Un robot all`ospedale per operare la prostata

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Un robot all`ospedale per operare la prostata
II I BASILICATA PRIMO PIANO
SANITÀ LUCANA
Sabato 4 gennaio 2014
«REGINA ELENA»
Un anno fa l’avvio della collaborazione
con il «Regina Elena» di Roma. Il chirurgo
dirige il robot rimanendo alla console
L’INNOVAZIONE IN OSPEDALE
Un robot all’ospedale
per operare la prostata
S. Carlo, il gioiellino «Da Vinci» guidato dal prof. Gallucci
ALESSANDRO BOCCIA
l La chirurgia robotica approda
all’ospedale «San Carlo» di Potenza. Ieri il
primo intervento chirurgico di prostatectomia radicale con l’ausilio del robot «Da
Vinci», utilizzato da un gruppo di medici
guidati dal noto urologo di fama mondiale
Michele Gallucci, primario dell’ospedale
«Regina Elena» di Roma, e da Angela Vita,
responsabile del reparto di urologia nella
struttura sanitaria lucana, nell’ambito di
una collaborazione tra i due centri sanitari
cominciata lo scorso anno. L’intervento è
durato poco meno di un’ora, e il paziente,
originario di Ferrandina, potrà essere dimesso nei prossimi giorni, rispetto a una
degenza che in precedenza era di almeno
una settimana.
«In un ospedale dotato di altissima tecnologia e professionalità - ha spiegato il
professor Gallucci, originario di Pietragalla - non poteva mancare questo strumento formidabile che diminuisce i costi
di ricovero e consente un ritorno più celere
alla vita normale. Il robot risulta anche
fondamentale per limitare la migrazione
sanitaria e favorire l’arrivo di pazienti da
tutto il meridione, senza dimenticare che
da oggi sono possibili interventi eccezionali e grandi possibilità di crescita professionale dei medici». Il «Da Vinci» potrà
essere usato in tipologie diverse di interventi, anche particolarmente complessi, con particolari vantaggi dove i campi
operatori sono ristretti e di difficile accesso, come quelli cardiologici e toracici.
In pratica il chirurgo opera rimanendo
seduto di fronte alla console di comando
del robot, dove ha una visione ampia del
campo operatorio: vicino al paziente i
bracci robotici riproducono, attraverso gli
strumenti installati, miniaturizzati e precisi, i movimenti delle sue mani.
«A distanza di un anno esatto dall’avvio
della collaborazione tra l’istituto “Regina
SAN CARLO
Il professor
Michele
Gallucci, con il
dg Giampiero
Maruggi, il
primario di
Urologia al
San Carlo,
Angela Vita, e
gli altri
membri
dell’équipe
che ha
eseguito, ieri
mattina, la
prostatectomia.
Sopra: gli
operatori
sanitari vicino
al robot «Da
Vinci»
[foto Tony Vece]
Elena” di Roma, e l’azienda ospedaliera
potentina celebriamo un momento importantissimo per il “San Carlo” – ha commentato il direttore generale, Giampiero
Maruggi - perchè si porta a termine un
ÈQUIPE
Il direttore di Urologia del Regina
Elena di Roma, con Angela Vita,
primario della struttura potentina
lavoro durato un anno e soprattutto si
comincia ad usare il “Da Vinci” con l’equipe del dottor Gallucci, che io considero tra
i numeri uno al mondo sull’utilizzo del
robot in urologia». L’apparecchiatura è
costata poco meno di tre milioni di euro ed
è stata acquistata direttamente dal San
Carlo con fondi propri. «È una tecnologia
straordinaria, la migliore disponibile in
questo momento nel mondo, che abbiamo
acquistato con fondi dell’ospedale, grazie
ai nostri conti in ordine, frutto di un
percorso di razionalizzazione dei costi».
Soddisfazione è stata espressa anche dal
primario di urologia del San Carlo, Angela
Vita. «Eravamo una buona urologia, ma
per continuare a crescere abbiamo fortemente voluto il robot e la formazione con
il professor Gallucci. Con il “Da Vinci” per
noi si chiude un cerchio e comunque è
chiaro che questo robot non è dell’urologia, è del San Carlo ed è a disposizione di
tutti i professionisti del sistema sanitario
regionale che vorranno collocarsi alla
frontiera dell’innovazione in ambito chirurgico».
