Tutela della natura e salvaguardia dell`agricoltura
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Tutela della natura e salvaguardia dell`agricoltura
Provincia di Pavia Settore Faunistico Naturalistico TUTELA DELLA NATURA E PRINCIPI DI SALVAGUARDIA DELLE PRODUZIONI AGRICOLE Attività svolte dalla UO Caccia • Realizzazione e approvazione del Piano Faunistico • • • • venatorio e di miglioramento ambientale del territorio provinciale; Istituzione e gestione degli Istituti venatori pubblici (zone di ripopolamento e cattura, oasi di protezione); Istituzione e controllo degli Istituti venatori privati (Aziende faunistico-venatorie, Aziende agri-turistico venatorie, Zone addestramento e allenamento cani); Istituzione e la nomina dei Comitati di gestione e il controllo degli Ambiti territoriali di caccia; Prevenzione, accertamento e liquidazione indennizzi per i danni causati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole; • Redazione di progetti di miglioramento ambientale; • Organizzazione di corsi ed esami per il conseguimento • • • • • • dell’abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria; Stampa e ritiro tesserini venatori; Realizzazione di corsi ed esami per l’abilitazione alla forme di caccia di specializzazione, in particolare: selecontrollori per la caccia di selezione agli ungulati, biometristi, cacciatori accompagnatori esperti, cacciatori al cinghiale in braccata; Organizzazione dei corsi ed esami per gli operatori abilitati al controllo della fauna selvatica (art. 41 L.R. 26/93); Realizzazione di piani di controllo per le specie invasive; Censimenti della fauna e redazione dei Piani di prelievo della fauna cacciabile; Approvazione delle integrazioni provinciali al Calendario venatorio regionale; Colture agricole: frumento • Il frumento o grano è noto fin dai tempi antichi e rappresenta ancor oggi, soprattutto nelle zone temperate, la principale fonte di cibo per l’uomo. • E’ originario dell’Asia sud-occidentale ed attualmente viene coltivato in tutti i continenti. • La produzione italiana di frumento tenero (Triticum aestivum) è concentrata prevalentemente al Centro-Nord e copre solo in parte il fabbisogno nazionale (55%). • La superficie investita, dopo una forte contrazione verificatasi negli anni ’80 soprattutto al Nord, a vantaggio di colture più produttive e redditizie, quali il mais, l’orzo, la barbabietola e la soia, ha recentemente ripreso ad aumentare a seguito della politica di aiuti comunitari. • Le varietà a semina autunnale coltivate in Italia sopportano bene i freddi invernali e richiedono temperature crescenti. In fase di maturazione il frumento si avvantaggia di un clima caldo e poco piovoso. . • Il frumento è una pianta a medie esigenze idriche e teme fortemente, specie nei periodi freddi, il ristagno d’acqua nel terreno a seguito del quale si verificano sviluppo stentato per asfissia radicale e attacchi parassitari; teme inoltre i forti venti ed i temporali primaverili in quanto causa di allettamento. • L’aumento produttivo registratosi negli ultimi anni è in gran parte dovuto al lavoro di miglioramento genetico, iniziato già ai primi del Novecento. • In provincia di Pavia nell’anno 2011 la coltura di frumento tenero ha investito una superficie di circa 10.000 ettari con una produzione media di circa 44 quintali ad ettaro. Colture agricole: mais • Il mais o granoturco è una pianta erbacea annuale ed è uno dei più importanti cereali largamente coltivato sia nelle regioni tropicali che in quelle temperate, in quest'ultimo caso a ciclo primaverile/autunnale. • Il mais rappresenta la base alimentare tradizionale nelle popolazioni dell'America latina e, localmente, in alcune regioni dell'Europa e del Nordamerica. • Nelle regioni temperate è principalmente destinato all'alimentazione degli animali domestici, sotto forma di granella, farine o altri