violazioni dei diritti umani - amnesty :: Rapporto annuale

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violazioni dei diritti umani - amnesty :: Rapporto annuale
AMNESTY
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DUEMILA
AMNESTY INTERNATIONAL RAPPORTO 2013
LA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO
ASIA E PACIFICO
MYANMAR
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RAPPORTO 2013
MYANMAR
REPUBBLICA DELL’UNIONE
DI MYANMAR
Capo di stato e di governo: Thein Sein
Nel contesto di continue riforme politiche, giuridiche ed economiche, le autorità hanno rilasciato centinaia di prigionieri di coscienza; tuttavia, molti altri sono rimasti dietro le sbarre.
Le forze di sicurezza e altri agenti statali hanno continuato a commettere violazioni dei diritti
umani, tra cui uccisioni illegali, uso eccessivo della forza, arresti arbitrari, tortura e altri maltrattamenti e confisca illegale o distruzione di proprietà e mezzi di sussistenza. È persistito
un clima d’impunità per i crimini commessi in passato, compresi crimini contro l'umanità.
CONTESTO
Ad aprile, Myanmar ha convocato elezioni suppletive, che osservatori internazionali hanno
giudicato in larga parte libere ed eque. Il partito d’opposizione, la Lega nazionale per la
democrazia (National League for Democracy – Nld), ha ottenuto 43 dei 44 seggi per i
quali era candidata ed è stata ammessa a sedere in parlamento.
Ad agosto, l’ex prigioniera di coscienza Daw Aung San Suu Kyi è stata nominata presidente del nuovo comitato parlamentare per lo stato di diritto e la tranquillità. A settembre, la Commissione nazionale sui diritti umani è stata accettata quale membro del
Forum delle istituzioni sui diritti umani del sud-est asiatico e, a novembre, è stata ammessa come membro associato del Forum dei paesi dell’Asia e Pacifico, anche se rimangono dubbi sulla sua capacità di agire come osservatore indipendente sui diritti umani.
A novembre, Myanmar ha adottato la Dichiarazione sui diritti umani dell’Asean, malgrado
i gravi timori che non fosse in linea con gli standard internazionali. A novembre, il presidente Thein Sein ha anche autorizzato l’Icrc a riprendere le visite alle carceri e ha annunciato che il governo aveva in programma lo sviluppo di un meccanismo
intergovernativo per riesaminare i casi dei prigionieri.
L’Eu e l’Australia, il Canada, la Svizzera e gli Usa hanno sospeso la maggior parte delle
sanzioni contro Myanmar nella prima metà dell’anno, benché sia rimasto in vigore l’embargo sulle armi.
CONFLITTO ARMATO INTERNO
Il governo ha siglato accordi di cessate il fuoco o di pace con le ali politiche di alcuni
gruppi etnici d’opposizione, tra cui il Partito di liberazione arakan, l’Unione nazionale
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karen, l’Esercito dello stato di Shan Nord e l’Esercito dello stato di Shan Sud. Tuttavia,
nella parte orientale di Myanmar hanno continuato a essere segnalati scontri occasionali.
Il conflitto armato nel Kachin e negli stati shan settentrionali si è intensificato, con le
forze armate che a fine anno hanno lanciato attacchi aerei per colpire avamposti dell’Esercito per l’indipendenza del Kachin (Kachin Independence Army – Kia). L’attuale
conflitto era iniziato dopo che l’esercito di Myanmar aveva interrotto il cessate il fuoco
con il Kia, nel giugno 2011. I tentativi di colloqui tra il governo e il Kia non hanno prodotto risultati positivi durante l’anno. A giugno sono stati firmati un piano d’azione dell’Ilo
relativo al reclutamento militare di minori e il piano d’azione congiunta sui minori nel
conflitto armato, in base alla Risoluzione 1612 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite. A settembre, le autorità hanno pubblicamente rilasciato 42 bambini soldato.
