gli indicatori della sostenibilità, un manuale - Agenda 21
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gli indicatori della sostenibilità UN manuale SUSTAINABILITY INDICATORS A HANDBOOK DIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE CHIMICHE E DEI BIOSISTEMI indice introduction ecological footprint emergy analysis greenhouse gas inventory natural capital accounting life cycle analysis exergy analysis environmental certification glossary useful equivalents ARCA studies introduzione impronta ecologica analisi emergetica bilancio di CO 2 capitale naturale life cycle analysis analisi exergetica certificazione ambientale glossario relazioni utili le ricerche di ARCA 3 introduzione Non esistono venti favorevoli per chi non sa dove andare (Seneca) Questo manuale descrive i principali indicatori e/o indici di sostenibilità messi a punto in questi ultimi anni in Europa e negli Stati Uniti d'America, per affrontare in termini scientifici i problemi relativi allo sviluppo sostenibile e alle analisi di sostenibilità. Si tratta di diverse famiglie di indicatori che sono in grado di dare risposte diverse sia per quanto riguarda il tipo di analisi (a), sia per quanto riguarda i sistemi a cui possono essere applicati (b). In particolare: a) si tratta di indicatori di tipo energetico, ecologico, eco-economico, termodinamico e relativi ad analisi del territorio, di eco-sistemi, di produzioni agricole (agro-alimentari, agro-forestali), di produzioni industriali, del ciclo dei rifiuti, dei cicli bio-geo-chimici globali (clima, acqua ecc.); b) i sistemi che possono essere studiati, con la vasta gamma di indicatori presentati in questo manuale, vanno dalla singola fattoria agricola alla dimensione regionale, dalla città al territorio di un'intera provincia, da una produzione industriale all'attività turistica. Sono indicatori sia di processo che di prodotto e forniscono la base scientifica indispensabile per la successiva certificazione ambientale di un Co5 introduzione mune, di una Provincia, di una produzione industriale, di un prodotto agro-alimentare ecc. A R C A e il Diparti mento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell'Università di Siena hanno, unici in Italia, il know-how complessivo su tutti i modelli relativi agli indicatori descritti in questo manuale e una vasta esperienza relativa a studi svolti in diverse città, province e regioni italiane; nonché l'esperienza acquisita in varii progetti della Comunità Europea e internazionali. In particolare i professori Claudio Rossi e Enzo Tiezzi sono stati, negli ultimi dieci anni, coordinatori di progetti che hanno coinvolto sia nazioni della Comunità Europea sia nazioni Americane. Il know-how è stato acquisito dal gruppo di ricerca in oltre 10 anni di intenso lavoro caratterizzato dal continuo e fertile scambio con gruppi di ricerca internazionali. Molti dei componenti di ARCA e del dipartimento hanno trascorso periodi variabili da 6 mesi a 1 anno all'estero portando in Italia le conoscenze relative ai modelli e alle applicazioni degli indicatori in oggetto. In particolare le Università e i Centri internazionali con cui è avvenuto tale scambio sono: 6 – Università del Maryland, USA, Proff. Robert Costanza e Herman Daly; – Università del Tennessee, USA, Prof. Thomas Hallam; – Università di Copenaghen, Danimarca, Prof. Sven Jørgensen; – Università di Bruxelles, Belgio, Prof. Ilya Prigogine, premio Nobel; – Università di Berlino, Germania, Prof. Christian Leipert; – Università della Florida, USA, Prof. Howard Odum; – Università di Buenos Aires, Argentina, Prof. ssa Graciela Canziani. Molti dei suddetti scienziati, di riconosciuto livello internazionale, fanno parte del Comitato Scientifico di A R C A. Robert Costanza e Sven Jørgensen sono direttori delle due principali riviste scientifiche internazionali del settore: Ecologi cal Economics e Ecological Model ling, rispettivamente. La finalità delle analisi da condurre sulla base degli indicatori descritti in questo manuale è quella di fornire ad Amministrazioni Pubbliche o a Imprese private gli strumenti per costruire uno sviluppo sostenibile. Del resto le esperienze del nostro gruppo vanno dall'analisi dei rifiuti del Comune di Modena allo studio dell'intera Provincia modenese, dall'analisi di sostenibi- introduzione lità della Regione Piemonte alla costruzione di mappe territoriali di sostenibilità (vere e proprie “TAC” ambientali del territorio) per tutte le province della Regione piemontese, dall'analisi emergetica della provincia di Viterbo allo studio dei vini Barbera d'Asti e Brunello di Montalcino, dallo studio sul comparto ceramico di Sassuolo a quello sulle ciliege di Vignola. Il libro di riferimento è: Che co s'è lo sviluppo sostenibile? di Enzo Tiezzi e Nadia Marchettini, editore Donzelli (Roma, 1999). Oltre al bilancio della CO2 in relazione al protocollo di Kyoto, lo scopo di tali studi è anche mirato a mettere a punto l'uso razionale delle energie e delle risorse, ai fini di costruire, con lo sviluppo, la massima possibile "occupazione sostenibile" all'interno del sistema studiato. È importante, infine, sottolineare i due seguenti punti: a) nessuno degli indicatori qui descritti è esaustivo di per sè; spesso un'analisi integrata con l'uso di set di indicatori diversi permette risposte più adeguate e puntuali ai problemi da risolvere e porta, quindi, a indicazioni più precise e praticamente più utili per i "decision makers"; b) spesso la modellistica relativa agli indicatori in oggetto è difficile e complessa; ARCA e il dipartimento si impegnano a rendere di facile lettura e comprensione i risultati delle analisi di sostenibilità e a fornire indici numerici di immediata e semplice applicazione. D'altra parte la sfida relativa alla gestione dello sviluppo sostenibile è una sfida di grande complessità e la complessità va governata con la complessità. 7 impronta ecologica L’impronta ecologica (o ecologi cal footprint) è un indicatore recentemente introdotto per fornire nuovi riferimenti quantitativi al concetto di sviluppo sostenibile. Questa metodologia di contabilità delle risorse ambientali è stata messa a punto da William Rees (ecologo della British Columbia University di Vancouver, Canada) in collaborazione con Mathis Wackernagel (direttore dell'Indicators Pro gram of Redefining Progress a San Francisco e coordinatore del Center for Sustainability Studies a l l a Anahuac University di Xalapa, Messico) a partire dagli anni novanta. L'impronta ecologica è una misura della superficie degli ecosistemi ecologici produttivi (foreste, terre agricole, pascoli, bacini idrici, ecc.) necessari per sostenere a lungo termine le attività economiche e sociali di un individuo, di una particolare comunità, di un paese, di una nazione o del mondo intero; una misura che tiene conto dei prevalenti sistemi produttivi, delle tecnologie e dell'organizzazione sociale. L’impronta ecologica viene espressa in ettari di superficie ecologicamente produttiva. In pratica si può affermare che l'impronta ecologica misura la necessità di capitale naturale di un'economia. 8 impronta ecologica L'impronta ecologica, come si può facilmente desumere dal nome stesso, è la misura del peso che una data popolazione imprime sulla Natura, ovvero la quota di carrying capacity di cui una particolare popolazione si è appropriata. La carrying capacity esprime la capacità di un sistema di portare, di sorreggere dinamiche più o meno intense. Attraverso la sua conoscenza siamo quindi in grado di quantificare il massimo “c a r i c o ” che l'uomo può imporre all'ecosfera senza che venga permanentemente incrinata la produttività degli ecosistemi che la compongono. Il carico umano non è solo funzione della popolazione intesa come numero di individui, ma dipende in primo luogo dai consumi pro-capi te che stanno assumendo un peso via via crescente. Gli elementi di base su cui si fonda la metodologia di analisi dell’impronta ecologica sono: 1) flusso di energia e materia dall'ambiente: qualunque cosa produciamo e/o usiamo, qualunque sia la tecnologia produttiva adottata, per poter esplicare le funzioni vitali abbiamo bisogno di un flusso di energia e di materiali ricavato dall'ambiente; 2) capacità di assorbimento de gli scarti: il processo economico si basa sull'utilizzo di un flusso di materia ed energia a bassa entropia e rilascia come risultato finale, sotto forma di rifiuti ed inquinamento, materia ed energia ad alta entropia. Si deve quindi disporre di uno "spazio" di sistema ecologico sufficiente a riassorbire gli scarti generati durante il ciclo di produzione, durante l'utilizzo e al termine della vita dei prodotti; 3) occupazione spaziale: p e r tutti gli insediamenti, le infrastrutture e gli impianti dobbiamo occupare degli spazi, riducendo così la superficie degli ecosistemi produttivi disponibile. L'analisi dell'impronta ecologica rilegge il bilancio ecologico locale, regionale o globale ribaltando l'approccio tradizionale alla definizione della sostenibilità: il modello dell'impronta ecologica misura la superficie di territorio richiesta da ogni persona (o popolazione) anziché definire la popolazione che potrebbe essere sostenuta per unità di territorio. Alla luce delle considerazioni riportate, l'impronta ecologica di una data popolazione può essere intesa come la quantità di territorio, acquatico o terrestre, ecologicamente produttivo nelle diverse categorie (distinte in terreni agricoli, pascoli, foreste, superfici edifi9 impronta ecologica cate, ecc.) che è necessaria per: a) fornire tutte le risorse di energia e materia consumate; b) assorbire tutti gli scarti di quella popolazione. L'analisi dell'impronta ecologica, così come è stata definita, ci consente di stimare l'eventuale so vraccarico globale e il deficit ecolo gico di qualsiasi regione o Paese. Il sovraccarico globale è la parte di impronta complessiva dell'umanità che supera la carrying capacity globale: oltre un certo punto, la crescita materiale dell'economia mondiale può essere ottenuta solo attraverso l'impoverimento del capitale naturale e minando i servizi naturali vitali da cui noi tutti dipendiamo. Il deficit ecologico è invece la misura del sovraccarico locale: stima cioè la differenza tra la capacità ecologica di una data regione o nazione e la sua effettiva impronta ecologica, svelando così quanto la specifica regione sia dipendente da capacità produttive extra-territoriali, attraverso il commercio o l'appropriazione dei flussi naturali. Usare la superficie territoriale come unità di misura significa fare riferimento alle leggi fondamentali della fisica, soprattutto alla legge della conservazione della massa e 10 ai principi della termodinamica. In particolare ci si riferisce alla seconda legge della termodinamica, secondo la quale un sistema complesso e auto-organizzante (come il sistema economico) per mantenersi, cioè per superare il proprio decadimento entropico interno, deve avere una continua immissione di energia e materia da parte del sistema "ospitante". Da questo punto di vista, il concetto di superficie territoriale o ecosistemica è più adatto a rendere conto del peso dell'economia umana di quanto non lo siano i soli flussi di energia, perché riflette sia le quantità che le qualità di energia e materia disponibili per le attività umane. La trattazione relativa a questo indicatore è ovviamente antropocentrica: serve a renderci coscienti della sproporzionata appropriazione di risorse e di habitat condotta dall'uomo a danno di altre specie o di altre popolazioni umane. Procedura di calcolo Il concetto dell'impronta ecologica si basa sull'idea che ad ogni unità materiale o di energia consumata corrisponda una certa estensione di territorio, appartenente ad uno o più ecosistemi, che garanti- impronta ecologica sce il relativo apporto di risorse per il consumo e l'assorbimento dei rifiuti. Così, per determinare la superficie totale di territorio necessaria per sostenere un dato modello di consumo, devono essere calcolate le necessità in termini di uso del territorio per ogni categoria di consumo significativa. Poiché non è possibile calcolare la superficie di territorio necessaria per la fornitura, la manutenzione e lo smaltimento di ciascuna delle decine di migliaia di beni di consumo, il conteggio deve per forza limitarsi alle categorie principali e ai beni specifici. Per ricavare il valore dell'impronta ecologica di una determinata popolazione si segue una procedura a step: 1) calcolo del consumo indivi duale medio (C, espresso in kg/per sona) di un particolare bene (B), sulla base di dati aggregati a livello territoriale e dividendo il consumo totale per la popolazione. 2) calcolo della superficie ap propriata pro-capite (SA, ha/perso na) per ciascun bene B, dividendo il consumo medio annuale di quel bene C, per la sua produttività o rendimento medio annuale (P, in kg/ha): SAB=CB/PB 3) calcolo dell'impronta ecologica totale di una persona media (IE , espressa in ha di superficie produttiva), sommando la superficie appropriata per gli n beni (B) consumati annualmente: n ∑SA IE= B B=1 4) calcolo dell'impronta ecologi ca della popolazione in esame (IE p), moltiplicando IE per la popolazione totale (T): IEp=T(IE) Il numero che si ricava da tale procedura rappresenta una stima per difetto della reale appropriazione di spazio produttivo a causa dell'elevato numero di approssimazioni introdotte e delle semplificazioni delle categorie e dei parametri presi in considerazione. Anche questo indicatore acquista in significato qualora lo si adoperi come strumento di confronto nelle analisi comparative, ad esempio se lo si paragona con la superficie realmente disponibile nella regione che ospita una determinata 11 impronta ecologica NAZIONE IMPRONTA ECOLOGICA BIOCAPACITÀ DEFICIT ECOLOGICO* (ha/persona) (ha/persona) (ha/persona) Australia 9,0 14,0 5,0 Canada 7,7 9,6 1,9 Italia 4,2 1,3 -2,9 Perù 1,6 7,7 6,1 Svizzera 5,0 1,8 -3,2 USA 10,3 6,7 -3,6 Mondo 2,8 2,1 -0,7 tabella 1: Impronta Ecologica di alcune nazioni con relativa biocapacità e deficit ecologico (*se negativo). popolazione o con le ipotetiche impronte ecologiche che potrebbero risultare da cambiamenti nel suo stile di vita. Dall'inizio del secolo lo spazio ecologico disponibile pro-capite, secondo le stime degli autori citati in bibliografia, è diminuito da 5-6 ha a solo 1,5 ha. Nello stesso tempo, aumentando il benessere generale, l'impronta ecologica in alcuni paesi industrializzati ha superato i 4 ha. Questi opposti trend illustrano il conflitto e la sfida per la sostenibilità che l'umanità deve affrontare: l'impronta ecologica di un cittadino medio nei paesi ricchi è da 2 a 3 volte più grande della sua "legittima" fetta di terra. A titolo d'esempio presentiamo 12 una tabella relativa all'impronta ecologica di alcune nazioni e una mappa che indica il deficit ecologico e l'impronta ecologica dell'Italia. ARCA propone di usare questa metodologia per calcolare l'impronta ecologica di un Comune o di una Provincia, con lo scopo di vedere se la superficie del territorio considerato è in condizioni o meno di far fronte ai bisogni della popolazione residente e delle relative attività produttive. Non potendo essere individuati tutti i consumi analiticamente, l'impronta ecologica offre un risultato orientativo, anche se molto immediato e comprensibile. Serve, comunque, ad individuare eventua- impronta ecologica li deficit e a tenere la situazione sotto controllo. Abbinato con gli altri strumenti proposti nel manuale consente di aggiungere una diagnosi complementare, di alto profilo biologico. In conclusione l'impronta ecologica, ponendo il concetto di sostenibilità in termini semplici e concreti, ci consente di delineare uno scenario intuitivo dei requisiti fondamentali della sostenibilità ecologica. Bibliografia 2. M. WACKERNAGEL, L. LEWAN, C. BORGS T R Ö M H A N S S O N , Evaluating the Use of Natural Capital with the Ecological Footprint. Ambio, vol. 28, n°7, pp. 604-612, 1999. 3. “Ecological Economics”, vol.32, n°3, 2000. L'intero volume è dedicato al concetto di impronta ecologica. 4. M. WACKERNAGEL et AL., Ecological Footprints of Nations: How Much Nature Do They Use? How Much Nature Do They Have?. International Council for Local Environmental Initiative, Toronto, 1997. 1. M. WACKERNAGEL, W. R EES, L'im pronta Ecologica, Edizione Ambiente, 1996. Prefazione a cura di Gianfranco Bologna. 13 analisi emergetica A differenza delle analisi energetiche ed economiche classiche che tengono conto solo delle voci quantificabili su base energetica o monetaria, trascurando così la maggior parte degli inputs forniti gratuitamente dall'ambiente, l'analisi emergetica (emergy analysis) è una metodologia termodinamica introdotta negli anni '80 da H.T. Odum (Facoltà di Ingegneria Ambientale dell'Università della Florida, USA), capace di considerare sia gli aspetti economici che ambientali di un certo sistema, uniformandone tutti gli input, i flussi e gli output, al comune denominatore dell’energia solare: l'energia primaria che muove tutti i processi che si verificano all'interno della biosfera. Questo è un fattore di primaria importanza, perché, anche se sul mercato è riconosciuto solo il valore monetario, l'economia si basa anche su notevoli quantità di risorse fornite dall'ambiente, delle quali è indispensabile tenere conto, attribuendo loro un valore, per progettare e mettere in atto un piano di sfruttamento sostenibile nel lungo periodo. Per riportare i prodotti ed i servizi ambientali ed economici nelle dimensioni dell'unità energetica comune, essi sono valutati in ter14 a analisi emergetica mini di energia solare equivalente, chiamata solar emergy o emergia, e definita come l'energia solare direttamente o indirettamente necessaria per ottenere un certo bene o servizio. Per effettuare la conversione a energia solare si parte dalla constatazione che esistono diverse qualità di energia (per esempio, per ottenere poche unità di un'energia di alta qualità, come quella elettrica, sono necessarie molte unità di energia di bassa qualità come il petrolio) e si utilizza quindi per i diversi tipi di energia un fattore di conversione a energia solare chiamato solar transformity, l'energia solare equivalente necessaria per ottenere un'unità energetica (Joule) di un certo prodotto. Mentre l'emergia è una grandezza estensiva, cioè dipendente dalle dimensioni del sistema, e si misura in solar emergy joule (sej), la t r a n s f o r m i t y è una grandezza intensiva e la sua unità di misura è il solar emergy joule/Joule (sej/J). Talvolta, per certi tipi di prodotto o di flusso più facilmente quantificabili in unità di massa, si può usare una transformity espressa in sej/g. L'analisi emergetica si presta per l'applicazione del primo principio dello sviluppo sostenibile enunciato da Daly, il cosiddetto princi - pio del rendimento sostenibile, secondo il quale le risorse devono essere consumate ad una velocità tale da permettere alla natura di ripristinarle; essa è infatti in grado di identificare le linee guida per un corretto uso delle risorse naturali compatibile con i loro tempi di for mazione. L'emergia può essere considerata come una "energy memory", ovvero come una memoria di tutta l'energia solare necessaria per supportare un certo sistema; più grande quindi risulta essere il flusso emergetico complessivo necessario per un processo, maggiore è la quantità di energia solare che questo "consuma", ovvero maggiore è il costo ambientale presente e passato necessario a mantenerlo. La t r a n s f o r m i t y è allo stesso tempo un indicatore di qualità e di efficienza: di qualità perché, per processi con prodotti diversi, tanto più è alta tanto più il processo è complesso e il suo prodotto è di qualità superiore, e di efficienza perché, per processi analoghi, a parità di prodotto, tanto più è bassa tanto migliore risulta l'efficienza di produzione. Distinguendo gli input che afferiscono ad un certo sistema in base alla diversa natura, ovvero in base al grado di rinnovabilità e alla pro15 analisi emergetica venienza, e suddividendo l'emergia totale che lo supporta in tre diversi contributi: locale rinnovabile (R), locale non rinnovabile (N) e importata dal mercato esterno (F), si possono calcolare tutta una serie di indicatori di sostenibilità che, assieme all'emergia e alla transfor m i t y, sono in grado di valutare l'impatto ambientale del sistema e di fornire indicazioni su quelle che sono le direzioni da seguire affinché esso sia sostenibile. Tra gli indicatori più comunemente utilizzati troviamo il rendimento emergetico (emergy yield ratio, EYR), dato dall'emergia di un output di un processo divisa per l'emergia degli input che derivano dal sistema economico. Se il valore di questo rapporto è poco superiore a quello unitario, il sistema restituisce, in termini emergetici, solo quanto gli è stato fornito dall'economia. Questo indice dà quindi una misura della competitività di un sistema rispetto a quelli alternativi nel fornire uno stesso prodotto, in quanto è una misura della capacità del sistema di sfruttare le risorse fornite gratuitamente dall'ambiente. Maggiore è il suo valore, più efficace è il sistema nello sfruttare le risorse naturali a parità di investimento economico (espresso in termini emergetici). 