n. 3/4 Dicembre 2009 - Azienda USL 1 di Massa e Carrara
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n. 3/4 Dicembre 2009 - Azienda USL 1 di Massa e Carrara
Periodico trimestrale di informazione sanitaria a cura dell’Azienda USL 1 di Massa e Carrara Aut. Trib. di Massa n.256 del 25/11/89 N. 3 / 4 DICEMBRE 2009. Chiuso in redazione il 7 dicembre 2009 Distribuzione gratuita ~ NEWS ASL1 ~ RUBRICHE ~ L’INTERVISTA ~ LE LETTERE ~ TECNOLOGIE SANITARIE, SI PUNTA AL RINNOVAMENTO ENDOMETRIOSI, IL GINECOLOGO STILA L’IDENTIKIT “VOLTO”, TRENT’ANNI DI LOTTA AL CANCRO OBIETTIVO SALUTE Periodico trimestrale di informazione sanitaria a cura dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara ~ NEWS ASL1 ~ RUBRICHE ~ L’INTERVISTA ~ LE LETTERE ~ Aut. Trib. di Massa n.256 del 25/11/89 n.3/4 DICEMBRE 2009 Chiuso in redazione il 7 dicembre 2009 Periodico trimestrale di informazione sanitaria a cura dell’Azienda Asl 1 di Massa e Carrara Aut. Trib. di Massa n.256 del 25/11/89 N. 3 / 4 DICEMBRE 2009. Chiuso in redazione il 7 dicembre 2009 Distribuzione gratuita REN DER ING DEL NU In copertina, Manifesto Conferenza dei servizi 2009 Asl 1, a cura di Unigraph Unimedia Carrara OVO OSP EDA LE P ROV INCIA LE Direttore responsabile: Vincenzo Martini Capo-redattore: Giovanna Mezzana IL NUOVO OSPEDALE APUANO Segreteria e Coordinamento redazionale: Roberta Valerio IL CONSENSO INFORMATO In redazione: Giuseppe Battistini, Patrizia Mattei, Laura Bruschi, Alberto Moruzzi, Lino Palla Emilia Petacchi, Claudio Rasetto SPECIALE TECNOLOGIE SANITARIE, SI PUNTA AL RINNOVAMENTO CONFERENZA SERVIZI ENDOMETRIOSI, IL GINECOLOGO STILA L’IDENTIKIT “VOLTO”, TRENT’ANNI DI LOTTA AL CANCRO Pag 3 L’editoriale di Andrea Macuzzi NEWS ASL NEWS ASL 1 OSPEDALE UNICO ....................................................................................4 Pag 4 Conferenza dei servizi, quali tecnologie per l’assistenza Pag 8 Scompenso cardiaco, nasce l’assistenza integrata Pag 13 Apre l’Urpe, lo sportello d’ascolto per il personale Asl RUBRICHE CRESCE IL NUMERO DEI BAMBINI OVER-SIZE ........................................6 RUBRICHE Pag 6 Quella patologia subdola chiamata Endometriosi L’INTERVISTA Pag 10 Droga, Alcool, Fumo, quando l’abuso diventa dipendenza Pag 12 I giovani e il CORSA gioco d’azzardo: i rischi del gambling MALATI DI DROGA, È UNA CONTRO ILtutti TEMPO ............................8 LO SCOMPENSO CARDIACO ..................................................................10 L’INTERVISTA FONDO NON AUTOSUFFICIENZA ................................................11 Pag 14PER LA Il “Volto” racconta trent’anni di battaglie contro il cancro LETTERE PROGETTO TUMORI ................................................................................12 Pag 9 La parola al lettore LETTERE AL DIRETTORE IL MIGLIOR RIMEDIO È LA CHIRURGIA ..................................................13 L’INTERVITA AVO ....................................................................................14 LETTERE AL DIRETTORE ........................................................................15 2 Direttore: Antonio Delvino E-mail di redazione: [email protected] Progetto grafico, impaginazione: Unigraph Unimedia Carrara Ricerca iconografica: Sergio Tramontana Editore: Azienda Usl 1 di Massa e Carrara Via Don Minzoni, n.3 54033 Carrara (MS) tel. 0585-657511 / 0585-657722 Fax 0585-657585 Stampa: Tipografia Ceccotti, via Aurelia Sud, n.4 54100 Massa (MS) “NUOVA INFLUENZA”, IL SISTEMA SANITARIO È PRONTO rapeutici – idonei a questo scopo; del resto del 1957 e del 1968. Certamente oggi non ci non possiamo dimenticare che l’atteggia- sono le condizioni di allora: lo stato nutrizio- mento del personale sanitario, rappresentato nale ed igienico della popolazione è radical- dalle diverse figure professionali, è rodato, mente cambiato. per sua natura, ad affrontare le emergenze. Dalle precedenti pandemie abbiamo impa- Innanzitutto, seguendo le indicazioni regio- rato che interventi rapidi e decisi sono lo nali, è stato redatto un documento, il Piano strumento migliore per ridurre le conse- pandemico aziendale: in esso sono indivi- guenze di una pandemia influenzale: l’azione duate le azioni da svolgere nelle singole fasi, precoce non solo tende a ridurre i casi di in- oltreché i soggetti che hanno la responsabi- fluenza, ma diluendo l’incidenza della malat- lità di attuazione di esse. Sul versante del ter- tia, allevia la pressione sulle strutture ritorio sono stati coinvolti i medici di famiglia sanitarie e permette ad esse di operare in e i pediatri di libera scelta: essi sono, molto maniera adeguata. spesso, i primi interlocutori a cui si rivolgono È questo che all’interno dell’organizzazione i pazienti e quindi rappresentano un filtro es- aziendale si sta facendo. senziale per il funzionamento del sistema; a Il cittadino si trova attualmente disorientato Siamo nella fase sei: il massimo grado di loro è stato chiesto di diffondere la “cultura” dalle informazioni che giungono dai mass quelli previsti dall’Organizzazione mondiale della vaccinazione, quale mezzo preventivo, media. Quotidianamente i giornali e le televi- della sanità per lo sviluppo di una pandemia. e di gestire a domicilio i casi con minor com- sioni informano sui nuovi casi dall’esito fa- È ciò che è stato stabilito dall’Oms, l’estate promissione clinica. tale, oppure sulla sicurezza del vaccino, scorsa, con riferimento all’epidemia di in- Le strutture territoriali dell’Azienda, la Pre- riportando pareri discutibili e discordanti. fluenza da virus AH1N1 o “Nuova Influenza” venzione e le Attività sanitarie di comunità, Tutto ciò crea allarme ingiustificato rispetto o “Suina” come è comunemente indicata dai sono impegnate a gestire la campagna vac- alla situazione epidemiologica attuale e con- mezzi di informazione; ciò significa che il cinale attraverso l’acquisizione dei vaccini, la fusione nei confronti dei messaggi che giun- virus ormai si trasmette da uomo a uomo, e loro gestione, e l’offerta della somministra- gono dalle autorità sanitarie regionali e che nella popolazione sono presenti gruppi zione secondo le priorità individuate dalle cir- nazionali. L’influenza non è una malattia da numericamente consistenti di persone col- colari del ministero della Salute; la sottovalutare: ogni anno, purtroppo, essa pite da questa malattia. Prevenzione, inoltre, ha anche il compito di presenta un conto salato da pagare in ter- La situazione epidemiologica che si sta cre- seguire quotidianamente l’andamento epi- mini di vite umane, ma un’informazione pre- ando rappresenta, per certi versi, una sfida demiologico della pandemia, garantendo, cipitosa e non filtrata certo non risulta utile. interessante a cui è sottoposto il nostro si- quindi, la tempestività dell’attuazione di L’informazione acquisisce sicuramente