scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 20 giugno 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
20/06/2014 Il Sole 24 Ore
Sanità sempre più tecnologica
5
20/06/2014 Il Sole 24 Ore
Le cure all'estero sono un diritto
6
20/06/2014 La Repubblica - Bari
Arrestati due medici aiuti ai figli farmacisti con ricette falsificate
7
20/06/2014 La Repubblica - Milano
Ordine dei medici contro Roma "Non cambiamo il giuramento"
8
20/06/2014 La Repubblica - Napoli
Asl 1, i direttori sanitari responsabili della sicurezza protesta negli ospedali
9
20/06/2014 La Repubblica - Torino
Grana stipendi alla Città della Salute
11
19/06/2014 Il Messaggero - Ancona
Salesi, Villa Mariasi salva dal traslocoesami per gli adultianche in centro
12
20/06/2014 Il Messaggero - Roma
Scambio di embrioni, denunce per falso
13
20/06/2014 Libero - Milano
Anziani seviziati: 2 arresti alla casa di cura
14
20/06/2014 Il Secolo XIX - Genova
Sanità, manovra salva-pensionati
15
20/06/2014 Il Tempo - Roma
Santa Lucia, a breve incontro al Ministero della Salute
17
20/06/2014 Il Tempo - Roma
Sanità, accordo quadro Regione-Aiop
18
20/06/2014 Il Tempo - Roma
Dalla Siae microscopio al Bambino Gesù
19
20/06/2014 La Padania - Nazionale
Sanità d'eccellenza, in nefrologia il top sono tre VENETI
20
20/06/2014 Corriere della Sera - Sette
Nel pianeta Adolescenti c'è molto oltre " lo sbatti"
21
19/06/2014 NCF
Medicinali equivalenti: dall'API al prodotto finito
26
19/06/2014 Panorama della Sanita
Medicina Personalizzata Evidence Based
28
19/06/2014 Panorama della Sanita
Approvata la terza fase del progetto Mur
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
18 articoli
20/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 13
(diffusione:334076, tiratura:405061)
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HUMANITAS
Sanità sempre più tecnologica
Da ieri, e fino a domani, oltre 800 gastroenterologi provenienti da tutto il mondo sono riuniti nel centro
congressi dell'istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano), centro di eccellenza sanitaria per la
gastroenterologia, l'oncologia e l'ortopedia, in occasione di "Image", convegno internazionale dedicato
all'endoscopia. Fra le novità presentate durante l'evento, coordinato dal dottor Alessandro Repici, il
colonscopio a tre occhi, una innovativa apparecchiatura che sarà sperimentata per la prima volta in Italia da
Humanitas, che coordina uno studio multicentrico, a seguito di ricerche condotte in Israele e in America.
Promotori dell'evento, oltre ad Alessandro Repici, responsabile dell'Endoscopia di Humanitas, sono Alberto
Malesci, responsabile del dipartimento di Gastroenterologia, e Silvio Danese, responsabile del Centro di
ricerca e cura per le malattie infiammatorie croniche intestinali. «Il colonscopio a tre occhi - dice Repici -,
dotato cioé di tre telecamerine anziché una, è uno strumento avveniristico che permette di raffinare la
sensibilità diagnostica e quindi di scorgere la presenza anche delle lesioni più nascoste della parete del
colon, aumentando la capacità di diagnosi del 70-80%. L'endoscopia è arma efficace contro i tumori
superficiali nel tratto gastrointestinale. «Grazie ad essa - spiega Repici - oggi è possibile effettuare una
diagnosi dei tumori gastrointestinali, risolvendo in modo definitivo i problemi dei pazienti con tumori
superficiali». (R.I.T.)
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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20/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 48
(diffusione:334076, tiratura:405061)
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Corte Ue. Un cittadino può andare oltreconfine se nel proprio Paese le strutture non sono adeguate
Le cure all'estero sono un diritto
L'ECCEZIONE Lo Stato di residenza può negare il rimborso delle spese sostenute solo nei casi di
«mancanza strutturale»
Mar.Ca.
I cittadini dell'Unione europea hanno diritto di recarsi in altri Stati membri e ricevere cure mediche se le
strutture del Paese di residenza non sono in grado di offrirle per carenza di mezzi. A patto che non si tratti di
mancanze strutturali. Sono nel segno della più ampia libertà di ricevere cure mediche senza frontiere
nell'Unione europea le conclusioni depositate ieri dall'avvocato generale Cruz Villalón (causa C-268/13,
Petru). Si tratta del primo caso di cui è investita la Corte di giustizia, che si pronuncerà nei prossimi mesi, sul
rapporto tra libera prestazione dei servizi e diritto a cure mediche in uno Stato membro diverso da quello della
residenza nei casi di carenza di mezzi nel Paese di origine.
È stato il Tribunale di Sibiu (Romania) a chiamare in causa, in via pregiudiziale, la Corte Ue. Una cittadina
rumena aveva deciso di recarsi in Germania per sottoporsi a un intervento chirurgico necessario per curare la
sua malattia. Ad avviso della donna, la struttura sanitaria rumena non aveva materiali sufficienti ad assicurare
la buona riuscita di un difficile intervento chirurgico. Tuttavia, le autorità nazionali avevano negato
l'autorizzazione a recarsi all'estero. La donna aveva deciso di procedere ugualmente e aveva chiesto, al
rientro in patria, il rimborso delle spese sostenute. I giudici rumeni, prima di decidere nel merito, hanno
chiesto alla Corte Ue di fornire alcuni chiarimenti. L'avvocato generale, le cui conclusioni non sono vincolanti
per la Corte, parte dalla constatazione che i servizi sanitari rientrano nell'ambito della libera prestazione dei
servizi perché hanno carattere economico, anche se impartiti in strutture pubbliche. Questo vuol dire che non
solo un medico può recarsi in un altro Stato per svolgere la sua attività, ma che anche un paziente può
spostarsi in un altro Paese per ottenere il servizio sanitario. Di conseguenza, un paziente può andare
all'estero e porre le spese sostenute a carico del suo sistema sanitario pubblico se il trattamento medico può
essere ottenuto, oltre confine, in modo tempestivo. Ora, poiché il diritto Ue non stabilisce una diversità di
trattamento in relazione ai motivi invocati dal paziente per valutare se una prestazione possa essere praticata
o no in modo tempestivo, anche la carenza occasionale dei mezzi materiali giustifica il diritto di spostarsi in
un altro Stato membro e ottenere il rimborso. Questo perché la mancanza di mezzi è da equiparare alla
carenza del personale medico: il risultato è lo stesso, ossia un ritardo nella somministrazione delle cure.
Detto questo, però, l'avvocato generale innesca la marcia indietro nei casi in cui la carenza di mezzi materiali
dipenda da una mancanza strutturale. In questi casi, infatti, lo Stato membro di origine potrà negare
l'autorizzazione per gli elevati oneri economici.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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20/06/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 11
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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FOGGIA
Arrestati due medici aiuti ai figli farmacisti con ricette falsificate
DOVRANNO rispondere di truffa al Servizio sanitario nazionale i due medici di famiglia arrestati (ai
domiciliari) dai carabinieri del Nas, che hanno eseguito anche tre misure interdittive dell'esercizio della
professione nei confronti di farmacisti di San Severo. L'attività investigativa, coordinata dalla Procura di
Foggia, ha disarticolato un'associazione per delinquere a carattere familiare finalizzata alla truffa.
Il sistema prevedeva che i medici - padri falsificassero le prescrizioni, mentre i farmacisti - figli, pur
consapevoli della falsità delle prescrizioni, ne richiedevano il rimborso. Migliaia di ricette (soprattutto
antidepressivi e farmaci per malattie respiratorie) sono risultate contraffatte, create ad hoc con firme alterate
e timbri di medici convenzionati estranei ai fatti.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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20/06/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 11
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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La città
Ordine dei medici contro Roma "Non cambiamo il giuramento"
"Il nuovo impegno per i laureati ci priva della nostra autonomia" Per il presidente Rossi molte carenze nella
parte deontologica: "Non basta osservare le regole"
ALESSANDRA CORICA
LA RIVOLTA di Ippocrate. È quella dell'Ordine dei medici di Milano, che ha deciso di dire no alla nuova
versione del giuramento professionale, approvata dall'Ordine nazionale. Motivo: secondo i camici bianchi
milanesi, la nuova versione rischia di privare i medici della loro autonomia. «A causa della rivisitazione, il
medico che si opponesse alle decisioni di un giudice per ragioni di carattere deontologico sarebbe
sanzionabile», attacca il presidente provinciale, Roberto Carlo Rossi. Netta la replica di Amedeo Bianco,
numero uno dei camici bianchi a livello nazionale: «Si tratta di una polemica insulsa e infondata: noi diciamo
che il medico deve rispettarei principi deontologici, punto e basta. Si tratta di argomentazioni faziose».
Il nuovo codice deontologico, che aggiorna quello del 2006, è stato approvato nelle scorse settimane, dopo
mesi di dibattiti (e polemiche). In allegato, subito dopo è stato toccato anche il nuovo giuramento.
Sull'operazione da sempre l'Ordine milanese (come quelli di Bologna e Ferrara) ha mostrato una contrarietà
netta.
Che, adesso, è sfociata nella decisione unanime del Consiglio direttivo di non adottare il nuovo giuramento,
«e che probabilmente si tradurrà anche in un ricorso al Tar contro il nuovo codice - dice Rossi, che guida i
27mila iscritti milanesi - Il testoè stato riscritto: un'operazione che potrebbe portare alla perdita
dell'autonomia». A non andare giù ai medici milanesi è la sostituzione del termine «alleanza terapeutica» con
«relazione terapeutica», ma soprattutto la scomparsa di una frase nella nuova versione del giuramento: «In
quella del 2006, che abbiamo deciso di mantenere, si puntualizzava che il medico deve agire secondo i
principi deontologici, e secondo quelli giuridici non in contrasto con la deontologia - ricorda Rossi - Questo
passaggio è scomparso». Cosa che potrebbe influire, secondo l'Ordine milanese, sulla pratica quotidiana e
sull'obiezione di coscienza.
