RASSEGNA STAMPA

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6 maggio 2016
Edizione del: 06/05/16
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Come piace il museo pop
Più 13,6 per cento di visitatori e più 24 per cento di incassi nei primi mesi del 2016. E un miliardo di fondi in
arrivo. Ma c'è chi contesta la riforma Franceschini: stanno trasformando le gallerie in supermarket
Emanuele Coen e Sabina Minardi
VISITATORI IN AUMENTO e dure critiche da parte di archeologi, storici dell'arte e autorità in materia come
il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. Una riforma del sistema museale da interpretare per la
prima volta, e un sostanzioso numero di associazioni contro, a partire da Italia Nostra. E la rivoluzione
copernicana di un drappel lo di nuovi direttori decisi a porre al centro il visitatore, frenata da burocrazia e
mancanza di personale. A nove mesi dalla riforma voluta dal ministro Dario Franceschini, con la quale sono
stati nominati i venti direttori dei principali musei italiani, il mondo dell'ar te è in fermento. Intanto, piovono
soldi: il primo maggio il Cipe ha approvato il piano di finanziamenti per la cultura, stanziando un miliardo di
euro per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali. Tra i 34 interventi previsti, 40 milioni andranno agli
Ufzi, altrettanti alla Pinacoteca di Brera e alla Reggia di Caserta. Una cascata di denaro pubblico,
all'indomani di due riaperture importanti: a Reggio Calabria il Museo archeologico nazionale, con i Bronzi di
Riace; a Pompei la Villa imperiale e l'Antiquarium. Il cospicuo stanziamento del governo Renzi è l'occasione
non solo per tracciare un primo bilancio dell'attività dei nuovi direttori, ma anche per riettere sulla
riorganizzazione del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (Mibact): avviata a ne 2014, la
riforma ha separato le soprintendenze dai musei, attribuendo a questi ultimi autonomia di bilancio, un
consiglio di amministrazione e un comitato scientifico. In sostanza, Franceschini ha esortato i musei a fare
cassa. E i numeri, nora, gli danno ragio ne: nei primi tre mesi del 2016 i visitatori dei musei e dei siti
archeologici statali sono aumentati del 13,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015, attestandosi a
quasi 7,9 milioni, mentre gli introiti sono cresciuti del 24 per cento, a oltre 25,4 milioni di euro. «L'Italia si è
nalmente allineata agli standard internazionali previsti per i musei», commenta con "l'Espresso" il ministro
Franceschini: «Prima della riforma del 2014 i musei statali, anche i più importanti, erano meri ufci delle
soprintendenze. Ora hanno autonomia, statuto, bilancio, consiglio di amministrazione e comitato scientico.
Sono tutti elementi essenziali per la vita di un museo che, anche se può sembrare assurdo, l'Italia ha
introdotto per i musei dello Stato solo da un anno». Mentre la riforma entra nella seconda fase, con la
nascita di una soprintendenza unica per Archeologia, Belle Arti e Paesag gio (39 sparse per la Penisola,
più le due speciali di Colosseo e Pompei); con l'annuncio di 10 nuovi musei autonomi e l'imminente
pubblicazione del bando per 500 nuovi funzionari, il fronte dei contrari scenderà in piazza sabato 7 maggio
a Roma, con lo slogan "Emergenza cultura: difendiamo l'art. 9" (emergenzacultura. org). Hanno aderito in
tanti, dall'archeo logo Salvatore Settis all'ex ministro Massimo Bray, all'iniziativa lanciata dallo storico
dell'arte Tomaso Montanari, caustico sul recente miliardo alla cultura: «Moltissimi soldi per i supermusei
