SDN n. 3/2015 - Associazione Italiana Persone Down
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SDN n. 3/2015 - Associazione Italiana Persone Down
ANNO 2015 Nº3 SINDROME DOWN NOTIZIE Periodico quadrimestrale anno XIV - n. 3/2015 Poste Italiane S.P.A. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 63/2012 (conv. in L. 16/07/2012 n. 103) Art. 5bis, CPO PARMA ISSN: 1122-147X Sindrome Down Notizie 1 Sindrome Down Notizie Periodico quadrimestrale dell’Associazione Italiana Persone Down Onlus, 2015, anno XIV, n. 3 Questo numero è stato chiuso in tipografia nel mese di gennaio 2016 Editoriale Registrato presso il Tribunale di Roma il 18-092002 al n. 533/2002 - Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 63/2012 (conv. in L. 16/07/2012 n. 103) - Art. 5bis, CPO PARMA Direttore responsabile: Anna Contardi Comitato di redazione: Anna Contardi, Patrizia Danesi, Federica Girard, Marta Rovagna Redazione: Viale delle Milizie 106, 00192 Roma, telefono 06/3722510 - 06/3723909 Indirizzo internet: http://www.aipd.it Posta elettronica: [email protected] Editore: AIPD - Associazione Italiana Persone Down - Onlus, Viale delle Milizie 106, Roma Stampa: Gruppo Spaggiari Parma S.p.A. Abbonamenti: CCP 74685009 intestato a: Associazione Italiana Persone Down, Viale delle Milizie 106, 00192 Roma Abbonamento annuo (2015) € 18,00, estero € 57,00 - un fascicolo € 5,00 Sommario Il tema Intervenire sulla condotta: prevenzione, anticipazione e limiti Emilio Ruiz Rodríguez ......................................... 2 Dai Progetti “Diritto ai diritti”................................................... 6 Il “Mercato dei saperi” continua… ............... 7 “On My Own... at work, OMO” ........................ 7 Dalla società Il posto giusto per la persona giusta Fausto Giancaterina ............................................ 8 Dal mondo ............................................................... 11 Novità legislative La Buona Scuola Federico Girelli ....................................................... 12 Recensioni ............................................................... 13 In breve ..................................................................... 14 L’intervista Come è cambiata l’immagine delle persone con sindrome di Down Giovanna Anversa ................................................ 15 Vi voglio parlare di… Nicole Orlando, dal podio delle Paralimpiadi al discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Patrizia Danesi ....................................................... 16 Questa vignetta di Mafalda, grande saggia, mi ha fatto molto riflettere nel momento in cui tutti ci si scambiava gli auguri e si facevano bilanci e progetti. A fine anno facilmente si “confeziona” l’anno passato in un pacchetto a cui si guarda con gratitudine e nostalgia o all’opposto con senso di liberazione, così come il nuovo anno viene accolto con grandi aspettative o con paura. A noi piace provare a elencare le cose per cui l’anno passato ci è piaciuto per ricordarle e poggiare su questi ricordi i nostri piedi per alzarci un po’ e sbirciare nell’anno che verrà. E allora grazie 2015! ...Per i 91 percorsi lavorativi avviati nel corso dell’anno, grazie per la costituzione della 50a sezione, grazie per i 185 progetti rivolti alle persone con sindrome di Down nelle nostre sezioni, grazie per le 904 persone che frequentano i progetti di autonomia e guardano al futuro, grazie per Hotel 6 stelle e tutti gli incontri che hanno cambiato l’immagine delle persone con sindrome di Down nell’immaginario di qualcuno, grazie per Nicole Orlandi e le sue medaglie d’oro ai mondiali di atletica e grazie al Presidente Mattarella che l’ha ricordata nel discorso di fine anno, grazie per i 400 giovani che il 3 dicembre sono scesi in piazza per ricordare che anche le persone con sindrome di Down hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni e il loro voto e che stanno cercando di diventare più informati, grazie per i bambini che sono nati e per i genitori che li hanno accolti con fatica e con amore. Niente di tutto questo è stato facile, c’è voluto lavoro, impegno e determinazione, la stessa con cui accogliamo il 2016 e con cui vigileremo perché sia un anno migliore. Auguri! Anna Contardi Il Tema 2 Intervenire sulla condotta: prevenzione, anticipazione e limiti 1 Abstract Emilio Ruiz Rodríguez2 Traduzione a cura di The Rosetta Foundation3 Di solito gli episodi che rendono socialmente visibili le persone con disabilità intellettive si riferiscono fondamentalmente agli aspetti relativi alla loro interazione interpersonale. Di conseguenza, la conoscenza delle regole basiche di cortesia e un comportamento adeguato nella maggior parte degli ambienti ordinari aiuteranno a diminuire la percezione delle loro carenze; o, in altre parole, a diminuire la loro disabilità, poiché cambierà il modo con cui questa verrà percepita. Uno dei fattori che rende più difficoltosa l’integrazione dei bambini con la sindrome di Down a scuola e che preoccupa in modo particolare i genitori e i docenti è la presenza di comportamenti dirompenti o inadeguati. Per questo è essenziale promuovere un comportamento adeguato all’età, perché possano avere successo nelle loro interazioni sociali in famiglia, nell’ambiente circostante e a scuola. Le cause dei comportamenti dirompenti risiedono sia nel bambino che nelle circostanze dell’ambiente nel quale si sviluppa, nonostante nella maggior parte dei casi esista una correlazione permanente tra fattori interni e esterni. Alcuni antecedenti interni che spiegano le condotte anomale nel caso dei bambini con sD possono essere: stato di salute, difficoltà sensoriali, stanchezza fame mancanza di sonno, capacità di comunicazione limitata, carenza di abilità sociali basiche, cause psicologiche, problematiche aggiuntive alla sindrome stessa. Tra gli antecedenti esterni possiamo trovare: mancanza di abitudini chiare e di direttive ferme nella famiglia durante l’infanzia, le richieste della situazione, cambiamenti nella sua vita, e i com- pagni di scuola o i fratelli, che possono anch’essi provocare o incitare il bambino con la sD a comportarsi in un modo determinato, per cui costituiscono un altro elemento che dev’essere valutato e controllato. Il mio scopo è quello di mostrare che gli elementi che potenzialmente possono essere all’origine di un comportamento dirompente o influenzarlo sono numerosi. Uno studio rigoroso sui possibili antecedenti fornirà idee preziose per realizzare un intervento efficace. L’intervento deve focalizzarsi prima di tutto sullo stabilire comportamenti corretti e, se necessario, sulla correzione di quelli non corretti. Tenendo conto che la maggior parte di questi comportamenti si presentano in età infantile, è a questa tappa che si indirizzano le misure preventive e di intervento che vengono proposte. Bisogna sempre tenere presente che è più difficile correggere un comportamento sbagliato già consolidato, di conseguenza è più utile far sviluppare al bambino comportamenti desiderabili con carattere preventivo. Stabilire cosa è incompatibile e il comportamento inadeguato è la prima strategia valida per annullare i suoi effetti. I principi di base per intervenire con bambini con sD sono l’anticipazione e i limiti. È fondamentale fissare dei limiti e delle regole sin dalla tenera età: le regole sono il cammino e i limiti sono i lati di un ponte della vita che il bambino deve attraversare per sentirsi sicuro e fiducioso. E tutto ciò, naturalmente sarà frequentemente prevaricato per conoscere fin dove arrivano le sue pos- POSSIBILI CAUSE SCATENANTI DEI COMPORTAMENTI DIROMPENTI CAUSA INTERVENTO CAUSE INTERNE • Stato di salute (malessere fisico, catarro, infezione, dolore, apnea, ipotiroidismo) • Trattamento della malattia. Seguire le indicazioni del programma di salute • Difficoltà sensoriali (vista, udito) • Riesaminare e correggere • Stanchezza, fame, mancanza di sonno • Riposare, mangiare, dormire • Capacità comunicativa limitata • Carenza di abilità sociali basiche • Fornire strumenti di comunicazione • Cause psicologiche: egocentrismo, negativismo, adolescenza, accettazione della sD • Allenamento delle abilità sociali • Intervento psicologico • Problematiche aggiuntive. Diagnosi duale • Trattamento combinato di entrambe le