2010.05.31 LIBERO DI LEGGERE

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2010.05.31 LIBERO DI LEGGERE
lunedì 31 maggio 2010
Libero di leggere
laRegioneTicino
28
a cura di Orazio Dotta e Velia Chiesa
L’incipit ‘Le strade che scorrono sotto i palazzi evaporano umanità. Sono grigie e cupe, ingombre di macchine, mondezza
e persone. Dai balconi, come fiori di loto, s’ammassano le paraboliche delle televisioni a pagamento.
Dalle finestre, appesi a sbilenchi fili di nylon, prendono aria i capi firmati messi ad asciugare’
Per i più grandi
Per i più piccoli
Blu come il sangue di Massimo Picozzi e Alfonso Signorini,
Mondadori, 250 p. – Quindici casi di delitti che spaziano dal
1909 al 2009 sono stati raccolti e interpretati da due personalità di
diversa provenienza: Alfonso Signorini, direttore di ‘Chi’ e ‘Tv
sorrisi e canzoni’, e Massimo Picozzi, psicologo e criminologo. La
coppia prende in rassegna, tra i tanti, l’omicidio della contessa
Francesca Vacca Agusta, il caso
di Gianni Versace, la storia della
contessa Alberica Filo della Torre mettendo in evidenza aspetti
drammatici e di costume legati
al mondo del lusso e del glamour:
«Conti e marchesi, geni della
moda e artisti della musica, tutti
accomunati dal sentimento e dal
delitto, sullo sfondo di scenari esotici e patrimoni incalcolabili».
Franz il bassotto cerca la sua coda di Eva Schatz, Ed. Aliberti, dai 4 anni – Terribile! Dove è sparita la coda di Franz il bassotto? L'ha rubata qualcuno? Franz la cerca dal macellaio, dal
fruttivendolo, al circo, al parco... nei luoghi più impensati.
Peccato non riesca a trovarla. Se solo fosse più attento, potrebbe
scorgerla camuffata in ogni illustrazione: è la cintura del macellaio, il baffo del domatore, il
corpo della libellula, la bocca del gatto... e risolvere
così il tranello. Un divertente libro-gioco con cui grandi
e piccini faranno a gara per
esercitare le proprie abilità.
Un volumetto scherzoso
dove viene proposto il motto del ‘Chi cerca trova’.
Dove gli uomini diventano eroi di Jon Krakauer, Corbaccio,
459 p. – Jon Krakauer, alpinista e scrittore, dedica il suo ultimo
libro alla figura del giovane Pat Tillman: un giocatore di football
americano di grande successo che, dopo gli attacchi dell’11 settembre, decide di abbandonare la sua passione sportiva per arruolarsi e partire per l’Iraq. In Afghanistan Tillman trova la morte ucciso da ‘fuoco amico’. Il Pentagono, fornendo notizie false,
sfrutta la vicenda per propagandare la bontà della guerra in corso. Krakauer, attraverso diari,
lettere e interviste, ricostruisce
la reale figura di questo eroe moderno, idealista, anticonformista e critico sulle scelte politiche
del suo paese.
Un colpo di vento di Ferdinand von Schirach, Longanesi,
237 p. – Con questi 11 racconti, l’autore, di professione avvocato
penalista, penetra con perizia e arguzia nelle dinamiche che governano delitti, furti, e violenze sviscerandone i retroscena. Un
killer che ammazza per legittima difesa, un giovane che per un
equivoco fa a pezzi il corpo di un uomo morto trovato in casa, una
sorella che uccide il fratello gravemente handicappato, un etiope
che si costringe a una rapina in banca, sono alcuni dei casi estremi proposti da von Schirach, il quale
sembra chiedersi se uccidere o delinquere è sempre un vero male assoluto. E il
lettore, qui, si fa giudice. «Guardò la cassiera, la pistola la tenne con la canna puntata in basso. Aveva la bocca secca. Disse
molto piano: Mi servono dei soldi, la prego
di scusarmi ma mi servono davvero».
Quando i bimbi li porta l’aeroplano di Daniela Züllig e Monica
Piffaretti, Salvioni, p. 120 – L’adozione, ma non solo, è il tema affrontato in questo libro nelle cui pagine sette famiglie ticinesi raccontano la storia del loro viaggio intimo e reale verso Addis Abeba dove
ad attenderle in un orfanotrofio della capitale etiope c’erano i loro figli. Un libro prezioso perché estremamente autentico: ogni riga, ogni
parola sono intrise di emozioni fortissime che culminano quando finalmente l’incontro reale avviene. Emozioni che vengono anche centellinate attraverso tanti piccoli passi: la decisione di partire, l’avvio
della pratica, la raccolta dei documenti, l’abbinamento e l’indimenticabile
istante quando un musetto e due occhioni spuntano all’apertura di un file.
