n. 3/4 Dicembre 2009 - Azienda USL 1 di Massa e Carrara

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n. 3/4 Dicembre 2009 - Azienda USL 1 di Massa e Carrara
Periodico trimestrale di informazione sanitaria a cura dell’Azienda USL 1 di Massa e Carrara Aut. Trib. di Massa n.256 del 25/11/89
N. 3 / 4 DICEMBRE 2009. Chiuso in redazione il 7 dicembre 2009 Distribuzione gratuita
~ NEWS ASL1 ~
RUBRICHE ~
L’INTERVISTA ~ LE LETTERE ~
TECNOLOGIE SANITARIE, SI PUNTA AL RINNOVAMENTO
ENDOMETRIOSI, IL GINECOLOGO STILA L’IDENTIKIT
“VOLTO”, TRENT’ANNI DI LOTTA AL CANCRO
OBIETTIVO SALUTE
Periodico trimestrale
di informazione sanitaria
a cura dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara
~ NEWS ASL1 ~
RUBRICHE ~
L’INTERVISTA ~ LE LETTERE ~
Aut. Trib. di Massa n.256 del 25/11/89
n.3/4 DICEMBRE 2009
Chiuso in redazione il 7 dicembre 2009
Periodico trimestrale di informazione sanitaria a cura dell’Azienda Asl 1 di Massa e Carrara Aut. Trib. di Massa n.256 del 25/11/89
N. 3 / 4 DICEMBRE 2009. Chiuso in redazione il 7 dicembre 2009
Distribuzione gratuita
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In copertina, Manifesto Conferenza dei servizi
2009 Asl 1, a cura di Unigraph Unimedia Carrara
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Direttore responsabile:
Vincenzo Martini
Capo-redattore:
Giovanna Mezzana
IL NUOVO OSPEDALE
APUANO
Segreteria e Coordinamento redazionale:
Roberta Valerio
IL CONSENSO
INFORMATO
In redazione:
Giuseppe Battistini, Patrizia Mattei, Laura Bruschi, Alberto Moruzzi, Lino Palla
Emilia Petacchi, Claudio Rasetto
SPECIALE
TECNOLOGIE SANITARIE, SI PUNTA
AL RINNOVAMENTO
CONFERENZA SERVIZI
ENDOMETRIOSI, IL GINECOLOGO STILA L’IDENTIKIT
“VOLTO”, TRENT’ANNI DI LOTTA AL CANCRO
Pag 3
L’editoriale di Andrea Macuzzi
NEWS ASL
NEWS ASL 1
OSPEDALE UNICO ....................................................................................4
Pag 4
Conferenza dei servizi, quali tecnologie per l’assistenza
Pag 8
Scompenso cardiaco, nasce l’assistenza integrata
Pag 13
Apre l’Urpe, lo sportello d’ascolto per il personale Asl
RUBRICHE
CRESCE IL NUMERO DEI BAMBINI OVER-SIZE ........................................6
RUBRICHE
Pag 6
Quella patologia subdola chiamata Endometriosi
L’INTERVISTA
Pag
10
Droga, Alcool, Fumo, quando l’abuso diventa dipendenza
Pag
12
I
giovani
e il CORSA
gioco d’azzardo:
i rischi
del gambling
MALATI DI DROGA,
È UNA
CONTRO ILtutti
TEMPO
............................8
LO SCOMPENSO CARDIACO ..................................................................10
L’INTERVISTA
FONDO
NON AUTOSUFFICIENZA
................................................11
Pag
14PER LA
Il “Volto”
racconta trent’anni
di battaglie contro il cancro
LETTERE
PROGETTO TUMORI ................................................................................12
Pag 9
La parola al lettore
LETTERE AL DIRETTORE
IL MIGLIOR RIMEDIO È LA CHIRURGIA ..................................................13
L’INTERVITA AVO ....................................................................................14
LETTERE AL DIRETTORE ........................................................................15
2
Direttore:
Antonio Delvino
E-mail di redazione:
[email protected]
Progetto grafico, impaginazione:
Unigraph Unimedia Carrara
Ricerca iconografica:
Sergio Tramontana
Editore:
Azienda Usl 1 di Massa e Carrara
Via Don Minzoni, n.3 54033 Carrara (MS)
tel. 0585-657511 / 0585-657722
Fax 0585-657585
Stampa:
Tipografia Ceccotti,
via Aurelia Sud, n.4
54100 Massa (MS)
“NUOVA INFLUENZA”, IL SISTEMA SANITARIO È PRONTO
rapeutici – idonei a questo scopo; del resto
del 1957 e del 1968. Certamente oggi non ci
non possiamo dimenticare che l’atteggia-
sono le condizioni di allora: lo stato nutrizio-
mento del personale sanitario, rappresentato
nale ed igienico della popolazione è radical-
dalle diverse figure professionali, è rodato,
mente cambiato.
per sua natura, ad affrontare le emergenze.
Dalle precedenti pandemie abbiamo impa-
Innanzitutto, seguendo le indicazioni regio-
rato che interventi rapidi e decisi sono lo
nali, è stato redatto un documento, il Piano
strumento migliore per ridurre le conse-
pandemico aziendale: in esso sono indivi-
guenze di una pandemia influenzale: l’azione
duate le azioni da svolgere nelle singole fasi,
precoce non solo tende a ridurre i casi di in-
oltreché i soggetti che hanno la responsabi-
fluenza, ma diluendo l’incidenza della malat-
lità di attuazione di esse. Sul versante del ter-
tia, allevia la pressione sulle strutture
ritorio sono stati coinvolti i medici di famiglia
sanitarie e permette ad esse di operare in
e i pediatri di libera scelta: essi sono, molto
maniera adeguata.
spesso, i primi interlocutori a cui si rivolgono
È questo che all’interno dell’organizzazione
i pazienti e quindi rappresentano un filtro es-
aziendale si sta facendo.
senziale per il funzionamento del sistema; a
Il cittadino si trova attualmente disorientato
Siamo nella fase sei: il massimo grado di
loro è stato chiesto di diffondere la “cultura”
dalle informazioni che giungono dai mass
quelli previsti dall’Organizzazione mondiale
della vaccinazione, quale mezzo preventivo,
media. Quotidianamente i giornali e le televi-
della sanità per lo sviluppo di una pandemia.
e di gestire a domicilio i casi con minor com-
sioni informano sui nuovi casi dall’esito fa-
È ciò che è stato stabilito dall’Oms, l’estate
promissione clinica.
tale, oppure sulla sicurezza del vaccino,
scorsa, con riferimento all’epidemia di in-
Le strutture territoriali dell’Azienda, la Pre-
riportando pareri discutibili e discordanti.
fluenza da virus AH1N1 o “Nuova Influenza”
venzione e le Attività sanitarie di comunità,
Tutto ciò crea allarme ingiustificato rispetto
o “Suina” come è comunemente indicata dai
sono impegnate a gestire la campagna vac-
alla situazione epidemiologica attuale e con-
mezzi di informazione; ciò significa che il
cinale attraverso l’acquisizione dei vaccini, la
fusione nei confronti dei messaggi che giun-
virus ormai si trasmette da uomo a uomo, e
loro gestione, e l’offerta della somministra-
gono dalle autorità sanitarie regionali e
che nella popolazione sono presenti gruppi
zione secondo le priorità individuate dalle cir-
nazionali. L’influenza non è una malattia da
numericamente consistenti di persone col-
colari del ministero della Salute; la
sottovalutare: ogni anno, purtroppo, essa
pite da questa malattia.