patologie CAUSE ESTERNE • Cause esterne • Stabilire regole, limiti e abitudini • Mancanza di abitudini e regole chiare • Trattare l’origine • Malessere emozionale soggiacente • Richieste della situazione • Studiare il caso e modificare la causa • Cambiamenti nella sua vita (cambiamenti a scuola o a casa) • Appoggiare e rinforzare • Compagni o fratelli come detonanti • Intervenire sull’ambiente • Esempio di altre persone • Offrire modelli positivi • Fornire strategie comportamentali Il Tema 3 sibilità e fin dove arriva l’autorevolezza dei genitori. Stabilire routine quotidiane, stabili e prevedibili sin dai primi anni è uno strumento molto utile che, nel caso di bambini con sD, aiutano ad evitare che si instaurino dinamiche che in un secondo momento sarebbero più difficili da correggere. I genitori a casa e gli insegnanti nelle scuole devono creare un ambiente stabile, coerente, esplicito e prevedibile: l’ambiente stabile implica che le norme stabilite debbano essere ferme e che il loro rispetto da parte del bambino debba produrre sempre le stesse conseguenze; devono essere coerenti in modo che il percorso non cambi di giorno in giorno o in funzione dello stato d’animo dell’adulto; le regole devono essere esplicite ed evidenti per essere chiare ad entrambe le parti. Un bambino deve conoscerle in anticipo. Le regole applicate con costanza si consolidano come routine che il bambino integrerà nel suo quotidiano con regolarità. La successione di azioni ripetute rende la vita più prevedibile e di conseguenza più sicura per il bambino. Infine le routine ripetute si convertono in responsabilità intese come compiti quotidiani non impegnativi per il bambino, il quale li compie con naturalezza liberando altre persone dall’obbligo di occuparsene. Le regole che vengono stabilite devono essere rispettate e seguite da tutti i membri della famiglia e da tutti i compagni di classe. L’anticipazione è l’altro PUNIZIONE principio di base per intervenire con bambini con disabilità intellettive. Avvisarli in tempo può risultare utile, ma è molto più efficace organizzare la quotidianità in modo che siano loro stessi a riconoscere in anticipo a cosa serve ciò che fanno e, di conseguenza, poter pianificare. In questo modo il bambino sa in ogni momento cosa ci si aspetta da lui e nel caso dei bambini con sD è provato che ciò gli procuri tranquillità e sicurezza. Conseguenze naturali Quando un educatore, genitore o insegnante, premia o castiga un figlio o allievo, gli nega l’opportunità di prendere decisioni e di essere responsabile della sua vita, mentre le conseguenze naturali e logiche fanno in modo che il bambino si assuma le responsabilità del suo comportamento ed evitano che disubbidisca. Uno dei maggiori inconvenienti delle punizioni è che segnalano ciò che non si deve fare, ma non danno alcun esempio riguardo il comportamento corretto. La punizione si focalizza sul passato (l’azione ha già avuto luogo) ed è associata ad una minaccia. Le conseguenze naturali, al contrario, si riferiscono al presente e al futuro e rafforzano la buona volontà e la presa di decisione. La punizione, infine, si basa su un’imposizione esterna ed esige obbedienza. Lo stabilire conseguenze naturali permette che il bambino scelga e diventi artefice del suo comportamento oltre che responsabile delle sue azioni. CONSEGUENZE NATURALI • Esprime il potere dell’autorità personale • Esprimono l’ordine sociale • Si ricollega a un comportamento inadeguato • Rendono chiaro il comportamento adeguato • Fa vedere al bambino ciò che è sbagliato • Non implicano alcun giudizio valutativo • Si focalizza sul passato • Si focalizzano sul comportamento presente e futuro • È associato ad una minaccia • Si basano sulla buona volontà • Esige obbedienza • Permettono di scegliere Per instaurare comportamenti adatti, si può utilizzare un sistema di conseguenze naturali organizzando la quotidianità del bambino in modo che ad ogni comportamento seguano le relative conseguenze. Affinché siano efficaci, è fondamentale far capire al bambino la sequenza logica. Ad esempio: • lavarsi le mani/mangiare: se non ti lavi le mani, non mangi; • andare al bagno/dormire: se non fai la pipì prima di andare a letto, non puoi andare a dormire; • vestirsi/andare a scuola: se non ti vesti da solo, non puoi andare a scuola. REGOLE PER L’APPLICAZIONE DELLE CONSEGUENZE NATURALI 1. Rendere chiare al bambino la regola e la conseguenza naturale che si applica 2. Presentare alternative e far scegliere al bambino 3. Essere fermi e tranquilli. La fermezza si riferisce alla costanza nel comportamento. La tranquillità al modo in cui si presentano le alternative 4. Parlare di meno e agire di più 5. Evitare i litigi e le discussioni: indicano mancanza di rispetto nei confronti dell’altra persona 6. Non cedere: questo indica mancanza di rispetto verso sé stessi 7. Se il bambino non attua il comportamento adeguato, applicare la conseguenza naturale sempre e senza fornire spiegazioni 8. Lasciarlo provare dopo un po’. Se torna a compiere l’errore, allungare il tempo prima che possa provare di nuovo 9. Essere pazienti: le conseguenze naturali e logiche tardano ad attuarsi 10. Nel caso dei bambini con sD, se si applicano con costanza, finiscono per incorporarsi nella sua routine quotidiana Il Tema 4 Correggere i comportamenti inadeguati senza ricorrere al castigo Definiamo un comportamento inadeguato quello che interferisce nello sviluppo o nel processo di apprendimento del bambino o che rompe la dinamica naturale in casa o a scuola, o quel comportamento che si discosta da ciò che viene considerato tipico nei bambini di una certa età. In ambito educativo, i comportamenti distruttivi rappresentano uno dei fattori che rendono più difficile il processo di adattamento dei bambini con sD all’interno del contesto scolastico e tendono ad essere quelli che destano maggiori preoccupazioni a genitori e insegnanti. Il castigo viene applicato in maniera molto semplice ed è per questo che costituisce il metodo più utilizzato per estinguere un certo comportamento; tuttavia se è vero che risulta efficace nel breve periodo, non lo è altrettanto a lungo termine. Gli stimoli avversivi che vengono utiizzati come castighi tendono ad essere grida o sculacciate che avvengono in risposta al comportamento inappropriato. Questi tipo di castigi hanno molti effetti secondari non desiderati (rabbia, aggressività, delusione, ira, desiderio di vendetta) che fanno del castigo una delle risposte più dannose nel lungo corso. Gli stimoli avversivi devono essere scelti a seconda dell’effetto sortito su ciascun bambino, e questo significa che non è possibile sapere in anticipo la sua validità fino a quando non si prova la sua efficacia nella pratica. Ricorrere a feedback positivi è la tecnica più ampiamente utilizzata con i bambini con sD, siccome i rafforzatori sociali quali elogi, sorrisi e parole di conforto sono i più efficaci. Bisogna tenere in considerazione che l’obiettivo principale per qualsiasi bambino è ottenere l’attenzione dell’adulto, in particolare degli aduli più importanti della sua vita, come i genitori e i maestri. Bisogna aspettarsi il meglio dal bambino, credendo in lui e trasmettendogli la convinzione che sarà capace di migliorare e correggere i suoi errori. Risaputo è l’effetto deleterio che si ottiene se il bambino viene chiamato cattivo, cocciuto, brutto, distratto o qualsisasi altro aggettivo, influendo nella formazione della sua indentità e portandolo a rappresentare e assumere quel ruolo che gli abbiamo assegnato. Bisogna saper riconoscere i buoni comportamenti ed elogiarli, tenendoli in considerazione. Generalmente, i genitori sono maggiormente attenti ai comportamenti inappropriati, che si desidera eliminare. Tuttavia, questa tendenza fa in modo che il potere generato dall’attenzione dell’adulto in qualità di rafforzatore, si concentri solamente verso ciò che non è importante. In linea generale, bisogna far in modo che il bambino faccia il suo dovere di buon grado, cosa che si ottiene prestandogli attenzione quando agisce correttamente. Bisogna riconoscere i progressi fatti dal bambino, i suoi miglioramenti e i suo i sforzi in tutti quelli che sono gli aspetti relativi al comportamento dove sono stati riscontrati dei miglioramenti. Il riconoscimento