Il Linguaggio Bertocchi
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Il Linguaggio Bertocchi
Marina Bertocchi Logopedista UOSD NPIA Distretto Pianura Est Età prescolare Come riconoscere quali, fra i bambini che parlano in ritardo, manifesteranno un disturbo del linguaggio? Quali bambini segnalare e quando? Quando diciamo che un bambino non parla bene, che cosa intendiamo dire? Espressioni comuni: • Il bambino utilizza poche parole • Comprende molte parole ma ne dice poche • Parla molto, ma non si capisce nulla di ciò che dice • Parla come uno straniero, con i verbi all’infinito • Non pronuncia la R, la S, la F, ecc. • Il bambino si intacca Fonetico Fonologico Morfo-sintattico Lessicale-semantico Pragmatico Significante Significato Comprensione La comprensione verbale è la capacità di decodifica del messaggio verbale, detta anche linguaggio ricettivo Produzione La produzione verbale è la capacità di espressione linguistica, detta anche linguaggio espressivo Comprensione verbale Il linguaggio percepito per via uditiva è inizialmente Segnale acustico Rappresentazione fonologica Decodifica semantica L’analisi dei fonemi non è sufficiente per comprendere i significati Nel processo di comprensione verbale vengono evocati un insieme di dati cognitivi, semantici, sintattici oltre che fonologici. La comprensione verbale è pertanto strettamente collegata al sistema cognitivo. Nei primi anni di vita la comprensione anticipa e prepara la produzione, cioè il bambino capisce molto più di quanto non riesca ad esprimere. Come evolve la comprensione verbale 3 MESI un neonato è in grado di distinguere suoni differenti 3 – 8 MESI il suo cervello si organizza in modo da riconoscere solo quei suoni che fanno parte della lingua alla quale è regolarmente esposto. 8-10 MESI il bambino scopre gradualmente il significato delle parole e progressivamente impara a riconoscerle. Inizialmente la comprensione è strettamente legata al contesto 2 ANNI la comprensione si decontestualizza e aumentano il numero di parole comprese (da 60 a più di 200 a 16 mesi) 3 ANNI Il bambino è in grado di comprendere frasi nucleari semplici (S-V-C) Livello fonetico Riguarda i suoni da cui è costituita una determinata lingua e si riferisce quindi agli aspetti più specificatamente articolatori della produzione linguistica Articolazione e coarticolazione Quando parliamo di articolazione dobbiamo ricordare che produrre una parola non significa semplicemente mettere in fila una serie di fonemi. Esiste infatti il fenomeno della coarticolazione. Coarticolazione La coarticolazione è quel fenomeno per il quale ogni suono pronunciato all’interno di una parola subisce l’influenza del suono che lo segue e che lo precede. Ecco alcuni esempi: inferno=/iɱfɛrno un gatto=/uŋgat:o sdentato=/zdentato Altre domande frequenti: Perché se il bambino sa dire T, sa dire O, sa dire P, poi non sa dire TOPO, ma dice POPO? Sa dire CACCA, perché quando deve dire CANE dice TANE? Livello fonologico Il livello fonologico si distingue dal fonetico, in quanto non riguarda tanto gli aspetti esecutivi dell’articolazione dei suoni linguistici, quanto l’ organizzazione e programmazione dei fonemi all’interno della parola, che sono governate dai processi. Processi fonologici I bambini, nel percorso di apprendimento del linguaggio, semplificano la forma delle parole, utilizzando strategie facilitatorie, sulla base delle proprie personali capacità percettive e articolatorie. Processi di sistema Stopping (sole = [‘tole]) Anteriorizzazione (cane = [‘tane]) Gliding (mare = [‘maje]) Semplificazione di liquide (rana = [‘lana]) Fricazione (camicia= [ka’misa]) Affricazione(rosso= [‘rot∫o]) Desonorizzazione (gambe= [‘kampe]) Sonorizzazione (acqua= [‘agwa]) Pocessi di struttura Cancellazione di sillabe atone (banana =[‘nana]) Riduzione di gruppi consonantici (treno = [‘teno]) Armonia consonantica (coccodrillo= [kokko’lillo]) Armonia vocalica (piccola = [‘pakkala]) Cancellazione di consonante iniziale (scopa =[‘kopa]) Metatesi (topo = [‘poto]) Epentesi (aereo =[a’leleo]) Riduzione di dittonghi (pieno= [‘peno]) Soppressione