QuArTeTTo HermèS - Società del Quartetto di Vicenza

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QuArTeTTo HermèS - Società del Quartetto di Vicenza
lunedì 2 novembre 2015
ore 20:45
QUARTETTO
HERMèS
Omer Bouchez, Elise Liu violini
Yung-Hsin Lou Chang viola
Anthony Kondo violoncello
Édouard Lalo
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PROGRAMMA
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QUARTETTO HERMèS
Édouard Lalo (1823-1892)
Quartetto per archi op. 45
Allegro vivo
Andante non troppo
Vivace
Appassionato
Namouna - “Sérénade” arrangée pour quatuor à cordes
Gabriel Fauré (1845-1924)
Quartetto per archi in mi minore op. 121
Allegro moderato
Andante
Allegro
il concerto è realizzato
in collaborazione con
Molti importanti quartetti d’archi di ieri e di oggi hanno iniziato il loro percorso
artistico fin dagli anni del Conservatorio. Anche per Omer, Elise, Yung-Hsin ed
Antony, i componenti del Quartetto Hermès, “galeotto” fu il Conservatorio di
Lione: era il 2008, pochissimi anni fa.
Passa un anno ed i quattro giovani archi fanno incetta di allori al Concorso
Internazionale di Musica da Camera di Lione, dove vincono il primo premio
assoluto, il premio del pubblico ed il premio “Sacem” per la miglior
interpretazione di un brano di Dutilleux.
Nel 2011 l’incantesimo si rinnova con il primo premio al Concorso di Ginevra;
poi, ancora, i successi all’Accademia Maurice Ravel, alla Fondazione Charles
Oulmont e, nel 2012, il primo premio al prestigioso “Young Concert Artists” di
New York spalanca loro le porte dei più importanti palcoscenici statunitensi.
Dei quattro giovani talenti francesi dicono cose straordinarie non solo la critica
specializzata, ma anche – cosa assai rara – i colleghi musicisti di storici
quartetti d’archi come il Ravel, l’Ysaÿe, l’Artemis e l’Alban Berg: con gli ultimi
due il Quartetto Hermés ha intrapreso un percorso di alto perfezionamento.
Alfred Brendel – indimenticato sommo pianista ritiratosi dai palcoscenici
qualche anno fa, ma ancora molto attivo in giro per il mondo come scopritore
di talenti – ha detto di loro: è uno dei più raffinati giovani quartetti dell’attuale
panorama internazionale ed auguro a loro un brillante futuro.
La prima incisione discografica del Quartetto Hermès è del 2012 (Haydn e
Beethoven), per l’etichetta Nascor; la seconda è del 2014 (integrale dei
quartetti per archi di Schumann) per l’etichetta “La Dolce Volta”. Entrambe
sono state segnalate con molta enfasi da Le Mond, Choc, Télérama, The Strad
e France Musique.
Ospite delle principali rassegne cameristiche internazionali in tutta Europa,
negli Stati Uniti, in Giappone e in Canada, dopo il debutto di questa sera a
Vicenza il Quartetto Hermès si esibirà ad Amburgo, Bruxelles, Ginevra e Parigi
prima di intraprendere una nuova tournée negli States.
Omer Bouchez suona un violino italiano “Tononi” del 1738, mentre Elise Liu
imbraccia un “David Tecchler” del 1721. Entrambi gli strumenti sono stati
messi a disposizione dal Fonds Instrumental Français.
“
NOTE AL PROGRAMMA
Se il nome del compositore francese Édouard Lalo non vi dice niente; se
siete appassionati di musica e non avete ricordo di esservi mai imbattuti in
questo autore (in esecuzioni dal vivo o in qualche registrazione discografica), non dovete preoccuparvi più di tanto perché anche nella natia Francia il
nome di Lalo è – o almeno lo è stato per tutto il Novecento – sconosciuto ai
più, se non per un’unica opera: la Symphonie espagnole.
Nato a Lille, Édouard Lalo inizia lo studio del violoncello e del violino a 10
anni. A 16, pur osteggiato dal padre che voleva avviarlo alla carriera militare, si trasferisce a Parigi per continuare gli studi musicali. Tuttavia Édouard non si iscriverà mai ufficialmente al Conservatorio (lo farà solo come
uditore) e per gran parte della sua difficile carriera di compositore rimase
sempre emarginato, snobbato – se non proprio osteggiato – dagli ambienti
accademici parigini forse per il suo spirito libero, quasi ribelle, e per una
manifesta “simpatia” nei confronti degli autori e della musica tedesca.