nella sfera privata incentiva il bambino nella sua intenzione di migliorare e rafforzare il legame affettivo. Il riconoscimento nella sfera pubblica lo aiuta nell’autostima e lo coinvolge nel suo miglioramento nei confronti di altre persone. L’ARTICOLO IN LINGUA ORIGINALE È DISPONIBILE ONLINE http://aipd.it/intervencion-sobre-la-conducta-prevencion-anticipacion-y-limites/ IL TESTO INTEGRALE TRADOTTO È DISPONIBILE ONLINE http://aipd.it/wp-content/uploads/2016/01/sdn3-2015-articoloRodriguez-tradotto-integrale.pdf Altro strumento importante consiste nel rafforzamento dei comportamenti incompatibili con quelli inappropriati. Come nel caso dell’esercizio delle abilità sociali o nell’utilizzo creativo del tempo libero, che limita il presentarsi di comportamenti stereotipati e autostimolanti nel bambino con disabilità intellettive. In altre occasioni, i piccoli che stanno apprendendo un certo livello di linguaggio espressivo verbale, riducono la frequenza del comportamento distruttivo nell’interagire con altri bambini, che utilizzavano questo come modo di relazionarsi siccome non erano a conoscenza di un altro più adeguato. È molto importante la coerenza nel modo di agire, evitando di far vincere la risposta che lo stato d’animo dell’adulto fornisce in un dato momento. Bisogna evitare di inviare messaggi contraddittori ed essere coerenti con i propri piani educativi, se vogliamo che il bambino sia indipendente. Se vogliamo che sia responabile, dobbiamo avere fiducia nelle sue possibilità, affidandogli compiti e non aiutarlo in ciò che è capace di fare da solo. Se il bambino si comporta in maniera inadeguata, è importante comunicare chiaramente il proprio disappunto per alcuni secondi, ricordandogli subito che lui è buono e capace; che non siamo arrabbiati con lui o lei, ma semplicemente che non ci è piaciuto il suo comportamento; potrebbe funzionare anche il richiamare alla memoria altre situazioni nelle quali invece si è comportato bene. Se si dovessero presentare reazioni non previste, si consiglia di distrarre il bambino, farlo svagare, fargli capire che noi sappiamo che è in grado di controllare la situazione. È fondamentale mantenere la calma, e se non è possibile, è meglio allontanarsi e ritornare quando si è raggiunta una maggiore serenità. Allontanarlo e allontanarsi dalla situazione è la migliore strategia se la relazione è andata fuori controllo. Biso- Il Tema gnerà aspettare finché gli effetti dell’ira non siano terminati per poter chiedere al bambino cosa sia accaduto dal suo punto di vista e analizzare insieme la situazione per suggerire strategie di comportamento appropriato da adottare in situazioni simili. Modificare la condotta Il comportamento “normale” e quello “anormale” si acquisiscono secondo le leggi dell’apprendimento e pertanto, attraverso queste ultime è possibile modificarlo. Se l’apprendimento non è avvenuto correttamente, bisognerà riapprendere bene ciò che si è appreso male. È importante ricordare che bisogna correggere un comportamento sbagliato nel momento stesso in cui si produce, pertanto sembra fuori luogo richiamare la famiglia nell’impegno a correggere un certo atteggiamento che si ripete nel contesto scolastico, cosa che invece accade di frequente. La famiglia può appoggiare o rafforzare le decisoni del maestro, facendo leva a casa su come si sia deciso di intervenire a riguardo e portando a termine le misure proposte. Tuttavia, resta compito del docente, all’interno della classe o del centro educativo, determinare il piano di attuazione e prendere le misure opportune. I procedimenti atti alla modifica del comportamento si sono rivelati come strategie molto utili nell’interazione con persone con disabilità, apportano una certa attenzione al trattamento con svariati vantaggi, dal momento che sono facilmente applicabili, veloci, a basso costo e adattabili a diversi contesti. È frequente che genitori e professori si lamentino del comportamento dei bambini descrivendolo in modo vago e poco preciso , dire che “si comporta male” o “non è attento”, non conferisce informazioni precise a ciò che sta succendendo e a come affrontare il problema. Allo stesso tempo, bisogna definire il comportamento al- 5 ternativo, ovvero ciò che ci si aspetta che un bambino faccia al posto di quello sbagliato. Si deve sempre cercare di stabilire mete in positivo, in modo tale che si sappia il comportamento corretto che ci si aspetta. Successivamente bisogna creare un registro di comportamento-problema dove vengano raccolte le situazioni e i casi in cui compare, le persone coinvolte e la frequenza, l’intensità e la durata, cosí come la gravità. Il registro serve ad oggettivare il comportamento e consentirà di verificare successivamente i risultati del programma di intervento. Molti comportamenti che sembrano particolarmente preoccupanti, in realtà si presentano con molta poca frequenza o durano appena pochi secondi, mentre altri che si presentano abitualmente sono poco gravi o intrascendenti. Analisi funzionale del comportamento L’analisi funzionale del comportamento ha l’obiettivo di verificare i fattori responsabili della produzione o della reiterazione di quei comportamenti classificati come alterati o distruttivi e la loro relazione con gli imprevisti. Si prepareranno le seguenti domande: che era successo prima? (quando si è verificato il comportamento sbagliato? dove? chi era presente? che stavano facendo le altre persone prima che questo succedesse?), che è accaduto dopo? (in che modo ha reagito ciascuno davanti all’atteggiamento del bambino?). Dopo aver valutato il problema condotta, definendolo in modo operativo, e registrando e analizzando tutti i dati, antecedenti e conseguenti, si formula l’ipotesi funzionale, un giudizio nel quale vengono specificate le variabili del problema in relazione al comportamento. Di seguito alcuni esempi: • se stabiliamo che i capricci di un bambino sono dovuti all’attenzione posteriore degli adulti, cambieremo le conseguenze: quando il bambino si butta a terra, facendo una scena- ta, cambieremo la reazione abituale; nessuno si arrabbia, nessuno grida, tutti escono dalla stanza, senza dargli attenzione. Quando i capricci sono terminati ci si parla, offrendogli alternative corrette di comportamento per ottenere ciò che desidera; • un bambino non raccoglie i suoi giocattoli perché ha notato che la madre pur sgridandolo, finisce per raccogliere lei stessa i giochi. Modifichiamo la risposta: la madre, invece di fargli la predica, ci si siede affianco e fa in modo che il bambino raccolga i suoi giochi, mostrandogli la sua contentezza con gesti d’affetto una volta terminato. La scelta dei rinforzi più adatti a seconda della finalità risulta fondamentale. I diversi oggetti e azioni acquisiscono la propria condizione di rafforzatore solamente nel momento in cui abbiamo verificato la loro efficacia modificatoria. Una ricompensa valida per un bambino, non sempre produce lo stesso effetto su un altro bambino, il che obbliga a variare strategia qualora non si ottengano risultati osservabili. Dall’altro lato, con il passare del tempo molti premi perdono il proprio potere rafforzatore agli occhi di un bambino, pertanto bisognerà cambiarli in funzione degli effetti prodotti. Per selezionare i possibili rafforzatori o premi, possiamo utilizzare l’osservazione oggettiva, offrire rafforzatori alternativi o chiedere direttamente ai suoi familiari o al bambino stesso i suoi gusti e interessi. Quando si raggiunono i risultati desiderati il programma di intervento va sospeso. 1 Articolo pubblicato su Revista Síndrome de Down I volume 32, giugno 2015. 2 Psicologo e educatore di Fundación Síndrome de Down de Cantabria e Fundación Iberoamericana Down21. 