Antoni Gaudì

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Antoni Gaudì
Tesina di storia dell’arte
Antoni Gaudì
L’Arte
L’Arte è una parte di quanto l’uomo ha creato con la sua fantasia e il
suo ingegno che poi è stata consegnata a noi come documento del suo
cammino di civiltà.
L’Arte ci è stata offerta per conoscerla e ammirarla ma anche
salvaguardala e conservarla in quanto rappresenta una delle memorie
del nostro passato.
Fin dall’antichità l’uomo ha avuto il bisogno di esprimersi con l’arte
che è stata una delle prime forme di linguaggio dell’uomo.
L’arte è una dote che non tutti possono avere ma che tutti possono
capire o interpretare che può farti emozionare ed entrare a far
parte di idee mai conosciute.
In pratica è importante e serve a farci entrare in contatto con un
altro mondo.
Può essere di diversi tipi: astratta, realista, classica, impressionista…
Può essere rappresentata in diversi modi: in architettura o in arti
figurative.
L’artista di cui voglio parlare appartiene alla corrente artistica
dell’Art Nouveau ed è un architetto.
Il suo nome è Antoni Gaudì.
Per le sue opere si ispirava alla natura come ad esempio al movimento
energetico della foglia spostata dal vento.
L’Art Nouveau
L’Art Nouveau è una corrente artistica della prima metà del
novecento. Più precisamente tra gli ultimi decenni dell’ottocento e la
Prima Guerra Mondiale.
La prima metà del novecento è nota per gli eventi politici e sociali che
si svolsero in quel periodo come le due Guerre Mondiali.
L’Art Nouveau si contraddistinse perché sembrava che non era
influenzata dalle guerre visto che era una corrente artistica
commissionata dalla società borghese.
Le sue manifestazioni sono strettamente legate all’eleganza, che però
nasconde l’inquietudine derivata da una profonda crisi di valori.
Questa corrente nasce quasi in contemporanea in tutta Europa e ha
diversi nomi in base allo stato in cui si trova.
In Italia viene chiamata Floreale o Liberty.
Questo movimento è favorito da riviste, mostre e esposizioni
internazionali.
L’arte floreale interessa diversi settori dalle arti figurative
all’architettura, dall’arredamento alle arti applicate.
Essa interpreta l’esigenza di elevare la qualità dei prodotti artistici e
artigianali, contro la monotona produzione in serie. Per questo il
risultato più importante si ottiene nelle arti applicate.
Mobili, carte da parati, abiti, gioielli, vetri e accessori che assumono
un carattere originale.
Gli artisti dell’Art Nouveau si ispirano alle forme della natura.
L’architettura non usa più lo stile eclettico, cioè l’unione di diversi
stili insieme.
Anche se c’è una decorazione eccessiva i nuovi edifici esprimono
un’idea di modernità.
C’è anche un introduzione di materiali moderni come il cemento che
dà l’impressione di movimento, il ferro che dà una forma lineare, il
vetro che dona brillantezza e leggerezza.
Antoni Gaudì
Dall’infanzia alla morte
Antoni Gaudì è nato il 25 Giugno 1852 a Reus.
Figlio di un ramaio e proprio per questo non passò un’infanzia nel
lusso. Oltretutto fin da bambino Antoni fu tormentato dalle malattie.
I dolori reumatici di cui soffriva gli impedivano di giocare in strada
con gli altri coetanei. Era spesso costretto a rimanere in casa e per
spostarsi doveva a volte ricorrere all’aiuto di un asino. Tutta la sua
vita fu segnata da questa malattia e gli attacchi di reautismi lo
accompagnarono fino alla sua morte.
I medici gli avevano prescritto una dieta vegetariana e delle
passeggiate.
Era un bambino che non si poteva muovere col fisico ma riusciva a
spaziare con lo sguardo e i pensieri e per questo era un buon
osservatore e aveva pensieri molto maturi e avanzati rispetto agli
altri bambini.
Al maestro di scuola, che spiegava come gli uccelli potessero volare
grazie alle loro ali, Gaudì fece immediatamente notare che anche le
galline usavano le ali ma per correre.
Questo episodio vuol dimostrare la sua predisposizione
all’osservazione particolareggiata e la capacità di apprendere dagli
episodi quotidiani che sarà la caratteristica fondamentale di tutte le
sue opere. La sua passione per l’architettura risale ai giorni di scuola.