Prevenzione, inoltre, ha anche il compito di
presenta un conto salato da pagare in ter-
La situazione epidemiologica che si sta cre-
seguire quotidianamente l’andamento epi-
mini di vite umane, ma un’informazione pre-
ando rappresenta, per certi versi, una sfida
demiologico della pandemia, garantendo,
cipitosa e non filtrata certo non risulta utile.
interessante a cui è sottoposto il nostro si-
quindi, la tempestività dell’attuazione di
L’informazione acquisisce sicuramente un
stema sanitario: una prova da affrontare, per
eventuali variazioni strategiche.
aspetto positivo quando sensibilizza alla vac-
vedere se si è in grado di rispondere in ma-
All’interno delle strutture ospedaliere, è stato
cinazione, rende capillare la diffusione delle
niera adeguata alla previsione di un aumento
creato un percorso assistenziale “protetto”
raccomandazioni igieniche da seguire e fa
consistente dei casi di influenza.
per i pazienti affetti da sindrome influenzale,
conoscere l’organizzazione e la tecnologia
In questo scenario, le articolazioni del si-
partendo dal pronto soccorso sino ad arrivare
utilizzata per salvaguardare la salute dei cit-
stema riescono – solo attraverso un funzio-
ai reparti di degenza. Sono stati previsti mo-
tadini.
namento sincrono e coordinato – ad
delli organizzativi in grado di sopperire a un
Se sia una vera emergenza solo il tempo ci
acquisire quell’efficacia di risultato che per-
eventuale e consistente aumento di ricoveri
permetterà di affermarlo, quello che è certo
mette di contenere il diffondersi del virus e
per complicanze influenzali.
è che la nostra Azienda è pronta per affron-
di attenuare le complicazioni derivanti dal-
Nel secolo scorso si sono verificate tre pan-
tare e vincere questa scommessa.
l’infezione.
demie: quella tristemente famosa della in-
L’Asl possiede, all’interno della sua organiz-
fluenza “spagnola”, nel 1918, che ha
zazione, tutti i mezzi – sia preventivi che te-
provocato 40 milioni di vittime, quelle minori
Andrea Macuzzi è direttore sanitario dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara
Andrea Macuzzi
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2010, PIÙ RISORSE PER LE TECNOLOGIE SANITARIE
Grazie anche al sostegno della Regione l’Asl apuana avrà a disposizione circa 14 milioni di euro da impiegare per l’acquisto e il potenziamento di macchinari per prevenzione, diagnosi e cura
di Vincenzo Martini e Giovanna Mezzana
AMMONTA a 13 milioni e 800mila euro la
quota del piano investimenti 2010 che
l’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara riserverà all’acquisto di attrezzature sanitarie “pesanti”: 9 milioni del totale della
spesa saranno assicurati dalla Regione
Toscana. L’obiettivo è: acquisire nuove
dotazioni di alta tecnologia, come ad
esempio una Pet Tac (3 milioni di euro);
due “macchine” per la risonanza magnetica (2 milioni e 900mila euro); un acceleratore lineare (2,5 milioni); un
angiografo digitale (850mila euro); un litotritore (500mila euro). Parte delle risorse stanziate saranno inoltre
impiegate per il rinnovo e il potenziamento delle attrezzature esistenti.
NEL 2009 la spesa sostenuta dall’Asl
apuana per l’acquisto di attrezzature sanitarie ha raggiunto la quota di circa 3
milioni e mezzo di euro, mentre 3 milioni
e 600mila euro era stato il quantum finanziario per la tecnologia messo in
campo nel 2008.
IL VALORE e la crescita degli investimenti, grazie anche al sostegno della
Regione, sono indicativi degli sforzi con
cui l’Asl apuana porta avanti un processo
di aggiornamento tecnologico, iniziato da
qualche anno. Basti pensare alle tre Tac
16 slices che sono state destinate alla
Radiologia – che è stata dotata anche
delle più sofisticate tecniche di trasmissione delle immagini per la consulenza
a distanza (Ris-pacs) - e alla Radioterapia, all’acquisto di un mammografo digitale per il Centro di senologia di
Carrara. Ma anche ai microscopi operatori dell’Oculistica, agli ecografi assegnati a più reparti e presidi, al sistema di
gestione centralizzata dei cardiotocografi
dell’Ostetricia, agli oltre 20 defibrillatori
in uso a distretti e strutture apuane, ai
ventilatori polmonari per affrontare le situazioni di criticità legate alla pandemia
influenzale. Passi in avanti sono stati fatti
anche nella diagnostica di laboratorio:
dallo scorso febbraio è in uso presso
l’unità operativa di Anatomia patologica
uno speciale strumento, denominato “inclusore”, che permette di allestire i preparati istologici (cioè dei tessuti) in via
automatizzata, invece che attraverso una
procedura manuale; strumento che consente di effettuare con rapidità e sicurezza esami molto delicati nel campo
delle più diffuse patologie tumorali, l’inclusore in Italia è in dotazione a solo
quattro strutture, di cui tre in Toscana –
Carrara, Livorno e Firenze – ed una a
Roma.
PROPRIO AL tema della tecnologia è dedicata l’edizione 2009 della Conferenza
dei servizi del 16 dicembre, ad Aulla.
LE AT T REZ Z AT UR E DELLA SA N ITÀ IN PILLOLE
PET, si tratta di un’apparecchiatura che rileva, tramite la ricostruzione di immagini, le emissioni radioattive di un farmaco iniettato precedentemente nel paziente, consentendo di ottenere informazioni qualitative e quantitative sulla biologia e biochimica dei tessuti, e sulla fisiologia e fisiopatologia dei vari organi.
TA C, sta per tomografia assiale computerizzata. È una tecnica diagnostica che sfrutta radiazioni ionizzanti (raggi X) e consente di riprodurre le
immagini di sezioni corporee del paziente. Per la produzione delle immagini è necessario l'intervento di un elaboratore di dati. Oggi sarebbe più
giusto dire Tc, e non TAC, in quanto, grazie alle nuove tecnologie, le immagini non vengono più acquisite in un piano assiale, ma tramite una tecnica a spirale, così da ottenere più immagini in una scansione.
PET- TAC, è un’ulteriore evoluzione delle tecniche descritte poc’anzi. Essa deriva dalla unione fisica di un apparecchio Pet con un apparecchio
Tc multistrato, che attraverso l’emissione di raggi X misura la densità dei tessuti esaminati. Con questa apparecchiatura si possono fondere le
immagini della Pet, che fornisce informazioni funzionali, con le immagini di una Tc, che dà informazioni morfologiche.
RMN è la risonanza magnetica nucleare: essa rappresenta – con alta risoluzione – strutture presenti all'interno del corpo e fornisce in tal modo
precise immagini a scansione settoriale. La risonanza magnetica non è idonea per pazienti con pacemaker e persone che possono sopportare
solo esami di durata molto breve. La risonanza è generalmente considerata non dannosa per il paziente, perché non lo sottopone a radiazioni ionizzanti, come nel caso delle tecniche che utilizzano raggi X o isotopi radioattivi.
AC C ELE RATOR E LIN EA RE, è un macchinario generalmente utilizzato in radioterapia, che si basa sul principio d'indirizzare la radiazione ionizzante sulle cellule cancerogene per danneggiarne il Dna. È una macchina in grado di produrre fasci di elettroni e di fotoni che, opportunamente
collimati, vengono fatti incidere sul volume bersaglio.