Gli abitanti di villaggi situati in zone interessate dal conflitto armato, in particolare nel
Kachin e negli stati shan settentrionali, hanno continuato a essere vittime di una vasta
gamma di violazioni dei diritti umani, come arresti arbitrari, uccisioni illegali, violenza
sessuale, tortura, sparizioni forzate e distruzione di mezzi di sussistenza.
A gennaio, avvocati che patrocinavano la famiglia di Sumlut Roi Ja, una donna kachin scomparsa, hanno
presentato istanza presso la Corte suprema di Nay Pyi Taw. Sumlut Roi Ja era scomparsa, secondo quanto
riportato, dopo essere stata arrestata dalle forze armate nell’ottobre 2011. Suo marito, che sosteneva di
essere stato testimone del suo rapimento, non è stato chiamato a deporre. A marzo, la Corte suprema ha
archiviato il caso per mancanza di prove.
A giugno, l’esercito ha arrestato quattro uomini kachin mentre accudivano una mandria, per sospetti
legami con l’Organizzazione per l’indipendenza kachin (Kachin Independence Organization – Kio) e con il
Kia. Secondo fonti attendibili, i tre sono stati torturati.
Il 1° luglio, soldati avevano arrestato 27 abitanti di un villaggio kachin, per la loro presunta associazione
con il Kia. La maggior parte erano stati rilasciati dopo poco tempo, mentre Galau Bawm Yaw era rimasto
in detenzione. Il 22 luglio, è stato trovato il suo cadavere che pare mostrasse segni di tortura.
SFOLLATI INTERNI
Il numero di persone sfollate a seguito del conflitto in corso nello stato di Kachin, a fine
anno, superava i 75.000. Molti degli sfollati vivevano in campi improvvisati in zone controllate dal Kia vicino al confine cinese, con inadeguato accesso al cibo, a cure mediche
e a servizi sanitari appropriati. Le organizzazioni umanitarie non hanno potuto fornire
aiuti con continuità nelle zone controllate dal Kia e dal Kio, a causa delle restrizioni imposte dal governo.
Più di 400.000 persone sono rimaste sfollate nella parte orientale di Myanmar. Altri
115.000 musulmani rohingya e non rohingya rimanevano sfollati nello stato di Rakhine,
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a causa della violenza comunitaria e degli abusi. Le agenzie umanitarie hanno affrontato
ostacoli nel fornire assistenza alle persone al di fuori dei campi ufficialmente designati
per gli sfollati, in particolare alla fine di ottobre e agli inizi di novembre. I campi erano
sovraffollati e malsani.
VIOLENZA COMUNITARIA
Agli inizi di giugno sono scoppiati violenti scontri tra la comunità buddista rakhine e rohingya e altre comunità musulmane, a seguito del presunto stupro e omicidio di una
donna rakhine buddista da parte di tre uomini musulmani, avvenuto il 28 maggio nello
stato di Rakhine, e dell’uccisione di 10 uomini musulmani che ne è seguita per vendetta.
Il 10 giugno, il presidente ha dichiarato lo stato d’emergenza. Violenze sporadiche sono
continuate anche a luglio e agosto. Tra il 21 e il 30 ottobre, sono scoppiati nuovi gravi
scontri comunitari quando altre comunità musulmane, come l’etnia kaman, sono state
prese di mira. Secondo i dati ufficiali, sono morte circa 160 persone. La cifra reale potrebbe essere considerevolmente superiore.
Il 17 agosto è stata istituita una commissione nominata dal governo con il mandato d’indagare la causa della violenza nello stato di Rakhine. La commissione era formata da
un’ampia gamma di attori, compresi ex prigionieri politici e sei rappresentanti musulmani
ma mancava un rappresentante della comunità rohingya. Due dei rappresentanti musulmani sono stati sollevati dall’incarico a novembre. A fine anno, la commissione non aveva
ancora reso pubblico il suo rapporto finale.
DISPUTE SULLA TERRA
Durante l’anno sono scoppiate proteste contro l’acquisizione illegale di terreni e gli sgomberi.
È stato creato un comitato parlamentare per indagare in merito alle dispute sulla terra. Il
comitato avrebbe esaminato diverse centinaia di casi nell’ultimo trimestre dell’anno, rispetto
alle 4000 denunce di confische di terreni che gli sarebbero state sottoposte. Era prevista
per l’inizio del 2013 la presentazione al parlamento del risultato delle indagini.