3 www.therosettafoundation.org Dai progetti 6 Dai progetti “Diritto ai diritti” Il nuovo progetto si è avviato il primo settembre 2015 e durerà un anno. È finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con la L. 383/2000, lettera F (annualità 2014). Idea centrale è che nessuno possa considerarsi cittadino attivo se non viene messo in condizione di partecipare alla costruzione della propria storia e di quella della comunità di cui è parte; tutte le persone con sindrome di Down sono titolari di diritti di cittadinanza e possono dunque essere cittadini attivi. Il progetto intende fornire alle persone adulte con sindrome di Down strumenti utili a comprendere il concetto astratto di cittadinanza e cosa possono concre- tamente fare per agire come cittadini attivi. Di conseguenza, esercitare i propri diritti ed esprimere liberamente le proprie scelte con particolare riguardo all’espressione delle proprie opinioni e all’esercizio del diritto di voto. Si realizzeranno: • un incontro di formazione rivolto a 17 operatori delle sedi AIPD coinvolte (Arezzo, Bari, Belluno, Caserta, Catanzaro, Latina, Mantova, Marca Trevigiana, Milazzo-Messina, Oristano, Pisa, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Termini Imerese, Venezia-Mestre, Versilia) su temi e metodologie dell’educazione alla cittadinanza attiva. • 6 incontri locali in ciascuna sede AIPD su temi scelti riguardanti la cittadinanza attiva, rivolti a gruppi di 6 adulti con sindrome di Down e rappresentanti delle istituzioni locali. • un evento conclusivo nazionale rivolto ad una delegazione di 34 adulti con sindrome di Down e 17 operatori locali coinvolti nel progetto e conferenza stampa. • un’intensa campagna di disseminazione. • un video sul tema dell’espressione delle opinioni e dell’esercizio del diritto di voto delle persone con sindrome di Down. Al termine saranno elaborati e rilasciati gli strumenti educativi messi a punto durante il progetto. Dai progetti 7 Il “Mercato dei Saperi” continua… Il progetto, attivato nel 2014 grazie al finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in base alla L. 383/2000 (annualità 2013), continua ad essere operativo in molti territori. In particolare Lottomatica ha offerto un generoso contributo che ha permesso di tenere aperte le “Porte dei Saperi” presso le sedi AIPD di Vulture, Viterbo, Milazzo-Messina e Potenza. Ancora attivo dunque il sito web www.mercatodeisaperi.it e i video che possono essere consultati su YouTube entrando nello spazio dedicato della Playlist (www.youtube. com/user/NazionaleAIPD/ playlists) nella pagina “AIPD Nazionale”. “On my own… at work – OMO” Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea, nell’ambito del programma Erasmus Plus azione Ka2 Strategic Partnerships (Partenariati di apprendimento), è stato avviato a Settembre 2014 ed avrà una durata di 36 mesi. È promosso da AIPD in partenariato con Fundaciò Catalana Sindrome de Down (Spagna), Associação Portuguesa de Portadores de Trissomia 21 (Portogallo), ALMA MATER STUDIORUM Università di Bologna (Italia), Università degli studi ROMA TRE (Italia), European Down Syndrome Association-EDSA, Hotel Sol Melià Italia S.r.l. (Italia), Fundacion Adecco (Spagna), Fondazione Adecco per le Pari Opportunità (Italia). Obiettivo generale del progetto è promuovere il diritto al lavoro delle persone con disabilità intellettiva. Nell’ambito delle attività previste è stata realizzata ed è attualmente in via di sperimentazione l’app che aiuterà i tirocinanti con sindrome di Down impegnati in hotel ad essere più indipendenti nel loro lavoro. La app, personalizzabile per ogni lavoratore, permette di ricordare le fasi della giornata di lavoro, le singole mansioni, lo svolgimento di un compito (rifare un letto, apparecchiare la tavola o preparare un caffè). I lavoratori utilizzano la app come promemoria e divengono così più indipendenti rispetto ai colleghi. Ogni hotel avrà la possibilità di personalizzare la app in relazione alla propria organizzazione del lavoro come ad esempio i diversi tipi di apparecchiatura o i modi di riordinare le stanze. Nel periodo di sperimentazione, 6 mesi, è previsto anche un supporto per i colleghi tutor, cui verrà offerta la visione di brevi video, per aiutarli a riflettere sulle modalità più adeguate di svolgimento del ruolo di colleghi/insegnanti dei tirocinanti con sindrome Down. Ogni video è dedicato a un tema specifico, come la comunicazione di istruzioni in modo semplice, la distinzione tra il ruolo di collega e quello di amico, l’univocità nelle richieste e nelle istruzioni. La sperimentazione è partita in contemporanea in Italia e in Portogallo con 2 gruppi di 4 lavoratori per ogni Paese, inseriti in 4 diversi hotel a Porto, Lisbona e Roma. I ruoli previsti sono: cameriere al ristorante, cameriere ai piani, receptionist, addetto in cucina. La app prevede comunque anche altri ruoli lavorativi. Finito il periodo di pilot test, la sperimentazione verrà estesa a un gruppo più ampio di tirocinanti prima che venga rilasciata la versione definitiva dell’applicazione. Dalla società 8 Il posto giusto per la persona giusta L’Articolo è pubblicato sul sito web www.superando.it/2015/07/23/il-posto-giusto-per-la-persona-giusta/ Fausto Giancaterina Già direttore dell’Unità Operativa Disabilità e Salute Mentale del Comune di Roma e attualmente consulente dell’Opera Don Calabria di Roma. Membro del Comitato Scientifico AIPD «Il posto giusto per la persona giusta»: credo fosse questo, in sintesi, l’obiettivo fondamentale della Legge 68/99. Ma leggendo in questo periodo autorevoli giudizi, in gran parte negativi, sul decreto legislativo recante disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico dei cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di lavoro e pari opportunità (D.L.vo n. 151/2015, ndr), ho avuto la sensazione che si stia perdendo il senso vero di che cosa significhi il lavoro per una persona con disabilità in una prospettiva inclusiva. Carlo Giacobini, su HandyLex.org, ha magistralmente esposto ed evidenziato la parte dello schema di Decreto riguardante i lavoratori con disabilità, vale a dire i primi 13 articoli (l’intero Capo I). Diversi pareri e prese di posizione sono stati espressi e le critiche maggiori si sono concentrate sull’art. 6, poiché abolisce la tipologia di avviamenti con chiamata numerica, estendendo a tutte le imprese private ed enti pubblici non economici la tipologia di avviamenti per richiesta nominativa. Benché sia convinto che occorra dare il tempo giusto per un doveroso approfondimento e per una saggia e lucida analisi delle cause della poca incisività dei diversi strumenti finora messi in campo per una piena attuazione del collocamento mirato della Legge 68/99, mi permetto di esprimere un mio modesto parere su quanto finora dichiarato a proposito del citato decreto. Va prima di tutto ricordato che quest’ultimo, se non vado errato, ha in gran parte attinto da concetti e suggerimenti contenuti nel Cap. 4 – Linee d’Intervento 2 (Lavoro e occupazione) del Programma di Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e dell’Integrazione delle Persone con Disabilità (DPR 4/10/2013) redatto dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità. Non credo quindi che una folgorante “visione neoliberista” sia intervenuta per svendere, con l’abolizione della chiamata numerica, il diritto al lavoro delle persone con disabilità. Detto questo, mi permetto di fare alcune altre considerazioni. Prima considerazione Dalla Relazione sullo stato di attuazione della legge recante Norme per il diritto al lavoro dei disabili (anni 2012-2013), per la Regione Lazio (anno 2013), rilevo, ad esempio, i seguenti dati: • avviamenti con chiamata numerica: 17; • avviamenti con chiamata nominativa: 571; • avviamenti tramite convenzione: 753. Totale: 1.385. Ovviamente sono dati assolutamente deludenti in relazione alla domanda, ma significativi in ordine al fatto che quasi certamente non sarà l’abolizione della chiamata numerica a determinare il crollo del collocamento delle persone con disabilità e, men che meno, delle persone con disabilità complessa (intellettiva e/o psichiatrica). Seconda considerazione Sappiamo tutti, per le diverse esperienze avviate in questi ultimi anni, che nonostante la crisi economica (e non solo!), una buona inclusione lavorativa si raggiunge attraverso un buon percorso di inclusione scolastica e formativa e a seguito di una buona valutazione tra posto di lavoro disponibile e le potenzialità della persona scelta, ma soprattutto se l’inclusione è sorretta da un accompagnamento discreto, competente e durevole nel tempo. Ma gli attuali Centri per l’Impiego oggi non sono attrezzati per fare questo: cioè un buon lavoro di progettazione personalizzata, di accompagnamento e di sostegno nel tempo del processo di inclusione lavorativa. Ecco allora perché