avviati alla trasformazione in supermarket», scrive nel suo blog. Sotto accusa è la separazione tra tutela e
valorizzazione, tra musei e soprintendenze. «Manifesteremo anche contro la legge Madia che inquadra le
soprintendenze nelle prefetture, sottomettendole all'esecutivo», dice Vittorio Emiliani, presidente del
Comitato per la bellezza, giornalista e scrittore (è in uscita per Marsilio il suo libro "Cinquantottini"):
«Secondo la riforma, i 20 musei autonomi dovranno rendere soldi. Ma è una sciocchezza. Renzi e
Franceschini ignorano che la enorme macchina del Louvre costa 204 milioni di euro all'anno e lo Stato
francese gli deve versare 102 milioni per ripianare il passivo. Perno il Metropolitan Museum di New York è
coperto per metà da denaro pubblico. Il vero business non sono i musei ma il turismo: hotel, ristoranti,
trasporti. Bisogna puntare sull'accoglienza». GUERRA ALLE CODE A FIRENZE «Per me il visitatore è al
centro di tutto, come nei musei di Londra, di Parigi o in quelli americani», interviene Eike Schmidt, 47 anni,
da sei mesi direttore delle Gallerie degli Ufzi, a Firenze: con quasi 2 milioni di ingressi nel 2015, il museo
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Lo stato dell'arte
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italiano più visitato. Tedesco, arrivato dal Minneapolis Institute of Arts,Schmidt incarna quel modo nuovo di
concepire il museo auspicato da Franceschini. «Le polemiche sulla mia nomina perché straniero? Credo
che per i orentini sarebbe stata una tragedia più grande se fosse arrivato un pisano o un senese», scherza.
Da direttore dei musei "di qua e di là d'Arno", vale a dire della Galleria degli Ufzi ma anche di tutti i musei di
Pitti, Schmidt ha avviato varie collaborazioni: anzitutto proprio con Pitti Immagine, per ricollegare i luoghi
dove la grande moda moderna è nata, e sviluppare un Museo della moda dall'attuale Galleria del costume.
E per riportare la musica a Palazzo Pitti, luogo delle prime opere liriche. Ma i problemi, agli Ufzi, sono
antichi. Primo fra tutti, quello delle code: «Grazie alle nuove tecnologie, che daranno i primi risultati la
prossima estate, potremo razionalizzare i ussi, ma anche valorizzare opere esposte in luoghi diversi»,
prosegue il direttore, che ha già preso la decisione di aprire al pubblico il Corridoio Vasariano, e non
riservarlo più solo a una visione su pre notazione. «La riapertura va accompagnata da nuovi servizi;
occorre far rivivere gli spazi oltre l'Arno, dove c'è una terrazza mozzaato. Serve anche un ristorante, dove
la gente possa fermarsi dopo un percorso di oltre un chilometro». Nel frattempo, il progetto Grandi Ufzi va
avanti, anche grazie ai 18 milioni di euro ricevuti nel 2015. «Dopo l'estate apriremo la Sala Botticelli e nuovi
spazi espositivi», annuncia Schmidt, che non teme la burocrazia. «Ho trovato una situazione peggiore in
California, al Getty Museum: non è un problema solo italiano». Ma la parola "burocrazia" aleggia come uno
spettro ricorrente. La evoca Cecilie Hollberg, 48 anni, la direttrice della Galleria dell'Accademia di Firenze,
famosa per il David di Michelangelo, primo museo al mondo per densità di visitatori: un milione e 400 mila
nel 2015, con un incremento del 6 per cento nei primi tre mesi del 2016. «Ho tante idee per valorizzare la
Galleria, a partire dalla collezione di strumenti musicali, alla quale dedicherò un convegno e un concerto
con strumenti gotici, ma devo limitarmi all'essenziale, e cominciare a riparare il tetto da cui entra l'acqua»,
dice. Storica dell'arte, manager culturale, la direttrice non nasconde le difcoltà: «Bisogna costruire una