di consonante finale di sillaba(albero= [‘abbeo]) Sviluppo fonologico Sviluppo fonologico significa imparare a rappresentare mentalmente i suoni che caratterizzano una lingua, le strutture sillabiche con cui questi suoni si combinano nelle parole e le strutture prosodiche che danno forma melodica a parole e enunciati. Significa anche utilizzare queste rappresentazioni per guidare l’apparato articolatorio (lingua, mandibola, labbra, ecc.) a eseguire quei movimenti che permettono di produrre parole e enunciati comprensibili. Alla base dello sviluppo fonologico troviamo: Un fattore percettivo Per poter rappresentare mentalmente i suoni della lingua madre, i bambini elaborano percettivamente in maniera inconsapevole il linguaggio che ascoltano. Un fattore motorio L’apparato articolatorio deve essere abbastanza maturo per poter compiere un incredibile numero di movimenti diversi coordinati in un arco temporale molto breve. Stadi dello sviluppo fonologico Stoel Gammon –Dunn (1985) Stadio prelinguistico (0-12 mesi) Prime parole (12-18 mesi) Sviluppo fonemico (18-48 mesi) Stabilizzazione dl sistema fonologico (4-8 anni) Stadio pre-linguistico I comportamenti prelinguistici ( vagito, vocalizzazioni, lallazione) emergono sempre, anche in presenza di deficit importanti per lo sviluppo del linguaggio (es.sordità, sindrome di Down) come se l’organismo umano fosse predisposto a produrre babbling anche in presenza di gravi ostacoli (Bortolini 2002). Dopo questo periodo si osservano comportamenti differenti La lallazione Il periodo della lallazione canonica si situa fra i 6 e gli 11 mesi Caratteristiche della lallazione = Il suono prodotto dalle "lallazioni” è sillabicamente molto simile in tutte le lingue del mondo: combinazione CV (consonante-vocale) Apparenza lessicale della lallazione = Nella lallazione c’è un’apparenza lessicale che induce l’ascoltatore a credere di trovarsi di fronte alla comparsa delle prime parole, ma è sostanzialmente assente la valenza significativa della parola. Significato della lallazione = E' piuttosto la scoperta casuale di un effetto sonoro, e il piacere di riprodurlo, a sostenere l'attività vocale del bambino. Il bambino ripete un gesto articolatorio per riascoltare il suono prodotto dalla propria voce. La lallazione è quindi parte dello sviluppo senso-motorio del bambino. Repertorio = Il repertorio di consonanti nella lallazione e’in realtà molto limitato (Bortolini, 1995) ed è costituito da occlusive orali ([ba]) e “glottidali” ([ha]), nasali ([ma]) e semiconsonanti ([ja]). Scarsissima è la produzione di liquide ([la] o [ra]), fricative ([fa]) e affricate ([tsa] o [d'a]). Non vi è nessun cluster consonantico ([cra], [bla]). Molto rare sono le occlusive in finale di sillaba ([pat], [mop]). Qual è dunque il significato della lallazione? La conseguenza evidente dell’attività di lallazione e’ che essa permette al bambino di stabilire un’immediata connessione tra le sensazioni cinestesico-propriocettive prodotte dai movimenti articolatori e le sensazioni uditive prodotte dal suono. Per alcuni bambini questa connessione si stabilisce con difficoltà e allora c’è un forte rischio per lo sviluppo fonologico e linguistico. Come i bambini costruiscono i propri schemi articolatori I giochi di "lallazione" si accompagnano a un forte sviluppo nella capacità di imitare parole Piaget paragona l’attività vocale all’attività di esplorazione degli oggetti propria di questo periodo: vengono provati di volta in volta schemi differenti per vedere se uno di questi si possa applicare al modello. Attraverso l'imitazione si stabilisce un legame sempre più stretto tra movimenti articolatori e loro conseguenze acustiche. Si crea così, nella mente del bambino, uno schema articolatorio, cioè una rappresentazione in cui suono e movimento articolatorio sono fortemente interconnessi. Le prime parole Il momento in cui un genitore riconosce che il proprio bambino ha "iniziato a parlare" ha qualcosa di magico. Finalmente i suoni pronunciati dal piccolo hanno una forma riconoscibile, non sono più solo giochi della bocca