L'esempio è quello dei medici di Brescia obbligati da alcune sentenzea fare le infusioni Stamina, «e che con
il nuovo giuramento non potrebbero opporsi - dice Rossi - Stessa cosa per il reato di clandestinità: quandoè
stato introdottoi medici si sono rifiutati di denunciare i pazienti senza permesso per ragioni deontologiche.
Con il nuovo giuramento, sarebbero sanzionabili».
«Lavoriamo da due anni, abbiamo fatto incontri e seminari, due-tre bozze e 140 votazioni per l'approvazione
finale - scandisce Bianco- Queste polemiche sono insulse e infondate: abbiamo scritto che il medico deve
agire secondo deontologia, punto e basta».
Foto: IL LEADER Il presidente dell'Ordine Roberto Carlo Rossi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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20/06/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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I problemi del lavoro
Asl 1, i direttori sanitari responsabili della sicurezza protesta negli
ospedali
Lo prevede una delibera del mese scorso del dg Esposito ai dirigenti verranno notificati gli atti giudiziari sui
rischi degli edifici Difficile mettere a norma edifici antichi e sottoposti ai vincoli della Soprintendenza
ALESSIO GEMMA
OSPEDALI senza certificato antincendio. Luoghi che promettono la salute ma che non possono assicurare la
sicurezza di chi ci lavora o si sottopone alle cure. Benvenuti nell'Asl Napoli 1, la più grande azienda sanitaria
d'Europa. Da 20 giorni i direttori sanitari hanno scoperto di essere seduti su una "bomba" chiamata
"prevenzione e protezione dal rischio". Tutta colpa di una delibera del 30 maggio scorso con la quale il
direttore generale Ernesto Esposito ha nominato quei dirigenti "datori di lavoro". Che tradotto dal tecnicismo
giuridico vuol dire soprattutto una cosa: sono i direttori delle singole strutture sanitarie e non più il direttore
generale ad essere responsabili della sicurezza. Ai direttori sanitari saranno "notificati gli atti giudiziari in
materia di interventi di adeguamento" degli spazi di lavoro. Tocca a loro nominare il responsabile del servizio
prevenzione e effettuare una "valutazione dei rischi". Avranno un budget all'occorrenza assegnato dal dg.
Caos al Pellegrini, Ascalesi, San Giovanni Bosco, San Gennaro, San Paolo, Incurabili, Loreto Nuovo e
Capilupi. Proteste finora silenziose, scoppiate solo nelle aule dei tribunali. E tensioni. Perché si è di fronte ad
edifici vetusti, sottoposti alcuni a vincoli della soprintendenza.
Difficile metterli a norma secondo "i requisiti strutturali, tecnici e strumentali" richiesti dalla delibera di giunta
regionale 7301 del 2001.
Un esempio? A leggere quel vademecum della sicurezza, si può notare che in pronto soccorso "le superfici
devono risultare resistenti al lavaggio e alla disinfezione, lisce con raccordo arrotondato al pavimento.
Quest'ultimo deve essere non inquinante, del tipo monolitico, resistente agli agenti chimici e fisici,
antisdrucciolo". Un'utopia. Per non parlare degli spazi: "nelle camera di degenza occorrono 9 metri quadrati
per posto letto, al netto dei servizi". Senza contare che la "dotazione minima impiantistica" prevede: "impianto
di gas medicali; impianto rilevazione incendi; impianto allarme di segnalazione esaurimento gas medicali;
impianto di sistema alternativo di generazione dell'energia elettrica". Salvo scoprire che nessuno di quegli
ospedali ha potuto presentare la certificazione antincendio. «Si farebbe prima ad abbatterli e poi a rifarli», si
dice nei corridoi dell'Asl. L'atto firmato dal direttore Esposito segna la fine di una battaglia iniziata nel 2012 al
Tar e terminata nel 2013 al Consiglio di Stato.
Già, perché nel 2010 una delibera dell'ex commissario Maria Grazia Falciatore attribuiva al direttore generale
la responsabilità della sicurezza. Nel 2012 però il nuovo commissario Maurizio Scoppa delegava le funzioni ai
direttori sanitari sulla base di due norme nazionali. E per supportare i dirigenti prevedeva anche un incarico
esterno alla società Deloitte. Scattavano ricorsi al tribunale amministrativo di un gruppo di quei direttori
sanitari. Bocciati in primo e secondo grado. E il 30 maggio scorso per "attuare un efficiente ed efficace
sistema integrato di specifiche misure di prevenzione e protezione", il direttore Esposito stabiliva che "il
datore di lavoro, in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, è identificato con il dirigente cui spettano i poteri
di gestione, senza alcuna necessità di accettazione, espressa o tacita, da parte dello stesso dirigente".
Datore di lavoro al di là della propria volontà. Con risorse investite per piani annuali, triennali e per spese di
emergenza: 400 mila euro agli otto ospedali, 390 mila euro ai 17 distretti sanitari, 210 mila euro ai 9
dipartimenti, di cui oltre la metà, 120 mila euro, dati alla salute mentale.
LA DELIBERA Con una delibera il dg Esposito ha nominato i dirigenti "datori di lavoro" GLI INTERVENTI Ai
dirigenti degli ospedali saranno notificati gli atti giudiziari sugli interventi di adeguamento IL BUDGET Ai
dirigenti tocca nominare un responsabile della prevenzione ed effettuare una valutazione rischi IL PUNTO
PER SAPERNE DI PIÙ www.aslna1.napoli.it www.giustizia.it
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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20/06/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Foto: GLI UFFICI L'ingresso dell'Asl Napoli 1 direzione centrale
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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20/06/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Grana stipendi alla Città della Salute
Oggi medici, infermieri e tecnici delle Molinette guadagnano in genere più dei colleghi di Sant'Anna e Cto Per
poter unificare davvero i reparti bisogna pareggiare le paghe, ma il costo è di 3,5 milioni l'anno L'azienda
sanitaria nata due anni fa è la più grande d'Europa con 12 mila dipendenti
SARA STRIPPOLI
ALLA Città della Salute, a parità di mansioni e di qualifiche, medici e infermieri non hanno tutti lo stesso
stipendio. Un dirigente amministrativo come il responsabile dell'ufficio tecnico, ad esempio, guadagna 6.888
euro lordi se lavora alle Molinette, solo 6.130 se è in servizio al Cto. Mentre un medico responsabile di
struttura semplice guadagna 100 euro in meno se lavora al Cto rispetto alle Molinette, dove ogni fine mese
incassa 6.450 lorde. Un infermiere professionale guadagna qualcosa in più al Sant'Anna (2.280 euro netti), il
tecnico di laboratorio ha uno stipendio leggermente più alto al Sant'Anna rispetto a Molinette e Cto.
La megaazienda sanitaria dove lavorano 12 mila dipendenti la più grande in Europa-è nata da due anni, ma
ancora attende uno dei passaggi fondamentali perché la fusione sia davvero effettiva. Un obiettivo che ieri,
alla festa di San Giovanni a cui è intervenuto anche l'arcivescovo Cesare Nosiglia, il direttore generale Gian
Paolo Zanetta ha detto di voler centrare entro l'autunno di quest'anno. «Stiamo riprendendo i contatti con i
sindacati e la Regione. La tranquillità dei lavoratori si ripercuote anche sui pazienti. Questa azienda non è un
luogo per la collettività».
Questione di risorse, ovviamente. L'operazione comporta una spesa di milioni che dovrà essere autorizzata
dalla Regione e il dossier Città della Salute è sul tavolo dell'assessore alla sanità Antonio Saitta. Per la
dirigenza medica - duemila persone - una prima stima delle organizzazioni sindacali indica un esborso di due
milioni ogni anno. Per il personale del comparto - ottomila fra infermieri e operatori sanitari - la cifra annuale
da pagare dovrebbe essere di 1 milione e 500mila euro, precisa Francesco Cartellà, rappresentante
aziendale della Cgil.
L'equiparazione degli stipendi consentirebbe l'applicazione di un piano aziendale che dia il via ad
accorpamenti con il via libera delle organizzazioni sindacali a trasferimenti e mobilità del personale da un
ospedale all'altro. «Non possiamo permettere - spiega Cartellà - che un infermiere sia spostato se poi si trova
a guadagnare, a parità di incarichi e responsabilità, cifre che possono oscillare da 150 a 250 euro al mese in
meno di quanto percepisce chi lavora al suo fianco».
Di lavoro e mobilità ha parlato ieri proprio Cesare Nosiglia, il quale ha rivolto un invito ai lavoratori ad essere
disponibili: «È vero che si parla di cambiare situazioni di vita che possono sembrare difficili, ma credo che
sarebbe peggio restare fermi». Un appello è anche per la Città e la Regione perché il progetto della Città
della Salute vada avanti e l'ospedale entri a far parte della vita della città: «Un ospedale come questo non è
un mondo a sé, non è una stazione ferroviaria.
Mi auguro che il progetto strutturale possa procedere ma qui deve nascere una comunità ospedaliera ed è
fondamentale che ci sia un rapporto fra l'ospedale e la rete domiciliare».
LA VISITA L'arcivescovo Cesare Nosiglia ieri in visita alle Molinette per San Giovanni CARTELLÀ Per il
sindacalista non si può spostare un infermiere da un ospedale a un altro se ci rimette sullo stipendio
ZANETTA Il manager della Città della salute vuole "pareggiare" gli stipendi dei dipendenti I NOMI SU
INTERNET Altre notizie sulla sanità sul sito torino.repubblica.it
Foto: NOSIGLIA Ecco il simbolo scelto dall'arcivescovo
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
11
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Pianeta sanità
19/06/2014
Il Messaggero - Ancona
Pag. 45
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Il direttore sanitario Storti ai sindacati: «Dettagli da definire»
SANITÀ
I poliambulatori pediatrici del Salesi resteranno a Villa Maria in via Toti, dove verrà anche attivato un ufficio
per la riscossione del ticket. La casa della maternità e gli uffici amministrativi della libera professione e
convenzione rimarranno nello stabile di via Corridoni di fronte all'attuale ospedale materno-infantile. Il resto
del presidio verrà trasferito a Torrette. Trasloco che inizierà solo quando saranno ultimate la rimozione del
tetto di eternit e la ristrutturazione della palazzina dell'ex Anatomia Patologica, che dovrà ospitare direzione
generale, provveditorato e ragioneria. Maquillage di cui non si conoscono ancora i tempi. Sono alcune delle
novità sul trasferimento del Salesi illustrate ieri ai sindacati (presenti Delia Arpe Fp Cgil e Raffaele Miscio Fp
Cisl e coordinatore della rsu aziendale) dal direttore sanitario degli ospedali riuniti Nadia Storti. Tra le
rassicurazioni fornite dalla Storti, il mantenimento del personale sanitario dell'ospedaletto e la garanzia che
l'ampliamento dei parcheggi e degli spogliatoi verrà realizzato prima del trasloco.