struttu ra che oggi non c'è: siamo sotto organico del 40 per cento, ma il paradosso è che se arrivassero
persone nuove non saprei dove metterle. Questa è una macchina straordinaria, autorevole, preziosa- ma
senza motore: io voglio trovarlo, anche di seconda mano, purché funzioni». UN FRANCESE A NAPOLI A
ignorare le difcoltà, e a guardare i soli primi risultati, nella grande maggioranza dei casi la riforma
Franceschini sembra funzionare. In Campania, i quattro super musei (Reggia di Caserta, Museo
Archeologico Nazionale di Napoli, Museo di Capodimonte, Parco Archeologico di Paestum) sono sempre
più frequentati dai turisti italiani e stranieri. E i neodirettori vanno avanti per la loro strada nonostante le
critiche. Affacciato al balcone della Reggia di Capodimonte, Sylvain Bellenger è ammaliato dal pano rama
da cartolina: in primo piano le cupole antiche di Napoli, più lontano il mare increspato, all'orizzonte la
sagoma scolpita di Capri. «La spianata davanti alla Reggia fatta costruire da Carlo di Borbone è una delle
massime espressioni del vedutismo napoletano del Settecen to, il sito fu scelto per questo motivo», spiega
lo storico dell'arte, francese, 60 anni, direttore del Museo di Capodimonte, che custodisce nelle sue 127
gallerie capolavori di epoche diverse: la "Crocissione" di Masaccio (1426), la "Trasfigurazione di Cristo"
(14781479) di Giovanni Bellini, dipinti di Ti ziano e Caravaggio, no alla collezione contemporanea - oggi
chiusa al pubblico per carenza di personale - con opere di LeWitt, Kiefer, Warhol. Per ripristinare la
spettacolare veduta originaria, Bellen ger ha fatto tagliare i grandi cespugli che ostruivano la vista sul Golfo
di Napoli, mandando su tutte le furie il comitato di cittadini "Giù le mani dal bosco", che hanno denunciato la
"potatura killer" in diversi sit-in di protesta nel parco, il gioiello botanico di 140 ettari protetto dall'Unesco.
Nel 2015 hanno visitato il Museo di Capodimonte 150 mila persone, davvero poche se si considera
l'importanza dei quadri esposti. «Finora il museo era tagliato fuori da tutto. Sappiamo che al porto arrivano
più di 10 mila persone al giorno. Dove vanno? Uno scempio se si pensa che il bosco potrebbe essere
insieme Central Park e una super Villa Medici», continua Bellenger mentre attraversa le sale della Reggia,
molte delle quali aperte al pubblico solo per quattro visite guidate al giorno. Per uscire dall'isolamento, il
direttore ha inaugurato una navetta gra tuita in vari punti della città; sta mettendo a punto un progetto con
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Costa Crociere per portare i turisti che approdano a Napoli. Ha tante idee, e non si rassegna neanche al
rombo degli aerei diretti a Capodichino che sorvolano il bosco e la Reggia. «Passano 200 metri sopra le
nostre teste, le vibrazioni danneggiano quadri e por cellane. È scandaloso!», incalza, e per convincere i
dirigenti dell'aeroporto a cambiare rotta ha trascorso una intera giornata con loro nella torre di controllo.
BATMAN AL MUSEO ARCHEOLOGICO Sono più terrene le sde che attendono Paolo Giulierini, 47 anni,
direttore dell'altro grande polo culturale napoletano: il Museo Archeologico Nazionale (Mann). È lunga la
strada per l'archeologo toscano, che punta a rilanciare l'immagine del museo, anche con mostre che fanno
storcere il naso ai puristi: è il caso di "Giorni di un futuro passato" (no al 6 giugno) di Adrian Tranquilli a cura
di Eugenio Viola, che rielabora il mito e mescola i supereroi contemporanei della Marvel con le sculture
classiche: Spiderman e l'Ercole Farnese, il maestro Yoda di "Star Wars" e il busto dell'imperatore Claudio.