un stema sanitario: una prova da affrontare, per eventuali variazioni strategiche. aspetto positivo quando sensibilizza alla vac- vedere se si è in grado di rispondere in ma- All’interno delle strutture ospedaliere, è stato cinazione, rende capillare la diffusione delle niera adeguata alla previsione di un aumento creato un percorso assistenziale “protetto” raccomandazioni igieniche da seguire e fa consistente dei casi di influenza. per i pazienti affetti da sindrome influenzale, conoscere l’organizzazione e la tecnologia In questo scenario, le articolazioni del si- partendo dal pronto soccorso sino ad arrivare utilizzata per salvaguardare la salute dei cit- stema riescono – solo attraverso un funzio- ai reparti di degenza. Sono stati previsti mo- tadini. namento sincrono e coordinato – ad delli organizzativi in grado di sopperire a un Se sia una vera emergenza solo il tempo ci acquisire quell’efficacia di risultato che per- eventuale e consistente aumento di ricoveri permetterà di affermarlo, quello che è certo mette di contenere il diffondersi del virus e per complicanze influenzali. è che la nostra Azienda è pronta per affron- di attenuare le complicazioni derivanti dal- Nel secolo scorso si sono verificate tre pan- tare e vincere questa scommessa. l’infezione. demie: quella tristemente famosa della in- L’Asl possiede, all’interno della sua organiz- fluenza “spagnola”, nel 1918, che ha zazione, tutti i mezzi – sia preventivi che te- provocato 40 milioni di vittime, quelle minori Andrea Macuzzi è direttore sanitario dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara Andrea Macuzzi 3 2010, PIÙ RISORSE PER LE TECNOLOGIE SANITARIE Grazie anche al sostegno della Regione l’Asl apuana avrà a disposizione circa 14 milioni di euro da impiegare per l’acquisto e il potenziamento di macchinari per prevenzione, diagnosi e cura di Vincenzo Martini e Giovanna Mezzana AMMONTA a 13 milioni e 800mila euro la quota del piano investimenti 2010 che l’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara riserverà all’acquisto di attrezzature sanitarie “pesanti”: 9 milioni del totale della spesa saranno assicurati dalla Regione Toscana. L’obiettivo è: acquisire nuove dotazioni di alta tecnologia, come ad esempio una Pet Tac (3 milioni di euro); due “macchine” per la risonanza magnetica (2 milioni e 900mila euro); un acceleratore lineare (2,5 milioni); un angiografo digitale (850mila euro); un litotritore (500mila euro). Parte delle risorse stanziate saranno inoltre impiegate per il rinnovo e il potenziamento delle attrezzature esistenti. NEL 2009 la spesa sostenuta dall’Asl apuana per l’acquisto di attrezzature sanitarie ha raggiunto la quota di circa 3 milioni e mezzo di euro, mentre 3 milioni e 600mila euro era stato il quantum finanziario per la tecnologia messo in campo nel 2008. IL VALORE e la crescita degli investimenti, grazie anche al sostegno della Regione, sono indicativi degli sforzi con cui l’Asl apuana porta avanti un processo di aggiornamento tecnologico, iniziato da qualche anno. Basti pensare alle tre Tac 16 slices che sono state destinate alla Radiologia – che è stata dotata anche delle più sofisticate tecniche di trasmissione delle immagini per la consulenza a distanza (Ris-pacs) - e alla Radioterapia, all’acquisto di un mammografo digitale per il Centro di senologia di Carrara. Ma anche ai microscopi operatori dell’Oculistica, agli ecografi assegnati a più reparti e presidi, al sistema di gestione centralizzata dei cardiotocografi dell’Ostetricia, agli oltre 20 defibrillatori in uso a distretti e strutture apuane, ai ventilatori polmonari per affrontare le situazioni di criticità legate alla pandemia influenzale. Passi in avanti sono stati fatti anche nella diagnostica di laboratorio: dallo scorso febbraio è in uso presso l’unità operativa di Anatomia patologica uno speciale strumento, denominato “inclusore”, che permette di allestire i preparati istologici (cioè dei tessuti) in via automatizzata, invece che attraverso una procedura manuale; strumento che consente di effettuare con rapidità e sicurezza esami molto delicati nel campo delle più diffuse patologie tumorali, l’inclusore in Italia è in dotazione a solo quattro strutture, di cui tre in Toscana – Carrara, Livorno e Firenze – ed una a Roma. PROPRIO AL tema della tecnologia è dedicata l’edizione 2009 della Conferenza dei servizi del 16 dicembre, ad Aulla. LE AT T REZ Z AT UR E DELLA SA N ITÀ IN PILLOLE PET, si tratta di un’apparecchiatura che rileva, tramite la ricostruzione di immagini, le emissioni radioattive di un farmaco iniettato precedentemente nel paziente, consentendo di ottenere informazioni qualitative e quantitative sulla biologia e biochimica dei tessuti, e sulla fisiologia e fisiopatologia dei vari organi. TA C, sta per tomografia assiale computerizzata. È una tecnica diagnostica che sfrutta radiazioni ionizzanti (raggi X) e consente di riprodurre le immagini di sezioni corporee del paziente. Per la produzione delle immagini è necessario l'intervento di un elaboratore di dati. Oggi sarebbe più giusto dire Tc, e non TAC, in quanto, grazie alle nuove tecnologie, le immagini non vengono più acquisite in un piano assiale, ma tramite una tecnica a spirale, così da ottenere più immagini in una scansione. PET- TAC, è un’ulteriore evoluzione delle tecniche descritte poc’anzi. Essa deriva dalla unione fisica di un apparecchio Pet con un apparecchio Tc multistrato, che attraverso l’emissione di raggi X misura la densità dei tessuti esaminati. Con questa apparecchiatura si possono fondere le immagini della Pet, che fornisce informazioni funzionali, con le immagini di una Tc, che dà informazioni morfologiche. RMN è la risonanza magnetica nucleare: essa rappresenta – con alta risoluzione – strutture presenti all'interno del corpo e fornisce in tal modo precise immagini a scansione settoriale. La risonanza magnetica non è idonea per pazienti con pacemaker e persone che possono sopportare solo esami di durata molto breve. La risonanza è generalmente considerata non dannosa per il paziente, perché non lo sottopone a radiazioni ionizzanti, come nel caso delle tecniche che utilizzano raggi X o isotopi radioattivi. AC C ELE RATOR E LIN EA RE, è un macchinario generalmente utilizzato in radioterapia, che si basa sul principio d'indirizzare la radiazione ionizzante sulle cellule cancerogene per danneggiarne il Dna. È una macchina in grado di produrre fasci di elettroni e di fotoni che, opportunamente collimati, vengono fatti incidere sul volume bersaglio. «È con gli alti livelli dell’innovazione che dobbiamo confrontarci. Se riusciremo a fare del cambiamento, della ricerca e dell’elevato tasso di rinnovamento del parco tecnologico il nostro futuro, potremmo dire di aver raggiunto l’obiettivo», Enrico Rossi, assessore per il Diritto alla Salute della Regione Toscana, Carrara, Marmoteca Imm, Convegno Mito, 13 novembre 2009. 