IVANDEMENIS
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IVANDEMENIS p r o t e g g e r e i l t em p o Atelier | Via E. Mattei 13, 31027 Spresiano, Treviso, Italia | 348 3558758 | [email protected] | www.ivandemenis.com PROTEGGERE IL TEMPO 25 giugno / 16 luglio 2011 testo critico di Angela Madesani SAN GREGORIO ART GALLERY Dorsoduro 165, Venezia 041 5229296 [email protected] IVANDEMENIS 1 PROTEGGERE IL TEMPO La semplicità delle tavole di Ivan De Menis è solo apparente. In realtà in esse si racchiudono sistemi e riflessioni complesse. La sua è una ricerca sul linguaggio pittorico, che nel corso del tempo ha mutato forma, costituzione. Nei lavori più recenti, per i quali utilizza polistirolo e pluriball, è un processo di disvelamento della parte più intima dell’opera. Come se volesse trascinare lo spettatore nell’interno, nel cuore pulsante, di quanto sta accadendo da un punto di vista fenomenologico di fronte a lui. Sono materiali che normalmente vengono usati per imballare e che qui invece diventano protagonisti (1). Contenuto e contenitore si identificano. Un giovane artista americano, Gedi Sibony, scambia addirittura le parti e sui muri finiscono le carte di imballaggio. Si tratta sostanzialmente di un cambio di registro che, tuttavia, diviene riflessione più che mai attuale. Con De Menis l’operazione è diversa, il suo è, comunque, un lavoro di provenienza e di consistenza pittorica. La pittura viene superata nella sua accezione tradizionale per giungere a un concetto più ampio, più complesso. I materiali di cui l’artista veneto si serve per il suo lavoro sarebbero destinati a proteggere, a contenere, a bloccare in qualche modo la materia: qui si gioca su un altro piano. Qui il blocco non è solo fisico, anche temporale attraverso le resine. Il tempo è scandito dal materiale stesso, dalle sue peculiarità. È un riferimento di matrice concettuale, che ha un senso, maggior ragione, in un’epoca di scorrimento veloce come la nostra. Tutto scorre senza possibilità di arresto: le immagini televisive, quelle video nel monitor del computer. La realtà ci sfugge sotto gli occhi non ci accorgiamo di quanto stiamo vivendo. Siamo come stritolati, felici di non avere pause, preoccupati per i diversi momenti di noia. In passato le sue opere erano composte da tessere, qui è come se le tessere, di richiamo musivo, si fossero ingrandite e avessero acquisito un’autonomia individuale. Il richiamo, nemmeno a dirlo, è alla tradizione storico artistica radicata nel nostro paese. Il mosaico nei suoi lavori precedenti dava vita a una sorta di geometria che, con il passare del tempo, è andata elidendosi. Molti degli elementi attualmente utilizzati non sono materiali artistici, piuttosto materiali di lavoro del nostro circostante: alcuni provengono dal mondo dell’edilizia. (1) Nel suo lavoro sono materiali di natura diversa, metalli, acidi, stoffe, plastiche, resine, pigmenti. 2 Ogni opera è composta da una sorta di stratificazione, come se si trattasse di un vero e proprio imballaggio protettivo. Pare di trovarsi di fronte a delle fasciature, a un imballaggio predominante come nella cultura orientale dell’Impero dei segni, citando Roland Barthes. Il colore viene colato con un’operazione che potrebbe apparire frutto di casualità. Così non è. L’artista rimane sempre il regista del tutto. Ogni lavoro viene finalmente sistemato, sgrezzato, ripulito di quanto non viene ritenuto necessario all’insieme. Qui è un superamento della pittura nella sua peculiarità linguistica. Le tavole delle quali ci stiamo occupando presentano una chiara consistenza tridimensionale che le avvicina a un discorso scultoreo. De Menis è interessato al senso volumetrico, alla lettura prospettica di ascendenza classica di quanto si viene a creare. Determinante è anche quanto si trova sul bordo, le colature, che svelano i diversi passaggi, raccontano i momenti come una sorta di diario pittorico. Nella sua ricerca è il tentativo di cogliere i diversi aspetti della realtà, mettendone in luce le forme anche antitetiche fra loro. De Menis vorrebbe fare ordine, rimettere a posto le cose anche per sottolinearne l’incompletezza e aprire così un dialogo fra i vari elementi. La volontà non è quella di dare delle risposte, quanto piuttosto quella di proporre