mangimi, oppure come insilato, generalmente raccolto alla maturazione cerosa. È inoltre destinato a trasformazioni industriali per l'estrazione di amido e olio oppure alla fermentazione, allo scopo di produrre per distillazione bevande alcoliche o bioetanolo a scopi energetici. • L'infiorescenza femminile, che porta le cariossidi, si chiama correttamente spiga ma viene più spesso impropriamente chiamata "pannocchia". • Le regioni italiane più intensamente maidicole sono Veneto, Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia: da queste quattro regioni si producono circa i 2/3 di tutto il mais prodotto in Italia. • La produzione nazionale copre circa l’85% del fabbisogno interno (rappresentato quasi esclusivamente dall’impiego zootecnico), che pertanto deve essere integrato ricorrendo all’importazione, soprattutto dagli USA e dal Sud America. • In provincia di Pavia il mais è stato coltivato, nell’anno scorso, su di una superficie complessiva di circa 30.000 ettari, con una resa media di granella di circa 110 quintali per ettaro. Colture agricole: riso • Il riso è una pianta erbacea annuale di origine asiatica appartenente alla famiglia delle Graminacee, che viene coltivata nel periodo primaverile/autunnale. • Richiede caldo e pochi sbalzi di temperatura, per cui è stata da sempre attuata la coltivazione in sommersione, ovvero nell’acqua, per consentire un’azione termoregolatrice, un miglior controllo delle infestanti non acquatiche,una riduzione delle perdite di azoto ed un aumento della disponibilità di alcuni elementi nutritivi. • Attualmente vengono utilizzati il laser per spianare il terreno e la tecnica della semina in asciutta, per consentire un utilizzo più efficiente e sostenibile dell’acqua. • Esistono le sottospecie indica e quella japonica, che ricomprende i risi comuni (es. varietà Balilla), semifini (es. varietà Vialone Nano), fini (es. varietà Roma), superfini (es. varietà Carnaroli). • La provincia di Pavia è la maggior produttrice di riso in Italia, con 1.700 aziende risicole su di una superficie complessiva, nella zona del Pavese e Lomellina, di circa 85.000 ettari. • La produzione media è di circa 56 quintali per ettaro, che ha comportato nell’anno 2011 una produzione complessiva di quasi 5 milioni di quintali. Colture agricole: vigneto • La superficie in produzione coltivata a vite in provincia di Pavia, nell’anno 2011, è stata di circa 13.000 ettari, con una resa di circa 85 quintali per ettaro ed una produzione complessiva superiore ad 1 milione di quintali di uva. • In particolare, l’Oltrepò Pavese è il territorio vitato più esteso della Regione Lombardia, con una capacità produttiva pari al 5% della produzione italiana ed al 75% della produzione lombarda. • La viticoltura è presente nelle fasce collinari, al di sotto dei 600m, con oltre 13.000 ha iscritti agli albi della DOC. Le varietà più coltivate sono la Croatina (3.900 ha), la Barbera (3.000 ha) e il Pinot Nero (2.200 ha). La ripartizione produttiva complessiva del territorio vede quasi un 70% di uve prodotte per la vinificazione in rosso ed un 30% per vino bianco. Legge Regione Lombardia 16 agosto 1993 n 26 • ART 1. La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, costituisce bene ambientale ed è tutelata e protetta nell’interesse della comunità internazionale, nazionale e regionale. • ART 3. L’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno alle produzioni agricole. • Art. 37 Limitazione all’utilizzo dei terreni agricoli a fini venatori • L’esercizio venatorio è comunque vietato in forma vagante sui terreni in attualità di coltivazione. Si considerano in attualità di coltivazione: i terreni con coltivazioni erbacee da seme; i frutteti specializzati; i vigneti e gli uliveti specializzati fino alla data del raccolto; i terreni coltivati a soia e a riso, nonché a mais per la produzione di seme