4 ASL1, BILANCIO TESO AL SOSTEGNO DEGLI INVESTIMENTI Dal conto economico dell’Azienda emergono gli sforzi per far fronte ai mutui stipulati a favore del potenziamento dei presidi ospedalieri di Giovanna Mezzana L’ASL APUANA si appresta a chiudere il bilancio 2009. I dati, aggiornati ad ottobre, mettono in luce un valore della produzione pari a 381 milioni di euro. Cifra superiore, anche se di poco, ai costi sostenuti durante l’anno dall’azienda, che ammontano a 366 milioni di euro, e che sostanzialmente corrispondono alla spesa per il personale e per l’acquisto di beni e servizi. Il conto economico verrà chiuso con una perdita di esercizio – si tratta di una proiezione – di circa 200mila euro. Impegnativo è il fronte degli oneri finanziari e straordinari, che sono stimati per circa 4 milioni di euro e che sono l’effetto di due azioni. La prima si è L’ospedale di Carrara per cui è stato previsto un importante intervento di manutenzione straordinaria concretizzata nel ricorso all’anticipazione ordinaria e straordinaria verso “il tesoriere”, una sorta di fido a cui l’azienda sanitaria ha diritto qualora la rimessa regio- nale non sia sufficiente per sostenere i pagamenti dovuti. La seconda azione è invece rappresentata dalla stipula di due mutui (e di conseguenza, agli interessi su di essi): uno pari a 31 milioni di euro a ripiano degli investimenti precedenti il 2007, l’altro di 11 milioni per mutui previsti nel piano investimenti 2007 e finalizzati a interventi di manutenzione straordinaria degli ospedali di Carrara, Massa, Pontremoli e Fivizzano. Anche nel 2008 gli investimenti sul fronte strutturale non si sono fermati, e hanno raggiunto la soglia di 8 milioni di euro. « AI CI TTA DIN I IL GI UDIZ IO S UL L E S CE LT E C OMP IUT E » di Antonio Delvino* LA CONFERENZA dei servizi viene da alcuni intesa come uno dei tanti convegni più o meno scientifici, nel corso dei quali si parla di quanto la ricerca ha messo a disposizione dei clinici o di innovazioni nella organizzazione della Sanità. In realtà, la base giuridica di tale iniziativa, che viene replicata con cadenza annuale nella nostra Asl, è nell’art. 14 del decreto legislativo 502/92, che al comma 4 recita: «Al fine di favorire l’orientamento dei cittadini nel servizio sanitario nazionale, le usl e le aziende ospedaliere provvedono ad attivare un efficace sistema di informazione sulle prestazioni erogate, sulle tariffe, sulle modalità di accesso ai servizi. Le aziende individuano inoltre modalità di raccolta ed analisi dei segnali di disservizio, in collaborazione con le organizzazioni rappresentative dei cittadini, con le organizzazioni di volontariato e di tutela dei diritti. Il direttore generale dell’usl e il direttore generale dell’azienda ospedaliera convocano, almeno una volta l’anno, apposita Conferenza dei servizi quale strumento per verificare l’andamento dei servizi anche in Antonio Delvino è direttore generale relazione all’attuazione degli indicatori di qualità, e per individuare ulteriori interventi tesi al dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara miglioramento delle prestazioni. Qualora il direttore generale non provveda, la Conferenza viene convocata dalla Regione». Questo articolo, in realtà, ottempera, in ambito sanitario, a quanto stabilito dalla Costituzione agli articoli n.1 e n.3. Consapevoli dell’importanza della Conferenza dei servizi, anche quest’anno spalancheremo le porte del nostro “Palazzo”, per porre a disposizione dei cittadini tutte le informazioni relative alle scelte fatte, all’uso delle risorse economiche che ci sono state affidate, ai programmi di sviluppo che riguardano la tutela del diritto alla salute nella nostra provincia. Anche quest’anno invitiamo gli operatori e i cittadini a partecipare alla Conferenza dei servizi, portando il loro contributo di critica e di proposta, affinché possiamo migliorare la risposta ai bisogni assistenziali, la qualità dei servizi, il livello di trasparenza della nostra attività amministrativa. 5 Nel 2009 sono alcune decine i casi di donne curate presso l’Opa ENDOMETRIOSI, L’ALLEATA È LA DIAGNOSI PRECOCE Ne è affetta una trentenne su due. Patologia subdola, incide sulla qualità della vita e può provocare la sterilità. Solo anticipando l’insorgenza degli effetti più gravi si ottengono benefici dalle terapie di Vincenzo Martini NON ESISTE una cura risolutiva perché le cause sono ancora incerte, ma una diagnosi precoce può ridurre i disturbi e evitare che la situazione si aggravi: stiamo parlando dell’endometriosi, malattia per la quale lo scorso anno, nel dipartimento Materno-infantile, presso l’Ospedale pediatrico apuano (Opa), sono state curate circa 30 donne. Il dato è parziale in quanto è calcolato sul totale dei soli interventi laparoscopici quelli che garantiscono una chirurgia poco invasiva grazie a tecnologie di nuova generazione – ma è ugualmente indicativo: nel 2008 i casi di endometriosi rappresentavano il 20 per cento delle operazioni eseguite presso il dipartimento apuano con tecnica laparoscopica, nei soli primi nove mesi del 2009 la quota è già salita al 30%. Malattia per cui cellule della mucosa uterina si impiantano al di fuori dell’utero, l’endometriosi è più diffusa di quello che si pensi: secondo i dati del ministero della Salute è affetto da questa patologia più del 50% delle donne italiane tra i 29 e i 39 anni, oltreché lo 0,4% delle adolescenti. LA MALATTIA prende il nome da “endometrio”, il tessuto che riveste la superficie interna dell’utero. Nell’endometriosi cellule simili a quelle dell’endometrio si 6 posizionano al di fuori dell’utero, generalmente nella cavità addominale – ovaie, tube di Falloppio, legamenti dell’utero – o anche all'interno della parete di esso, ma in una sede diversa da quella consueta. Possono così formarsi lesioni, cicatrici e aderenze, che in alcuni rari casi si possono trovare anche esternamente all’addome. Queste lesioni sono sensibili alle fluttuazioni ormonali che si verificano durante il ciclo mestruale. Ogni mese, pertanto, si sviluppano, si sfaldano e sanguinano, ma a differenza del tessuto endometriale normalmente posto all'interno dell'utero che fuoriesce con il flusso mestruale, non possono essere espulse all'esterno del corpo. Questo provoca una reazione infiammatoria, dando vita alla formazione di cicatrici, noduli e cisti. IL SINTOMO prevalente dell’endometriosi è il dolore addominale che può manifestarsi in vario modo, soprattutto durante il ciclo mestruale. L’endometriosi può rendere molto dolorosi i rapporti sessuali, la defecazione, la minzione (espulsione dell’urina). Una delle conseguenze più gravi è la sterilità. La patologia nasce e si sviluppa durante l’età fertile della