16 La densità di emergia (empower d e n s i t y ), data dall'emergia per unità di area, è una misura della concentrazione spaziale dell'emergia. Un valore elevato di questo indice sarà riscontrato in quelle zone, come i centri urbani o i poli industriali, nei quali l'uso di emergia è grande rispetto alla superficie a disposizione. In questi casi l'area disponibile può diventare un fattore limitante per lo sviluppo. Zone rurali o meno tecnologicamente sviluppate presentano, in generale, un valore più basso di questo indice. Per processi analoghi, per i quali il livello tecnologico è da considerarsi equivalente, un valore maggiore della densità di emergia corrisponde ad un più elevato stress ambientale. La densità di emergia rappresenta anche una sorta di misura della carrying ca pacity del sistema, che è il carico massimo sostenibile da parte di un sistema. Il rapporto di impatto ambientale (environmental loading ratio, ELR), è dato dall'emergia degli input provenienti dal sistema economico e da risorse locali non rinnovabili divisa per l'emergia derivante da risorse locali rinnovabili. Un valore elevato di questo indice riflette un elevato stress ambientale e/o un elevato livello tecnologico. analisi emergetica Questo rapporto cresce, infatti, quando è usata una maggiore tecnologia o quando sono forniti meno input rinnovabili dall'ambiente. La figura riassume il calcolo dei tre indici sopra introdotti per un generico sistema alimentato da inputs rinnovabili R, non rinnovabili N, ed economici F. Oltre a quelli sopra citati possono essere calcolati molti altri indicatori di sostenibilità, e ne possono essere costruiti di nuovi in relazione alle caratteristiche del sistema analizzato. Dovendo per esempio studiare, come è spesso accaduto negli studi già effettuati dai ricercatori di A R C A, sistemi urbani come Province o Regioni, è utile calcolare il rapporto emergia/persona, dato dall'emergia utilizzata in una certa area divisa per il suo numero di abitanti. Questa fornisce, infatti, una sorta di misura dello standard di vita, inteso come disponibilità di beni e risorse. Un elevato uso di emergia pro-capite indica di norma un elevato livello di sviluppo tecnologico e industriale, ma anche un elevato stress ambientale, qualora non si utilizzino risorse rinnovabili. 17 analisi emergetica Ovviamente la possibilità di impiegare sinergicamente indicatori diversi che si focalizzano su differenti aspetti, si dimostra particolarmente efficace per valutare la sostenibilità e i risultati dell'analisi emergetica esplicano ancora meglio tutta la loro potenzialità se il sistema sotto studio è confrontato con altri sistemi simili e/o se uno stesso sistema è monitorato nel corso degli anni. L'ampia gamma di indicatori utilizzabili va inoltre ad allargare il campo di impiego dell'analisi emergetica, così che la sua applicazione risulta vastissima sia per la diversa natura, sia per le diverse dimensioni dei sistemi che possono essere studiati, da quelli agricoli a quelli urbani, da quelli turistici a quelli industriali o biologici, dai sistemi micro a sistemi di grandi dimensioni, come Comuni, Province o anche Nazioni. I ricercatori di ARCA hanno già realizzato numerosi studi di valutazione della sostenibilità e dell'impatto ambientale di sistemi di vario tipo utilizzando l'analisi emergetica e i suoi indicatori. Tra questi ricordiamo: - studi di sistemi di produzione agricola; - studi di sistemi di produzione industriale; 18 - analisi territoriali su scala comunale, regionale, provinciale ed anche nazionale; - studi di sistemi di gestione rifiuti; - analisi dell'attività turistica. L'utilizzo dell'analisi emergetica presenta l'enorme vantaggio di poter impiegare una stessa metodologia per lo studio di sistemi anche assai diversi tra loro e gli indicatori emergetici hanno il grosso pregio di saper conciliare la facilità di lettura e di interpretazione con una solida base scientifica, caratteristica, quest'ultima, per lo più estranea alla maggior parte dei metodi correntemente utilizzati da chi si occupa di ambiente e sostenibilità. ARCA propone pertanto, nell'interesse degli utilizzatori, l'impiego dell'approccio emergetico e degli indicatori emergetici di sostenibilità, perché questi strumenti consentono di effettuare un'analisi articolata ed approfondita sull'impatto ambientale dell'attività esaminata, di individuare le linee di intervento per migliorare la "performance ambientale" e di monitorare, infine, l'evoluzione temporale del sistema, come richiesto dalle norme e dai regolamenti vigenti (ISO 14001, ISO 14040, EMAS, etc.). I risultati dell'analisi emergetica analisi emergetica La provincia di Modena: densità emergetica (ED) dei distretti possono essere inoltre utilizzati per creare specifici marchi di ecocompatibilità/sostenibilità, particolarmente adatti a tutelare e promuovere sul mercato l'attività agricola, turistica, industriale, etc. e di notevole interesse non solo per il singolo imprenditore, ma anche per le Associazioni di categoria che possono così orientare e meglio tutelare sul mercato i propri associati. L'analisi emergetica, in particolare attraverso il rapporto di im- patto ambientale, permette di costruire delle vere e proprie mappe di sostenibilità territoriale (che potremmo chiamare "tac" del territorio). La figura sopra mostra una di queste mappe elaborata dal nostro gruppo per la provincia di Modena. In sintesi l'analisi emergetica si presenta come uno dei più moderni ed efficaci metodi investigativi per la valutazione della sostenibilità e dell'impatto ambientale di sistemi di varia natura, utilizzabile sia in 19 analisi emergetica fase di pianificazione che di certificazione, miglioramento o recupero di sistemi, sempre nell'ottica di uno sfruttamento sostenibile delle risorse naturali e di uno sviluppo economico capace di rispettare la natura e di integrarsi con il proprio ambiente. Decision Making, John Wiley & Sons, Inc. 1996. M. PANZIERI, N. MARCHETTINI, Emergy analysis and indicators of sustai nable development: an applica tion to tourism in central Italy, in “International Journal of Sustainable Development”, in corso di pubblicazione, 2000. S. ULGIATI , H.T. ODUM, S. BASTIANONI, Riferimenti Emergy Analysis, Environmental Loading and Sustainability. An S. BASTIANONI e N. MARCHETTINI, Etha Emergy Analysis of Italy, in “Econol production from biomass: logical Modelling”, vol.73, analysis of process efficiency p.215-68, 1994. and sustainability, in “Biomass N. MARCHETTINI, M. PANZIERI,. Indicato and Bioenergy” vol 11, pp. 411ri di sostenibilità ambientale ba 418, 1996. sati sull'analisi emergetica di S. BASTIANONI, N. MARCHETTINI, M. PanOdum, in “Oikos”, p.51-2, 1999 zieri, Process Efficiency and En - S. BASTIANONI, N. MARCHETTINI, M. PANvironmental Loading of Biofuel ZIERI e E. TIEZZI, Environmental su Production in an Ag r i c u l t u r a l stainability indicators: ther Farm. Proceedings of the 30th modynamic aspects, in “Annali ISATA Conference Firenze (Italy), di Chimica”, vol.88, p. 755-760, p.539-546, 1997. 1998 M.T. BROWN, R.A. HERENDEN, Embodied energy analysis and EMERGY analysis: a comparative view, in “Ecological Economics”, vol. 19, p.219-235, 1996. H.T. ODUM, Self-organization, Tran s f o r m i t y, and Information, in “Science” vol.242, p.11 3 2 - 9 , 1988. H.T. ODUM, Environmental Accoun ting. Emergy and Environmental 20 il bilancio della co2 Come ormai noto a tutti per la pressante opera divulgativa dei media, l'attività dell'uomo sta inquinando oltre al suolo ed alle acque, anche l'atmosfera: esistono infatti massicce emissioni di gas che ne mutano la conformazione e le caratteristiche provocando variazioni climatiche. La principale responsabile è l'anidride carbonica che viene prodotta dalla combustione di fonti fossili (petrolio e derivati, gas metano, carbone) il cui effetto è intensificato dalle attività di deforestazione. I suoi effetti sono comunque aggravati da altri gas quali il protossido di azoto (N 2O), il metano (CH4), i composti alogenati (CFC-11 e HCFC22), i perfluorocarburi (CF 4) e l'esafluoruro di zolfo (SF6). La CO2 ha la capacità di assorbire le radiazioni termiche (infrarosse) riflesse dalla superfice terrestre, impedendone la dispersione nello spazio esterno, ed è pertanto la principale responsabile di quello che viene comunemente definito l'effetto serra, vale a dire il progressivo riscaldamento dell'atmosfera. Fin dal secolo scorso famosi scienziati avevano inquadrato il problema dell'anidride carbonica, 21 il bilancio della co2 tuttavia, fu solo negli anni '70 che la crescente conoscenza circa il funzionamento del sistema atmosferico terrestre fece aumentare l'attenzione riservata a questo ramo dell’indagine scientifica. Nel 1988, per consentire ai politici ed all'opinione pubblica di avere una migliore comprensione di quanto i ricercatori avevano scoperto, il Programma sull'Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) costituirono la Commissione Intergovernativa sui Cambiamenti Climatici (IPCC). Tale commissione pubblica tuttora rapporti sullo stato delle conoscenze e fornisce linee guida per la trattazione del problema. Enrico C. Lorenzini dell'Har vard-Smithsonian Center for Astrophysics, Cambridge, Massachusetts (USA) così descrive gli scenari del futuro: «la stima più recente all'aumento futuro della temperatura media globale alla superficie, dovuta all'incremento dei gas da effetto serra, è compresa fra 1 e 4 °C prima della fine del prossimo secolo, ipotizzando (come indicato dal le proiezioni odierne) che la concentrazione di CO2 dell'atmosfera raddoppi durante lo stesso pe22 riodo di tempo. Il valore medio più probabile è quindi intorno a 2,5 °C in circa un secolo. Per capire meglio che cosa significhi un aumento di questa portata bisogna guardare indietro nel tempo, alla storia climatica della Terra. Da studi paleoclimatici si può determinare che la temperatura media della terra aumentò di circa 10 °C durante un periodo di 4000 anni dopo la fine dell'ultima glaciazione che ebbe luogo 14000 anni fa. La massima variazione della temperatura media della terra, misurata sui tempi dell'ordine del secolo, dall'ultima glaciazione in poi, è stata quindi di circa 0,25 °C al secolo. La variazione predetta per il prossimo secolo, dovuta all'aumento dell'effetto serra legato alle attività umane, è quindi 10 volte più grande dei valori storici». I dati raccolti dall'IPCC indicano, sulla base delle attuali tendenze, che entro la metà del prossimo secolo la concentrazione di biossido di carbonio e degli altri gas serra sarà doppia rispetto ai valori dell'epoca preindustriale e triplicherà entro il 2100. Ciò porterà all'aumento da 15 a 95 cm del livello dei mari, allo spostamento verso i poli delle attuali fasce climatiche di 150- il bilancio della co2 CO2 CH4 N2O CFC-11* HCFC-22 CF4 SF6 1 21 310 140-11700 6500-9200 23900 concentrazione pre-industriale 280 ppmv 700 ppbv 275 ppbv zero zero zero concentrazione attuale 358 ppmv 1720 ppbv 312 ppbv 268, 110 pptv 72 pptv 3-4 pptv tempo (in anni) di persistenza in atmosfera 50-200 12 120 50, 12 50000 3200 contributo globale in termini di effetto serra 64% 20% 6% potere climalterante rispetto alla CO2 (GWP) 10% Tabella 1. Caratteristiche dei gas climalteranti *i CFC sono stati banditi dal Protocollo di Montreal del 1987 Riferimento: Climate change 1995, IPCC Gruppo di Lavoro I, p.15, IPCC 1996 550 Km, all'esasperazione di tutti i fenomeni atmosferici, ecc. con conseguenze facilmente intuibili. Inondazioni, desertificazioni, cataclismi naturali, che mineranno l'ulteriore progresso dell'umanità, ammesso che non mettano in discussione, così come già avviene per numerose specie vegetali ed animali, la stessa sopravvivenza umana in alcune zone della terra. Di questo problema è stata presa coscienza a livello internazionale. Nel 1992 le delegazioni governative di 178 paesi, riunitesi a Rio de Janeiro per la Conferenza delle Nazioni Unite per l'Ambiente e lo Sviluppo, firmarono le Convenzione sul Clima, convenzione che prevedeva, per i paesi industrializzati, l'assestamento delle emissioni di gas serra per il 2000 ai valori del 1990. Gli impegni presi si sono dimostrati inadeguati e nel dicembre 1997 si è giunti al Protocollo di Kyoto che prevede, a livello di ogni nazione, per i 6 settori d'attività individuati come principali fonti di inquinamento, una riduzione dei "gas serra" e principalmente di CO2 (che pesa sugli effetti complessivi per oltre il 64%, vedi tabella 1, e per oltre l' 81% in l'Italia, vedi tabella 2). Il Protocollo di Kyoto rappresenta un documento legalmente vincolante che impegna i paesi industrializzati a ridurre globalmente le 23 il bilancio della co2 quote % CO2 equivalente CO2 CH4 N2O totale settore energetico 74,6 1,8 2,5 78,8 processi industriali 4,2 0 1;1 5,3 uso di solventi 0,4 0 0 0,4 agricoltura 0 3,3 4,3 7,6 camb. uso suolo e foreste 2,1 0,7 1,2 4,0 rifiuti 0,1 3,8 0 3,9 totale 81,3 9,6 9,1 100 Tabella 2. Emissioni di CO2 equivalente in Italia - Ripartizione per fonte e per gas Riferimento: Seconda Comunicazione Nazionale, 1995 emissioni di gas serra per il 20082012 di un valore pari a circa il 5,2% rispetto al 1990, valore da pesare in base alle responsabilità specifiche di ogni paese. Dal momento che l'anidride carbonica ha un alto tempo di permanenza in atmosfera (50200 anni) e si riduce soltanto per l'assorbimento da parte della vegetazione, è chiaro che l'obiettivo di progressivo riequilibrio si realizza soltanto attraverso la convenuta riduzione delle emissioni. Ma, segmentando la rilevazione, è altrettanto chiaro che alcune zone a più alta densità di insediamento umano e industriale saranno chiamate ad effettuare un maggior sforzo di 24 contenimento. Scendendo dal globale al particolare è quindi importante eseguire un accurato bilancio della CO2 anche per programmare una tendenziale equità delle azioni di riequilibrio, che non saranno affatto indolori. Effettuare un bilancio della CO2 consiste nel quantificare le emissioni antropogeniche di anidride carbonica e degli altri gas climalteranti, valutate rispetto alla capacità dell'ambiente di assorbirle. Per fare questo è necessario monitorare e schematizzare le "sorgenti" di emissioni di CO2 (dirette ed indirette) e degli altri gas climalteranti e i "serbatoi", le strutture cioè in grado di as- il bilancio della co2 SORGENTI/SERBATOI emissione CO2 equivalenti unita' energia elettrica + 2,03E+05 t combustione di metano + 2,19E+05 t combustione di GPL + 6,64E+04 t combustione di benzina + 3,34E+05 t combustione di gasolio + 3,88E+05 t combustione di olio comb. + 8,12E+05 t combustione di lubrificanti + 8,43E+05 t attivita' zootecniche + 1,68E+05 t aree verdi - 2,56E+05 t TOTALE + 1,21E+06 T CO2 eq. ovvero 4,16 t CO2 eq./abitante Tabella 3. Bilancio Serra della Provincia di Viterbo sorbire e immagazzinare l'anidride carbonica. In genere i gas a effetto serra maggiormente diffusi in un territorio sono CO 2, N2O, CH 4 e vapor d'acqua. Gli altri, quali i composti alogenati precedentemente citati, raramente vengono considerati, in quanto, a meno che non siano presenti specifiche produzioni industriali che ne aumentano la concentrazione, essi non apportano un contributo significativo ai fini del calcolo. L'analisi viene effettuata su dati raccolti nel corso di un anno per evitare che variazioni climatiche e stagionali possano alterare l'esattezza dei risultati. ARCA e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell'Università di Siena hanno già effettuato il bilancio serra di diversi sistemi territoriali quali la provincia di Viterbo (Tabella 3) e il comune di Torino. Il gas serra più importante è chiaramente la CO2, le cui emissioni sono principalmente collegate allo sfruttamento di fonti fossili utilizzate per far fronte alla domanda energetica. Il settore energetico viene suddiviso in emissioni dirette, date dalla combustione di metano, olii combustibili, GPL, benzine e gasolio, e emissioni indirette date dal consumo di elettricità. La produzione di energia elet25 il bilancio della co2 trica in Italia è quasi completamente dovuta all'utilizzo di risorse combustibili non rinnovabili, il contributo dato dalle "energie pulite" è limitato al 7,4% su scala nazionale. È comunque necessario verificare se nel territorio in analisi siano presenti produzioni rinnovabili di energia. Tenuto conto di questo fattore, il consumo locale di elettricità viene tramutato in tonnellate di CO2 grazie ad opportuni fattori di conversione, che tengono conto delle modalità di produzione della corrente elettrica. Metano, olii combustibili, GPL, benzine e gasolio vengono inoltre utilizzati direttamente nei settori civile, industriale e agricolo. Queste emissioni di CO2 si calcolano in base allo specifico processo di combustione di ogni singolo elemento. Alcuni gas, se rilasciati direttamente in atmosfera, contribuiscono a loro volta all'effetto serra (tabella 1). Per valutare il loro specifico contributo al bilancio finale è necessario, una volta riscontratane la presenza nel territorio in analisi, quantificarne il rilascio e quindi convertirlo in CO2 equivalenti. Questa operazione è necessaria per poter confrontare tra loro tutti i dati rica26 vati. Successivamente si calcola la capacità del territorio di assorbire CO 2. Le aree verdi, ed in particolare le aree boschive, grazie alla fotosintesi clorofilliana, sono in grado di fissare l'anidride carbonica atmosferica producendo biomassa. Verificando la distribuzione di tali aree, il tipo di vegetazione e il suo stadio di sviluppo si riesce a quantificare l'ammontare di carbonio assimilato e quindi sottratto all'atmosfera. La differenza tra il totale della CO2 (e CO 2 equivalente) emessa dalle sorgenti e quella assorbita dai serbatoi, fornisce il bilancio globale dei flussi di CO2 nel sistema sotto studio. In Italia il secondo rapporto dell'IPCC prevede, secondo le attuali tendenze, la scomparsa nei prossimi cento anni del 95% dei ghiacciai alpini attualmente esistenti, l'estendersi di zone aride soprattutto al sud e isole (fenomeno che già si sta verificando) e l'aumento del livello del mare (tra i 5 e i 29 cm) che avrà conseguenze preoccupanti data la conformazione del paese. Diviene evidente l'importanza dell'impegno assunto dall'Italia firmando il protocollo di