fino alla data del raccolto. • L’esercizio venatorio in forma vagante è inoltre vietato sui terreni in attualità di coltivazione, individuati su richiesta delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello regionale, tramite le loro organizzazioni provinciali, in relazione all’esigenza di protezione di altre colture specializzate o intensive. Terreni in attualità di coltivazione Tipologia Colture cerealicole, orticole Periodo Dalla semina al raccolto ed erbacee da seme Prati naturali ed artificiali Falciatura (fioritura) Marcite: prati artificiali irrigui sempre Frutteti e vigneti fino al raccolto Tipologia • Terreni rimboschiti • Pioppeti • Vivai, frutteti e colture arboree specializzate Periodo Successivo alla piantumazione Fine al terzo anno dopo l’impianto Sempre Fondi chiusi (art. 37 L.R. 26/93) L’esercizio della caccia è vietato nei fondi chiusi, suddivisi nelle seguenti tipologie: • Fondi chiusi istituiti per la salvaguardia di colture agricole specializzate, segnalati mediante apposita tabellatura lungo il perimetro dell’area interessata; • Fondi rustici chiusi: fondi delimitati da rete metallica o altra effettiva chiusura, di altezza non inferiore ad 1.20 m. o da specchi o da corsi d’acqua perenni il cui letto abbia la profondità di almeno metri 1,50 e la larghezza di almeno 3 metri. • Fondi dove è praticato l’allevamento ed il pascolo del bestiame adeguatamente delimitati da recizioni fisse, barriere o elementi naturali. Danni causati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole (art.47 l.r. 26/93) •L’indennizzo dei danni arrecati alle produzioni agricole dalle specie di fauna selvatica e domestica inselvatichita è a carico: •a) della Provincia, qualora siano provocati nelle oasi di protezione, zone di ripopolamento e cattura, nei centri pubblici di produzione della selvaggina; la Provincia fa fronte ai danni con la dotazione finanziaria del bilancio regionale riguardante le spese per le funzioni trasferite in materia di caccia; • b) degli Ambiti territoriali di caccia, qualora si siano verificati nei fondi ivi compresi. • c) dei titolari o concessionari degli Istituti venatori privati, (AATV AFV) qualora si siano prodotti nei fondi inclusi nelle rispettive Aziende; • d) dei titolari delle zone per l’addestramento e per le prove cinofile, qualora si siano verificati nei rispettivi fondi. • I danni, che devono essere denunciati entro otto giorni dall’avvenimento, sono quantificati attraverso perizie effettuate da tecnici abilitati, individuati dalle Province, di concerto con i Comitati di gestione degli ambiti territoriali. • Le risorse sono reperite nell’ambito delle dotazioni finanziarie regionali trasferite alle province concernenti le spese relative alle funzioni in materia di caccia, determinate sulla base del TASP (territorio agro-silvopastorale) e del numero di cacciatori residenti sul tarritorio; • gli Ambiti di caccia partecipano per il 10 % dei danni quantificati e liquidati, tramite le quote versate dai singoli soci iscritti. Comitato tecnico provinciale per la gestione del fondo di tutela della produzione agraria. • Presso ogni Provincia è presente un Comitato tecnico, costituito dai rappresentanti delle maggiori Organizzazioni professionali agricole e venatorie, che determina l’indennizzo la liquidare alle Aziende agricole per i danni causati dalla fauna alle coltivazioni. • La quantificazione del danno viene approvata sulla base delle perizia dei tecnici abilitati, tenuto conto delle produzioni medie e dei prezzi di mercato delle colture agricole. Prevenzione danni Sono concessi contributi per gli interventi di prevenzione dei danni alle produzioni agricole e alle opere approntate su terreni coltivati solo se concordati ed autorizzati dai Comitati di gestione o dalla Provincia. - Il materiale comunemente utilizzato per la tutela delle produzioni