apprezzo fortemente le vere e significative novità del Decreto, ovvero: • linee guida per una vera direttiva operativa di tutto il processo inclusivo; • rete integrata di tutti i servizi sociali e sanitari territoriali con INAIL, per un vero sostegno e supporto che accompagni i diversi progetti di inclusione lavorativa; Dalla società 9 • accordi territoriali con tutte le forze di settore: sindacati delle due parti (lavoratori e imprenditori), cooperative, associazioni, terzo settore; • valutazione delle potenzialità su basi multidimensionali ICF e ridimensionamento dell’approccio bio/ medico; • analisi delle caratteristiche dei posti di lavoro in riferimento agli accomodamenti ragionevoli da adottare, per garantire una buona riuscita dei diversi progetti di inclusione lavorativa; • istituzione di una banca dati per conoscere l’andamento dei diversi progetti di inclusione lavorativa; • incentivi per l’assunzione delle persone con disabilità complessa: la concessione del contributo passa dal 60% al 70% e da 36 a 60 mesi. Terza considerazione La richiesta dell’Ente Nazionale Sordi di ripartire percentualmente i posti di lavoro in relazione alle tipologie di disabilità, si pone fuori della storia e riaccende le lotte suicide tra le diverse associazioni, lotte che, francamente, ritenevo assolutamente superate. Ultima considerazione Per un buon progetto di inclusione lavorativa servono mediatori bravi e soprattutto servono rassicurazioni al datore di lavoro che la persona inserita sarà costantemente seguita dai servizi (vedi rete integrata promossa dal Decreto) e che al sorgere di un qualsiasi problema potrà contare su un aiuto rapido e competente. La generalizzazione degli avviamenti con chiamata nominativa non produrrà, quindi, la riduzione o la discriminazione per le persone con disabilità e in particolare per le persone con disabilità complessa: servirà invece, a parer mio, a promuovere un vero e corretto incontro tra domanda e offerta e a modificare finalmente gli attuali sistemi (scarsi, per la verità!) di mediazione e sostegno. La differenza la faranno le reti integrate di accompagnamento, se si dimostreranno competenti nel disegnare e proporre progetti personalizzati e se saranno in grado di gestire un costante monitoraggio nella ricerca del posto giusto per la persona giusta, accompagnandola in tal modo nell’esigibilità del diritto al lavoro per tutti. L’inclusione lavorativa per le persone con disabilità – pur non esaurendo tutti gli aspetti del progetto di vita – ne rappresenta comunque un momento fondamentale e dà senso e significato a tutti gli interventi finalizzati al raggiungimento di questo obiettivo, attraverso la messa a punto di un percorso coordinato e coerente dalla scuola alla formazione al lavoro. Negli ultimi anni, l’inclusione lavorativa ha subìto profondi mutamenti, per effetto di ampi e radicali processi di rifor- ma delle politiche sociali e del lavoro: un intervento efficace esige la presenza di competenze tecniche, innovative e qualificate, nelle quali assumono grande peso le capacità di relazione e di progetto. Ripeto e insisto nel sostenere che servono servizi competenti per supportare un forte e solido sistema di inclusione sociale e lavorativa. Non bisogna farsi sfuggire l’occasione che viene offerta da questo Decreto. Più che meccanismi rigidi e automatici di selezione e di accesso, occorre creare un sistema territoriale articolato e differenziato di opportunità, che vada dalla più limpida e puntuale attuazione della Legge 68/99 (la “persona giusta al posto giusto”, ripeto) a tutta una gamma di possibili esperienze (ad esempio: tirocini di diversa denominazione e di diversa natura) che, avendo come punto di riferimento finale l’approdo conclusivo alla Legge 68/99, possano Dalla società 10 contare su diversi contesti, con tempi e sostegni diversificati. Occorre smontare rassegnazioni, opportunismi e pigrizie di amministratori, operatori e famiglie, rilanciare i Servizi Sociosanitari di Distretto, meno legati a modelli di intervento bio/medico, ma adeguatamente attrezzati per garantire una presa in carico per tutto l’arco dell’esistenza delle persone con disabilità. Solo così potrà essere possibile modificare i contesti, rendendoli più inclusivi, più attenti alle persone, soprattutto più attenti a quelle persone che fanno fatica a tenere il passo. In tal modo ci accorgeremmo che scenari inattesi di cambiamento ci si aprirebbero davanti. Occorre, quindi, ri-abilitare i contesti e «riconsiderare le routines relazionali tra i diversi contesti e nuovi approcci da parte di tutti, per la ricerca di un benessere sociale che riconosce il valore positivo della diversità e da essa nuove risorse. Questa è una realtà non più come un peso economico passivo e improduttivo, bensì un investimento: lo sviluppo si fa con l’inclusione e non con l’esclusione» (R. Medeghini, G. Vadalà, W. Fornasa, A. Nuzzo, Inclusione sociale e disabilità. Linee guida per l’autovalutazione della capacità inclusiva dei servizi, Erickson, Trento, 2013). Inclusione sociale in ambiente di lavoro: una proposta Vorrei infine riportare l’attenzione su un problema ancora non affrontato e che riguarda quelle persone che “prima di un lavoro hanno bisogno di imparare a lavorare”, vale a dire hanno bisogno di tempi e sostegni adeguati, per poter assumere un ruolo sociale che esige rispetto delle regole di convivenza e di reciprocità e delle aspettative altrui. Mi riferisco a quelle persone che spesso incontrano maggiori difficoltà nell’acquisizione di un tale ruolo sociale. Per loro si vuole ridurre il più possibile la necessità di ricorrere a contesti artificiosi di intrattenimento o a programmi assistenziali passivizzanti, con i quali difficilmente si possono raggiungere quei cambiamenti di qualità dell’esistenza che solo i normali contesti della vita sanno produrre. Per loro il FORUM Disabilità-Formazione-Lavoro, organismo promosso dall’Opera Don Calabria di Roma e dalla Comunità Capodarco di Roma, sostenuto attualmente da oltre 42 organizzazioni del Terzo Settore e da diversi singoli operatori, vuole attivare nuove opportunità di autorealizzazione, in contesti di normalità relazionale e affettiva, attraverso la sperimentazione di un progetto che consenta di inserirsi in contesti di lavoro, essendo convinti che in tal modo sia possibile ridurre i costi dell’assistenza, a fronte di una migliore qualità di vita. La proposta – rivolta alla Regione Lazio – riguarda l’approvazione di una normativa regionale che permetta la sperimentazione di progetti di inclusione sociale in ambiente lavorativo, favorendo il mantenimento e il potenziamento delle abilità relazionali e operative e delle autonomie personali raggiunte, al fine di non disperdere del tutto l’investimento operato con l’inclusione scolastica e formativa e svincolando i datori di lavoro da un obbligo con scadenze temporali predefinite di assunzione. Si tratta di attivare e individuare un ambiente lavorativo idoneo presso i molteplici contesti di lavoro: aziende (sotto i 15 dipendenti), enti pubblici, cooperative sociali, enti no profit, associazioni di volontariato e altri contesti sociolavorativi che garantiscano un ambiente relazionale accogliente, in grado di offrire ruoli sociali adeguati alle esigenze e capacità della persona. Attività di monitoraggio con operatori pubblici e sistemi di valutazione daranno elementi di efficacia e di generalizzazione dell’esperienza. Queste modalità di inclusione sono già state attivate dalla Regione Veneto e dalla Regione Liguria: perché non nel Lazio? Dal mondo 11 Dal mondo WDSD 2016 https://worlddownsyndromeday.org/ Il 21 marzo 2016 ricorre l’XI edizione della Giornata Mondiale delle Persone con Sindrome di Down, il cui tema quest’anno è “I miei amici, la mia comunità. I vantaggi di ambienti inclusivi per i bambini di oggi e gli adulti di domani”. In preparazione, come sempre, eventi in tutto il mondo e il video realizzato con la partecipazione di tutte le associazioni aderenti, tra cui AIPD in rappresentanza dell’Italia. CONGRESSI INTERNAZIONALI Congresso europeo sulla sindrome di Down http://www.edsc2016.org/en/ La Down Syndrome Association of Turkey organizza la X edizione del congresso che si svolgerà ad Istanbul i prossimi 5, 6 e 7 agosto 2016. Il