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TI RACCONTO TREGNAGO: I TESTI DEI RAGAZZI
MIA NONNA RACCONTA…
Nonna Maria ha 74 anni, abita a Tregnago e le è sempre piaciuto fare la sarta, tanto che da ragazza ha preso anche il
diploma alla scuola di taglio.
Racconta che da giovane, tra il 1955 e il 1961, ha lavorato da un suo cugino che aveva un laboratorio di sartoria in paese,
in via Baltieri.
Qualche volta, nel 1957 quando casa sua era ancora in costruzione e non poteva usare la corrente elettrica, le è capitato
di cucire di sera “a lume de candela” per confezionare vestiti e pantaloni.
Le cuciture le faceva con una macchina Singer a pedale che ancora funziona e i “sorafili” li faceva a mano.
Era un lavoro di precisione e nonna dice che era difficile soprattutto attaccare le maniche delle camicie e delle giacche.
Per riuscirci doveva sempre ricordarsi una storiella.
“C’era una volta un ragazzo che si era innamorato di una ragazza che non sapeva cucire, cosa importante allora. Mentre
un giorno il ragazzo, la fidanzata e la mamma erano seduti davanti alla finestra e la ragazza tentava di cucire una manica
di una camicia, la mamma vide che non ci riusciva. Allora disse al ragazzo, per distrarlo: “varda la galina in fondo a
l’orto!” e alla figlia di nascosto: “indrisa la manega e roersa el corpo!”.
Vuol dire che bisogna mettere dritta la manica e rovesciare il corpo.
Quando l’abito era pronto, bisognava stirarlo, altra operazione difficile.
A volte, soprattutto nel 1957, quando non poteva usare la corrente ha dovuto usare il ferro da stiro con dentro le braci
oppure quello che si scaldava sulla stufa. Avevano nomi strani: quello con dentro le braci era la “sopressa”, quello che si
scaldava sul fuoco o sulla stufa era il “sopresso”.
Bisognava stare molto attenti che le braci non uscissero e bruciassero la stoffa.
Quando “è arrivà la luce”, dice la nonna, “l’è stà tuta n’altra roba, el fero l’era a corente e l’era pì legero e facile da usar”.
Anche il lavoro della sarta era un po’ cambiato ma per stirare bisognava usare un panno bagnato da mettere sulla stoffa e
stare attenti che non bruciasse. Non c’erano ancora i ferri a vapore e i tessuti erano di lana, cotone, lino, non sintetici
come quelli di adesso.
Enrico
Classe V A
LA LEGGENDA DEL LAGO DI COGOLLO
Questa leggenda me l’ha raccontata mio nonno Luciano.
Viveva antichissimamente in questa valle un re che aveva un unico figliolo bellissimo e buono, il quale, in un cocente
giorno di luglio, si tuffò nel laghetto per rinfrescarsi e nuotare.
Mentre nuotava e scherzava con l’acqua fredda e trasparente, il fondo del laghetto a un tratto s’inabissò e formò un vortice
così violento che il povero principino ne fu miseramente inghiottito.
Il re e la regina, pazzi dal dolore per questa perdita inaspettata ed acerba, vollero punire il lago che aveva rapito il loro
tesoro più caro e, per consiglio d’una maga, gettarono nell’acqua tuto l’argento vivo che poterono trovare nel loro regno.
Ed ecco che, conforme appunto alla previsione della maga, il liquido metallo ebbe il potere di distruggere il lago che a
suo tempo scomparve.
Questo lago si trovava nel mio paese, Cogollo, adesso al suo posto c’è una piazza.
Rachele
Classe IV B
IL MIO NONNO MILITARE
Il mio nonno a 19 anni ha iniziato il servizio militare. Ha frequentato il campo estivo dormendo sotto le tende nel bosco.
Tutti i giorni si marciava con i muli per i sentieri delle montagne dell’Alto Adige. Poi, quando è arrivato l’inverno con
tata neve, si spalava per fare il campo invernale per raggiungere la base militare per mangiare.
MIA NONNA
La famiglia della mia nonna era composta da tanti fratelli piccoli, uno all’anno, praticamente otto dopo della mia nonna.
