto mi avvolge. Non so niente, ma so che trovo la fine e non l'origine. Federica Fusco IV E Κοινη′ Κοινη′ 15 Angolo della poesia Solo polvere “Insieme” Vattene pensiero! Perché vuoi colpirmi? Mi entri dentro, mi invadi, mi trascini nel turbinio travolgente del tuo furore. Non mi lasci via d'uscita. Allontanati ricordo! Perché vuoi ferirmi? Appari all'improvviso, ti porti dietro tutti gli odori, i colori e i sapori di un tempo che non esiste più Non mi lasci consolazione. Sparisci ossessione! Perché vuoi annientarmi? Piombi inaspettata, colma d'amore e di odio. Mi torturi e mi struggi l'animo ferito. Non mi lasci sollievo. Addio, angelo mio! Del mio cuore non resta che polvere. Laura Cardile III E Muti, come due soggetti sordi alle parole, con l'anima nuda, senza veli, come alberi d'inverno, senza foglie. Ci parliamo da lontano con gesti ingenui, amorevoli. Ci guardiamo intensamente perchè solo gli occhi riflettono il mio oceano di libertà e la tua foresta di prigionia. Cercando il bene nel male, un rumore dentro questo lago di lacrime, scappiamo dalla realtà, sperando nel torpore di questa fantasia : io e tu, tu ed io diversi ma simili. Io, trascinata da quest'anima nera, tu, che ti ritrovo nascosto tra le foglie della paura, tra l'oscurità dei boschi. E lascia che ti conduca verso il mare di felicità. Il sole e la luna s'alternano nel cielo, nel cuore, nell'anima; una goccia di tristezza ci bagna ancora, trasportata via da quel meraviglioso arcobaleno di serenità. Io e tu, tu ed io. Il bianco e il nero. Uniti. Il bene e il male. Insieme. Oriana Crea II A Noi che d'un sogno viviamo.... Mentre i miei occhi stanchi si chiudono ormai sazi di luce, ecco il tuo sguardo che mi desta, con quegli occhi d'un languido nocciola che sbattono intimiditi dalla brezza. Mi domandai in quei momenti quanto desio in te vi fosse, a tratti recondito e così profondo che in alcun modo io possa carpirlo. Invece tu, con quel tenue sorriso, riesci a pervadermi e arrivi dove mai nessun bocciolo è arrivato, bello come te, dolce e mai voi sapete quanto. E in terre lontane, ove i nostri sogni distrattamente s'uniscono, i nostri gesti così piccoli esplodono in giocosi abbracci e amorosi baci ch'io mai son riuscito a discutere, poiché è tale la distanza con una realtà che è causa continua di dolore. E adesso, siamo sempre qui a guardarci, incuranti del tempo che passa, ma i nostri occhi cantano un sogno che è un vivo specchio di felicità. Valerio Calabrò I D Κοινη′ 12 Κοινη′ 16 Angolo della poesia Alla Madonna Assunta Nel I millennio della Chiesa a Lei dedicata in Faro Superiore Nobile Madre di Dio Donna vestita di sole Stella sul cielo di Faro Madonna Assunta, Per il glorioso evento del tempio a Te sacrato nell’anno millenario Ti supplichiamo: Madre pietosa salvaci e difendici dal male, dall’ombra fosca e orribile che ci assale. Il dialogo da Te nel tempo tra Cielo e Terra avviato dura tutt’ora, o Madre d’ogni bellezza. Del perdono dei peccati Quanta dolcezza e coraggio puoi ottenerci il Sigillo ai nostri cuori infondono dallo Spirito Santo, Tu i Tuoi luminosi occhi Sua bella Sposa. che volgi a noi. O immagine benedetta Avvolti della Tua Luce che porti il Sorriso di Dio ci rivestiamo di Cristo questa speranza nuova e abbiamo la Porta aperta sul mondo accendi. di Dio Padre. In questa Chiesa di Faro Sue membra siamo tutti, dove la terra produce Sua gloria i secoli, turgidi grappoli d’uva Luce del Nuovo Splendore e spighe d’oro, questi Tuoi figli. chi, meglio di Te, o Donna, Il passo lento e solenne farci gustare potrebbe di quest’anno di Giubilo del Cielo il Pane Vivo: resta scolpito in eterno l’Eucarestia? per Te, Maria. Don Filippo Lucianetti Faro Superiore - 25 Marzo 2010 Κοινη′ Κοινη′ 17 Recensioni Recensioni Tempi moderni Charlie Chaplin e il dramma del “sogno borghese” "T empi Moderni" è un film di Charlie Chaplin del 1936, l'ultimo in cui compare il personaggio di Charlot. Il film, quasi del tutto muto, non è mai noioso, ma ha sempre un ritmo incalzante, accompagnato da una colonna sonora ora energica ora dolce a seconda della scena. La mimica è tuttavia l'elemento predominante del film. Appare ovvio affermare che ove manchi la parola subentri la gestualità. E Chaplin è un maestro in quest'arte. Egli infatti sa muovere la sua creatura con una perizia e allo stesso tempo naturalezza che nessun altro nella storia del cinema mondiale, ha più saputo eguagliare. Protagonista del film, come già detto, è Charlot, l'ometto dalla caricaturale comicità che trascorre la sua giornata in fabbrica lavorando come operaio e che dopo una cura clinica dovuta ad un ripetitività del lavoro di fabbrica che esaurimento nervoso, ne massifica l'identità e gli fa perdere anche l'ulconosciuta una fanciulla tima stilla di umanità, in detta "GAMIN" di cui si una continua lotta sileninnamorerà, inizierà fiziosa tra bene e male, nalmente con la stessa a costruire il suo sogno di desideri e delusioni. felicità. Oltre alla superCharlot, ci lascia, tuttavilativa interpretazione di a, un indimenticabile Chaplin nonché della sua testamento spirituale compagna nel film e nelnell'ultimo minuto della pellicola con un mesla vita reale Paulette saggio chiaro e dalla Goddard, "Tempi Modertenerezza disarmante: ni" contiene anche affronta sempre la vita un'importante riflessione con il sorriso e come sulla drammaticità della vita dell'uomo moderno. Perennemen- avrebbe detto Edith Piaf " vois la vie te in tensione verso il raggiungimento en rose". della felicità ovvero la realizzazione del sogno borghese, l'uomo si trova Claudia Santonocito II F intralciato lungo il suo cammino dalla Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo di una bella vacanza Un bellissimo invito a non disperarsi anche quando sembra tutto buio Q uesto libro, di cui non vi ripeto più il titolo per farvi subito passare la voglia di leggere quello che scrivo, è la storia autobiografica di Patrick Henry Hughes (anche lui come il libro ha un nome molto breve), un ragazzo che è affetto da più di una di quelle malattie devastanti, è nato senza gli occhi, ha delle malformazioni e, per completare questo macabro quadro, non può nemmeno allungare braccia e gambe. Il motivo per cui Henry (io lo chiamo così) ha scritto questo libro è che adesso riesce a fare una vita abbastanza agevole, riuscendo ad infischiarsene di tutti i suoi problemi, pensate che fa parte di una Marching Band (ovvero una banda che suona alle partite di football con delle coreografie che esegue basate su schemi di marcia), studia spagnolo e tiene concerti un po’ ovunque. Abbiamo sentito tutti storie di ragazzi affetti da malattie, che sono riusciti a supe- rare le loro difficoltà, fisiche o mentali. Ma ciò che mi ha colpito di più è stato il modo positivo con cui Henry porta avanti la sua vita; di certo non si sente escluso, e anzi, grazie ai suoi handicap si riesce a concentrare su alcune cose che noi mettiamo in secondo piano perché abbiamo divertimenti che non hanno sempre lo scopo di migliorarci. La sua è una storia fatta di sofferenze, ma anche di gioie: sofferenze nei momenti in cui per dover arrivare in cucina doveva strisciare per terra tenendo in una mano la