«È con gli alti livelli dell’innovazione che dobbiamo confrontarci. Se riusciremo a fare del
cambiamento, della ricerca e dell’elevato tasso di rinnovamento del parco tecnologico il
nostro futuro, potremmo dire di aver raggiunto l’obiettivo», Enrico Rossi, assessore per
il Diritto alla Salute della Regione Toscana, Carrara, Marmoteca Imm, Convegno Mito, 13
novembre 2009.
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ASL1, BILANCIO TESO AL SOSTEGNO DEGLI INVESTIMENTI
Dal conto economico dell’Azienda emergono gli sforzi per far fronte ai mutui stipulati
a favore del potenziamento dei presidi ospedalieri
di Giovanna Mezzana
L’ASL APUANA si appresta a
chiudere il bilancio 2009. I dati,
aggiornati ad ottobre, mettono in
luce un valore della produzione
pari a 381 milioni di euro. Cifra
superiore, anche se di poco, ai
costi sostenuti durante l’anno
dall’azienda, che ammontano a
366 milioni di euro, e che sostanzialmente corrispondono alla
spesa per il personale e per l’acquisto di beni e servizi. Il conto
economico verrà chiuso con una
perdita di esercizio – si tratta di
una proiezione – di circa 200mila
euro. Impegnativo è il fronte
degli oneri finanziari e straordinari, che sono stimati per circa 4
milioni di euro e che sono l’effetto di due azioni. La prima si è
L’ospedale di Carrara per cui è stato previsto un importante intervento di manutenzione straordinaria
concretizzata nel ricorso all’anticipazione ordinaria e straordinaria verso “il tesoriere”, una sorta
di fido a cui l’azienda sanitaria ha
diritto qualora la rimessa regio-
nale non sia sufficiente per sostenere i pagamenti dovuti. La
seconda azione è invece rappresentata dalla stipula di due mutui
(e di conseguenza, agli interessi
su di essi): uno pari a 31 milioni
di euro a ripiano degli investimenti precedenti il 2007, l’altro di
11 milioni per mutui previsti nel
piano investimenti 2007 e finalizzati a interventi di manutenzione
straordinaria degli ospedali di
Carrara, Massa, Pontremoli e Fivizzano. Anche nel 2008 gli investimenti sul fronte strutturale non
si sono fermati, e hanno raggiunto la soglia di 8 milioni di
euro.
« AI CI TTA DIN I IL GI UDIZ IO S UL L E S CE LT E C OMP IUT E » di Antonio Delvino*
LA CONFERENZA dei servizi viene da alcuni intesa come uno dei tanti convegni più o meno
scientifici, nel corso dei quali si parla di quanto la ricerca ha messo a disposizione dei clinici
o di innovazioni nella organizzazione della Sanità.
In realtà, la base giuridica di tale iniziativa, che viene replicata con cadenza annuale nella nostra Asl, è nell’art. 14 del decreto legislativo 502/92, che al comma 4 recita: «Al fine di favorire l’orientamento dei cittadini nel servizio sanitario nazionale, le usl e le aziende ospedaliere
provvedono ad attivare un efficace sistema di informazione sulle prestazioni erogate, sulle tariffe, sulle modalità di accesso ai servizi. Le aziende individuano inoltre modalità di raccolta
ed analisi dei segnali di disservizio, in collaborazione con le organizzazioni rappresentative
dei cittadini, con le organizzazioni di volontariato e di tutela dei diritti. Il direttore generale dell’usl e il direttore generale dell’azienda ospedaliera convocano, almeno una volta l’anno, apposita Conferenza dei servizi quale strumento per verificare l’andamento dei servizi anche in
Antonio Delvino è direttore generale
relazione all’attuazione degli indicatori di qualità, e per individuare ulteriori interventi tesi al
dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara miglioramento delle prestazioni. Qualora il direttore generale non provveda, la Conferenza
viene convocata dalla Regione». Questo articolo, in realtà, ottempera, in ambito sanitario, a
quanto stabilito dalla Costituzione agli articoli n.1 e n.3.
Consapevoli dell’importanza della Conferenza dei servizi, anche quest’anno spalancheremo le porte del nostro “Palazzo”, per
porre a disposizione dei cittadini tutte le informazioni relative alle scelte fatte, all’uso delle risorse economiche che ci sono state
affidate, ai programmi di sviluppo che riguardano la tutela del diritto alla salute nella nostra provincia. Anche quest’anno invitiamo
gli operatori e i cittadini a partecipare alla Conferenza dei servizi, portando il loro contributo di critica e di proposta, affinché possiamo migliorare la risposta ai bisogni assistenziali, la qualità dei servizi, il livello di trasparenza della nostra attività amministrativa.
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Nel 2009 sono alcune decine i casi di donne curate presso l’Opa
ENDOMETRIOSI, L’ALLEATA È LA DIAGNOSI PRECOCE
Ne è affetta una trentenne su due. Patologia subdola, incide sulla qualità della vita e
può provocare la sterilità. Solo anticipando l’insorgenza degli effetti più gravi si ottengono benefici dalle terapie
di Vincenzo Martini
NON ESISTE una cura risolutiva
perché le cause sono ancora incerte, ma una diagnosi precoce
può ridurre i disturbi e evitare
che la situazione si aggravi:
stiamo parlando dell’endometriosi, malattia per la quale lo
scorso anno, nel dipartimento
Materno-infantile, presso l’Ospedale pediatrico apuano (Opa),
sono state curate circa 30
donne. Il dato è parziale in
quanto è calcolato sul totale dei
soli interventi laparoscopici quelli che garantiscono una chirurgia poco invasiva grazie a tecnologie di nuova generazione –
ma è ugualmente indicativo: nel
2008 i casi di endometriosi rappresentavano il 20 per cento
delle operazioni eseguite presso
il dipartimento apuano con tecnica laparoscopica, nei soli primi
nove mesi del 2009 la quota è già
salita al 30%. Malattia per cui
cellule della mucosa uterina si
impiantano al di fuori dell’utero,
l’endometriosi è più diffusa di
quello che si pensi: secondo i
dati del ministero della Salute è
affetto da questa patologia più
del 50% delle donne italiane tra i
29 e i 39 anni, oltreché lo 0,4%
delle adolescenti.
LA MALATTIA prende il nome da
“endometrio”, il tessuto che riveste la superficie interna dell’utero. Nell’endometriosi cellule
simili a quelle dell’endometrio si
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posizionano al di fuori dell’utero,
generalmente nella cavità addominale – ovaie, tube di Falloppio,
legamenti dell’utero – o anche all'interno della parete di esso, ma
in una sede diversa da quella
consueta. Possono così formarsi lesioni, cicatrici e aderenze, che in alcuni rari casi si
possono trovare anche esternamente all’addome. Queste lesioni
sono
sensibili
alle
fluttuazioni ormonali che si verificano durante il ciclo mestruale.
Ogni mese, pertanto, si sviluppano, si sfaldano e sanguinano,
ma a differenza del tessuto endometriale normalmente posto all'interno dell'utero che fuoriesce con
il flusso mestruale, non possono
essere espulse all'esterno del
corpo. Questo provoca una reazione infiammatoria, dando vita
alla formazione di cicatrici, noduli
e cisti.