«Questa mostra sta riscuotendo un notevole successo e attira un pubblico nuovo», ribatte Giulierini accanto
alle tre statue di Batman in resina bianca che richiamano il marmo delle sculture classiche e campeggiano
nei giardini storici, risistemati e riaperti al pubblico in occasione della mostra "Mito e natura - Dalla Grecia a
Pompei" (no al 30 settembre). «Finora i rappor ti con Pompei erano sporadici, nalmente ora la
collaborazione è alla pari. Insieme abbiamo diverse mostre in corso, dal Giappone agli Stati Uniti, che
consentono di fare cassa garantendo la sostenibilità economica del museo», aggiunge il direttore. Che ha
un cronoprogramma ambizioso: riaprire ogni anno una sezione oggi inagibile del museo. A cominciare dalle
sale dei culti orientali, il 28 giugno, in occasione della mostra "Egitto Pompei"; il 7 ottobre toccherà alla
sezione egizia; nel 2017 riaprirà la sezione Magna Grecia e nei due anni successivi le sale pompeiane e
l'ala nuova del Mann, che ospiterà l'auditorium e il ristorante di uno chef stellato. Per il momento, i gourmet
devono accontentarsi del cappuccino al distributore automatico. Entro l'anno verrà allestita una caffetteria
temporanea. Il tema dell'accoglienza è caro anche a Peter Assmann, direttore del Palazzo Ducale di
Mantova, capitale della cultura 2016: «Sono necessarie indicazioni, pun ti informativi, bookshop più
attrezzati, bar e in generale più chiarezza», dice lo storico dell'arte austriaco: «L'obiettivo è creare una
realtà di livello internazionale dal punto di vista della fruizione turistica, della didattica, dell'interesse
scientico. Condivido la strada indicata dal ministro, ma ci vorrà tempo. Ci sono due ostacoli: la mancanza di
soldi e di personale. I soldi sono in arrivo. Il personale, invece, fatica a gestire questo museo come un ente
eco nomico». Al contrario, Assmann esalta il ruolo delle associazioni che sul territorio contribuiscono a
collegare la Reggia alla città. «La recente mostra di Patrick Moya è stata realizzata da un'associazione che
ha praticamente fatto tutto da sola e ha portato a Mantova 12 mila visitatori», aggiunge. Ben tredici i nuovi
progetti per il complesso museale del Palazzo ducale: mentre già sono avviati i preparativi per una grande
mostra dedicata ad Albert Dürer, e nell'appartamento che fu di Fe derico II, glio di Isabella d'Este, si lavora
a un programma di residenze per artisti, con l'intervento di sponsor privati. Ma è sulla valorizzazione dei
35mila metri quadrati di gallerie e giardini principeschi che si gioca l'impegno del direttore: «De ve cambiare
l'idea stessa di visita del Palazzo, con ingressi preceduti da video e presentazioni degli affreschi». STAFF
RIDOTTO ALL'OSSO Spesso tra i grandi progetti e la realtà c'è di mezzo un abisso di lungaggini
burocratiche e decit di comunicazione: gli addetti stampa dei 20 super musei si contano sulle dita di una
mano; a Mantova, capitale 2016 della Cultura, manca del tutto. Alla Galleria Borghese lo staff è composto
da sole cinque persone inclusa Anna Coliva, 62 anni, l'unico direttore confermato nel 2015 dalla
commissione ministe riale presieduta da Paolo Baratta. Eppure il museo romano è una corazzata da 506
mila ingressi all'anno e incassi per più di 3 milioni e 300mila euro. «Condivido lo spirito della riforma, ha
impresso un'energia nuova alla gestione. Tuttavia, quando si è tagliato il cordone ombelicale tra
soprintendenze e musei si doveva prevedere il passaggio di un numero adeguato di risorse umane»,
sottolinea la direttrice, di recente protagonista di una piccola gaffe diplomatica con l'ex coppia reale del
Belgio, Paola di Liegi e Alberto, in visita nella capitale e appassionati di Tiziano, Bellini, Berni ni e di
Canova. Ad accoglierli alla Galleria Borghese non c'era nessuno. «Mi rincresce molto, me ne rendo conto.
