Pagina schematica gruppo 6

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Pagina schematica gruppo 6
IPOTESI: abbiamo preso in considerazione la struttura portante della Biblioteca: Muro in pietra e volta in
ferro, evidenziando l’utilizzo innovativo di materiali diversi accostati e integrati fra di loro rendendo il ferro un
materiale da decorazione (raffinato e elegante).
ELENCO ELEMENTI SCELTI A SUPPORTO DELLA PROPRIA TESI:
-Henri Labrouste aveva appena terminato di costruire la biblioteca nazionale passando attraverso a diversi
regimi politici e assiste alla nascita del romanticismo. Riesce ad interpretare tutte le innovazioni
dell’ingegneria e dell’industria della sua epoca, trasformandole in volumi visibili.
-viaggio in Italia dopo il Prix de Rome
-istituzione di un proprio atelier dedicando alle esigenze costruttive strutturali e funzionali
-cambiamenti e innovazioni in campo dell’industria e architettura (ghisa, acciaio e vetro)
-si formano i primi politecnici si precisa l’identità professionale dell’ingegnere.
-sperimentazione di materiali innovativi messi a nudo all’interno dell’edificio, lasciando l’esterno di stile
neorinascimentale
-uno dei primi a percepire le possibilità di questo nuovo materiale e ad interpretarlo rendendolo versatile
-riprendendo particolari del razionalismo illuminista, promosse soluzioni caratterizzate da un funzionalismo
strutturale e decorativo
-esplorazione di nuovi paradigmi spaziali, materiali e della luminosità di grandi posti di ritrovo pubblico.
SCHEMA INTRECCIO:
-vita di Labrouste e dalla sua formazione
-periodo storico e culturale
-biblioteca nazionale
-biblioteca Saint Geneviève
-riscontri del futuro
FONTI UTILIZZATE:
- Henri Labrouste 1801-1875 / a cura di Renzo Dubbini, Mondadori Electa, 2002
“Labrouste frequenta l’accademia delle Belle arti, vince il Prix de Rome nel 1824 e soggiorna a Roma per 5
anni, studiando l’architettura antica. Tornato a Parigi nel 1830, passa degli anni difficili in quanto le spinte di
rinnovamento culturali e industriali contrastavano metodi e regole studiate fino a quel tempo all’accademia.
In seguito a Parigi fonderà una scuola privata di architettura, improntata su degli studi aderenti a esigenze
costruttive e funzionali., cimentandosi in queste innovazioni dando un’impronta personale; diventando uno
dei primi a comprendere le potenzialità del ferro in architettura. Ricollegandosi al razionalismo illuminista,
Labrouste promosse, in antitesi al formalismo accademico, soluzioni caratterizzate da un funzionalismo
strutturale e decorativo. Nel 1838 viene nominato architetto per i monumenti storici. Un allievo successivo
di Labrouste sarà Viollet le Duc.”
-Des Palais pour le livres, E. Barbier e altri, Maissonneuve&Larose, Paris, France 2002.
“Labrouste per la costruzione decise di utilizzare un’intelaiatura realizzata interamente in ferro, che non
nasconde ma la esalta, rendendola parte integrante della decorazione della sala, considerata una particolare
innovazione, in quanto l’architettura in ferro era agli inizi della sua diffusione. La costruzione utilizza una
tecnica mista in muratura e telaio metallico.
La copertura è in doppia base, che poggia sui muri laterali e su 18 fini colonne, è rivestita di intonaco su una
rete di fil di ferro. I grandi archi di fronte sono parte integrante della decorazione della sala. L’illuminazione
laterale arriva dalle 41 finestre ed è attenuata dalla profondità delle strombature, utile sul piano strutturale
ma destinate a filtrare la luce.
Henri Labrouste aveva appena terminato di costruire la biblioteca nazionale di Parigi ed era passato
attraverso diversi regimi politici e aveva assistito allo sbocciare del romanticismo. Riesce a interpretare tutte
le innovazione artistiche dell’ingegneria e dell’industria della sua epoca, trasformandoli in volumi visibili.
Labrouste utilizza un materiale industriale generalmente riservato a ponti, stazioni o strutture interne
nascoste, innalzandolo ad un materiale più raffinato ed elegante, utilizzato nella grande sala di lettura.