donna: fra la pubertà e la menopausa la malattia insorge e progressivamente si aggrava. La gravidanza comporta in genere un arresto, temporaneo, della sintomatologia e dello sviluppo della patologia; considerato poi che oggi la donna arriva ad avere un figlio oltre trent’anni, se è predisposta alla malattia l’endometriosi ha più tempo per svilupparsi. È in menopausa che si possono avere le conseguenze di un’endometriosi non curata, ad esempio delle cicatrizzazioni che alterano i visceri addominali. LE CAUSE DELLA malattia sono ancora incerte. Una teoria (anni ’60) indica il fattore scatenante in un “riflusso” all’interno della cavità addominale – e attraverso le tube di Falloppio - del sangue mestruale e delle cellule in esso contenute: in virtù di questa teoria, dunque, tutte le donne possono sviluppare l’endometriosi. «L’organismo ha un meccanismo di “pulizia” delle cellule “anomale” – spiega Franco Fambrini, medico ginecologo della u.o. Ostetricia e ginecologia della Asl 1 di Massa e Carrara – ma nelle donne che soffrono di endometriosi questo sistema non funzionerebbe: ne consegue che queste cellule restano lì, crescono e si sviluppano. Ma questa non è una teoria valida al 100%, altre indicano fattori genetici tra le cause». COMPLICA IL QUADRO il fatto che l’endometriosi si diagnostica in ritardo rispetto alla sua comparsa: in media, statisticamente, dopo 7-11 anni dall'esordio. «E’ Ginecologi durante un intervento di endometriosi (foto di reparto) una patologia subdola – sottolinea Fambrini – perché alcuni sintomi sono simili a quelli di altre patologie. Il medico specialista, allertato da una particolare anamnesi, fa un’accurata visita ginecologica ed effettua esami dell’addome (ecografie e risonanza magnetica), associati ad analisi del sangue. Ma è solo con la laparoscopia e la biopsia del tessuto sospetto che si arriva a una diagnosi certa di endometriosi. Le cellule endometriosiche non sono in genere maligne o cancerose, anche se negli ultimi decenni è stato osservato un aumento della percentuale di donne, affette da endometriosi, che sviluppano tumori alle ovaie. Ma gli studi non sono ancora a un punto fermo». LA TERAPIA può essere sia medica che chirurgica, dipende dallo stadio di sviluppo della patologia. La terapia medica può cercare di ridurre gli stimoli ormonali (estrogeni) sul tessuto endometriale; esistono farmaci, che non fanno evolvere la malattia; oppure si può intervenire sul dolore con degli antidolorifici. La terapia chirurgica, invece, mira ad eliminare le lesioni e i noduli dell’endometriosi, superficiali e profondi. «È una terapia efficace fino ad un certo punto – precisa Fambrini – perché è estrema- mente difficile togliere tutti i noduli, soprattutto nell’endometriosi profonda. In questo caso ci vuole l’intervento contemporaneo di chirurghi specializzati in ginecologia, urologia eccetera, ma non sono comunque rare le recidive». NELLE AZIENDE SANITARIE generalmente non esiste un ambulatorio dedicato a questa patologia, anche se strutture ad hoc cominciano ad essere presenti nelle sedi universitarie. «Forse l’istituzione di un ambulatorio specifico e di un recapito telefonico riservato sarebbe auspicabile – aggiunge Fambrini – perché i casi sono in aumento». I NUMERI DELLA PATOLOGIA Secondo il ministero della Salute, in Italia è affetto da endometriosi più del 50 per cento delle donne tra i 29 e i 39 anni e lo 0,4% delle adolescenti. Di queste, dal 40 al 60% presentano dismenorrea (ciclo doloroso), dal 30 al 40% infertilità e dal 2 al 22% non accusano alcun sintomo: sono, per esempio, quelle donne che si rivolgono al medico per risolvere un problema di sterilità o per cisti ovariche e scoprono di essere affette da endometriosi. UN CLIC PER SAPERNE DI PIU’ www.ministerosalute.it ; www.endoassoc.it • Nell’azienda Usl 1 di Massa e Carrara i medici dell’u.o. di Ostetricia e ginecologia che si occupano di endometriosi sono principalmente, oltre a Franco Fambrini: Paolo Migliorini (primario), Fernando Guelfi, Carlo Di Stefano, Luigi Galante, Roberto Guastini. Le pazienti si rivolgono alla struttura apuana dopo il sospetto diagnostico avanzato in ambulatorio dal ginecologo. Nel reparto è presente anche una psicologa. • Per eventuali indicazioni e informazioni: u.o. Ostetricia e Ginecologia Asl 1 di Massa e Carrara, tel. 0585-498706, ore 11-14 (servizio di pre-ospedalizzazione). 7 In Toscana è al primo posto tra le patologie a più lunga degenza SCOMPENSO CARDIACO, SI CAMBIA: LA RIVOLUZIONE DEL “MITO” Si chiama Medicina di Iniziativa Territorio Ospedale il nuovo percorso assistenziale per gli anziani affetti dalla patologia. Superato il banco di prova della sperimentazione. Gioco di squadra tra medici di famiglia, ospedalieri, infermieri e volontari del servizio civile a cura di Giovanna Mezzana DIMINUISCONO la durata media della degenza (-10 per cento) e il numero delle ri-ospedalizzazioni (-41%) dei pazienti affetti da scompenso cardiaco inseriti in un percorso assistenziale che si basa su di un’attività integrata tra ospedale e territorio. Terminata la fase sperimentale che si è svolta tra marzo 2008 e febbraio 2009, il percorso verrà ora applicato senza limitazioni. I risultati della sperimentazione sono stati resi noti in un convegno che si è svolto a novembre, presso la Marmoteca dell’Imm di Marina di Carrara, occasione per presentare nel dettaglio tale progetto denominato “Mito”, acronimo di Medicina di iniziativa territorio ospedale. Esso è stato intrapreso dal dipartimento di Area Medica dell’Asl 1 di Massa e Carrara – diretto da Pier Carlo Rossi – di concerto con la sezione locale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) – per la quale il responsabile del progetto è Mario Vatteroni –, su mandato della direzione generale dell’Azienda. TRA LE PRINCIPALI complicanze delle cardiopatie, lo scompenso cardiaco è una delle patologie croniche che maggiormente incidono sulla sopravvi- 8 venza e sulla qualità di vita degli anziani. In Toscana sono 60mila gli anziani ultrasessantacinquenni che ne soffrono. Con un’incidenza di 284 casi su 100mila abitanti, è la patologia che richiede mediamente la più lunga degenza, e che ha dunque renti gradi di complessità. Gli obiettivi sono: migliorare la qualità della vita e dell’assistenza dell’anziano scompensato individuando i segni e i sintomi di instabilità, prendersi cura della persona a domicilio e ridurre i ricoveri ripetuti. Un momento del convegno sul Progetto Mito un impatto evidente anche sulla spesa delle aziende sanitarie. IL PERCORSO intrapreso dall’Asl 1 punta a offrire la miglior risposta assistenziale ad una fascia della popolazione particolarmente fragile, ottimizzando l’utilizzo di risorse umane, tecnologiche e finanziarie, secondo il criterio della programmazione e dell’integrazione dei servizi. Il