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In passato li ho sempre accom pagnati, ma quel giorno ero sola in ufcio», replica la direttrice, che ha in
mente di modicare il sistema di ac cesso del pubblico al museo. Adesso è a numero chiuso: possono
entrare no a 360 persone alla volta e la visita dura al massimo due ore. «Con le nuove tecnologie è
possibile uidica re i ussi, evitando di scaglionare gli accessi». L'Italia, comunque, continua ad attirare
visitatori, mentre il turismo culturale si rafforza: secondo l'ultimo rapporto Ciset-Banca d'Italia, nel 2015 i
viaggiatori internazionali hanno speso per la cultura in Italia 13,9 miliardi di euro, con un aumento del 2,6
per cento rispetto all'anno precedente. Tra le regioni che se la cavano meglio c'è il Veneto: dati che si
riettono sull'af uenza alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, il complesso monumentale che ospita la più
importante collezione di arte veneta al mondo, dal Trecento bizantino e gotico agli artisti del Rina scimento:
Tintoretto, Tiziano, Tiepolo. Ora è in corso la retrospettiva su Aldo Manuzio (no al 19 giugno), l'editore che
all'inizio del Cinquecento inventò il libro moderno. «I punti di forza del mio programma? Migliorare
l'accoglienza del pubblico e potenziare il ruolo internazionale del museo, negli ultimi anni afevolito»,
afferma la direttrice Paola Marini, 64 anni, che punta a stringere collaborazioni con il Getty Museum di Los
Angeles, la National Gallery di Londra. Nel frattempo, la storica dell'arte nei prossimi tre anni dovrà
convivere con il cantiere al primo piano e far quadrare i conti delle Gallerie. I ricavi provengono da biglietti,
sponsorizzazioni, aftti degli spazi, mostre all'estero. Anche se la direttrice, in tema di prestiti di opere, come
la maggior parte dei suoi colleghi è cauta: «Bisogna promuovere la collezione e sviluppare progetti con altri
musei, non svuotare la galleria in cambio di denaro». Foto: CameraPress/Contrasto, Imagoeconomica
Foto: G.Piscitelli/Contrasto, N.Cambu/Massimo Sestini
La Sicilia va in mostra a Londra
SARfi UNA MOSTRA-EVENTO "Sicily culture and conquest", con rari pezzi di arte siciliana, dai mosaici
bizantini alle mappe del cartografo Al-Idrisi. A Londra, però. Perché apprezzare nell'isola il patrimonio
culturale è sempre più difcile. Ostacolato da musei puntualmente chiusi nel ne settimana. E
dall'immobilismo della politica. C'è una questione museale tutta siciliana, che nessun appello di esponenti
della cultura - da ultimo quello promosso da Andrea Camilleri e Pietrangelo Buttafuoco a Franceschini,
dalle prerogative ridotte per via dell'autonomia - riesce a intaccare. E alla ciclica chiusura di siti per
mancanza di fondi; all'emorragia di ricavi per biglietti gratuiti, si aggiunge il nodo dei servizi aggiuntivi, da
cui dipende la gestione di un museo: aggiudicati, sospesi, sottoposti al vaglio della Consulta. E ancora da
afdare.
Foto: Capodimonte: La Flagellazione, Caravaggio. In basso: Sylvain Bellenger e Cecilie Hollberg
Foto: L'Atlante Farnese, Museo Archeologico di Napoli. A fianco: gli Uffizi
06/05/2016
Pag. 18
diffusione:162324
tiratura:213091
Meininger cresce in Italia
La catena alberghiera tedesca Meininger hotels (che fa capo a sua volta a operatori turistici indiani) punta
sull'Italia ed ha scelto come partner per lo sviluppo la divisione hospitality di Coldwell Banker Commercial.
Dopo aver compiuto i primi passi nelle città di Roma e Venezia, dove avverranno le prime due aperture nei
prossimi 12 mesi, Meininger continuerà l'espansione con un piano che prevede almeno 10 strutture nei
prossimi 5 anni, in città come Milano, Firenze, Bologna, Torino, Verona e Napoli. Il gruppo valuta anche
l'acquisto degli immbili. La formula Meininger è di un budget hotel di standard internazionale. Il fatturato
Meininger si aggira sui 60 milioni, a fronte di circa 2.200 camere tra Germania, Olanda, Gran Bretagna e
Belgio. In cantiere anche l'ingresso a breve sul mercato francese, a Parigi.