Nelle prime ore del 29 novembre, la polizia ha disperso con la forza manifestanti pacifici che si erano accampati presso la miniera di rame di Letpadaung, nella municipalità di Monywa, nella divisione di Sagaing,
causando gravi lesioni ad alcuni manifestanti, inclusi monaci. I dimostranti erano contrari all’espansione
della miniera, associata alla confisca dei terreni, e alle conseguenze ambientali che, stando alle segnalazioni, la miniera pare abbia già provocato. A dicembre, Daw Aung San Suu Kyi è stata nominata presidente
di una commissione incaricata di indagare sull’espansione della miniera e sulla repressione messa in
atto nei confronti dei manifestanti.
La legge sui terreni agricoli e la legge sull’amministrazione delle terre non occupate, incolte e vergini, entrambe emanate nel 2012, non forniscono adeguata protezione agli
agricoltori contro la requisizione della loro terra da parte delle autorità.
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A marzo, la legge sull’amministrazione del terreno circondariale o di villaggio è stata
emendata al fine di rendere reato il lavoro forzato. A luglio, il governo ha approvato un
piano d’azione per porre fine a tutte le forme di lavoro forzato entro il 2015. Nonostante
ciò, la pratica è continuata, in particolare nelle zone etniche.
LIBERTÀ DI RIUNIONE
A luglio, il governo ha reso esecutiva la legge del 2011 sul diritto di riunione pacifica e
cortei non violenti. La legge impone che i manifestanti presentino domanda almeno con
cinque giorni di anticipo per ottenere il permesso di manifestare e stabilisce che: “La
domanda non dovrebbe essere negata a meno che non costituisca una violazione della
sicurezza dello stato, del principio di legalità, della quieta pubblica e delle leggi vigenti
che tutelano il pubblico”.
Alcune persone che avevano organizzato o che avevano preso parte a manifestazioni pacifiche senza permesso sono state incriminate ai sensi dell’art. 18 della legge e rischiavano fino a un anno di reclusione per ciascuna municipalità in cui erano entrate senza
autorizzazione.
Diverse persone sono state incriminate ai sensi della legge sulla riunione pacifica e sui cortei, per aver organizzato una marcia della pace senza permesso a settembre. I partecipanti erano passati attraverso diverse municipalità e dovevano rispondere di capi d’imputazione per ciascuna di esse.
A dicembre, almeno sei attivisti sono stati incriminati ai sensi dell’art. 18 della legge sulla riunione pacifica
e sui cortei, per aver manifestato senza permesso il 1° dicembre a Yangon. Volevano esprimere la loro indignazione per la violenta repressione messa in atto a novembre contro i manifestanti alla miniera di Monywa, nella regione di Sagaing.
LIBERTÀ D’ESPRESSIONE
Il 20 agosto, il ministero dell’Informazione ha annunciato la fine delle procedure di censura prima della pubblicazione e, lo stesso giorno, ha emanato una serie di rigide linee
guida per la pubblicazione che vietano, tra le altre cose, le critiche negative nei confronti
delle linee politiche dello stato. Il ministero continuava a richiedere di sottoporre gli articoli alla divisione per la valutazione e la registrazione della stampa, dopo la loro pubblicazione.
All’inizio di agosto, il governo ha istituito il consiglio per il nucleo della stampa, come
organismo provvisorio incaricato di monitorare e affrontare le tematiche riguardanti la
stampa, fino all’entrata in vigore della nuova legge sui mezzi d’informazione. I giornalisti
hanno duramente criticato la sua mancanza d’indipendenza, la sua composizione e i
suoi poteri. A metà settembre è stato creato un nuovo consiglio ad interim sulla stampa;
oltre la metà dei suoi membri erano giornalisti.