agricole è costituito da: Reti metalliche o plastificate; Recinzioni elettrificate (anti-ungulati) Retine zincate antilepre; Repellente granulare (anti-avifauna), liquido o resinoso (antilepre e/o antiungulati); Dissuasori visivi od acustici Piani di controllo delle specie invasive (art. 41 l.r. 26/93) Per la tutela delle produzioni agro-forestali, la Provincia provvede al controllo delle specie di fauna selvatica od inselvatichita, che viene effettuato, in prima istanza, tramite metodi ecologici. Solo di fronte alla dichiarata inefficacia di tali interventi è possibile intervenire tramite piani di controllo numerico. I piani sono attuati dalla Polizia provinciale che può avvalersi dei proprietari/conduttori dei fondi con licenza di caccia, degli operatori in possesso di specifica autorizzazione, delle guardie forestali e delle guardie volontarie o dipendenti degli Istituti venatori privati. Detti piani di contenimento numerico sono sottoposti all’approvazione preliminare dell’ISPRA. Piani di contenimento: nutria • La nutria è un roditore esotico artificialmente introdotto in Italia negli anni ’80. Poiché è in grado di alterare il reticolo idrografico, ha un impatto negativo sugli ecosistemi naturali, sulle opere idrauliche e sulle colture agricole. Consistenti danni sono rinvenuti a carico delle coltivazioni agricole, degli argini, terrapieni, sponde di rogge e canali ed infrastrutture rurali. • Da una ricerca condotta dalla Provincia, risulta che la densità media di nutrie sul territorio pavese oscilla tra 0,1 e 2 individui/ettaro. • Le colture maggiormente a rischio sono il mais, durante tutto il ciclo colturale, il riso - in risaia tradizionale ed in asciutta, soprattutto nei periodi di irrigazione e nelle fasi di germinazione e sviluppo - ed in misura minore il grano, l’orzo e gli erbai. • Il piano di contenimento della nutria prevede: la cattura con apposite gabbie trappola o l’abbattimento diretto con arma da fuoco su tutto il territorio provinciale ed in ogni periodo dell’anno, con la sola esclusione delle garzaie e delle riserve naturali nel periodo marzo-giugno Colombo di città (piccione) • Le popolazioni di colombo di città risultano in graduale e costante aumento. Al di là delle problematiche igienico-sanitarie arrecate dalla specie in territorio urbano, danni da colombo sono segnalati alle coltivazioni agricole, soprattutto nelle fasi di semina a carico di colture leguminose (soia e pisello proteico) e a carico di tutte le colture cerealicole, ad eccezione del mais, nelle fasi di maturazione dei semi, di raccolta e di stoccaggio delle granaglie. • Da non trascurare l’impatto sugli allevamenti zootecnici, con grave rischio sanitario a carico del bestiame. • Il piano di contenimento approvato dalla Provincia di Pavia, in vigore fino a tutto il 2014, prevede l’abbattimento diretto sui campi, in corrispondenza del periodo delle semine e dei raccolti. • Vi è possibilità di intervenire nell’ambito di allevamenti zootecnici e depositi di granaglie, purché siti in cascinali isolati a seguito dell’applicazione, senza esito, di metodi ecologici. • Non è previsto alcun limite di prelievo. Corvidi (cornacchia grigia e gazza) • La cornacchia grigia e la gazza sono due specie onnivore, la cui presenza, insieme ad altre specie di corvidi, è in significativo aumento tanto in ambito urbano, quanto in contesti rurali. • I corvidi sono specie potenzialmente dannose per tutte le colture agricole: mais (tutto il ciclo vegetativo), cereali in genere durante le semine, colture orto-frutticole ed arboree di pregio durante la maturazione dei frutti. • Il contenimento avviene esclusivamente mediante la cattura con gabbie trappola in primavera (15 aprile - 31 maggio) e nel mese di agosto. Cinghiale Presenza diffusa e in aumento della specie sul territorio Inefficacia metodi ecologici Conflitto con il mondo