In italiano, zoppica un intero Paese

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In italiano, zoppica un intero Paese
Una mattina dell’8 marzo del 2017
Stamattina alla radio, al giornale radio, all’apertura del giornale radio della mattina
Aretha Franklin urlava freedom, con la sua Think del film The Blues Brothers. La
vedevo mentre usciva dalla cucina e si lanciava con le colleghe in una danza
urlando in ciabatte la propria libertà. Mentre i brothers dal bancone la guardavano,
anche il marito la guardava, pronto a fare i bagagli per seguire la band ricostituita
e infatti alla fine si toglie il grembiule e la molla in cucina scegliendo i musicisti. La
radiosveglia me la sarei mangiata dalla rabbia e ne avrei tranquillamente digerito
ogni pezzo, tanto quella canzone mi è sembrata allucinante, in un otto marzo
qualsiasi, per una libertà che poi alla fine sgraffigna il marito che preferisce la
band. Da domani non inizierà nessuna lotta battente per la stessa retribuzione tra
generi a parità d’incarico, non faremo i conti con i ginecologi obiettori di coscienza
che resteranno al loro posto, e non ci importerà quanti in più dei laici, cambieremo
l’acqua alle mimose, non faremo i conti con la solita diffidenza tra donne e
torneremo ad osservarle, alcune, mentre metteranno sul mercato i loro lombi, al
venerdì sera, in cerca di maschi. Non la chiamerò libertà. Una conoscente mi
diceva al volo l’altra sera che non si batte un chiodo, si è da poco separata, non gli
ho neanche risposto, d’altra parte piccole rivoluzioni cominciano a consumarsi
nelle nostre famiglie, senza andare per forza tra i Masai a raccontare per forza di
un capo Masai che si è detto sensibile alle mutilazioni genitali femminili, orgoglioso
di garantire il diritto allo studio alle proprie donne. Piccole ma belle rivoluzioni che
vedono le nostre mamme, anche la mia, alla loro bella età, stanche della cucina, di
rimettere i calzini appaiati esattamente dove sa di trovarli il marito anche l’8
marzo, di piegare mutande e canottiere, lo faranno sempre, non vorrebbero farlo
più e non si sentono certo meglio se oggi qualcuno avrà incrociato le braccia anche
per loro, perché sanno della necessità di riappaiare i calzini ai loro uomini,
geneticamente incapaci di capire che il verde va col verde, il rosso col rosso, i
pallini coi pallini e che in quel cassetto possono tranquillamente rimettere la loro
roba intima sicuri di trovarla esattamente dove l’hanno posta. Per dire che intanto,
partirei da qui.
In italiano, zoppica un intero Paese
600 intellettuali tra storici, matematici, artisti, docenti, accademici, pedagogisti,
linguisti, scrittori, giuristi, neuropsichiatri ed economisti hanno scritto a Gentiloni,
al Parlamento e alla ministra dell’Istruzione contro il declino dell’italiano a scuola.
Un disastro. Alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in
italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente, scrivono, da tempo i
docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti
(grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare.
Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di
recupero di lingua italiana… Il tema della correttezza ortografica e grammaticale è
stato a lungo svalutato sul piano didattico più o meno da tutti i Governi… non si
vede una volontà politica adeguata alla gravità del problema… Dobbiamo dunque
porci come obiettivo urgente il raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un
sufficiente possesso degli strumenti linguistici di base da parte della grande
maggioranza degli studenti. A questo scopo ci permettiamo di proporre una
revisione delle indicazioni nazionali che dia grande rilievo all’acquisizione delle
competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari. Tali indicazioni
dovrebbero contenere i traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le più
importanti tipologie di esercitazioni; l’introduzione di verifiche nazionali periodiche
durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione
del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano.
Sarebbe utile la partecipazione di docenti delle medie e delle superiori
rispettivamente alla verifica in uscita dalla primaria e all’esame di terza media,
anche per stimolare su questi temi il confronto professionale tra insegnanti dei vari
ordini di scuola. La denuncia è stata promossa dal Gruppo di Firenze per la scuola
del merito e della responsabilità, il problema è peraltro largamente diffuso non solo
tra gli studenti, ma anche tra illustri professionisti e politici, incapaci perfino di
scrivere una lettera correttamente. L’italiano andrebbe studiato sempre, anche
all’università, come base fondamentale e selezionante su cui far crescere, poi, il
proprio percorso scelto.