e della lingua, ma suoni che possono richiamare un significato nella mente dell'adulto. Tuttavia le prime parole pronunciate dal bambino non possono ancora dirsi parte dello stesso lessico di un adulto. Per un adulto le parole hanno una funzione simbolica, richiamano un significato a prescindere dal contesto in cui sono pronunciate. Per il bambino invece le prime parole sono parte indissolubile di un’azione comunicativa e non hanno ancora una funzione simbolica. Con le prime parole il bambino usa il proprio sistema articolatorio in maniera nuova, connettendo tre tipi di memorie: la memoria di una routine comunicativa la memoria del suono della parola che si usa in quella determinata routine la memoria dello schema articolatorio che le permette di riprodurre quel suono. La grande novità consiste nel fatto che i movimenti delle labbra e della lingua non sono più regolati semplicemente dal piacere di riprodurre suoni e movimenti, ma dall'intenzione di comunicare. Il sistema cognitivo si "impossessa" delle routines articolatorie che il bambino ha costruito giocando e le utilizza per raggiungere un nuovo scopo, quello di comunicare con altri esseri umani. Il livello lessicale Con la comparsa delle prime parole possiamo iniziare a parlare di sviluppo lessicale. Il lessico è quel livello strutturale del sistema linguistico che riguarda i significati, la capacità di attribuire etichette verbali, rappresentazioni verbali stabili Rappresenta l’interfaccia con il sistema cognitivo Variabilità individuale nelle prime parole Non per tutti i bambini è facile identificare il momento in cui "iniziano a parlare". Alcuni bambini producono prime parole che hanno un aspetto fonetico molto simile a quello del lessico adulto. Altri bambini utilizzano invece parole che non hanno una forma fonetica convenzionale, ma il contesto in cui queste parole sono pronunciate, i gesti, lo sguardo, permettono all'adulto di capire l'intenzione comunicativa del bambino. Alcuni bambini utilizzano un’unica sillaba per comunicare che funziona dunque come "protoparola", entrando a far parte di un lessico privato condiviso dal bambino e da chi si prende cura di lui. Infine alcuni bambini riproducono prevalentemente gli aspetti prosodici della conversazione, in una sorta di lallazione conversazionale, che simula più che altro la melodia del parlato. Prime parole e gesti I gesti sono un aspetto molto importante dello sviluppo comunicativo e linguistico del bambino (Capirci, Iverson, Pizzuto e Volterra, 1996). i gesti deittici o performativi, compaiono intorno ai 9-12 mesi, esprimono un’ intenzione comunicativa e si riferiscono ad un oggetto o ad un evento il cui significato tuttavia si ricava esclusivamente osservando il contesto. Non possiede cioè un significato autonomo, indipendente dal contesto. i gesti rappresentativi o referenziali fa la loro comparsa dopo i 12 mesi . Sono gesti che possiedono un significato autonomo, indipendente dal contesto. Questi gesti nascono per lo più all'interno di routine sociali o di giochi con l'adulto e vengono appresi prevalentemente per imitazione. Fasi dello sviluppo lessicale 12-16 mesi circa E’ la fase del linguaggio emergente La crescita del vocabolario risulta lenta (circa 5 nuove parole al mese) 18-24 mesi circa Maggiore rapidità nell’acquisire nuove parole (20 nuove parole al mese fra 18 e 20 mesi) Può assumere la forma di “esplosione di vocabolario”, ma in molti bambini la crescita è più lenta senza forti discontinuità con il periodo precedente Quali fattori determinano lo sviluppo lessicale Le capacità fonologiche dei bambini ne facilitano l’apprendimento lessicale. (Gathercole e Baddeley - 1990) Le capacità fonologiche sono supportate dalla memoria a breve termine. L’ampliarsi del lessico esercita una potente influenza sullo sviluppo fonologico. Studio di Orsolini e coll. (2001) Sono stati studiati un gruppo di bambini romani di 3 anni, indagandone la pronuncia in compiti che richiedevano di ripetere frasi o denominare immagini. Sono state individuate alcune tendenze comuni: 1. Tendenza generalizzata alla