Per studiarla si trasferì, diciassettenne, a Barcellona.
Anche da studente Gaudì non trascurò l’attività pratica, lavorando,
nelle ore libere, presso alcuni architetti della città per guadagnare
un po’ di soldi. Non sembra sia stato uno studente modello anche se
non mancò di appropriarsi delle nozioni fondamentali di architettura
ottenendo ottimi risultati. La sua più grande opera fu la Sagrada
Familia ancora oggi in fase di completamento.
Il 12 Giugno 1926 quando morì Gaudì con l’approvazione del Papa
venne sepolto nella cripta della Sagrada Familia in quanto aveva
lavorato per questa chiesa quarantatré anni e di essa aveva fatto la
sua dimora.
Il giorno della sua morte come sempre dopo aver finito di lavorare si
stava recando alla chiesa di San Filippo Neri per pregare ma per
strada venne investito da un tram e trascinato sulla strada,
rimanendo privo di sensi. Nessuno però riconobbe in lui il famoso
architetto, popolarissimo a Barcellona, ma solo pochissimi lo avevano
visto.
Alcuni tassisti si rifiutarono di trasportare quell’uomo miseramente
vestito. Ad averne pietà furono degli ignari passanti che lo
soccorsero ma ormai era troppo tardi.
Genio o pazzo?
All’accademia portò come esame di progettazione un progetto sul
portale di un cimitero. Per dare più “atmosfera” incominciò col
disegnare un carro funebre che evidentemente impressionò più
dell’opera stessa. Questa sua idea non poteva non passare nota ai
professori. Il direttore della facoltà di architettura non sussisteva
alcun dubbio: si trattava di far superare l’esame a un genio o a un
pazzo.
In effetti gli studi regolarmente svolti non avrebbero impedito a
Gaudì di allontanarsi ben presto dai rigidi canoni architettonici del
suo tempo. Per ispirarsi ricorreva spesso alla tradizione. L’inizio della
sua carriera era tutt’altro che rivoluzionario, anche se la ricerca di
un nuovo stile gli fu facilitata dal clima culturale che lo circondava in
quel periodo. Tutta la cultura europea era in una fase di ricerca e
apertura.
Barcellona a cavallo dei due secoli
Barcellona era una città in piena espansione.
Già nel 1854 erano state abbattute le vecchie mura della città per
far posto all’agglomerato urbano estesosi in pochi decenni da venti a
200 ettari. L’espansione geografica veniva accompagnata da un rapido
sviluppo economico che aveva nell’industria tessile e siderurgica le
sue colonne portanti.
Mai come in quel periodo l’alta borghesia aveva goduto di tanto
benessere e il benessere economico accresceva la coscienza per
l’arte.
I ricchi si circondavano volentieri di artisti e poeti.
Questo spiega probabilmente il motivo per cui Gaudì lavorò quasi
esclusivamente a Barcellona: non sentiva assolutamente il bisogno di
orientarsi ad altri campi di attività.
Gli ambienti poi frequentati dal giovane architetto non mancarono di
influenzare il suo modo di pensare. In poco tempo Gaudì fece proprio
l’atteggiamento anticlericale allora assai popolare presso i giovani.
Allo stesso tempo lo affascinavano le nuove idee e teorie sociali e,
pur trovandosi perfettamente a suo agio nei circoli intellettuali, non
mancò di impegnarsi a fondo per i problemi dei lavoratori.
Non è certamente causale il fatto che il suo primo grosso progetto
riguardasse l’alloggiamento degli operai di una fabbrica. Un’impresa
ambiziosa che ricordava le idee del riformatore sociale inglese
Robert Owen il quale si era dedicato con passione a migliorare lo
standard di vita dei lavoratori. L’idea doveva però rivelarsi prematura
per quei tempi: ad essere costruiti furono soltanto un padiglione
industriale e un piccolo chiosco, cosa che disilluse un poco il giovane
Gaudì.
Il suo progetto però venne presentato all’Esposizione Universale di
Parigi dove lo vide Güell che divenne subito amico di Gaudì e in futuro
gli commissionò molte opere. In quel periodo Gaudì era ancora alla
ricerca di un proprio stile e si lasciava influenzare dalle correnti
dominanti, soprattutto il neogotico.
Pur essendo un fenomeno europeo la riscoperta del gotico aveva
assunto in Catalogna un ulteriore fascino.