Palermo, capitale della cultura 2018
Palermo è la Capitale Italiana della Cultura 2018. Lo ha annunciato il ministro dei
Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, nel corso della
cerimonia in cui il presidente della commissione, Stefano Baia Curioni, ha
comunicato la motivazione che ha portato al riconoscimento della città di Palermo.
La candidatura, recita la motivazione, è sostenuta da un progetto originale di
elevato valore culturale, di grande respiro umanitario, fortemente e
generosamente orientato all’inclusione, alla formazione permanente, alla creazione
di capacità e di cittadinanza, senza trascurare la valorizzazione del patrimonio e
delle produzioni artistiche contemporanee. Il progetto è supportato dai principali
attori istituzionali e culturali del territorio e prefigura anche interventi
infrastrutturali in grado di lasciare un segno duraturo e positivo. Gli elementi di
governance, di sinergia pubblico privato e di contesto economico poi,
contribuiscono a rafforzarne la sostenibilità e la credibilità. A concorrere per il titolo
con il capoluogo siciliano, le città di Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano,
Montebelluna Recanati, Settimo torinese, Trento e l’Unione dei comuni elimo ericini
Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice, Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice. Abbiamo
visto che questa competizione virtuosa genera un meccanismo di partecipazione
condivisa. Essere nella short list è un po’ come ricevere una nomination all’Oscar,
consente di lavorare molto anche in termini di progettazione e promozione, ha
dichiarato il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario
Franceschini, nel 2018 verrà designata la capitale italiana del 2020 che avrà quindi
due anni a disposizione per realizzare al meglio il progetto. Una profonda
emozione, per il sindaco Orlando, e una vittoria di tutti perché siamo stati capaci
ognuno di narrare le bellezze dei nostri territori oltre alla cultura dell’accoglienza.
Rivendichiamo il diritto di ogni essere umano di essere e restare diverso ed essere
e restare uguale. La città di Palermo riceverà un milione di euro e l’esclusione dal
patto di stabilità delle spese.
Cultura e inclusione sociale, non qui
Le dieci finaliste per la nomina a Capitale italiana della cultura 2018 sono Alghero,
Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Palermo, Recanati, Settimo Torinese,
Trento e l’Unione dei Comuni Elimo Ericini (Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice,
Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice) in Sicilia. Una ventina le candidate, entro
gennaio sapremo chi avrà un milione di euro da spendere in attività ed eventi
culturali. Mantova lo è stata per il 2016, Pistoia lo è da pochi giorni per il 2017.
Città che vivono, sognano, ci credono e sperimentano idee come Mantova che ha
immaginato sei percorsi tematici nelle diverse età civiche, dimostrando come sia
possibile investire anche risorse importanti dal proprio bilancio, in una precisa
scelta dell’amministrazione per una nuova identità culturale che trovi agganci
anche in Europa. A leggere il bando del Mibact, il dossier per la candidatura
avrebbe dovuto contenere il programma delle attività previste, una struttura per
promuovere e seguire il progetto, la sostenibilità economica e finanziaria e gli
obiettivi da raggiungere sia come offerta culturale che come crescita
dell’inclusione sociale e superamento del cultural divide. Inclusione sociale e
superamento del cultural divide, scrive il Ministero. E in più, un progetto
preliminare per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali, il miglioramento
dei servizi per l’informazione e l’accoglienza dei turisti. L’Aquila anche per
quest’edizione non ha ritenuto di dove partecipare. Neanche a provarci.
Spendiamo mesi, pagine e interviste perché la politica si lagni delle nuove povertà
o per notare quanto siamo fuori ormai dai giri nazionali in cui parlare ancora
dell’Aquila, ma ignoriamo tutto ciò che possa intanto darci quella spintarella utile
ad uscire dall’ombra in cui siamo tornati appena dopo qualche anno dopo il sisma.
Soprattutto per aver perso delle occasioni. Il treno per la Capitale continua a
passare, non ha più fermate dalle nostre parti da un bel po’, ci prepariamo però
alla prossima tornata elettorale in cui ogni candidato parlerà della città di cultura,
d’inclusione sociale, di turismi e via alla grande con una frega di chiacchiere.