Kyoto. L'Italia il bilancio della co2 Azioni nazionali per la riduzione tonnellate di CO2 (milioni) delle emissioni dei gas serra riduzione delle emissioni nei settori non energetici -15/19 assorbimento delle emissioni di carbonio dalle foreste -0,7 aumento di efficienza del sistema elettrico -20/23 produzione di energia da fonti rinnovabili -18/20 riduzione dei consumi energetici nei settori industriale/abitativo/terziario -24/29 riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti -18/21 Totale -95/112 Tabella 4. Ripartizione e azioni nazionali di riduzione dei gas serra. deve ridurre le emissioni del 6,5% rispetto al 1990 per un totale che si stima essere intorno a 100 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. Nonostante il protocollo non sia stato ancora ratificato l'Italia si sta già muovendo per delineare i provvedimenti necessari a rispettare l'impegno di Kyoto. Si individuano sei azioni a livello nazionale e per ogni azione sono individuati gli obiettivi di riduzione da raggiungere entro il 2008-2012 ripartiti come nella Tabella 4. Il ministero dell'ambiente e la FIAT hanno istituito un protocollo d'intesa con il quale la casa automobilistica si è impegnata a ridurre i consumi specifici dei propri veicoli venduti. Un decisivo apporto a dimostrare l'impegno preso dal governo italiano è stato l'inserimento nella finanziaria del 1999 della carbon tax (strumento fiscale che impone un tributo sulle emissioni di CO2) i cui proventi si spera vengano utilizzati per favorire il rimboschimento, quanto meno in virtù del fatto che le aree verdi sono l'unico "capitale naturale" in grado di diminuire la CO 2 rilasciata in atmosfera. Il fatto che l'Italia abbia aggiunto il proprio peso a quello dei cinque paesi nordici (Svezia, Norvegia, Olanda, Danimarca e Finlandia) che avevano già adottato questo 27 il bilancio della co2 strumento, sia pure in forme parziali, è destinato a riaprire il tema della carbon tax a livello europeo. Da tutto quanto detto sopra, emerge evidente l'importanza del bilancio della CO2 per comprensori territoriali quali comuni, provincie e regioni, ma anche per i vari operatori economici che producono emissioni di gas serra, così come testimonia il protocollo FIAT. Parimenti interessate appaiono le industrie produttrici di energia elettrica, le aziende di trasporti (è utile citare a questo proposito il Protocollo d'Intesa sottoscritto tra il Ministero dell'Ambiente e la Federtrasporti) e le società petrolifere, che saranno chiamate a ridurre le proprie emissioni inquinanti, all'inizio, presumibilmente, con incentivi e moral suasion e poi con provvedimenti legislativi penalizzanti, adottati nell'interesse dell'intero genere umano. Già diverse province italiane e estere hanno utilizzato il bilancio della CO 2 come strumento per quantificare gli impegni che spettano loro per rientrare nei limiti dettati dal Protocollo di Kyoto, anticipando i provvedimenti che verranno imposti su scala nazionale. 28 Se poi l'impegno di Kyoto non risulterà, come pare, sufficiente, dovrà ess ere individuato un obiettivo di riduzione più avanzato: è chiaro allora quanto sia necessario controllare su base annua l'andamento dei gas climalteranti. ARCA propone l'utilizzo di questo strumento per monitorare i contributi che i sistemi portano all'effetto serra globale, opportunamente calcolati rispetto al 1990 (anno di riferimento di Kyoto), al fine di poter valutare e distinguere i diversi settori responsabili. Il bilancio della CO2, se associato a studi con altri indicatori, fornisce poi informazioni supplementari per una analisi completa della sostenibilità di un territorio. bibliografia UNEP e W H O, IPCC First As s e s sment Report, 1990. UNEP e WHO, IPCC Second Asses sment Report, 1995. E. TIEZZI, Fermare il tempo, Raffaello Cortina Editore, 1996. “L'ambiente informa” anno I n.4, Pubblicazione del Ministero dell'Ambiente, 1998. Climate Change Information Kit, il bilancio della co2 Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP), 1999. N. MARCHETTINI, C. MOCENNI, V. NICCOL U C C I e E. T I E Z Z I , C o r r e l a t i o n between Greenhouse Effect and Exceptionally High Tides in Veni ce, in: “Annals of the New York Academy of Sciences”, Vol 879, 1999. 29 introduzione il capitale naturale La valutazione del capitale naturale, cioè la stima di quanto la natura contribuisce alla produzione di benessere per l'uomo, è uno dei metodi di contabilizzazione ambientale più innovativi in campo scientifico e si presta particolarmente bene per definire una politica di sviluppo sostenibile. In generale, per capitale si intende una quantità di materia o di informazione contenuta nella materia stessa in un dato istante. Esistono varie forme fisiche di capitale: il capitale naturale (ad es. gli alberi, i minerali, gli ecosistemi, l'atmosfera, ecc.), il capitale prodotto dall'uomo (ad es. le macchine, i palazzi, ecc.) e il capitale umano rappresentato dai corpi fisici (ad es. le persone). Ogni forma di capitale genera, autonomamente o congiuntamente ad altri tipi di capitale, un flusso di servizi, che l'uomo utilizza per aumentare il proprio benessere. L'uomo si avvale dei flussi di materia, energia ed informazione, immagazzinati nel capitale naturale e, combinandoli con le altre forme di capitale (quello prodotto dall'uomo e quello umano), produce ricchezza per se stesso. 30 il capitale naturale Pertanto, il capitale naturale è essenziale per il benessere umano e non può in alcun modo essere sostituito dalle altre forme di capitale esistenti; inoltre il capitale prodotto dall'uomo ed il capitale umano necessitano del capitale naturale per sussistere. Per uno sviluppo sostenibile è fondamentale, non tanto che il capitale totale (ovvero l'insieme dei capitali prima citati) sia mantenuto costante (definizione di sostenibilità debole) ma, soprattutto, che le singole forme di capitale siano mantenute costanti, in quanto non sostituibili tra di loro (definizione di sostenibilità forte). Negli ultimi anni sono stati scritti su prestigiose rivis te scientifiche internazionali diversi articoli in materia di sostenibilità e sull'importanza del capitale naturale, ma probabilmente lo studio più importante è stato pubblicato su "Nature" nel maggio 1997. Primo firmatario dell'articolo è il professor Robert Costanza dell'Università del Maryland, uno dei padri fondatori della teoria dello sviluppo sostenibile. Il lavoro, ricco di dati, tabelle e referenze bibliografiche, pone in luce una cosa già nota agli addetti ai lavori, cioè la prevalenza, anche in termini economici, del valore dell'ambiente rispetto al prodotto globale lordo. Questo studio, inoltre, fornisce un contributo essenziale per: - definire quali sono i servizi più importanti degli ecosistemi; - stabilire in prima approssimazione l'ordine di grandezza complessivo dei servizi degli ecosistemi; - costruire una base teorica per ulteriori analisi; - definire le aree e gli ecosistemi che necessitano di maggiore approfondimento; - stimolare la ricerca futura e il dibattito. I servizi che i sistemi ecologici offrono all'uomo e il capitale naturale che li produce contribuiscono al benessere umano, sia direttamente che indirettamente, e rappresentano parte del valore economico totale del Pianeta. Per l'intera biosfera, il valore con cui l'ambiente contribuisce al benessere dell'umanità è stimato tra 16 e 54 trilioni (1012) di dollari USA all'anno, con una media di 33 trilioni di dollari. Il prodotto globale lordo totale (PNL: prodotto nazionale lordo o GNP: global gross national product) è invece stimato in circa 18 trilioni 31 il capitale naturale di dollari all'anno. Tutto questo sapendo che la maggior parte dei servizi degli ecosistemi è rappresentato da beni estranei a logiche di mercato, come ad es. il valore estetico e affettivo del paesaggio. La stima proposta deve essere considerata un valore minimo, probabilmente destinato ad aumentare con ulteriori ricerche, se si considerano alcuni valori prudenziali assunti nei casi di maggiore incertezza. Inoltre, dal momento che il capitale naturale e i servizi degli ecosistemi divente32 ranno sempre più scarsi in futuro, il loro valore è destinato a crescere. La valutazione del capitale naturale può essere realizzata sia su scala globale che su scala locale. Il metodo di calcolo richiede la suddivisione del sistema da analizzare nei vari ecosistemi che lo costituiscono e l'individuazione dei principali servizi che questi forniscono. La natura offre senza sosta all'uomo i suoi servizi, quali ad es. la regolazione del clima, la formazione di suolo, l'impollinazione, il riciclo il capitale naturale dei nutrienti, ecc., che comunemente non vengono contabilizzati fra i beni che contribuiscono al benessere dell'uomo. L'offerta di questi servizi è costantemente garantita dalla natura e prescinde dalla domanda. Si costruisce poi una matrice (matrice di calcolo dei servizi) in cui, lungo le colonne, sono riportati i valori di un singolo servizio per i differenti ecosistemi presi in considerazione, in modo che lungo una riga siano rilevabili i valori dei differenti servizi appartenenti ad uno stesso ecosistema (Figura 1). Il valore complessivo del capitale naturale è dato dalla somma dei valori su tutte le righe e su tutte le colonne. I metodi di calcolo di un singolo servizio dell'ecosistema sono svariati e si differenziano a seconda del servizio considerato. Generalmente viene considerato o il valore di mercato, o il prezzo, o il ricavo netto. Altrimenti, il valore del servizio dell'ecosistema può essere stimato considerando la disponibilità degli individui a pagare per quel determinato servizio (willingness-to-pay, WTP). Ad esempio: se l'ecosistema fornisce un servizio quale la purificazione delle acque attraverso la filtrazione e lo scorrimento tra le rocce, i beneficiari del servizio saranno disposti a pagare per questo fino al costo, ad esempio, di un depuratore. Se l'ecosistema fornisce un servizio quale la fissazione dell'azoto tramite microrganismi, i beneficiari del servizio saranno disposti a pagare per questo fino al costo, ad esempio, della pratica del "sovescio" (cioè l'utilizzo delle leguminose per concimare il terreno). Il calcolo del capitale naturale consente: - di aiutare a modificare i sistemi di valutazione economica, per meglio tener conto del valore dei servizi degli ecosistemi e del capitale naturale, proprio perché non cresce il benessere, al crescere del solo GNP; - di valutare meglio i benefici di specifici progetti o interventi, in quanto, essendo i servizi degli ecosistemi fuori dal mercato, essi vengono spesso ignorati o sottovalutati, portando ad errori nella valutazione dei costi sociali ed economici che, spesso, rischiano di essere superiori ai benefici indotti. 33 il capitale naturale Va detto che diverse obiezioni sono state mosse in questi ultimi anni sulla necessità di calcolare il valore del capitale naturale. Alcuni, infatti, sostengono che sia impossibile valutare il valore degli ecosistemi, poiché non si possono valutare cose intangibili quali la vita umana, la bellezza ambientale o i benefici ecologici a lungo termine. Ma, in realtà, noi facciamo bilanci di questo tipo ogni giorno quando, ad esempio, vogliamo costruire strade più sicure nonostante i costi più elevati. Altri, invece, sostengono che bisognerebbe proteggere gli ecosistemi per pure ragioni etiche o estetiche, a prescindere dal loro valore. Ci sono però argomenti morali ugualmente stringenti, che ci spingono a sfruttare gli ecosistemi anziché a proteggerli. Il limite principale del processo di calcolo del capitale naturale va individuato nel fatto che, inevitabilmente, viene realizzata una fotografia statica di quello che è invece un complesso sistema dinamico. In conclusione, quindi, per perseguire la strada dello sviluppo sostenibile è fondamentale considerare sia argomenti economici, primo fra tutti la valuta34 zione del capitale naturale, che argomenti etici e, in particolare, è importante valutare come cambiamenti qualitativi e quantitativi dei servizi degli ecosistemi possano modificare i costi e i benefici associati alle attività umane. ARCA si propone di utilizzare questa metodologia di analisi al fine di determinare, a livello territoriale, il contributo dei beni e dei servizi che la natura offre quotidianamente per mantenere e migliorare il benessere di ogni singolo cittadino. In ultima analisi, proprio perché siamo soliti interpretare ogni evento in termini economici, si tratta di un indicatore molto immediato che, se reiterato nel tempo e rapportato alla quantità dei beni utilizzati ed all'evoluzione dei costumi, permette di individuare le azioni che realizzano reali vantaggi per l’uomo e per la natura e non solo ingannevoli profitti momentanei. il capitale naturale Bibliografia H.E. DALY. Toward some operational principles of sustainable deve R. COSTANZA (a cura di), Ecological lopment, in: “Ecological EconoEconomics: the Science and Ma mics”, 2, 1-6, 1990. nagement of Sustainability, Columbia University Press, New H.E. DALY. Ecologia, Economia e Svi York, 1991. luppo Sostenibile, in: “Oikos”, 4, 97-115, 1991. R. COSTANZA, R. D'ARGE, R. DE GROOT, S. FARBER, M. GRASSO, B. HANNON , K. LIMBURG, S. NAEEM, R.V. O'NEILL, J. PARUELO, R.G. RASKIN, P. SUTTON e M. V A N D E N B E LT, The value of the world ecosystem services and natural capital, in: “Nature”, 387, 253-60, 1997. R. COSTANZA, H.E. DALY. Natural capi tal and sustainable development, in: “Conserv. Biol.”, 6, 37-46, 1993. R. COSTANZA R. e B.C. PATTEN. Defining and predicting sustainability, in: “Ecologial Economics”, 15, 1936, 1995. G. DAILY (ED.). Nature's Services So cietal Dependence on Natural Ecosystems, Island, Washington, DC, 1997. H.E. DALY. Beyond Growth: Avoiding Uneconomic Growth, ISEE Conference, Santiago, 1988. f 35 life cicle analysis Uno strumento che permette di misurare in modo sistematico gli effetti dell'attività umana sull'ambiente è la cosiddetta Analisi del Ciclo di Vita del Prodotto (oppure di un processo o di un’attività) o life cicle analysis (LCA), mediante la quale si studiano gli impatti ambientali di un intero ciclo produttivo, dall'uso di materia ed energia, fino al consumo e alla gestione dei rifiuti generati da esso. Questa metodologia permette una diagnosi ambientale di tutta la storia di un prodotto, un ciclo cosiddetto "dalla culla alla tomba", vale a dire dalla sua nascita fino all'esaurimento delle sue funzioni e dei suoi effetti. La LCA è una diretta discendente degli studi di configurazione globale e di audit energetici degli ultimi anni '60 e primi anni '70 e rappresenta, come naturale estensione, la base per gli schemi di eco-labelling richiesti per i prodotti dalle imprese produttrici, per i quali il mercato si fa sempre più esigente. La metodologia LCA, conosciuta anche con altre denominazioni come Cradle to Grave Analysis, Eco-balancing o Mate rial Flow Analysis, si articola nelle seguenti fasi: 36 -Determinazione degli scopi e dei limiti dello studio - Raccolta dei dati riguardanti le varie fasi del ciclo di vita (Life Cycle Inventory) - Elaborazione dei dati e valutazione degli impatti ambientali (Life Cycle Assessment). - Interpretazione dei risultati (Life Cycle Interpretation) La fase della determinazione degli scopi dell'analisi riguarda gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Essi consistono, come già si è accennato in precedenza, nel valutare le prestazioni ambientali ed energetiche di un prodotto, individuando le fasi più critiche dal punto di vista ecologico, sulle quali operare dei cambiamenti; nel confrontare diversi beni e servizi surrogabili, anche per scopi commerciali, o che svolgono le medesime funzioni, in modo da ottimizzare le scelte che li coinvolgono. La determinazione degli scopi è utile, inoltre, affinchè siano chiare le metodologie utilizzate, le ragioni per cui si effettua l'analisi e l'audience a cui si intende comunicare i risultati. La fase chiamata Inventario (Life Cycle Inventory) è l'essenza life cycle analysis dello studio del ciclo di vita. Essa si realizza in quattro momenti successivi che descrivono le implicazioni ambientali del ciclo di vita del sistema studiato. L'Inventario è un processo iterativo nel senso che gli stadi che lo costituiscono si ripropongono più di una volta fino al raggiungimento dell'obiettivo finale. Il primo stadio è chiamato Diagramma di Flusso e consiste nella traduzione grafica dell'evoluzione del processo con le sue varie fasi, rappresentate da generici rettangoli, collegate tra loro dai flussi di materiali, rappresentati da frecce. Coerentemente con il significato di Life Cycle Analysis, il grafico descrive il processo, dall'ideazione del prodotto alle condizioni di produzione e consumo, fino allo stadio dei rifiuti. Il Diagramma di Flusso è quindi un modello della realtà che può essere più o meno dettagliato. Il suo scopo è quello di dare un primo orientamento alla ricerca dei dati necessari allo studio. Il passo successivo consiste nel fornire una connotazione numerica alle informazioni che si sono ricavate rappresentando il processo, vale a dire raccogliendo dati per ogni sottoprocesso o flusso individuato. A questo proposito, si possono classificare due tipi di input e di output rispetto al processo: quelli economici e quelli ambientali. I flussi in entrata (inflows) possono essere di origine economica, come alcuni materiali grezzi, i servizi e gli input energetici, o di origine ambientale come le materie prime estratte o coltivate. Pe r quanto riguarda i flussi in uscita (outflows), sono economici i prodotti finiti, i semilavorati, i coprodotti e gli scarti della produzione, mentre sono ecologici quelli che incidono sull'ambiente come le emissioni che provocano inquinamento atmosferico e idrico, nonché i rifiuti solidi. In generale, le caratteristiche della raccolta dei dati possono essere riassunte nel modo seguente: - precisione, completezza e rappresentatività dei dati; - descrizione spazio-temporale e tecnologica; - coerenza e riproducibilità dei metodi usati; - fonti dei dati e loro attendibilità; - margine di incertezza delle informazioni. A questo punto, una volta fissato l'obiettivo dello studio e una volta individuato il ciclo di 37 life cycle analysis vita del prodotto, sia graficamente che numericamente attraverso la raccolta dei dati, è necessario approfondirne la conoscenza rapportando il processo all'ambiente circostante e ad altri processi interrelati e, all'interno di esso, individuare le componenti rilevanti rispetto a quelle di minore importanza. Questa è la fase in cui si determinano i confini del sistema, vale a dire si decide quali parti del processo si includeranno nell'analisi e quali no. Una volta raccolti i dati, si rendono disponibili una serie di informazioni ulteriori sul sistema analizzato, cosa che potrebbe anche portare a nuove esigenze o limitazioni e a rivedere i procedimenti di raccolta affinchè si possano meglio realizzare gli obiettivi dello studio. In alcuni casi, possono essere identificate nuove argomentazioni e problemi tali da indurre a rivedere gli stessi scopi dell'analisi. L'ultima fase del procedimento chiamato I n v e n t a r i o è una prima elaborazione dei dati raccolti che prevede, innanzi tutto, la tabulazione di tutti i dati per ogni fase del processo o ciclo di vita. Ad esempio, sarebbe necessario conoscere l'ammontare di 38 energia ed avere informazioni quali-quantitative sulle materie prime utilizzate e sul prodotto o coprodotto generato da ogni singola fase. Il fatto di raggruppare i dati in una serie di tabelle permette di costituire una base sulla quale valutare lo sviluppo di tutto un processo o confrontarlo con un altro. Alla fase chiamata Inventario segue il cosiddetto life cycle as sessment durante il quale si