Superman è arabo Su Dio, il matrimonio, il machismo e altre

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Superman è arabo Su Dio, il matrimonio, il machismo e altre
TITOLO
Superman è arabo
Su Dio, il matrimonio, il machismo e altre invenzioni disastrose
Autrice: Joumana Haddad
Editore: Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2013
Ero alla ricerca di testi poetici e in prosa da leggere per la celebrazione dell'8 marzo
al Centro Donna Lilith. Navigando nella rete ho trovato la poesia di Joumana Haddad
“Sono una donna” che mi è sembrata subito adatta alla serata e bellissima poiché
rappresenta ciò a cui noi donne dovremmo aspirare: non essere controllate e/o
sottomesse; dice Joumana Haddad nei suoi versi conclusivi: La mia prigione è la mia
volontà! / La chiave della prigione è la loro lingua / ma la loro lingua si avvinghia intorno al
mio desiderio, / e il mio desiderio non lo potranno mai domare. / Sono una donna. /
Credono che la mia libertà sia loro proprietà / e io / glielo lascio credere / e avvengo. Già,
“e avvengo” con tutte le sue sfumature di significato!
Colei che pronuncia le parole di questa poesia è una splendida giovane donna
libanese quarantenne, poeta, scrittrice, traduttrice e giornalista che in Libano
coraggiosamente ha fondato una rivista a contenuto erotico e culturale specializzata nelle
letterature, le scienze e le arti che hanno come centro la realtà del corpo nel mondo arabo.
Questa rivista, pubblicata in lingua araba, si chiama “Jasad”, “Corpo”. Pare che Haddad
abbia addirittura ricevuto minacce di morte per tale pubblicazione ed è comunque oggetto
di vessazioni per la sua scrittura femminista.
Scopro ancora che è l'autrice di un testo dal titolo “Ho ucciso Shahrazad”. Ma
come!? La mia eroina, colei che incanta (inganna) il re raccontandogli storie e salva se
stessa ed altre donne destinate alla morte, Joumana Haddad ha dovuto ucciderla!
In libreria trovo “Superman è arabo”, sottotitolo “Su Dio, il matrimonio, il machismo e
altre invenzioni disastrose”. Come non essere curiose di scoprire cosa ci vuole dire
quando definisce “invenzioni disastrose” istituzioni “intoccabili” quali Dio e il matrimonio?
Anche l'indice è intrigante: i capitoli, ognuno dei quali riguarda una “invenzione disastrosa”
(monoteismo, peccato originale, machismo, guerra dei sessi, castità, matrimonio e
vecchiaia), sono divisi in una “poesia”, un'”invettiva” e una “narrativa” sul tema.
Il libro non è un manifesto contro gli uomini in generale né contro gli uomini arabi in
particolare, ma contro una particolare specie di uomini: i cosiddetti macho, quelli che
nell'immaginario collettivo somigliano a Superman. “Ma Superman … è una menzogna” ci
dice Joumana Haddad (pag.25). Gli uomini, in quanto esseri umani fatti della stessa pasta
delle donne, sono tanto vulnerabili quanto le donne. Solo che per loro non è facile rivelare
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di essere fragili o chiedere aiuto, tanto meno alle donne, per cercare soluzioni ai loro
problemi. Gli uomini sin da piccoli sono intrappolati in un circolo vizioso di forza e violenza
che deriva da una visione distorta della virilità, visione che spesso noi donne
incoraggiamo, che quando va bene li porta a guardarci come esseri da proteggere,
altrimenti da soggiogare. E questa ostilità la ritroviamo persino nelle tre grandi religioni
monoteiste che sono sessiste e omofobiche. Se Dio fosse davvero misericordioso e giusto
“avrebbe dovuto perpetrare una visione di uguaglianza dell'umanità” (pag 77) scrive
Joumana.
“Questo mondo non ha bisogno di 'uomini d'acciaio' artificiali. Ha bisogno di uomini
veri. Si, uomini veri, con tutte le loro debolezze, insicurezze, passi falsi e punti deboli"
(pag. 9) è quello che la Haddad ci dice, sottolineando l'urgenza di un nuovo tipo di uomo
che non necessita della sottomissione delle donne per sentirsi maschio.
Per questo “anche le donne devono fare la loro parte nel processo di cambiamento”
(pag 57). Affinché esse non siano sottomesse, lei le sprona a lottare per la loro dignità e le
incita a cercare l'indipendenza finanziaria, a impegnarsi in politica e rivendicare
l'uguaglianza. Le esorta a non essere delle Shahrazad, a non usare l'inganno della
seduzione per avere ciò di cui hanno diritto.
Non “negando le enormi e importanti conquiste del femminismo degli anni '60” (pag
141), lei descrive se stessa come femminista di terza ondata, cioè quel femminismo
cominciato “al principio degli anni '90, [… che mette] in risalto la varietà di donne nel
mondo e la loro unicità” (pag 137); che sa che gli uomini sono complici e partner necessari
nella lotta per i diritti delle donne;
che non rifiuta la femminilità al fine di dimostrare la
forza delle donne; che riconosce “il diritto – e la necessità – del femminismo di cambiare
attraverso le generazioni e gli individui” (pag 137).
Con uno linguaggio ironico e diretto, la scrittrice compone un testo frizzante che è
una polemica audace, sferzante, a volte feroce e spesso molto divertente con cui mette in
discussione quella visione dell'iper-mascolinità che ha privato gli uomini della capacità di
essere pienamente umani e allo stesso tempo particolari e universali. E lo fa con “l'unico
superpotere a sua disposizione per convincere lui e se stessa: le parole” (pag 235).
Per il CENTRO DONNA LILITH
Gruppo di lettura
Patrizia Tufo
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