Fiorito-Tizzani_Gabbia Uro
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Tumori neuroendocrini della vescica: vera e propria urgenza oncologica? C. FIORITO, I. LUCCA, M. ODERDA, P. MONDINO, G. BERTA, E.A. CATTANEO, F. VALENTINO, A. ZITELLA, D. PACCHIONI, A. TIZZANI Urologia I, ASO San Giovanni Battista-Molinette, Torino Neuroendocrine bladder cancer: oncological emergency? A BSTRACT: Neuroendocrine bladder cancer is extremely rare, with an estimated incidence of 0.5%- 0.7%. In bladder cancers there is no evident connection between the neuroendocrine phenotypic expression and the clinical history. However, prognosis is usually poor and the survival rate at 5 years does not exceed 8%, if untreated. M ETHODS . We are here describing three case reports of bladder carcinoma with neuroendocrine differentiation, which is extremely aggressive and leads rapidly to death. At the present time, the local control of these tumors is achieved by radical cystectomy and radiotherapy; they can be both associated to chemotherapy. However, since these lesions are fairly rare, there is no gold standard therapy and there are no prospective studies on the management of these tumors. C ONCLUSIONS . Considering the quick evolution and progression of any variant of the neuroendocrine tumors of the bladder, urologists and anesthetists should see them as real oncological emergencies. A prompt intervention through radical surgery with cystectomy and linfadenectomia, and the anathomo-pathologist’s systematic investigation of the scraps could make the approach therapeutic and not only palliative. Prospective studies on neo-adjuvant chemotherapy as well as experimental studies about target therapies may yield new guidelines on the tumor management. (Urologia 2008; 75: 57-61) K EY WORDS : Neuroendocrine bladder cancer, Rare bladder cancer, Oncological emergency PAROLE CHIAVE : Tumori neuroendocrini della vescica, Tumori rari della vescica, Urgenze oncologiche Introduzione I tumori neuroendocrini della vescica sono estremamente rari, con un’incidenza stimata tra lo 0.5% e 0.7% (1). Le lesioni che più frequentemente si possono osservare sono tumori epiteliali del tratto genito-urinario con differenziazione neuroendocrina a piccole cellule e a grandi cellule; meno comune il riscontro di adenocarci© Wichtig Editore, 2008 noma con caratteristiche neuroendocrine (2, 3). Si presentano macroscopicamente in genere come lesioni piatte e ulcerate. Microscopicamente si può avere invasione linfovascolare e necrosi. Tra i principali markers, la cromogranina A e la sinaptofisina risultano essere i più specifici, mentre CD44v6 e gamma-enolase sono presenti più raramente (4, 5). La sopravvivenza è calcolata intorno all’8% a 5 anni (6-8). Tumori neuroendocrini della vescica: vera e propria urgenza oncologica? Casi clinici Primo caso Un uomo di 73 anni, già sottoposto a prostatectomia radicale in seguito a diagnosi di adenocarcinoma prostatico (pT2c pN0, Gleason 3+4, PSA 10 ng/mL), giungeva alla nostra osservazione nel marzo 2006 per riscontro ecografico occasionale di una lesione solida aggettante nel lume vescicale. Il paziente veniva quindi sottoposto a TURB che riscontrava la presenza di carcinoma uroteliale superficiale G3 pT1. In accordo alle LG europee (9), veniva programmato un ciclo di sei instillazioni settimanali di BCG. La cistoscopia di controllo a tre mesi dalla diagnosi rivelava la presenza di recidiva (G3 pT1). Il paziente eseguiva quindi un secondo ciclo di instillazioni di BCG settimanali per sei settimane. Mentre la cistoscopia di controllo eseguita tre mesi dopo la prima recidiva risultava negativa (con un quadro istologico di cistite granulomatosa), quella successiva ad un anno dalla prima diagnosi e a nove mesi dalla prima recidiva riscontrava nuovamente