L`inferno delle donne – Rossella Novelli

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L`inferno delle donne – Rossella Novelli
“L’inferno delle donne”
di Rossella Novelli, IV BL.
“L’inferno delle donne” fu il soprannome dato al campo di concentramento esclusivamente
femminile a Ravensbrük (90 km a nord di Berlino) nato nel maggio del 1939, dove furono
incarcerate 100.000 donne. Un ulteriore campo femminile fu costruito anche ad Auschwitz
(conosciuto come Auschwitz II) nel 1942.
Non solo le donne Ebree furono massacrate, ma anche le Rom e le Ortodosse. In particolare, ad
Auschwitz venivano attuate due operazioni chiamate “T-4” ed “Eutanasia” in cui le donne Rom e
disabili vennero fucilate in massa.
La selezione era semplice per i soldati delle SS: le anziane, le donne incinte o con bambini venivano
immediatamente spedite nelle camere a gas perché venivano catalogate come “inabili al lavoro”,
ovvero non adatte ai lavori forzati che erano costrette a fare ogni giorno.
Le ragazze, la cui gravidanza non era ben visibile, cercarono il modo di nascondere il loro stato
interessante in modo da non essere così obbligate a dover abortire forzatamente – anche se la
gravidanza era una conseguenza delle prestazioni sessuali in cambio di cibo. Se i cosiddetti “Esperti
di razze” giudicavano che la prole non potesse essere “germanizzata”, esse erano costrette ad
abortire oppure a partorire in un ospedale improvvisato le cui condizioni igieniche erano pessime,
causando così la morte del bambino.
Coloro che erano state catalogate come abili al lavoro, avevano poche scelte: potevano essere
destinate ai reparti di sartoria, nelle cucine o nelle lavanderie, altre invece erano vittime
(specialmente le Ebree e le Rom) di esperimenti atroci sulla sterilizzazione e altri tipi di ricerca.
I primi esperimenti riguardarono la cura delle infezioni per i soldati fronte: il loro delle donne era
quello di essere ferite appositamente, in seguito le venivano introdotti pezzi di legno o di vetro per
arrivare alla cancrena e, infine, si testava l’efficacia dei medicinali.
Altre subirono amputazioni o lo spezzamento degli arti per ricerche della possibilità di trapianti di
ossa e nervi.
Un esperimento celebre in questi campi di concentramento femminili era quello della sterilizzazione
tramite la chirurgia ed i raggi x: il professore Clauberg, il quale lavorava nel campo di Auschwitz,
inventò un nuovo metodo che consisteva nel spruzzare un liquido sterilizzante sul collo dell’utero.
Questo metodo aveva conseguenza dolorose poiché provocava emorragie ai genitali.
Ida Desandré, deportata nel campo di Ravensbrük, testimoniò per quest’ultimo esperimento e le
sue conseguenze:
“Nel campo di Ravensbrück eravamo tutte donne: giovani, vecchie… Insomma, c’era un po’ di
tutto, ma solo donne. In questo campo sono stati fatti anche degli esperimenti sulle prigioniere.
Esperimenti anche molto terribili. Quello che è stato fatto a me, come a tante altre – c’è qualcuno
che lo ricorda con più precisione, c’è qualcun altro che lo ricorda un po’ meno – comunque ci
veniva tolto il ciclo mestruale, e allora… A chi mettevano qualcosa nel mangiare… A qualcuna
qualcosa nel mangiare… Invece a tante altre veniva… Ti mettevano su un tavolo e ti veniva
iniettato, direttamente… Un liquido molto irritante: questo liquido ci ha tolto le mestruazioni.
Da quel momento sino a quando non sono tornata a casa, anzi un periodo di tempo dopo che sono
rientrata a casa, non ho più avuto le mestruazioni. Togliendoci, appunto, il ciclo mestruale – questo
era un problema molto grave per la donna – ma i nazisti sapevano benissimo le conseguenze di tutto
questo perché loro dicevano che noi eravamo come degli schiavi, e che gli schiavi si riproducono
troppo in fretta, come i topi, perciò certamente anche in questo senso cercavano in un modo di
eliminare il più possibile le persone. Anche nei nostri riguardi, che non avremmo potuto magari più
procreare, più avere figli.
Questo penso che sia stato lo scopo di questo esperimento, e anche soprattutto, per vedere l’effetto
sulla donna, togliendo il ciclo mestruale… L’effetto che poteva fare. L’effetto è stato quello che poi
i nostri corpi si sono riempiti anche di grossi foruncoli: foruncoli sempre pieni di pus… E poi anche
i pidocchi… I pidocchi si accompagnavano benissimo coi foruncoli.
Oltre agli esperimenti, poi, le selezioni… Ci sceglievano per portarci fuori del campo di
Ravensbrück. Perché il campo aveva i campi satelliti, diciamo i campi di lavoro, sono intervenuti
degli industriali tedeschi e ci hanno scelte.”
Lo scopo di questo esperimento era quello di sterilizzare le donne indesiderabili per il nuovo
ordine mondiale ideato dai nazisti.
Eppure, in questi campi femminili ci fu persino uno spiraglio di luce e di speranza: molte
prigioniere fondarono gruppi di mutua assistenza che permetteva la sopravvivenza grazie allo
scambio di informazioni, cibo e vestiario. Una particolarità di questi gruppi era quella che la
maggior parte dei membri provenivano dalla stessa città (o provincia), avevano legami familiari
oppure avevano lo stesso livello di istruzione.
Un personaggio femminile da sottolineare fu quello di Haika Grosman, leader di
un’organizzazione della Resistenza nei campi.
Sempre ad Auschwitz – nell’ottobre del 1944 - , accadde un episodio che mise in risalto la
solidarietà e la forza delle donne: cinque ragazze (Ella Gartner, Regina Safir, Estera Wajsblum,
Roza Robota e Fejga Segal) assegnate al reparto di Vistola per la lavorazione del metallo,
fornirono la polvere da sparo ai membri di un’Unità Speciale Ebraica, i quali fecero saltare in aria
una camera a gas uccidendo delle guardie delle SS.
Numerose donne, tra cui le più famose Hannah Szenes e Gisi Fleischmann, furono attive nelle
operazioni per salvare gli Ebrei: Hannah fu paracadutata in Ungheria nel 1944 mentre Gisi essendo capo del Gruppo d’Azione - cercò di fermare le deportazioni dalla Slovacchia.
Altre, invece, presero parte in movimenti socialisti, comunisti e sionisti. In Polonia, alcune
lavorarono come corrieri per portare informazioni nei ghetti, molte altre scapparono nei boschi della
Polonia orientale o dell’Unione Sovietica per aggregarsi ad unità partigiane.
“Considerate se questa è una donna
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno”
- Primo Levi, “Se questo è un uomo”.
Link utilizzati per citare testimonianze ed informazioni:
- http://www.ushmm.org/wlc/it/article.php?ModuleId=10005176
- https://donneviola.wordpress.com/2012/01/26/linferno-delle-donne/