SCENARIO TURISMO E TOUR OPERATORS - Rassegna Stampa 06/05/2016
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HOTEL/In breve
06/05/2016
Pag. 18
diffusione:162324
tiratura:213091
Roccaraso punta tutto sul marketing
Fr.Pr.
pLe aspettative della vigilia erano alte. Le performance registrate a chiusura della stagione sono fedeli alle
aspettative: il comprensorio appenninico dell'Alto Sang r o s a l u t a l ' i n v e r n o 2015/2016 con un
incremento degli arrivi del 10% rispetto alla stagione precedente. A cantare vittoria è soprattutto Roccaraso,
cuore pulsante dell'intero sistema, con 6mila posti letto, qualcosa come 50mila case vacanze e 100
chilometri di piste. Stiamo parlando della località a maggiore tradizione sciistica dell'area, meta preferita
dagli appassionati di tutto il Centrosud, in particolare degli sciatori laziali e campani. L'inverno 2014/2015
era stato quello della ripresa, all'insegna di un incremento delle presenze di 5 punti percentuali. Quello che
ci lasciamo alle spalle, sulla base delle prime stime disponibili, è andato ancora meglio. «È un momento
particolarmente favorevole per le nostre destinazioni», spiega Dario Colecchi, presidente di Federturismo
Abruzzo. «Si sta rivelando premiante l'attenzione alla famiglia che il sistema ha mostrato negli ultimi anni, in
termini di servizi e offerte». Per ca- pirci: da zero a 12 anni la vacanza è gratuita. Particolare che agevola la
clientela con figli e la spinge a preferire la località appenninica a quella dell'arco alpino. «Per forza di cose
l'offerta dell'Alto Sangro - prosegue Colecchi - è meno complessa di quella di molte località dell'arco alpino:
non possiamo contare sulle stesse montagne e sulle stesse piste. Proprio per questo si è scelto puntare su
una nicchia di mercato, ep- pure molto importante». Una scelta che da un paio di anni a questa parte si sta
rivelando vincente. Le opzioni per chi è orientato al risparmio, in ogni caso, non finiscono qua: a Roccaraso
si può infatti scegliere la settimana corta che esclude il fine settimana. Il weekend è a sua volta un
"pacchetto" molto gettonato soprattutto per il turismo di prossimità. «E non manca - conclude il presidente
degli albergatori - chi alla settimana corta abbina un weekend».
FEDERTURISMO CONFINDUSTRIA - Rassegna Stampa 06/05/2016
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Centrosud. Arrivi in crescita del 10% grazie alle offerte speciali per le famiglie e alle settimane modulari
ABRUZZO
05/05/2016
Pag. 24 N.277 - maggio 2016
diffusione:19217
tiratura:38318
CROAZIA, UN NUOVO PORTO TURISTICO VICINO A DUBROVNIK
Vannina Patanè
L'Adriatic Croatia International, che gestisce 21 marine lungo la costa e sulle isole della Croazia, apre il suo
22° porto turistico: la nuova ACI Marina Veljko Barbieri sarà inaugurata questo mese a Siano, 35 km a nord
di Dubrovnik, e potrà ospitare 200 imbarcazioni fino a 20 metri di lunghezza. Si tratta dell'investimento più
importante degli ultimi 25 anni portato avanti dalla catena croata, che entro l'inizio dell'estate concluderà
anche la completa ricostruzione della parte a terra dell'ACI Marina Pomer, sul litorale deP'Istria. Info:
www.aci-marinas.com
SCENARIO TURISMO PORTUALE - Rassegna Stampa 06/05/2016
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IN BREVE
06/05/2016
Pag. 1
diffusione:98970
tiratura:162805
Nicola Capuzzo
(Capuzzo a pagina 20) Meno strada e più ferrovia, sinergie con gli interporti, focus sul Nordovest d'Italia e
razionalizzazione degli investimenti nei porti. Si può riassumere così la strategia del Gruppo Gavio nel
business dei trasporti e della logistica illustrata a MF Shipping & Logistica da Beniamino Gavio. Il traino
principale di tutte queste attività è stato fino a oggi il trasporto su gomma che conta su ricavi per oltre 200
milioni di euro, 3 mila trattori e rimorchi, 1.500 dipendenti e 18 basi operative. Negli anni, allo zoccolo duro
del trasporto stradale, si sono aggiunti i trasporti ferroviari e gli investimenti nei porti (2,5 chilometri di
banchine) e negli interporti (450.000 mq di magazzini coperti e 1,5 milioni di mq di aree operative). Ora,
però, pare si sia arrivati a un punto di svolta perché, come spiega lo stesso Gavio, «nella logistica il futuro
sono i treni. Il trasporto su ferro è una gamba fondamentale del tavolo dei trasporti in Italia e lo dico da
concessionario autostradale. Dal Governo siamo in attesa di regole e provvedimenti chiari su questo