principio di fondo è quello della “rete” e della specializzazione basata sui diffe- AL CENTRO della rete assistenziale c’è l’Unità Scompenso + Bpco (bronco pneumopatia cronica ostruttiva) con ambulatorio dedicato, day service, le pratiche dell’osservazione breve e dell’assistenza domiciliare specializzata. Al paziente sono assicurati percorsi clinico-diagnostici e soprattutto terapeutici che prevedono l’intervento di medici di medicina generale e sanitari che operano nelle strutture di ricovero – specialisti, come cardiologi e internisti, ma anche di infermieri “dedicati” – e l’ausilio di volontari; è prevista l’assistenza domiciliare agli scompensati anziani per mantenere nei pazienti l’aderenza alla terapia ottimizzata e per ridurre le ri-ospedalizzazioni o le visite specialistiche. IL PAZIENTE accede al percorso a seguito della segnalazione del medico ospedaliero al momento della dimissione, o su segnalazione del medico di medicina generale, o da invio del pronto soccorso e da medici specialisti interni ed esterni. L’attività domiciliare può essere attivata, oltre che dai medici, anche dai pazienti stessi e dai volontari del servizio civile (anche questi ul- timi hanno già partecipato alla fase sperimentale). IL “MITO” ha una portata innovativa, sia perché risponde a nuovi bisogni assistenziali, sia perché supera – a vantaggio del paziente – la barriera tra medici di famiglia e medici ospedalieri, che si trovano ad operare e a condividere i medesimi percorsi; le modalità di cura previste e la prevenzione delle ri-ospedalizzazioni assicurano inoltre un buon rapporto tra costi e benefici. – Intorno all’idea di integrare ospedale e territorio per offrire una risposta assistenziale ai cittadini affetti da patologie croniche, ci giochiamo gran parte del nostro futuro». «È UN PROGETTO di grande valore specifico anche rispetto al resto della Toscana – è il giudizio di Enrico Rossi, assessore per il Diritto alla Salute della giunta regionale, intervenuto al convegno LA PAROLA AL LETTORE SE AVETE letto un servizio o una rubrica che ha destato il vostro interesse, se c’è un argomento che riguarda la salute e che vorreste fosse affrontato nel prossimo numero della rivista dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara, potete scrivere alla redazione di Obiettivo Salute. I VOSTRI contributi possono giungere via e-mail o tramite posta: a tutti verrà fornita una risposta in forma privata, e verranno pubblicati gli interventi giudicati di pubblico interesse. Nel caso in cui preferiate che il vostro nome non venga pubblicato in calce alla lettera, potete farne esplicita richiesta alla redazione. Agli interventi anonimi non verrà riservata attenzione. • e-mail: [email protected] • indirizzo postale: Azienda Usl 1 di Massa e Carrara – Ufficio Relazioni esterne e Marketing (redazione Obiettivo Salute) – via Don Minzoni n.3 – 54033 Carrara (MS) 9 MALATI DI DROGA, È UNA CORSA CONTRO IL TEMPO Uso, abuso, dipendenza: trascorrono in media oltre sei anni prima di chiedere aiuto. Varese (Sert): «È un periodo troppo lungo» meno di 250 i nuovi utenti, cioè coloro che per la prima volta si rivolgono ai Sert. I dati non sono allarmanti, ma rivelano che il problema c’è. Maurizio Varese, direttore del dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara di Giovanna Mezzana È MASCHIO, quarantenne, ha una licenza di scuola media inferiore, vive coi genitori e nel 52 per cento dei casi ha un’occupazione stabile: sono queste le caratteristiche della maggior parte di chi nella provincia apuana ha un problema di tossicodipendenza. Nei primi sei mesi del 2009 sono state circa un migliaio (tra l’area di costa e quella della Lunigiana) le persone curate presso i Sert, i servizi per le tossicodipendenze dell’Azienda Usl 1 di Massa-Carrara; nel secondo semestre dell’anno tali dati si sono sostanzialmente confermati. Annualmente sono poco NEGLI ANNI OTTANTA le cronache locali davano talvolta notizia di morti per overdose da eroina. Oggi questa droga – pur rimanendo ai primi posti tra le sostanze più frequentemente usate da chi ha un problema di tossicodipendenza – lascia campo libero anche ad altre sostanze: oppiacei, alcool, cocaina - non più sniffata ma fumata - e soprattutto ai cocktail (oppio associato a “coca” o a superalcolici). Prevalgono inoltre modalità più subdole di uso e abuso delle droghe: anche ai piedi delle Apuane, come altrove in Italia, si afferma un modello di consumo definito anglosassone, che ci vuole vigili ed efficienti dal lunedì al venerdì (non a caso il 52 per cento dei tossicodipendenti apuani ha un’occupazione stabile) e che confina lo sballo al week-end: modalità che paradossalmente, proprio perché saltuaria, procura danni persino più devastanti del consumo quotidiano (il fisico non riesce a sviluppare le proprie difese). SE SINO A quindici anni fa il problema era quasi essenzialmente “maschile”, oggi è donna il 20% dei tossicodipendenti apuani. Nell’ultimo decennio si è inoltre pericolosamente abbassata l’età del primo contatto con una droga: già a 13-14 anni si ha l’occasione di “sperimentare” sostanze tossiche. Da qui a sviluppare un problema di tossicodipendenza il passo non è breve. Dalla sperimentazione casuale si può passare all’uso quotidiano: quando e perché? La “leva” verso la tossicodipendenza «risiede nel nostro cervello emotivo – spiega Maurizio Varese, direttore del dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara – e in particolare in una non corretta disposizione ad incanalare le proprie emozioni verso aspetti positivi». L’uso diventa dipendenza quando il piacere dell’utilizzo della sostanza si trasforma in un bisogno irrefrenabile di essa, la cui mancanza fa stare male l’individuo. DAL CONTATTO all’uso, abuso, alla dipendenza e quindi all’arrivo presso i Sert passano in media sei anni e mezzo. «È un lasso di tempo decisamente lungo – nota Varese – anche per- Al servizio per le tossicodipendenze, incluse quelle da sostanze non vietate come il fumo e l’alcool, si può accedere anche senza la richiesta del medico di famiglia. Ecco le sedi dei Sert: Aulla, via Barcara, 1, tel. 0187-42.16.75; Carrara, viale xx Settembre 110, tel. 058584.44.82; Massa, via Democrazia 44, tel. 0585-49.39.18; Servizio Alcologia, Carrara, via Carriona 245, tel. 0585- 84.57.94 10 ché nel 50% dei casi la persona ha nel frattempo sviluppato, oltre alla dipendenza da sostanze stupefacenti, anche un problema psichiatrico». Spesso si tratta di disturbi del tono dell’umore – che si manifestano con la rapida alternanza di fasi di eccitamento maniacale a stati di cupa depressione – o della personalità (“border-line”, “dipendente”, antisociale). L’equipe dei Sert, composta da medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali, educatori, deve dunque operare su almeno due fronti. Nel 