desonorizzazione (es. /mako/ per /mago/o /kabbia/ per /gabbia/) 2. Frequente semplificazione di strutture sillabiche complesse (es. /caddo/ per /caldo/; /copa/ per /scopa/) 3. Circa un 25% sostituisce consonanti fricative con occlusive (es. /daso/ per /vaso/; /tumo/ per /fumo/) 4. E’ molto frequente la sostituzione del fonema /r/ con /l/ Conclusioni: I risultati di questo studio mostrano che a tre anni la maggioranza dei bambini possiede l’intero repertorio di consonanti che caratterizza il lessico italiano, tuttavia per molti di loro lo sviluppo fonologico deve ancora completarsi, sia sul piano della coordinazione temporale degli schemi articolatori, sia sul piano della rappresentazione delle strutture sillabiche più complesse. Il linguaggio è una funzione geneticamente determinata, tuttavia i ritmi di sviluppo mostrano una notevole variabilità individuale maggiore di quella che ci aspetteremmo da un processo di maturazione scandito da una sorta di “orologio interno”. Se un bambino di 2 anni e mezzo, pur crescendo in normali condizioni di vita familiare, non riesce ancora a camminare possiamo essere sicuri che c’è qualcosa di patologico nel suo sviluppo motorio. Se a 2 anni e mezzo il linguaggio espressivo (parole o brevi enunciati) non ha fatto ancora la sua comparsa siamo autorizzati a preoccuparci, ma non possiamo essere certi che vi sia qualcosa di patologico. Per il linguaggio non è facile individuare i limiti che caratterizzano uno sviluppo normale da uno sviluppo patologico. “Late talkers” La percentuale di bambini con un forte ritardo linguistico a due anni oscilla tra il 9% e il 17% (Rescorla, 1989), con una prevalenza di maschi rispetto alle femmine. Vengono definiti late talkers (“parlatori tardivi”) i soggetti che hanno un normale sviluppo intellettivo e socio-affettivo, e che non hanno alcun apparente danno neurologico. Una comune caratteristica dei bambini che parlano tardi è un forte ritardo fonologico che si accompagna a ritardo nella produzione lessicale. I bambini che parlano tardi vengono generalmente identificati con questo criterio: producono meno di 10 parole diverse (nella fascia di età 18-23 mesi) producono meno di 50 parole diverse e nessuna combinazione di almeno due parole (nella fascia di età di 24-34 mesi). E’ importante escludere che ci siano fattori cognitivi, percettivi, neurologici, alla base del ritardo linguistico. E’ anche importante stabilire se il bambino abbia una buona comprensione verbale. Come evolve il ritardo linguistico tra i due e i quattro anni Molti bambini che a due anni hanno una produzione fonologica e lessicale immatura, tipica di soggetti più piccoli, intorno a tre-quattro anni sembrano aver recuperato il ritardo: hanno un lessico piuttosto ampio, molti dei loro enunciati sono comprensibili, e iniziano a combinare parole. Questi bambini sono definiti in inglese con una graziosa espressione, late bloomers , bambini che sbocciano tardi. Lo sviluppo morfo-sintattico La morfo-sintassi è quel livello di analisi del linguaggio che si occupa di come le parole si combinino fra loro per formare una frase. La sintassi è governata dalle regole grammaticali proprie di ogni lingua Sviluppo sintattico La prima forma grammaticale è costituita dall’olofrase Le prime frasi, come giustapposizione di due parole compaiono stabilmente fra i 24 e i 30 mesi. La capacità combinatoria è collegata all’ampiezza del repertorio lessicale Soglia minima E’ il numero minimo di parole che devono essere presenti nel vocabolario del bambino affinché possa partire l’attività combinatoria Solo il 23% dei bambini che possiedono meno di 50 parole usa combinazioni Il 70% dei bambini che possiedono 100-200 parole usa combinazioni Prime frasi Le prime frasi si presentano incomplete (mancano articoli, preposizioni, pronomi) Sono generalmente costituite da giustapposizione di due nomi, o predicato e nome Esempi: •Papà ia •Tutù ota •Dà brumbrum •Mamma aua Il fattore lunghezza La struttura delle frasi prodotte è strettamente legata alla lunghezza Lunghezza media dell’enunciato (LME) Brown, 1973 La complessità della