Doveva occuparsi di loro, dare una mano alla mia bisnonna e andare tutti i giorni a pascolare le pecore. Alla sera doveva
mungerle. Il giorno dopo, con il suo papà faceva il formaggio e la ricotta per sfamare tutti quanti.
Alessandro
Classe IV B
TI RACCONTO TREGNAGO!!
Questa immagine risale agli anni 1970. Nella foto è rappresentata la parte nord del paese dove si intravede la chiesa
principale dedicata a Santa Maria Assunta.
Quei francobolli risalgono a quell’epoca lì, infatti sono espressi in lire.
Kristel
Classe V B
IL CAPITELLO DEI GUGOLE
Questo capitello si trova sulla collina di Tregnago, precisamente zona Ferraretta, in un bivio che porta in vecchie contrà
Carbonari e Rancani.
Qui si trova la casa dei miei antenati materni. Mi racconta la mia nonna oggi 76enne che questo capitello fu costruito nel
1920 dal mio trisavolo Francesco Gugole e Anna Bitarello sua moglie per ringraziare la madonna che tutti i loro familiari
sono tornati sani e salvi dalla guerra. Nel 2016 uni sconsiderato, mentre parcheggiava il suo trattore nel campo adiacente
non mise il freno a mano e il trattore finì dritto sul capitello distruggendolo; l’unica cosa a salvarsi fu la statua della
Madonna.
Ora aspettiamo che venga ricostruito uguale identico con lo stesso materiale perché noi come famiglia Gugole ci teniamo
in particolare modo.
Asia
Classe IV B
LA FABBRICA
Questo è il famoso luogo dove i nostri nonni lavoravano. Qui si faceva il cemento ricavato dai materiali provenienti dalle
Cave. I materiali venivano trasportati da carretti di cui la strada era formata da due fili di ferro. Queste sono le condizioni
attuali della fabbrica.
Benito. Edoardo, Denis
Classe V B
RACCONTO DELLA MIA BISNONNA
La mia bisnonna si chiama Raffaella, ha 92 anni e abita da sempre a Cogollo.
Mi ha raccontato che, da giovane, faceva la magliaia dalle suore nelle vecchie scuole di Cogollo: preparava guanti di tutte
le misure e di tutti i colori. Le suore vendevano poi i guanti alla Fabbrica Piubello di Verona.
Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, quella casa delle suore era occupata dai soldati tedeschi. La mia
bisnonna ricorda il rumore che facevano i soldati quando marciavano: che paura avevano lei e le sue amiche! Una paura
che si faceva sentire anche di notte, quando nel silenzio si sentiva il rombare cupo di Pippo: il bombardiere americano
che sorvolava il nord Italia alla ricerca di basi militari tedesche. La bisnonna ricorda bene che, di notte, lei e la sua famiglia
(sua mamma Isa, suo papà Lucio, le sue sorelle Rosetta e Carmelina, i suoi Armando e Orlando) dovevano coprire le
porte e le finestre con grosse coperte scure per non far filtrare neppure la luce delle candele. Finita la guerra, la mia
bisnonna è andata a Milano a sevizio da una famiglia ricca. È poi ritornata a Cogollo per sposare il mio bisnonno Luigi,
che o però non ho conosciuto.
Valeria
Classe IV B
OGGETTI DI CASA E DI STALLA
Giogo per i buoi (dialetto dogo): strumento che usavano i contadini al collo dei buoi per trainare l’aratro.
L’aggancio con l’aratro avveniva attraverso una grossa fune di cuoio.
Il giogo, appoggiato sulla nuca dei buoi, veniva assicurato al collo tramite due sottogola sagomati.
Lo usava il nonno Cirillo, il mio bisnonno.
Stufa in terracotta: è una stufa a legna antica costruita con un materiale refrattario che tratteneva il calore e si raffreddava
molto lentamente così da propagare il calore anche con la stufa spenta. È una stufa molto pesante.
Si trovava nella camera da letto del mio bisnonno.
Scaldaletto (dialetto fogara): veniva usato per scaldare le lenzuola. Era un piccolo braciere in cui si metteva la brace
accesa coperta di cenere, e veniva infilato in una struttura di legno che teneva alte le coperte, detta monega. Il calore,
rilasciato lentamente, creava un dolce tepore sotto le coperte.