30% dei casi, inoltre, il tossicodipendente deve affrontare anche un pro- blema con la giustizia: le fasi di un processo, la detenzione in carcere o gli arresti domiciliari. IL MAGGIOR NEMICO di chi vive facendo i conti con la propria tossicodipendenza è il trascorrere del tempo. La persona non accetta di avere un problema, e lo stesso atteggiamento spesso è assunto anche da chi le sta vicino (i genitori, ad esempio). L’unica soluzione è: spogliare l’universo droga da quell’alone di misticismo che spesso lo avvolge, e agire d’anticipo. «Non esiste alcun tunnel della droga – dice Varese – Bisogna piuttosto essere consapevoli che la dipendenza da sostanza è una malattia, cronica e ad andamento recidivante (si smette e si riprende di solito in condizioni di stress); che i genitori devono vigilare sui propri figli: tener d’occhio i cambiamenti d’abitudine, l’eventuale loro incapacità di concentrarsi e l’andamento scolastico. E che bisogna agire sulla prevenzione, soprattutto quella primaria». Cioè quella che si fa nelle scuole (vedi box che segue) PE ER ED UC AT IO N, S A L E IN C AT TE DR A L’A L L IE V O Sono una cinquantina i giovani tutor formati per fare prevenzione, presso i propri coetanei, contro l’uso di sostanze tossiche È INUTILE demonizzare la droga e inviare messaggi terroristici sugli effetti di essa, soprattutto se l’ammonimento arriva da un adulto che tenta di mettere in guardia l’adolescente. È su questa idea che si fonda C r ea tiva -Me nte, il progetto di prevenzione primaria contro l’uso di droga promosso dal dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara. Partito a novembre, si concluderà a maggio e sta coinvolgendo circa 350 studenti apuani delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. LA PRIMA FASE si è già svolta. Nelle scorse settimane gli studenti sono stati impegnati in due attività. In primo luogo hanno visitato la mostra Psic o a ttivo; allestita presso l’Azienda di promozione turistica di Marina di Massa, essa ripercorre il millenario rapporto tra l’uomo e la droga, spiega come essa agisce sul cervello e mette in luce gli effetti che l’uso di essa produce a livello cognitivo, emotivo e biologico. Contemporaneamente, una cinquantina di allievi delle classi terze degli istituti secondari di secondo grado ha partecipato, su adesione volontaria, al corso di formazione Il tut or ne lla Pee r Ed uc a tion. Adesso sono dei peer educator - educatori tra pari – cioè adolescenti formati per essere fonte di comunicazione/educazione attiva presso i compagni di scuola; saranno loro a spiegare ai coetanei che cosa significa “drogarsi”. Perché un messaggio veicolato da un giovane può avere un potere straordinariamente più forte rispetto agli ammonimenti degli adulti. I GIOVANI TUTOR sono formati e la mostra – che consta di 31 pannelli curati da St efa n o C a na li, ricercatore alla Scuola internazionale di studi superiori avanzati (Sissa) di Trieste – e che si è chiusa, è stata acquistata dall’Asl apuana, che la metterà a disposizione di tutte le scuole che ne faranno richiesta. La mostra diventerà itinerante e i peer educator si attiveranno all’arrivo di essa presso gli istituti. Da questa prima fase è nato anche l’embrione della C o m unit à C re at iva -Me nte, formata da operatori Sert, studenti tutor e docenti: percorso di ricerca di buone pratiche nell’attività di prevenzione, essa sarà anche virtuale con la prossima attivazione di un blog all’indirizzo http://agord’09.blogspot.com . A dicembre i tutor saranno ospitati presso il ce ntr o giova nile Unde rg r ou nd di Carrara, gestito dall’A A rc i, per avviare il percorso di laboratori extrascolastici finalizzati alla creazione di materiale informativo per i coetanei. Pur con tutti gli effetti collaterali che esso comporta, l’uso di droga produce piacere: ecco perché il progetto prevede anche che gli studenti tutor siano coinvolti in week-end presso terme e agriturismi, escursioni, trekking, corsi di vela e pesca subacquea. Perché possano scoprire quanto è ampia la gamma di attività salutari e allo stesso tempo gratificanti. L’intenzione dell’Asl 1 è di riproporre il progetto almeno per i prossimi tre anni. 11 Uno studio dell’Ars Toscana monitora i comportamenti dei giovani GIOCO D’AZZARDO, QUANDO IL VIZIO DIVENTA PATOLOGICO Gli studenti apuani rischiano meno frequentemente denaro rispetto ai coetanei toscani, ma 9 su 100 di loro sono scommettitori a rischio di Giovanna Mezzana TRA GLI STUDENTI toscani sono i giovani delle scuole di Massa-Carrara ad avere la minor propensione al gioco d’azzardo patologico (Gap), quel disturbo del controllo degli impulsi che induce a tentare ossessivamente la fortuna con il miraggio di ottenere una vincita: in virtù del caso e senza far leva su abilità. Lo rivela uno studio dell’Agenzia regionale di sanità della Toscana, condotto su oltre 2.500 giovani toscani delle scuole superiori di secondo grado. Da esso emerge che nel territorio di competenza dell’Asl apuana è pari al 9 per cento l’incidenza di studenti che risultano giocatori a rischio. È il valore più basso – nella classifica in cui al primo posto c’è Livorno con il 13,5% di studenti positivi a un test di screening – ma gli esperti non abbassano il livello di guardia. «Non trattandosi di un’indagine epidemiologica ma di uno screening è difficile stabilire se siamo un’isola felice – valuta Maurizio Varese, direttore del dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara - Il 9% rappresenta comunque un tasso di incidenza significativo». CARTE E DADI è il binomio classico. Popolare sono “Gratta e vinci” e Superenalotto. Ma l’irrefrenabile vizio del gioco conduce anche agli allibratori, alla frequentazione dei casinò, alla scommessa sportiva più o meno legale, alle “macchinette” accessibili anche negli esercizi commerciali: slot, Black Jack, Poker, sino all’ultima versione del 12 Texas Hold’em (il poker texano). Si rinnovano i prodotti per il gambler e le nuove tecnologie sono impiegate per garantire un consumo moderno di tale gioco. Aumenta l’accettazione sociale di esso, come fosse un passatempo. Ma quando l’impulso a scommettere diventa incontrollabile, quando l’esperienza dell’azzardo è eccitante ed esaltante, quando si rincorrono le perdite o si inseguono nuove vincite incrementando valore e frequenza delle puntate, il vizio è patologia. Gli effetti sulla salute sono evidenti e coinvolgono anche le relazioni affettive, la sfera sociale, il fronte lavorativo ed economico. IL GAP è un fenomeno poco noto, ma si stima che sia un giocatore patologico l’1-3% della popolazione adulta, mentre ha un problema con il gambling il 5-6% dei giovani. La quota degli scommettitori problematici o patologici aumenta al 7,1% - dimostra uno studio ancora dell’Ars sugli utenti dei servizi per le tossicodipendenze dell’Asl