Gaudì un Nazionalista
Per i catalani il rifiorire del Medio Evo negli ultimi decenni del secolo
e la riscoperta del gotico significavano qualcosa di più di un semplice
fenomeno culturale, assumendo tutte le caratteristiche di un segnale
politico. Anche Gaudì fu afferrato dal fervore nazionalista.
Gaudì diventò membro del “Centre Excursionista”, che raccoglieva
giovani ansiosi di riscoprire la grandezza del proprio passato
pellegrinando nei luoghi che di quel passato erano la più manifesta
rappresentazione. Gaudì non volle però mai legare le sue convinzioni
politiche a programmi o partiti specifici. Alla sua gente e alla sua
terra si sentiva più che altro unito emozionalmente. Si può pertanto
supporre che non fossero soltanto politici i motivi che lo spingevano a
visitare i monumenti architettonici del passato. Lì Gaudì aveva modo
di approfondire le sue conoscenze sull’architettura della sua terra,
sulle grandi cattedrali gotiche e specialmente sulle costruzioni
moresche che testimoniavano il passato arabo della Spagna. Durante
queste escursioni Gaudì si trovava in buona e numerosa compagnia.
Anche se col solito ritardo rispetto al resto del continente, la Spagna
era stata afferrata dall’entusiasmo per l’esotico. Era questa una
tendenza che nell’Europa centrale era andata affermandosi. In
Spagna dove il fenomeno non aveva alcunché di particolare. Eppure
sulla scia dell’orientalismo allora imperante, anche la penisola iberica
fu conquistata dal fascino dell’esotico. Il disegno presentato da
Gaudì agli esami di ammissione all’università ripropose vagamente le
facciate moresche, anche se non mancano richiami alle cupole
rinascimentali italiane.
Un grande mecenate: Güell
Güell era una figura tipica della nuova Catalogna. Era diventato ricco
grazie all’industria tessile.
I suoi viaggi in Inghilterra lo avevano portato a scoprire le nuovi
correnti artistiche. Gaudì diventò ben presto un ospite gradito a casa
Güell, da sempre aperta agli artisti. Fu nel salotto di Güell che Gaudì
ebbe modo di avvicinarsi allo stile Liberty. Güell fu nominato conte
nel 1910. Gaudì aveva da sempre visto in lui l’incarnazione del vero
gentiluomo. Quest’ultimo dal canto suo aveva scoperto in Gaudì il suo
ideale: l’unione tra genio artistico e impegno sociale.
Alla ricerca di uno stile proprio
Dopo il breve intermezzo di costruzioni caratterizzate da una severa
impostazione tendenzialmente gotica, Gaudì si dedicò completamente
a sviluppare una propria linea architettonica, allontanandosi sempre
di più da qualsiasi forma di imitazione. Si trovano ancora riferimenti
soprattutto allo stile Liberty.
Gaudì comincia così ad operare nella sua città, anche se non si può
certo affermare che in precedenza se ne fosse allontanato se si
esclude qualche viaggio di studio.
Nell’architettura sacra Gaudì si era già fatto una solida fama. I suoi
allievi si sarebbero assunti il compito di rendere ancora più celebri le
opere di quel maestro che tanto veneravano.
Parco Güell
Fitte pinete, imponenti viali di palme: l’area nordoccidentale di
Barcellona è effettivamente diventata quello che il suo nome
promette: un parco.
Sulla grande piazza attorniata da alberi si
incontrano ragazzi e adulti che chiacchierano sulla lunga e colorata
panchina che si snoda tutta’attorno alla piazza come un grande
serpente. Quando Gaudì cominciò i lavori non esisteva ancora niente
che facesse pensare ad un parco. Mancavano fonti d’acqua, il terreno
era completamente deserto, i pendii erano privi di vegetazione.
Originariamente in questa zona non doveva sorgere soltanto un parco;
Eusebi Guell aveva in mente molto di più: un agglomerato urbano
modello, un centro residenziale ideale, una città-giardino.
Purtroppo però non si andò oltre alla realizzazione di un parco a
disposizione di tutti gli abitanti di Barcellona.