Lo usava sempre la nonna Gina, la mia bisnonna, e mia nonna Ilaria da piccola.
Ferro da stiro riscaldato dalla brace presa dal camino o dalla stufa a legna. Era un ferro molto pesante. Le braci erano
alimentate con ossigeno che passava da un soffietto posto in alto vicino ala punta.
Lo usavano le mie bisnonne.
Bilancia (stadera)L la stadera (bilancia) è uno strumento per pesare basato sul principio della leva. Si compone di un’asta
(sulla quale ci sono segnati i chili) detta stilo, su cui si fa scorrere un peso detto marco e un piatto dentro cui vengono
poste le merci da pesare.
Il piatto è collegato, mediante catenelle, ad un gancio a sua volta fissato ad una estremità dello stilo. È presente inoltre un
altro gancio di sospensione che serve ad impugnare la bilancia o ad appenderla durante la pesatura.
Per pesare una merce si fa scorrere il marco (peso) lungo lo stilo fino a quando si ottiene la posizione orizzontale dell’asta.
Paiolo (ramà): paiolo in rame utilizzato prevalentemente per la cottura della polenta direttamente sulla fiamma o sulla
piastra di ghisa della stufa a legna. È presente in ogni casa contadina. La pentola presenta le pareti alte leggermente
convesse, fondo bombato e un solo manico di ferro ad arco ribaltabile.
Si aggiungeva all’acqua il sale e la farina di grano turco.
Antico macinino per granaglie (riso, mais, orzo e frumento). Da noi veniva chiamato vincere e lo usava il bisnonno di
mio papà per macinare i cereali ottenendo le farine.
Il vincere si attaccava al tavolo, sotto si metteva il “crielo”, passino, e serviva per separare la farina dalla semola.
Incudine da calzolaio: incudine metallica a forma di piede rovesciato che serviva per inchiodare le scarpe nuove, non
cucite, o quelle da riparare.
Gancio da narici per tori con paline di protezione per il naso. Serviva per trainare i tori e gestirli meglio.
Maddalena e Giulia
Classe V B
OGGETTI ANTICHI
Questo antico ferro da stiro in metallo si metteva sopra la stufa finché diventava caldo. Poi si stirava.
Quando si raffreddava, veniva nuovamente riscaldato.
Una sedia da tavolo degli anni ’70.
Questa vecchia stufa serviva per riscaldarsi e per cucinare. Nel forno si cuocevano il pane, le focacce, la frutta e tanto
antri cibi.
La dispensa di una cucina.
Matteo
Classe V B
IL RACCONTO DELLA MIA BISNONNA
Foto: ricordo di scuola
Data: 1927
Luogo: contrada “Valdegamberi” di Badia Calavena (VR)
Rappresenta. Ricordo di un giorno di scuola della mia bisnonna Lucia Teresa Cunegatti. All’epoca della foto la mia
bisnonna aveva dieci anni e frequentava la 3^ elementare. Nella foto gli alunni stavano facendo degli esercizi fisici all’aria
aperta.
Guardando la foto della mia bisnonna ho pensato di farle alcune domande in merito alla scuola ai suoi tempi.
D. Quanto tempo impiegavi per andare a scuola e come ci andavi?
R. Impiegavo 30/40 minuti e andavo a piedi sempre con qualsiasi condizione meteorologica. Si andava tutti i bambini
delle contrade vicine insieme.
D. Dove era la scuola”
R. La scuola era nella contrada Valdegamberi.
D. Fino a che classe hai frequentato la scuola?
R. Fino alla terza elementare.
D. Che materie facevi a scuola?
R. Facevamo italiano e matematica. Ho imparato a leggere, scrivere e fare di conto.
D. Chi era la tua insegnante?
R. La maestra si chiamava Anna Maria Galetti.
D. Cosa mangiavi per merenda?
R. Per merenda mangiavo un pezzo di fogasa.
D. A pranzo cosa mangiavi?
R. Brodo, pasta e fogasa.
D. Ogni casa aveva un forno?
R. No, le case avevano una stufa a legna.
D. A cosa giocavi?
R. Giocavo a merlero.
Foto: ritratto di persona
Data: periodo 1915/18
Rappresenta: la foto ritrae il signor Cunegatti Andrea, papà della mia bisnonna Teresa.