carrozzina, solo per fare colazione; gioie quando ha ricevuto una casa nuova, con una stanza che sembra un miniappartamento, con cucina bagno e pianoforte ed una piscina costruita apposta per lui. Ma ciò che ti colpisce a fondo in questo libro è l’incredibile determinazione dei suoi genitori che problema dopo problema, sono riusciti a tener duro. Dalla ricerca di un dot- tore capace di mettere degli occhi finti a Henry, alle molteplici operazioni, a quando loro figlio sembrava in coma per un anestesia fatta male, a quando non riusciva nemmeno a camminare per le assi di ferro che gli sono state applicate per raddrizzare la colonna vertebrale. Sinceramente quella che mi è riuscita a sconvolgere rigo per rigo, man mano che leggevo, è stata la descrizione della giornata del padre di Henry: alle 6.00 del mattino quando si alza, alle 9.00 è con suo figlio all’università, e, anche se si riposa, nel pomeriggio per più di due ore deve trasportare suo figlio (circa 90 chili) per tutto il campo durante gli allenamenti di Henry, Quando torna a casa si riposa per mezz’ ora, e poi va a lavorare, e torna alle tre di notte. Se pensate che questa è una storia strappalacrime non è vero, anzi se ha un significato è quello di non disperarsi mai, quindi non criticate questo libro, e non leggetelo con riluttanza (come, lo devo ammettere, stavo facendo io) perché è veramente un esperienza di confronto da fare. Gabriele Ientile IV C 20 Κοινη′ 18 Κοινη′ Messana nobile Siciliae caput Maurolico nel pantheon neogreco Nella conferenza tenuta dal prof. Daniele Macris, il giallo avvincente sulle origini di Francesco Maurolico O gni mattina la caotica frenesia mismo in cui rischiamo di piombare delle attività quotidiane induce quotidianamente, in cui incappiamo tutti noi Mauroliciani a recarci frettolo- quando, come detto all’inizio, passiasi e svogliati nelle rispettive classi, la mo davanti al busto di Maurolico sentesta al caldo delle coperte, lo spirito za “aristotelica curiositas”, con passiproteso ad affrontare la faticosa gior- va assuefazione, immersi nel grigiume nata. Ci avviamo sonnolenti e mogi della noia. Oltre ai dati biografici noti (la nascita a Messina il per i corridoi, piegati sotto il “peso ai più della cultura” (e non nell’accezione 16/09/1494, la morte, sempre nella metaforica!), scambiamo i soliti sorrisi città dello Stretto, il 22/07/1575, la di circostanza ai conoscenti incontrati straordinaria poliedricità tipicamente rinascimentale che lo per caso e, senza rese matematico, guardarci troppo cartografo, geografo, intorno, raggiunstorico, poeta, ecc., giamo la nostra l’appartenenza meta. Sempre allo all’ordine benedettistesso modo, senno dopo l’ordinazione za alcuna varianel 1521), scopriamo, zione. Capita così così, che Maurolico che le nostre viene inserito dallo gambe si muovastudioso greco Vassino quasi macchilis Margaris nel novenalmente e che, ro delle 45 personaliprestando poca tà più illustri del monattenzione, transido neogreco. Ma vi è tiamo di fronte al di più; la famiglia dei busto del nostro Maurolico è divenuta “auctor”, lui semprotagonista anche pre lì, gli occhi di di un romanzo storiporfido rosso fissi co, appunto Οι nell’eternità, befΜαυρόλυκοι, scritto fardi spettatori Μαυρόλυκοι del continuo fluire → Francesco Maurolico, 1494anni ’40 1494-1575 n e g l i di volti di anno in dall’autore greco Aanno, mai uguali, eppure inevitabil- thanasios Petsalis Diomidis (nipote del mente conformatisi gli uni agli altri. E primo ministro greco tra il ’49 ed il ’50 così la familiarità di quelle fattezze ha Alexandros Diomidis ed autore anche fatto dimenticare a molti di noi chi re- de “I nostri ragazzi” e “Gli anni della almente sia stato Francesco Mauroli- schiavitù”). Una prova ulteriore che la co, quale ruolo abbia rivestito nella figura del nostro “patrono laico” non Messina del ‘500, perché il nostro Re- può non essere considerata nella sua gio liceo, tra i tanti primati, possa van- storicità e nella sua naturale appartetare anche quello di essere l’unico nenza alla cultura e civiltà bizantina. istituto italiano intitolato ad una perso- Da qui, però, si apre l’ intrigante giallo nalità del mondo neogreco. Interro- in merito alle origini del Maurolico. garsi sulla figura di Francesco Mauro- Benché si tratti di un romanzo storico lico è stato dunque l’obiettivo prefis- e dunque di una narrazione che ben si sato dalla conferenza tenuta nella bi- guarda dal pretendere di possedere blioteca del nostro liceo dal prof. Da- criteri di scientificità, ci pare opportuniele Macris il 20/02/2010. Interrogar- no partire dal testo del Petsalis. I 14 si, appunto. Da ciò non una prolusione capitoli del romanzo si dipanano tra ex cathedra ma un‘appassionata ri- Grecia, Sicilia ed Austria ed in particerca sulle origini dello scienziato colare è Marco Maurolico a raccontamessinese, dettata non da mera erudi- re la storia della famiglia, emblema, zione pedantesca, non da puro gusto per l’autore, di una popolazione che aneddotico, ma dalla comprensione prende coscienza di sé. I Maurolico che solo il cercare e porsi domande, deriverebbero da Eraclea sul Ponto e come ricorda Karl Jasper, costituisce si sarebbero trasferiti a Bisanzio intorun antidoto alla mediocrità del confor- no al 1300 per poi fuggire precipitosa- mente a Messina nel 1532 in seguito alla conquista turca del Peloponneso. Un ramo si sarebbe successivamente spostato a Vienna dove avrebbe tradotto in tedesco il nome Maurolico (lupo nero) divenuto, così, Schwartzwolf mentre un altro sarebbe tornato a Bisanzio diventando Fanariota. In ogni caso è provato che il grande patriota ellenico Rigas “il Mazzini greco” abbia avuto una Maurolico come antenata e che il cognome sia presente in greco pur se con sensibili variazioni fonetiche. Ovviamente nel racconto del Petsalis a non tornare sono le coordinate temporali visto che i Maurolico giungerebbero in città ben 38 anni dopo la nascita di Francesco che è certamente collocata nel 1494. O la famiglia dello scienziato si è stabilita da Bisanzio in data precedente, è abbastanza verosimile ipotizzare tra il XIV ed il XV secolo, anni di considerevole emigrazione greca, o Maurolico sarebbe sì greco, bizantino, ma dalla grecità sicula. A suffragio di questa tesi (avanzata dal prof. Moscheo), certo non poco ardita, l’ipotesi che il Maurolico si chiamasse in realtà Maurolì e che avesse aggiunto il suffisso –co per gioco poetico (così da poter, appunto, definirsi lupo nero: mauros=nero; lukos=lupo). In tal caso la terra natia di Francesco, o almeno la patria dei suoi antenati, potrebbe porsi a Corfù dove effettivamente è diffuso il cognome Mavroidìs, presente, però, pressoché in tutta la Grecia, oppure a Zacinto. Insomma il mistero resta fitto, ma il grande interesse, non solo locale, verso la figura del dotto messinese è un’ulteriore dimostrazione del peso che la personalità di Maurolico ha esercitato. A lui il merito di avere fornito alla flotta cristiana le carte nautiche per la vittoriosa battaglia di Lepanto contro i Turchi, a lui l’avere descritto il clima di corruzione e decadenza spirituale di Roma ben 25 anni prima di Lutero, a lui, come dice il Loria, l’essere