Il direttore sanitario ha anche annunciato che a Torrette verrà attivato un centro prelievi dedicato alle donne
in gravidanza e ai piccoli pazienti, mentre per gli adulti sarà ampliato il centro prelievi dell'Area Vasta 2 al
Viale. Nell'incontro l'azienda non ha dato risposte certe sui tempi e i costi del trasferimento, né sciolto altre
incognite sulle quali i sindacati chiedono certezze. In ogni caso la Storti si è impegnata a fissare appositi
summit dedicati in occasione di ogni modifica relativa al trasloco, sottolineando come il progetto di
trasferimento non è blindato. In corso d'opera saranno dunque possibili aggiustamenti per l'assistenza
pediatrica e l'alta specializzazione. Al direttore sanitario, Arpe e Miscio hanno rappresentato la necessità di
conoscere un cronoprogramma chiaro, i relativi costi e la ricaduta sul personale assegnato ai servizi posti
attualmente su due strutture come ad esempio la sterilizzazione, la farmacia, le casse ticket, il cup, la cucina,
la portineria e la segreteria di radiologia. Ribadita anche la necessità di garantire per il personale sanitario del
Salesi l'alta specializzazione acquisita a garanzia dell'attività assistenziale. «Mancano ancora importanti
risposte - commenta Miscio - ma l'impegno di coinvolgerci nei prossimi step è già un piccolo successo».
Letizia Larici
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
12
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Salesi, Villa Mariasi salva dal traslocoesami per gli adultianche in centro
20/06/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 44
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Scambio di embrioni, denunce per falso
Regione e Asl negano che si sia mai verificato un simile episodio e annunciano querele. Blitz dei Nas in
ospedale per una ispezione Spariti, intanto, l'associazione Agitalia e la coppia che avevano denunciato il
presunto errore al Pertini. L'ipotesi boicottaggio DIETRO IL GRUPPO CHE HA DATO L'ALLARME
POTREBBE ESSERCI L'AVVOCATO CANZONA, NOTO PER LE SUE BUFALE
Mauro Evangelisti
Scambio di embrioni al Pertini? La bufala prende sempre più forma. Per un attimo mettiamo da parte le note
ufficiali di Regione e Asl che assicurano: nessuna coppia con quei nomi ha fatto la fecondazione assistita al
Pertini e il referto dell'amniocentesi con il logo del San Camillo è falso, partono le querele (e il risarcimento
danni). Tra i medici c'è chi paventa anche l'ipotesi di un boicottaggio contro il Pertini. Parentesi: il referto è un
fake, fatto scrivendo un nome differente da quello della donna che realmente è stata sottoposta a
quell'esame. Il nome reale offre una traccia ai Nas, che ieri hanno svolto una ispezione al Pertini, per risalire
agli autori della bufala. In attesa dell'esito dell'inchiesta, andiamo però a cercare Agitalia, l'associazione che
mercoledì ha denunciato il caso preannunciando la richiesta di risarcimento di un milione di euro. Ai numeri di
telefono di colui che diceva di essere il marito non risponde nessuno. Lo stesso al 380 a cui rispondeva colei
che diceva di essere la moglie (o un'impiegata dell'associazione, dipende dal giornalista che chiamava).
Spenti i cellulari dell'associazione: strano, mercoledì finta madre, finto padre, esponenti di Agitalia parlavano
con chiunque. LA SEDE DESERTA Va bene, allora andiamo alla sede di Agitalia. Sul sito (www.agitalia. info)
ci sono due indirizzi. Il primo, viale Libia 158. Qui c'è un negozio di abbigliamento (non di tappeti perché
l'ironia sarebbe stata sublime): «Vengono in molti a chiedere di Agitalia, c'è un errore sul sito, penso. Al
numero 158 di Viale Libia ci siamo noi». Un errore può capitare. Secondo indirizzo: viale Eritrea 21. Un
palazzo, decine di campanelli. Ma il nome «Agitalia» non c'è. Il portiere: loro vengono qui solo se si prende
appuntamento via mail, ma io non li ho mai visti. Da quello che so, ricevono all'interno di un bed&breakfast.
Torniamo al sito web, allora. L'Associazione si dice specializzata in rimborsi di vecchi titoli di stato o buoni
postali. In giro per l'Italia ha segnalato vari casi, che si sono rivelati molto sospetti. Il Corriere di Rimini ha
scoperto un risvolto divertente. Agitalia ha diffuso la notizia di due distinti casi: una signora di 98 anni che a
Rimini trova 47 milioni di lire nel materasso e una di 102 di Massa Carrara che recupera un vecchio libretto
bancario. Per le due differenti bufale è stata allegata la foto della stessa signora. Quando si parla di bufale, a
Roma, si accende la scritta luminosa con il nome dell'avvocato Giacinto Canzona (tra le più famose balle
vendute ai media c'è la coppia che dichiarava di avere perso un figlio durante il naufragio della Costa
Concordia e la maxi eredità ricevuta da un cagnolino). Smascherato da Striscia la notizia, l'ordine degli
avvocati di Tivoli ha anche aperto un procedimento nei suoi confronti. Chi ha registrato il dominio
www.agitalia.info? Mario Marchetti. Se si cerca negli archivi, in due casi Canzona compare con l'avvocato
Mario Marchetti. Magari è solo un'omonimia. Il dg del Pertini presenterà una denuncia per calunnia; il
presidente della Regione, Zingaretti: «Qualcuno pagherà». La relazione del San Camillo nero su bianco
scrive (con la firma della professoressa Paola Grammatico) che il referto è manomesso (e il nome della
signora cambiato): «Sul referto oltre ad essere stati modificati i codici e la data di accettazione ed essere
stata cancellata la firma del biologo è stata aggiunta la nota "dall'esame del liquido amniotico si evidenzia un
profilo genetico del feto non compatibile con quello materno". Una incompatibilità genetica non può in alcun
modo essere evidenziata da una analisi dell'alfa-feto proteina». Eppure, ieri Agitalia ha rilanciato e, via mail,
ha denunciato il caso di un'altra signora che sospetterebbe uno scambio di embrioni. La signora però frena:
«Leggendo i giornali mi era venuto qualche dubbio, avevo trovato non all'altezza le procedure al Pertini e
avevo chiesto informazioni all'associazione. Ma non volevo certo sollevare tutto questo polverone, sono
scioccata».
Foto: L'ingresso dell'ospedale Sandro Pertini
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL GIALLO
20/06/2014
Libero - Milano
Pag. 45
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Anziani seviziati: 2 arresti alla casa di cura
Insulti, somministrazione di farmaci scaduti e pazienti rinchiusi in bagno: indagati 15 dipendenti a Villa Clara
ROBERTO PROCACCINI
Le microspie della Guardia di Finanza di Milano immortalano un'infermiera che obbliga un'anziana signora a
mangiare sgridandola e strattonandola. In un'altra sequenza una collega schiaffeggia una donna in sedia a
rotelle. In un'intercettazione telefonica si scopre che una paziente è stata lasciata senza ossigeno perché la
direzione della casa di cura non ha provveduto ad acquistarlo. Dalle indagini risulta un quadro di
maltrattamenti e inadempienze ancora più ampio. Il personale di Villa Clara di Vaprio D'Adda (comune di
8mila abitanti a 40 chilometri da Milano) era assunto in maniera irregolare e senza formazione per
l'assistenza degli anziani. In infermeria mancavano farmaci elementari ed altri erano somministrati senza
piano terapeutico. Gli addetti davano medicine scadute o sbagliate ai degenti, li abbandonavano senza
ricambio di abiti o lenzuola, li obbligavano per punizione a saltare i pasti o rimanere a letto. L'inchiesta è
culminata con l'arresto di due operatrici (R. M., catanese di 67 anni, e G. L., ucraina di 57), l'interdizione
dall'esercizio della professione alle due amministratrici della casa di cura (madre e figlia, palermitane
incensurate) e l'iscrizione a piede libero nel registro degli indagati di altre 15 persone tra i dipendenti, il
consulente medico e il medico di base. I reati ipotizzati vanno dal maltrattamento e l'abbandono di persone
sottoposte alla custodia, nonché la violazione dell'obbligo di referto da parte del medico. I dieci pazienti della
casa di cura (trasferiti ora in altre strutture) erano per lo più anziani affetti da demenza senile. Per godere dei
servizi della struttura, pagavano una retta da 2500 euro al mese. Ma ciò non li metteva al riparo dai
maltrattamenti: anzi, le indagini dimostrano che chi si lamentava delle condizioni di vita o chiedeva soccorso
subiva ancora violenze e ritorsioni. Ad accendere i riflettori su quanto accadeva sulla struttura sanitaria (che
non era convenzionata con la Regione perché priva dei requisiti e oggetto di un provvedimento di sgombero
pendente al Tar) sono state segnalazioni risalenti all'autunno del 2012. Dopo primi riscontri, la Procura della
Repubblica di Milano ha autorizzato l'installazione di microcamere all'interno della casa di cura e
l'intercettazione delle utenze telefoniche. Sono emersi i casi di una donna abbandonata a se stessa seppure
con il femore rotto in seguito a una caduta, o quello di un uomo soffocato con fazzoletto perché sbavava.
Tratta in arresto dalle fiamme gialle, una delle infermiere non si capacitava del perché. «Sono su Scherzi a
Parte?» la domanda rivolta ai militari.