I numeri del «Da Vinci»
Nel 2013 sono stati 10mila
gli italiani operati
«Disporre di uno strumento di ultima generazione come il “Da Vinci” consente al San
Carlo di avere qualcosa in più rispetto ad altre realtà». Ne è convinto il professor Michele Gallucci, una delle massime autorità mondiali della chirurgia urologica. «Non si tratta
di uno strumento di esclusiva vocazione urologica - spiega Gallucci, laureatosi a Roma a
24 anni, collaborando poi con la cattedra di
Clinica urologica nell’Università di Roma, e
attualmente docente anche nelle Scuole di
specializzazione della Sapienza e del Campus biomedico nonché collaboratore
dell’European School of Urology – ma ha importanti applicazioni in chirurgia toracica, generale, otorino, così come in ambito ginecologico. E il tutto con notevoli vantaggi clinici,
come la facilità di accesso ad anatomie difficoltose, una maggiore precisione nella procedura demolitiva e ricostruttiva, con la possibilità di scalare il movimento chirurgico. Il
paziente avrà incisioni più piccole, un modesto sanguinamento e quindi una minore necessità di trasfusione, ma anche una minore
sofferenza postoperatoria con una riduzione
dei tempi di recupero e un ritorno più rapido
alla normalità». Nel solo 2013 sono stati 10
mila gli italiani operati attraverso un robot.
Attualmente in Italia ci sono 64 esemplari di
apparecchi «Da Vinci» ( l’80 per cento al
Nord, e il 20 per cento al Centro-Sud, di cui
tre a Roma, due in Sicilia e uno in Puglia). Un
numero che ci colloca al secondo posto in
Europa e al quarto nel mondo (dopo i 2.000
in USA, i 138 in Giappone, i 69 in Francia),
davanti a Germania (61), Corea Sud (39) e UK
(36). Sono i maschi ad usufruirne particolarmente: 1 intervento su 5 alla prostata è effettuato dal robot; e il numero raddoppia ogni
anno perché «Da Vinci» è l’unico metodo che
consente un recupero molto più rapido e risultati concreti sotto il profilo funzionale.
[a.boc.]
AZIENDA OSPEDALIERA RAZIONALIZZAZIONE DEI SERVIZI, VISIONE INDUSTRIALE, RAPPORTI UMANIZZATI, AZIONE IN RETE, ECCELLENZE. I SUCCESSI DEL DG
Maruggi: «2013, l’anno del San Carlo»
La buona sanità in cifre e percorsi
MIMMO SAMMARTINO
l «Il 2013 è stato un anno di
crescita straordinaria per l’Azienda ospedaliera S. Carlo di Potenza.
Prestazioni sanitarie, visite, ricoveri, interventi chirurgici effettuati (16 mila complessivamente)
hanno compiuto un salto. Il S. Carlo - primo nel Sud, dodicesimo in
Italia - ha anche ottenuto l’“Oscar
di bilancio” che riguarda tanto
aspetti specificamente economici,
quanto quelli relativi alla capacità di comunicare ai cittadini le
cose positive che si realizzano».
Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Giampiero Maruggi, non nasconde la sua soddisfazione per i progressi della
sua «creatura». Nel giorno di esordio del robot «Da Vinci», utilizzato
per effettuare il primo intervento
chirurgico di prostatectomia radicale, ha gioco facile nell’evidenziare i risultati ottenuti nel campo
dell’innovazione tecnologica. «Innovazione, ma anche ricerca e formazione del personale (tutti gli
oltre duemila dipendenti hanno
potuto seguire itinerari formativi
anche per più di una volta ciascuno) - spiega Maruggi. - A rendere possibile tutto ciò sono stati i
risparmi effettuati: il 7% delle
spese. Accrescendo contestualmente le prestazioni offerte. Una
razionalizzazione che non solo ha
giovato alla reputazione della sanità lucana ma ha consentito di
concentrare le risorse sulle cose
che contano. L’acquisto del “Da
Vinci” (costato circa 3 milioni,
ndr) con denari del S. Carlo, è stato
reso possibile proprio dall’oculatezza nella gestione». Parole d’ordine sono «efficienza, innovazione e umanizzazione». Obiettivi da
perseguire in modo concreto. Aggiungendo, uno dopo l’altro, nuovi
«fiori all’occhiello».