la presenza di un carcinoma uroteliale superficiale G3 pT1 con la comparsa di un focolaio neuroendocrino a piccole cellule. Veniva eseguita una TC addome che rivelava un diffuso ispessimento delle pareti vescicali ed una sospetta invasione linfonodale in sede iliaco-otturatoria destra. Al paziente veniva prospettata la necessità di una cistectomia radicale, ma l’intervento veniva sospeso per controindicazione anestesiologica (infezione dentaria) ed il paziente veniva inviato a valutazione odontostomatologica dopo antibioticoterapia. Fig. 1 - Citocheratina 20: la neoplasia con prevalenti aspetti ghiandolari mostra una sostanziale negatività immunocitochimica alla colorazione con citocheratina 20. Dopo due settimane dalla dimissione, il paziente veniva ricoverato urgentemente per ematuria e insufficienza renale ostruttiva con dilatazione ureterale bilaterale. Venivano quindi posizionate le pielostomie bilateralmente, ma il giorno stesso il paziente veniva colpito da ischemia cerebellare con comparsa di atassia. La consulenza neurologica poneva controindicazione assoluta all’intervento per almeno 30 giorni. Il paziente iniziava immediatamente la terapia antalgica con oppiacei. Nelle settimane successive andava incontro a scadimento delle condizioni generali, anemizzazione progressiva ed imponente edema agli arti inferiori ed ai genitali. Un tentativo di ureterocutaneostomia palliativa risultava infruttuoso per diffuso incarceramento degli ureteri da parte di linfoadenopatie retroperitoneali e l’exitus sopraggiungeva in poche settimane. Secondo caso Un paziente di 54 anni, con anamnesi patologica remota silente, veniva ricoverato presso il nostro Centro nel novembre 2006 per insufficienza renale ostruttiva con dilatazione ureterale bilaterale (creatininemia 14 mg/dL). Dopo posizionamento di pielostomie bilaterali si assisteva a rapida normalizzazione dei valori di creatininemia. La TC addome eseguita la settimana seguente riscontrava ispessimento concentrico coinvolgente la parete anteriore del retto. Si eseguiva una TURB bioptica e stadiante che rivelava adenocarcinoma con aspetti misti mucipari (cellule ad anello con castone) e differenziazione neuroendocrina (10). Fig. 2 - Cromogranina A (20x): la neoplasia a piccole cellule presenta la classica positività a “spot” intracitoplasmatica alla cromogranina A (tecnica con “microwave”). Fiorito et al A pochi giorni dall’intervento, il paziente presentava un improvviso obnubilamento del sensorio, confusione mentale e importante anemizzazione (Hb 6 g/dL) non giustificabile dal modesto sanguinamento. Gli accertamenti eseguiti dimostravano un’imponente sindrome emolitica paraneoplastica con necessità di trasfondere circa un’unità di emazie ogni due ore. La sindrome emolitica non rispondeva né alle trasfusioni di plasma né alle terapie con steroidi ed immunoglobuline, provocando l’exitus in due settimane. Terzo caso Nell’agosto del 2006 un uomo di 70 anni afferiva al PS per episodio improvviso di macroematuria. In anamnesi si segnalavano: BPCO, AAA, ipertensione arteriosa, calaudicatio intermittens, fibrillazione atriale ed episodi sincopali. La cistoscopia evidenziava una lesione di 2 cm sulla parete vescicale destra ed una più piccola sulla parete posteriore. Il mese successivo si procedeva a TURB delle suddette lesioni, con diagnosi istologica di carcinoma uroteliale G3 pT1. La TC addome evidenziava un verosimile interessamento neoplastico della parete vescicale anteriore ed una linfoadenopatia isolata paraortica sinistra del diametro di 2.5 cm. Al paziente veniva prospettata la necessità di un intervento di cistectomia radicale da eseguirsi in tempi rapidi. A motivo delle rilevanti comorbidità il nulla osta anestesiologico arrivava soltanto a gennaio 2007, data nella quale si