stato il precursore della teoria delle curve caustiche, a lui lo sviluppo del metodo di induzione matematica, a lui l’intitolazione di uno dei crateri più vasti sulla Luna e, se lo consentite, di uno dei Licei più prestigiosi di Italia. Lillo De Domenico III A Κοινη′ Κοινη′ 19 Voci di corridoio L’antiL’anti-angolo del cuttigghio! V i eravate presi di paura eh??? Non trovando il vostro tanto amato angolo del cuttigghio. I corridoi già pullulavano di voci sulla mancata presenza de “l’articolo più letto” nel numero di Aprile, e il timore di un Koinè dominato dalle “condicio sine qua non” di Lillo De Domenico, dai concetti filosofici di Versaci, dalle rubriche a cura di rispettabili professori, era diventata una (ahinoi) realistica prospettiva. E invece no, i vostri paladini sono qui per salvare sia studenti sia la tradizione della cronaca rosa del Maurolico, e siamo tornati per soddisfare la vostra sete di cuttigghiu. E allora diamoci sotto con corna, matrimoni, funerali, relazioni complicate, aperte e fidanzamenti ufficiali; ma soprattutto con le nostre più creative invenzioni! Del resto se Facebook non ci offre degni scoop in qualche modo dovremo pure campare! Ci presentiamo: siamo il vostro nuovo incubo, anche noi fratelli di “Messina Sa”, “Messina To Mamma”..ecco a voi “Messina sa tutti i vostri intrallazzi e li sbatte anche sul Koinè”, a breve non solo su carta stampata ma addirittura nel mondo del web. Bando alle ciance, cominciamo. Mi sembra doveroso in questo anti-angolo dare il via alle danze proprio con quelle coppie che dagli scorsi paparazzi sono state poco considerate, e allora menzioniamo subito il nostro tanto affezionato Massimiliano Zagarella, la reincarnazione del membro dei Beatles John Lennon, da tempo felicemente fidanzato con la bella Francesca Cammarata; la strana coppia composta da Andrea Ceraolo e dalla pantera rosa DeboraH Donato, e come non ricordare Cetto Prinicipato e la sua AnnaMaria De Leo. Ma non sono solo fiori d’ arancio all’interno del nostro Regio Liceo: dobbiamo mestamente parlare della rottura tra Laura D’ Amico ed Enrico Palmeri, quest’ultimo sarebbe fuggito poiché intimorito dall’atteggiamento da Pm d’assalto della suocera. Dicci un po’ Palmi, hai qualche scheletro nell’armadio forse??? Possiamo andare avanti grazie all’amato Faccialibro che ci regala un largo numero di scoops. Spostiamo la nostra attenzione verso la conversione dell’allegra Federica De Marco, cambiata radicalmente dall’amore, niente più storielle da quattro soldi, è una ragazza seria lei; però, detto tra noi, Federica basta con ste frasi d’ amore che “ci intasano puntualmente le bacheche..se non torna non torna..” anzi in questo caso forse manco arriva. A proposito di conversioni, l’istituto sito all’Annunziata delle “Suore del Divino Zelo” è lieto di presentare il suo nuovo “acquisto”: Silvia Longo, la quale ha deciso, dopo aver visto una improvvisa luce abbagliante, di allonta- narsi dal lussurioso mondo delle passioni sfrenate. E restando sul baittissimo social network come non ricordare il fidanzamento finto, o come direbbe il buon De Sica “una burla, una cafonata”, tra Enrica Toscano e Ferdinando Chimenz –ragazzi per favore non fateci perdere tempo con queste volgari prese in giro-. Ma restando in VA, sicuramente avrete anche voi notato le pattuglie spesso appostate davanti al regio liceo e quei tipi in divisa che girano per i corridoi, vi sarete sicuramente chiesti il motivo di tanta sicurezza, ecco a voi la risposta: vista la gelosia del fidanzato, la bella Mariasole Rinciari è costretta ora a camminare sotto scorta, e che scorta!, direttamente dal comune vista la buona parola messa dall’amica Chiara, figlia del primo cittadino. Ma parliamo ora della più bella storia d’amore: la riconciliazione tra Ciccio Leva, l’uomo dello scandalo, sulle prime pagine di tutti i tabloid inglesi in mezzo ai vari Terry e Queen Elizabeth, e la fidanzata Giulia Rinaldi. Il nostro Ciccio elegante, proprio come un Lord, ha riconquistato il cuore della sua amata con gesti degni del miglior Gentleman, complimenti Ciccio *___*. La tua Giulia era stata pure corrotta da alcune amiche indiscrete, ma tu ce l’hai fatta. E ora che abbiamo finito con le notizie da quattro soldi arriviamo ai veri protagonisti e agli affari più bollenti. Scandalo all’interno del direttivo, gli apparentemente impeccabili Lillo De Domenico, Claudio Staiti e Antonio Crisafulli, all’insaputa dei colleghi Dario Carbone e Giacomo Arrigo, sono stati coinvolti in un giro di escort, gestito, UDITE UDITE, proprio dall’ex storico direttore Pippo Principato. Che vergogna!! E poi vi permettete pure di tacciare di avarizia e taccagneria il segretario Cirinà! Ma se le vicende del direttivo non sono riuscite a sconvolgervi state un po’ a sentire i movimenti dei, a detta delle vere cuttigghiare, “detentori del potere” in IIIC. Riassumiamo in breve: il bello e (im)possibile Elia Tornesi è stato folgorato! Nemmeno gli incontri con Pinto avevano portato a tanto, è bastato il bel Giuppittu Pera Lanfranchi, e così ha ricevuto la rivelazione. Proprio così ragazze, avete capi- to bene, il bel Tornesi è passato al variopinto mondo dell’omosessualità. Ma non finisce qui: l’intellettuale Peppe Versaci, incoraggiato dalla ritirata dell’amico, ormai passato all’altra sponda, il quale l’ aveva sempre preceduto nelle vicende amorose è uscito dal guscio: Adesso è lui il vero magnaccio della IIIC: un vero colpo d’occhio vederlo girare per i corridoi circondato da ragazze di ogni stile e di ogni età, con il nasino lucido e il look da sciupafemmine. E restando in tema di stereotipi sfatati parliamo di un altro caso molto interessante. Grazie infatti ai nostri contatti con il Sig. D’ Amico, esponente del corpo di polizia di Messina abbiamo scoperto qualcosa che ha dell’incredibile: caso di droga in IIIH, l’impeccabile puritano Marco Quartuccio è stato coinvolto in un traffico di stupefacenti che prevedeva come tappe la costa venezuelana, lo stretto di Gibilterra e infine proprio Messina; il carico veniva portato dritto a casa Quartuccio, mischiato con i carichi di olio e riso ordinati da Famulari. Sconvolti??? Non ci siamo fermati qui, pare infatti che il nostro caro bidello Sergio Cristaudo abbia qualche scheletro nell’armadio. Rovistando negli archivi abbiamo scoperto che nel lontano ’99 è stato incarcerato (ai tempi non esisteva la Daspo) in quanto schieratosi in prima linea in uno scontro tra ultras durante il derby d’Italia Juve–Inter. Ma non è questo lo scandalo. Nella rissa il caro Sergio le ha prese e le ha date, ma come tifoso dell’INTER!! Nel prossimo numero le foto della questura che raffigurano il suddetto collaboratore scolastico con la maglia di Taribo West. Siamo giunti al momento di lasciarvi ragazzi, è con sommo dispiacere che dichiariamo chiuso il televoto. Stiamo elaborando il risultato. Attendete un attimo. Ecco i risultati: - Il 60% di voi ha creduto alla veridicità di TUTTE le nostre dichiarazioni. Per voi ragazzi c’è bisogno di un corso intensivo di disintossicazione da “stupidaggini e dicerie varie..” (la censura del buon Prof. Ponzio non permette di scrivere altro!) - Il 39% di voi ha creduto alla veridicità di circa la META’ delle nostre dichiarazioni. Per voi c’è bisogno soltanto di evitare di accettare l’amicizia di avatar creati da sfigatone/i che a detta degli “amici”, non hanno una loro vita sessuale. - L’1% di voi non ha creduto per NULLA a ciò che abbiamo scritto in questo articolo. - Bravi ragazzi! Un ultima cosa..questo 1% siamo noi..autori di questo articolo..