tema della decima edizione è “Building Bridges For a Better Future – Costruire Ponti per un Futuro Migliore”. Conferenza “Tackling barriers for children & young people with disabilities” http://www.edf-feph.org/Page_Generale.asp?DocID=13855&thebloc=34393 In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità gli scorsi 7 e 8 dicembre 2015 si è svolta a Bruxelles la conferenza europea organizzata dalla Commissione europea e dall’European Disability Forum. Nel corso della seconda giornata è stato comunicato che il premio Access City Award per il 2016 è stato assegnato alla città di Milano, che ha visto dunque riconosciuto l’impegno verso l’accessibilità per tutti (le altre città finaliste sono state Kaposvár (Ungheria), Tolosa (Francia), Vaasa (Finlandia) e Wiesbaden (Germania). Conferenza internazionale “Barcelona Down” La Fundació Catalana Síndrome de Down ha organizzato la XVI edizione della conferenza internazionale che si è svolta gli scorsi 26 e 27 novembre 2015 a Barcellona. Il tema delle giornate è stato “Disabilità e deterioramento cognitivo nelle persone con sindrome di Down. Dalla nascita alla vecchiaia”. “Countdown Contem Comigo“ L’APTT21, associazione portoghese sulla sindrome di Down ha organizzato il congresso internazionale che si è svolto gli scorsi 29 e 30 ottobre 2015 a Lisbona. AIPD ha partecipato con Anna Contardi che ha presentato un intervento sull’inserimento al lavoro delle persone con sindrome di Down. III congresso internazionale sulla sindrome di Down La Corporacion Sindrome de Down di Bogotà, ha organizzato il congresso che si è svolto gli scorsi 15 e 16 ottobre 2015. AIPD ha partecipato con Anna Contardi che ha presentato due interventi: “Logros en autonomia en las personas con sindrome de Down” e “La inclusion laboral de personas con sindrome de Down en Italia”. Novità legislative 12 Novità legislative La Buona Scuola Federico Girelli Presidente del Comitato Siblings – Sorelle e fratelli di persone con disabilità (www.siblings.it) La legge n. 107/2015 mira a riformare funditus la scuola italiana, facendo ricorso anche allo strumento della delega legislativa in favore del Governo. La legge in verità si compone di un articolo unico composto di 212 commi e, ferme le note perplessità suscitate da testi normativi redatti in pochi articoli corredati da centinaia di commi, quel che qui più interessa è la delega contenuta nel comma 181, lett. c), in tema di «promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità e riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione». I principi e criteri direttivi enunciati nei nove punti in cui viene esplicitata (e delimitata) la delega al Governo recano un contenuto che appare condivisibile; dirimente, però, sarà il modo in cui verrà data attuazione a tali principi ovverosia quanto sarà stabilito nel decreto legislativo che l’Esecutivo è ora abilitato ad adottare. Le due principali federazioni che riuniscono le associazioni che in Italia si occupano di disabilità (FISH e FAND) hanno già da tempo formulato le loro proposte in materia. Un intervento che razionalizzi la vigente e non del tutto organica disciplina sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità è indubbiamente auspicabile, così come del pari auspicabile è che ne venga preservato l’impianto di fondo che grazie al ripudio delle classi differenziate la colloca fra le più avanzate del mondo. Chiaramente non è tutto rose e fiori ed anche la normativa migliore del mondo se non (correttamente) applicata resta lettera morta e dunque serve a ben poco. In Italia, anzi, proprio in materia di assegnazione delle ore di sostegno agli alunni con disabilità abbiamo assistito ad un consistente contenzioso giudiziario, che però ha in effetti contribuito a chiarire i tratti caratterizzanti del nostro modello di inclusione scolastica. Va allora ribadito che in base alla legge docenti dell’alunno con disabilità sono tutti i docenti curricolari e non il solo insegnante di sostegno, il cui ruolo resta senza dubbio centrale nell’attività di supporto dei colleghi, della classe e, naturalmente, dell’alunno con disabilità, volta al fine della migliore inclusione possibile di quest’ultimo: insomma il sostegno deve funzionare quale autentico “sostegno all’inclusione” e va scongiurato il rischio che degradi, per una sorta di contrappasso, a strumento (magari inconsapevole) di ghettizzazione. Non solo, l’alunno con disabilità ha diritto a vedersi riconosciute le ore di sostegno indicate nel PEI (Piano educativo individualizzato) ed ora, come si evince da quanto statuito dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite (sent. 25011/2014), tale diritto può esser fatto valere oltre che davanti al giudice amministrativo anche davanti al giudice ordinario chiedendo l’applicazione della legge n. 67/2006 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni). Nel quadro del programma costituzionale di piena inclusione sociale delle persone con disabilità anche l’università è chiamata a fare la sua parte e non solamente sul piano della formazione dei docenti della scuola, ma anche su quello della inclusione degli studenti con disabilità nei propri corsi di studi. Nondimeno, l’università deve avere piena consapevolezza del rilievo e della delicatezza della questione: la fattibilità (e l’utilità) della frequenza, ove possibile, di corsi universitari da parte di studenti con disabilità, magari tramite l’ausilio delle nuove tecnologie e, soprattutto, l’elaborazione di piani di studio individualizzati, va dunque ben meditata. Un serio impegno in questo senso è denso di responsabilità e non deve certo alimentare false speranze: sarebbe solo controproducente. Importi 2016 delle provvidenze economiche per gli invalidi civili Con Circolare INPS n. 210/2015 stabiliti gli importi delle provvidenze economiche per gli invalidi civili per l’anno 2016: PROVVIDENZA ECONOMICA IMPORTO LIMITE DI REDDITO MINORENNI Indennità di frequenza (legge 289/90) € 279,47 Indennità di accompagnamento (legge 18/80) € 512,34 € 4.800,38 non è previsto MAGGIORENNI Assegno mensile (legge 118/71) € 279,47 € 4.800,38 Pensione di invalidità civile (legge 118/71) € 279,47 € 16.532,10 Pensione e indennità di accompagnamento Complessivamente € 791,81 (279,47 più 512,34) non è previsto per l’indennità di accompagnamento; per la pensione è di € 16.532,10 Recensioni 13 Recensioni 2016 S. Nocera, N. Tagliani La normativa inclusiva nella nuova legge di riforma sulla “buona scuola” www.keyeditore.it/libri/la-normativainclusiva-nella-nuova-legge-di-riformasulla-buona-scuola/ Key, Vicalvi (Fr), 2015 Trattandosi di una legge appena pubblicata, gli autori hanno tentato di effettuarne una lettura a caldo, basata sull’esperienza quotidiana di consulenza a famiglie, dirigenti scolastici, docenti ed operatori di associazioni, enti ed istituzioni territoriali, realizzata attraverso l’Osservatorio Scolastico AIPD. Nel I capitolo c‘è una mappa di lettura dell’ampia materia ammassata informalmente nei 212 commi dell’unico articolo di cui si compone la legge, al fine di avvicinare i lettori a prendere confidenza con una materia tanto vasta e varia. Nel II sono evidenziate le principali novità normative introdotte, con un accenno al clima culturale e politico in cui tali novità sono state imposte, anche se con qualche compromesso, dal Governo. Nel III capitolo ci si concentra sull’analisi dei possibili contenuti del decreto delegato che la legge prevede debba essere emanato sulla revisione della normativa inclusiva. In applicazione dei principi contenuti nella delega, sono state ipotizzate delle soluzioni, de jure condendo, applicative degli stessi che gli autori ritengono possano migliorare la qualità inclusiva delle scuole italiane, sperando che esse trovino una qualche udienza negli estensori istituzionali dei contenuti del decreto. Il lavoro mira a facilitare l‘utilizzo della nuova legge da parte non solo degli operatori della scuola, ma anche delle famiglie e degli operatori delle organizzazioni del Terzo Settore, al quale la legge fa continuo riferimento, per ottenerne la collaborazione per le attività durante l’apertura pomeridiana delle scuole, durante le vacanze e per l‘alternanza scuola-lavoro, fortemente volute dal legislatore. R.W. Newton, S. Puri, L. Marder Down