Spunti di riflessione concorso di poesia suoni e colori

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Spunti di riflessione concorso di poesia suoni e colori
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SPUNTI DI RIFLESSIONE SUL TEMA SCELTO
“ COLORI E SUONI NELLA POESIA”
Pennellate di note in versi
Anche quest'anno proseguirà il 9° Concorso di poesia “Far...rima del mio sacco”.
Il tema del Concorso è “Colori e suoni nella poesia”.
La poesia è fortemente intrecciata al significato dei colori e all’esperienza musicale. I colori, l'idea
di luce/ombra, sono elementi essenziali all'interno di un brano o di una poesia perché permettono di
creare un paesaggio, una dimensione, un'emozione. Giocando con la luce e con le ombre nascono
paesaggi inquietanti o misteriosi; l'uso di alcuni colori ci permette di esternare le sensazioni che
proviamo o semplicemente ci assicura la bellezza del ricordo incarnato da un oggetto, dal viso di
una persona, da un elemento della natura. E' noto come anche gli impressionisti abbiano fatto un
uso distinto del colore per poi avere un'immagine d'insieme nel risultato finale: la separazione e
l'accostamento di colori puri sulla superficie del dipinto, i quali vengono poi rimescolati nella
percezione dell'osservatore creano un'armonia visiva. (Cattedrale di Rouen – Monet).
“Con il denaro sapientemente risparmiato, fra i tredici e o quattordici anni mi comprai una cassetta
da pittore con colori ad olio. Ricordo ancora la sensazione- o meglio l’esperienza vitale – del
colore che esce dal tubetto. Una pressione del pollice, e uno dopo l’altro quegli esseri straordinari
che vengono chiamati colori venivano fuori esultanti, festosi, riflessivi, fantastici, immersi in
sé...vivi in sé e per sé, singolarmente dotati di tutte le qualità necessarie a condurre una vita
autonoma e pronti in ogni momento a piegarsi spontaneamente a nuove combinazioni, a mescolarsi
fra loro e a creare serie infinite di mondi nuovi.”
Così scrive Kandinskij in una delle pagine più toccanti della sua autobiografia “Sguardo al passato”.
Per questo artista i colori sono degli esseri fantastici capaci di comunicare direttamente con noi
uomini. Ciascun colore richiama a Kandinskij una sensazione vitale, un’emozione, un moto
dell’anima...addirittura un suono o meglio uno strumento musicale!
IL
GIALLO
PER
KANDINSKIJ
E' il tipico colore terreno, irraggia e sembra quasi avvicinarsi a chi l’osserva abbagliandolo. Può
essere paragonato a un eccesso di furore, alla cieca follia e frenesia. Musicalmente il giallo emette
un suono paragonabile a quello di una tromba acuta suonata sempre più forte o a un suono di
fanfare sempre più alto.
IL BLU PER KANDINSKIJ
E’ il tipico colore del cielo. Andando molto in profondità sviluppa l’elemento della quiete.
Quanto più è profondo, tanto più fortemente richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui la
nostalgia della purezza e infine del sovrasensibile...
Musicalmente l’azzurro è simile a un flauto; il blu scuro somiglia un violoncello e, diventando
sempre più cupo, ai suoni meravigliosi del contrabbasso; nella sua forma profonda, solenne, il
suono del blu è paragonabile ai toni gravi dell’organo.
IL VERDE PER KANDINSKIJ
Il verde assoluto è il colore più calmo che esista: esso non si muove in nessuna direzione e non ha
alcuna nota di gioia, di tristezza, di passione, non desidera nulla, non aspira a nulla.
E’ il colore dell’estate, quando la natura ha superato la primavera e si immerge in una quiete
soddisfatta di sé. Musicalmente il verde assoluto può essere paragonato ai toni quieti, ampi, di
media profondità, del violino.