perché quando approcciamo gli operatori stranieri quello che ci chiedono sono: costi e regole certe». In
tema di intermodalità il gruppo tortonese potrà contare sulle sinergie possibili fra la società ferroviaria
FerNet e i tre interporti di Novara (Cim), Rivalta (Rivalta Terminal Europa) e Vado Ligure (Vio). Il disegno è
quello di creare un canale ferroviario preferenziale con shuttle regolari per il trasporto dei container fra i tre
porti liguri di Genova (dove peraltro il gruppo controlla il Terminal San Giorgio), Savona e La Spezia e gli
interporti piemontesi. «È nostro interesse rimanere nella logistica e nei trasporti ma vogliamo
interconnettere fra loro questi filoni d'attività» aggiunge ancora Gavio, passando poi a esaminare gli
investimenti in atto nei porti. «Da Trieste siamo usciti con la cessione appena avvenuta del Terminal Frutta
mentre le sorti della piastra logistica di Taranto dipendono essenzialmente dal rilancio del porto e del locale
terminal container». Capitolo delicato è poi quello legato al porto di Civitavecchia dove il gruppo ha avviato
il progetto di un nuovo terminal container da 500 milioni di euro: «A Civitavecchia stiamo cercando
qualcuno che ci affianchi nel progetto della Darsena Energetica Grandi Masse. Noi ci consideriamo
operatori di terra e stiamo parlando con qualche operatore di mare (terminalista o compagnia di
navigazione, ndr) interessato a subentrare nella gestione dell'infrastruttura. Siamo disposti anche a ridurre
la nostra quota azionaria e andare in minoranza» aggiunge l'imprenditore piemontese. Infine un appello al
ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, in tema di portualità: «Stiamo attendendo il Piano nazionale del
Governo sulle Autorità portuali per capire quali saranno in concreto i provvedimenti presi e quali gli
accorpamenti fra porti. Il Ministro mi sembra motivato in quello che fa, ma vorremmo capire qual è
l'impostazione finale anche in tema di trasporto intermodale». Domani Gavio sarà a La Spezia per il varo
del nuovo maxi-yacht Baglietto 46m che inaugura la nuova linea FAST del cantiere spezzino. Il progetto del
46m FAST pone grande attenzione agli spazi all'aperto, nell'ottica di aumentare la possibilità del contatto
con il mare sia in navigazione che all'ancora per godere di momenti in compagnia all'aperto. A proposito
dell'avventura nella nautica (il gruppo controlla anche Cerri Cantieri Navali e Bertram), Gavio annuncia che
«è stata recentemente acquistata un'area a Tampa (in Florida) per Bertram yachts» e si aspetta che «la
diversificazione nella cantieristica navale raggiunga il breakeven entro fine 2017 per poi produrre un po' di
utili». (riproduzione riservata)
SCENARIO TURISMO PORTUALE - Rassegna Stampa 06/05/2016
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Gavio a MF: insieme alle autostrade puntiamo forte sul treno
05/05/2016
Sito Web
Repubblica.it
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Economia
Sciopero per turismo, mense e pulizie: il 6 maggio sono #FuoriServizio
MILANO - Baristi, addetti alle pulizie, personale del turismo, dei fast food, delle mense o delle terme,
lavoratori delle cooperative o delle farmacie private: tutti a braccia incrociate, venerdì 6 maggio per
lamentare il mancato rinnovo del contratto. Un documento, secondo i sindacati, che nel caso del turismo è
scaduto da tre anni, ma in alcuni casi, come per il comparto termale, si tratta di ben sei anni. La protesta,
lanciata anche in rete con l'hashtag #FuoriServizio, è stata organizzata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl,
Uiltucs e Uiltrasporti. "Se si considera che il 28 maggio è in programma lo sciopero della Grande
distribuzione, nel quale potrebbe confluire anche il personale della cooperazione, si può dire che maggio è
un mese di mobilitazione per tutto il commercio", annota Cristian Sesena della Filcams Cgil. La situazione,
ricostruisce il segretario nazionale, è molto complessa. Anche perché le controparti - Confcommercio,
Confindustria-Federturismo e Confesercenti - si sono a loro volta spaccate. Via via si sono defilati dai tavoli
prima le federazioni delle agenzie di viaggio, poi quella delle mense. Da quando erano iniziate le trattative,
nel novembre 2012, ad oggi è stata rinnovata soltanto la parte di contratto che riguarda albergatori e
campeggiatori. "Da un contratto unico, rischiamo di finire con cinque diversi contratti", sintetizza Sesena.