IL SINTOMO prevalente dell’endometriosi è il dolore addominale che può manifestarsi in
vario modo, soprattutto durante
il ciclo mestruale. L’endometriosi
può rendere molto dolorosi i rapporti sessuali, la defecazione, la
minzione (espulsione dell’urina).
Una delle conseguenze più gravi
è la sterilità. La patologia nasce e
si sviluppa durante l’età fertile
della donna: fra la pubertà e la
menopausa la malattia insorge e
progressivamente si aggrava. La
gravidanza comporta in genere
un arresto, temporaneo, della
sintomatologia e dello sviluppo
della patologia; considerato poi
che oggi la donna arriva ad avere
un figlio oltre trent’anni, se è predisposta alla malattia l’endometriosi ha più tempo per
svilupparsi. È in menopausa che
si possono avere le conseguenze di un’endometriosi non
curata, ad esempio delle cicatrizzazioni che alterano i visceri
addominali.
LE CAUSE DELLA malattia sono
ancora incerte. Una teoria (anni
’60) indica il fattore scatenante in
un “riflusso” all’interno della cavità addominale – e attraverso le
tube di Falloppio - del sangue
mestruale e delle cellule in esso
contenute: in virtù di questa teoria, dunque, tutte le donne possono sviluppare l’endometriosi.
«L’organismo ha un meccanismo
di “pulizia” delle cellule “anomale” – spiega Franco Fambrini,
medico ginecologo della u.o.
Ostetricia e ginecologia della Asl
1 di Massa e Carrara – ma nelle
donne che soffrono di endometriosi questo sistema non funzionerebbe: ne consegue che
queste cellule restano lì, crescono e si sviluppano. Ma questa non è una teoria valida al
100%, altre indicano fattori genetici tra le cause».
COMPLICA IL QUADRO il fatto
che l’endometriosi si diagnostica
in ritardo rispetto alla sua comparsa: in media, statisticamente,
dopo 7-11 anni dall'esordio. «E’
Ginecologi durante un intervento di endometriosi (foto di reparto)
una patologia subdola – sottolinea Fambrini – perché alcuni sintomi sono simili a quelli di altre
patologie. Il medico specialista,
allertato da una particolare
anamnesi, fa un’accurata visita
ginecologica ed effettua esami
dell’addome (ecografie e risonanza magnetica), associati ad
analisi del sangue. Ma è solo con
la laparoscopia e la biopsia del
tessuto sospetto che si arriva a
una diagnosi certa di endometriosi. Le cellule endometriosiche
non sono in genere maligne o
cancerose, anche se negli ultimi
decenni è stato osservato un aumento della percentuale di
donne, affette da endometriosi,
che sviluppano tumori alle ovaie.
Ma gli studi non sono ancora a
un punto fermo».
LA TERAPIA può essere sia medica che chirurgica, dipende
dallo stadio di sviluppo della patologia. La terapia medica può
cercare di ridurre gli stimoli ormonali (estrogeni) sul tessuto endometriale; esistono farmaci,
che non fanno evolvere la malattia; oppure si può intervenire sul
dolore con degli antidolorifici. La
terapia chirurgica, invece, mira
ad eliminare le lesioni e i noduli
dell’endometriosi, superficiali e
profondi. «È una terapia efficace
fino ad un certo punto – precisa
Fambrini – perché è estrema-
mente difficile togliere tutti i noduli, soprattutto nell’endometriosi
profonda. In questo caso ci
vuole l’intervento contemporaneo di chirurghi specializzati in
ginecologia, urologia eccetera,
ma non sono comunque rare le
recidive».
NELLE AZIENDE SANITARIE generalmente non esiste un ambulatorio dedicato a questa
patologia, anche se strutture ad
hoc cominciano ad essere presenti nelle sedi universitarie.
«Forse l’istituzione di un ambulatorio specifico e di un recapito
telefonico riservato sarebbe auspicabile – aggiunge Fambrini –
perché i casi sono in aumento».
I NUMERI DELLA PATOLOGIA
Secondo il ministero della Salute,
in Italia è affetto da endometriosi
più del 50 per cento delle donne
tra i 29 e i 39 anni e lo 0,4% delle
adolescenti. Di queste, dal 40 al
60% presentano dismenorrea
(ciclo doloroso), dal 30 al 40% infertilità e dal 2 al 22% non accusano alcun sintomo: sono, per
esempio, quelle donne che si rivolgono al medico per risolvere
un problema di sterilità o per cisti
ovariche e scoprono di essere
affette da endometriosi.
UN CLIC PER SAPERNE DI PIU’ www.ministerosalute.it ; www.endoassoc.it
• Nell’azienda Usl 1 di Massa e Carrara i medici dell’u.o. di Ostetricia e ginecologia che si
occupano di endometriosi sono principalmente, oltre a Franco Fambrini: Paolo Migliorini (primario), Fernando Guelfi, Carlo Di Stefano, Luigi Galante, Roberto Guastini.
Le pazienti si rivolgono alla struttura apuana dopo il sospetto diagnostico avanzato in ambulatorio dal ginecologo. Nel reparto è presente anche una psicologa.
• Per eventuali indicazioni e informazioni: u.o. Ostetricia e Ginecologia Asl 1 di Massa e
Carrara, tel. 0585-498706, ore 11-14 (servizio di pre-ospedalizzazione).
7
In Toscana è al primo posto tra le patologie a più lunga degenza
SCOMPENSO CARDIACO, SI CAMBIA:
LA RIVOLUZIONE DEL “MITO”
Si chiama Medicina di Iniziativa Territorio Ospedale il nuovo percorso assistenziale per
gli anziani affetti dalla patologia. Superato il banco di prova della sperimentazione. Gioco
di squadra tra medici di famiglia, ospedalieri, infermieri e volontari del servizio civile
a cura di Giovanna Mezzana
DIMINUISCONO la durata media
della degenza (-10 per cento) e il
numero delle ri-ospedalizzazioni
(-41%) dei pazienti affetti da
scompenso cardiaco inseriti in
un percorso assistenziale che si
basa su di un’attività integrata
tra ospedale e territorio. Terminata la fase sperimentale che si
è svolta tra marzo 2008 e febbraio 2009, il percorso verrà ora
applicato senza limitazioni. I risultati della sperimentazione
sono stati resi noti in un convegno che si è svolto a novembre,
presso la Marmoteca dell’Imm di
Marina di Carrara, occasione per
presentare nel dettaglio tale progetto denominato “Mito”, acronimo di Medicina di iniziativa
territorio ospedale. Esso è stato
intrapreso dal dipartimento di
Area Medica dell’Asl 1 di Massa
e Carrara – diretto da Pier Carlo
Rossi – di concerto con la sezione locale della Federazione
italiana medici di medicina generale (Fimmg) – per la quale il responsabile del progetto è Mario
Vatteroni –, su mandato della direzione generale dell’Azienda.
TRA LE PRINCIPALI complicanze delle cardiopatie, lo scompenso cardiaco è una delle
patologie croniche che maggiormente incidono sulla sopravvi-
8
venza e sulla qualità di vita degli
anziani. In Toscana sono 60mila
gli anziani ultrasessantacinquenni che ne soffrono. Con
un’incidenza di 284 casi su
100mila abitanti, è la patologia
che richiede mediamente la più
lunga degenza, e che ha dunque
renti gradi di complessità. Gli
obiettivi sono: migliorare la qualità della vita e dell’assistenza
dell’anziano scompensato individuando i segni e i sintomi di instabilità, prendersi cura della
persona a domicilio e ridurre i ricoveri ripetuti.