Il signor Andrea è nato il 23.11.1878 ed è morto l’8.4.1931. la foto lo rappresenta in divisa militare in quanto ha fatto la
Prima Guerra Mondiale. Il mio trisavolo durante la guerra è stato colpito da un proiettile, è per questo ritornato a casa
cagionevole di salute. Per tali conseguenze e complicanze sanitarie è poi morto nel 1931.
Foto: lettera di un soldato della Prima Guerra Mondiale
Luogo: Napoli
Data: 19/12/1916
Rappresenta: una lettera scritta da un mio lontano parente di nome Castagnini Luigi pochi giorni prima del Natale 1916.
La lettera era indirizzata alla famiglia alla quale veniva comunicato che a Napoli stava bene. Di lì a pochi giorni sarebbe
stato trasferito sul fronte dove trovò la morte in una sanguinosa battaglia. La sua tomba tuttora si trova presso il cimitero
di guerra di Redipuglia.
Riccardo
Classe V A
FOTO D’EPOCA
Il trenino
Ecco il trenino che collegava Tregnago con Verona. La linea ferroviaria fu fondata nel 1881. Il trenino inizialmente era
alimentato a carbone e nel 1923 fu elettrificato. Veniva soprattutto usato come trasporto delle merci per i lavori del
cementificio del paese.
Il terremoto
Nel 1891 la nostra zona fu colpita da un terribile terremoto. Il nostro paese fu devastato comportando molti danni. Per
l’emergenza, come mostra la foto, fu allestita una grande tendopoli.
L’ospedale
Ecco l’ospedale di Tregnago che fu costruito al lato ovest di villa Massalongo e diventato poi un tutt’uno con questa. Uno
dei migliori primari era Antonio Bortolani che dal 1938 al 1971 fu erede e fedele interprete dell’ideale del benefattore.
Gli altri primari furono: Massimo Spalletta, dottor Taioli, Nivio Campi, dottor Perusi…
Le vecchie scuole
Questa fu la vecchia scuola di Tregnago che era situata in piazza Massalongo.
Il castello e…
Una volta nel giorno di Pasqua si saliva su al castello suonando la campana e cantando:
tini tini papa
tini tini campanon
e la gente festeggiava facendo dei picnic (uova sode e frutta).
Aldo Vinco dottore
Nel 1945 dal castello sparò a un gruppo di tedeschi in piazza Mercato diretti a Giazza per uccidere il prete. Aldo Vinco
ne uccise uno su venti e lui stesso fu poi preso di mira e ucciso.
La Roara
A causa di una grave malattia la Roara da parecchi anni è morta. Si racconta che per molto tempo fu meta di molti
visitatori per la sua bellezza e imponenza. Soprattutto i fidanzati ci andavano spesso. Si ricorda che era talmente grande
e larga che per abbracciare la sua circonferenza ci volevano addirittura 11 uomini. Per noi Tregnaghesi fu sempre un
simbolo di orgoglio.
Riccardo, Christian, Simone
Classe V A
SCUOLA E ALTRO
Anno 1941-42 foto scolastica
Questa foto risale al 1941/42 e rappresenta una classe femminile di prima elementare. Le classi all’epoca non erano miste,
ma si dividevano maschi e femmine. La maestra faceva tutte le materie.
Le scuole all’epoca erano in piazza Abramo Massalongo.
Foto di Giuseppe Ronca (mio nonno) quando aveva più o meno 15 anni
All’epoca i bambini andavano a scuola fino in quinta elementare. Già a 10-11 anni quelli meno ricchi cominciavano a
lavorare e i bambini che se lo potevano permettere, dopo l’esame di 5^ elementare andavano alle medie che all’epoca non
erano obbligatorie.
1959: foto della colonia
alcuni genitori che volevano mandare i figli in colonia dovevano pagare a differenza dei figli degli operai del cementificio
(dove adesso sorgono le scuole) che pagavano una somma minore perché erano convenzionati. Ala partenza facevano
una foto di gruppo con un sacchetto di caramelle e una bandierina dell’Italia.