è inutile prenderci in giro..in questa scuola siete TROPPO CREDULONI! Ahahahahaahahah! Kiss Kiss, Gossip Man..o Woman? 24 Κοινη′ 20 Κοινη′ Voci di corridoio Le finali del torneo di pallavolo premiano III C e V E Grande manifestazione al Palatracuzzi di Messina L unedì 29 Marzo si sono conclusi i tornei di pallavolo della scuola, con le finali del ginnasio e del liceo. Al termine dell’assemblea di istituto ci si è recati in “massa” ad assistere ai due entusiasmanti match al PalaTracuzzi. Il prepartita è stato sapientemente Dopo una breve pausa per consentire agli atleti delle finaliste liceali di riscaldarsi, ha inizio la seconda finale disputata tra III C e I B. La III C comincia forte, arrivando a un distacco massimo di cinque punti ( 7-2). La I B però reagisce da grande squadra e raggiunge l’avversario sul 7 a 7. La squadra capitanata da Peppe Versaci però riesce ad allungare e arriva al primo timeout con un vantaggio di 16 a 8. Il primo set si conclude con un perentorio 25 a 12. L’inizio del secondo set, più coinvolgente, vede la I B inaspettatamente in vantaggio per 11-10, ma giunti al time-out il punteggio vede favorita l’altra squadra per 16 a 14. Come accaduto nel primo animato da “dj” Prestamburgo e dagli set la IIIC stacca gli avversari e conultras delle squadre. Per prima è stata clude il set sul 25-19, vincendo il torgiocata la finale del torneo delle classi neo. ginnasiali che vedeva contrapposte le Formazioni: compagini della VE e della IVG. Primo set combattuto, con le squadre che si IIIC: IIIC Giuseppe Versaci (C), Gerrard fronteggiavano a viso aperto, con bel- Costa, Giulia Pieraccini, Domenica le azioni ed errori difensivi da entram- Stornante, Margherita Minutoli, Dario be le parti, che fanno sbottare Nuccio Carbone, Cristiano Gugliotta, Elia TorBenito Persichina in espressioni del nesi, Giovanni Asmundo, Claudia Catipo: “ma questi dormono” oppure “ storina. ogni tanto prendetela con le mani” . La IB: IB Arianna Currò (C), Federica CurVE comunque sempre in controllo con rò, Chiara Levorato, Annalaura Amun discreto margine fino alla fine mendolia, Salvatore Crisafulli, Simone (vince il set la VE 25-22). Il secondo Aloi, Alessia Nunnari, Andrea set e più avvincente con la IVG semD’Angelo, Nivia Catarsini. pre in svantaggio fino al 23° punto, quando riesce a raggiungere gli av- Arbitro: 1° Mariapaola Gervasi versari. La reazione di orgoglio della 2° Simone Cardullo VE permette loro di portare a casa set e partita. Anche se sconfitte, la IVG e la IB, siamo sicuri che sapranno farsi valere Formazioni: nei prossimi anni, le vincitrici VE e IIIC IVG: IVG Moravio Mancuso (C) Emanuele hanno dimostrato grande carattere e Paleologo, Samir Zanni, Simone Gre- determinazione che ha consentito loro co, Roberto Bellomo, Fabio Bosurgi, di salire sul gradino più alto del podio Alessandro Valenti, Alberto Maimone, nelle rispettive categorie. Al termine Giulia Leandri, Carmen Esposito, Ste- delle finali abbiamo assistito alla prelio Verzera, Alessandra Verzera. miazione delle squadre a cui era presente anche il preside Nino Grasso. VE: VE Paola Romeo (C), Adele SamarelSono stati premiati per la loro collaboli, Benedetto Gazzara, Giuseppe Mairazione anche gli arbitri. sano, Vincenzo Tripodo, Carla D’Andrea, Federico Galletti, Marco Zappia. Alessio Bottari II F Simone Cardullo II F (non tutti presenti durante la partita) Arbitro: 1° Simone Cardullo 2° Mariapaola Gervasi Antonino Pallucca II F → la classe III C → la classe V E → la classe I B → la classe IV G Κοινη′ Κοινη′ 21 Voci di corridoio Il torneo di calcetto femminile: il solito fiasco! Perché lasciarsi sfumare una possibile bella esperienza? C arissimi lettori e lettrici, Oggi vi vorrei parlare di una questione che mi tocca personalmente, ma che probabilmente risulterà sgradevole a tutti voi: perché il torneo di calcetto femminile del nostro amato liceo è sempre un emerito fiasco? E perché invece quello maschile è sempre un successone, con organizzazione impeccabile, giocatori puntuali, efficienza nella registrazione dei risultati e dei vari turni di gioco ed anche articoli su articoli propinatici dal Koinè sulla “Ciccio Mauro’s League”? Questa domanda esistenziale mi era già balenata in mente l’anno scorso quando, essendo entrata, lo ammetto, un po’ in ritardo in squadra, avevo avuto l’onore ed il piacere di giocare una, dicasi una sola partita! Quest’anno, invece, andava tutto a meraviglia: avevamo già giocato tre partite, anche se un po’ distanziate l’una dall’altra, assaporando il gioco di squadra, del sano divertimento e dando, perché no, un po’ di spettacolo. Dopo l’ultima partita …. a dicembre sono passate le vacanze di Natale … e poi è arrivata la settimana bianca a Tarvisio ad interrompere ulteriormente il torneo … e dopo ancora sono passati anche febbraio e marzo … ed eccoci qui ad ammettere l’ennesimo fallimento. Tutto ciò merita quanto meno alcune riflessioni non trascurabili: ragazze, mi rivolgo soprattutto a voi! E’ vero che le donne sono pari agli uomini? Che sono libere di fare quello che vogliono, anche un gioco da “uomini” come il calcetto? Ma allora perché lasciarsi scappare di mano un’occasione per divertirsi, per fare quello che ci piace, per conoscer- ci e per competere tra di noi? Avere un torneo del genere all’interno del liceo mi era sembrata, già quando dopo la terza media mi iscrissi al Maurolico, un’idea brillante, un’occasione da non sciupare, un modo per poter fare il gioco che amo senza andare incontro a mille problemi di spostamenti e senza dover giocare tra i maschi che, ammettiamolo, sono pieni di pregiudizi sulle donne calciatrici. Ricordiamo i soldi sprecati per delle tutine rimaste immacolate per mesi, il tempo impiegato per organizzare le prime partite, gli altri soldi per i campetti … ma perché mandare tutto in fumo? E il colpevole chi è? Ma ovvia- mente nessuno, perché la colpa è dapprima delle squadre poco puntuali che non si presentano alle partite (cosa assolutamente squallida), poi dei vertici organizzativi, dopo di Tizio e Caio che hanno sbagliato tal giorno a fare tal cosa, fino a perdersi completamente nell’eterno viaggio per la ricerca del capro espiatorio. Ve lo dirò francamente, anche se non è bello: la colpa è di tutte noi! Tutte noi ragazze che non siamo state capaci di mettere in piedi un banalissimo torneo, che non abbiamo fatto abbastanza pressione agli organizzatori (chissà poi chi sono queste ignote figure!) e che ci siamo preoccupate più di indossare delle tutine con pantaloncini e numero sulla maglietta abbinati per colore, che dell’effettiva e reale organizzazione del torneo, dimostrando oltre che una certa inettitudine anche poca intelligenza e la solita cura dell’apparire piuttosto che dell’essere. Detto questo esprimo la mia grande amarezza: pensavo che la forza di volontà e la voglia di giocare che ho io fossero condivise da tutte le altre ragazze e che questo torneo fosse un’occasione per dimostrare quello che valiamo anche in settori a noi quasi “vietati”. Infine devo tristemente ammettere che ciò che è successo è un altro caso di totale vittoria dei ragazzi che, tanto criticati e diffamati, intanto sono in grado di organizzare con successo tornei di calcetto, e che è anche un fallimento per la nostra scuola che a v e v a l’occasione di offrire alle ragazze un modo per giocare, dato che la nostra amata città non ha una tradizione di calcetto femminile adeguata e non esistono praticamente squadre se non di adulte, a noi giovani poco accessibili. Spero che questo appello sia utile ai fini di un organizzazione migliore per l’anno prossimo e che le mie parole non siano solo lo sfogo di una ragazza atipica a cui piace un gioco da maschi. E un altro piccolo invito: se avete intenzione di giocare solo due partite, non la fate proprio la squadra, o rischiate di mandare in tilt l’intero sistema già in precario equilibrio che è il “torneo femminile di calcetto del Maurolico”. Silvia Cavalli V F 26 Κοινη′ 22 Κοινη′ Voci di corridoio L’utilità dello studio (Titolo ironico) C ari ragazzi, vi vorremmo parlare di qualcosa di molto interessante …. della scuola! No, fermi! Non chiudete il giornalino e non cominciate a pensare che ormai gli articoli comici non sono più quelli di una volta! Tranquilli, noi siamo dalla vostra parte ed intendevamo solo dire che vogliamo parlarvi della scuola … (aspettate) … nella sua completa, totale, incredibile, assurda, gigantesca, enorme, immensa, deprimente INUTILITA’! Eh sì, avete capito bene! Non sappiamo voi, ma noi non abbiamo mai riscontrato l’utilità di certe discipline scolastiche, o meglio la loro applicazione nella vita di tutti i giorni. Sicuramente vi sarà capitato durante una lezione particolarmente noiosa (per usare un eufemismo) di risvegliarvi dal solito torpore scolastico, durante il quale avevate forse immaginato di temperare la testa di vostra sorella con un bel temperamatite affilato (ad una di noi è successo) oppure avevate pensato con ansia alla fine del mondo, suggestionati da quel cavolo di programma di VaYa ger (è proprio il caso di chiamarlo così). Bene, in quei momenti, spesso per sbaglio, si colgono alcune parole del monologo ispirato del professore, convinto che tutti nella classe lo stiano ascoltando, mentre in realtà annuiscono come beoti (o ateniesi, fate voi!) quando lui volge lo sguardo sui loro visi incantati e assorti in fantasie assurde. Ecco, quando risvegliandovi non sentite vostra madre che vi incita vigorosamente ad alzarvi, ma il prof. pronunciare parole arabe come metonimia, attrazione modale, discriminante, energia cinetica, vettori equipollenti e trasformazione isocora, tanto per dirne qualcuna, contraete il viso dolorosamente mostrando il vostro conflitto interiore nel cercare di capire i suddetti termini, rinunciando a questo scopo solo un minuto dopo. E a questo punto vi chiedete: “Ma a che cavolo serve tutto questo?”. Ha inizio quindi un’altra serie di fantasie che riguardano il vostro futuro. In un primo momento vi illudete pensando alla vostra carriera da astronauta: siete seduti dentro la navicella spaziale KJZ HRS 33H24 Z333 R (facile da ricordare, vero? Non vi preoccupate, in realtà questo è il codice fiscale di Kujizu Hakarasura, un ultraottantenne del Mozambico di nostra invenzione, nonché multimilionario proprietario dell’astronave; se vi chiamate Anna Rossi sicuramente il codice sarà più semplice) e contemplate gli astri calcolando il rapporto di contrasto delle onde luminose di Venere (qui parte la musichetta di Superquark) pensando che esservi laureati in scienze molecolari all’università di Yale sia stata una mossa proprio azzeccata. Dopo passate ad una visione più oggettiva del futuro: siete camerieri in un bar di provincia, vestiti come pinguini con la scritta “BAR-CELLONA” che vi lampeggia sulla fronte (tra il nostro Hujizu e il proprietario di questo locale-topaia non si sa chi abbia più fantasia); vi sentite quasi peggio del clown della McDonald’s, che a proposito, povero cristiano, è costretto a sorridere tutto il giorno di fronte a dei bambini isterici quando magari vorrebbe friggerli insieme alle patatine. State servendo panini, consapevoli degli ingredienti poco genuini che si celano al loro interno, e a questo punto (ricordate che nel frattempo il professore spiega sprecando il fiato), vi ponete una domanda esistenziale: “Ma cosa ho studiato a fare?” o meglio “A cosa servono mai tutti i termini tecnici che il professore ha tentato di inculcarmi?”. Ma ve lo immaginate un cameriere che, ad un signore che chiede cosa ci sia dentro la sfoglia che gli ha appena spiattellato sotto il naso, risponde: “Oh, egregio cliente! Questo quesito mi appare alquanto insolito! Lei non considera il valore scomposto in fattori primi della qui presente sfoglia e, mi perdoni, non dimentichiam il Delta dell’equazione di secondo grado che deriva dal conteggio del prezzo più o meno la mancia. Ma evitiam discussione di tal genere. In fondo io non sono un matematico, ma un impressionista, e di certo la mia formazione si può definire prettamente umanistica. Ma suvvia, dimentichiam gli antichi rancori. Ave atque vale!”. Un semplice “prosciutto!” non bastava? Eh no, per- ché in qualche modo dobbiamo dar sfoggio delle nostre conoscenze acquisite in anni e anni di studio. Se poi vi trovate a leggere un libro di favole a vostra sorella di 4 anni, vi sarà sicuramente utile farle notare l’uso da parte dell’autore di numerosissimi ossimori e antitesi nella favola della Bella addormentata. La povera bimba vi chiederà, sconvolta da tali osservazioni, che cosa facciate a scuola, dato che, non vedendovi per cinque ore, e ritrovandovi poi al vostro ritorno in questo stato deprimente, le si sarà insinuato nella mente qualche sospetto. Avete mai pensato a quanto sia utile la scuola? Infatti con un bel resoconto della morfologia verbale greca e della costruzione dei verba iubendi di latino vostra sorella si addormenterà molto prima di quanto avevate previsto. Facciamo anche un’ipotesi per assurdo (e qui la geometria calza a pennello!) : vi trovate su un’isola deserta, disperati; il vostro aereo si è schiantato al suolo, distruggendosi. Un vostro compagno di sventura passa in rassegna tutti i naufraghi, chiedendo le abilità di ciascuno per costruire un motore nuovo per l’aereo (che, nonostante sia distrutto, si può miracolosamente rimettere in sesto … ribadiamo che è un’ipotesi per assurdo): l’uno risponde di essere laureato in scienze applicate della fisica quantistica (??) e di poter quindi gestire la costruzione del motore, l’altro è un prete e quindi può pregare per voi, un terzo è campione di body-building ed è in grado di sradicare un albero (almeno secondo lui) per ricostruire la cabina e voi …. annunciate a pieni polmoni di conoscere alla perfezione l’aoristo passivo! E a questo punto rischiate di essere soppressi e sbranati sul posto. Riflettendo su quanto detto la matematica risulta forse essere la materia più utile, se