Un momento del convegno sul Progetto Mito
un impatto evidente anche sulla
spesa delle aziende sanitarie.
IL PERCORSO intrapreso dall’Asl
1 punta a offrire la miglior risposta
assistenziale ad una fascia della
popolazione particolarmente fragile, ottimizzando l’utilizzo di risorse umane, tecnologiche e
finanziarie, secondo il criterio della
programmazione e dell’integrazione dei servizi. Il principio di
fondo è quello della “rete” e della
specializzazione basata sui diffe-
AL CENTRO della rete assistenziale c’è l’Unità Scompenso +
Bpco (bronco pneumopatia cronica ostruttiva) con ambulatorio
dedicato, day service, le pratiche
dell’osservazione breve e dell’assistenza domiciliare specializzata. Al paziente sono
assicurati percorsi clinico-diagnostici e soprattutto terapeutici
che prevedono l’intervento di
medici di medicina generale e
sanitari che operano nelle strutture di ricovero – specialisti,
come cardiologi e internisti, ma
anche di infermieri “dedicati” – e
l’ausilio di volontari; è prevista
l’assistenza domiciliare agli
scompensati anziani per mantenere nei pazienti l’aderenza alla
terapia ottimizzata e per ridurre
le ri-ospedalizzazioni o le visite
specialistiche.
IL PAZIENTE accede al percorso
a seguito della segnalazione del
medico ospedaliero al momento
della dimissione, o su segnalazione del medico di medicina generale, o da invio del pronto
soccorso e da medici specialisti
interni ed esterni. L’attività domiciliare può essere attivata, oltre
che dai medici, anche dai pazienti stessi e dai volontari del
servizio civile (anche questi ul-
timi hanno già partecipato alla
fase sperimentale).
IL “MITO” ha una portata innovativa, sia perché risponde a nuovi
bisogni assistenziali, sia perché
supera – a vantaggio del paziente – la barriera tra medici di
famiglia e medici ospedalieri,
che si trovano ad operare e a
condividere i medesimi percorsi;
le modalità di cura previste e la
prevenzione delle ri-ospedalizzazioni assicurano inoltre un buon
rapporto tra costi e benefici.
– Intorno all’idea di integrare
ospedale e territorio per offrire
una risposta assistenziale ai cittadini affetti da patologie croniche, ci giochiamo gran parte del
nostro futuro».
«È UN PROGETTO di grande valore specifico anche rispetto al
resto della Toscana – è il giudizio
di Enrico Rossi, assessore per il
Diritto alla Salute della giunta regionale, intervenuto al convegno
LA PAROLA AL LETTORE
SE AVETE letto un servizio o una rubrica che ha destato il vostro interesse,
se c’è un argomento che riguarda la salute e che vorreste fosse affrontato nel
prossimo numero della rivista dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara, potete
scrivere alla redazione di Obiettivo Salute.
I VOSTRI contributi possono giungere via e-mail o tramite posta: a tutti verrà
fornita una risposta in forma privata, e verranno pubblicati gli interventi giudicati di pubblico interesse. Nel caso in cui preferiate che il vostro nome non
venga pubblicato in calce alla lettera, potete farne esplicita richiesta alla redazione. Agli interventi anonimi non verrà riservata attenzione.
• e-mail: [email protected]
• indirizzo postale: Azienda Usl 1 di Massa e Carrara – Ufficio Relazioni
esterne e Marketing (redazione Obiettivo Salute) – via Don Minzoni n.3 –
54033 Carrara (MS)
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MALATI DI DROGA, È UNA CORSA CONTRO IL TEMPO
Uso, abuso, dipendenza: trascorrono in media oltre sei anni prima di chiedere aiuto. Varese (Sert): «È un periodo troppo lungo»
meno di 250 i nuovi utenti, cioè
coloro che per la prima volta si rivolgono ai Sert. I dati non sono
allarmanti, ma rivelano che il problema c’è.
Maurizio Varese, direttore del dipartimento
delle Dipendenze dell’Azienda Usl 1 di
Massa e Carrara
di Giovanna Mezzana
È MASCHIO, quarantenne, ha
una licenza di scuola media inferiore, vive coi genitori e nel 52
per cento dei casi ha un’occupazione stabile: sono queste le caratteristiche della maggior parte
di chi nella provincia apuana ha
un problema di tossicodipendenza. Nei primi sei mesi del
2009 sono state circa un migliaio
(tra l’area di costa e quella della
Lunigiana) le persone curate
presso i Sert, i servizi per le tossicodipendenze dell’Azienda Usl
1 di Massa-Carrara; nel secondo
semestre dell’anno tali dati si
sono sostanzialmente confermati. Annualmente sono poco
NEGLI ANNI OTTANTA le cronache locali davano talvolta notizia
di morti per overdose da eroina.
Oggi questa droga – pur rimanendo ai primi posti tra le sostanze più frequentemente usate
da chi ha un problema di tossicodipendenza – lascia campo libero anche ad altre sostanze:
oppiacei, alcool, cocaina - non
più sniffata ma fumata - e soprattutto ai cocktail (oppio associato a “coca” o a superalcolici).
Prevalgono inoltre modalità più
subdole di uso e abuso delle
droghe: anche ai piedi delle
Apuane, come altrove in Italia, si
afferma un modello di consumo
definito anglosassone, che ci
vuole vigili ed efficienti dal lunedì
al venerdì (non a caso il 52 per
cento dei tossicodipendenti
apuani ha un’occupazione stabile) e che confina lo sballo al
week-end: modalità che paradossalmente, proprio perché saltuaria, procura danni persino più
devastanti del consumo quotidiano (il fisico non riesce a sviluppare le proprie difese).
SE SINO A quindici anni fa il problema era quasi essenzialmente
“maschile”, oggi è donna il 20%
dei tossicodipendenti apuani.
Nell’ultimo decennio si è inoltre
pericolosamente abbassata l’età
del primo contatto con una
droga: già a 13-14 anni si ha l’occasione di “sperimentare” sostanze tossiche. Da qui a
sviluppare un problema di tossicodipendenza il passo non è
breve. Dalla sperimentazione casuale si può passare all’uso quotidiano: quando e perché? La
“leva” verso la tossicodipendenza «risiede nel nostro cervello emotivo – spiega Maurizio
Varese, direttore del dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda Usl 1 di Massa e
Carrara – e in particolare in una
non corretta disposizione ad incanalare le proprie emozioni
verso aspetti positivi». L’uso diventa dipendenza quando il piacere dell’utilizzo della sostanza si
trasforma in un bisogno irrefrenabile di essa, la cui mancanza
fa stare male l’individuo.
DAL CONTATTO all’uso, abuso,
alla dipendenza e quindi all’arrivo presso i Sert passano in
media sei anni e mezzo. «È un
lasso di tempo decisamente
lungo – nota Varese – anche per-
Al servizio per le tossicodipendenze, incluse quelle da sostanze non vietate come il fumo
e l’alcool, si può accedere anche senza la richiesta del medico di famiglia. Ecco le sedi dei
Sert: Aulla, via Barcara, 1, tel. 0187-42.16.75; Carrara, viale xx Settembre 110, tel. 058584.44.82; Massa, via Democrazia 44, tel. 0585-49.39.18; Servizio Alcologia, Carrara, via
Carriona 245, tel. 0585- 84.57.94
10
ché nel 50% dei casi la persona
ha nel frattempo sviluppato, oltre
alla dipendenza da sostanze stupefacenti, anche un problema
psichiatrico». Spesso si tratta di
disturbi del tono dell’umore –
che si manifestano con la rapida
alternanza di fasi di eccitamento
maniacale a stati di cupa depressione – o della personalità
(“border-line”, “dipendente”, antisociale). L’equipe dei Sert,
composta da medici, psicologi,
infermieri, assistenti sociali, educatori, deve dunque operare su
almeno due fronti. Nel 30% dei
casi, inoltre, il tossicodipendente
deve affrontare anche un pro-
blema con la giustizia: le fasi di
un processo, la detenzione in
carcere o gli arresti domiciliari.