agricolo a causa degli ingenti danni Problema sicurezza della circolazione automobilistica Danni all’ecosistema Difficoltà di gestione della specie Impossibilità di reperire nel bilancio i fondi per l’indennizzo di tutti i danni provocati Strumenti normativi utilizzati per il controllo delle popolazioni Art. 19 Legge 157/92 Art. 41 L.R. 26/93 Danni da cinghiale Indennizzi liquidati riferiti all’intero territorio provinciale (ZRC+ATC) Nel periodo 2006-2011: Danni indennizzati € 231.000,00. Prevenzione nell’ultimo quadriennio: € 31.200,00 (elettrificatori e dissuasori acustici) Danni indennizzati nell’ATC 4 2010 Capriolo 1% Cinghiale 61% Minilepre 3% Piccione 4% Lepre 11% Storno 4% Corvidi 16% Danni indennizzati nell’ATC 5 2010 Capriolo 20% Cinghiale 39% lepre 24% corvidi 16% Storno 1% Danni da cinghiale Colture cerealicole Danni da cinghiale Colture erbacee, prati Numero di incidenti stradali nei 2 ATC dell’Oltrepò nel 2011 14 12 ATC 4 ATC 5 Totale 10 8 6 4 2 0 gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre ATTIVITA’ CORRELATE CONTROLLO ALLEVAMENTI AUTORIZZATI ACCERTAMENTI SANZIONATORI DEGLI ALLEVAMENTI NON AUTORIZZATI REPRESSIONE IMMISSIONI ILLEGALI CONTROLLO ALL’INTERNO DEGLI ISTITUTI PRIVATI (A.A.T.V. E A.F.V.) IN COLLABORAZIONE CON I SOGGETTI AUTORIZZATI ED I CONCESSIONARI; ESERCIZIO DELLE FUNZIONI DI CONTROLLO DA PARTE DELLA PROVINCIA IN COLLABORAZIONE CON I COMUNI Alternativa all’abbattimento CATTURA CON TRAPPOLE O CHIUSINI Posizionamento in zone che consentano un continuo ed efficace controllo Comunicazione alla Polizia Provinciale della messa in opera Abbattimento degli animali catturati da parte della Polizia Provinciale o dei selecontrollori Miglioramenti ambientali • Art. 15. La Provincia predispone piani di miglioramento ambientale tesi a favorire la sosta dell’avifauna selvatica migratoria e la produzione naturale di fauna selvatica autoctona. • Art. 31. I Comitati di gestione degli ATC promuovono e organizzano le attività di ricognizione delle risorse ambientali e della consistenza faunistica, programmano gli interventi per il miglioramento degli habitat, provvedono all’attribuzione di incentivi economici ai conduttori dei fondi rustici. • Il Piano Faunistico venatorio provinciale stabilisce che ogni Ambito Territoriale di Caccia destini agli interventi di riqualificazione ambientale una quota variabile dal 10 al 20% del proprio Bilancio. • La Provincia di Pavia ha sottoscritto specifici protocolli d’intesa con i Comitati di gestione degli ATC, per la realizzazione di interventi di riqualificazione ambientale sul territorio a caccia programmata e nelle zone di tutela provinciali. Miglioramenti ambientali: interventi • Salvaguardia zone umide • Ricostituzione boschi e boschetti Anatre, beccaccini Fagiano, pernice, passeriformi, starna, beccaccia • Costituzione, mantenimento prati ed erbai Lepre • Colture a perdere (mais, grano, sorgo, miscugli di foraggere Fagiano, pernice, starna, ungulati leguminose e graminacee) • Mantenimento di coltivazioni tradizionali (anziché la monocoltura intensiva) Lepre,pernice, starna Progetto pernice rossa La Provincia di Pavia e l’A.T.C. Oltrepò Sud 5 hanno realizzato un progetto di consolidamento della pernice rossa sull’Appennino Pavese, con l’obiettivo della creazione di nuclei stabili di popolazioni che si possano riprodurre sul territorio vocato. • La prima fase dell’intervento, della durata quinquennale (settembre 2008 - agosto 2013), prevede la riqualificazione ambientale mediante il rilascio di colture a perdere, il mantenimento di appezzamenti inerbiti, il recupero e la manutenzione di aree con macchie boscate. • La seconda fase prevede la posa di strutture di ambientamento, in particolare recinti di immissione, voliere di ambientamento, mangiatoie ed abbeveratoi. • Infine si è provveduto all’immissione di nuclei di pernici, garantiti