associano ai dati trovati i corrispondenti valori in termini di impatto ambientale, vale a dire che tutta l'evoluzione del prodotto "dalla culla alla tomba" viene tradotta in termini di effetti sull'ambiente. Sono stati realizzati appositi software che consentono l'elaborazione dei dati facilitando dunque l'operazione di interpretazione e valutazione dei risultati. L'uso delle risorse e dei fattori produttivi, nonché le emissioni e la produzione dei rifiuti incidono sui parametri descrittivi scelti per valutare i dati rilevati nella fase dell'Inventario. Essi sono, ad esempio, lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili e dell'energia, il riscaldamento globale del pianeta (noto come Global life cycle analysis Warming), gli effetti nocivi sulla fascia di ozono, la tossicità dell'acqua e del suolo e l'esposizione umana alle sostanze tossiche. Chiaramente, non tutte le variabili ambientali hanno lo stesso peso nelle diverse analisi, soprattutto se si analizzano processi diversi. Ad esempio, un tipo di processo, o una fase della produzione di un bene, può incidere più in termini di consumi di risorse non rinnovabili che di emissioni di gas serra rispetto ad un'altra. Pertanto è necessario effettuare una ponderazione appropriata. Il fatto di pesare le diverse componenti ambientali permetterà di passare da un'analisi più generale detta profilo ambientale del processo ad un vero e proprio indice ambientale numerico dato dalla somma ponderata di tutti i risultati parziali. Dal momento che i fattori di ponderazione sono generalmente determinati secondo criteri soggettivi e non c'è largo consenso riguardo all'approccio da scegliere, è bene selezionare diversi gruppi di tali fattori in modo tale da ottenere un intervallo (ran ge) di risultati che identifichi anche l'incertezza e gli eventuali scostamenti dei dati dalla realtà. La determinazione dell'indice ambientale permette di individuare quali sono le aree del ciclo di vita del prodotto che sono passibili di miglioramenti o quale tra due prodotti differenti presenta un minore impatto sull'ambiente. La fase di a s s e s s m e n t, dal punto di vista scientifico e metodologico, è in via di sviluppo, nel senso che l'operazione che permette di associare i dati raccolti nella fase dell'Inventario alle variabili ambientali critiche scelte nella fase di valutazione degli impatti non è dettata da regole unanimamente riconosciute ed accettate. In ogni caso è comunque necessario che tutte le fasi della ricerca siano ispirate a criteri di trasparenza in modo tale da assicurare che le ipotesi fatte siano chiaramente enunciate. L'ultima fase è chiamata life cycle interpretation ed è il risultato della combinazione delle fasi dell'Inventario e della Valutazione degli impatti (assessment). Dall'interpretazione dei dati è possibile formulare delle conclusioni o raccomandazioni, coerenti con gli scopi dell'analisi stabiliti inizialmente, le quali dovranno anch'esse essere presentate in 39 life cycle analysis modo trasparente e dettagliato affinchè i risultati siano fruibili dagli organi decisori. L'analisi del ciclo di vita, pur essendo un utile strumento di valutazione delle prestazioni ambientali di un processo o prodotto, presenta per sua natura dei limiti. Innanzi tutto è inevitabile investire molto tempo nella raccolta di dati dettagliati e puntuali (fase dell'Inventario), condizione necessaria per ottenere un'accurata rappresentazione della realtà. In questa fase operativa sono spesso coinvolte le stesse imprese, le quali non sempre sono disposte alla diffusione e alla pubblicazione delle informazioni che le riguardano. I dati rilevati vengono successivamente elaborati e sottoposti a valutazioni che sovente sono soggettive e, di conseguenza, opinabili, così come le interpretazioni, le diagnosi e gli eventuali suggerimenti volti ad attenuare gli impatti sull'ambiente. Non è unanime, inoltre, la convinzione che tradurre i risultati dell'analisi in un indicatore numerico o score sia una semplificazione profittevole a causa della natura unidimensionale di 40 un numero rispetto alla complessità del fenomeno studiato (l'interazione tra attività umana ed ambiente). Conclusivamente, la LCA rappresenta un approccio di tipo tecnico multidisciplinare ai problemi ambientali, i cui risultati sono collegati alla capacità degli analisti di scomporre, di individuare e di misurare le fasi significative dei processi, capacità correlata anche all'esperienza acquisita sul campo dagli analisti stessi. Pur non potendo affermare che si tratta di una metodologia con valenza assoluta - se mai ce ne sono! - si può senz'altro sostenere che essa costituisce un approccio serio e concreto, capace di far individuare le azioni correttive e di verificarne l'efficacia con un rapido aggiornamento delle precedenti risultanze. arca, che annovera al proprio interno anche esperienze ingegneristiche, propone quindi l'adozione di LCA: - alle imprese, per le quali le potenzialità di un'analisi del ciclo di vita si dispiegano nell'ambito della valutazione comparativa di diversi prodotti con funzioni analoghe; in alternativa, la LCA life cycle analysis permette di ottimizzare, in termini di impatto ambientale, le varie fasi del ciclo di vita di un unico prodotto, con uno sguardo alla tecnologia e all'impiantistica che presiedono alle fasi di produzione, nonché ai metodi di distribuzione e ai tipi di rifiuti che dal ciclo scaturiscono. Il tutto potrebbe essere finalizzato all'ottenimento di un marchio di qualità ambientale o ecolabel il quale rivestirebbe importanza anche dal punto di vista del marketing e della concorrenza. - alla Pubblica Amministrazione, soprattutto a livello locale, che può essere interessata a progetti di LCA dal momento che essi, prendendo in considerazione le interazioni tra il sistema socioeconomico e l'ambiente, ben si prestano ad essere strumento di valutazione finale della sostenibilità delle politiche di sviluppo economico del territorio. Lo scopo di arca è quello di proporre l'analisi del ciclo di vita a diversi interlocutori con una duplice finalità: - integrare il bagaglio di informazione scientifica a disposizione del soggetto committente per una migliore gestione delle risorse ambientali coerentemente con i principi dello sviluppo sosteni- bile che ispirano la ricerca; - fornire i metodi più appropriati per mettere a punto un corretto Sistema di Gestione Ambientale che presieda all'ottenimento della Certificazione secondo gli standard internazionali EMAS e ISO 14000. BIBLIOGRAFIA ISO - INTERNATIONAL ORGANIZATION FOR S TA N D A R D I Z AT I O N , E n v i r o n m e n t a l Management-Life Cycle Asses sment-Principles and Framework, 1997. P. MASONI, B. SÀRA, D. SCARTOZZI, M. TARANTINI, A. RAGGI, A Life Cycle As sessment Pilot Study in an Ita lian Dairy Company. 3rd International Conference on Ecobalance, Tzukuba (Japan), 1998. NATIONAL REUSE OF WASTE RESEARCH PROGRAMME , Beginning LCA; a Guide into Environmental Life Cycle Assessment, 1994. A. RIVA, La Valutazione del Ciclo di Vita per l'Incenerimento di Rifiu ti Solidi Urbani, Atti della Scuola Nazionale "I Rifiuti: chimica, valorizzazione, smaltimento, controllo ambientale", 1998. A. RIVA, E. TIEZZI, I rifiuti come risor sa sostenibile, Ricicla '97, Rimini 1997. 41 analisi exergetica Oggi, nel mondo industrializzato, l'uso dell'energia e delle altre risorse è organizzato in una rete che sta diventando sempre più complessa. I miglioramenti tecnologici apportati nelle trasformazioni di materia ed energia hanno portato a soluzioni più sofisticate, ma solo raramente più efficienti. Ad esempio è possibile usare elettricità prodotta da impianti alimentati ad energia nucleare per cuocere cibi, scaldare acqua o alimentare impianti di aria condizionata. L'uso dell'exergia come indicatore è il metodo più efficace per verificare se un sistema, sia a livello di singolo processo produttivo sia a livello territoriale, risulti efficiente e fino a qual punto. L'exergia trae la sua origine dalla termodinamica classica, con applicazioni nel campo dell'ingegneria e, più recentemente, in quelli dell'ecologia e della sostenibilità. Per le applicazioni ingegneristiche e per i calcoli dell'exergia di molti composti chimici un lavoro fondamentale è stato svolto da J. Szargut e collaboratori (si veda in bibliografia), mentre le applicazioni dell'exergia a livello di pianificazione delle scelte energetiche di un territorio sono 42 state iniziate da G. Wall che, per le sue critiche all'energia nucleare, non conveniente dal punto di vista exergetico, ha dovuto lasciare il suo posto all'Università di Stoccolma. La scuola danese di S.E. Jørgensen ha invece sviluppato, negli ultimi anni, l'applicazione dell'exergia ai sistemi ecologici, specialmente a quelli acquatici. Recentemente quest'ultimo approccio è stato utilizzato anche per lo studio di sistemi agricoli. L'exergia misura il massimo lavoro che può essere ricavato quando un sistema viene portato dallo stato in cui si trova allo stato di riferimento (detto anche dead state), ovvero in uno stato che sia in equilibrio termico, meccanico e chimico con l'ambiente in cui il sistema è immerso. La formula dell'exergia è data da: Ex = S (T-T0) - V (p-p0) + + ∑i Ni (µi -µ0i) = T (S-Seq) dove T, p, µi, T0, p0 e µ0i sono temperatura, pressione e potenziale chimico del sistema e dell'ambiente esterno rispettivamente; V è il volume, N il numero di molecole delle diverse spe- analisi exergetica cie chimiche e S l'entropia del sistema, mentre Seq è l'entropia del sistema all'equilibrio. La sua unità di misura è il Joule. Le risorse naturali sono tradizionalmente divise in energia ed altre risorse. Questa separazione è spesso arbitraria, in quanto ad esempio il legno può essere considerato sia come materiale per costruzione sia come combustibile; lo stesso vale per il petrolio. Sicuramente è utile cercare di considerare tutti questi aspetti contemporaneamente secondo una base comune, che non sia il puro e semplice valore economico. L'exergia è una grandezza adatta a valutare l'utilità di una risorsa dal punto di vista dell'utilizzatore. In generale il contenuto exergetico di un oggetto può essere calcolato moltiplicando il suo contenuto energetico per un fattore di conversione, che è sempre minore di 1, in quanto il lavoro che è possibile compiere utilizzando una certa quantità di energia è sempre inferiore al suo contenuto di calore. In questo modo si ha un sistema di valori che può essere confrontato con il valore economico. L'uomo di solito utilizza una parte molto piccola dell'exergia proveniente dal sole, ad esempio mediante l'agricoltura. Del flusso totale di risorse che convergono verso i sistemi produttivi delle società industrializzate, solo meno del 20% raggiunge l'uso finale. Alcune delle enormi perdite energetiche potrebbero essere evitate con una diversa progettazione dei sistemi produttivi. Per tali sistemi la misura dell'exergia è per lo più basata sulla considerazione degli elementi costitutivi del sistema, ovvero delle materie prime dell'energia utilizzata e del prodotto finale. Questo approccio è basato sull'ipotesi che molte proprietà e funzioni di una sostanza o di un composto chimico possano essere pensati, almeno in prima approssimazione, come la sovrapposizione di contributi di atomi e legami presenti in una molecola. Un'analisi exergetica a livello territoriale mostra quanto un sistema è organizzato, bilanciato ed oculato nella gestione delle risorse. Queste informazioni possono essere utilizzate per identificare aree dove introdurre miglioramenti tecnici o dove prevedere misure di conservazione. Questo tipo di analisi è maggiormente efficace se utilizzata per confrontare vari sistemi della stessa tipologia. 43 analisi exergetica Recentemente S.E. Jørgensen ha esteso questo approccio anche a sistemi bio-ecologici. Si è arrivati a questi risultati grazie alle relazioni fra entropia ed inform azione, e utilizzando l'informazione genetica per tenere conto del diverso grado di organizzazione delle specie viventi. Per un ecosistema acquatico schematicamente composto da fitoplancton (P), zooplancton (Z), pesci (F) e materiale organico disciolto (D), l'exergia è data dalla relazione cosistema stesso (misurata con l'exergia "alla Jørgensen"). Jørgensen stesso ha poi mostrato che a regime, dopo che la selezione naturale ha avuto tempo sufficiente per operare, emergia ed exergia hanno una fortissima correlazione. Il rapporto exergia/emergia può quindi essere usato anche per determinare a che punto della sua evoluzione sia l'ecosistema in esame, oltre che per confrontare ecosistemi diversi fra loro, naturali ed artificiali. Ex = RT [P (1.79·106)+ +Z (3.15·107) + F (2.52·108)+ +(D+P+Z+F)·7.34·105] ARCA si propone di utilizzare le metodologie di analisi exergetica (già sperimentate) soprattutto per: - diagnosticare (con riferimento al territorio) lo stato di salute di ecosistemi acquatici quali laghi, fiumi, lagune etc., anche in riferimento a precedenti studi condotti dal gruppo di ricerca su una valle da pesca nella laguna di Venezia e su una laguna del Parco Nazionale del Circeo; - individuare (con riferimento alle attività umane) l'efficienza di un sistema, con particolare riguardo all'agricoltura alla piscicultura ed all'allevamento di bestiame. Questa formula è valida però solo per fare confronti fra vari ecosistemi e non come misura assoluta, a causa delle approssimazioni introdotte. Riesce comunque a dare una stima del livello di organizzazione in cui si trova il sistema in esame. Negli ultimi anni è stato anche introdotto, come indicatore, il rapporto fra exergia ed emergia. Questa funzione indica l'efficienza con cui un ecosistema trasforma un insieme di input in ingresso (misurato tramite l'emergia) in organizzazione dell'e44 analisi exergetica Bibliografia R.U. AYRES e A. MASINI,. Waste exergy as a measure of potential harm, in: “Advances in energy studies. Energy flows in ecology and economy” 113-128, 1998 S. B A S T I A N O N I e N. M A R C H E T T I N I , Emergy/exergy ratio as a measu re of the level of organization of systems, in: “Ecological Modelling”, 99: 33-40, 1997 G. B E N D O R I C C H I O e S.E. J Ø R G E N S E N , Exergy as a goal function of eco systems dynamic, in: “Ecological Modelling”, 102, 5-15, 1997. S.E. JØRGENSEN, “Exergy and ecology”, in: “Ecological Modelling”, 63, pp.185-214, 1992. S.E. JØRGENSEN, Integration of ecosy stem theories: a pattern, Kluver Academic Publishers, The Nederlands, 1992 J. SZARGUT, Energy and Exergy Analy sis of the Preheating of Combu stion Reactants, in: “International Journal of Energy Research”, 12, 45-58, 1988 J. SZARGUT, D.R. MORRIS e F.R. STEWARD, Exergy analysis of thermal, che mical and metallurgical proces ses, Hemisphere Publishing Co., pp. 325, 1988 G. WALL, Exergy conversion in the Japanese society, in: “Energy”, 15, 435-444, 1990 G. WALL, E. SCIUBBA e V. NASO, Exergy use in the Italian society, in: “Energy” , 19, 1267-1274, 1994 45 la certificazione ambientale Negli ultimi anni la tutela dell'ambiente ha assunto un ruolo fondamentale nel panorama della politica internazionale, soprattutto per quanto riguarda le imprese che si trovano a fronteggiare richieste sempre più pressanti di "qualità ambientale" dei propri prodotti e servizi sia da parte dei governi che di associazioni e movimenti ambientalisti. Sta divenendo inoltre sempre più frequente la richiesta di certificazione ambientale da parte di amministrazioni pubbliche. Mentre fino a pochi anni fa la responsabilità delle iniziative a tutela dell'ambiente era totalmente nelle mani delle Istituzioni pubbliche, che si trovavano a dover conciliare evidenti e forti esigenze ambientali con necessità produttive, disponendo di strumenti operativi e legislativi spesso inadeguati, negli ultimi decenni, nei paesi più sviluppati si è invece andata diffondendo una mentalità nuova, che non vede più una competizione tra ambiente e sviluppo, ma cerca di instaurare una collaborazione tra tutti gli attori per la soluzione dei problemi ambientali, che diventano sempre più urgenti. 46 certificazione ambientale In questa ottica è nata la cer tificazione ambientale, ovvero l'adesione volontaria ad un programma di gestione ambientale che, a partire dal rispetto e dall'ottemperanza a leggi, norme e accordi esistenti, si prefigge un continuo miglioramento dell'efficienza ambientale Mentre in Europa vige dal 29 Giugno 1993 il Regolamento CEE 1836/93 denominato EMAS (Eco-Management and Audit Scheme), a livello internazionale si è affermata la certificazione secondo la norma ISO 14001, del novembre 1996, che può essere intrapresa da qualsiasi organizzazione senza limiti di tipo o dimensione. In entrambi i casi ottenere la certificazione ambientale comporta la messa a punto di un programma con obiettivi ben precisi e l'organizzazione, per conseguirli, di un adeguato "sistema di gestione ambientale" (environmental management sy s t e m), che deve essere tenuto continuamente sotto stretto controllo e sottoposto a verifica periodica (audit). Requisito indispensabile per ottenere e mantenere entrambi i tipi di certificazione è che l'azienda dimostri quali/quantitativamente che la propria performance ambientale è in continuo miglioramento; a questo scopo l'EMAS prevede una vera e propria dichiarazione ambientale che deve essere presentata periodicamente. Chiaramente l'adesione ad un programma di certificazione ambientale comporta benefici e costi e i primi devono essere tali da giustificare i secondi. Vanno pertanto tenuti presenti: - investimenti in apparecchiature e impianti (es. per controllo ed abbattimento inquinanti, recupero energetico, etc....) - costi di variazione dei processi - costi di certificazione e di iscrizione - costi e benefici legati al miglioramento dell'immagine e dei rapporti con attori esterni - costi e benefici di carattere gestionale derivanti dal miglioramento dell'efficienza ambientale, con particolare riguardo a: - ottimizzazione nell'uso delle risorse - riduzione dei rischi ambientali - razionalizzazione e semplificazione delle procedure - ampliamento delle possibilità di ottenere finanziamenti agevolati connessi alla salvaguardia del pubblico interesse - semplificazione nelle procedure 47 certificazione ambientale necessarie per il rilascio di autorizzazioni. Per dimostrare il continuo miglioramento dell'efficienza ambientale, requisito indispensabile di ogni tipo di certificazione, il regolamento europeo suggerisce l'utilizzo di indicatori, capaci di fornire una facile e rapida visione dello status dell'azienda. In questa ottica può essere particolarmente adatto l'utilizzo degli indicatori di sostenibilità introdotti in questo manuale ed in particolare di quelli forniti dall'analisi emergetica di Odum, capaci di monitorare nel tempo la variazione della performance ambientale di un sistema e di rapportarla a quella di sistemi dello stesso tipo. Questi, infatti, a differenza di molti altri indicatori comunemente usati, oltre ad essere di facile interpretazione, presentano anche solide basi teoriche e riescono a conciliare l'esigenza di praticità con quella del rigore scientifico. Qualsiasi organizzazione intenda intraprendere il cammino della certificazione non può prescindere dal ricorrere ad una consulenza specifica di esperti in tema ambientale, che sappiano individuare i fattori di impatto sui quali intervenire, organizzare 48 una corretta politica ambientale con obiettivi definiti, mettere a punto e tenere sotto controllo un adeguato sistema di gestione ambientale per raggiungere gli obiettivi prefissati. Si ritiene altresì che detti esperti debbano garantire stretto collegamento con la ricerca più avanzata a livello mondiale e quindi l'applicazione delle metodologie più all'avanguardia. A questi