Foto: Un fermo immagine dalle riprese effettuate dalla Guardia di Finanza
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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Blitz a Vaprio d'Adda
20/06/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 16
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Sanità, manovra salva-pensionati
La Regione anticipa il rinnovo dei manager per aggirare il decreto Renzi
GUIDO FILIPPI
I CONTRATTI sono stati depositati e per i direttori generali delle Asl e degli ospedali liguri è rientrato il
pericolo di perdere la poltrona. Resteranno al comando per altri due anni (fino all'estate 2016) anche se il
prossimo decreto del premier Renzi dovesse vietare di stipulare contratti, negli enti pubblici ai manager che
sono in pensione. La Regione ha giocato d'anticipo e approvato di corsa la delibera di giunta sulla riconferma
dei direttori pensionati. In Liguria, come nel resto d'Italia sono la maggioranza: qui lo sono quattro su sei e la
settimana scorsa hanno portato a casa la riconferma: 134 mila euro lordi annui più la pensione (sono tutti ex
direttori o dirigenti delle vecchie Usl e qualcuno persino della mutua). Venerdì scorso hanno firmato il
contratto Mario Cotellessa (Asl 1 imperiese), Corrado Bedogni (Asl 3 genovese), Mauro Barabino (San
Martino Ist) e Gianfranco Conzi (Asl 5 spezzina). Gli altri due, Flavio Neirotti (Asl 2 savonese) e Paolo
Cavagnaro (Asl 4 chiavarese) avevano già tasca il contratto dallo scorso anno. Le giornate che hanno
preceduto la riconferma (peraltro già indicata nel vecchio contratto triennale), ma da formalizzare, sono state
convulse con trattative sottobanco e posizioni diverse all'interno della giunta Burlando anche se il
governatore, già mesi fa, aveva ribadito in più occasioni che i manager sarebbero stati confermati. All'interno
della sua giunta, però, non tutti la pensavano allo stesso modo: gli assessori Rossetti , Paita e Rambaudi
erano contrari al rinnovo e spingevano per un contratto di un anno - quindi alla scadenza della giunta - come
commissari. Soluzione che è stata scartata anche perché a rischio di ricorsi. Inizialmente anche Montaldo era
d'accordo, ma poi si è allineato. «La decisione più logica, poi si vedrà». Per capire cosa ha portato alla firma
anticipata e salva pensionati, bisogna tornare indietro di una settimana. Giovedì 12 iniziano a circolare, tra
conferme e smentite, notizie contrastanti sulla "rottamazione" dei manager delle Asl, prevista - non ci sono
ancora conferme - nel decreto Renzi sulla pubblica amministrazione: chi è in pensione non può fare il
direttore ed è evidente che per la sanità ligure sarebbe una rivoluzione: resterebbero in servizio soltanto in
due su sei. Non ci sono conferme, ma le voci si moltiplicano e la preoccupazione di perdere la poltrona sale.
Il più agitato è Cotellessa , da tre anni grande capo della Asl 1 imperiese: ex pediatra del Gaslini, è il genero
dell'ex sindaco di Sanremo Borea e qualche mese fa gli era stato proposto di candidarsi con il centrosinistra a
sindaco della città dei fiori. Sostiene apertamente la candidatura di Raffaella Paita alla presidenza della
Regione e ha già partecipato ad alcuni incontri. Ha un sogno che probabilmente resterà nel cassetto: andare
a dirigere l'ospedale Gaslini. Raccontano i soliti ben informati che abbia fatto il diavolo a quattro in Regione
per fare anticipare di una settimana - a venerdì 13 alla faccia dei superstizioni - l'approvazione in giunta
regionale della riconferma dei direttori generali. A quanto pare ha telefonato alla Paita , a Montaldo e forse
anche a Burlando. Si mobilita anche Conzi , paitiano della prima ora, che dieci giorni fa era in prima fila
durante la festa Pd di Arenzano: è stato il regista della cena prenatalizia tra la Paita e un gruppo di primari e
medici liguri. Anche lui ha un sogno: andare a dirigere la Asl 3 genovese, se come dicono in molti, Bedogni
verrà nominato in Piemonte dalla giunta Chiamparino . Quando in palio c'è la poltrona, qualcuno ha fatto
notare che l'assessore Montaldo , nella giunta della settimana precedente, aveva ottenuto un anno di proroga
per il suo braccio destro, il savonese Franco Bonanni . Non è rimasto in silenzio nemmeno Barabino anche
se il suo contratto al San Martino Ist scade ad inizio settembre. Il pressing incrociato sulla Regione ha fatto
effetto e in serata Montaldo ha tranquillizzato i suoi direttori. «Ci vediamo a fine giunta». Nella tarda mattinata
di venerdì i quattro manager si sono presentati al quinto piano dove sono stati ricevuti al volo da Burlando e
hanno salutato gli assessori, ma i contratti non erano pronti: il direttore dell'Agenzia regionale Francesco
Quaglia era in ferie e nessuno li aveva preparati, così sono dovuti tornare nel pomeriggio. Finalmente la
firma: alle 4 del pomeriggio di venerdì 13 il decreto rottama-direttori non fa più paura. [email protected] ©
RIPRODUZIONE RISERVATA VOLTI, NOMI E STIPENDI COTELLESSA ASL 1 IMPERIESE MARIO
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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LE GRANDI MANOVRE E GLI SCONTRI IN GIUNTA SUI CONTRATTI A DIRETTORI IL RETROSCENA
20/06/2014
Il Secolo XIX - Genova
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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COTELLESSA, 63 anni, pensionato, ex pediatra del Gaslini, dirige la Asl 1 imperiese dal giugno 2011.
BARABINO SAN MARTINO IST MAURO BARABINO, 68 anni, pensionato, dirige dal 2008 il san Martino.
Prima aveva guidato la Asl 3, la Asl 1 e la Asl di Vercelli. NEIROTTI ASL 2 SAVONESE FLAVIO NEIROTTI,
63 anni, pensionato, dirige la Asl 2 savonese dal 2007. Prima ha guidato il Santa Corona di Pietra Ligure.
CAVAGNARO ASL 4 CHIAVARESE PAOLO CAVAGNARO, 54 anni, medico geriatra, dirige la Asl 4
chiavarese dal luglio 2005. Il suo contratto scade nell'estate 2015. BEDOGNI ASL 3 GENOVESE CORRADO
BEDOGNI, 59 anni, nato a Genova, dirige la Asl 3 genovese dall'agosto 2011. Prima aveva guidato la Asl di
Cuneo. CONZI ASL 5 SPEZZINA GIANFRANCO CONZI, 66 anni, pensionato, è il manager della Asl 5
spezzina da sei anni. Prima è stato direttore sanitario alla Asl 1.
20/06/2014
Il Tempo - Roma
Pag. 2
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Santa Lucia, a breve incontro al Ministero della Salute
«Il Santa Lucia è un'eccellenza del Lazio e va tutelata, lo abbiamo ribadito nella commissione Salute riunita
per audire i vertici dell'Istituto. L'audizione ha posto le basi per un incontro con il ministero della Salute per di
individuare la soluzione del contenzioso». Fabio De Lillo
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CONSIGLIERE REGIONALE
20/06/2014
Il Tempo - Roma
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Sanità, accordo quadro Regione-Aiop
6«C'è una cosa che si sa poco, i cittadini delle altre Regioni non si possono curare nelle strutture private del
Lazio. Fu una decisione di alcuni anni fa che noi reputiamo, a questo punto, sbagliata e inutile». Lo ha detto il
governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, a margine della firma dell'accordo quadro firmato con Aiop in
Regione. «Non c'è dubbio che le strutture accreditate siano una risorsa importante per la nostra economia e
anche per la qualità della nostra salute, dentro regole certe e trasparenti del nostro sistema. Quindi
lavoreremo insieme per avanzare al Governo la richiesta, che la Regione condivide con l'Aiop, di ridare la
possibilità alle strutture accreditate di ospitare persone che hanno bisogno di cure provenienti da tutta Italia.
Questo è un elemento dovuto da sempre ha sottolineato Zingaretti - ma tanto più oggi che l'Europa ha iniziato
a promuovere la transnazionalità della sanità e quindi la possibilità per i cittadini europei di viaggiare e noi
vedremo presto grandi Paesi venire in Italia a cercare di intercettare chi ha bisogno di offerta sanitaria».
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VIA CRISTOFORO COLOMBO
20/06/2014
Il Tempo - Roma
Pag. 8
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Dalla Siae microscopio al Bambino Gesù
Gino Paoli, presidente della Siae, e Renato Zero ieri mattina hanno fatto visita ai piccoli pazienti
dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù al Gianicolo per donare un microscopio al reparto MITA 2 del
Padiglione Sant'Onofrio, Dipartimento di Onco-Ematologia Pediatrica e Medicina Trasfusionale, la donazione
che rientra nel programma «La Siae per gli Ospedali Pediatrici Italiani». Ad accompagnarli nella visita al
reparto è stato il direttore generale della Siae Gaetano Blandini, con il presidente dell'Ospedale Pediatrico
Bambino Gesù, prof. Giuseppe Profiti, e il dr. Matteo Luciani del reparto di Onco-Ematologia. Il programma
«La Siae per gli Ospedali Pediatrici Italiani», che va ad affiancarsi alle numerose iniziative benefiche che da
sempre la Siae promuove, è nato quest'anno per sostenere tre strutture pediatriche italiane d'eccellenza
come il Bambino Gesù, l'Istituto Giannina Gaslini di Genova e l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, e
aiutare con una donazione i singoli istituti impegnati nella ricerca medica fondamentale per i piccoli pazienti
ricoverati. Per ogni ospedale la Siae finanzia un particolare progetto e organizza incontri con personaggi
popolari per regalare, anche per un solo giorno, un momento diverso ai bambini. In precedenza incontri del
programma si sono tenuti lo scorso 22 maggio all'Istituto Giannina Gaslini di Genova per consegnare il
contributo a favore del Progetto Strategico Chirurgia Oncologica dell'apparato muscolo scheletrico e ancora
prima il 17 maggio con Gianna Nannini in visita all'Ospedale Meyer di Firenze per la donazione del contributo
per il Progetto Adolescenti teso a creare un'unita' dedicata alla cura degli adolescenti e giovani adulti (dai 14
anni) con patologie oncoematologiche.