La storia di Parco Güell
Il parco secondo i programmi di Güell doveva essere il secondo in
ordine di grandezza. Egli trasse spunto per questo progetto
probabilmente dai suoi viaggi all’estero. In particolar modo rimase
affascinato dai giardini all’inglese, creati come elemento di contrasto
alla progressiva industrializzazione delle città. Ma in questo progetto
ebbero un ruolo importante anche i modelli dei giardini naturali
d’ispirazione romantica, nei quali dominava si un ambiente curato, ma
conforme ad uno stato naturale e spontaneo della vegetazione.
In questo grandioso programma si può vedere un allargamento di
quell’impegno sociale che aveva indotto Gaudì a collaborare alla
realizzazione del progetto per l’insediamento operario. Güell si
occupò intensamente delle idee del riformismo sociale che a quel
tempo erano ampiamente diffuse in Inghilterra. Güell ad ogni modo
non intendeva costruire un parco privato, anche se, sin dall’inizio,
erano previste delle mura di cinta intorno a tutta la superficie :
queste avrebbero dovuto dare agli abitanti dell’area un senso di
sicurezza,poiché, all’epoca della progettazione e della costruzione, il
parco era situato lontano dalla città.
Il parco non doveva essere né un luogo di distensione né la metà di
gite per gli abitanti della città, bensì un quartiere residenziale , e non
certo per cittadini privi di mezzi e facilmente accontentabili.
Per questo progetto erano previsti 60 lotti di terreno di forma
triangolare; si sarebbero dovuti estendere su un vasto pendio,
decisamente ripido, cosicché la vista la vista sulla città non venisse
preclusa dalle costruzioni: tutte le aree fabbricabili avrebbero
dovuto essere esposte al sole.
Questo piano fallì miseramente: furono venduti solo due lotti; la
città non mostrò nessun interesse per questa impresa grandiosa.
Gaudì stesso andò ad abitare in una delle due case e non perché
volesse abitare in una dimora feudale; sotto questo punto di vista non
aveva grandi pretese e anzi, immergendosi sempre più nel suo lavoro,
dava sempre minor importanza all’esteriorità.
Il parco è costituito da materiali estremamente diversi, che
addirittura si escluderebbero a vicenda. Così risaltano dappertutto
colori forti e sgargianti che, in verità, sarebbero in contrasto con il
paesaggio, ma che vi si inseriscono armoniosamente, arricchendolo
senza suscitare l’impressione di un corpo estraneo.
Lo stesso vale per il lunghissimo muro che circonda tutto il parco. In
realtà è un corpo estraneo, soprattutto perché in parte è colorato;
eppure si limita ad aderire alla struttura del paesaggio collinoso, ad
ogni sua sporgenza e rientranza, riproducendo così soltanto i contorni
del terreno. Gaudì si attenne qui ai principi dell’architettura
paesaggistica inglese assecondando anche i desideri di Güell. La sua
architettura paesaggistica si differenza però notevolmente dal
modello inglese. Il problema fondamentale del creare il parco era
dovuto all’assenza di vegetazione, presupposto ideale per attuare un
riassetto del territorio. Ma la mancanza di fonti d’acqua, il terreno
sassoso e arido rendevano la superficie inutilizzabile per un
insediamento urbano e tanto più per un parco, legato alla
realizzazione di zone verdi. Gaudì avrebbe dovuto trovare una geniale
soluzione per questo problema. Il terreno in parte ripido comportava
ulteriori difficoltà per la costruzioni di edifici. Il paesaggio
accidentato offriva però il presupposto ideale per un muro di cinta
suntuoso. Gaudì adattò la forma del muro alla struttura della natura;
aggiunse delle forti note di colore, in particolare in quei punti che
avrebbero attirato l’attenzione. Il muro si allarga verso l’alto e
termina con una colonna arcuata, costituita da un mosaico di tasselli
di ceramica bianca e marrone. La ceramica offre diversi vantaggi:
prima di tutto è altamente decorativa così che alla luce del sole
risplende. Ma Gaudì aveva scelto questo rivestimento per motivi
pratici: il materiale utilizzato per le pareti, di per sé piuttosto
scadente, sarebbe stato sottoposto, senza alcuna protezione, agli
effetti devastanti della pioggia. Gaudì rese le pareti idrorepellenti.
In questo modo rinforzò la funzione protettiva del muro nei
confronti degli intrusi. Il rivestimento del muro liscio ed arrotondato
non offriva nessun appiglio alle mani: è molto difficile scavalcare il
muro a mani nude. Il parco è quindi una sintesi unica di funzionalità e
di estetica e mostra il duplice talento di Gaudì.