requisiti risponde perfettamente arca che opera a stretto contatto con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell'Università di Siena ed è quindi in grado di offrire l'utilizzo di metodi scientificamente rigorosi e di mantenersi al passo con la ricerca più qualificata ed avanzata in campo ambientale. arca è inoltre disponibile ed in grado di formare, per i soggetti che lo richiedono, personale interno che possa seguire autonomamente le rilevazioni ambientali. Inoltre il carattere di ONLUS dell'associazione, senza fine di lucro e finalizzata esclusivamente all'utilità sociale della tutela dell'ambiente, è garanzia di serietà e imparzialità del suo operato. La presenza, infine, di un comitato scientifico formato, oltre che dal Prof. Tiezzi, da certificazione ambientale scienziati di chiara fama come, il Prof. Ilya Prigogine (Premio Nobel per la Chimica, 1977) e il Prof. Robert Costanza, non fa altro che qualificare ulteriormente l'associazione. Oltre alla ISO 14001 e all'EMAS, un altro tipo di certificazione ambientale per la quale possono essere usate le metodologie qui introdotte e che sta sempre più prendendo piede è quella di ecocompatibilità dei prodotti basata sul concetto del Life Cycle Assessment (LCA -ISO 14040). Questa prende in considerazione tutto l'iter produttivo di un dato prodotto, compresa l'ideazione e lo smaltimento e costituisce un fattore sempre più importante di competitività, perché esiste la propensione dei mercati a premiare i prodotti rispettosi della natura. Essa assume quindi, anche più degli altri due tipi di certificazione, particolare valenza per i prodotti agricoli ed alimentari. La diffusione della certificazione ambientale è comunque enorme, se si pensa che non sono più soltanto le aziende del settore industriale, ma anche strutture pubbliche come i Comuni che si stanno certificando, e che anche nel settore turistico le adesioni ai programmi di certificazione ambientale sono sempre più frequenti. Sono infatti sempre più ricercate strutture ricettive che hanno particolari caratteristiche di ecocompatibilità, e certi tour-operators cominciano ad indicare, assieme alla categoria alberghiera, anche i requisiti ambientali. La certificazione ambientale rappresenta in sintesi l'applicazione concreta dei metodi scientifico-teorici sinteticamente illustrati all'interno di questo manuale e costituisce il primo passo importante da compiere da parte di qualsiasi azienda, Ente od organizzazione senza limiti di tipo o dimensione, che voglia operare nel rispetto e nella tutela dell'ambiente e voglia dar prova di questo. La certificazione ambientale deve comunque essere sempre vista non come un punto di arrivo, ma come l'individuazione di una situazione di partenza ben precisa, che deve essere continuamente superata nel lungo cammino di recupero dell'ambiente e di attuazione dello sviluppo sostenibile. Ultimamente si sta diffondendo in particolare la certificazione ambientale dei comuni, soprattutto di interesse turistico, stori49 certificazione ambientale Tabella 1. Riscontro tra uno studio di sostenibilità di un sistema produttivo realizzato utilizzando l'analisi emergetica e le norme ISO 14001 e ISO 14040 50 certificazione ambientale co e culturale, che vogliono dimostrare il loro impegno in campo ambientale, migliorare le proprie prestazioni ambientali e promuovere quindi la loro immagine. Tutto questo avviene sull’onda del grande interesse suscitato dalla prima certificazione ambientale ottenuta da Varese Ligure, attraverso il RINA (Registro Italiano Navale, uno dei principali enti italiani di certificazione) con il quale il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi dell'Università di Siena ha sottoscritto, a partire dall'anno 2000, una lettera di intenti che sancisce la reciproca volontà a collaborare per la diffusione della certificazione e della tutela ambientale. Le Tabelle 1 e 2 (cfr. pag 52) evidenziano, rispettivamente, come uno studio di sostenibilità ambientale di un sistema produttivo e di un sistema territoriale, entrambi realizzati utilizzando l'analisi emergetica, possano essere facilmente utilizzati tanto per ottenere la certificazione secondo la norma ISO 14001 (e quindi anche secondo il Regolamento EMAS) e la norma ISO 14040. bibliografia S.BASTIANONI, N.MARCHETTINI, M.PANZIERI, E.TIEZZI , Sustainability asses sment of a farm in the Chianti area (Italy), in: “The Journal of Cleaner Production”, in stampa, 2000. I NTERNATIONAL STANDARD ORGANIZATION . ISO 14001, Environmental ma nagement systems, specification with guidance for use, Geneva, Switzerland: ISO/TC 207, 1997. I N T E R N AT I O N A L S TA N D A R D OR G A N I Z AT I O N ISO 14040, Life Cycle As s e s s m e n t, Geneva, Switzerland 1997. M . P A N Z I E R I , N.MA R C H E T T I N I , E m e r g y analysis and indicators of sustai nable development applied to tourism in central Italy, in: “International Journal of Sustainable Development”, in stampa, 2000. Regolamento Europeo EMAS (Envi ronmental Management and Au dit Scheme) n.1836, 1993. 51 certificazione ambientale Tabella 2. Riscontro tra uno studio di sostenibilità di un territorio realizzato utilizzando l'analisi emergetica e le norme ISO 14001 e ISO 14040 52 glossario BILANCIO ENERGETICO: calcolo dell’energia totale coinvolta nel funzionamento di un determinato sistema. B I O M A S S A : termine generico che comprende tutta la materia organica, sia essa di natura vegetale o animale, vivente o meno. CA L O R E : è una forma dell’energia posseduta da un corpo, connessa al moto di agitazione delle molecole che lo costituiscono. CAPACITÀ PORTANTE (carrying capacity): è definita come il carico che le popolazioni possono imporre su un certo habitat senza alterazioni irreversibili. CAPITALE NATURALE: l’insieme dei sistemi naturali (mari, fiumi, laghi, foreste, flora, fauna, territorio), ma anche i prodotti agricoli, i prodotti della pesca, della caccia e della raccolta e il patrimonio artistico e culturale, presente nel territorio. COMPLESSITÀ: caratteristica di un sistema il cui comportamento non è determinato dalla somma delle sue parti. CONTABILITÀ AMBIENTALE (environmental accounting): misura mediante indicatori (monetari e non) del valore delle risorse naturali e ambientali, al fine di quantificare i servizi resi dall’ambiente e i danni arrecati allo stesso. 53 glossario CRESCITA: aumento in dimensioni di un sistema (economico e non) per aggiunta di materia, per assimilazione o aggregazione. EMERGIA: quantità di energia solare che è necessaria direttamente o indirettamente per ottenere un prodotto o un flusso in un dato processo. E N E R G I A : capacità di un corpo di compiere lavoro, posseduta in virtù del suo stato chimico e/o fisico. ENTROPIA: tendenza al peggioramento della qualità dell’energia posseduta da un corpo, da un sistema o dall’Universo. E XERGIA: misura il massimo lavoro meccanico che può essere estratto da un dato flusso di energia. Nell'analisi degli ecosistemi la funzione exergia fornisce una misura del livello di organizzazione. FOTOSINTESI: processo biochimico che utilizza la luce solare come fonte di energia per sintetizzare sostanze organiche molto energetiche da molecole inorganiche semplici. IRREVERSIBILE: si dice di ogni processo o reazione che abbia una sola direzione di svolgimento e per il quale non si possano ottenere nuovamente le condizioni iniziali. LAVORO: è il prodotto della forza F 54 che agisce su un corpo per lo spostamento s che il corpo compie lungo la direzione della forza. PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL): indica il valore dei beni e dei servizi prodotti in un anno all’interno di una nazione. RINNOVABILITÀ: possibilità di ricostituire una risorsa in modo naturale. SISTEMA: parte determinata del mondo fisico distinta dall’ambiente circostante. SOSTITUIBILITÀ: possibilità di sostituire una risorsa con un’altra. STATO STAZIONARIO (economia in): «Se usiamo il termine crescita per indicare un cambiamento quantitativo e il termine sviluppo per riferirsi ad una modifica qualitativa, allora possiamo dire che l’economia in stato stazionario si sviluppa ma non cresce, proprio come la Terra, di cui l’economia umana è un sottosistema.» (H. Daly) SVILUPPO: espansione o realizzazione di potenzialità; miglioramento qualitativo di un sistema (economico o non). SVILUPPO SOSTENIBILE: uno sviluppo che «soddisfi i bisogni della popolazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i glossario propri» (Rapporto Brundtland, 1987). H. Daly ha definito due principi guida per la sua realizzazione: 1) impiegare le risorse con un tasso di sfruttamento minore o uguale rispetto al tasso di rigenerazione; 2) emettere inquinanti ad un tasso pari a quello con cui possono essere riciclati o assorbiti dall’ambiente. modello generale di rappresentazione dei flussi energetici in un sistema territoriale 55 relazioni utili Unità di Misura di Energia e Lavoro tonnell ata (t) di carbone. 1tec=2,930x1010J Joule (J): è la quantità di energia necessaria Solar Emergy Joule (sej): quantità di energia per spostare di 1 metro (m) il punto di solare diretta e indiretta equivalente a 1 applicazione di una forza di 1 Newton joule (J) di energia. (N). 1J=107 erg Erg (erg): è la quantità di energia necessaria Unità di Misura di Potenza per spostare di 1 centimetro (cm) il punto di applicazione di una forza di 1 dyne (dyne). Watt (W): è la potenza corrispondente al lavoro di 1 joule (J) al secondo (s). Caloria (cal): è la quantità di energia neces- Cavallo-vapore (CV): è la potenza corrispon- saria per aumentare di 1°C (da 14,5°C a dente al lavoro di 75 chilogrammetri 15,5 °C) la temperatura di 1 grammo (g) (kgm) al secondo (sec). 1CV=735,499W di acqua distillata, a pressione standard. 1cal=4,186 J Chilogrammetro (kgm): è la quantità di Unità di concentrazione energia necessaria per spostare di 1 metro (m) il punto di applicazione della for- Parti Per Milione (ppm) za di 1 chilogrammo (kg). 1kgm=9,81J Parti Per Miliardo (ppb) Wattora (Wh): è l’energia elettrica uguale al lavoro fornito in un’ora da un dispositivo della potenza di 1 Wa tt (W). Multipli e Sottomultipli 1Wh=3600J k = kilo = x103 m = milli = x10-3 Tonnellata Equivalente di Pe t r o l i o ( t e p ) : quantità di energia contenuta in una tonnellata (t) di M = mega = x10 6 petrol io. 10 1tep=4,186x10 J µ = micro = x10-6 9 G = giga = x10 n = nano = x10-9 Tonnellata Equivalente di Carbone ( t e c ) : quantità di energia contenuta in una 56 T = tera = x10 12 p = pico = x10-12 i lavori di arca I ricercatori di A.R.C.A. hanno già realizzato numerosi studi di valutazione della sostenibilità e dell’impatto ambientale di sistemi di vario tipo utilizzando diversi metodi di analisi e relativi indicatori. Tra questi ricordiamo: “Analisi dell’Italia”, 1992, 1994. “Analisi del sistema agricolo italiano”, 1992. “Analisi della Toscana”, 1994. “Valutazione delle politiche energetiche per la Florida”, 1995. “Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Vignola e della produzione cerasicola”, 1996. “Analisi di sostenibilità ambientale di tre aziende vitivinicole della Provincia di Siena: Chianti, Brunello di Montalcino e Nobile di Montepulciano”, 1997. “Progetto Internazionale sulla Gestione Sostenibile degli Ecosistemi Acquatici in America Latina”, 1997-2001. “Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Modena”, 1998. “Analisi del sistema di smaltimento ri- fiuti del Comune di Modena”, 1998. “Analisi di sostenibilità ambientale di cinque aziende turistico/termali della Provincia di Siena”, 1999. “Analisi di sostenibilità della produzione ceramica nel Comune di Sassuolo”, 1999. “Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Viterbo e alcuni suoi comuni”, 1999. “Analisi di sostenibilità del sistema di smaltimento rifiuti della Provincia di Siena”, 1999. “Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Torino e della Regione Piemonte”, 1999. “Analisi di sostenibilità ambientale relativa alla produzione di vino Barbera d’Asti DOC”, 1999. “Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Montalcino e della produzione di vino Brunello”, 2000. “Analisi di sostenibilità ambientale del Comune di Pescia”, 2000. “Studio per un Progetto di Valutazione di Scenari per uno Sviluppo Sostenibile della Laguna di Ve n e z i a ” , 2000. “Analisi di sostenibilità ambientale della Provincia di Ravenna”, 2000. I risultati delle suddette analisi sono stati resi noti nell’ambito di numerosi convegni e congressi in Italia e all’estero e pubblicati in riviste scientifiche sia nazionali che internazionali. 57 introduction There are no favourable winds for one who knows not where to go (Seneca) This manual describes the main indi cators and/or indices of sustainability, developed in Europe and the United States of America in the last few years. They were developed for a scientific ap proach to the problems of sustainable development and analysis of sustain ability. The indicators can be grouped in families that give different slants on the question, depending on the type of analysis (a) and the systems to which they can be applied (b). The first family (a) consists of indicators of the ener getic, ecological, eco-economic and thermodynamic type for analysis of land, ecosystems, agricultural produc tion (food and forestry), industrial pro duction, waste cycles and global bio geochemical cycles (climate, water, etc.). The second family (b) consists of indicators for systems ranging from the single farm to agriculture on a regional scale, from the single town to a whole province, from industrial production to tourism. They are indicators of both processes and products, and provide a scientific basis for the environmental certification of municipalities, provinces, industrial processes, agricul tural products, and so forth. A R C A and the Department of Chemical and Biosystems Science and Technology of Siena University are the only organizations in Italy with knowhow on all the models of the indicators described in this manual, and with ex - 59 introduction perience based on many studies carried out in the towns, provinces and regions of Italy. They also have experience ac quired through various European Com munity and international projects. Clau dio Rossi and Enzo Tiezzi have coordi nated European projects in which vari ous nations of Europe and America par ticipated. This know-how has been ac quired by the research group through more than 10 years of intense work and exchange with international research groups. Many of the researchers of ARCA and the Department have worked abroad for long periods, acquiring know-how on models and application of the indicators. The universities and cen tres involved have been: - University of Maryland, USA (Profs. Robert Costanza and Herman Daly); - University of Tennessee, USA (Prof. Thomas Hallam); - University of Copenhagen, Denmark (Prof. Sven Jørgensen); - University of Brussels, Belgium (Prof. Ilya Prigogine, Nobel prize for Chem istry); - University of Berlin, Germany (Prof. Christian Leipert); - University of Florida, USA (Prof. Howard Odum); - University of Buenos Aires, Argentina (Prof. Graciela Canziani). Many of these scientists belong to 60 the Scientific Committee of A R C A. Robert Costanza and Sven Jørgensen are directors of the two main interna tional journals in the sector, Ecological Economics and Ecological Modelling. The aim of analysis using these indi cators is to provide public administra tors and private firms with tools to work towards sustainable development. Ap plications completed by our group in clude analysis of the urban wastes of Modena, sustainability analysis of Mod ena province and the Piedmont region, sustainablility land maps (which resem ble CT scans of the land) of all the provinces in Piedmont, emergy analysis of Viterbo province, and study of the production of the wines Barbera d'Asti and Brunello di Montalcino, the ceram ics of Sassuolo and Vignola cherries. A reference book is "Che cos'è lo sviluppo sostenibile?" by Enzo Tiezzi and Nadia Marchettini, Editore Donzelli (Rome, 1999). Besides the CO2 balance defined by the Kyoto protocol, the aim of these studies is also to promote rational use of energy and resources to create maxi mum "sustainable employment" in the system to be developed. We stress that none of the indica tors described here are exhaustive. Analysis may be supplemented with ap plication of a different set of indicators to obtain a different slant on a problem for decision makers. We also underline introduction that the models on which the indicators are based may be difficult and complex. ARCA and the Department can inter pret the results of sustainability analysis and provide numerical indices that can be applied in a simple and immediate way. The challenge of sustainable devel opment is the challenge of complexity, which can only be tackled by an appro priate approach. 61 ecological footprint Since the introduction of the con cept of sustainable development, there has been an ongoing search for methods to support decision making for this pur pose. In the last few years, the ecologi cal footprint approach has frequently been mentioned as one of the indicators that could be used. This environmental accounting methodology was proposed by William Rees (ecologist at the British Columbia University of Vancouver, Canada) with Mathis Wackernagel (director of the In dicators Program of Redefining Progress, San Francisco, and coordinator of the Center for Sustainability Studies at Anahuac University of Xalapa, Mexi co) in the early 1990. The ecological footprint is a mea sure of the total amount of ecologically productive land (forests, arable land, pasture sea, built-up area,..) required to support the consumption of a given population, at different scales ranging from individual and urban to the global scale, using current technology. Its units are hectares of biologically productive land. The ecological footprint assesses people’s use of natural capital by com paring their resource consumption and waste production with the regenerative capacity of the Earth. Since the ecological footprint mea sures the ecological services of a popu lation, we can define it as the portion of 62 carrying capacity necessary to that pop ulation. Carrying capacity is the quantity of population or activity that an ecosys tem can support without losing its in trinsic integrity. Human impact is a function of pop ulation and its activities. It includes both the number of individuals as well as their individual consumption level. The method is based on the follow ing concepts: - space in the productive sense is neces sary for energy and matter flows from the environment which are necessary for human life and activities; - space in the ecological sense is neces sary for the assimilation of waste: every productive process transforms a low en tropy energy and matter flow into a high entropy one, generating pollution and waste that need to be absorbed; - space in the physical sense is neces sary for human settlements, roads, etc. which reduce the amount of ecological ly productive land. The Ecological Footprint Analysis re verses the traditional approach to sus t a i n a b i l i t y, measuring the areas re quired by everyone (or population) in stead of the amount of population per unit of land. The ecological footprint (EF) of any given population (a single individual, a city or country) is the total area of bio logically productive land and water ecological footprint ecosystems (in various categories) re quired to produce the resources and ser vices consumed and to assimilate the wastes generated by that population wherever the land and water is located. The analysis also defines the bioproductive capacity of a region (local, national or global) and compares its EF with this capacity, to determine socalled ecological deficits or surpluses. The ecological deficit indicates whether a region, in principle, is able to supply itself with local resources or it has to rely on “net imports of land”. Since the second principle of ther modynamics states that a complex and self-organized system needs a continu ous flow of energy and matter from out side to survive, the concept of ecologi cal land is a useful account of energy and matter flow, because it deals with the quantity and quality of that flow. The EF analysis is an anthropocen tric point of view: it reflects the impacts of human activity on the environment and resources. Calculation Procedure The methodology is based on the idea that to have a unit of energy or matter we need a given area of ecosys tem to produce the resources for con sumption and to assimilate wastes. To determinate the total land necessary for a certain consumption model, every f l ow has to be expressed in terms of ecologically productive land. Due to the complexity of the systems, we have to use some approximations, considering only major categories of goods. 