IL ROSSO PER KANDINSKIJ
E’ un colore tipicamente caldo, senza limiti, agisce interiormente come un colore assai vivace,
acceso, inquieto e genera una forte nota di un’energia immensa. Questo rosso ideale può subire
nella realtà grandi alterazioni, deviazioni e variazioni...Ogni tonalità richiama a Kandinskij
un’immagine, un’emozione diversa ma anche diversi suoni musicali. Il rosso caldo chiaro (rosso di
Saturno) ricorda in campo musicale il suono delle fanfare in cui sia presente anche la tuba: tono
ostinato, molesto, forte. Il rosso cinabro suona come la tuba e può essere paragonato a forti rulli di
tamburo. Il rosso freddo, quando è chiaro, ricorda i toni più alti, chiari, melodiosi del violino.
L’ARANCIONE PER KANDINSKIJ
Possiamo dire che è un rosso che si muove verso lo spettatore.
L’arancione è come un essere umano cosciente della sua forza e produce perciò un sentimento
particolarmente sano. Musicalmente l’arancione ricorda il suono di una campana media di chiesa
che chiami per l’Angelus, o una forte voce da contralto, o una voce viola che suoni un largo.
IL VIOLA PER KANDINSKIJ
E’ come un rosso freddo che si ritira verso se stesso. E’ un rosso raffreddato in senso fisico e
psichico. Esso ha perciò qualcosa di malaticcio, di spento, di mesto. Per questi motivi è considerato
adatto per gli abiti delle donne anziane. Addirittura, fra gli artisti si risponde scherzosamente alla
domanda: ”Come stai?”, “Tutto viola”, cosa che non significa nulla di piacevole.
Il viola è simile al suono del corno inglese, della zampogna, e quand’è più profondo, ai toni gravi
dei legni (ad esempio il fagotto).
Un’ affermazione di Montale può rendere più chiaro il tema che si vuole trattare:
“Quando cominciai a scrivere le prime poesie di Ossi di Seppia avevo certo un’idea della musica
nuova..[...]. Avevo sentito i Minstrels di Debussy.....”.
Debussy fu tra i primi a scardinare il sistema tonale tradizionale, con dissonanze volute che
rompevano la scala armonica e che dovevano essere recepite ed ascoltate dall’orecchio
dell’ascoltatore come una musicalità intrinseca ed autonoma dei suoni. La vena debussiana, nella
poesia di Montale, si esprime anche formalmente, nelle cascate di versi brevi e nelle rime
ripercosse.
La natura che Debussy ritrae in molti dei suoi brani è pensata alla luce del ricordo, poiché la
soggettività impressionista è chiusa su se stessa e sembra galleggiare nel tempo infinito.
Debussy privilegia le relazioni coloristiche all’interno della linea melodica: più che la relazione fra
gli intervalli, sembrano essere rilevanti le relazioni fra i colori, fra le tinte dei suoni, questo in stretta
analogia con ciò che fanno i pittori della scuola impressionista.
Come Debussy anche Montale attribuisce un valore simbolico ed evocativo agli oggetti, alle piante
o ai luoghi. Come Debussy anche Montale coglie un linguaggio assolutamente nuovo. Debussy
coglie l'ultimo soffio della vita sulla soglia stessa che separa l'essere dal non essere; i suoi silenzi e
le sue pause vengono talvolta come dall'altra riva. Ma non c'è possibilità di decifrazione di questo
mistero: l'inafferrabile rimane tale, l'inesprimibile non detto e l'invisibile non visto. La musica di
Debussy vuole essere così, non spiegata, non decifrata, portatrice di messaggi che non devono
necessariamente essere intesi e il cui significato è ancora molto lontano dall'essere esaurito.
La correlazione fra i colori e la musica rappresenta un bellissimo connubio per invogliare gli
studenti ad accostarsi alla poesia, cogliendo le sfumature e i significati dei colori come
emblemi dei propri stati d'animo.