procedeva a cistectomia con linfoadenec- Fig. 3 - Cromogranina A (40x): colorazione granulare a “spot” intracitoplasmatica a maggior ingrandimento. tomia pelvica ed ureterocutaneostomia (derivazione dettata dall’elevato rischio operatorio). L’esame istologico post-operatorio mostrava una vescica con diffusi campi di carcinoma in situ, focolai di microinvasione del connettivo (pT1), un linfonodo sede di metastasi di carcinoma con diffusi aspetti neuroendocrini a grandi cellule (pN1). Al controllo ambulatoriale del mese successivo il paziente si presentava in stato cachettico, con multipli cedimenti vertebrali secondari. Discussione Le varianti a grandi e a piccole cellule dei tumori neuroendocrini della vescica risultano associati al carcinoma uroteliale classico in un’elevata percentuale di casi. La loro origine resta poco chiara e vi sono molte teorie in merito. Si pensa che tali varianti potrebbero avere origine da cellule staminali, da quelle uroteliali o da cellule neuroendocrine non neoplastiche che sono state evidenziate nell’urotelio in condizioni fisiologiche (11). La diagnosi (12), secondo le indicazioni WHO 2004, si basa su dati morfologici, per quanto la differenziazione neuroendocrina non possa essere chiaramente dimostrata in tutti i casi. Per il carcinoma vescicale, contrariamente a quanto decritto per la prostata (13), manca ancora una chiara correlazione tra espressione del fenotipo neuroendocrino e decorso clinico. Tuttavia la prognosi è usualmente infausta e la sopravvivenza a 5 anni non supera l’8%, senza un trattamento mirato. Fig. 4 - Ematossilina-Eosina: la neoplasia a piccole cellule presenta le caratteristiche modificazioni del rapporto nucleo-citoplasma a netto favore del nucleo con aspetto a “sale e pepe”. Tumori neuroendocrini della vescica: vera e propria urgenza oncologica? Abbiamo descritto tre casi consecutivi di carcinoma con differenziazione neuroendocrina della vescica caratterizzati da un decorso clinico estremamente aggressivo ed exitus rapido. In due di questi casi l’intervento è stato notevolmente ritardato dalla presenza di un elevato rischio anestesiologico. Tale ritardo è certamente stato un fattore determinante l’esito sfavorevole del decorso clinico e la rapidità dell’exitus. In ragione della rarità di queste lesioni, non è mai stata stabilita una strategia terapeutica ottimale e mancano studi prospettici circa il management di tali tumori (14). Essendo tumori molto aggressivi, si presentano spesso in stadio avanzato, pertanto spesso i pazienti non sono candidabili alla chemioterapia antineoplastica. Nei pazienti che invece possono essere sottoposti a chemioterapia, l’uso di schemi a base di platino sembra migliorare l’outcome (15-17). L’uso di chemioterapia neoadiuvante sembra avere effetti favorevoli (18): Lohrisch et al hanno eseguito uno studio retrospettivo su 10 pazienti con carcinoma a piccole cellule, osservando staging, terapia, disease free survival e overall survival. I pazienti erano stati trattati con chemioterapia sistemica e radioterapia e i risultati evidenziavano una overall survival del 70% a 2 anni e del 44% a 5 anni, con una sopravvivenza media di 41 mesi. Tuttavia non è stato condotto alcuno studio prospettico che stabilisca l’efficacia o la durata di una chemioterapia, o la superiorità di un protocollo di chemioterapia rispetto ad altri. Alcuni recenti studi hanno evidenziato l’espressione ci c-Kit (CD 117) da parte delle cellule di questi tumori, espressione che potrebbe rappresentare un’importante prospettiva terapeutica grazie all’impiego di Imati- Fig. 5 - Sinaptofisina: la neoplasia presenta una diffusa positività intracitoplasmatica per sinaptofisina. nib, target therapy già impiegata con successo in patologie neoplastiche esprimenti tale cluster come leucemia