Dal cassetto, le nostre contraddizioni
Volevo appenderla a un muro della stanza.
Ma l’umidità del cassetto l’ha guastata.
Non la metto in un quadro questa foto.
Dovevo conservarla con più cura.
Queste le labbra, questo il viso…
ah, per un giorno solo, per un’ora
solo tornasse quel passato.
Non la metto in un quadro questa foto.
Mi fa soffrire vederla così guasta.
Del resto, se anche non fosse guasta,
che fastidio badare a non tradirmi…
una parola, o il tono della voce…
se mai qualcuno mi chiedesse chi era.
Dal cassetto, Costantino Kavafis. Poeta e giornalista greco 1863-1933
Soprattutto, il glamour della Scala
La Madama Butterfly che Puccini scrisse nel 1904, alla prima di quello stesso anno
alla Scala fu contestatissima. E invece ieri sera con la direzione del maestro
Riccardo Chailly, la regia di Alvis Hermanis e le voci di Maria Josè Siri, Bryan Hymel
e Carlos Alvarez ha avuto 13 minuti di applausi. Nella classifica dell’applausometro
riportata da Repubblica, i 13 minuti di ieri sono stati battuti giusto dai 15 della
stagione 2012 2013, ma non ancora dai 20 del 1996. Assente la politica della crisi
di Governo e Mattarella, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il presidente
del Senato Piero Grasso e il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Teatro
blindatissimo ma non è mancata la protesta, fino a qualche anno fa le uova per le
pellicce, siamo da allora passati agli ortaggi e al glamour più eco, perché fa più
chic, mentre dal centro alle periferie fin nella metro e nelle carceri, i suoni
dell’Opera hanno partecipato della prima scaligera l’intera città. C’erano anche
alcuni terremotati del centro Italia a sedere accanto al sindaco Giuseppe Sala e al
prefetto Marangoni, come ospiti d’onore. Tanto sfoggio del soldo che gira e della
vita che va bene all’inaugurazione della stagione, mentre vola su Twitter il
fantasmagorico omaggio floreale di Dolce&Gabbana alla prima, sono lontani i
tempi in cui chiusero i loro negozi perché indignati contro Pisapia su questioni
fiscali. Roba d’evasione. Soprattutto nei momenti di crisi la Scala deve dare un
segnale, ha dichiarato il direttore artistico Alexander Pereira, mentre fuori un
grande striscione urlava La gente prima del profitto oltre all’inevitabile scritta Bella
ciaone e a sfilate popolari (nella foto). Una stagione della Scala vale un indotto di
quasi 50milioni di euro, ha stimato la Camera di Commercio di Monza e Brianza.
12milioni di euro per soggiornare, circa 15milioni per la ristorazione, 10milioni per
lo shopping, 4.6milioni per i trasporti e 7milioni di altre spese varie per visitare
Milano, dai parcheggi ai musei alle discoteche. Il 36% della spesa è attribuita agli
stranieri, l’11% agli italiani che vivono fuori regione e il resto a milanesi e lombardi.
Quando l’economia gira.