dei quesiti, di fare delle domande. Le tavole, autonome tra loro, fanno, tuttavia, parte, così in ogni mostra, di un ampio progetto installativo in cui lo spazio fa la parte del leone. In tal senso è determinante la relazione che si viene a creare fra i diversi attori. I lavori sono antitetici a quelli realizzati con metodi industriali da certo Minimalismo. Qui la colatura del colore presenta una sua casualità, che apre un dialogo con chi guarda, che permette di partecipare alla rappresentazione. L’opera è aperta continua dopo essere uscita dallo studio. De Menis auspica che lo spettatore giri intorno all’opera, che la indaghi dai vari punti di vista possibili, che la studi in profondità. Il tutto non rimane in una fase superficiale, il tentativo è quello di andare oltre l’apparenza delle cose. I suoi lavori presentano una complessità realizzativa. Complessità di cui è elemento portante anche l’utilizzo dei tessuti, per buona parte utilizzati dall’artista per pulire i pennelli, in un’operazione che riporta alla mente quella sui colori avanzati dell’inglese Tom Phillips. Tutto questo implica un tempo lungo di lettura, in controtendenza con la velocità consumistica alla quale siamo abituati e che ci viene quotidianamente richiesta. Non è importante comprendere, basta guardare di sfuggita, memorizzare al meglio per passare ad altro alla svelta. In ogni lavoro di De Menis è l’emozione della scoperta, che non può essere che la conseguenza di un’emozione poietica. Ogni opera è un unicum, è impossibile tentare di creare una sorta di serialità. Tramite uno scalpello De Menis crea dei varchi attraverso i quali, con lo sguardo, si può arrivare all’anima del lavoro in un’azione liberatoria di matrice neoplatonica, come se volesse fare uscire, svelare la parte più recondita e al tempo stesso più pura. In tal modo è possibile cogliere i momenti diversi. La sua è una ricerca per molti versi di natura autobiografica in cui l’attesa quotidiana al lavoro, attraverso il colore, la materia in relazione allo spazio, diviene un’esperienza puramente esistenziale. Angela Madesani 3 PROTECT THE TIME The wooden panels by Ivan De Menis are only apparently simple; actually they encapsulate complex systems and thoughts. The artist investigates pictorial language that has changed shape and constitution over time. In his more recent works, for which he uses polystyrene and airball, it is a process that reveals the most intimate part of the work, as if he wanted to pull the viewer into the beating heart of what is happening before his eyes. The materials are usually used for packaging but here they become protagonists (1). Content and container are identified. A young American artist, Gedi Sibony, even exchanges the parts, with packing paper ending up on the wall. This is really a change of register which becomes a very modern thought. With De Menis the operation is different. His work originates in and has pictorial consistency. Traditional painting is superseded to reach a broader, more complex concept. The materials used by the Veneto artist for his works are designed to protect, contain, to block matter in a way: here the game is on another plane. The block is not only physical, but resins make it temporal too. Time is marked by matter itself, by its peculiarities. It is a reference with a conceptual matrix, which makes even more sense in an age of high speed like ours. Everything races with no chance of stopping: television images and those on the computer monitor. Reality escapes us before our very eyes and we do not notice what we are experiencing. It’s as if we were crushed, ground down, happy not to have to pause, worried about feeling bored. In the past his works comprised tesserae, here it’s as if the tesserae, reminiscent of museums, have enlarged and acquired individual independence. This harks back, needless to say, to the historic art traditions of our country. Mosaics in his previous works created a sort of geometry which over time has been gradually suppressed. Many of the materials currently used are not artistic, they are the working materials that surround us: some come from the building trade. Each picture is made up of a sort of stratification, as if it really were protective packaging. We seem to find ourselves looking at wrappings, predominating packaging in the Eastern culture, to quote Roland Barthes in his Empire of Signs. (1) In his works he uses different types of materials: metals, acid, cloth, plastics, resins, pigments. 