mieloide cronica e GIST (19). Attualmente, per il controllo locale della malattia, sono praticate sia la chirurgia, con cistectomia radicale, che la terapia radiante, associate o meno a chemioterapia. Conclusioni Alla luce della rapidità di evoluzione e progressione che caratterizzano i tumori neuroendocrini della vescica in tutte le loro varianti, essi dovrebbero essere considerati da urologi ed anestesisti delle vere e proprie urgenze oncologiche. La ricerca sistematica della positività immunoistochimica per cromogranina A e sinaptolisina sui frammenti di TURB delle lesioni vescicali sospette per essere infiltranti potrebbe rendere precoce e tempestiva la diagnosi di questa pericolosa variante del carcinoma vesicale. La rapidità di intervento radicale con cistectomia e linfoadenectomia da parte dell’equipe medica e la valutazione sistematica anatomo-patologica renderebbero l’approccio a questi tumori terapeutico e non soltanto palliativo. Studi prospettici sull’utilizzo della chemioterapia neoadiuvante e sperimentali sull’utilizzo di target therapy potrebbero fornire linee guida chiare per il management, rivelare nuove prospettive terapeutiche e miglioramenti sorprendenti dell’outcome dei pazienti colpiti da queste patologie neoplastiche. Riassunto I tumori neuroendocrini della vescica sono estremamente rari, con un’incidenza stimata tra lo 0.5% e 0.7%. Per il carcinoma vescicale manca una chiara correlazione tra espressione del fenotipo neuroendocrino e decorso clinico. Tuttavia la prognosi è usualmente infausta e la sopravvivenza a 5 anni non supera l’8%, in assenza di un trattamento mirato. In questo case report abbiamo descritto tre casi di carcinoma della vescica con differenziazione neuroendocrina caratterizzati da un decorso clinico estremamente aggressivo ed exitus rapido. In due dei casi che abbiamo riportato, vi è stato un notevole ritardato operatorio determinato dalla presenza di un elevato rischio anestesiologico. Tale ritardo è stato un fattore determinante l’esito sfavorevole del decorso clinico e la rapidità dell’exitus. Attualmente, per il controllo locale della malattia, vengono praticate sia la cistectomia radicale, che la tera- Fiorito et al pia radiante, associate o meno a chemioterapia; tuttavia, in ragione della rarità di queste lesioni, non è mai stata stabilita una strategia terapeutica ottimale e mancano studi prospettici circa il management di tali tumori. I tumori neuroendocrini della vescica dovrebbero essere considerati da urologi ed anestesisti delle vere e proprie urgenze oncologiche. La rapidità di intervento radicale con cistectomia e linfoadenectomia e la valutazione sistematica anatomopatologica potrebbero rendere l’approccio a questi tu- mori terapeutico e non soltanto palliativo. Studi prospettici sull’utilizzo della chemioterapia neoadiuvante e sperimentali sull’utilizzo di target therapy sono necessari per fornire linee guida chiare per il management. Bibliografia histochem Mol Morphol 2007; 15: 8-18. 12. Bollito ER, Pacchioni D, Lopez-Beltran A et al. Immunohistochemical study of neuroendocrine differentiation in primary glandular lesion and tumors of the urinary bladder. Anal Quant Cytol Histol 2005; 27: 218-24. 13. Bollito E, Berruti A, Bellina M et al. Relationship between neuroendocrine features and prognostic parameters in human prostate adenocarcinoma. Ann Oncol 2001; 12 (Suppl 2): S159-64. 14. Church DN, Bahl A. Clinical review - small cell carcinoma of the bladder. Cancer Treat Rev 2006; 32: 588-93. Epub 2006 Sep 27. Review. 15 Funahashi M, Yamada T, Murayama T. Small cell carcinoma of the urinary bladder treated with neo-adjuvant cp chemotherapy (CPT-11 and CDDP): a case report Hinyokika Kiyo. 2007; 53: 129-32. Japanese. 16. 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