1. average annual consumption procapita (C, kg/per) of a good (B) is the sum of production and import minus ex port. 2. land pro-capita (L, ha/per) for each good B, is given by the average consumption (C) divided by the produc tivity (P, kg/ha) LB=CB/PB 3. to calculate the EF of a single per son, all footprint components in that category of bio-productive areas are added up. n ∑L EF= B B=1 4. to calculate the EF of a popula tion (EFp) the footprint is multiplied by total population (T): EFp=T(EF) The results are a rough estimate (underestimate) of actual productive land due to the number of approxima tions. 63 ecological footprint The EF is useful as a comparative tool: for example comparing it with the real supply of biocapacity of a region or with hypothetical EF derived from changing in life style of the same popu lation. Since the beginning of the last century, the area of ecologically pro ductive land per person has decreased from 5-6 ha to only 1.5 ha. At the same time, the EF per person of industrialized nations has exceeded 4 ha. These oppo site trends show the difficulty of achiev ing sustainability: the EF of a man living in a rich country is 2 or 3 times greater than the available productive land. Table 1 is an EF ranking list showing the EF and bio-capacity of different countries. COUNTRIES ARCA proposes EF as a tool for lo cal and provincial governments, with the aim to evaluate if a land is able to support the needs of population and the activities. The results are an approximation because all variables cannot be defined analytically, but provide immediately comprehensible information. Combined with the other indicators discussed here, it provides a comple mentary view with a high biological profile. Because the ecological footprint ex presses the concept of sustainability in simple terms, it provides an intuitive scenario of the fundamental require ments for ecological sustainability. ECOLOGICAL FOOTPRINT BIOLOGICAL CAPACITY ECOLOGICAL DEFICIT (NEG) OR SURPLUSES (ha/person) (ha/person) (ha/person) Australia 9.0 14.0 5.0 Canada 7.7 9.6 1.9 Italy 4.2 1.3 -2.9 Perù 1.6 7.7 6.1 Switzerland 5.0 1.8 -3.2 U.S.A. 10.3 6.7 -3.6 WORLD 2.8 2.1 -0.7 Table 1: Ecological Footprint and bio-capacity of various countries. 64 emergy analysis Unlike classical energy and econom ic analyses that only consider items that can be quantified in energy or money terms, thus omitting most free inputs from the environment, emergy analysis is a thermodynamic methodology [in troduced by Odum (Faculty of Environ mental Engineering, University of Flori da, USA) in the 1980s] which considers both the economic and environmental aspects of a system by converting all in puts, flows and outputs to the common denominator of solar energy, the basic energy behind all the processes of the biosphere. This is a primary factor because, al though the market only considers mon etary value, the economy is also based on quantities from the environment, which must be considered and assigned a value, if resources are to be exploited sustainably in the long period. To convert all environmental prod ucts and services to a common energy unit, they are evaluated in terms of equivalent solar energy, called "solar emergy", defined as the solar energy di rectly or indirectly necessary to obtain a good or service. Energy exists in forms of different quality (for example, to obtain a few units of a high quality energy, such as electricity, many units of low quality en ergy as oil are required). A conversion factor called “solar transformity”, de fined as the equivalent solar energy necessary to obtain an energy unit (Joule) of a certain product, is used. Emergy is an extensive quantity (it depends on system dimensions), and is measured in "solar emergy joules" (sej); transformity is an intensive quantity measured in "solar emergy joules/Joule" (sej/J). For products and flows more readily quantified in mass units, trans formity can be expressed in sej/g. Emergy analysis is useful to check applications of the first rule of sustain able development (Daly), the so called sustainable yield principle, that states that resources should be exploited at a rate compatible with their replacement by nature. It can be used to define guidelines for consumption of resources compatible with their formation times. Emergy can be regarded as “energy memory”, the memory of all the solar energy necessary to sustain a system; the greater the total emergy flow neces sary for a process, the greater the con sumption of solar energy and thus the greater the past and the present envi ronmental cost to maintain it. Transformity is an indicator of qual ity because for processes with different products, the higher its value, the more complex is the process and the higher the quality of its product. It is also an indicator of efficiency because for equivalent processes, giving the same product, the lower the transformity, the higher the efficiency of production. 65 emergy analysis All the inputs to a system are distin guished on the basis of their nature, that means their degree of renewability and their provenance. Total emergy nec essary for the system is divided into lo cal renewable (R), local non renewable (N) and imported from outside (F). It is then possible to calculate a set of sus tainability indicators that can be used with emergy and transformity to evalu ate the efficiency and environmental impact of the system and to give indica tions for its sustainable development. Some of the most commonly used indicators are: - The emergy yield ratio, EYR, given by the emergy of the output divided by the emergy of the inputs from the eco nomic system. A value of this ratio close to one means that the system only re turns the emergy that it received from the economy. This index is thus a mea sure of competitivity of a system to pro vide a certain product, or a measure of the ability of the system to exploit envi ronmental resources, for a given eco nomic input. The greater the EYR, the more efficient the system at exploiting natural resources for a given economic investment (expressed in emergy terms). - The empower density is emergy per unit area. A high value of this index is found in areas where emergy is concen trated, such as cities and industrial sites. In such cases the available area 66 can become a limiting factor for devel opment. This index is generally low in rural or undeveloped areas. For equiva lent processes, we can assume the same technological level, thus the higher the empower density, the higher the envi ronmental stress. This index can also be seen as a measure of the carrying ca pacity of the system, beyond which the system is not sustainable. - The environmental loading ratio, ELR, given by the emergy of inputs form the economic system and from local non renewable resources divided by the emergy from local renewable resources. A high value of this index reflects high environmental stress and/or a high level of technology. This ratio increases when high technology is used or when less re newable inputs are used. The figure illustrates how the three indices are calculated for a generic sys tem based on renewable R, non renew able N, and economic F inputs. Many other sustainability indicators can be calculated and new indicators can be introduced to suit the character - emergy analysis istics of a particular system. For exam ple in the previous studies carried out by ARCA of urban systems like cities or regions, it was useful to calculate the emergy/person ratio, namely the emergy used in a certain area divided by the population. This ratio is a measure of the standard of living, where for stan dard of living we mean the availability of goods and resources. A high emergy procapita is usually an index of a high level of technological development, and if renewable resources are not used, of high environmental stress. Different indicators focused on dif ferent aspects can be used sinergically in the evaluation of sustainability, espe cially in comparisons with similar sys tems or the same system at different times. The wide set of possible indicators also increases the field of application of emergy analysis, so that systems of very different nature and different dimen sion can be studied, from the agricultur al, to the urban ones, from the tourist, to the industrial and biological ones, from micro-systems to large dimension systems as cities, prov i n c e s, or even countries. The researchers of ARCA have al ready carried out many studies to evalu ate the sustainability and environmen tal impact of different types of systems using emergy analysis and its indicators. Among these: - studies of agricultural production sys tems; - studies of industrial production systems; - territorial analyses on provincial, re gional and national scales; - studies on waste management systems; - analysis of tourism. An advantage of emergy analysis is that the same methodology can be used to study very different systems and that emergy indicators are easy to interpret, presenting at the same time a valid sci entific basis, when most of the currently methods used in environment and sus tainability field usually lack in this char acteristic. Thus ARCA proposes the employ ment of emergy approach and emer getic sustainability indicators in the in terest of utilizers, in that these instru ments permit to carry on an articulated and deep analysis on the environmental impact of the analysed activity, to de fine guidelines to improve the “environ mental performance” and to monitor the temporal evolution of systems, as required by the recent laws and regula tions (ISO 14001, ISO 14040, EMAS, etc.). The results of emergy analysis can be also useful to create specific marks of ecocompatibility/sustainability to protect and promote products and ac tivities on the market and of relevant interest not only for the single manager, 67 emergy analysis but also for the Associations of category that can orient and protect on the mar ket their associates. Emergy analysis and in particular the environmental loading ratio, can be used to create territorial sustainability maps (that could be called CT scans of the land). The figure on page 19 shows one such map made by our research group for the administrations of Mode na province. To conclude emergy analysis is one of the most powerful modern methods to evaluate the sustainability and envi ronmental impact of systems of differ ent types, and can be used in the plan ning phase, and for the certification, improvement or restoration of systems, always in the optic of sustainable ex ploitation of natural resources and of an economic development able to respect the nature and to find an integration with the environment. 68 greenhouse gas inventory Climate change is widely recognized as a serious potential threat to the w o r l d ’s environment. As more people consume more fossil fuel, increasing amounts of carbon dioxide (CO 2) re leased into the atmosphere have begun to dramatically change atmospheric composition. Fossil carbon is the main contributor to anthropogenic CO2 emis sions whose effects are enhanced by land use changes and deforestation. Carbon dioxide and other gases (nitrous oxide, methane and halogenated com pounds such as chlorofluorocarbons, hydrofluorocarbons, perfluorocarbons and sulfurexafluoride) trap heat in the lower atmosphere causing global warm ing, the so called Greenhouse Effect. During the last century a number of important scientists warned that carbon dioxide emissions could lead to global warming. But, it was not until the 1970s, that growing understanding of the Earth-atmosphere system brought this field of science to wider attention. To give policy makers and the general public a better understanding of what researchers had learned, the United Na tions Environment Programme (UNEP) and the World Meteorological Organi zation (WMO) established the Intergov ernmental Panel on Climate Change (IPCC) in 1988. The IPCC was given a mandate to assess the state of existing k n owledge about the climate system and climate change, the environmental, economic and social impacts of climate change, and possible response strate gies. Enrico C. Lorenzini , Harvard-Smith sonian center for As t r o p h y s i c s, Cam bridge, Massachusetts (USA) describes global warming: «conforming to recent estimation, doubling of atmospheric CO2 will translate into a 1 to 4 degree Celsius increase in global temperature by the end of the century. The mean val ue is thus 2.5 °C per 100 years. To better understand the meaning of such an in crease one must look at Earth’s climatic history. Palaeoclimatic studies reveal that, since last glaciation which oc curred 14000 years ago, Earth’s mean temperature risen in 10 °C during 4000 years. Maximum temperature deviation, since last glaciation, is 0.25 °C per cen tury. Forecasted temperature increase for the next century is therefore 10 times higher than historical values». The IPCC First Assessment Report re leased in 1990 confirmed the scientific basis for climate change. The projection, based on current emissions trends, indi cates a scenario leading to the equiva lent of a doubling of pre-industrial CO2 concentrations by 2030, and a trebling by 2100. If current trends continue, the mean sea level is expected to rise some 15-95 cm by 2100, causing flooding and other damage. Climate zones (and thus ecosystems and agricultural zones) 69 greenhouse gas inventory could shift towards the poles by 150550 km in the mid-latitude regions. The frequency and intensity of extreme weather events may change. As a result, human settlements could be under mined in some regions, individual species will become extinct, economic activities and human health will experi ence many direct and indirect effects. In response to growing scientific un derstanding, a series of intergov e r n mental conferences focusing on climate change were held in the late 1980s and early 1990s. In June 1992, negotiators from 178 countries conveyed in the Rio de Janeiro for the United Nations Con ference on Environment and Develop ment. During the conference the UN Framework Convention on Climate Change was signed. The Convention es tablished that developed countries were committed to taking measures aimed at returning their greenhouse gas emis sions to 1990 levels by the year 2000. The document entered into force in 1994 but it was soon clearly understood that it could not be sufficient for com bating climate change. The Kyoto Proto col was then adopted by consensus in December 1997. Under the Protocol in dustrialized countries have a legally binding commitment to reduce their collective greenhouses gas emissions by at least 5% compared to 1990 levels by the period 2008-2010. Cuts in green house gas must be focused on CO 2 emis - 70 sions since CO 2 is estimated to have made the biggest contribution to global warming, representing 64% worldwide and more than 81% in Italy. The dominant human activity or dri ving force for climate change is fossilfuel combustion (due to its carbon diox ide emissions). Since CO2 has a long re silience in atmosphere (50-200 years) and it can be removed only by increased photosynthetic activity it is obvious that the most realistic program to reduce CO2 concentrations, is cutting the emis sions, as it is established by the Kyoto Protocol. It is also obvious that coun tries with strong human and industrial settlements are required to handle a more convincing commitment. An accu rate CO 2 balance becomes a useful tool to best organize all the policies and measures needed to achieve consistency in cutting gas emissions. Overall this would require strong efforts by the in dustrialized countries. A CO2 balance lies in quantifying anthropogenic greenhouse gas emis sions together with the environments capacity of absorbing them. Therefore it is necessary to detect and model carbon dioxide and greenhouse gas emissions sources (both direct and indirect) and carbon sinks (carbon sequestration sites). Globally CO2, N2O and CH4 make the largest contribution to global warming. The other gases, as the halo genated compounds, rarely are taken greenhouse gas inventory into account because of their minor contribution to the analysis, unless spe cific industrial productions raise their concentrations. Data are collected through a whole year period in order to reduce uncertainty of the results due to climatic and seasonal fluctuations. AR CA and the Department of Chemical and Biosystems Sciences have calculated carbon dioxide balance of Viterbo County and of the city of Turin. Carbon dioxide from the burning of fossil fuels is the largest single source of greenhouse gas emissions from human activities. Oil, natural gas, and coal fur nish most of the energy used to produce electricity, run automobiles, heat hous es, and power factories. Energy sector direct and indirect CO 2 emissions can be divided in thir major sources: electric p ower generation, methane, fuel oil, GPL, petrol and diesel oil. Italian electric power generation is mainly produced through non-renew able fossil fuel combustion. Use of re newable sources supplies only to a 7.4% of the whole national demand. It is nec essary, in any case, to determine the po tential in the system of any renewable energy source. Once taken this factor into account electric power can be con verted in CO2 tons. Methane, fuel oil, GPL, petrol and diesel oil are directly used in transport, industrial and agri cultural sectors. The specific combus tion process can determines their final contribution. N2O and CH 4, direct emissions in the atmosphere contribute to greenhouse effect. The amount of their emissions must be converted in CO2 equivalent in order to better compare all the data ob tained. Next step is to calculate environ ment capacity in carbon sequestration. Land vegetation, particularly forests, act as carbon sinks assimilating carbon dioxide through photosynthetic processes giving biomass as final prod uct. Modeling forests distribution in the system is therefore necessary to quanti fy the amount of CO2 sequestered from the atmosphere. Difference between CO 2 and CO 2 equivalent from sources and CO 2 ab sorbed by sinks gives a model of the car bon fluxes acting through the system. IPCC Second Assessment Report concerns the consequences of climate change at regional level. One of the possible Italian scenarios was deter mined to be the loss of 95% of the alpine glacier, enlargement of desert ar eas (phenomenon already observable) and sea-level rise (15-29 cm). All these data enhance their