IL MAGGIOR NEMICO di chi vive
facendo i conti con la propria
tossicodipendenza è il trascorrere del tempo. La persona non
accetta di avere un problema, e
lo stesso atteggiamento spesso
è assunto anche da chi le sta vicino (i genitori, ad esempio).
L’unica soluzione è: spogliare
l’universo droga da quell’alone di
misticismo che spesso lo avvolge, e agire d’anticipo. «Non
esiste alcun tunnel della droga –
dice Varese – Bisogna piuttosto
essere consapevoli che la dipendenza da sostanza è una malattia, cronica e ad andamento
recidivante (si smette e si riprende di solito in condizioni di
stress); che i genitori devono vigilare sui propri figli: tener d’occhio i cambiamenti d’abitudine,
l’eventuale loro incapacità di
concentrarsi e l’andamento scolastico. E che bisogna agire sulla
prevenzione, soprattutto quella
primaria». Cioè quella che si fa
nelle scuole (vedi box che segue)
PE ER ED UC AT IO N, S A L E IN C AT TE DR A L’A L L IE V O
Sono una cinquantina i giovani tutor formati per fare prevenzione, presso i propri coetanei, contro l’uso di sostanze tossiche
È INUTILE demonizzare la droga e inviare messaggi terroristici sugli effetti di essa, soprattutto se l’ammonimento arriva da un
adulto che tenta di mettere in guardia l’adolescente. È su questa idea che si fonda C r ea tiva -Me nte, il progetto di prevenzione primaria contro l’uso di droga promosso dal dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara. Partito a novembre, si concluderà a maggio e sta coinvolgendo circa 350 studenti apuani delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo
grado.
LA PRIMA FASE si è già svolta. Nelle scorse settimane gli studenti sono stati impegnati in due attività. In primo luogo hanno visitato la mostra Psic o a ttivo; allestita presso l’Azienda di promozione turistica di Marina di Massa, essa ripercorre il millenario rapporto tra l’uomo e la droga, spiega come essa agisce sul cervello e mette in luce gli effetti che l’uso di essa produce a livello
cognitivo, emotivo e biologico. Contemporaneamente, una cinquantina di allievi delle classi terze degli istituti secondari di secondo
grado ha partecipato, su adesione volontaria, al corso di formazione Il tut or ne lla Pee r Ed uc a tion. Adesso sono dei peer educator - educatori tra pari – cioè adolescenti formati per essere fonte di comunicazione/educazione attiva presso i compagni di scuola;
saranno loro a spiegare ai coetanei che cosa significa “drogarsi”. Perché un messaggio veicolato da un giovane può avere un potere straordinariamente più forte rispetto agli ammonimenti degli adulti.
I GIOVANI TUTOR sono formati e la mostra – che consta di 31 pannelli curati da St efa n o C a na li, ricercatore alla Scuola internazionale di studi superiori avanzati (Sissa) di Trieste – e che si è chiusa, è stata acquistata dall’Asl apuana, che la metterà a disposizione di tutte le scuole che ne faranno richiesta. La mostra diventerà itinerante e i peer educator si attiveranno all’arrivo di essa
presso gli istituti. Da questa prima fase è nato anche l’embrione della C o m unit à C re at iva -Me nte, formata da operatori Sert, studenti tutor e docenti: percorso di ricerca di buone pratiche nell’attività di prevenzione, essa sarà anche virtuale con la prossima
attivazione di un blog all’indirizzo http://agord’09.blogspot.com . A dicembre i tutor saranno ospitati presso il ce ntr o giova nile Unde rg r ou nd di Carrara, gestito dall’A
A rc i, per avviare il percorso di laboratori extrascolastici finalizzati alla creazione di materiale informativo per i coetanei. Pur con tutti gli effetti collaterali che esso comporta, l’uso di droga produce piacere: ecco perché il
progetto prevede anche che gli studenti tutor siano coinvolti in week-end presso terme e agriturismi, escursioni, trekking, corsi di
vela e pesca subacquea. Perché possano scoprire quanto è ampia la gamma di attività salutari e allo stesso tempo gratificanti. L’intenzione dell’Asl 1 è di riproporre il progetto almeno per i prossimi tre anni.
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Uno studio dell’Ars Toscana monitora i comportamenti dei giovani
GIOCO D’AZZARDO, QUANDO IL VIZIO DIVENTA PATOLOGICO
Gli studenti apuani rischiano meno frequentemente denaro rispetto ai coetanei toscani,
ma 9 su 100 di loro sono scommettitori a rischio
di Giovanna Mezzana
TRA GLI STUDENTI toscani sono i giovani delle scuole di Massa-Carrara ad
avere la minor propensione al gioco
d’azzardo patologico (Gap), quel disturbo del controllo degli impulsi che
induce a tentare ossessivamente la fortuna con il miraggio di ottenere una
vincita: in virtù del caso e senza far leva
su abilità. Lo rivela uno studio dell’Agenzia regionale di sanità della Toscana, condotto su oltre 2.500 giovani
toscani delle scuole superiori di secondo grado. Da esso emerge che nel
territorio di competenza dell’Asl
apuana è pari al 9 per cento l’incidenza
di studenti che risultano giocatori a rischio. È il valore più basso – nella classifica in cui al primo posto c’è Livorno
con il 13,5% di studenti positivi a un
test di screening – ma gli esperti non
abbassano il livello di guardia. «Non
trattandosi di un’indagine epidemiologica ma di uno screening è difficile stabilire se siamo un’isola felice – valuta
Maurizio Varese, direttore del dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda
Usl 1 di Massa e Carrara - Il 9% rappresenta comunque un tasso di incidenza significativo».
CARTE E DADI è il binomio classico. Popolare sono “Gratta e vinci” e Superenalotto. Ma l’irrefrenabile vizio del
gioco conduce anche agli allibratori,
alla frequentazione dei casinò, alla
scommessa sportiva più o meno legale,
alle “macchinette” accessibili anche
negli esercizi commerciali: slot, Black
Jack, Poker, sino all’ultima versione del
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Texas Hold’em (il poker texano). Si rinnovano i prodotti per il gambler e le
nuove tecnologie sono impiegate per
garantire un consumo moderno di tale
gioco. Aumenta l’accettazione sociale
di esso, come fosse un passatempo.
Ma quando l’impulso a scommettere
diventa incontrollabile, quando l’esperienza dell’azzardo è eccitante ed esaltante, quando si rincorrono le perdite o
si inseguono nuove vincite incrementando valore e frequenza delle puntate,
il vizio è patologia. Gli effetti sulla salute sono evidenti e coinvolgono anche
le relazioni affettive, la sfera sociale, il
fronte lavorativo ed economico.