non altro quando in classe, esasperati, decidete di nascondere il cellulare nel portacolori e finire quella maledetta partita di Sudoku che avete iniziato due anni fa... mentre quel professore naturalmente sta ancora spiegando. Insomma, “Studere, studere, post mortem quid valere?” … e se lo dicevano anche i latini! Adele Ferrara V F Silvia Cavalli V F Κοινη′ Κοινη′ 23 Voci di corridoio Noi, poveri studenti Sotto stress e sempre a caccia del tanto agognato “voto” S cuola: parola ambigua, noiosa, divertente o interessante, dipende. Dipende dall'ultimo compito in classe, dallo sguardo del professore acido o gentile, dal compagno di banco al quale sei legato o che odi dichiaratamente. Tutto è relativo parlando dell'argomento scuola. C'è chi nelle vacanze recupera, chi invece perde ogni voglia di applicarsi, chi studia sempre prima del compito o dell'interrogazione (ovvero l'80 % degli studenti), chi adora l'italiano e detesta la matematica, o viceversa, perché no. Gli studenti son di varie nature, categorie. Esiste lo studente modello, che studia sempre e solo per essere il migliore, lo studente di Maggio (poiché studia solo a Maggio per superare l'anno, o meglio, provare a superarlo), lo studente che sì, studia, ma non più di tanto, sennò potrebbe nuocere alla salute. Allo stesso modo c'è l'insegnante attento, che ama insegnare, esigente, l'insegnate mediocre, che sì, spiega,ma non è che si sforzi più di tanto per superare le barriere che primordialmente delineano il rapporto studentedocente. Probabilmente, docentialunni non si parlerebbero nemmeno se non esistesse ciò che comunemente chiamiamo ''voto''. IL VOTO. Il voto, la traduzione numerica del tuo sapere. La quantificazione del sapere. Il voto, il nostro problema di fondo...a chi non piacerebbe per una dannatissima volta studiare per il piacere di farlo, senza il fantomatico voto? Mi rendo conto che è praticamente impossibile non determinare, non ''quantificare'', ma allo stesso tempo mi chiedo: perchè lo studente deve esser in tal modo immolato? Perché dobbiamo schematizzare, sempre e solo schematizzare? Cos'è la scuola per un ragazzo? A scuola non si deve solo studiare, si deve anche dimostrare di studiare, dimostrarlo continuamente, assillarsi e assillare. Quante volte nelle classi si ripete la scena… Docente: ''Allora ragazzi, chi mi sa dire l'equazione generica della circonferenza?'' Le scene possibili son essenzialmente due. La domanda, infatti, può trasformarsi in un fulmine a ciel sereno, ed allora gli alunni si guardano l'un l'altro come a dire ''Su, dai, dai, qualcuno risponda''. Ma, siccome nessuno ha studiato, allora l'insegnante con il volto deformato e rabbioso conclude: ''Ma avete studiato?''. Beh, poi tutti sanno come va a finire, semplicemente, ''3,3,3,3,3,'', praticamente 3 periodico. La seconda situazione può divenire una vera e propria lotta … ''Lo so io, lo so io, lo so io, lo dico io, io io io io '' Ma purtroppo nessuno vince questa battaglia, visto che ci va di mezzo il povero impreparato che non ha proferito parola in merito, e allora finisce sempre con un bel 3, non periodico, almeno. Vedete, la scuola, allegoricamente parlando, è la battaglia dei trecento, si lotta tutto il giorno contro 10.000 tragedie. Contro quella maledetta versione di greco che non ''ci viene'', non perché siamo noi gli incapaci, ma semplicemente perché non ''ha senso'', contro il problema di geometria analitica, contro gli esercizi di ogni materia, contro la chimica, che nessuno mai capisce, perché chiamandosi chimica non si può capire. E così il povero studente, stremato, tenta di sopravvivere, fino al verdetto finale, il Voto… Purtroppo, non è che esista solo una materia, dunque solo un voto, ma dei voti… Dunque il docente ignaro di questa possibilità, ignaro che esistano dei voti, e non solo il suo...continua a ripetere ''Ma ragazzi, la versione l'ho lasciata una settimana fa!'' Magari per una settimana avessimo avuto solo quella simpatica versione, no, non sia mai… In quella settimana, probabilmente, avevamo rischiato il suicidio, dopo l'ennesimo tentativo di farci ''riuscire ''la versione, o magari tornando a casa alle sette dopo corsi vari, eravamo in procinto di svenire. La vita dello studente, rendiamoci conto, non è semplice: lo studente è quasi un eroe, un inventore di tecniche. Pensiamo, ad esempio, alla copiatura, non è una tecnica da poco, c'è gente che sopravvive da secoli grazie a questa sopraffine e laboriosa arte. Le ho viste davvero tutte, c'è addirittura chi si trasforma in un appunto vivente, scrivendosi su pancia, polsi, mani, chi si nasconde i classici bigliettini nei luoghi più impensabili. L'alunno, per la sopravvivenza, assume il ruolo di agente segreto, e non è forse da ammirare quest'ingegno? Quest' assiduo sforzo? Quest' incredibile pazienza? Quest'audacia strabiliante? Ai posteri l'ardua sentenza. Maria Chiara Pollicino I F 28 Κοινη′ Κοινη′ 24 Voci di corridoio “Il bene è bene perché ti fa bene” Madre Teresa L’esperienza del “Donacibo” al liceo Maurolico I l 12 e 13 marzo si è svolto anche versi alunni l’esperienza del donare nella nostra scuola il “Donacibo”, “Donacibo” anche solo un pacco di pasta a chi una iniziativa di solidarietà indetta magari non si conosce è un modo per dalla Federazione dei Banchi di Soli- sperimentare una gratuità che dà giodarietà, darietà al fine di realizzare una collet- ia e fa sentire più responsabili nei conta alimentare destinata alle famiglie fronti della propria comunità cittadina. più povere della città. Un folto gruppo Già nel mese di novembre più di 120 di studenti, provenienti da classi diverse, si è mobilitato con entusiasmo, collaborando fattivamente alla realizzazione della raccolta e della confezione degli scatoli di generi alimentari. Scrive una di loro: <Di fronte alla proposta di lavorare per il Donacibo pensavo che sarei → Alcuni dei ragazzi che hanno partecipato all’esperienza del “Donacibo” stata contenta solo perché avrei perso due ore di studenti del “Maurolico” avevano parscuola; invece, dopo aver portato vo- tecipato alla Colletta Alimentare Nalantini e scatoli ai miei compagni, mi zionale nei vari supermercati della sono sentita lieta perché mi è stato più città, incontrando la gente e propochiaro lo scopo> Anche quest’anno nendo la spesa per i poveri, lavorangrande e generosa è stata la risposta do per ore ad impacchettare prodotti da parte dei ragazzi e di qualche inse- La Federazione Nazionale Banchi di gnante e personale non docente. Si solidarietà esiste già da qualche ansono raccolti più di quattrocento chili no. E’ formata da gruppi di persone, di alimenti, tra cui molti prodotti per spesso riuniti in associazione, che l’infanzia, che sono già stati distribuiti decidono di educarsi alla carità cridai Volontari del Banco di Solidarietà stiana attraverso un gesto di condivialle numerosissime famiglie indigenti sione del bisogno di chi è più povero. assistite. <La carità si impara facendo Il gesto consiste nel portare un sace cambia il proprio sguardo>. Per di- chetto di alimenti chiamato comunemente “il pacco” a casa delle famiglie o di persone che versano in gravi condizioni economiche e che quindi