frase può essere valutata in base al numero di elementi che la compongono Per un bambino che a due anni produce pochissime parole (nell’ordine della decina), la probabilità di avere un rapido progresso a livello lessicale dipende dal suo livello di sviluppo fonologico, che può essere indicato dal repertorio fonetico di cui è in possesso. La probabilità di recuperare a livello di sviluppo sintattico entro i tre anni può invece essere predetta solo dalla comparsa delle prime combinazioni di parole (Mirak & Rescorla, 1998). I bambini che intorno ai 31 mesi non producono alcuna combinazione di almeno due parole hanno un’alta probabilità di mantenere il ritardo nello sviluppo sintattico anche a 3 anni. Il ritardo linguistico a 4-5 anni Per molti bambini il ritardo linguistico sembra risolversi in età prescolare, mentre per altri il ritardo si prolunga, assumendo le caratteristiche di disturbo specifico di linguaggio. Un ristretto repertorio fonetico continua ad essere presente nel 22% dei bambini di 5 anni che erano stati valutati come bambini con ritardo linguistico a 2 anni (Whitehurst & Fischel, 1994). Un lessico limitato è presente nel 4% dei soggetti di 5 anni che erano stati valutati come bambini con ritardo linguistico a 2 anni. Secondo alcuni autori (Bortolini, 1995; Sabbadini, De Cagno, Michelazzo, Vaquer, 2000) possiamo distinguere tre tipi di ritardo fonologico: Ritardo fonologico lieve Ritardo fonologico di grado severo Ritardo fonologico grave Ritardo fonologico lieve E’ caratterizzato dalla persistenza di alcuni processi di semplificazione tipici del bambino di due-tre anni. Ad es. dire /kaddo/per /caldo/; dire /kala/ per /scala/(riduzione gruppo consonantico) Ad es. dire /tole/ per /sole/; /kamisa/ per /camicia/ (stopping di fricative, fricazione) Ritardo fonologico severo E’ caratterizzato dalla presenza di semplificazioni che non si riscontrano nello sviluppo normale (atipie e processi insoliti) e dalla presenza di parole idiosincratiche. Ad es. dire /sallo/ per /cavallo/ /aia/ per /kasa/ Ritardo fonologico grave In cui è presente un repertorio fonetico estremamente ristretto, caratterizzato dalla preferenza sistematica per un suono e conseguente scarsa comprensibilità del linguaggio del bambino. Ad es. la frase /il topo mangia il formaggio/ viene pronunciata /popo atta atto/. (quando dobbiamo preoccuparci) La comprensione verbale appare difficoltosa anche in situazioni contestuali 3 ANNI Il bambino segue con difficoltà le indicazioni verbali durante il gioco Il bambino segue con difficoltà una breve favola illustrata Il bambino usa le parole in modo improprio Bambini con ritardo fonologico 3-4 ANNI grave Bambini con ritardo fonologico severo Bambini con ridotto repertorio lessicale Bambini che non costruiscono una frase di almeno 3 elementi Bambini che utilizzano forme grammaticali inusuali (verbi all’infinito, negazioni alla fine della frase, inversioni pronominali) Bambini che 5 ANNI presentano ancora le difficoltà linguistiche che suggeriscono la segnalazione a 3-4 anni Bambini con ritardo fonologico lieve Il rapporto fra linguaggio e disturbi dell’apprendimento Sappiamo che la presenza di difficoltà di linguaggio nella storia del bambino costituisce un elemento di forte rischio per un successivo disturbo dell’apprendimento. E’ molto frequente il caso di bambini che giungono ai servizi per difficoltà di apprendimento della lettoscrittura e che hanno evidenziato nella raccolta anamnestica, difficoltà più o meno lievi nello sviluppo del linguaggio, che al momento della consultazione appaiono ormai risolte. Cosa possiamo fare? Sappiamo che le difficoltà che hanno determinato il manifestarsi del disturbo specifico di linguaggio, quand’anche siano state compensate, rimangono soggiacenti e possono ripresentarsi al momento in cui il bambino inizia ad apprendere la letto-scrittura. Quello che possiamo fare è solo attrezzare il bambino il più possibile prima dell’ingresso alla scuola elementare, anticipandone l’esposizione ai simboli grafici (pre-alfabetizzazione) e stimolandone le competenze metafonologiche .