Foto: Visita Gino Paoli e Renato Zero sono stati accompagnati dal presidente del nosocomio Giuseppe Profiti
e dal dott. Matteo Luciani direttore del reparto
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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Solidarietà Consegnato a Ematologia pediatrica da Gino Paoli e Renato Zero
20/06/2014
La Padania - Ed. nazionale
Pag. 10
(tiratura:70000)
La John Hopkins University di Baltimora "premia" gli specialisti dell'Azienda Ospedaliera di Verona per i loro
studi, svolti al Policlinico di Borgo Trento, sul rene a spugna midollare
Esempre più elevato, in q u a l i t à e quantità, il contributo della sanità e dei ricercatori veneti ai più importanti
progressi mondiali della medicina e questo è motivo di grande orgoglio che, questa volta, ci arriva dal Team
di Nefrologi dell'Azienda Ospedaliera di Verona ai quali va il grazie del Veneto e di tutti i malati portatori della
patologia del rene a spugna midollare». Con queste parole il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha
evidenziato l'ultimo di una lunga serie di riconoscimenti internazionali a scienziati e ricercatori veneti che si
stanno distinguendo nel mondo per il loro lavoro nel campo delle scienze mediche: si tratta del
riconoscimento assegnato dalla John Hopkins University di Baltimora a tre nefrologi dell'Azienda Ospedaliera
di Verona, Antonio Lupo, Antonia Fabris e Giovanni Gambaro (ora primario al Gemelli di Roma), giudicati i tre
migliori nefrologi del mondo per i loro studi, svolti al Policlinico di Borgo Trento, sul rene a spugna midollare.
«Ancora una volta - ha aggiunto Zaia - il Veneto si dimostra vincente nel connubio tra Università e Sistema
Sanitario Regionale e nel portare avanti in maniera integrata ricerca clinica e ricerca di base. Questo ulteriore
riconoscimento - ha concluso il Governatore - è l'ennesima dimostrazione che i nostri medici, clinici,
ricercatori e le nostre Università di Verona e Padova, già nella top five italiana, non temono confronti
nemmeno a livello internazionale e che, se una differenza c'è con i migliori competitors del mondo, non sta
nella qualità ma nel marketing».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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Sanità d'eccellenza, in nefrologia il top sono tre VENETI
20/06/2014
Corriere della Sera - Sette - N.25 - 20 giugno 2014
Pag. 30
Nel pianeta Adolescenti c'è molto oltre " lo sbatti"
I genitori? «Si preoccupano di tutto e sempre al momento sbagliato». La scuola? «I prof ripetono: non ce la
farai. Allora meglio uscire a farsi una canna». Eppure i giovani oggi sono molto meno arrabbiati
Michele Neri
Èla mezzanotte di un sabato sera d'inizio giugno, le scuole sono fnite da poche ore. Salito a bordo di un
autobus che porta alle Colonne di San Lorenzo, il luogo milanese del divertimento giovanile, vengo preso in
ostaggio da ciò che sto cercando. Quaranta diciottenni producono un impossibile volume di caciara; i maschi
hanno lo sguardo di sfda e la bottiglia (vodka, birra, amaro) impugnata come una racchetta da sci; le
coetanee sono incantevoli, con capelli lisci, alte nella loro tenuta d'obbligo: scarpe da ginnastica fuo,
maglietta stringata e shorts ancor più minimalisti. Sono entrato in argomento, non uno tra i tanti, ma quello su
cui in questi ultimi tempi terapeuti, flosof, genitori, giornalisti, sociologi hanno scritto bestseller, saggi e titoli
grondanti compassione o allarme. Gli adolescenti, abitanti di un pianeta invisibile e da cui emetterebbero
segnali soltanto per dire: stiamo male, ci ubriachiamo, droghiamo, sprechiamo noi stessi e la vita; oppure
usiamo internet per bulleggiare, giocare d'azzardo o essere insultati. Mi avvicino all'obiettivo e ascolto questo
breve scambio. Due maschi che, fno a un attimo prima "spaccavano", all'improvviso. «Sai che tristezza che
ho. È passato così in fretta. Ti ricordi? Eravamo i più piccoli in giro, e adesso siamo già i più grandi». «Vero,
che sbatti ». Segue silenzio, sguardi spenti. È un segnale del costante e disorientante paradosso di questa
quinta stagione chiamata adolescenza, termine coniato dall'educatore Stanley Hall nel 1904, e che negli
ultimi anni è diventata una parola temibile. Come se i soggetti coinvolti fossero rapiti da un culto ignoto e
malefco, con danni collaterali per tutti gli adulti nelle vicinanze. Tralasciando per un istante il clima d'allarme,
che cosa succede lì in mezzo, tra quando ci si accorge di non essere più bambini e quel momento in cui,
teoricamente (molto), si dovrebbe essere pronti per una vita di responsabilità? Quali orizzonti nuovi possono
diradare la nebbia piena di paure in cui, anche gli adulti benintenzionati, li hanno avvolti? Scendo dall'autobus
insieme ai ragazzini. Sotto il cielo nero e fumoso, tra le migliaia di giovani seduti per terra, incuranti del suono
dei bonghi, un centinaio, armati di cuffe, si muove al tempo di una musica che sentono soltanto loro. È un rito
che si ripete spesso. Il "Sound of Silence". Affascina questa sintonia tra corpi che percepiscono la stessa
musica segreta agli esclusi. Una bella immagine, molto cliché, dell'adolescenza. Un universo vicino e
incomprensibile. Un mondo asincrono rispetto agli altri. Gioventù dei corpi che si muovono coordinati.
Tecnologia. Poi però noti che alla consolle, che sparge la musica silenziosa, ci sono adulti, e l'organizzazione
è in mano a una società internazionale che afftta le cuffe. Allora nell'immagine simbolo entriamo per forza
anche noi, e chi mette a disposizione i mezzi per estraniarsi. Non è lo stesso con Twitter o Instagram? Ci
lamentiamo della brevità giovanile in tutto, della perdita di tempo dei flaneurs digitali, ma da dove arrivano gli
strumenti per evadere la durata, e scegliere invece una sintesi caricaturale, o la fnzione perbene delle foto su
Instagram? Siamo forse noi a volerli isolare, perché non sappiamo sopportare la loro faticosa vicinanza?
Modifcare lo sguardo su di loro. I dati non sono fantastici. Se ci si ferma all'Italia, il menù è pessimo e
abbondante. Dall'ultima indagine Espad emerge che nel 2013 c'è stato un aumento radicale dell'uso di
droghe: in particolare di cannabis. Il 25% per cento degli interpellati la consuma. Sigarette? La percentuale
sale al 62%. Un minorenne su dieci beve alcol quasi tutti i giorni. Il metodo più pericoloso è il binge drinking, il
consumo rapido e indistinto. Riguarderebbe il 7% degli undicenni. Nello stesso sabato notte di fne scuola
2014, sette ragazzini andati a festeggiare alla discoteca Havana di Sant'Ambrogio di Susa, provincia di
Torino, sono fniti all'Ospedale di Rivoli. Troppi drink. E chissà quanti altri casi. Se si abbandonano i confni
nazionali, c'è un altro dato, questa volta diramato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Riguarda la
salute in 109 Paesi: la depressione è la prima causa di malattia e disabilità tra i 10 e i 19 anni. Aggiungi i dati
nostrani su abbandoni scolastici e disoccupazione giovanile, pensi che non ci sia via d'uscita. Però, se si
legge senza pregiudizi un freschissimo dato di Telefono Azzurro, e che riguarda le chiamate e le
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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Storia di copertina / 2 Viaggio tra i riti e le paure dei teenager italiani
20/06/2014
Corriere della Sera - Sette - N.25 - 20 giugno 2014
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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conversazioni in chat con gli adolescenti italiani, si può avviare un'inversione di pensiero. Negli ultimi cinque
anni è cresciuto il numero di giovanissimi che si è rivolto all'associazione; quelli che scelgono il canale della
chat, addirittura del 56%. L'argomento principale è la diffcoltà di rapporto con i genitori. Dall'invisibile, la
richiesta di ascolto e di confronto è forte. Non è quel buco nero che niente rimanda. Ed è un fatto importante.
Secondo: i ragazzi chiedono di migliorare il contenuto del rapporto con padri e madri. Dato fondamentale, per
trovare una chiave di lettura di questa generazione. Quasi una chiamata a raccolta rivolta agli adulti:
occupate rapidamente questo spazio in mezzo. Scelta indispensabile per entrambi, perché, come racconta il
bestseller della giornalista americana Jennifer Senior All Joy and no Fun, «Ciò che l'adolescenza fa agli
adolescenti non è minimamente paragonabile, per atrocità, a quello che fa ai loro genitori». Sorprendente
competenza affettiva. Lo psicologo Matteo Lancini è il nuovo presidente della Fondazione Il Minotauro,
fondamentale avamposto milanese per l'ascolto e la cura dei disagi giovanili. «Negli adolescenti di oggi,
l'evoluzione più importante è la capacità di sintonia affettiva con adulti e coetanei. I giovani sono tutti
psicologi: grazie alla Rete e al fatto che hanno cominciato presto a socializzare, per esempio al nido, sanno
costruire relazioni. Cresciuti connessi, hanno un senso planetario dei rapporti. Sono molto meno arrabbiati di
una volta, però si aspettano che la loro capacità di sintonia emotiva e la competenza affettiva vengano
riconosciute. Gli adulti dovrebbero capire che non sono più soli a gestire le diffcoltà (perché i fgli sono
attentissimi alle loro reazioni). Il genitore autorevole non può temere l'evoluzione dei meccanismi relazionali
dei fgli: dovrebbe far di tutto per andargli incontro su questo terreno». La paura ha cambiato direzione. «In
passato», prosegue Lancini (che ha organizzato a Parma, per ottobre, il convegno "Adolescenti e Futuro"), «i
fgli mentivano ai genitori per paura di castighi e punizioni. Ora i fgli si prendono carico del dolore dei genitori.