fanno fatica a procurarsi il cibo. Si cerca di essere fedeli ad una periodicità definita. Attualmente i Banchi di solidarietà, su tutto il territorio nazionale, sono 160 e, soprattutto negli ultimi 5 anni, hanno visto un grosso incremento. Le → Raccolti più più di quattrocento chili di alimenti, già distribuiti dai famiglie assistite sono Volontari del Banco di Solidarietà alle famiglie indigenti assistite. circa 35mila e circa 6mila le persone che donano il loro tempo gratuitamente dentro quest’opera. Gli alimenti ai Banchi sono, nella maggior quantità, forniti dalla Fondazione Banco Alimentare che da sempre sostiene e aiuta. La Fondazione Banco Alimentare è una Onlus a carattere nazionale che si occupa della raccolta e della distribuzione da enti pubblici e privati delle eccedenze alimentari da affidare agli enti caritativi sparsi sul territorio che supportano un'attività assistenziale verso le persone più indigenti che, secondo le statistiche del 2005 hanno raggiunto solo in Italia sette milioni di unità. Basata sul concetto di dono e condivisione, l'attività del Banco Alimentare - di cui esistono esperienze analoghe in tutta Europa ed anche negli Stati Uniti - si estrinseca nella raccolta - che avviene anche attraverso l'AGEA, la speciale Agenzia Generale per le Eccedenze Alimentari - delle eccedenze di produzione alimentare agricola e industriale (specificatamente riso, pasta, olio d'oliva, latte). L’esperienza vissuta nella nostra scuola, attraverso il “Donacibo” e altre iniziative di solidarietà, ha reso evidente che il nostro cuore è costituito dall’esigenza di bellezza e di felicità e dall’esigenza di aiutare chi sta peggio di noi. “Questa esigenza è talmente originale che è in noi prima ancora che ne siamo coscienti”. Il dinamismo del proprio io è amare, cioè donare se stessi. Quanto più viviamo questa esigenza e questo dovere, tanto più realizziamo noi stessi. La legge dell’esistenza, la legge dell’io è condividere la vita con gli altri. Scriveva Seneca nelle Lettere a Lucilio <Se vuoi vivere per te stesso, devi vivere per un altro>. Questa grande e vera intuizione ha un riscontro nell’esperienza reale della vita. Ciò che vince la solitudine e la noia, l’insoddisfazione e la rabbia è il dono commosso di sé, il muoversi per un altro senza calcolo né tornaconto. Nell’annuncio cristiano la natura di Dio appare all’uomo come Dono Assoluto; è quel Dio che condivide la natura dell’uomo donando se stesso per lui. prof.ssa Palma Milazzo Κοινη′ Κοινη′ 25 Voci di corridoio La filosofia in gara Cogitare ergo certare Q uesto mio contributo è dedicato a tutti quegli studenti, che negli ultimi due anni hanno partecipato al corso di preparazione alle Olimpiadi e al Forum della Filosofia. Queste due attività danno la possibilità di integrare il lavoro curriculare con discussioni tematiche di approfondimento, che consentono alla filosofia di riappropriarsi con forza della sua valenza disciplinare. La filosofia, come scrive G. Reale, «potrà contribuire, da un lato a costruire una rete criticoprotettiva rispetto al condizionamento imposto dal proliferare dei messaggi ambientali e offrire una sorta di "camera di decompressione" rispetto all'assorbimento mediatico delle notizie; dall'altro a costruire progressivamente forme autonome di soggettività conoscitiva e collaborativa». Soprattutto potrà esserlo per gli adolescenti, che, come scrive il filosofo-sociologo Edgar Morin, «sono l'anello debole della società: escono dal guscio dell'infanzia, aspirano a un'esistenza piena, non sono ancora integrati nel mondo lavorativo degli adulti. In loro fermentano aspirazioni, rivolte, angosce. ... L'adolescente è l'anello dove le debolezze dell'intera catena sociale raggiungono il punto di rottura». La filosofia diviene terapia. Vorrei qui ricordare, per inciso, che negli ultimi anni esiste proprio un’attività definita consulenza filosofica (o counseling filosofico) descritta da Marinoff Lou in Platone è meglio del Prozac, primo libro divulgativo su questa attività. La filosofia, dunque, come terapia, che aiuti ad affrontare non solo i problemi esistenziali del nostro vivere quotidiano, ma anche e soprattutto del nostro vivere insieme, dell’etica e della politica, che richiedono da parte nostra un’incisiva partecipazione, affinché non lasciamo che altri decidano per noi, impedendoci di diventare autentici protagonisti. Le Olimpiadi. Olimpiadi Ogni anno la SFI (Società filosofica italiana), d’Intesa con il Ministero dell’Istruzione, Università e ricerca, organizza una Olimpiade di Filosofia, manifestazione nazionale e internazionale riservata agli studenti della scuola secondaria superiore. La selezione prevede quattro livelli: una d’istituto, una regionale, una nazionale e infine un’internazionale. La gara è basata sulla stesura di un saggio di argomento filosofico scritto o in italiano (fase d’istituto e regionale), o in inglese, tedesco o francese. L’orizzonte tematico scelto quest’anno per le tracce assegnate è stato “Philosophy and Philosofy of History”. Lo scorso anno ha partecipato una sola studentessa (lingua inglese), Fabrizia Arena della III D, che è arrivata terza alla selezio- → “Il Pensatore”, Auguste Rodin ne regionale. Quest’anno i partecipanti sono stati molti di più. Per il canale in lingua italiana: Letterio de Domenico III A, Laura Cardile, Massimiliano Foti , Giulia Soraci e Sonia Ruggeri III E, Giulia Micali, Chiara Cardile e Pierangela Irrera II E. Per il canale in lingua inglese Sonia Ruggeri; per il canale in Lingua tedesca: Massimiliano Foti, Paolo Leotta e Federico Sisci della III E. La commissione composta da me e dai professori Arcidiacono, Scionti e Villari ha scelto Lillo De Domenico, come studente vincitore nelle selezioni d’istituto per la lingua italiana, Sonia Ruggeri per la lingua inglese e Massimiliano Foti per la lingua tedesca. La cosa che mi fa piacere aggiungere è che, nonostante l’ottimo svolgimento dell’elaborato di Lillo De Domenico, abbiamo avuto qualche difficoltà a decidere, perché l’elaborato di Giulia Micali – anch’esso sapientemente articolato ed argomentato - è stato valutato a pari merito. I risultati delle selezioni regionali sono stati altrettanto gratificanti: Lillo De Domenico è arrivato primo. Con una valutazione di 30/30 e con i complimenti della commissione esaminatrice, presieduta dal Prof. G. Giordano, per la ricchezza dei contenuti e per le capacità argomentative e di rielaborazione; Sonia Ruggeri, quarta, con una valutazione di 24/30 e Massimiliano Foti, unica presenza per la lingua tedesca con 22/30; ma, a detta della commissione, lo svolgimento in lingua tedesca è particolarmente complicato, a meno che non si sia di lingua madre. Due parole per il Forum. Forum Il Forum viene indetto annualmente dal Liceo Classico Torricelli di Faenza in collaborazione con la SFI. Questa manifestazione, come recita il bando, intende stimolare negli studenti l’approfondimento delle problematiche filosofiche, in relazione alla cultura e alle società di oggi e intende promuovere l’affinamento delle capacità di dialogo, di discussione e di argomentazione. Il concorso prevede lo svolgimento di un dibattito pubblico su tema