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ARRESTI E DETENZIONI ARBITRARI
Centinaia di persone, anche minorenni, sono state arbitrariamente detenute, trattenute
in incommunicado e sottoposte a trattamento crudele, disumano o degradante, in luoghi
di detenzione senza accesso ad appropriate o adeguate cure mediche. Sono pervenute
continue denunce di tortura e altri maltrattamenti, che in alcuni casi hanno provocato
decessi in custodia.
Il prigioniero di coscienza dottor Tun Aung è ancora dietro le sbarre. Oltre a essere un medico, era anche
presidente del consiglio per le questioni islamiche a Maungdaw, nello stato di Rakhine. L’11 giugno, era
stato arrestato per aver provocato disordini comunitari a Maungdaw e condannato a 11 anni di carcere
nella seconda metà dell’anno. Si ritiene sia stato perseguito per il suo ruolo di leader della comunità islamica di Maungdaw.
Myo Myint Swe è morto in una stazione di polizia di Yangon a luglio, dopo essere stato accusato di coinvolgimento in un omicidio. Il suo corpo mostrava segni di tortura.
AMNISTIE DI PRIGIONIERI
Le autorità hanno rilasciato più di 8500 prigionieri, comprese centinaia di prigionieri di
coscienza. La maggior parte aveva beneficiato di rilasci condizionali ai sensi dell’art.
401 del codice di procedura penale, la cui violazione potrebbe comportare una nuova
carcerazione per il periodo residuo della loro pena.
PENA DI MORTE
All’inizio di gennaio, il presidente ha commutato in ergastolo le condanne a morte di
tutti i prigionieri del braccio della morte; tuttavia, durante l’anno sono state emesse almeno altre 17 condanne alla pena capitale.
IMPUNITÀ
La commissione nazionale sui diritti umani non aveva l’autorità di ricevere e indagare le
denunce di violazioni dei diritti umani che avevano avuto luogo prima del suo insediamento, il 5 settembre 2011. Non esistendo alcun meccanismo ampio e indipendente
per indagare possibili crimini di guerra e crimini contro l’umanità, le vittime e i loro familiari non hanno avuto adeguato accesso a misure per ottenere verità, giustizia e riparazione. Molti di coloro che erano coinvolti in violazioni dei diritti umani non sono stati
assicurati alla giustizia.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato Myanmar a maggio, novembre e dicembre.
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Revisiting human rights in Myanmar (ASA 16/003/2012)
Myanmar: Meet immediate humanitarian needs and address systemic discrimination
(ASA 16/008/2012)
Myanmar: Open letter to the Minister of Home Affairs (ASA 16/016/2012)
NEPAL
REPUBBLICA DEMOCRATICA
FEDERALE DEL NEPAL
Capo di stato: Ram Baran Yadav
Capo del governo: Baburam Bhattarai
L’impunità è risultata ulteriormente radicata dopo che il governo ha promosso presunti
perpetratori di violazioni dei diritti umani ad alte cariche pubbliche, ha ritirato le accuse
penali a loro carico e ha tentato di creare un meccanismo di giustizia transazionale, con
il potere di proporre provvedimenti di amnistia per i crimini di diritto internazionale. I
dibattiti sul federalismo hanno causato violenze di matrice politica in diverse parti del
paese. Durante l’anno sono giunte continue denunce di detenzioni arbitrarie, tortura ed
esecuzioni extragiudiziali.
CONTESTO
L’assemblea costituente è stata sciolta il 27 maggio prima di aver completato la nuova
costituzione, poiché i partiti politici non erano riusciti a raggiungere un consenso su diverse questioni cruciali, nonostante quattro anni di negoziati. È aumentata la retorica politica aggressiva riguardo al modello di federalismo da adottare e alle richieste di maggiore
autonomia per le minoranze etniche e le popolazioni native, causando scontri violenti e
divisioni tra i partiti politici e al loro interno. A ottobre, il governo ha annunciato di aver
completato il processo d’integrazione degli ex combattenti maoisti nell’esercito regolare
nepalese, secondo quanto stabilito dall’accordo completo di pace e la costituzione ad interim del 2007. A gennaio, il governo ha approvato una legge che aumenta il controllo
dello stato sull’operato della commissione nazionale sui diritti umani.
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