Syndrome: Current Perspectives Mac Keith Press, Londra, 2015 Dall’introduzione del dottor Neil Harrower (pediatra presso l’Università di Sheffield, Inghilterra): “Le prospettive di vita per le persone con sindrome di Down sono al giorno d’oggi migliori di sempre e molte di loro potrebbero aspettarsi una vita più lunga e in buona salute con esperienze e possibilità che per la maggior parte di noi sono ovvie. Naturalmente non sempre le cose sono state così. A molti individui nati con sD in passato erano negate le cure semplicemente sulla base della loro condizione genetica. Come pediatra che segue bambini con sD e anche come genitore di una persona con sD, sono felice di presentare questo ottimo libro che offre una guida completa a come prestare cure a bambini e giovani con sD, al fine di promuovere non solo la salute ma anche la qualità della loro vita”. A. Goussot, E. Annaloro Risorse per l’inclusione, l‘Inclusione come risorsa G.B. Palumbo & C., Palermo, 2015 Oggi assistiamo a un fenomeno preoccupante: le difficoltà di apprendimento degli alunni sono sempre più identificate con la parola “problema”, o peggio con la categoria “disturbo”; i ragazzi in difficoltà sono etichettati e per lo più considerati motivo di rallentamento per il gruppo: assistiamo in breve, al rischio evidente di medicalizzare e patologizzare l’educazione, all’affermarsi di un paradigma clinico-medico che incasella e separa gli allievi “normali” dai “non normali”. Questo libro vuol essere uno strumento pratico e teorico per gli insegnanti e i loro allievi che operano ogni giorno in situazioni complicate, in classi eterogenee e spesso considerate difficili. La gestione del processo d’insegnamen- to/apprendimento difatti non coinvolge soltanto la figura dell’insegnante, ma anche l’alunno, con i suoi vissuti, i suoi legami familiari, e l’oggetto disciplinare che fa da mediazione in questa relazione particolarmente complessa. Di qui la scelta di rendere il volume capovolgibile: una parte (A) rivolta agli insegnanti, l’altra (B) rivolta agli studenti e alle loro famiglie. La reversibilità dei punti di vista, il valore della relazione educativa e la condivisione di riflessioni e pratiche comuni, sempre richiesti nel confronto con gli altri, sono messi così in primo piano sin dalle scelte grafiche. A cura di D. Fedeli, C. Vio ADHD, iperattività e disattenzione a scuola Giunti Scuola, Firenze, 2015 Una pubblicazione che si pone come riferimento-base per conoscere e affrontare le problematiche relative alla disattenzione e all’iperattività, sia come difficoltà sia come vero e proprio disturbo. La Guida raccoglie il meglio della ricerca scientifica applicata in campo psicoeducativo, fornendo indicazioni su metodologie e strategie di intervento per la scuola primaria e per la scuola secondaria di I grado. Il Workbook è composto da oltre 200 schede per l’allievo (compreso il Minisito), con attività e strumenti compensativi pronti all’uso, corredate da schede per l’insegnante su come condurre le proposte didattiche nelle diverse aree curricolari e per gestire le criticità. Uno spazio particolare è dedicato alle attività del gruppo classe in una prospettiva inclusiva. In breve 14 In breve… CoorDown presenta SPORT21 Italia Onlus re autonomamente del proprio futuro. Il convegno è strutturato in 2 sessioni plenarie e 12. Per AIPD Anna Contardi terrà il workshop “Faccio io! Percorsi educativi sulle autonomie personali e sociali nella prospettiva del Progetto di vita“. Per i soci AIPD Erickson ha riservato uno sconto del 15% sulla quota intera d’iscrizione. Per info: [email protected] http://www.sport21.it/ In considerazione dei molteplici benefici derivanti dalla pratica sportiva, tenuto conto del grande interesse da parte di tante organizzazioni e società e al fine di poter indirizzare e condividere l’attività su tutto il territorio nazionale, CoorDown ha così deciso di costituire l’associazione di volontariato sportiva dilettantistica SporT21 Italia Onlus. Il progetto – al quale possono aderire singoli atleti, volontari e associazioni che si occupano di sindrome di Down e disabilità intellettive – ha l’obiettivo di stipulare accordi e convenzioni con tutte le società sportive, le Federazioni, i Comitati Paralimpici e gli Enti di promozione sportiva che ne condividono gli obiettivi al fine di organizzare eventi, gare e allenamenti sportivi destinati a persone con disabilità intellettiva o relazionale, allo scopo di fornire loro opportunità di sviluppo sociale, fisico e mentale per migliorare la qualità della loro vita. Convegno Nazionale sull’invecchiamento delle persone con sindrome di Down Il 15 marzo 2016 a Milano si terrà il “Convegno Nazionale sull’invecchiamento delle persone con sindrome di Down in Italia con i risultati del Progetto Nazionale Dosage”, organizzato dalla Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, in collaborazione con la Fondazione Lejeune di Parigi, ANFASS e AIPD. Nel Convegno sarà affrontato il tema che riguarda la relazione tra disabilità e invecchiamento delle persone con sD. Il Progetto Dosage, coordinato dalla Fondazione IRCCS Besta in collaborazione con le associazioni italiane di familiari e persone con sindrome di Down, ha lo scopo di definire la creazione di un modello di vita specifico per le persone con sindrome di Down anziane. Convegno Internazionale “Sono adulto. Disabilità. Diritto alla scelta e progetto di vita” http://www.convegni.erickson.it/ sonoadulto2016/ Il Centro Studi Erickson organizza il 4 e 5 marzo 2016 a Rimini il convegno per dare voce alla richiesta che le persone con disabilità rivolgono ai loro familiari e ai professionisti dell’assistenza. Smettere di considerarli degli eterni “ragazzi” e impostare un rapporto adulto può infatti aiutare a considerare meglio le loro esigenze e aspettative, con benefici per la qualità della vita e un rafforzamento del loro diritto a sceglie- Gli alunni con disabilità secondo l’ISTAT L’ISTAT ha pubblicato il rapporto annuale “Integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di I grado” (http://www.istat.it/ it/archivio/176952). Nell’anno scolastico 2014-2015 gli alunni con disabilità in Italia risultavano essere 86.985 nelle scuole primarie (il 3,1% del totale) e 66.863 nelle scuole secondarie di I grado (il 3,8% del totale). Gli insegnanti di sostegno erano invece 79.462, in crescita di 5.000 unità rispetto al precedente anno scolastico, con un rapporto di 1,6 alunni con disabilità ogni insegnante di sostegno nella scuola primaria e di 1,8 nella scuola secondaria di I grado. Per ottenere l’aumento delle ore di sostegno, l’8,5% delle famiglie di alunni della scuola primaria e il 6,8% di quelle della scuola secondaria di I grado, hanno presentato ricorso al Tribunale Civile o Amministrativo. Riguardo la continuità didattica, gli alunni che hanno cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico sono stati il 14,7% nella scuola primaria e il 16,5% nella scuola secondaria di I grado, in crescita rispetto al passato. Un altro dato che emerge è che il 14% degli insegnanti di sostegno svolge, oltre ad attività didattiche, attività di mediazione e il 3% anche attività di tipo assistenziale, di competenza degli assistenti educativi culturali (AEC) o degli assistenti ad personam. Le ore assegnate per questo tipo di assistenza sono in media 11,7 ore settimanali nelle scuole primarie e 12,8 ore in quelle secondarie di I grado, che scendono a 9 in entrambi gli ordini scolastici nel caso di alunni più autonomi. Particolare è la situazione registrata al Sud dove agli alunni sono assegnate in media più ore di sostegno ma meno ore di assistenza educativa culturale o ad personam rispetto al Centro e al Nord. Un altro dato che emerge è che gli alunni con disabilità trascorrono in media 3,5 ore settimanali per la scuola primaria e 4,1 per quella secondaria di primo grado al di fuori della classe, che aumentano a 6,9 ore settimanali per la scuola primaria e 9,7 per quella secondaria di primo grado nel caso di alunni con minori livelli di autonomia. Infine, ancora eccessivo il numero delle scuole che presentano barriere architettoniche (anche su questo purtroppo il Sud registra il dato maggiore) e delle scuole che non garantiscono ausili adeguati agli alunni con disabilità. Per