I limoni
[...]Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
[...]Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. […]
dalla sezione Movimenti di“Ossi di seppia”
La poesia “I Limoni” fu scritta tra il 1921 e il 1922 da Montale. La poesia esprime tutto il
pessimismo razionale del poeta. Il tema della poesia è la disillusione dinanzi all’impossibilità di
poter accedere alla scoperta del segreto delle cose e del significato della vita. Il poeta si rende conto
che dopo il momento dell’illusione viene il momento della realtà che distrugge l’illusione. Ma il
poeta non conclude la poesia con la vittoria della realtà sulla illusione, perché inaspettatamente
compaiono i limoni a destare la vitalità nell’anima e a donare l’incoraggiamento al cuore; anzi la
poesia termina con un inno alla solarità capovolgendo la situazione e segnando la vittoria
dell’illusione sulla realtà. Il tema della poesia è dunque la riproposta dell’eterna lotta tra illusione e
realtà. Per il poeta, i limoni rappresentano la speranza, la volontà di vivere e di ricominciare la lotta
per sconfiggere il grigiore della vita quotidiana ogni volta che sopraggiunge la realtà. I limoni
significano soprattutto la fede e la razionalità dell’uomo contro il mistero della natura e la sua
incomprensione. Spicca il colore giallo degli agrumi e non è casuale: il colore alleggerisce e sottrae
profondità, ed in questo senso potrebbe sembrare superficiale, in quanto fa rimbalzare lo sguardo e
lo proietta in una dimensione, che se non fosse quella eterna, sarebbe quella della irrealtà: la
presenza cromatica del giallo riappare più volte in un crescendo sensoriale, a partire dal titolo, dagli
alberi di limoni, all’odore dei limoni ed infine alle trombe d’oro della solarità; il giallo è una
cromaticità mutevole in costante crescita, concentrata nell’ultima strofa, dove assume il simbolo di
un avvenimento prodigioso, capace di riscattare l’esistenza grigia e tediosa che grava sugli uomini.
I limoni rappresentano un salto, una rinata speranza che però, consiste nella riduzione dell’oggetto
del desiderio, in un elemento povero e comune, su cui concentrare, simbolicamente, le certezze
limitate di un’effimera gioia, senza ulteriori attese di rinnovamento. Il giallo rappresenta, quindi,
anche la luce e il suo potere di illuminare, con la chiarezza della coscienza, la vita confusa del
poeta.
In questa poesia, il colore azzurro fa la sua prima apparizione, comparendo in due differenti
occasioni e in entrambi i casi in veste di sostantivo: l’azzurro è fortemente radicato nell’anima del
poeta, pronta a cogliere qualsiasi parallelo cromatico con il cielo ligure, con il mare e talvolta con
l’ombra. Il colore azzurro si concretizza in questi tre aspetti incarnando il paesaggio di Montale.
Il cielo, con la sua presenza costante sullo sfondo della lirica e degli oggetti in essa divenuti
protagonisti, non è mai nominato esplicitamente, poiché per l’autore, è sufficiente individuarlo per
mezzo della sua qualificazione cromatica, divenuta, qui, sostanza e corporeità: si tratta di un azzurro
materiale, palpabile che interiorizza le immagini “Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro..”. La componente coloristica si muove in linea con i sentimenti
dell’autore: l’azzurro è vicinissimo e con esso l’uomo instaura un contatto vitale ed irripetibile
altrove, in una sorta di ponte fra cielo e terra. Quando invece il poeta si volge a scrutare la pioggia e
la città, caricando la poesia con un sentimento di tristezza e di amarezza, l’azzurro del cielo si
allontana dalla terra “spezzandosi” “tra le cimase”, perdendo tutta la sua energia e slancio vitale
offuscando il suo iniziale splendore: il colore non riesce più ad impregnare di sé ogni componente
vegetale ed animale della natura, si scorpora dalla realtà sensibile, incapace, ora, di sopraffare
l’elemento uditivo delle “gazzarre”; il colore ora, dotato di una volontà sconnessa, non riesce a
vincere i rumori della città.