4 Colour is poured in a way that may appear casual. This is not so. The artist is always the director of everything. Each picture is arranged, refined, cleaned of anything not deemed necessary for the overall effect. Here the language of painting is superseded. The wooden panels we are dealing with present a clear three-dimensional consistency that leads us to speak of sculptor. De Menis is interested in the volumetric sense, a prospective key of classical origins, for the things he creates. What is found round the edges is also fundamental, poured colours that reveal the different landscapes and tell of moments as in a sort of pictorial diary. His research is an attempt to grasp the different aspects of reality, even highlighting shapes that are antithetic to each other. De Menis would like to tidy up, put things in their place, also to underline incompleteness and create dialogue between the various elements. There is no will to provide answers, just queries, questions. Although the panels are independent of each other they are part of a broad installation project, as in all his exhibitions, where space has the lion’s share. For this reason the relationship created between the different actors becomes essential. The works go against those of a certain Minimalism produced with industrial methods. Here the pouring of colour appears casual, it creates a dialogue with the viewer that allows participation in the representation. The work is open and continues even after leaving the artist’s studio. De Menis hopes that the viewer will walk round the work, will investigate it from the several possible points of view, and will study it deeply. It is not all on the surface, there is an attempt is to go beyond appearances. His works are complex in their implementation. One of the leading elements of this complexity is the use of textiles, mostly employed by the artist to clean his brushes, in an operation that brings to mind that of leftover colours by the English artist Tom Phillips. All this implies taking time to read, a trend that goes against the consumer speed we are used to and is required of us every day: it’s not important to understand, it’s enough to cast a glance, memorizing what you can and going quickly on to something else. In all works by De Menis there is the excitement of discovery, which can only be the consequence of a poetic emotion. Each picture is a unique specimen, no type of serial sequence can be made. With the aid of a chisel De Menis creates gaps through which our eyes can reach the soul of the work in a neoplatonist type of liberating action, as if he wanted to let out and reveal the most recondite parts, which are the purest ones. In this way we can perceive different times. His research is in many ways autobiographical, where unhurried daily in-depth research into colour and matter in relation to space become a purely existential experience. Angela Madesani 5 6 7 AL. 2710/1 100 x 100 x 7 cm Pigmenti / smalti / pluriball / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / bubblewrap / resin on panel. Work dated 2011. 8 9 SQUARE Elemento in Cristallo / Glass Work di Daniela dani-sh TESSERE di Ivan De Menis 10 11 BITESSERA 4E20 200 x 100 x 7 cm Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. 12 13 TESSERA 2710/8 100 x 100 x 7 cm Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. 14 15 16 17 GIUGNO / LUGLIO 2011 IVANDEMENIS p r o te g g ere il tem p o SAN GREGORIO ART GALLERY Dorsoduro 165, VENEZIA 18 19 TESSERA E10/2 60 x 60 x 7 cm Pigmenti / smalti / tessuto / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / fabric / resin on panel. Work dated 2011. 20 21 AL. 36B 25 x 35 x 10 cm Pigmenti / acrilici / tessuto / pluriball / polistirolo / resina su legno. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / acrylic / fabric / bubblewrap / polystyrene / resin on wood. Work dated 2011. 22 23 AL. 258 30 x 20 x 10 cm Pigmenti / acrilici / tessuto / pluriball / polistirolo / resina su legno. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / acrylic / fabric / bubblewrap / polystyrene / resin on wood. Work dated 2011. 24 25 26 tessera 384/16 tessera 384/17 30 x 30 x 7 cm 30 x 30 x 7 cm Pigmenti / acrilici / polistirolo / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / acrylic / polystyrene / resin on panel. Work dated 2011. Pigmenti / acrilici / polistirolo / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / acrylic / polystyrene / resin on panel. Work dated 2011. 27 tessera 1900 80 x 80 x 7 cm Pigmenti / smalti / polistirolo / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / polystyrene / resin on panel. Work dated 2011. 28 29 30 tessera 384/18 tessera 384/19 30 x 30 x 7 cm 30 x 30 x 7 cm Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. 31 32 tessera 384/20 tessera 384/21 30 x 30 x 7 cm 30 x 30 x 7 cm Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. 33 34 tessera 384/22 tessera 384/23 30 x 30 x 7 cm 30 x 30 x 7 cm Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. 35 AL. 2710/2 100 x 100 x 7 cm Pigmenti / smalti / tessuto /pluriball / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / fabric / bubblewrap / resin on panel. Work dated 2011. 36 37 tessera bifacial 708/2 tessera bifacial 708/2 30 x 30 x 10 cm Lato / side B Pigmenti / smalti / tessuto / resina su legno. Realizzato nell’anno 2010. Pigments / enamels / fabric / resin on wood. Work dated 2010. 38 39 TESSERA 2710/9 100 x 100 x 7 cm Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. 40 41 tessera bifacial 708/12 tessera bifacial 708/12 30 x 30 x 10 cm Lato / side B Pigmenti / smalti / polistirolo / tessuto / resina su legno. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / polystyrene / fabric / resin on wood. Work dated 2011. 42 43 TESSERA 2710/10 100 x 100 x 7 cm Pigmenti / acrilici / tessuto / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / acrylic / fabric / enamels / resin on panel. Work dated 2011. 44 45 tessera bifacial 708/13 tessera bifacial 708/13 30 x 30 x 10 cm Lato / side B Pigmenti / smalti / polistirolo / resina su legno. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / polystyrene / resin on wood. Work dated 2011. 46 47 TESSERA 2710/11 100 x 100 x 7 cm Pigmenti / smalti / resina su tavola. Realizzato nell’anno 2011. Pigments / enamels / resin on panel. Work dated 2011. 48 49 biografia / biography mostre collettive / COLLECTIVE EXHIBITIONS Ivan De Menis nato a Treviso il 12 giugno 1973, compie gli studi a Vittorio Veneto presso l’Istituto Statale d’Arte “Bruno Munari” nella sezione Grafica e si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1997. Vive e lavora a Treviso. 1996 “Nuove figure” a cura di Giovanni Bianchi San Gregorio Art Gallery, Venezia Ivan De Menis, born at Treviso on 12 June 1973, studied in the Graphic Arts section of the “Bruno Munari” State College of Art in Vittorio Veneto and attained a diploma in Painting from the Venice Academy of Fine Arts in 1997. He lives and works at Treviso. 1997 Villa Moretti Casaleggio, Novara 2008 Espace Miromesnil. Parigi “Cristalli di Rocca” a cura di Carolina Lio Galleria civica di Palazzo Borgatta Rocca Grimalda, Alessandria Mostra a cura di Joan Lluis Montanè Casa du Brasil, Madrid “Arte in fiera” , mostra mercato di arte contemporanea Longarone, Belluno “Dentro e fuori una cornice” a cura di Francesca Mazzarelli Galleria ZeroUno; Barletta, Bari “Petali rossi” a cura di Anna Soricaro Galleria ZeroUno; Barletta, Bari 2009 “Made Expo” Architettura Design Edilizia Milano Milano, presso lo stand Skema “Tra segno e Materia” Galleria d’arte 911, La Spezia “Art Calendar 2010” Karntner Sparkasse, Klagenfurt Austria 2010 “Ricognizione sulla nuova arte in Veneto” a cura di Carolina Lio Studio Bazzini Arte Contemporanea; Milano “Tre artisti e un contadino” a cura di Maurizio Armellin, testo critico di Fulvio Dell’Agnese Cantina Edi Keber, Cormòns Gorizia mostre collettive / PERSONAL EXHIBITIONS 2008 “Tessere il vuoto” a cura di Carolina Lio Atelier 34_58, Treviso 2010 “Tracciati” a cura di Carolina Lio Art Way Gallery, Treviso 50 51 Foto pagine 6-7/8/10/11/12-13/16-17/22/23/24/25/ di Arch. Simone Pagotto Foto pagine 9/15/21/26/27/29/30/31/32/33/34/35/37/38/39/41/42/43/45/46/47/49 di Franco Lazzarin Progetto grafico di Lisa Longo Stampa Breda Stampa Stampato Giugno 2011