La Haddad, affascina l’intera platea
Potrebbe diventare un Festival della Poesia, il premio letterario L’Aquila Bper
Banca, intitolato a Laudomia Bonanni. Lo ha detto stamattina nel corso della
premiazione all’Auditorium del Parco il presidente Raffaele Marola, il quale
portando i saluti della banca, ha confermato l’impegno a contribuire alla rinascita
culturale della città, coinvolgendo in futuro molti scrittori ed intellettuali, ha
aggiunto la senatrice Pezzopane, tra le fondatrici del Premio. Vincitore per la
sezione poesia inedita, lo studente Carlo Carosi, presenti inoltre, tra personalità,
autorità ed intellettuali, i giovani del classico, dello scientifico, delle industriali e
della Dante Alighieri, entusiasti del messaggio stimolante di Houmana Haddad, che
ha raccontato della mitica Lilith, creata con Adamo dalla terra e non da una sua
costola, si è poi ribellata perché non voleva essere un accessorio ma una partner
vera ed è stata scacciata da Dio, che creò Eva, perché fosse più obbediente. Libera
pensatrice e femminista umanista, la Haddad è forte di una femminilità lilithiana
potente che non ha ceduto all’ipocrisia che corrode l’ambizione alla modernità del
suo paese, il Libano, della sua gente e delle sue donne, che non riescono a vivere
come vorrebbero preferendo spesso manipolare ed assecondare l’uomo invece di
confrontarsi con lui. Affascinando la platea di giovani, di donne e uomini con la
stessa intensità, la Haddad crede che la libertà e la creatività della donna, come
pure la sua indipendenza, vadano ottenute e difese a fianco dei tanti uomini che ci
credono. Il suo messaggio è per la libertà di essere soprattutto se stessi,
combattendo, con una rinnovata umanità, gli assolutismi di un certo femminismo
passatista che peraltro non attrae più le nuove generazioni che al contrario, hanno
dimostrato di condividere gli stimoli della narratrice libanese. Un’edizione che ha
entusiasmato, lasciando dietro di sé un buon seme della riflessione nei tanti
giovani, ma anche nelle donne, uomini, intellettuali ed autorità presenti. La
mattinata condotta dall’attrice Eva Martelli, ha riservato un ricordo speciale a Mila
Marini, scrittrice e nella Giuria del Premio fino alla sua scomparsa e a Bartolomeo
Giusti, compianto attore di punta del capoluogo d’Abruzzo.
Maschile plurale, racconti di Viganò
La presidente della Camera Laura Boldrini, nella giornata mondiale contro la
violenza sulle donne, ha diffuso i nomi di chi la minaccia sui social con insulti
sessisti. Nomi e cognomi. Vorrebbe essere d’esempio alle tante donne che
tacciono piuttosto che denunciare, il problema è culturale, la donna italiana
denuncia meno di quella danese, le violenze nascono in casa, troppo spesso tra le
mura di casa, perché l’uomo non accetta una separazione. Ma emergono anche
community di uomini come Noi.No.org in cui leggo vogliamo creare una maggior
consapevolezza, metterci in discussione, coinvolgere altri uomini. C’è poi maschile
plurale.it e alcuni quaderni tra cui Non sono un uomo violento. Eppure la violenza
sulle donne mi riguarda, in cui Giancarlo Viganò racconta tre storie simbolo. Un
padre che scopre le foto della figlia postate su un social, non proprio per ritratto,
dalla preside che lo informa che sua figlia è stata vittima di sexting, e quei ragazzi
sono stati denunciati. La seconda narra di un figlio quattordicenne, ai cui genitori
giunge una notifica dal Tribunale dei minori per aver fatto parte di un branco che
ha violentato una quindicenne. E la terza che racconta di una coppia senza figli che
sente i dirimpettai, una coppia di stimati professionisti, litigare spesso con epiteti
indecorosi. Lei soffre di labirintite, ha sempre qualche livido. Una sera mia moglie
voleva intervenire, ma io gli ho sempre ricordato tra moglie e marito non mettere il
dito. Ieri notte un’ambulanza ha portato via il cadavere, il marito l’ha ammazzata
con venti coltellate. A margine delle tre storie Giancarlo Viganò conclude così, ma
dove cazzo ero? Dove sono stato in tutto questo tempo? Ad insegnare quello che si
fa e quello che non si fa, attenti a tutte le buone fottutissime maniere, a non
chiedere, a non intervenire, pensando che il tempo aggiusti tutto. Dovevo capire,
forse se fossi intervenuto non sarebbe successo quello che è successo. Dentro ho
qualcosa che mi corrode, un acido caustico che ha messo a nudo la mia sterilità di
uomo. Ho capito che la violenza sulle donne riguarda anche me. E riguarda tutti noi
a cominciare dai nostri linguaggi, modi di fare, tollerare e lasciar correre.
La Haddad, domani a Casa Onna
Attesa la presenza di Joumana Haddad al Premio internazionale L’Aquila, Bper
Banca, intitolato a Laudomia Bonanni. Libera pensatrice del mondo arabo, sarà
domani a Casa Onna alle ore 17 per un incontro di poesia alla presenza di Renato
Minore, membro della Giuria, scrittore, poeta e giornalista. Preceduto alle 16 da
una visita nel borgo, curata dalla proloco e da Onna onlus. Sabato la cerimonia
finale presentata dall’attrice Eva Martelli, con Marco Santagata, membro della
Giuria, docente universitario e critico letterario, nel corso della quale sarà premiato
lo studente del Cotugno, Carlo Carosi, vincitore della Sezione B del Premio, unica
aperta nella XV edizione, e riservata alla poesia inedita degli studenti della
provincia dell’Aquila. Saranno quindi omaggiati Bartolomeo Giusti e Mila Marini.