in salute ed in purezza genetica. • Recinto di immissione e voliera Pernici nella voliera Voliera in Comune di Varzi Progetto di ricostituzione di marcite nell’Oasi della Vernavola • Il Settore Faunistico Naturalistico ha realizzato un progetto di ricostituzione di marcite nell’Oasi Vernavola a Pavia, finanziato con un duplice obiettivo: • la funzione faunistico-ambientale, per il recupero di zone umide utili alla sosta ed al rifugio di specie di avifauna migratoria e stanziale. • la funzione socio-culturale, per il recupero di un tipico elemento colturale e paesaggistico della pianura lombarda di un tempo. • La marcita è una tecnica colturale che utilizza l’irrigazione a gravità usando, anche nella stagione invernale, l’acqua che con il proprio moto impedisce la congelazione e somministra all’erba un continuo alimento, mantenendo così vive le funzioni vitali dell’erba che diversamente arresterebbe la propria crescita. • La funzione della marcita è proprio quella di produrre foraggio già alla fine dell’inverno, quando ormai il fieno dell’anno precedente scarseggia, con 7/8 tagli da fine febbraio alla fine di novembre/inizio dicembre. La marcita della Vernavola Le zone umide Le zone umide rivestono una notevole importanza per diversi aspetti: • idrogeologico, in quanto svolgono la funzione di attenuazione e regolazione dei fenomeni come le piene dei fiumi. Sono, inoltre, importanti serbatoi per le falde acquifere; • chimico e fisico, infatti sono trappole per nutrienti. La ricca e diversificata vegetazione delle zone umide conferisce a questi ambienti la capacità di assimilare nutrienti, cioè composti di potassio e azoto e la possibilità di creare condizioni favorevoli per la decomposizione microbica della sostanza organica; • biologico, perché rappresentano, a livello mondiale, una delle tipologie di habitat più importanti per la conservazione della biodiversità. Tra gli uccelli minacciati di estinzione, ad esempio, 146 specie dipendono dalle zone umide; • produttivo, per la loro importanza nei settori dell’itticoltura; • educativo e culturale, grazie alle svariate attività, tra cui in particolare il birdwatching, legate a questi luoghi; • scientifico: è possibile ricostruire le vicende ecologiche, climatiche ed evolutive del territorio in cui questi ambienti sono situati. Le zone umide BOSCHI INCENDI BOSCHIVI • Il numero annuo di incendi in Italia è passato da circa 6.000 negli anni '60, a 12.000 negli anni '80, a circa 15.000 oggi, che corrispondono a 42 incendi al giorno, quasi 2 all'ora. • Gli incendi boschivi sono divenuti una vera calamità e una emergenza ambientale Prevenzione degli incendi boschivi • Per prevenire gli incendi boschivi molto spesso è sufficiente rispettare alcune semplici norme di comportamento, così da salvaguardare un patrimonio comune quale è quello boschivo. • È dunque buona norma: - non accendere fuochi fuori dalle aree attrezzate: è pericoloso e vietato; - non gettare mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi nelle aree verdi, o quando si viaggia; - gettare i rifiuti negli appositi contenitori: se abbandonati, infatti, i rifiuti possono prendere fuoco; - non parcheggiare le automobili in zone ricoperte da erba secca: il calore della marmitta potrebbe incendiarle. • In caso di principio di incendio o di incendio attivo: non bloccare le strade fermandosi a guardare le fiamme. L'incendio non è uno spettacolo e tale comportamento potrebbe intralciare l'arrivo dei mezzi di soccorso e le operazioni di spegnimento. • La rapidità' di intervento risulta determinante nell' opera di spegnimento di un incendio. • Per un tempestivo intervento delle squadre di soccorso e per ridurre i danni e l'estensione di un incendio boschivo, chiamare immediatamente il numero 1515 del Corpo Forestale dello Stato, senza dare per scontato che qualcuno lo abbia già fatto.