approfondimenti vedi: http://www.condicio.it/focus/il-dirittoallistruzione/ L’intervista 15 Come è cambiata l’immagine delle persone con sindrome di Down Giovanni Anversa Raitre Se guardo indietro e penso a come è cambiata l’immagine delle persone con sindrome di Down non posso che utilizzare il termine “rivoluzione”. Sì, abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione a cui hanno contribuito prima di tutto i diretti interessati, le loro famiglie e le loro associazioni. Poi anche noi della comunicazione abbiamo dato una bella mano: dalla pubblicità alla tv è avvenuto un cambiamento di linguaggio e di approccio culturale di grande impatto. L’informare, il far conoscere, il raccontare e il sensibilizzare si sono intrecciati producendo un risultato che oggi ci fa guardare all’universo delle persone con sindrome di Down in modo sostanzialmente diverso. L’abbattimento di stereotipi, il superamento di un cultura della esclusione, il considerare le potenzialità affettive, professionali e sociali hanno reso le persone con sindrome di Down – dall’età infantile fino all’età matura – interlocutori paritari capaci di esercitare diritti, di esigerli e di ampliarli. Dalla scuola alla famiglia, dalla società al lavoro si è imposta una presenza attiva e autonoma che ha modificato non solo la percezione di quella particolare condizione ma della disabilità più in generale. Nella tv, in particolare, abbiamo sostenuto questa spinta sociale e COSA NON DIRE culturale attivando spazi di rappresentazione e di racconto il più possibile aderenti alla realtà e rispettosi delle persone evitando di trasformarle in “fenomeni”. Noi della Rai, il servizio pubblico radiotelevisivo, questa nuova cultura l’abbiamo introiettata a tal punto che le nostre modalità di comunicazione sono state migliorate e potenziate in costante confronto e collaborazione con il mondo delle associazione, AIPD in primo luogo. Lo dico da professionista che è stato protagonista prima a Raidue poi a Raitre di una stagione in cui le nostre telecamere hanno “fatto vedere” come stava cambiando la realtà. Gli inserimenti lavorativi, gli appartamenti per vivere in autonomia, la mobilità nelle città, le relazioni affettive, lo sport per tutti sono i capitoli di un racconto che non smette di essere scritto e innovato. A questo processo abbiamo contribuito e stiamo contribuendo con tutti i generi e i linguaggi che, come comunicatori, abbiamo a disposizione: dal documentario tradizionale alle testimonianze negli studi tv, dalla fiction al reality esperienziale. In questo ambito non posso non citare l’ultima esperienza in questo senso ovvero quell’”Hotel6Stelle” che da prodotto televisivo si è trasformato anche in un formidabile attivatore di responsabilità sociale da parte delle imprese. Il successo delle due edizioni, volute e sostenute fortemente da Raitre, non COSA DIRE risiede solo nella dinamica comunicativa – tipologia di format, freschezza del linguaggio, energia dei partecipanti, ecc. – ma in quello che ha determinato nella opinione pubblica che ha seguito il programma. Non eravamo più solo di fronte ad un racconto di una condizione umana particolare ma a persone che esprimevano competenze, capacità relazionali, emozioni pure, voglia di affermazione e dedizione al lavoro. L’interattività determinata dalla tv non si è esaurita nella semplice fruizione e nel gradimento ma ha generato reazioni positive nella realtà concreta spingendo aziende a investire su quel capitale umano e sull’effetto di coinvolgimento positivo negli ambienti di lavoro. Se siamo arrivati a questo punto dobbiamo registrare che l’alleanza tra media, e in particolare tra televisione pubblica, e associazioni che rappresentano persone e istanze ha prodotto finalmente un cambio di mentalità, per l’appunto una vera “rivoluzione culturale”. Ora dobbiamo solo aver la forza di far sì che questo patrimonio comune costruito negli anni e nelle stagioni televisive non si cristallizzi in spazi dedicati ma continui a rappresentare una spinta a produrre nuovi contenuti e nuove sfide per la nostra media company pubblica. In questo confidiamo, come sempre, nell’intelligente e creativa sollecitazione delle persone con sindrome Down, delle loro famiglie, delle loro associazioni. PERCHÉ Affetto da sindrome di Down o malato di sindrome di Down ha la sindrome di Down, con la sindrome di Down La sindrome di Down non è una malattia ma una condizione genetica. È inesatto parlare dunque di malattia, che è un concetto completamente diverso, che implica in sé tra l’altro, una possibile evoluzione verso la guarigione o la morte. La sindrome di Down è una condizione genetica che caratterizza la persona per tutta la sua vita. Una persona, bambino, figlio Down Una persona, bambino, figlio con la sindrome di Down o che ha la sindrome di Down Scrivere “persona Down”, significa identificare quella persona con la sua condizione. Le persone con sindrome di Down sono prima di tutto persone, la sindrome di Down è una condizione che le caratterizza ma non le annulla nella loro specificità. Vi voglio parlare di... 16 Vi voglio parlare di... Nicole Orlando, dal podio delle Paralimpiadi al discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Nicola Orlando è una ragazza di 22 anni, sportiva sin alla tenera età, atleta in forza al team Ability La Marmora di Biella. Gli ultimi mesi del 2015 l’hanno portata alla ribalta grazie a due eventi eccezionali. Il primo è stata la partecipazione ai Mondiali IAASD (International Athletic Association for people with Down Syndrome), svoltisi a Bloemfonte in Sudafrica lo scorso novembre, dove la squadra italiana ha conquistato ben 27 medaglie, di cui 18 ori. Di questi, 4 sono stati vinti da Nicole, portabandiera alla cerimonia inaugurale come rappresentante dell’Italia: prima il record mondiale nel triathlon (lancio del peso, salto in lungo e corsa), a seguire i 100 metri, il salto in lungo, infine la staffetta femminile assieme a Pertile, Bonfanti e Spano. Poi il 31 dicembre come consuetudine il Presidente della Repubblica a reti unificate pronuncia il discorso di fine anno, e quest’anno Sergio Mattarella rende onore a tre donne che si sono distinte nel corso dell’anno per le loro attività: Fabiola Gianotti, Samantha Cristoforetti e Nicole Orlando. Straordinaria atleta, ma non unica, come i tanti altri giovani con sindrome di Down impegnati quotidianamente in attività sportive che conquistano, chi con maggiore chi con minore successo, le loro personali vittorie. Nicole è stata scelta dal Presidente Mattarella a rappresentarli tutti: «Che emozione quando ho sentito che mi citava. Ero in montagna con la mia famiglia, festeggiavo Capodanno. Dicevo: ma ho sentito bene?». La foto di Nicole sul podio è stata una delle immagini simbolo del 2015. “Che fatica per arrivare lassù, su quel podio”. I suoi impegni agonistici proseguono più intensi che mai, Nicole si sta pre- parando per la partecipazione, dal 15 al 22 luglio 2016, alla prima edizione dei Trisome Games, manifestazione riservata ad atleti con sindrome di Down impegnati in 9 discipline sportive: atle- tica leggera, nuoto, nuoto sincronizzato, ginnastica artistica, ginnastica ritmica, futsal, judo, tennis, tennis tavolo. In bocca al lupo, Nicole, faremo il tifo per te e per tutta la squadra! ASSOCIAZIONE ITALIANA PERSONE DOWN Onlus Viale delle Milizie, 106 - 00192 Roma Tel. 06/3723909 Fax. 06/3722510 [email protected] http://www.aipd.it/ L’AIPD fa parte di: FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) FID (Forum italiano per la disabilità) COORDOWN (Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down) EDSA (European Down Syndrome Association) www.aipd.it LE SEDI AIPD ALCAMO TRAPANI · AREZZO · AVELLINO · BARI · BELLUNO · BERGAMO · BRINDISI · CALTANISSETTA · CAMPOBASSO · CASERTA · CASTELLI ROMANI · CATANIA · CATANZARO · COSENZA · FOGGIA · GROSSETO · L’AQUILA · LATINA · LECCE · LIVORNO · MACERATA · MANTOVA · MARCA TREVIGIANA · MATERA · MILAZZO MESSINA · NAPOLI · NUORO · ORISTANO · PAVIA · PERUGIA · PISA · POTENZA · PRATO · RAVENNA · REGGIO CALABRIA · ROMA · SALUZZO SAVIGLIANO FOSSANO · SAN BENEDETTO DEL TRONTO ASCOLI PICENO · SIRACUSA · SUDPONTINO · TARANTO · TERAMO · TERMINI IMERESE · TRENTINO · VENEZIA MESTRE · VERSILIA · VIBO VALENTIA · VITERBO · VULTURE