Questo schema esemplificativo (aperto e flessibile) può servire da orientamento per
indirizzare gli alunni nella riflessione e nella scelta dei colori e dei suoni da utilizzare nella
stesura della propria poesia.
delle emozioni
dei sentimenti
dei ricordi
della natura
I COLORI
delle stagioni
delle età della vita
dei momenti del giorno
dei suoni e dei rumori
dei luoghi
….....................................
Riportiamo esempi di come il suono e il colore siano importanti nella poesia:
BLU:
BLU: notte intrisa di luce…
spazio, lontananza, leggerezza,sogno di una sera
estiva.
…Silenzio oggi rappreso sul
vecchio muro… dove fioriranno
le campanule BLU,.
Nelle sere BLU d’estate me ne
che pianto per te .
andrò per i sentieri… sull’erba fine,
tra il pungente grano… non avrò
Sara Zanghi
parole, non avrò pensieri,
ma nel petto mi salirà un infinito
amore e come uno zingaro andrò
Ora è tempo delle stelle. Posano
lontano…
vicine in questo luogo aereo.
Fanno il cielo BLU.
Arthur Rimbaud
Sara Zanghi
NERO: notte misteriosa, desideri pericolosi…
NERO: sguardo segreto…
Questa voglia di amore mio
cosi alta e funesta.
Questa voglia che è sempre in festa,
che corre di porta in porta
senza nessuna scorta,
che vorrebbe un carabiniere
per certe notti NERE.
Come pupilla, NERA;
come pupilla che risucchia la luce,
ti amo, perspicace notte.
Marina Qvetaeva
Alda Merini
ROSSO: passione e fuoco che arde…
ROSSO: vita che scorre e danza…
Giovinezza mia!
Mia scarpina spaiata! …
Giovinezza mia,
pezza di ROSSA tela!
Brucia con la gonna color
lampone, mia giovinezza!
Piccoli papaveri,
fiammelle d’inferno…
sono esausta al guardarvi danzare
cosi ROSSO chiaro e stropicciati,
come la pelle di una bocca
insanguinata
Marina Qvetaeva
Sjlvia Plath
ROSSO : sangue e ferite…
C’è un paio di scarpette rosse
… I tulipani ROSSI sono troppo
ROSSI. Mi fanno male. Il loro
ROSSO parla alla mia ferita: le
corrisponde.
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla e i bimbi li spogliavano e li
radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald [Continua...] erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chissà di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perchè i piedini dei bambini morti
non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu
GIALLO: luce, gioia e amore.
GIALLO: splende e riscalda come l’amore
Solcava lenta e lieve la barca,
laghi D’OR,
andando cosi’ noi
nel SOLE abbracciati.
Il GIALLO la natura lo usa più di
rado degli altri colori,
lo tiene tutto in serbo per i tramonti…
il GIALLO se lo concede con
parsimonia, in certe occasioni,
come le parole di un amante.
Antonia Pozzi
Emily Dickinson
Vocali
A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
Io dirò un giorno le vostre nascite latenti:
A, nero corsetto villoso di mosche splendenti
Che ronzano intorno a crudeli fetori,
Golfi d'ombra; E, candori di vapori e tende,
Lance di fieri ghiacciai, bianchi re, brividi di umbelle;
I, porpora, sangue sputato, risata di belle labbra
Nella collera o nelle ubriachezze penitenti;
U, cicli, vibrazioni divine dei verdi mari,
Pace di pascoli seminati d'animali, pace di rughe
Che l'alchimia imprime nelle ampie fronti studiose;
O, suprema Tromba piena di strani stridori,
Silenzi attraversati da Angeli e Mondi:
- O l'Omega, raggio viola dei suoi Occhi!
A. Rimbaud
La referente del progetto
Prof.ssa Arianna Tomassetti
IMPORTANTE!
SI AVVISANO GLI INSEGNANTI CHE LA SCADENZA PER LA
PRESENTAZIONE DELLE POESIE E' PREVISTA PER IL 4 FEBBRAIO
2015.