Rachele e Sofia
Classe V B
TREGNAGO IERI
Questa era la scuola ed era dove adesso ci sono gli appartamenti, vicino alla biblioteca, in piazza Massalongo. Non era
uguale a quella di oggi e non era affatto piacevole.
Questo è il tram che è tipo un treno su rotaie alimentato dalla corrente. Accanto c’era una strada di ghiaia per le poche
macchine e biciclette.
La vasca una volta veniva usata dalle donne per lavare i panni. Esse arrivavano con le gerle cariche di panni sporchi.
Dovete sapere che le donne preparavano un sapone con la cenere che facevano bollire insieme a dell’acqua; lo lasciavano
riposare una notte e poi lo usavano per lavare i panni.
Questo è l’ospedale. Una volta c’era un dottore che sapeva fare tutto: il dentista, il medico. Poi non andavano loro dal
dottore, ma era il medico a venire dalla gente. Nel 1970 a Tregnago è arrivata la maternità.
Questa fabbrica è la fabbrica dei Forni. Da essa partivano dei carrelli fino al monte di fronte, sulle cave. Si caricavano i
sassi che ritornavano dove li macinavano. Così estraevano il cemento. Una sirena suonava all’inizio e alla fine di ogni
turno di lavoro.
Angela, Aurora, Laila, Arianna, Chiara
Classe V A
GLI OGGETTI DI UNA VOLTA
Questa era la macchina del caffè. In quella specie di palla mettevano il caffè ancora da tostare. Con il gancio la attaccavano
alla catena del camino e la giravano finché si tostava.
Questo è quello per fare la polenta: si metteva sopra il grano e si grattava.
Questo è un tagliere del salame: si metteva il salame sopra e si tagliava.
Questa è una stufa. Essa è antica e si usava solo con la legna e si usava anche per cucinare e per scaldarsi.
Angela, Aurora, Laila, Arianna, Chiara
Classe V A
OGGETTI DI UNA VOLTA
Il ferro da stiro (el fero da stiro)
Le nostre nonne raccontano che per stirare si usava questo strumento: un ferro da stiro che si scaldava mettendoci dentro
le braci incandescenti.
La stufa (la stua)
La nonna racconta che una volta nelle case non c’era il riscaldamento come quello di oggi, ma le case si riscaldavano con
le stufe a legna. Esse venivano usate anche per cucinare.
Il rastrello (el rostel)
Questo attrezzo serviva per raccogliere il fieno appena tagliato. Lo costruivano i nonni con del legno che lavoravano a
mano. Costruire questi attrezzi era una vera e propria arte!
Il giogo (el dogo)
Questo attrezzo serviva per agganciare i buoi o gli animali da traino agli aratri e agli altri attrezzi agricoli.
Il macinino (el masenin)
Con questo attrezzo si macinavano i chicchi di caffè così si otteneva una polvere che serviva per preparare un ottimo
caffè.
La falce (el misarol)
Questo attrezzo serviva per tagliare il frumento e l’erba. Era molto tagliente e i nonni, per renderlo affilato, usavano una
pietra sulla lama (la piera).
Le ruote (le rue)
Le ruote servivano per far muovere le carriole e i carri… e potevano essere di legno o di ferro.
Il mantice (mantesel)
Questo strumento serviva per dare lo zolfo alle vigne. Le nonne raccontano che quando i nonni, alla sera, tornavano dal
campo avevano gli occhi rossi perché lo zolfo, se c’era un colpo di vento, gli andava negli occhi, questo strumento è
simile a quello per accendere il fuoco.
L’aratro (la rabbiosa)
Questo strumento serviva per arare i campi; poteva essere trainato dai buoi o a mano.
La scuola (la scola)
La scuola una volta era composta da classi molto numerose. C’era un unico maestro che insegnava tutte le materie ai
bambini. Le classi erano composte da bambini di diverse età e gli insegnanti assegnavano loro compiti differenti in base
all’età. La nonna racconta che in prima elementare imparavano a fare “le aste”!!!
Questo è una classe della scuola elementare di Cogollo e la foto è stata scattata alla fine dell’anno scolastico, il 4 giugno
1944.
Giulia, Christian, Giulio, Edoardo
Classe V A