L’entrata principale è strutturata in base a criteri puramente
estetici: è incorniciata da due padiglioni che a prima vista sembrano
delle casette di una fiaba.
Le pareti sono irregolari e sembra che stentino a formare una casa.
Alla sommità si trova un tetto irregolarmente ondulato. Anche qui la
prima impressione di mancanza di omogeneità inganna. I padiglioni e il
muro formano senz’altro un’unità. La pianta degli edifici è ovale. Le
casette sono costruite con pietra naturale color ocra e i tetti sono
fatti di ceramica luccicante.
Solo la torre alta dieci metri posta su uno dei due padiglioni si stacca
da questo contesto. La torre non ha una funzione specifica ed è
rivestita da un motivo a scacchiera formato da quadretti bianchi e
blu. Eppure Gaudì riprende il cromatismo dello sfondo, così come
doveva apparire all’osservazione dalla strada: il blu del cielo e il
bianco delle nuvole in movimento. Questa zona d’ingresso annuncia
alcuni principi architettonici fondamentali che il visitatore del parco
incontrerà dappertutto: sorprendenti effetti che catturano lo
sguardo in modo magico, inseriti in un’armonia dove ogni elemento
tende all’unità, l’illusione di materiali preziosi e risplendenti, sebbene
il complesso sia costruito con materiale tutt’altro che pregiato. Il
parco è stato infatti costruito prevalentemente con materiale
trovato sul posto. Per realizzare strade e percorsi il terreno era
troppo ripido. Gaudì rinunciò all’idea di far livellare parti della
montagna; voleva che la sua architettura si adattasse completamente
alle leggi del paesaggio esistente. Per questo diede alle strade la
forma di viadotti e percorsi scavati nella montagna; in questo modo
ottenne dei detriti di pietra con cui edificò le costruzioni. I preziosi
e risplendenti rivestimenti di ceramica li ottenne con un collage,
presso le fabbriche di ceramica di buona qualità si procurò scarti,
cocci e frammenti che fece apporre sulla malta non ancora indurita.
I materiali che Gaudì usò non sempre erano pregiati e questo procurò
diversi problemi a Gaudì. Dovette quindi provvedere che le sue
costruzioni fossero costituite da una complessa sovrapposizione di
più strati, ciò nonostante viste dall’esterno esse danno l’impressione
di un’estrema compattezza.
La torretta del padiglione per esempio all’interno è vuota. Tutte le
costruzioni di Gaudì hanno dimostrato un’incredibile fortezza anche
se esteriormente sembrano fragili come la scalinata che conduce
verso la parte centrale del parco. La scalinata è costituita da due
rampe separate da una grande aiuola che contiene sculture di pietra
e che è contornata da un basso muretto. Nella scalinata è posto un
drago decorato con delle schegge colorate di piastrelle.
Il drago rappresenta Pitone, il custode delle acque sotterrane; con
questo Gaudì allude a ciò che non si vede ma che è importante: dietro
il drago si trova una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana con la
quale si innaffia il terreno.
Più avanti si incontra un altro rettile: la testa di un serpente che ha
funzione simbolica; Gaudì allude allo stemma catalano sul quale è
rappresentata una testa di serpente e delle strisce gialle e rosse.
Salite le scale si trova una struttura che ricorda un tempio greco: si
erge una sala di colonne color ocra.
Le colonne sono disposte in modo tale da creare l’impressione
d’essere collocate nei punti di intersezione di una rete immaginaria; a
seconda del punto di osservazione rappresentano o una fitta selva di
colonne oppure una struttura costituita da più colonnati nei quali le
singole colonne scompaiono dietro la prima fila.
La cosa più bella è che il tetto sorretto da queste colonne è una
bellissima piazza che è circondata da un parapetto che non serve solo
ad evitare ai passanti di cadere ma è anche una panchina.
Questa panchina si snoda attorno all’enorme terrazza con una serie
di sporgenze e rientranze di forma diversa prendendo la forma di un
serpente.
Gaudì dedicò la massima cura alla realizzazione della panchina:
modellò sia il sedile che lo schienale in base alla struttura fisiologica
del corpo umano.
La panchina venne rivestita completamente da frammenti di ceramica
e vetro di tutti i colori.
Il parco Güell è l’opera di Gaudì che maggiormente si avvicina alla
natura ed una di quelle che attira più visitatori.