Lo conoscono. Se non dicono verità scomode, è per non farli soffrire, non perché temono le sberle. Se però
uno ha un problema, e teme la delusione nell'adulto, non ha scampo». Faccio una prova sul campo. Due, per
essere più sicuro. Ripeto il punto di vista dello psicologo a tre amiche del centro milanese, in pari con lo
studio (quarto anno di liceo scientifco), promosse e già sperdute in quel tempo senza riferimenti e ansie della
vacanza del quart'anno. Ripeto lo stesso a Roby, 17 anni. Dopo due bocciature in tre anni, ha abbandonato
l'istituto tecnico e da due mesi lavora a tempo pieno come meccanico. Vive al Giambellino, periferia sud di
Milano. Sabrina, Sara e Gioia, annuiscono. «È vero ormai siamo più in ansia per le loro emozioni che altro»,
dice Sabrina. «I genitori si preoccupano per tutto e al momento sbagliato, aggravando una situazione che
spesso non lo era. L'altra sera guardavo il tg con papà. Passa la storia di una ragazza fnita all'ospedale
perché aveva bevuto troppo. Io dico: "Ma ti sembra che al tg si devono occupare di 'ste cose banali?". Lui si è
messo a urlare: "È gravissimo!". Ha chiamato la mamma: "Vieni qui! Guarda!"». Cosa non capiscono i
grandi? «Il fatto che, con rarissime eccezioni, noi non ci facciamo del male apposta. È che per una volta
vogliamo anche noi essere della nostra età. Abbiamo bisogno di qualche cazzata proprio per superarla,
l'adolescenza». Che cosa ti farebbe bene? Sara, dal viso delicato: «Poter avere un dolore o dispiacere ed
essere capita che sto vivendo qualcosa di grave, senza però dover spiegare». Se voi foste genitori, cosa vi
spaventerebbe di più? «Non conoscere il perché dei comportamenti dei fgli». Dal centro alla periferia. Roby,
anche se ha abbandonato gli studi, si esprime con la chiarezza di un diplomato al classico. Paura dei
castighi? «Macché. Sui venti amici del mio gruppo, forse uno teme una qualche forma di autorità familiare. Si
fguri che i miei amici egiziani e marocchini, quando vedono come ci comportiamo con i genitori,
impallidiscono: ma voi siete matti, se noi facessimo la metà di così, saremmo massacrati». L'importanza di
non essere un "fake"... La passione musicale di Roby, come quella della maggioranza degli adolescenti
italiani, è la musica rap. Le ragioni sono numerose: la principale è che i cantanti rap dicono, fno a che non
diventano commerciali, proprio ciò che i ragazzi pensano o vorrebbero pensare. I cantanti pretendono di
essere veri, autentici. E insultano gli altri, dandogli dei fake, dei fnti. Alimentando però un circuito che ha del
paradossale, perché i rappers più odiati, quelli con più haters, vantano il maggior successo. Molti haters,
molto stile. Questo bisogno di autenticità attraversa l'adolescenza a qualsiasi livello sociale, e lo scontrarsi
con una maschera invece che una faccia, è una frustrazione grave. Il rap con il suo frastuono potrà anche
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Corriere della Sera - Sette - N.25 - 20 giugno 2014
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"stuprare il cervello" (ammissione di un diciottenne), ma parla di una cosa seria. Conferma che affermare e
sentirsi dire la verità è un'esigenza evolutiva. «Oltre alla trasformazione che l'adolescente vive nel corpo, c'è
anche il bisogno di capire l'autenticità della vita», dice Landini. «Con i fgli, gli adulti devono smettere di avere
segreti. I ragazzi non possono sentirsi esclusi dalla verità su di loro, sulla storia di genitori o famiglia. Tocca a
loro costruirsi i segreti, ma spesso gli adulti faticano ad accettarlo, soprattutto in caso di problemi, separazioni
o adozioni. I ragazzi devono poter fare i conti con la conoscenza, perché così possono formare l'identità, e
costruire le zone private della loro coscienza». ...e di guardare in faccia il dolore. Uno scrittore 36enne di
Indianapolis, John Green, ha intuito e fatta sua un'esigenza degli adolescenti. Il bisogno di confrontarsi con
storie tristi, ragazzi malati, anche gravemente. Sentono che in quell'ambito non si può ingannarsi. Non c'è
rischio di fake. Il romanzo Colpa delle stelle, pubblicato nel 2012, ha passato 142 settimane in alta classifca.
Il flm che ne è stato tratto è appena uscito negli Stati Uniti (50 milioni d'incassi nel primo weekend per la
storia d'amore di due ragazzi malati di tumore, e in cui la protagonista recita con un tubicino per l'ossigeno nel
naso). In ottobre arriverà in Italia. John Green, che nel frattempo è diventato un'autorità per i teenager - due
milioni e mezzo di followers su Twitter - ha capito una cosa. «I teenager hanno un appetito insaziabile per le
grandi domande. Di cosa è fatta una vita decente? Quale signifcato possiamo ricavare dalla morte improvvisa
di una persona cara? Che cosa succede se scopriamo che non siamo così speciali come pensavamo?».
Come ha dichiarato al New Yorker, che l'ha defnito Teen Whisperer (l'uomo che sussurra agli adolescenti,
ndr ), «amo l'intensità con cui i teenager vivono la prima volta che hanno a che fare con la sofferenza, con cui
si chiedono quale sia quindi il senso della vita, e se questo sia reale o meno». I principali giornali e siti
americani hanno recentemente ripreso il titolo di un articolo, scritto da due liceali sul quotidiano scolastico
della loro scuola, in Michigan: Depressed, but not Ashamed, depresso ma non pieno di vergogna. Se l'11 per
cento dei diciottenni (incluse le due autrici, Madeline Halpert e Eva Rosenfeld) è depresso, perché
nascondersi? Di cosa vergognarsi? Gli adulti hanno però il coraggio di andare a guardare dentro la loro
profondità emotiva? E di superare la vergogna di un fallimento? Il futuro c'è (sono i grandi a non crederci)
Seconda dose di dati preoccupanti. La disoccupazione giovanile italiana ha toccato il 46%, e nove nuovi
impieghi su dieci sono a tempo determinato. Per quanto riguarda l'abbandono scolastico, l'Italia, con il 17,6%,
è ben oltre il dato medio Ue, che è del 12,7%. Anche se la realtà è questa, occorre impedire che i ragazzi
decidano del loro avvenire sotto questa condanna. Lo psicanalista argentino, poi emigrato in Francia, Miguel
Benasayag è l'autore del celebre saggio L'epoca delle passioni tristi, dedicato alle psicopatologie degli
adolescenti e alla loro brutta relazione con un'idea minacciosa e antagonistica del futuro. Che cosa pensa
che sia cambiato nei dieci anni dall'uscita del libro? «L'inquietudine sociale, la crisi, le paure, ecologiche,
economiche degli adulti, non lasciano più ai ragazzi tempo e modi di crescere con coraggio, sperimentando
nuovi modelli di vita. Gli si chiede di scegliere dentro la paura. Non esplorano più». La sensazione è
confermata dalla psicologa milanese Eugenia Pelanda, presidente della Onlus Area G, e della annessa
Scuola di psicoterapia a orientamento psicoanalitico. «Incontro sempre più spesso adolescenti, anche molto
giovani, che pensano con gran timore al proprio futuro lavorativo, a come fare per guadagnare. A tredici anni
sono già preoccupati. Non è presto?». Roby, che un mezzo desiderio di riprendere qualche tipo di studio l'ha
ancora, riconosce: «È vero che ho smesso di studiare perché non ne avevo voglia, ma anche perché sentivo
che con tutta la crisi del mondo, la scuola era troppo lontana dalla possibilità di prepararmi davvero». Un ex
liceale, rievocando i suoi primi tempi al Classico, aggiunge: «Se mentre siamo lì chini sul vocabolario di
greco, viene la prof e ti continua a dire che soltanto uno su dieci ce la farà e gli altri non combineranno niente,
beh, sai cosa pensa un quindicenne? Se è così, tanto vale che esco a farmi una canna». La predominanza
del "tra" e del trash. Diffcile trovare la parola, un'espressione che polarizzi la generazione. Secondo Miguel
Benasayag, «gli adolescenti hanno grossi problemi a entrare in qualsiasi forma di relazione duratura. È la
generazione futtuante, quella dell' à quoi bon (a che mi serve? - nel '78 l' aquoiboniste era il titolo di una
lungimirante canzone di Gainsbourg). Cerco il motto defnitivo chiacchierando con Roby, le tre ragazze e poi
piazzandomi davanti al liceo dei licei, il Parini milanese, nel momento clou dell'anno, la festa di fne scuola.
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Dal Giambellino al centro, il grido è uno: « Che sbatti! ». (È tutta una fatica, non lontano dalla citata versione
francese). Una delle diciottenni, orologio Casio fnto oro al polso, sneakers tigrate che spezzano il suo aspetto
angelico, dice che la parola d'ordine è qualcosa di oscillante, tra il tra' (di tranquillo, con la variazione " stai tra'
"), e il trash (orologio, scarpe vistose, occhiali a specchio). Seguita dal tradizionale scialla, o dal chissene
(abbastanza aquoibonista) e dal più pesante cazzomene. Chiedo il perché del trash (gusto piuttosto diffuso
tra le ragazze). Viso d'angelo risponde: «È una risposta alle insicurezze». La via del Parini odora di salamella
bruciacchiata. Gli studenti hanno deciso per quest'iniziativa nazional-popolare. Una grigliata. Corredati di birra
e canna (o sigaretta, che però è vietato chiamare in altro modo se non "paglia" - "facciamoci un paglione", "un
pagliamento", "un pagliero"), un gruppetto di maschi mi ascolta paziente. L'espressione più usata nel 2014?
Dopo lunga rifessione: «Boh, c'è». Non è una parola, ma è il prendersi il tempo necessario prima di
rispondere a qualsiasi domanda, di esporsi. Necessario, dati i tempi. Se dico "futuro", qual è la prima parola
che associate? «Insicuro». In coro. Avranno pensato alla rima? Ma siamo noi o sono loro? Gli adulti succederà anche a me - sugli adolescenti ottengono spesso la verità che vogliono. Qualche mese fa sono
uscite due inchieste sulle ragazzine, una pubblicata da un quotidiano, l'altra contenuta in un piccolo libro). Il
titolo di un capitolo delle cronache di Beatrice Borromeo era una mazzata: Se non ti fai sverginare sei una
sfgata. Occhiello: Sesso a 14 anni, le adolescenti raccontano. Dall'altra parte, il libro Dire, fare, baciare di una
celebre blogger ( Nonsolomamma ), Claudia de Lillo, alias Elasti, componeva un ritratto opposto della stessa
generazione, 14-15enni, identica città e ambiente, Milano. Chiacchierando con le ragazzine, aveva incontrato
un'esagerata normalità. Idilliaca. «Nessuna mi ha detto odio i genitori, mi ubriaco, scopo a destra e a
manca...». A chi credere? La sera del 9 giugno Milano è stata spazzata dal ciclone mignon Miley Cyrus. Il
giorno dopo, i quotidiani hanno commentato la volgarità della performance, lei a gambe aperte sul cofano di
un'automobile dorata. Ma show come questi, il martello leccato, la gigantesca wrecking ball, eccetera,
infuenzano davvero vita o pensieri di chi pur apprezza Miley, come il terzetto delle mie interlocutrici? L'amica
del cuore di "viso angelico": «Figuriamoci. Al massimo qualche tredicenne, già trioietta di suo, avrà pensato
che fosse più fgo fotografarsi - e mettersi su Facebook - mentre leccava un martello, invece che con la solita
sigaretta in bocca». Miley o Lorde? «Miley. È meno fnta». (Sento che ha ragione, ma non so perché). Miti?