C’è la realizzazione del Centro
risvegli a Pescopagano, progetto
triennale, con il primo step che
sarà concluso nel 2014 (15 posti
attivati sui 30 previsti per cerebrolesi e mielolesi), 10 milioni di
euro di investimenti, 75 posti di
lavoro aggiuntivi e l’intesa con il
Comune per favorire la residenzialità di chi assiste gli ammalati.
C’è il «Codice rosa» (già sperimentato a Grosseto, ma Potenza
è la prima realtà del Sud ad attuarlo) che colloca l’ospedale al
centro di una rete di prevenzione,
assistenza e protezione delle donne vittima di violenza.
Ci sono le realtà di successo
(che richiamano anche utenza da
fuori regione) come la Reumatologia, diretta da Ignazio Olivieri,
che si distingue per qualità, innovazione e ricerca. «Proprio per
sottolineare e potenziare ulteriormente questa sua forza - aggiunge
Maruggi - stiamo candidando
Reumatologia a Irccs intra-ospedaliera». Così come innovativo e
attrattivo si conferma il Dipartimento interaziendale regionale di
Oculistica, diretto da Domenico
Lacerenza. Col modello Hospice
diretto da Marcello Ricciuti
(esempio di accoglienza, umanizzazione dei rapporti, forte interazione con le realtà del volon-
tariato). Mentre l’arrivo del nuovo
primario di Cardiochirurgia, Nicola Marraudino, ha portato, nel
2013, a più che raddoppiare il numero di interventi. «La crescita
riguarda tanti settori del San Carlo», assicura il direttore generale.
E ricorda, ad esempio, il caso di
Ortopedia (diretta da Rocco Romeo) «con un migliaio di interventi in un anno».
Le pietre miliari fissate da Maruggi sono precise: «centralità
della persona malata con umanizzazione del rapporto sanitario, razionalizzazione dei servizi, visione industriale». «Sono stato chiamato a svolgere il ruolo di direttore generale di questa Azienda
ospedaliera - racconta - a fine marzo 2012. A meno di due anni
dall’avvio del mandato il bilancio
mi pare più che positivo. Pur nella
consapevolezza delle criticità esistenti». Le lista d’attesa? «Anche lì
abbiamo compiuto passi avanti
enormi - assicura. - Le aree critiche erano una quarantina, ora
sono ridotte a quattro». E poi c’è la
AZIENDA
OSPEDALIERA
Il direttore
generale
dell’Azienda
Ospedaliera San
Carlo di Potenza,
Giampiero
Maruggi
[foto Tony Vece]
riorganizzazione della sale chirurgiche: «più ore di funzionamento (oggi sono state portate
all’arco temporale 8-18, ma contiamo di arrivare a farle funzionare dalle ore 8 alle 20, oltre che in
giornate in cui attualmente sono
ferme, salvo emergenze), significano più efficienza, ma anche meno lungaggini per chi deve sottoporsi a un intervento». C’è attenzione ovviamente per la «qualità delle cure». Ma ci si propone
anche di «cambiare capillarmente la cultura aziendale» attraverso
processi di «umanizzazione» che
mirano a «migliorare innanzitutto il benessere dei pazienti». Occorre operare «in rete»: ad esempio coinvolgendo il volontariato.
Ma anche con le collaborazioni
eccellenti: con il Regina Elena di
Roma (con il professor Michele
Gallucci, protagonista ieri) in
campo urologico; con il Centro pediatrico del Bambin Gesù; con
l’Azienda ospedaliera di Verona
per le patologie del pancreas; con
Grosseto per il «Codice rosa»; con
la New York University e la Renzi
Foundation per i trattamenti chirurgici della sordità.