Ogni storia è diversa, come diverse
sono le tipologie delle famiglie che
hanno collaborato a questo originale
progetto editoriale. Il ricavato della
vendita del libro va integralmente a favore dei bambini di Addis Abeba.
La dea cieca di Anne Holt, Einaudi, 379 p. – La norvegese
Anne Holt, creatrice del duo investigativo composto dalla criminologa Vik e dall’ispettore Stube (Non deve accadere, La porta
chiusa e Quello che ti meriti), propone un nuovo romanzo giallo in
cui compare l’ispettrice di polizia Hanne Wilhelmsen: bella, intelligente, di buona famiglia e omosessuale. Nel coinvolgente romanzo La dea cieca, l’integerrima Hanne deve far fronte a due
omicidi, quello di un piccolo spacciatore di
strada e quello di un avvocato di dubbia moralità. Apparentemente i due casi non presentano
legami tra loro. Le difficili indagini fanno però
intravvedere collegamenti inquietanti e complessi che coinvolgono anche i servizi segreti.
«Hanne Wilhelmsen era una donna straordinariamente bella, da poco promossa al grado di detective. Era uscita dall’accademia di polizia con
il massimo dei voti…».
La stanza del pianoforte di Manuela Stefani, Mondadori,
238 p. – Scelte di vita e rapporti d’amore e amicizia tra uomo e
donna, fanno da perno narrativo a questo secondo romanzo di
Manuela Stefani ambientato tra Milano e il lago d’Orta. Daniele
e Bianca si conoscono dall’infanzia; un rapporto solidale e affettuoso contraddistingue il loro percorso di crescita. Nel corso degli anni Daniele sviluppa un vero e proprio sentimento d’amore
che, però, Bianca non corrisponde. Le strade dei due si dividono.
Lei si sposa con un uomo dal quale avrà tre figli e dal quale si separerà dolorosamente. Lui cercherà conforto in un’altra donna
pur mantenendo vivido il ricordo di Bianca. Il destino, vent’anni
dopo, li farà nuovamente incontrare per offrire, forse, un’ultima
occasione. Un libro dal finale non scontato, che pone una riflessione sulle scelte che si fanno quando la vita propone dei bivi.
Una striscia
e poi
Milano dista pochi chilometri dal nostro territorio. Siamo abituati
ad usare questa estesa metropoli per le varie opportunità che offre.
Concerti, teatri, musei, negozi, discoteche sono le mete preferite di un
turismo di giornata che ci permette di apprezzare al meglio una città
cosmopolita attiva e produttiva.
In questo nostro peregrinare cogliamo le migliori opportunità
che scegliamo sulla base dei nostri interessi. Poi ritorniamo sui nostri passi spesso soddisfatti e appagati. Ciò che sfugge in questo andare e venire, è la realtà che contraddistingue una grande fetta d’umanità che vive, lavora, e si organizza nei quartieri periferici. Luoghi costituiti da casermoni di dodici piani in cui vivono ammassate,
in loculi da cinquanta metri quadri, intere famiglie: generazioni di
vecchi e nuovi emigranti in cerca di fortuna. Un’umanità fatta di
italiani arrivati a Milano negli anni Settanta dal Sud, dai loro figli,
intrappolati da false chimere come la palestra, i vestiti firmati, la
droga, il sesso, le macchine e da nuove generazioni di stranieri anch’essi attratti dalla grande città e dalle sue mille opportunità; vere
o fasulle che possano essere.
Tiratori scelti, il romanzo del giovane scrittore Emmanuele Bianco (Fandango Libri), penetra nel ventre di questa banlieue, proponendone una radiografia chiara, a volte feroce, a volte divertente, a
volte ancora drammatica, che permette di entrare in dinamiche di
vita altrimenti impossibili da conoscere a fondo. Una lettura interessante da un punto di vista antropologico, che apre la visione del
lettore su scenari che si possono intuire, ma che qui si svelano in
tutta la loro realtà.
Il ventisettenne autore è al suo esordio narrativo. È cresciuto a Cinisello Balsamo, ha frequentato la Scuola di narrazione Holden di Torino, fondata da Alessandro Baricco, e lavora per il cinema. Il risultato di questo percorso di formazione è un libro tecnicamente interessante scritto col cuore e frutto di esperienza diretta.