di Arezzo – tra chi ha una dipendenza da sostanze tossiche. Esso si associa in particolare ad alcool e nicotina, alle sostanze psicostimolanti come la cocaina e le anfetamine. In sintesi, il Gap si intreccia con altri comportamento d’abuso, generando situazioni di polidipendenza. «Da cinque anni – spiega Varese – chiediamo sistematicamente agli utenti se siano giocatori d’azzardo. Spesso ai Sert sono attribuite competenze di fatto, ma il gioco d’azzardo patologico non può essere affrontato dai Sert così come essi sono attualmente organizzati: serve una struttura adeguata, personale formato, uno studio epidemiologico su di esso e sulle altre dipendenze». L’ASL 1 non parte da zero: due anni fa ad Aulla si era costituito un tavolo istituzionale tra associazioni, prefettura e operatori Sert; questi ultimi avevano anche partecipato ad un corso di primo livello organizzato dalla Regione Toscana, che a gennaio ad Arezzo promuoverà un workshop di secondo livello. Da qui partiranno nuovi impulsi, secondo Varese. L’optimum sarebbe individuare il Sert come il luogo in cui il giocatore riacquista la giusta percezione del valore del denaro e si libera dei disturbi compulsivi-ossessivi che ha sviluppato. Superenalotto, nel 44 per cento dei casi è il gioco preferito tra gli studenti toscani che praticano l’azzardo Accanto all’azione del Sert deve però esserci una rete territoriale che sostenga l’ex giocatore nella gestione delle problematiche economiche e relazionali emerse durante il periodo di dipendenza. È prossima l’attivazione di sportelli d’ascolto per il personale Asl 1 CARICHI EMOTIVI TROPPO ONEROSI? APRE L’U.R.PE GLI OPERATORI dell’Asl 1 avranno a disposizione un luogo dove i loro bisogni potranno essere ascoltati. È merito del progetto degli psicologi dell’unità operativa di Psicologia ospedaliera che hanno dato vita all’ufficio Relazioni con il Personale (Urpe). Nel giro di breve saranno attivati sportelli di ascolto all’interno dell’ospedale: l’idea è quella di prevederne uno nella struttura di Carrara, uno presso quella di Massa, un terzo in uno degli sportelli della Lunigiana. L’IDEA DA CUI il progetto muove è semplice, ma allo stesso tempo presuppone un punto di vista non scontato. Esso parte dalla costatazione che se i bisogni del paziente sono costantemente monitorati, quelli degli operatori passano spesso in secondo piano. Persone impegnate a lavorare su un comune compito non costituiscono automaticamente una équipe: far parte di un gruppo di lavoro che meriti d’essere definito tale comporta carichi emotivi che – se non riconosciuti e guidati – finiscono per “schiacciare” gli attori in gioco, oltre che per produrre risultati poco fruttuosi. In secondo luogo, l’esperienza della morte del paziente, del fallimento delle cure mettono a dura prova il medico, che spesso non ha una formazione mirata a gestire l’eventuale disagio emozionale che deriva da queste esperienze. LE DINAMICHE che si sviluppano all’interno di un’équipe di lavoro possono essere conflittuali; il disagio psicologico può essere legato anche all’ambiente di lavoro; per i medici e gli infermieri e per le helping profession in genere, il rischio di burn out (alla lettera “essere bruciati”) è concreto: per tutte queste evenienze – ma anche per fare osservazioni e proporre suggerimenti, presentare idee e evidenziare i punti di forza del proprio lavoro – gli operatori Asl potranno rivolgersi agli psicologi dell’Urpe. «Non ci può essere servizio di qualità, se non è in salute anche il personale dell’azienda che lo offre – osserva Anna Lalli, direttore dell’u.o di Psicologia ospedaliera e responsabile dell’ufficio Urpe – Gli operatori possono veramente sentirsi parte dell’azienda solo se riescono a favorire le relazioni, solo se riescono a tirare fuori quel senso di appartenenza attiva». DA UN’INDAGINE condotta sul 10 per cento del personale (270 persone circa) è emerso che la locazione più gradita agli operatori era quella che prevedeva lo sportello direttamente all’interno dell’ospedale. Sulla base di questa indicazione, l’azienda si è attivata. PER FAVORIRE lo scambio di opinioni è stato istituito un forum aziendale consultabile all’indirizzo internet: http://psiclavoro-asl1forumaster.net. Per contattare gli psicologi dell’Urpe è possibile comporre il numero interno 5303. Orari: martedì e giovedì, ore 9-13; mercoledì, ore 14-18. (G.M.) IN PRINCIPIO ERA IL DIALOGO, INCONTRI FILOSOFICO-MUSICALI SI INAUGURA venerdì 18 dicembre il ciclo di incontri sulle pratiche e le culture mediche, In principio era il diaologo. L’approccio prevalentemente filosofico ha l’obiettivo strategico di recuperare l’unità delle virtù cognitive e pragmatiche della tradizione medica, di mettere la persona (medico e paziente) al centro della cura. Il riferimento più immediato è al progetto di “ospedale per intensità di cura”, per cui umanizzazione e aggiornamento professionale e culturale sono prioritari. Tutti gli incontri saranno ospitati presso il Ridotto del Teatro Animosi (Carrara, piazza Battisti). Fatta eccezione per l’evento di inaugurazione di venerdì 18 dicembre, gli appuntamenti si svolgeranno ogni terzo mercoledì del mese, a partire dalle ore 17, e prevedono: una relazione di apertura a cura di Anna Lalli, responsabile dell’ufficio relazioni con il personale – Urpe dell’Azienda Usl 1 di Massa e Carrara, e Federico Nobili, scrittore, regista, insegnante e attore; un intervento musicale di Leo Ravera; una conversazione tra partecipanti e relatori. All’inaugurazione e all’incontro del 21 aprile interverrà Antonio Delvino, direttore generale dell’Asl 1. Il personale dell’azienda è invitato a partecipare. LA PAROLA LA MUSICA 18 dicembre 2009 D a l m ed i c o- f i l o s o f o a l m e d i c o - t ec n i c o La conversazione infinita L e o r i g i n i d e l l a c a n z on e a me r i c an a: Irving Berlin, Hoagy Carmichael, Walter Gross 20 gennaio 2010 I l p ot e r e d el l e p a r o l e Il linguaggio ci rende davvero più “umani”? L a c a nz o ne e i c o l o ri de l b l ue s: Harold Arlen, Somewhere over the rainbow 24 febbraio 2010 L e p a r o l e d el p o t e r e Uso e abuso del linguaggio medico L’i nco ntro con la mu sica e u ro pe a George Gershwin, I’ve got rhythm 24 marzo 2010 Illlu sio ne e sp era nz a La morte altrui, la propria morte Al c o n f i n e d e l j az z John Coltrane, A love supreme 21 aprile 2010 L e a d e r s h i p e r e s p on s a b i l i t à L’etica, la morale, le cure L’e ra sw ing, le b ig ba nds : Duke Ellington, Prelude to a kiss 19 maggio 2010 I l t e m p o c h e ma n c a Che cos’è davvero urgente? I l t r i o j a zz – p i an o, b a s s & d r u ms Bill Evans, Time remembered 13 “ VOLTO”, QUELLA SPERANZA CHE COMBATTE IL CANCRO Dal 1982 l’Associazione è a fianco dei malati oncologici. Con piccoli e grandi gesti. La missione