Ancora lei: «Beyoncé. Una donna con un carattere forte». Viso d'angelo: «Cara Delevingne». Perché? «È
meno fake delle altre modelle». Ibridazione e polarizzazione. Nel tentativo di arrivare a una sintesi, torno dagli
esperti. Chiedo a Benasayag quale ostacolo c'impedisca di capire i fgli. «Per gli adulti è diffcile comprendere
la mutazione che è avvenuta da quando l'onnipresenza di tecnologia e social network ha modifcato la
struttura stessa della coscienza dei ragazzi. Se ci avviciniamo con una visione allarmistica, capiamo ancora
meno. Negli ultimi vent'anni è avvenuta un'ibridazione: tra essere umano e artefatti tecnologici, che non sono
più soltanto strumenti, ma producono una sorta di vita ibrida, per noi quasi impensabile. Eppure dobbiamo
riuscirci, perché è così che loro faranno cultura e società. Nel passaggio dalla cultura all'informazione, è
cambiato il modo in cui si scolpisce il cervello, ma se noi vediamo ciò con orrore, non li aiutiamo nella
formazione». C'è un altro termine da considerare. Polarizzazione. Me ne parla Stefano Laff, sociologo sul
campo e autore di La congiura contro i giovani (dal titolo s'intuisce l'invito a invertire lo sguardo). «È giusta la
preoccupazione di questi anni, perché mai adulti e ragazzi sono stati così polarizzati. E riuscire a superare
l'attrito e imparare a pensare gli uni e gli altri è diventato proibitivo». Qualche segnale di ottimismo. «Quando
ho a che fare con gruppi di giovani in diffcoltà, italiani o stranieri», prosegue Laff, «cerco di usare sempre
forme di auto-rappresentazione. È raro che gli si lasci la parola. Di solito si dice quello che non sanno o
fanno. Io gli chiedo di elencare ciò che loro sanno. Ed è stupefacente vedere quante cose vengano fuori.
Hanno competenze. E a differenza delle generazioni precedenti, non accusano gli adulti, cercano il confronto.
Noi dobbiamo giocarci questo capitale di fducia, e cambiare occhiali». In che modo? «Oltre a dirgli cosa
devono fare ("studia l'inglese!"), occorre imparare a valorizzare gli errori, accettare che le scelte siano
reversibili, che si proceda per tentativi. Valorizzare quelli che a noi sembrano legami deboli, i social network.
C'è una parola d'ordine: passione». Speranze anche da Eugenia Pelanda. «La maggior parte degli
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adolescenti che incontro, "ci sta" a parlare o ad ascoltare un adulto, se si mostra interessato, non intrusivo e
rispettando i loro tempi». E da Parigi, Benasayag: «I ragazzi di 13, 14 anni rivelano di possedere gli anticorpi
necessari per superare il cambiamento che c'è stato. Sono in grado d'invertire la tendenza, e ricolonizzare la
tecnologia». Nella notte del "Sound of Silence", avevo scattato una fotografia con il cellulare. Riguardandola,
ho notato che sopra le teste di migliaia di giovani, assorti tra musica e amore, canne, vomito, dubbi e passioni
e altro che non so, campeggiava l'immensa scritta di uno sponsor, dedicata a loro: "Il tuo momento di
celebrità è dietro l'angolo". Forse non è più quello che cercano. Noi, ce ne siamo accorti? Michele Neri
Dall'ultima indagine Espad emerge che nel 2013 c'è stato un aumento radicale dell'uso di droghe: in
particolare di cannabis
Miley Cyrus ha portato a Milano uno show di gran volgarità, che però piace alle tre ragazze intervistate: «È
meno fnta di Lorde. Al massimo qualche tredicenne, già "facile" di suo, avrà pensato che sia più fgo
fotografarsi mentre lecchi un martello, invece che con la solita sigaretta in bocca»
«A differenza delle generazioni precedenti, non accusano gli adulti: cercano il confronto. Noi dobbiamo
giocarci questo capitale di fducia»
Foto: I due volti di un'età misteriosa. A sinistra, l'ingresso del Liceo Parini, a Milano, uno dei più prestigiosi e
antichi "classici" d'Italia. Qui accanto, ragazze e ragazzi in una discoteca di Roma.
Foto: La divetta e la musica silenziosa in strada A sinistra, l'idolo delle ragazzine Miley Cyrus (all'Mtv
European music awards, dove si è esibita in un piccantissimo balletto). Qui accanto, una serata alle Colonne
di San Lorenzo, da sempre affollatissimo punto di ritrovo dei giovani milanesi, dove spesso si consuma il rito
del "Sound of Silence", musica ascoltata tutti insieme, ma rigorosamente in cuffa.
Foto: Impegno, sport e svago Da sinistra in senso orario, manifestazione studentesca a Roma. Bevuta di
gruppo alle Colonne di San Lorenzo, a Milano. Ragazzi giocano a pallone nel cortile del Liceo Manzoni di
Milano durante l'intervallo. L'alcol resta una delle grandi preoccupazioni sanitarie rispetto ai giovani: un
minorenne su dieci beve alcol quasi tutti i giorni, secondo una recente indagine di Espad.
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Medicinali equivalenti: dall'API al prodotto finito
Il mercato degli API Marcelle» Fumagalli - Direttore Generale CPA, Milano - Areta International, Gerenzano
(VA) L'aumento demografico e la media globale dell'aspettativa di vita accanto all'invecchiamento della
popolazione, in alcune nazioni, potranno influenzare molto il mercato farmaceutico e quello dei principi attivi a
esso legato. A testimonianza di quanto appena detto i dati italiani sono chiarificatori così la popolazione pari o
superiore ai 65 anni rappresenta il 21,2% e quella superiore agli 80 il 6,3%. Per l'aspettativa di vita si è
raggiunto gli 82 anni. L'economia farmaceutica mondiale e interna, pertanto, subirà nel futuro modifiche
significative e soprattutto per i Paesi come il nostro, ove il SSN è basato sul principio di sussidiarietà quasi
universalistico. A livello mondiale la percentuale del trend del mercato degli API mostra un aumento del 5,6
passando da un valore di 91 a 113 miliardi di USD nel periodo 2008-2012 che, se comparato alla crescita del
7,2% del periodo 2004-2012, è leggermele inferiore. I valori sono una media e solo la segmentazione
geografica può donare la vera dinamica di sviluppo. Nel dettaglio si scopre che le percentuali di aumento per
l'area Asia-Pacific, escludendo il Giappone, è del 13,9, per il Middle-East del 8,7, per l'Europa del est del 8,2,
per l'America Latina del 8,1 e per l'Africa del 8. Nell'Europa dell'ovest la crescita è del 2,5, in Giappone del
3,4 e nel Nord America del 3,8. Per il periodo 2012 - 2016 l'aumento medio atteso è del 6,1 % includendo la
produzione di API per uso captivo e per il mercato terzo le cui crescite saranno, rispettivamente, del 6,6 e del
5,7%. Il farmaco innovativo migliorerà del 3,3% mentre quello generico del 7,7%. II volume d'affari passerà da
113 a 144 miliardi di USD nel 2016. Importante è sottolineare le attività di outsourcing rappresentate dalla
Custom Synthesis di API e di intermedi avanzati il cui valore è passato dai 21 miliardi del 2000 ai 72 miliardi
di USD del 2012. Nel futuro il settore avrà anche un ruolo nel mercato delle biomolecole funzionalizzate
fornendo "small molecules" da coniugare alle "large molecules". Il mercato "biotech" prevede una crescita del
20% tra il 2015 e il 2023. Limpatto della Direttiva 2011/62 nel settore degli API Gian Mario Baccalini Presidente Aschimfarma, Federchimica La Direttiva 2011/62, recepita nell'ordinamento italiano con il decreto
legislativo n. 17 del 19.02.14, si è posta l'obiettivo di contrastare la contraffazione nel settore farmaceutico,
evidenziando che tutta la supply chain deve essere coinvolta per raggiungere lo scopo indicato. Particolare
risalto è stato dato al controllo della qualità del principio attivo che, se non conforme alle norme di buona
fabbricazione europee, può dare origine a un medicinale scadente nelle sue peculiarità curative. La qualità e
l'affidabilità sono sempre un fattore premiante e questo lo sanno bene i produttori italiani di principi attivi
farmaceutici che hanno visto recentemente incrementare significativamente la loro attività di custom
manufacturing con il ritorno di incarichi delle società farmaceutiche americane, deluse dalle attività avviate,
negli anni precedenti, con molte società dell'area asiatica. La normativa contiene la definizione di sostanza
attiva e di medicinale falsificato, intendendo al riguardo che è tale anche per variazioni nelle caratteristiche
dei suoi componenti, tra i quali il principio attivo. Sulla base delle finalità della Direttiva europea i produttori
italiani hanno sempre richiesto che il legislatore implementasse ispezioni obbligatorie ai siti produttivi extra Uè
al fine di salvaguardare la salute pubblica, prendendo esempio dall'iniziativa dell'Fda con il Gdufa. In buona
sostanza i produttori italiani auspicavano che il sistema ispettivo vigente da tempo in Italia venisse adottato
anche dagli altri paesi europei. Si è invece verificato il contrario, ossia il principio dell'ispezione obbligatoria
non è stato preso in considerazione e il sistema registrativo già vigente negli altri paesi europei è stato
adottato anche in Italia. Questa situazione avrà sicuramente ripercussioni nell'operatività delle imprese, che
non saranno più soggette a un ciclo ispettivo triennale da parte dell'Agenzia Italiana del Farmaco, con
conseguente mancato rilascio del Certificato GMP, che la clientela internazionale riceveva regolarmente dal
fornitore italiano, considerato anche per questo particolarmente affidabile. Riguardo alla Written Confirmation,
una sorta di autocertificazione che i produttori extra Uè devono presentare per esportare in Europa,
perplessità si manifestano da parte delle imprese per quelle sostanze attive che nel paese di origine non
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Associazione Farmaceutici Industria - 54° Simposio / SESSIONE X
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sono considerate tali e quindi non soggette a ispezioni dell'autorità locale. In questi casi il sito produttivo extra
Uè non potrà disporre della Written Confirmation. Altre misure introdotte dalla normativa vanno nella
direzione di semplificare l'operatività delle imprese, ossia: la definizione di tempi certi per l'inizio di un'attività
produttiva o di importazione e la trasmissione delle modifiche non essenziali una volta all'anno. Si è quindi in
presenza di luci e ombre, che solo nella pratica potranno essere valutate per il loro impatto sulle imprese.