Le vicende sono narrate in modo corale. In ogni capitolo viene
esposto il punto di vista di un personaggio diverso. A Maurizio, Gregory, Alvaro, Guido, Irene, Shitzee e Antony è affidato il compito di
raccontarsi, intrecciando tra loro storie che si muovono all’interno di
un quartiere chiamato Trincea. Sono vite sospese, le loro, spese nella
quotidianità dei gesti governati dal branco, al quale ci si aggrappa e
con il quale si interagisce in perfetta simbiosi. Il quartiere è una culla del niente, del vuoto pneumatico che sembra ghermire queste vite
alla deriva. Giovani generazioni cresciute in una doppia dimensione
fatta di valori che si urtano tra loro. I valori respirati in casa, contraddistinti da «sacrificio e duro lavoro», e i valori della strada: soldi, divertimento e rispetto. Da un lato i genitori che hanno costruito a suon
di sacrifici un’esistenza rispettabile, hanno comprato piccoli appartamenti in mezzo a molte difficoltà e hanno dato un’istruzione ai figli.
Dall’altra le nuove generazioni che, pur rispettando i genitori, non
hanno più la stessa determinazione, la stessa pazienza, la stessa dedizione e vivono la vita, come dice Bianco, con più voracità. «Siamo un
ibrido di valori in netto contrasto che, a fasi alterne, inseguiamo senza
a prima vista distinguere. La violenza si genera dalla guerra tra l’antico e il moderno. Tra le prime e le seconde radici».
Il titolo scelto dall’autore è rivelatore di un disagio vivido che avvolge i protagonisti del romanzo. Da un lato si allude all’abitudine quotidiana di questi giovani di ‘tirare’ strisce di coca; vero e proprio motore esistenziale che permette di affrontare il deserto che li circonda,
aggredendo la realtà e distaccandosi da essa. Dall’altro è una vera e
propria metafora di guerra. Il tiratore scelto, come i protagonisti illustrati da Bianco, per vocazione è portato ad attendere, a scrutare l’orizzonte o il bersaglio assegnatogli. Un’attesa immobile, che può durare a lungo fino al momento topico dove occorre sparare. A quel punto non si può mancare il bersaglio. Il colpo a disposizione è solo uno e
anche nella vita le occasioni per evadere, per crescere ed evolversi
sono poche. Al tiratore scelto il compito di centrarle, di coglierle.
Pena, per chi sbaglia, la condizione strascicata di un’esistenza laterale, perennemente ai margini.
Gli abitanti della Trincea si muovono sprezzanti delle autorità e
della legalità, lontani dalla politica e da chi li governa senza tener
conto della loro condizione. Una politica che li ha disillusi, senza idee,
dispersiva, inutile: «Loro parlano, e qui in quartiere gli operai muoiono d’amianto. Loro parlano, ma noi, qui a ostacolandia, stiamo per collassare. Non abbiamo tempo, qui, di sentire le vostre giustificazioni.
Non si respira, gli scogli ti strozzano, così numerosi». L’unica autorità
riconosciuta in questo groviglio di emozioni, di rapporti, di tradizioni e di riti è la figura del parroco: don Peppino, il minimo comun denominatore che collega i poveri ai ricchi, gli operai ai mafiosi, gli
spacciatori ai catechisti, le risse agli oratori.
La società dipinta da Bianco è inquieta e inquietante. Sono i margini di un’Italia a due velocità e in crisi d’identità, dove l’arte dell’arrangiarsi sembra essere diventata costituzionale, dove l’integrazione
razziale fatica a palesarsi, dove la Lega Nord è il nemico da abbattere,
dove i nuovi valori si annacquano nel materialismo e nell’effimero attorcigliandosi con quelli del passato, dove il futuro è sbiadito e inconsistente e dove il rifugio primo è costituito dalla droga, che scorre a
fiumi ed è di facilissima reperibilità, e dal sostegno delle micro società che questi luoghi creano. Una collettività che Bianco offre al lettore in modo spietato e lucido, con una scrittura diretta, veloce e avvolgente. L’intento, oltre a quello di fotografare una situazione alla deriva e di illustrare le filosofie di pensiero di questi giovani, sembrerebbe anche quello di provare a sensibilizzare l’opinione pubblica affinché le situazioni descritte non diventino regola, non debordino ulteriormente.