IL GAP è un fenomeno poco noto, ma si
stima che sia un giocatore patologico
l’1-3% della popolazione adulta, mentre
ha un problema con il gambling il 5-6%
dei giovani. La quota degli scommettitori problematici o patologici aumenta al
7,1% - dimostra uno studio ancora dell’Ars sugli utenti dei servizi per le tossicodipendenze dell’Asl di Arezzo – tra chi
ha una dipendenza da sostanze tossiche. Esso si associa in particolare ad alcool e nicotina, alle sostanze
psicostimolanti come la cocaina e le anfetamine. In sintesi, il Gap si intreccia
con altri comportamento d’abuso, generando situazioni di polidipendenza. «Da
cinque anni – spiega Varese – chiediamo sistematicamente agli utenti se
siano giocatori d’azzardo. Spesso ai Sert
sono attribuite competenze di fatto, ma
il gioco d’azzardo patologico non può
essere affrontato dai Sert così come essi
sono attualmente organizzati: serve una
struttura adeguata, personale formato,
uno studio epidemiologico su di esso e
sulle altre dipendenze».
L’ASL 1 non parte da zero: due anni fa
ad Aulla si era costituito un tavolo istituzionale tra associazioni, prefettura e
operatori Sert; questi ultimi avevano
anche partecipato ad un corso di primo
livello organizzato dalla Regione Toscana, che a gennaio ad Arezzo promuoverà un workshop di secondo
livello. Da qui partiranno nuovi impulsi,
secondo Varese. L’optimum sarebbe individuare il Sert come il luogo in cui il
giocatore riacquista la giusta percezione del valore del denaro e si libera
dei disturbi compulsivi-ossessivi che
ha sviluppato.
Superenalotto, nel 44 per cento dei casi è il
gioco preferito tra gli studenti toscani che
praticano l’azzardo
Accanto all’azione del Sert deve però
esserci una rete territoriale che sostenga l’ex giocatore nella gestione
delle problematiche economiche e relazionali emerse durante il periodo di
dipendenza.
È prossima l’attivazione di sportelli d’ascolto per il personale Asl 1
CARICHI EMOTIVI TROPPO ONEROSI? APRE L’U.R.PE
GLI OPERATORI dell’Asl 1 avranno a disposizione un luogo dove i loro bisogni potranno essere ascoltati. È
merito del progetto degli psicologi dell’unità operativa di Psicologia ospedaliera che hanno dato vita all’ufficio Relazioni con il Personale (Urpe). Nel giro di breve saranno attivati sportelli di ascolto all’interno dell’ospedale: l’idea è quella di prevederne uno nella struttura di Carrara, uno presso quella di Massa, un terzo
in uno degli sportelli della Lunigiana.
L’IDEA DA CUI il progetto muove è semplice, ma allo stesso tempo presuppone un punto di vista non scontato. Esso parte dalla costatazione che se i bisogni del paziente sono costantemente monitorati, quelli degli
operatori passano spesso in secondo piano. Persone impegnate a lavorare su un comune compito non costituiscono automaticamente una équipe: far parte di un gruppo di lavoro che meriti d’essere definito tale
comporta carichi emotivi che – se non riconosciuti e guidati – finiscono per “schiacciare” gli attori in gioco,
oltre che per produrre risultati poco fruttuosi. In secondo luogo, l’esperienza della morte del paziente, del fallimento delle cure mettono a dura prova il medico, che spesso non ha una formazione mirata a gestire l’eventuale disagio emozionale che deriva da queste esperienze.
LE DINAMICHE che si sviluppano all’interno di un’équipe di lavoro possono essere conflittuali; il disagio psicologico può essere legato anche all’ambiente di lavoro; per i medici e gli infermieri e per le helping profession in genere, il rischio di burn out (alla lettera “essere bruciati”) è concreto: per tutte queste evenienze –
ma anche per fare osservazioni e proporre suggerimenti, presentare idee e evidenziare i punti di forza del proprio lavoro – gli operatori Asl potranno rivolgersi agli psicologi dell’Urpe. «Non ci può essere servizio di qualità, se non è in salute anche il personale dell’azienda che lo offre – osserva Anna Lalli, direttore dell’u.o di
Psicologia ospedaliera e responsabile dell’ufficio Urpe – Gli operatori possono veramente sentirsi parte dell’azienda solo se riescono a favorire le relazioni, solo se riescono a tirare fuori quel senso di appartenenza
attiva».
DA UN’INDAGINE condotta sul 10 per cento del personale (270 persone circa) è emerso che la locazione più
gradita agli operatori era quella che prevedeva lo sportello direttamente all’interno dell’ospedale. Sulla base
di questa indicazione, l’azienda si è attivata.
PER FAVORIRE lo scambio di opinioni è stato istituito un forum aziendale consultabile all’indirizzo internet:
http://psiclavoro-asl1forumaster.net. Per contattare gli psicologi dell’Urpe è possibile comporre il numero
interno 5303. Orari: martedì e giovedì, ore 9-13; mercoledì, ore 14-18. (G.M.)
IN PRINCIPIO ERA IL DIALOGO,
INCONTRI FILOSOFICO-MUSICALI
SI INAUGURA venerdì 18 dicembre il ciclo di incontri sulle pratiche e le culture mediche, In
principio era il diaologo. L’approccio prevalentemente filosofico ha l’obiettivo strategico
di recuperare l’unità delle virtù cognitive e
pragmatiche della tradizione medica, di mettere la persona (medico e paziente) al centro
della cura. Il riferimento più immediato è al
progetto di “ospedale per intensità di cura”,
per cui umanizzazione e aggiornamento professionale e culturale sono prioritari. Tutti gli
incontri saranno ospitati presso il Ridotto del
Teatro Animosi (Carrara, piazza Battisti). Fatta
eccezione per l’evento di inaugurazione di venerdì 18 dicembre, gli appuntamenti si svolgeranno ogni terzo mercoledì del mese, a partire
dalle ore 17, e prevedono: una relazione di
apertura a cura di Anna Lalli, responsabile dell’ufficio relazioni con il personale – Urpe dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara, e Federico
Nobili, scrittore, regista, insegnante e attore;
un intervento musicale di Leo Ravera; una
conversazione tra partecipanti e relatori. All’inaugurazione e all’incontro del 21 aprile interverrà Antonio Delvino, direttore generale
dell’Asl 1. Il personale dell’azienda è invitato a
partecipare.
LA PAROLA
LA MUSICA
18 dicembre 2009
D a l m ed i c o- f i l o s o f o a l m e d i c o - t ec n i c o
La conversazione infinita
L e o r i g i n i d e l l a c a n z on e a me r i c an a:
Irving Berlin, Hoagy Carmichael, Walter Gross
20 gennaio 2010
I l p ot e r e d el l e p a r o l e
Il linguaggio ci rende davvero più “umani”?
L a c a nz o ne e i c o l o ri de l b l ue s:
Harold Arlen, Somewhere over the rainbow
24 febbraio 2010
L e p a r o l e d el p o t e r e
Uso e abuso del linguaggio medico
L’i nco ntro con la mu sica e u ro pe a
George Gershwin, I’ve got rhythm
24 marzo 2010
Illlu sio ne e sp era nz a
La morte altrui, la propria morte
Al c o n f i n e d e l j az z
John Coltrane, A love supreme
21 aprile 2010
L e a d e r s h i p e r e s p on s a b i l i t à
L’etica, la morale, le cure
L’e ra sw ing, le b ig ba nds :
Duke Ellington, Prelude to a kiss
19 maggio 2010
I l t e m p o c h e ma n c a
Che cos’è davvero urgente?