assegnato, con congruo anticipo, dal Comitato scientifico. Al dibattito partecipa, per ogni scuola concorrente prescelta, un gruppo composto da cinque studenti. Questi illustrano i risultati della ricerca svolta e rispondono alle domande rivolte loro dai componenti degli altri gruppi e da esperti designati a tal fine dal Comitato scientifico. Lo scorso anno hanno partecipato alle selezioni Letterio de Domenico II A, Laura Kohnke II B e Massimiliano Foti II E. Non abbiamo vinto ma, tengo a precisare, che questi studenti si sono fatti valere: hanno dato prova di sapere argomentare, discutere e dibattere, insomma di sapere sostenere le proprie idee. Quest’anno il Forum, che è curato dalla prof.ssa T. Schirò, ha lo stesso tema delle Olimpiadi (Filosofia e filosofia della storia) ed è in fase di attuazione. giorno 14 aprile ci saranno le prime selezioni al Liceo Scacchi di Bari. Che dire? Ad maiora et meliora ai nostri studenti che hanno lavorato per essere l’anello pensante della società. prof.ssa Angela Maria Trimarchi 34 Κοινη′ 26 Κοινη′ R Quiz a chiave ispondete ai quiz e trascrivete nelle caselle in fondo alla pagina, al posto giusto, la lettera corrispondente alla risposta esatta. A gioco ultimato risulterà il nome del primo preside del nostro istituto! 1 2 Quale di queste poesie non è di Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura nel 1975? In che anno fu fondato il nostro Regio Liceo? 3 Quale personaggio femminile appare in diverse tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide? G. Alle fronde dei salici R. 1859 A. Cassandra M. Meriggiare A. 1860 U. Elettra F. I limoni I. 1861 E. Elena A. La casa dei doganieri B. 1763 B. Penelope L.. Spesso il male di vivere ho incontrato C. 1912 O. Andromaca 4 5 Come si chiama la parte liquida del sangue? 6 Per dittongo si intende: In quanti canti è divisa la Divina Commedia? N. siero C. l’unione di una consonante e di una vocale F. 33 P. piastrine A. l’unione di due consonanti O. 50 E. l’unione di vocali che si pronunciano con la stessa I. 66 G. globuli rossi emissione di voce R. globuli bianchi S. plasma 7 P. 100 D. l’unione di una consonante forte con una vocale debole E. 75 N. l’unione di una consonante debole con una vocale forte 8 Nella sua storia, il liceo “Maurolico” fu sede: Quale tra questi illustri personaggi non è nato a Messina? 9 Il nucleo è costituito da: O. protoni ed elettroni L.. della Facoltà di Legge nel 1927 C. Francesco Maurolico A. del Partito Fascista nel 1919 A. Felice Bisazza P. della Fiera di Messina nel 1934 I. Filippo Juvara S. del Comune di Messina nel 1942 O. Antonio Di Giovanni De Antonio T. di un circolo di poesia sacra nel 1957 E. Cesare Battisti 10 11 L’archeologo Schliemann è famoso per: L. gli scavi nell’isola di Creta T. gli studi sulle catacombe cristiane R. le sue ricerche sulla civiltà Maya M. protoni e neutroni G. protoni, elettroni e neutroni N. protoni e fotoni Perche Dante non scrisse in latino il “Convivio”? V. neutroni ed elettroni 12 La “Giovine Italia” fu fondata da: M. Perché non conosceva il latino P. Camillo Benso, Conte di Cavour T. Perché preferiva il volgare S. Carlo Alberto R. Per offrire il sapere agli uomini non dotti E. Giuseppe Mazzini G. Per diffondere la lingua volgare O. Giuseppe Garibaldi V. Per polemizzare con coloro che scrivevano in latino Z. Goffredo Mameli O. aver scoperto i resti dell’antica Ilio A. la ricostruzione della topografia dell’antica Atene 13 14 I Lanzichenecchi erano: Il muro di Berlino fu eretto per ordine di: S. principi romani T. Breznev G. consoli greci M. Tito A. soldati appartenenti alle truppe pontificie G. Stalin L. mercenari tedeschi O. Lenin B. tribuni romani L. Kruscev 15 Che cos’è la cosiddetta “Guerra Lampo”? M. Una strategia messa a punto dall’esercito francese per combattere il governo collaborazionista di Petain I. Un nuovo tipo di strategia basato sull’attacco a sorpresa che caratterizza le azioni e le vittorie di Hitler durante la prima fase della guerra N. La rapidità di attacco degli aerei inglesi nel fronteggiare i bombardamenti tedeschi U. Una strategia messa a punto dall’esercito israeliano per fronteggiare gli attacchi arabi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 O. Un nuovo tipo di combattimento aereo Quiz a cura di Ylenia Pintaldi II A e Angela Russo II A Κοινη′ Κοινη′ 27 La Redazione I redattori Il direttivo Claudio Staiti II A Lillo De Domenico III A Giacomo Maria Arrigo III C Dario Carbone III C Antonio Crisafulli II F Ringraziamo per il loro contributo prof. Filippo Lucianetti prof.ssa Palma Milazzo prof.ssa Angela Maria Trimarchi Oriana Crea II A Ylenia Pintaldi II A Angela Russo II A Laura Kohnke III B Gabriele Ientile IV C Valerio Calabro’ I D Federica Fusco IV E Roberto Saglimbeni I E Laura Cardile III E Silvia Cavalli V F Adele Ferrara V F Mariachiara Pollicino I F Sophia Sorrenti I F Alesso Bottari II F Simone Cardullo II F Antonino Pallucca II F Claudia Santonocito II F Silvia Sturlese II F Antonio Zaccone II F ERRATA CORRIGE Ci scusiamo con Claudia Santonocito (II F) il cui nome non è comparso nell’intervista ad Ottavia Piccolo dello scorso numero. Nell’articolo “Il sonno dei siciliani” del menti = considerando tre fallimenti. Ci prof. Talotta, nello scorso numero, scusiamo con l’autore. erano presenti questi errori: inalazione = inazione; considerando tra falliIl direttivo Si ringrazia la Libreria Ciofalo (Messina - Piazza Municipio, 25) per il prezioso contributo culturale Logo Κοινη′ Κοινη′ 2009/2010 e vignetta “Ipse Dixit– prof. giocoliere” ideati e realizzati da Federica Vitale II A LENTINI: LENTINI "Repetita stufant! " RAGNO: "L'elettrone va a trovare l'inquilino del piano di sopra ma poi se ne torna a casa sua..." MACRIS: MACRIS "La dieta è come la confessione del peccato..." RIZZO: RIZZO "Chi non lo sa lo prendo a colpi di 4, 3 e 2! " CALECA: "E’ come se io, invece di interrogare, chiamassi al telefono e dicessi Pronto cara, che mi hai cucinato stasera a pranzo ?" MACRIS: MACRIS "La psicologia dell'alunno rientra in un altra specializzazione medica: la parassitologia" RAGNO: RAGNO "Non è che gli elettroni sono politicizzati se vanno a destra o a sinistra!" LUPPINO: LUPPINO "Non facete confusione!" PICCOLOMINI: "Bisogna solo usare quello che, nella scatola cranica, si chiama cervello!" Alunno: "Bella prof., si è tagliato i capelli ?" VENUTO: "No, mi sono caduti..." MACRIS: "Che volete... non siamo nella pianura padana! Qui è pieno di curve, lì è pieno di imbecilli..." LUPPINO: (parlando de “La quiete dopo la tempesta”) "La gallina di Leopardi ritorna in su la via, senza il problema che passi una macchina e l’ammazzi!" Alunna: "Chi era la Maddalena?" FRISONE: FRISONE "Ma come fai a non sapere chi fosse?! La più grande prostituta della storia!! " RIZZO: RIZZO (uscendo dall’aula) "Hasta la vista! " D’ALATRI: (leggendo la traccia del tema) "Il rapido diffondersi di macchine sempre più perfette nelle attività riproduttive (anziché produttive) riduce, con altrettanta rapidità il bisogno del lavoro fisico e libera nuove energie umane..." Invia i tuoi articoli, le tue poesie, i tuoi disegni e gli ipse dixit all’indirizzo ee-mail: [email protected]