non è semplice. Ma la forza di chi ha conquistato la vittoria sulla malattia è un antidoto straordinario per chi è ancora in prima linea di Patrizia Mattei Sono passati ventisette anni da quando, su iniziativa di un gruppo di donne della nostra provincia malate di tumore, viene fondata l’associazione “Il Volto delle Speranza”. Sostenute da Achille Sicari e Lanfranco Barbieri, rispettivamente ex primario della Chirurgia e della Radiologia dell’ospedale di Carrara, danno voce a un capitolo importante nella storia della sanità apuana: grazie anche al loro contributo, nasce infatti – presso il presidio carrarese - il reparto oncologico, guidato per molti anni da Italo Spinelli, e dedicato esclusivamente ai malati di tumore, che prima di allora venivano ricoverati in altri reparti ospedalieri. Costituita ufficialmente il 31 dicembre 1982 come libera associazione di cittadini, il “Volto” ha sede a Carrara (Viale XX Settembre n. 4) ma ha una sezione anche in Lunigiana, ad Aulla, presso l’Avis. È “in rete” con altre associazioni regionali che si occupano soprattutto delle tematiche legate al tumore al seno: Toscana Donna ed Europa Donna. I soci del Volto sono circa 1800. Da quattro anni l’associazione è guidata da Benita Bernieri che, insieme ad altri volontari, è stata intervistata da Obiettivo Salute. Il volontariato è uno dei più importanti ambiti assistenziali: quanto è difficile operare in esso, tenuto anche conto che ha un impatto diretto sul malato e sulla famiglia? «Il volontario del Volto è una persona che sa soprattutto ascoltare, non fa domande ma lascia che il malato si confidi con lui. Entra in punta di piedi nel reparto e si mette in attesa, aspettando un segno da parte delle persone che possono aver bisogno di lui. Pensi che ci sono degenti che alla mattina non vedono l’ora che arrivi il volontario per preparare il tè!». Riuscite a stare vicino ai malati strappando anche un sorriso ? «La maggioranza dei volontari dell’associazione sono donne, circa l’80 per cento, alcune delle quali hanno conosciuto il cancro. La malattia spesso modifica il carattere, la visione del mondo, i rapporti con 14 gli altri; opera profondi cambiamenti in tutta la vita del malato e in parte anche in quella dei suoi familiari. Non sono però rari i casi di persone guarite che hanno dentro una nuova forza, talmente grande da poter essere regalata a chi sta ancora soffrendo. È proprio il senso della condivisione di questo “dono”, trasmesso quotidianamente ai malati, che anima la nostra “missione”. In realtà sono proprio i malati che ci fanno il regalo più bello: quando ci aspettano o semplicemente ci sorridono». Se volessimo disegnare un profilo del volontario del Volto, quale sarebbe ? «I nostri volontari sono persone spinte da una forte motivazione, devono essere riservati, disponibili, rispettosi e in grado di ascoltare senza chiedere. Attualmente il Volto ha 15 volontari nel reparto di Oncologia - degenza e day-hospital – dell’ospedale di Carrara, che si dedicano all'accoglienza; altri invece contribuiscono al buon esito delle iniziative da noi organizzate. Queste persone seguono periodicamente corsi di formazione orientati sia sull’aspetto psicologico e relazionale che verso quello umanizzante della malattia, fondamentale per porre il malato al centro dell’attenzione e della cura. I corsi, organizzati annualmente dall’associazione, prevedono una parte teorica svolta nella nostra sede – con lezioni tenute dai medici oncologi dell’Asl, da una psicologa e dalle coordinatrici infermieristiche del day hospital e degenza del reparto oncologico – e una parte di tirocinio di circa un mese, all'interno del reparto stesso, dove le volontarie esperte seguono le nuove arrivate». Come si svolge in concreto l’attività del Volto ? «Si realizza con gesti apparentemente semplici: la preparazione della colazione a tutti i degenti, l’acquisto di vestaglie a persone disagiate, un contributo per la spesa (talvolta portata direttamente a casa del malato) e, in situazioni ancora più gravi, aiuti economici più considerevoli. Capita inoltre di andare a prendere alla stazione o all’aeroporto persone che necessitano di cure nel nostro ospedale, e magari non hanno la possibilità di raggiungere la città. Nel corso degli anni, grazie al contributo dei soci, delle offerte dei cittadini, di enti pubblici e privati, il Volto ha potuto acquistare macchinari e attrezzature di ultima generazione a favore del Dipartimento Oncologico dell’Asl, per un importo di circa 1 milione e mezzo di euro. Di concerto con l’Asl, abbiamo finanziato borse di studio per giovani medici, alcuni dei quali esercitano ancora la professione nel reparto cittadino, fornendo così un prezioso capitale umano necessario alla prevenzione, diagnosi e cura dei tumori». I volontari sono impegnati anche nelle campagne di prevenzione: quali le premesse di esse, dall’educazione sanitaria alla sensibilizzazione? «In collaborazione con l’Asl, il Volto ha svolto diverse campagne di sensibilizzazione in am- Benita Bernieri (la seconda da sinistra) insieme ad alcuni volontari del Volto della Speranza bito provinciale. Possiamo dire di essere stata la prima associazione di volontariato a parlare di tumore nelle scuole, perché i giovani sono il futuro, ed è importante che si adoperino per assumere corretti stili di vita. Anche le nostre iniziative annuali, come per esempio la vendita dell’azalea in occasione della Festa della mamma, sono un segnale tangibile in questa direzione. Nella nostra provincia, caratterizzata purtroppo da un’alta percentuale di persone affette da tumore, viene svolta da anni un’attività di “screening” oncologico – per le donne paptest, ecografia e mammografia al seno – come strumento migliore di prevenzione e diagnosi precoce su malati con lesioni iniziali: il Volto dona il suo contributo anche in queste attività che hanno costi non indifferenti». Quale sono i vostri progetti per il futuro ? «Più che un progetto avremmo un sogno: l’assistenza domiciliare oncologica. Per il momento quello che ci auguriamo è di riuscire ad ottimizzare il percorso intrapreso fino ad oggi, continuando a sostenere sia gli acquisti di macchinari per la prevenzione e la cura delle malattie oncologiche, che gli aiuti economici ai pazienti in gravi difficoltà, oltreché le borse di studio per giovani medici. L’auspicio è anche quello di coinvolgere sempre più volontari in questo percorso di vita che, al di là delle difficoltà incontrate, conduce senza dubbio a conoscere persone speciali che non possono che arricchire la vita di tutti noi». ASSOCIAZIONE IL VOLTO DELLA SPERANZA viale XX settembre 46 54033 Carrara Tel: 0585 844644 - Fax: 0585 844644 E-mail: [email protected] Ai lettori. Ogni numero di Obiettivo Salute ospiterà un’intervista a personalità locali del Terzo Settore. 15