I l t r i o j a zz – p i an o, b a s s & d r u ms
Bill Evans, Time remembered
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“ VOLTO”, QUELLA SPERANZA
CHE COMBATTE IL CANCRO
Dal 1982 l’Associazione è a fianco dei malati oncologici. Con piccoli e grandi gesti. La
missione non è semplice. Ma la forza di chi ha conquistato la vittoria sulla malattia è
un antidoto straordinario per chi è ancora in prima linea
di Patrizia Mattei
Sono passati ventisette anni da quando, su iniziativa di un gruppo di donne della nostra provincia malate di
tumore, viene fondata l’associazione “Il Volto delle Speranza”. Sostenute da Achille Sicari e Lanfranco Barbieri, rispettivamente ex primario della Chirurgia e della Radiologia dell’ospedale di Carrara, danno voce a
un capitolo importante nella storia della sanità apuana: grazie anche al loro contributo, nasce infatti – presso
il presidio carrarese - il reparto oncologico, guidato per molti anni da Italo Spinelli, e dedicato esclusivamente ai malati di tumore, che prima di allora venivano ricoverati in altri reparti ospedalieri. Costituita ufficialmente il 31 dicembre 1982 come libera associazione di cittadini, il “Volto” ha sede a Carrara (Viale XX
Settembre n. 4) ma ha una sezione anche in Lunigiana, ad Aulla, presso l’Avis. È “in rete” con altre associazioni regionali che si occupano soprattutto delle tematiche legate al tumore al seno: Toscana Donna ed
Europa Donna. I soci del Volto sono circa 1800. Da quattro anni l’associazione è guidata da Benita Bernieri
che, insieme ad altri volontari, è stata intervistata da Obiettivo Salute.
Il volontariato è uno dei più
importanti ambiti assistenziali: quanto è difficile operare
in esso, tenuto anche conto
che ha un impatto diretto sul
malato e sulla famiglia?
«Il volontario del Volto è una persona che sa soprattutto ascoltare,
non fa domande ma lascia che il
malato si confidi con lui. Entra in
punta di piedi nel reparto e si
mette in attesa, aspettando un
segno da parte delle persone che
possono aver bisogno di lui. Pensi
che ci sono degenti che alla mattina non vedono l’ora che arrivi il
volontario per preparare il tè!».
Riuscite a stare vicino ai malati strappando anche un sorriso ? «La maggioranza dei
volontari dell’associazione sono
donne, circa l’80 per cento, alcune delle quali hanno conosciuto il cancro. La malattia
spesso modifica il carattere, la
visione del mondo, i rapporti con
14
gli altri; opera profondi cambiamenti in tutta la vita del malato e
in parte anche in quella dei suoi
familiari. Non sono però rari i casi
di persone guarite che hanno
dentro una nuova forza, talmente
grande da poter essere regalata
a chi sta ancora soffrendo. È proprio il senso della condivisione di
questo “dono”, trasmesso quotidianamente ai malati, che anima
la nostra “missione”. In realtà
sono proprio i malati che ci fanno
il regalo più bello: quando ci
aspettano o semplicemente ci
sorridono».
Se volessimo disegnare un
profilo del volontario del Volto,
quale sarebbe ? «I nostri volontari sono persone spinte da una
forte motivazione, devono essere riservati, disponibili, rispettosi e in grado di ascoltare senza
chiedere. Attualmente il Volto ha
15 volontari nel reparto di Oncologia - degenza e day-hospital –
dell’ospedale di Carrara, che si
dedicano all'accoglienza; altri invece contribuiscono al buon
esito delle iniziative da noi organizzate. Queste persone seguono periodicamente corsi di
formazione orientati sia sull’aspetto psicologico e relazionale
che
verso
quello
umanizzante della malattia, fondamentale per porre il malato al
centro dell’attenzione e della
cura. I corsi, organizzati annualmente dall’associazione, prevedono una parte teorica svolta
nella nostra sede – con lezioni tenute dai medici oncologi dell’Asl,
da una psicologa e dalle coordinatrici infermieristiche del day
hospital e degenza del reparto
oncologico – e una parte di tirocinio di circa un mese, all'interno
del reparto stesso, dove le volontarie esperte seguono le
nuove arrivate».
Come si svolge in concreto
l’attività del Volto ?
«Si realizza con gesti apparentemente semplici: la preparazione
della colazione a tutti i degenti,
l’acquisto di vestaglie a persone
disagiate, un contributo per la
spesa (talvolta portata direttamente a casa del malato) e, in situazioni ancora più gravi, aiuti
economici più considerevoli. Capita inoltre di andare a prendere
alla stazione o all’aeroporto persone che necessitano di cure nel
nostro ospedale, e magari non
hanno la possibilità di raggiungere la città. Nel corso degli anni,
grazie al contributo dei soci,
delle offerte dei cittadini, di enti
pubblici e privati, il Volto ha potuto acquistare macchinari e attrezzature di ultima generazione
a favore del Dipartimento Oncologico dell’Asl, per un importo di
circa 1 milione e mezzo di euro.
Di concerto con l’Asl, abbiamo finanziato borse di studio per giovani medici, alcuni dei quali
esercitano ancora la professione
nel reparto cittadino, fornendo
così un prezioso capitale umano
necessario alla prevenzione, diagnosi e cura dei tumori».
I volontari sono impegnati
anche nelle campagne di prevenzione: quali le premesse di
esse, dall’educazione sanitaria alla sensibilizzazione?
«In collaborazione con l’Asl, il
Volto ha svolto diverse campagne di sensibilizzazione in am-
Benita Bernieri (la seconda da sinistra) insieme ad alcuni volontari del Volto della Speranza
bito provinciale. Possiamo dire di
essere stata la prima associazione di volontariato a parlare di
tumore nelle scuole, perché i giovani sono il futuro, ed è importante che si adoperino per
assumere corretti stili di vita.
Anche le nostre iniziative annuali,
come per esempio la vendita
dell’azalea in occasione della
Festa della mamma, sono un segnale tangibile in questa direzione. Nella nostra provincia,
caratterizzata purtroppo da
un’alta percentuale di persone
affette da tumore, viene svolta
da anni un’attività di “screening”
oncologico – per le donne paptest, ecografia e mammografia al
seno – come strumento migliore
di prevenzione e diagnosi precoce su malati con lesioni iniziali:
il Volto dona il suo contributo
anche in queste attività che
hanno costi non indifferenti».
Quale sono i vostri progetti
per il futuro ?
«Più che un progetto avremmo
un sogno: l’assistenza domiciliare oncologica. Per il momento
quello che ci auguriamo è di riuscire ad ottimizzare il percorso
intrapreso fino ad oggi, continuando a sostenere sia gli acquisti di macchinari per la
prevenzione e la cura delle malattie oncologiche, che gli aiuti
economici ai pazienti in gravi difficoltà, oltreché le borse di studio
per giovani medici. L’auspicio è
anche quello di coinvolgere sempre più volontari in questo percorso di vita che, al di là delle
difficoltà incontrate, conduce
senza dubbio a conoscere persone speciali che non possono
che arricchire la vita di tutti noi».
ASSOCIAZIONE IL VOLTO DELLA SPERANZA
viale XX settembre 46 54033 Carrara Tel: 0585 844644 - Fax: 0585 844644 E-mail: [email protected]
Ai lettori. Ogni numero di Obiettivo Salute ospiterà un’intervista a personalità locali del Terzo Settore.
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