NEL 1957 Labrouste nella Biblioteca Nazionale di Parigi, prende le redini e costruisce la facciata d’onore e
la grande sala Labrouste. Immagina una varietà di soluzioni razionali per la difficoltà del progetto di cui era
incaricato, rivestendo di una maggiore importanza, materiale come ferro e ghisa, ha ideato una costruzione
impressionante con ornamenti unici. Labrouste lascia un impatto inestimabile all’architettura del 19° secolo,
attraverso le sue esplorazioni di nuovi paradigmi spaziali, materiali, e luminosità in grandi posti di ritrovo
pubblico. Costruisce 2 grandi sale di lettura di ferro e di vetro ( Sainte Geneviève e National) che danno
forma all’idea della biblioteca moderna intesa come un tempio di conoscenza e di uno spazio per la
contemplazione. Labrouste inoltre ridefinisce un’architettura introducendo nuovi materiali e nuove tecnologie
costruttive . i suoi spazi sono prima di tutto travolgenti nella loro modernità dell’esposizione dell’intelaiatura
metallica, nei muri leggeri e la lucentezza, e nel loro essere senza tempo.”
-pag. 8-9 Kenneth Frampton- Storia dell’architettura moderna, Zanichelli editore, 2008
“Henri Labrouste aveva studfiato all’Ecole delle belle arti con A.L.T Vaudoyer, che era stato allievo di Peyer.
Dopo aver vinto il Prix de Rome del 1824, Labrouste trascorse i nove anni successivi all’Accademia
francese, dedicando gran parte del tempo trascorso in Italia allo studio dei templi greci a Paestum, ispirato
dall’opera di Jacob Ignaz Hittorff, Labrouste fu tra i primi a provare che in origine quelle strutture dovevano
essere state vivacemente colorate. Questo fatto e la sua insistenza sulla preminenza della struttura e sulla
derivazione di ogni decorazione dalla costruzione, lo portarono a conflitti con le autorità dopo l’apertura del
suo atelier nel 1830. Nel 1840. Labrouste fu nominato architetto della bib. Sainte Geneviève a Parigi creata
per ospitare parte della biblioteca incamerata dallo stato francese nel 1789. Basata apparentemente sulla
proposta elaborata da Boullè nel 1785 per una biblioteca Palais Mazarine. Il progetto consiste in un muro
perimetrale di libri che racchiude uno spazio rettilineo e sorregge un soffitto con volta a botte e strutture in
ferro divisa a metà e ulteriormente sorretta al centro da una fila di colonne di ferro. Questo razionalismo
strutturale fu perfezionato nella sala di lettura principale della biblioteca nazionale.”
-Bucciarelli- Appunti di storia dell’architettura 3, (http://www.academia.edu)
“Nell’ ottocento l’impiego in edilizia dei nuovi materiali (ghisa, acciaio, ferro) prodotti dall’ industria, è il
risultato della stretta corrispondenza fra rivoluzione industriale e rivoluzione architettonica.
- produzione dei materiali in grande quantità e a basso costo;
-facile trasporto, sotto forma di elementi prefabbricati;
- proprietà di materiali che rendono possibile coprire vasti spazi col minimo ingombro;
- progresso della scienza delle costruzioni (Navier) per il calcolo dei carichi e delle spinte;
-fondazione di scuole specializzate per ingegneri : i Politecnici.
E’ in questi anni che si precisa l’identità professionale dell’ingegnere che, alle conoscenze storiche ed
umanistiche dell’architetto, contrappone una solida competenza nel campo della matematica, della fisica e
della scienza delle costruzioni. Gli impieghi più spettacolari e importanti di questa nuova tecnologia del
costruire si ebbero nelle cosiddette grandi strutture: ponti, viadotti, capannoni industriali, stazioni ferroviarie,
mercati coperti, gallerie per il pubblico passaggio, edifici per esposizioni universali.
Nel 1868 HENRI LABROUSTE progetta con spirito moderno LA SALA DI LETTURA della BIBLIOTECA
NAZIONALE DI PARIGI, unendo le capacità dell’architetto a quelle dell’ingegnere: sedici sottilissime colonne
di ghisa sostengono cupolette aperte al centro per lasciar passare la luce.
Tuttavia l’impiego di questi nuovi materiali non porterà alla formazione di uno stile completamente autonomo
in quanto la tecnologia del ferro appariva inconciliabile con gli “stili” dell’architettura.
Le costruzioni metalliche potevano essere lasciate sinceramente “ a vista” solo in alcune tipologie
prettamente funzionali, dovevano invece essere “rivestite” in tutte le altre.”