importance due to the structure and organization of the peninsula. National efforts needed to achieve Kyoto Protocol consist of a 6.5% reduction. The 6.5% reduction in Italian emissions equates to total emis sions of the three main greenhouse gas - 71 greenhouse gas inventory es by 2008-2012 of about 100 million tons of carbon dioxide equivalent. Even though the Protocol has not yet been ratified future policies and measures to achieve the commitments have been delineated. Italian Ministry of Environment and FIAT established a Protocol with the tar get of reduction vehicles fuel consump tion. In 1999 financial plan the govern ment introduced Carbon tax (a charge to be paid on each fossil fuel, propor tional to the quantity of carbon emitted when it is burned). It would be interest ing to use this tax to enlarge carbon s i n k s, since green areas are the only “natural capital” able to sequestrate carbon from the atmosphere. Only Swe den, Norway, The Netherlands, Denmark and Finland have implemented taxes based on the carbon content of energy products. Recently Italy, adding its con tribution, introduced up the debate on this kind of taxes in the European Com munity. Climate change is predicted to have widespread consequences; common and coordinated policies and measures at Community level are expected to be necessary to complement national ini tiatives. Potential reduction from Com munity measurers cannot be taken without a precise carbon dioxide fluxes s t u d y. Economic activities producing emissions would also need to analyze their production chain as demonstrated 72 in the FIAT Protocol. Moreover, electric power producers, transport operators (a Protocol has already been established with the Federtrasporti), Petroleum so cieties, ecc. must demonstrate their ef forts in reducing emissions. Efforts that would be supported, in the beginning, by incentives and public pressure and later by legal measures including fines. Several Italian and European regions used carbon dioxide balance as a tool to quantify their commitments to achieve the Kyoto Protocol. It should be noted that the Kyoto Protocol target, anyway, would not be enough to control climate change and it would be necessary to embrace a stronger target. It is therefore useful to possess a ready to use model of annual carbon fluxes. ARCA suggests the use of a carbon dioxide balance as a tool to quantify and model emissions (comparing them to 1990 values) in order to better under stand which sectors have more respon sibility. CO2 balance together with the other indicators gives a more complete analysis of sustainability of the system under study. natural capital accounting The evaluation of natural capital, namely the estimate of the natural con tribution to human welfare, is one of the most important factors to take into consideration when establishing a poli cy of sustainable development. Generally, capital is considered to be a stock of materials or information that is contained in the matter and exists at a point in time. There are different iden tifiable forms of capital: natural capital (such as trees, minerals, ecosystems, the atmosphere and so on), manufactured capital (such as machines, buildings and so on) and the human capital of physi cal bodies (such as people). Each form of capital stock gener a t e s, either autonomously or in con junction with other capital stocks, a flow of services that humans use to en hance the own welfare. Humans utilize flows of materials, energy and information, from natural capital stock, which combine with other forms of capital (manufactured and hu man capital) to produce welfare to themselves. Thus, the natural capital is essential to human welfare and it is not feasible to substitute, in total, with oth er forms of capital; moreover manufac tured and human capitals require nat ural capital for their existing. In sustainable development theory, it is not only important that the total capital is kept constant (definition of weak sustainability) but that each form of capital is kept constant, as these are not replaceable between themselves (definition of strong sustainability). In recent years, many articles were written in important international sci entific reviews about sustainability and the valuation of natural capital, but the most important study is probably pub lished by "Nature" on May 1997. Prof. Robert Costanza is the first au thor of this article, he is member of the International Society for Ecological Economics (ISEE), at University of Mary land, and one of the most important theorist of sustainable development. The article is rich in data, tables and references and demonstrates a conclu sion that the insiders already knew, namely that the services provided by environment have a value higher than the global gross economic national product (GNP). The authors’ conclusions were im portant to: - make the range of potential values of the services of ecosystems more appar ent; - establish at least a first approximation of the relative magnitude of global ecosystem services; - set up a framework for further analy sis; - point up those areas most in need of additional research; - stimulate additional research and de bate. 73 natural capital accounting The services that ecological systems offer to humans and the natural capital stocks that produce them contribute to human welfare, both directly and indi rectly, and represent part of the total economic value of the Planet. For the entire biosphere, the value of services of the environment which contributes to human welfare is estimated to be in a range of US$ 16-54 trillion (10 1 2) per year, with an average of US$ 33 trillion per year. The total global gross national product is estimated around US$ 18 trillion per year. Most ecosystem services are situat ed outside the market economy, such as the aesthetic and affective value of the landscape. So this must be considered a minimum estimate, probably increasing with other researches, if we consider that the authors have taken some pru dential measures in the cases of major uncertainty. Moreover, because the natural capi tal and ecosystem services will become more stressed and scarce in the future, their value will grow. The valuation of natural capital can be estimate both on global and on local scale. The method of calculation is based on the subdivision of analyzed system in the various ecosystems constituting it and on the determination of principal ecosystem services. Nature continuously offers to humans its services, such as 74 climate regulation, pollination, nutrient cycling and so on. These are usually not included among the economic goods which contribute to enhance human welfare. Yet, nature constantly guar anties the supply of these services leav ing aside the demand. In this way we can build a matrix (called matrix of calculation of ecosys tem services); the values of each ecosys tem service for all the ecosystems that we have considered are listed in the columns, while the values of different services for the same ecosystem are list ed in the rows. The total value of natural capital is obtained with adding all the values written in the matrix. The methods of calculation for each ecosystem service are different and change depending on the considered service. We can usually take the market value, or the price, or the consumer sur plus, or the net rent. Otherwise the val ue of ecosystem service can be estimat ed by the willingness-to pay, WTP. If the ecosystem provides a service such as the water purification through filtration and percolation of surface wa ter into the aquifer, then the beneficia ries of this service should be willing to pay a cost for this service equivalent to a water treatment facility. If the ecosystem provides a service such as nitrogen fixation through the microorganisms, then the beneficiaries natural capital accounting of this service should be willing to pay up to the equivalent cost of the “green manure” (utilize the leguminous plants to manure) for it. The valuation of natural capital al lows: - to help to modify systems of national accounting to better reflect the value of ecosystem services and natural capital, because human welfare is not truly re flected in GNP; - to evaluate the benefits of the specific projects or actions, because the ecosys tem services are largely outside the market and are often ignored or under valued. This leads to an error in the val uation of social and economic costs which often far outweigh market based benefits. On the other hand some objections have arisen recently about the valuation of natural capital. Some people, argue that valuation of ecosystems is impossi ble, because we cannot place a value on such intangible things, as human life, environmental aesthetics, or long-term ecological benefits. But, in fact, we do this every day when, for example, we value the benefit of building safer high ways to reduce travel injuries and deaths. Another frequent argument is that we should protect ecosystems for purely ethical or aesthetics reasons, passing over their value. But there are equally compelling moral arguments that may be in direct conflict with the argument to protect ecosystems. The main limitation of this method is that this estimate is inevitably based on a static snapshot of what is a com plex dynamic system. In short, to continue the way of the sustainable development it is very im portant to consider both economic ar guments, first the valuation of natural capital, and moral arguments. Particu larly it is important to value how changes in quality or quantity of the ecosystem services can modify the costs and benefits associated with human ac tivities. A R C A utilizes this method of analysis in order to establish on the lo cal scale the contribution of goods and services which the nature daily offers to preserve and to enhance the welfare of each person. Finally, because decision making in the present society is often based in economic terms, natural capital ac counting is a suitable indicator which, if repeated and related to utilized goods and evolution of behaviors, can help de fine the actions economically sustain able to defending nature. 75 life cycle analysis Life Cycle Analysis (LCA) is a tool that enables us to systematically mea sure the effects of the human activity on the environment. During the life cy cle analysis of a product (or of a process or an activity), the environmental im pacts are studied of the whole produc tive cycle, from the use of material and energy until the consumption and the management of the waste produced. This method allows an environmental diagnosis of the whole story of a prod uct, a cycle called “cradle to grave”, that is from its production until the exhaus tion of its functions and effects. LCA is a direct offspring of the glob al configuration and energetic audit studies of the late 1960s and of the ear ly 1970s, and it represents, as a natural extension, the basis for the eco-la belling schemes required for the prod ucts by the production companies, which the market requires more and more. The LCA methodology utilises an ap proach that is very similar to other tools such as Cradle to Grave Analysis, Ecobalancing or Material Flow Analysis. The structure of a LCA is: - definition of goals and scopes, and of the boundaries of the study - collection of data concerning the dif ferent stages of the life cycle (Life Cycle Inventory) - data processing and evaluation of en vironmental impacts (Life Cycle Assess - 76 ment) - results Interpretation (Life Cycle Inter pretation) The stage of the scopes determina tion of the analysis concerns the objects to be achieved. They consist, as already stated, of the evaluation of the environ mental and energetic performances of a product, identifying, from the ecological point of view, the most critical phases which can be modified; of the compari son of different goods and services, also for commercial purposes, or accom plishing the same functions, so that the choices relevant to them can be opti mised. The goals definition is also useful so that the adopted methodologies, the reasons why the analysis is done and the audience to whom communicate the results are clear. The phase called Life Cycle Inventory is the core of the life cycle analysis. It consists of four successive modules de scribing the environmental implications of the analysed life cycle. The Inventory is a repetitive process, which means that the stages being part of it take place more than once, until the final goal is achieved. The first Inventory stage is called the F l ow Chart description and it is the graphic translation of the process evo lution with its different phases, repre sented by boxes, linked by material lyfe cycle analysis f l ow s, represented by arrows. Consis tently with the meaning of the Life Cy cle Analysis, the Chart describes the process, from the product formulation, through the conditions of production and consumption, until the waste stage. The Flow Chart is therefore a model of the reality which can be more or less detailed. Its purpose is to give a first ori entation to the search of the data need ed for the study. The next step is to provide a numeri cal connotation to the information gathered representing the process, that is collecting data for each sub-process or flow identified. With regard to this, two kinds of inputs and outputs of the process can be classified: the economic ones and the environmental ones. The inflows can be either of economic ori gin, such as some raw materials, ser vices and energetic inputs, or of envi ronmental origin, such as the mined or grown raw materials. As for the out flows, the final and semi-final products, the by-products and waste are econom ic, while those affecting the environ ment, such the emissions causing air and water pollution, as well as the solid waste, are environmental. In general, the items that need to be addressed in the data collection can be summarised as follows: - data exactness, completeness and rep resentativeness; - space-temporal and technological de - scription; - consistency and reproducibility of the methods used; - sources of data and their representa tiveness; - uncertainty of the information. Once the study goal set and the life cycle identified, both graphically and numerically through the data collection, it is necessary to deepen the knowledge of them by relating the process to the surrounding environment and to other inter-related processes, and, within the process itself, to identify the major components in comparison with the less important ones. This is the phase when the system boundaries are identified, which means that we decide which unit processes will be included in the analy sis and which will not. Once the data gathered, a range of further information is available about the analysed system, which could also bring to new require ments or boundaries, and to review the collection proceedings, in order to bet ter achieve the study goals. In some cases, new arguments and problems can be identified, such that the analysis scopes can be reviewed. The last stage of the Inventory process is the data processing which first of all foresees the transformation of the data in a tabular form for each phase of the process or life cycle. For in stance, it would be necessary to know the amount of energy and some quali - 77 lyfe cycle analysis tative and quantitative information about the raw materials used and about the product or the sub-product generat ed in each phase. The fact of gathering data in a series of tables allows the cre ation of an information base, upon which to evaluate the development of a whole process or to compare it with an other. The so-called Life Cycle Assessment follows the phase called Inventory. Dur ing this phase the corresponding values in terms of environmental impact are associated to the collected data, which means that the whole product evolution “cradle to grave” is translated in terms of environment effects. Adequate soft ware have been created that enables to process data facilitating interpretation and assessment of data. The use of resources and productive factors, as well as the emissions and the waste production, affects the descrip tive parameters chosen to assess data collected in the Inventory phase. They are, for instance, the exploitation of non-renewable resources and of energy, the Global Warming of the planet, the negative effects to the ozone layer, wa ter and soil toxicity and the human ex posure to toxic substances. Of course, not all the environmental variables have the same weight in the different analysis, mostly when we analyse different processes. For in - 78 stance, a type of process, or a produc tion stage of a process can have effects more in terms of non-renewable re sources consumption than of climate change related gas emissions, in com parison with another phase. It is there fore necessary to assign weights which to each category. The weighting of the different environmental components will enable the analysis to move from a more general analysis called process en vironmental profile to a real environ mental index obtained from the weight ed sum of all the partial results. Since the weighting factors are generally de termined according to subjective crite ria, and since there is no large consen sus concerning the approach to be cho sen, it is adequate to select different clusters of these factors, so that a range of results can be obtained, which identi fies also the uncertainty and the possi ble data shifting from reality. The determination of the environ mental index permits the user to identi fy what are the areas of the product life cycle that can be improved, or which one between two different products has a lower impact on the environment. The Assessment phase, from a scien tific and methodological point of view, is still being developed, which means that the operation which associates the data collected in the Inventory phase with the critical environmental vari ables chosen in the impacts assessment lyfe cycle analysis phase does not issue from generally ac cepted and acknowledged rules. Howev er, it is necessary that all the phases of the research are inspired to criteria of transparency, in order to assure that the conclusions obtained are comparable with other studies. The last phase, Life Cycle Interpreta tion, is the outcome of the combination of the Inventory phase and the Assess ment phase. Through the data interpre tation, it is possible to draw some con clusions or recommendations, consis tent with the analysis goals previously set; these findings will have to be pre sented in a transparent and detailed way, so that the results may be used by the decision makers. The life cycle analysis, although a useful tool of evaluation of a process or product environmental performances, has some limitations, because of its very nature. First of all, the collection of exact and detailed data requires much effort and time (in the Inventory phase) to ob tain an accurate representation of real ity. The enterprises themselves are often involved in this operational stage, and they are not always willing to dissemi nate and to publish the information that they consider confidential. The collected data are then processed and submitted to assessment, which are often subjective. This is also true of the interpretations, the diagno sis and the possible suggestions aiming at attenuating the environmental im pacts. In addition, there is no unanimous belief that the translation of the analy sis results into a number index, or score, is a useful simplification, because of the uni-dimensional nature of a number with regard to the complexity of the phenomenon analysed (the interaction between human activity and environ ment) is debeteble. Finally, LCA represents a technical and multi-disciplinary approach to en vironmental problems, whose results are connected with the practitioners’ ca pacity of decomposing, identifying and measuring the meaningful phases of the processes. Though we can assert that this is a methodology with absolute value - if ever they exist! - we can surely state that it is a serious and concrete ap proach, able to identify the corrective actions and to verify their effectiveness by a fast updating of the previous re sults. arca within which there are also engineering experiences, proposes then the adoption of LCA: - to the companies, for whom the po tentialities of a life cycle analysis can be expressed within the comparative eval uation of different products with similar functions; in alternative, the LCA en - 79 lyfe cycle analysis ables to optimise, in terms of environ mental impact, the different phases of a single product life cycle, with a view to the technology and to the production phases, as well as to the methods of dis tribution and to the kinds of waste is sued from the cycle. The methodology could be applied to obtain an ecolabel, which would be also important from the marketing and competition point of view. - to the Public Administration, mostly at local level, which can be interested in LCA projects, since they are useful, tak ing into consideration the interactions between the socio-economic system and the environment, for an evaluation of sustainability of the local area eco nomic development politics. arca proposes Life Cycle Analysis to different clients with a double aim: - to increase the scientific knowledge owned by the client for a better man agement of the environmental re sources, consistently with the principles of the sustainable development inspir ing the research; - to provide the most suitable methods to create a correct Environmental Man agement System enabling to get the Certificate of EMAS and ISO 14000 in ternational standards. 