Con l'effetto di avere anche diversi trattamenti tra i lavoratori. Quelli che fanno riferimento a Federalberghi
hanno avuto un adeguamento dei trattamenti economici, che altri lavoratori di comparti simili - ma con
interlocutori diversi - stanno ancora aspettando. La platea di lavoratori coinvolti è vasta. Il contratto con
albergatori e campeggiatori (Federalberghi-Faita) riguarda 28mila persone, "ma ne restano fuori oltre un
milione se si considera anche il fattore degli stagionali, coloro che vengono contrattualizzati solo per il
periodo estivo o per l'alta stagione turistica", spiega ancora Sesena, che spiega l'agitazione organizzata per
il 6 maggio "come la risposta all'assenza totale delle nostre controparti, visto che non si riesce ad avere un
tavolo ormai da mesi". Questo il quadro nel quale si è giunti all'agitazione. Ma nella sostanza, quali sono le
ragioni dello sciopero? "Noi ormai abbiamo accettato lo stato di fatto, sappiamo che sarà difficile ricomporre
il fronte a un solo contratto per i lavoratori di questi settori. Ma abbiamo il dovere di omogeneizzare i
trattamenti, in coerenza con il rinnovo sottoscritto con Federalberghi-Faita (dove si è avuto un aumento a
regime di 88 euro mensili). Invece, su tutti i fronti riceviamo la stessa richiesta: vogliono che il rinnovo del
contratto venga finanziato dai lavoratori, che dovrebbero cedere pezzi della normativa quali straordinari,
flessibilità oraria, turni notturni. Siamo arrivati a sentirci domandare l'abolizione della quattordicesima".
L'agitazione prevede la presenza in molte piazze italiane per lamentare le "regole incerte, i salari bloccati,
le condizioni di lavoro e ambientali sempre più difficili", come recita una nota unitaria che sottolinea anche
che si tratta della prima agitazione che riunisce i vari settori. In Toscana l'iniziativa regionale è prevista a
Firenze, cosi come per il Lazio, che terrà una manifestazione a Roma a piazza SS. Apostoli e per il Veneto,
che si concentrerà a Venezia. L'Emilia Romagna ha dato appuntamento a Bologna dove radunerà anche le
lavoratrici e i lavoratori del commercio aderenti a Federdistribuzione in sciopero per il rinnovo del contratto
nazionale. Scioperi regionali anche nella Marche, con presidio ad Ancona; in Abruzzo, con presidio davanti
alla Prefettura di Pescara; in Campania con ppuntamento alla prefettura di Napoli, in Puglia, davanti alla
Confindustria di Bari; in Calabria a Lamezia Terme e un unico presidio di Trentino e Sud Tirolo, .In
Sardegna, è stata organizzata una conferenza stampa a Cagliari e presidi in tutte le province davanti ai
posti di lavoro. Iniziative territoriali in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia (presso la stazione di Milano
Centrale, per poi spostarsi sotto la sede della Regione), Piemonte, Molise, Sicilia.
FEDERTURISMO CONFINDUSTRIA - Rassegna Stampa 06/05/2016
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