Molto avversata dai musulmani più conservatori, è significativo l’arrivo della
Haddad domani, 25 novembre, nella giornata internazionale contro la violenza
sulle donne. Una personalità libera grazie allo studio, alla lettura, alla poesia e alla
creatività, con le quali ha vinto le restrizioni del lato più oscuro della sua cultura. E’
riuscita a raccontare le difficoltà e le sfide delle donne arabe ma anche il suo
mondo libero e difficile, nel quale deve continuare a difendersi da restrizioni e
pressioni. Nel 2015 fu istituzionalmente invitata nel Bahrein a leggere le sue
poesie ma dovette rinunciare, a causa delle minacce di morte da parte dei più
integralisti. Una donna libera ed atea, capace di parlare e dialogare a viso aperto,
meglio di tanti uomini, non poteva certo passare indenne ai giudizi più reazionari.
Lei va comunque avanti per la sua strada ed ha molto da condividere e comunicare
anche alla donna occidentale, che ha ancora tanto da fare in un mondo declinato
comunque al maschile. La partecipazione al Premio renderà la XV edizione di
grande spessore e qualità, nel corso della premiazione, sarà presentata la raccolta
fotografica delle edizioni passate, con i momenti più significativi di questo primo
quindicennio di attività.
Joumana Haddad, al premio Bonanni
Il 25 ed il 26 novembre prossimi, si terrà la quindicesima edizione del premio
letterario internazionale, L’Aquila Bper Banca, intitolato alla scrittrice Laudomia
Bonanni. Un’edizione essenziale che premierà solo gli studenti, rinunciando al
premio principale e a quello per i penitenziari, come segno di rispetto del sisma del
centro Italia. Alla presentazione c’era ieri il presidente del premio Raffaele Marola,
la docente Liliana Biondi, il segretario Giuliano Tomassi, la poetessa Anna Maria
Giancarli, l’assessore comunale alla cultura Betty Leone e Stefania Pezzopane,
presidente della giuria, tra le ideatrici del premio. Ospite d’onore l’intellettuale
araba Joumana Haddad che incontrerà il pubblico il 25 novembre alle 17, alla Casa
della Cultura di Onna, frazione simbolo del sisma del 2009. Mentre il 26 alle 10.30,
all’Auditorium del Parco si terrà la cerimonia di premiazione, nel corso della quale
sarà presentata una pubblicazione storica sulle scorse edizioni. Joumana Haddad è
nata a Beirut nel 1970 ed è considerata una tra le cento donne arabe più influenti
per il suo attivismo sociale e culturale, come spiega nella scheda Liliana Biondi,
anche nelle zone più remote ed arretrate del medio Oriente, dove la rivista JASAD,
cioè CORPO, specializzata nelle arti e nella letteratura del corpo di cui è fondatrice,
conta un gran numero di abbonamenti. Poliglotta e ribelle, sceglie di narrare della
donna e della sua libertà, l’essere donna tout court, non solo araba, ma moderna
ed anticonformista, un volto libero che nella realtà libanese coesiste con l’altro,
velato e conformista, spiega la Biondi. Docente all’Università libano-americana di
Beirut, è vincitrice di numerosi premi come artista, giornalista ed operatrice ed ha
partecipato ad un documentario sul poeta palestinese Mahmoud Darwish, già
ospite del premio qualche anno fa. Sono una donna. Credono che la mia libertà sia
loro proprietà. Ed io glielo lascio credere. E creo. E’ uno stralcio della poesia
Donna, per la Biondi emblematica dell’intimità al femminile e della creatività come
espressione della libertà. Ha scritto in lingua italiana anche una favola ecologica,
Le sette vita di Luca, per Mondadori junior. Una scrittura che scava, quella della
Haddad, per scoprire cosa c’è sotto, e non per arrivare alla fine di un tunnel.