Eppure il suo stile eterogeneo, caratterizzato da una forte “energia” musicale e dalla ricchezza delle orchestrazioni, suscitò l’ammirazione di molti
illustri colleghi, fra i quali Berlioz, Debussy, Gounod, Fauré e Chabrier.
Al Palazzetto Bru Zane, emerita Istituzione francese che si occupa della valorizzazione del vasto repertorio musicale romantico d’Oltralpe, va ascritto
il merito di aver riscoperto l’interesse internazionale nei confronti di questo
autore. Proprio in queste settimane Palazzetto Bru Zane sta programmando a Venezia un ciclo di otto concerti sulla musica cameristica di Lalo; a
dicembre sarà eseguito il suo Concerto per violino alla Royal Festival Hall
di Londra; in estate il Festival International du Domaine Forget in Canada
gli ha dedicato cinque serate; dal 21 al 24 novembre, infine, al Parco della
Musica di Roma sarà eseguita la Symphonie espagnole.
Il Quartetto per archi op. 45 vide la luce nel 1884 e riprende del materiale che Lalo aveva scritto trent’anni prima per il Quartetto Armingaud, del
quale fu tra i fondatori.
Il brano è una delle più riuscite composizioni cameristiche dell’autore
francese e mette in luce i tratti distintivi della sua scrittura: da un lato lo
sguardo rivolto alla musica tedesca (qui, in particolar modo, Beethoven),
dall’altro la vivacità ritmica, i sincopati, i pizzicati e i bruschi contrasti che
rappresentano il suo più autentico “marchio di fabbrica”.
Appartiene alla piena maturità di Lalo anche Namouna, ballet-pantomine
del 1882 ispirato alla raccolta Les Orientales di Victor Hugo. L’anno seguente il lavoro venne presentato al Théâtre du Château sotto forma di suite
orchestrale e da lì fu oggetto di numerose trascrizioni per complessi da
camera. La Sérénade, secondo pezzo della suite, è interamente costruita su
un ostinato di crome ed è caratterizzata da una scrittura ricca di contrasti e
di continui “capovolgimenti di fronte” che conferiscono al brano un sapore
vagamente orientaleggiante.
Nella Parigi fin-de-siècle l’attenzione dedicata alla musica da camera era
molto scarsa. Se, infatti, l’alta borghesia si riuniva nelle sale da concerto
per ascoltare gli autori del classicismo viennese (Haydn e Mozart), la maggior parte del pubblico prediligeva di gran lunga il melodramma.
Un cambiamento significativo avvenne con la fondazione della Société Nationale de Musique (1871) e – congiuntamente – con la nascita di alcuni
complessi da camera formati da eccellenti musicisti. Sull’onda di questa
inversione di tendenza parecchi compositori diedero una svolta alla loro
produzione, dedicandosi con maggiore attenzione alla scrittura cameristica.
Gabriel Fauré, autore che la critica moderna pone sullo stesso piano di
Debussy, Ravel e Saint-Saëns, è uno di questi.
Nell’ultima parte della sua vasta produzione Fauré scrisse moltissima musica da camera e tuttavia l’unica composizione per soli archi – nonché la sua
ultima in assoluto – è il Quartetto in mi minore, iniziato nell’estate del
1924 nella quiete di Divonne-le-Bains e concluso in autunno, pochi giorni
prima della morte avvenuta il 4 novembre.
Nonostante avesse alle spalle una lunga e prestigiosa carriera e nonostante la saggezza dell’età avanzata, Fauré affrontò questo impegnativo lavoro
quasi con timore reverenziale, tanto da scrivere alla moglie, rimasta a Parigi: «puoi immaginare quanto io sia nervoso nell’affrontare questo impegno... non ne ho parlato con nessuno e tacerò fino a che non sia ultimato».
Strutturato in tre movimenti e scritto in quella tonalità di mi minore che gli
era particolarmente congeniale, il Quartetto riprende, qua e là, materiale
abbozzato precedentemente e con la sua carica passionale sembra quasi
porre un estremo sigillo alla felicissima vena creativa del suo autore.
lunedì
16
NOVEMBRE
ore 20:45
IL PROSSIMO CONCERTO
I SOLISTI FILARMONICI ITALIANI archi
musiche di Mendelssohn-Bartholdy e Valtinoni
Biglietti: INTERO euro 20 / RIDOTTO OVER65 euro 15 / RIDOTTO UNDER30 euro 10,60
La 106a Stagione Concertistica della Società del Quartetto è realizzata grazie a
main sponsor
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PAOLO
MARZOTTO
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Per le attività culturali
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Il servizio TAXITEATRO70 è svolto in collaborazione con
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