80 exergy analysis Today, in an industrial world, the use of energy and other resources is organ ised in a network that is becoming more and more complex. Technological im provements in matter and energy trans formations are bringing more advanced solutions, however these solutions are more efficient. For instance, we are able to use electricity derived from a nuclear power station for cooking, heating wa ter or powering air conditioning sys tems. The indicator “Exergy” is a more ef fective way to verify if and how much a system is efficient, whether in a single productive process or on a territorial level. Exergy originates from classical thermodynamics, with applications in engineering and, more recently, in ecol ogy and sustainability. Regarding engineering and the exer getic analysis in chemistry, a fundamen tal work that of J. Szargut et al. (see ref erences), while exergy applications at a level of energetic planning in a territory was introduced by G. Wall who, for his controversial position against nuclear energy (unreasonable from an exergetic point of view), lost his place at Stock holm University. Prof. S.E. Jørgensen’s group has de veloped, in recent years, the exergy ap plication to ecological systems and in particular to aquatic ecosystems. Re cently this approach was used to study agricultural systems as well. Exergy is the maximum work that can obtained from a system when the system is brought from its present state to the so called “dead state”, that is, to a state in thermal, mechanical and chemical equi librium with the surrounding environ ment The Exergy formula is: Ex = S(T – To) – V (p – po) + + i Ni (µi – µ oi) = T (S – Seq) Where T, p, µi, To, P o and µ oi, are re spectively temperature, pressure and chemical potential of the system and of the surrounding environment; V is vol ume, N number of molecules and S is the entropy of the system, while Seq is the entropy of the system at equilibri um. Exergy is measured in Joule. Natural resources are traditionally divided in energy and other resources. Such a division is often arbitrary: for in stance, wood can be considered whether a building material or a fuel; the same thing is true for oil. All these aspects need to be consid ered on a common basis which can’t simply be reduced to economic value. Exergy is the appropriate foundation to value the utility of a resource from a fruitor’s point of view. In general, the exergetic amount of an object can be calculated by multiplying its energetic amount by a conversion factor, always smaller than 1 because the work we can 81 exergy analysis obtain employing a certain amount of energy is always smaller than its amount of heat. Man uses a very small portion of ex ergy from sun, for instance by farming. Only less than 20% of the total flow of resources, that converge towards pro ductive systems of the industrial society, arrives at its final use. Some of the enormous energy loss can be avoided by designing productive process in a differ ent way. For such a process the measure of exergy is principally based on the sum of the individual parts of the system, that is, raw materials, energy use, final prod uct. This approach is based on the hy pothesis that many properties and func tions of a substance or a chemical can be considered, at least in a first stage, as the combination of the contribution of molecular atoms and bonds. An exergetic analysis at a territorial level gives information on the level of organisation of a system related to bal anced resources management. This in formation can be useful to identify the areas where technical improvements or conservation measures can be designed. This kind of analysis is more effective if it is used as a mean of comparison be tween similar systems. R e c e n t l y, S.E. Jørgensen extended this approach to systems at a bio-eco logical level. His results considered the relations between entropy and informa - 82 tion, using the genetic information of each species to account for the level of organisation of the ecosystem. For example, the exergy of an aquatic ecosystem whose components are phytoplankton (P), zooplankton (Z), fish (F) and detritus (D), is given by: Ex = RT [P (1.79·106) + Z (3.15·107)+ +F (2.52·108) + (D+P+Z+F)·7.34·105] This formula is useful only to com pare some ecosystems and evaluate the level of the system organisation. In recent years the ratio Exergy/Emergy was proposed as an indi cator. This ratio measures the efficiency with which an ecosystem transforms its inputs (in emergy terms) in organiza tion. Jørgensen showed that Emergy and Exergy had a very strong correlation in the development of natural selection. This ratio can be useful to determinate the level of evolution of an analysed ecosystem and compare different nat ural and artificial ecosystems. arca proposes the Exergy Analy sis as a validated approach in order to: - Check the state of aquatic ecosystems such as lakes, rivers, wetlands, etc. using information from similar ecosystem studies realised by arca. - Measure the efficiency of a system, in particular farming, pisciculture and breeding of livestock. environmental certification Environmental protection has re cently become important in interna tional policy mainly for what concern businesses because they must increas ingly meet urgent requests for “environ mental quality” of products and services from governments and environmental associations and movements. Environ mental certification is also increasingly required by public administrations. Until a few years ago the responsi bility for environmental conservation was delegated totally to public institu tions, that had to reconcile environmen tal requests with production needs. They often had inadequate operative and legislative instruments. A new mentality is now growing in advanced countries. Environment and development are no longer seen as competitors, but cooper ation between all parties to find a solu tion to environmental problems is sought. In this context was born the “envi ronmental certification”, that is a vol untary participation in an environmen tal management program, the targets of which are observation of laws, rules and existing agreements,and continuous im p r ovement of environmental perfor mance. In Europe the ECC 1836/93 Regula tions called EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) began operation in June 29, 1993. Certification according to international rule ISO 14001, Novem - ber 1996, can be undertaken by organi zations of any type, size or nationality. In both cases, to obtain environ mental certification the organization must draw up an environmental pro gram with well defined objectives, and has to set an adequate environmental management system that is constantly revised and periodically audited. To ob tain and maintain certification, the or ganization has to demonstrate quali/quantitatively that its “environ mental performance” is improv i n g . EMAS requires a specific environmental declaration that must be presented pe riodically. Participation in an environmental certification program has benefits and costs and the benefits should justify the costs. Among them: - investments in instruments and plant (e.g. to monitor and reduce pollution, save energy, etc….) - costs of processes modifications - costs of certification inscription - costs and benefits due to improvement in image and external relations - costs and benefits of an operational character due to an increase in environ mental efficiency, with particular regard to: - optimization in the use of resources - rationalization of procedures - reduction of environmental risks - rationalization and simplification of procedures 83 environmental certification - increased possibility of finance for protection of public interest - simplification of procedures needed for authorizations. To demonstrate the improving of the environmental efficiency is a funda mental requirement of every type of certification, the European regulations suggest that indicators of the status of the environmental management system be used. The sustainability indicators in troduced in this handbook, especially of those derived from emergy analysis of Odum, are suitable for this purpose be cause they monitor environmental per formance of a system and enable com parison with similar systems. Unlike many other commonly used indicators, they are not only easy to interpret, but also have a strong theoretical basis and are both practical and scientifically rig orous. Organizations wishing to undertake certification must consult experts in en vironmental problems, to identify the environmental impact factors that must be considered, to organize a correct en vironmental policy with well defined objectives, and to establish an appropri ate environmental management system for the proposed objectives. These ex perts must be up to date with the most advanced world research and modern methodologies. arca is one such association that operates in close contact with the De - 84 partment of Chemical and Biosystems Sciences and Technologies of the Uni versity of Siena (Italy). It offers scientif ically valid methods and keeps up to date with the most qualified and ad vanced research in the environmental field. arca can also train company staff in environmental management. The non profit-making status of the as sociation is a guarantee of serious and impartial work. Furthermore the scien tific committee of a r c a i n c l u d i n g Prof. Tiezzi, Prof. Ilya Prigogine (Nobel prize for Chemistry in1977), Prof. Robert Costanza, and other famous scientists further qualify the association. Besides ISO 14001 and EMAS, the methodologies discussed here can also be used to obtain certification of eco compatibility of products based on the concept of Life Cycle Assessment (LCA –ISO 14040). This considers all the pro duction steps of a product, including planning and disposal. Its importance is increasing, in that markets are begin ning to favour products that respect na ture. This certification is thus particu larly important for agriculture and food products. Environmental certification has a wide range, because not only industry can be certified, but also public struc tures such as towns or sectors as tourism. Accommodation with particular characteristics of ecocompatibility is in increasing demand and some tour-oper - environmental certification ators indicate the environmental quali fications together with the category. Environmental certification is there fore the concrete application of the sci entific-theoretical methods summa rized in this handbook. It is the first step that organizations must make to show that they are operating with respect for the environment. Environmental certifi cation is not the final goal, but the defi nition of starting conditions that must be improved in the long way of environ mental restoration and sustainable de velopment. In particular lately environmental certification is becoming widespread for cities, especially of tourist, historical and cultural interest, that intend to demonstrate their effort in environmen tal field, to improve their environmental performances and promote, thus, their images. All this after the tremendous outcry of the first environmental certifi cation of the village Varese Ligure (in North of Italy), through RINA (Registro Italiano Navale), one of the main Italian institutions of certification, with which the Department of Chemical and Biosystems Sciences and Technology of the University of Siena has subscripted, starting from 2000, a convention that ratify the reciprocal will to collaborate for the diffusion of environmental certi fication and preservation of the envi ronment. 85 glossary ENERGY BALANCE: an account of the total energy which flows in a system. BIOMASS : all plant and animal organic matters living and otherwise. movement. CAPACITY: it is defined as a load which a causing irreversible alterations. CAPITAL: all natural systems (seas, rivers, the initial conditions. WORK: the product of a force acting on a body and the distance of the body moving in the direction of the force. lakes, forests, flora, fauna, land), and the GROSS DOMESTIC PRODUCT (GDP): the value of goods products of farming, fishing, hunting and the and services which a country produces in artistic and cultural heritage of a territory. ayear. COMPLEXITY: a characteristic of systems the be havior of which is not the sum of its parts. ENVIRONMENTAL ACCOUNTING: an account of the val - ue of the natural and environmental re sources with economic and non-economic indicators, quantifying ecosystem services and damage to the environment. RENEWABILITY: the quality of natural replacement of a resource. SYSTEM: a part of the physical world separate from the surrounding environment. REPLACEABILITY: the quality of a resource to be substituted by another. STEADY STATE ECONOMIC: if we use the word growth GROWTH: increase of a system (economic or oth - to indicate a quantitative change and the erwise) resulting from the addition of mat - word development for a qualitative change, ter, assimilation or aggregation. then we can say that an economy in the EMERGY: the total quantity of solar emergy di rectly or indirectly required to generate a product or a flow in a given process. steady state develops but does not grow. DEVELOPMENT: increase or realization of potential in the economic and other senses ENERGY: the ability of a body to perform a work SUSTAINABLE DEVELOPMENT “to meet the needs of the and dependent on its chemical or physical present without compromising the ability of state. future generations to meet their own needs ” ENTROPY: the inclination of a body, system or the Universe to undergo deterioration in the quality of the energy. EXERGY: the maximum mechanical work that can be obtained from an energy flow. In the 86 IRREVERSIBILITY: the unidirectionality of a process or reaction which prevents exactly return to population can put on a habitat without NATURAL sunlight to synthesize organic matter from simple inorganic molecules. HEAT: a form of energy depending on molecular CARRYING of the ecosystem. PHOTOSYNTHESIS: a biochemical process which uses (Rapporto Brundtland, 1987). There is sus tainable development when: 1) resources are used at a rate less than or equal to the rate of regeneration. 2) pollutants are produced at a rate less than analysis of ecosystem sustainability, this or equal to the recycling or absorption ca - function measures the level of organization pacity of the environment. useful equivalents Units of Energy and Work 1 joule (J) of energy. Joule (J): the energy necessary to move the application point of a force of 1 Newton (N), 1 meter (m). 1 J = 107 erg Units of Power Erg (erg): the energy necessary to move the application point of a force of 1 dyne (dyne), 1 centimeter (cm) Calory (cal): the energy necessary to in crease the temperature of 1 gram (g) of distilled water, by 1°C (from 14.5°C to 15.5 °C) at standard pres sure. 1 cal = 4,186 J Watt (W): the power corresponding to 1 joule (J) of work per second (s). Steam-Horse (CV): the power corre sponding to 75 kilogram meters (kgm) of work per second (sec). 1 CV = 735.499 W Units of concentration Kilogram meter (kgm): the energy nec essary to move the application point of a force of 1 kilogram (kg), 1 meter (m). 1 kgm = 9,81 J Parts per billion (ppb) Watt hour (Wh): electric energy equal to the work done by 1 Watt (W) of power in 1 hour. 1 Wh = 3600 J SI prefixes Ton Equivalent of oil (tep): the energy of one ton (t) of crude oil. 1 tep = 4,186x1010 J Parts per million (ppm) k = kilo = x103 m = milli = x10-3 M = mega = x10 6 µ = micro = x10-6 Ton Equivalent of Coal (tec): the energy of one ton (t) of coal. 1 tec = 2,930x1010 J G = giga = x10 9 n = nano = x10-9 T = tera = x10 12 p = pico = x10-12 Solar Emergy Joule (sej): the solar ener gy directly or indirectly equivalent to 87 arca studies ARCA researchers have already carried out various assessment studies of the sustainability and environmental impact of different systems, using numerous analysis methods and indicator technologies. We present these experiences below: “Analysis of Italy”, 1992, 1994. “Analysis of Italian agricultural system”, 1992. “Analysis of Tuscany”, 1994. “Emergy evaluation of energy policies for Florida”, 1995. “Sustainability assessment of Municipality of Vignola and cherry production”, 1996. “Sustainability assessment of three wine productions in the Province of Siena: Chianti, Brunello of Montalcino e Nobile of Montepulciano”, 1997. “The Sustainable Management of wetland ecosystems in Latin America”, 1997-2001 88 “Sustainability assessment of Province of Modena”, 1998. “Sustainability assessment of the waste management system in the Municipality of Modena”, 1998. “Sustainability assessment of five tourist/thermal businesses in the Province of Siena”, 1999. “ Sustainability assessment of ceramic production in the Municipality of Sassuolo”, 1999. “Sustainability assessment of Province of Viterbo and some its municipalities”, 1999. “Sustainability assessment of the waste management system in the Province of Siena”, 1999. “Sustainability assessment of Municipality of Torino and Regione Piemonte”, 1999. “Sustainability assessment of Municipality of Montalcino and production of Brunello wine”, 2000. “Sustainability assessment of Municipality of Pescia”, 2000. “Sustainability assessment of Province of Ravenna”, 2000. “Study upon a Sustainable Development Scenarios Evaluation Project of Venice Lagoon ”, 2000. The results of the above studies were presented in various international workshops, meetings and congresses, and published in leading scientific journals.