«È fondamentale per i tiratori scelti perseverare lo stato d’armonia
all’interno della propria pattuglia, ma anche nei confronti del corpo
sociale che li ospita. Di vitale importanza è la serenità, non importa se
vera o presunta. Di vitale importanza è l’andare avanti, un giorno
ORAZIO DOTTA
dopo l’altro…».
Mascia e l’orso di Bruno Pedretti, Ed. Maribur, dai 5 anni – È
arrivata l'estate e Mascia va in campagna dai nonni a passare le sue
vacanze. Una sera assiste al racconto del nonno con il cacciatore:
«Un orso è scappato dal circo e i contadini sono disperati perché sta
mangiando tutte le mele degli alberi e rubando il miele delle api». Mascia parte alla ricerca dell’orso, ritiene sia
una grande ingiustizia incastrarlo, e quando lo incontra lo segue nella sua grotta.
Presto nasce una bella amicizia, ma quando la bambina vuole tornare a casa l’orso
la trattiene... non vuole più restare solo e
non può più fare a meno delle sue frittelle
di mele. Anche Mascia sta bene in compagnia dell’orso, ma i nonni saranno sicuramente in pena per lei e bisogna assolutamente tornare a casa.... E l'orso? Anche per
lui si prevede un lieto fine!
La ragazza dell’Est di Fulvia Degl’Innocenti, Ed. San Paolo,
dai 14 anni – Un incontro fortuito sul treno fra un quattordicenne e una misteriosa e bellissima ragazzina dal ritmo strano delle
parole, gli occhi luminosi, i capelli biondi e la pelle chiarissima.
Sembra un angelo e prima che possa trapelare di più sulla sua
identità è già sparita nel caos della Stazione
Centrale di Milano. È il punto di partenza di
questo romanzo per adolescenti. E si parla di
trafficking, cioè della tratta di giovani donne
straniere da destinare al marciapiede. Ma si
approfondiscono anche temi più intimi come
le emozioni dei figli davanti alla separazione
dei genitori e l’incomunicabilità che può
crearsi nell'adolescenza fra padri e figli.
Temi delicatissimi trattati con abile scrittura. Emozionante l’avventura dei due ragazzi,
carica di suspense e commozione.
Il figlio della fortuna di Anne-Laure Bondoux, Ed. San Paolo,
dai 13 anni – Blaise ha dodici anni ed è stato trovato dalle guardie
dentro un camion. Ha solo un passaporto, il resto più niente. Perso
tutto. Per giorni e giorni fermo in una zona grigia, infine in un centro di accoglienza. Solo al mondo deve impedire alla disperazione
di rosicchiargli anche l’anima, ha perso
Galya, la donna che da sempre ha considerato la sua mamma, perché la sua di
mamma, quella vera, è morta stringendolo tra le braccia, allattandolo, come ultimo gesto d’amore. E si chiamava Fortuna. Lui è Kumail, il figlio della fortuna.
Un viaggio imprevedibile e avventuroso
alla ricerca della libertà e della vita. Un
viaggio iniziatico. Un racconto commovente e incredibilmente ‘vero’.
No di Paola Capriolo, Ed. EL, dai 13/14 anni – Leggere No significa fare la conoscenza di Rosa Parks:
una donna ‘qualunque’, che però ha saputo
compiere un gesto così importante da cambiare la storia del suo paese. Una donna di
colore, che negli anni 50 è riuscita a costringere le autorità americane ad abolire un sistema di leggi razziste. Anche da noi il pregiudizio razziale sta prendendo sempre più
piede e alcuni propongono addirittura nuove forme di discriminazione, ecco che l'esempio di Rosa Parks ci riguarda particolarmente da vicino, perché, secondo un celebre detto, chi ignora la storia è condannato a ripeterla.
Cookie di Jacqueline Wilson, Ed. Salani, dai 12 anni – Il suo
nome è Beauty. Un nome ridicolo. Sarebbe stato comunque stupido e presuntuoso perfino se per magia le fosse capitato di essere
bella. Ma Beauty non è davvero bella, non ha preso da mamma.
Bassa, tracagnotta e con una bella pancetta, ha preso da papà. Capelli flosci color
topo e occhi una volta verdi, ma oggi nascosti dietro uno spesso paio di occhiali.
Si capisce quindi perché per tutta la scuola è lo zimbello da umiliare e prendere in
giro. Nemmeno essere bravissima e diligente serve a qualcosa, anzi, non aiuta
proprio! Ma per Beauty non è tutto qui: il
suo papà è diventato molto molto irritabile, anzi, inquietante; è come un vulcano
spesso pronto ad esplodere e a ricoprirti
di magma fuso.