Bioequivalenza e sostituibilità: liste di trasparenza e Orange Book Andrea Gazzaniga - Università degli Studi
di Milano, Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Sezione di Tecnologia e Legislazione Farmaceutiche
"M.E. Sangalli", Milano I concetti di bioequivalenza e intercambiabilità sono stati introdotti negli anni '60 e
hanno portato alla pubblicazione (1980) dell'Orange Book (FDA), dove i risultati delle Therapeutic
equivalence evaluations sono presentati in una forma di immediata e univoca interpretazione. In Italia, la
Finanziaria del 2001 ha previsto che il Ministero, avvalendosi della CUF, pubblicasse l'elenco dei medicinali
bioequivalenti e, con il D.L 347/2001, è stata successivamente sancita la possibilità di sostituzione in
farmacia del medicinale prescritto, ponendo le basi per lo sviluppo del mercato dei generici. Questo processo,
tuttavia, si è rivelato lento e difficoltoso. Fra le molte ragioni, oltre a interessi corporativi e a un'impostazione
culturale non facilmente modificabile, un ruolo importante va riconosciuto a una certa diffidenza nei confronti
del generico, che si manifesta a diversi livelli -prescrittori, dispensatori e pazienti- alimentata dalla percezione
che i passaggi tecnico-scientifici su cui poggia la sostituibilità non siano così "virtuosi". Le liste di trasparenza,
a cui il farmacista deve necessariamente attenersi per la sostituibilità, rappresentano l'evoluzione degli
elenchi di medicinali bioequivalenti prima ricordati e continuano a mostrare i limiti legati al fatto di essere state
concepite non solo come aventi funzione tecnico-scientifica ma anche economico-amministrativa, in quanto
riportano il prezzo di riferimento. Le perplessità maggiori derivano dal fatto che negli stessi elenchi, oltre a
essere in talvolta accomunate tipologie di forme di dosaggio così diverse da escludere l'eventualità di una
biodisponibilità confrontabile, molto frequentemente si ritrovano raggruppati: l'originatore, in alcuni casi più
originatori, i generici registrati a seguito della Legge 425/96, che richiedeva espressamente studi di
bioequivalenza, e anche le cosiddette "vecchie" specialità copia, autorizzate prima che entrasse in vigore la
suddetta legge e, quindi, non necessariamente testate in uno studio di bioequivalenza verso l'originatore. Le
conseguenze sono potenzialmente critiche visto che, una volta attribuiti allo stesso elenco, tutti i medicinali
rientrano a pieno titolo nella disponibilità del farmacista per quanto concerne la proposta di sostituzione.
Esiste un'evidente e inspiegabile asincronia culturale fra l'attività di "costruzione" di una qualità produttiva di
eccellenza da un lato, con un'industria farmaceutica chiamata ad allestire prodotti che garantiscano una
performance riproducibile (lotti fra loro bioequivalenti), e quella di una strutturazione non del tutto convincente
del percorso di sostituibilità (liste di trasparenza) dall'altro. Nel 2009, da più parti -industriali,
associazionistiche, istituzionali (AlFA)- è stata riconosciuta questa criticità individuando la necessità di
migliorare le liste di trasparenza sul modello dell'Orange Book. Nella relazione sono affrontati e discussi, oltre
all'evoluzione che ha portato all'attuale impianto delle liste di trasparenza, casi esemplificativi e, laddove
opportuno, possibili proposte di intervento. TAVOLA ROTONDA E CONCLUSIONI • Gian Mario Baccalini Presidente Aschimfarma - Federchimica • Marcello Fumagalli - CPA, Milano - Areta International, Gerenzano
(VA) • Andrea Gazzaniga - Università degli Studi di Milano • Enrique Hàusermann - Presidente Assogenerici •
Simona Montilla - Al FA • Massimo Scaccabarozzi - Presidente Farmindustria
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Panorama della Sanita - N.23 - 16 giugno 2014
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Medicina Personalizzata Evidence Based
Un'intera giornata di riflessioni ad altissimo livello su uno dei temi cardine della medicina del futuro.
Organizzato in collaborazione con i-think e il gruppo di personalizzazione delle cure del San Filippo Neri
(Cu.Per), all'evento hanno partecipato tra gli altri la Presidente della Commissione Igiene e Sanità del
Senato, Emilia Grazia De Biasi e il Sindaco di Roma Ignazio Marino. Disappunto per l'assenza dell'ultimo
minuto del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nonostante il Convegno fosse ospitat
Elisabetta Menga
Parlare di personalizzazione delle cure ai tempi della crisi e dei Piani di rientro sembra un'eresia. Eppure, se,
come in questo caso, la personalizzazione fa rima con "appropriatezza", l'idea che una maggiore attenzione
alle peculiarità del singolo individuo possa avere risvolti positivi anche in termini di migliore utilizzo delle
risorse, non è poi così balzana. Di questo si è discusso il 10 maggio scorso a Roma, presso il Ministero della
Salute, nel corso del Convegno sul tema organizzato dall'Istituto G. Cannarella presieduto da Mariapia
Garavaglia e dal San Filippo Neri dove da diverso tempo è attivo un gruppo di lavoro sul tema della medicina
personalizzata guidato da Christian Prestipino a cui si deve la responsabilità scientifica dell'evento. A giudizio
di Emilia Grazia De Biasi, Presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato intervenuta in apertura
dei lavori, «siamo a un punto di svolta molto delicato. Fino ad oggi si è parlato pressoché soltanto di soldi ma,
per fortuna, ci si sta sempre più rendendo conto che l'economia, in definitiva, è ancella di un nuovo modo di
intendere il Servizio sanitario Nazionale. Anche nel nuovo Codice Deontologico dei medici non c'è più il
"paziente" ma la "persona". E anche il progressivo riconoscimento di autonomia e competenze delle
professioni sanitarie non è da intendersi come estraneo alla visione della persona come centro di ogni azione
di carattere sanitario. Il secondo aspetto che caratterizza una riflessione sulla medicina personalizzata», ha
aggiunto «è la cosiddetta "medicina di genere" che non è la medicina delle donne. La persona è unica ma i
corpi sono differenti e se dovessimo fare un esempio molto concreto, per esempio nel campo della
sperimentazione dei farmaci cardiovascolari, noteremmo che nonostante i dati epidemiologici, questi vengono
sperimentati pressoché esclusivamente sugli uomini. Due mondi sono rimasti sostanzialmente indietro
rispetto a questi temi: la politica e la medicina. Eppure le donne invecchiano più degli uomini e si ammalano
per più tempo, prima o poi bisognerà prenderne atto. Infine», ha quindi concluso De Biasi «quando si arriverà
(perché ci si arriverà...) a modificare nuovamente il Titolo V della Costituzione mi auguro che avremo il
coraggio di riconoscere che 21 sistemi sanitari diversi violano, paradossalmente, la stessa Carta
Costituzionale perché tutto fanno tranne che rendere tutti i cittadini uguali davanti ai loro diritti». «Peraltro»,
ha quindi sottolineato dal canto suo il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, «la personalizzazione delle cure non
è soltanto una frontiera di là da venire. Per certi versi è un'esigenza già attuale che si rafforza ogni giorno
anche grazie a nuove metodiche e applicazioni come la genomica o lo stesso progresso tecnologico in
ambito diagnostico e terapeutico. Di contro», ha quindi osservato «abbiamo però una grande difformità tra
aree del Paese. Serve dunque, e in tempi brevi, un maggiore equilibrio nella destinazione delle risorse con
una fortissima attenzione alla prevenzione attiva e passiva e, in quest'ambito, agli screening. Altrimenti, per
dirla in breve, un cittadino malato, un anziano cronico, nel corso della sua vita costerà quattro volte tanto e
riceverà attenzioni e cure quattro volte minori di quanto necessario. Tuttavia», ha esortato Marino «bisogna
avere la saggezza e il coraggio di distinguere tra ciò che è scienza e ciò che non lo è. La vicenda di Stamina,
con le ingerenze della magistratura in campi che non le competono, ci sta rendendo ridicoli di fronte all'intera
comunità scientifica internazionale. È vero, i cittadini devono essere protetti e tutelati, uno per uno, individuo
per individuo, ma anche dai ciarlatani. Non è possibile, ripeto, lasciare la Magistratura libera di decidere su
cose che, per know How, appartengono esclusivamente alla comunità scientifica». Infine una riflessione sul
rapporto medico/paziente che, secondo Marino, sarà centrale anche tra 200 anni: «Quando le tecniche
diagnostiche avranno raggiunto livelli oggi inimmaginabili, quella "mano sulla pancia" del medico, quel
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PRIMO PIANO/ A Roma il Convegno nazionale dell'Istituto Superiore di Studi Sanitari "G. Cannarella" e
dell'AO San Filippo Neri, organizzato da Iniziative Sanitarie
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Panorama della Sanita - N.23 - 16 giugno 2014
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rapporto umano che si crea quando il professionista si interessa del vissuto e dell'animo della persona che ha
in cura, è e rimarrà insostituibile, base per ogni approccio personalizzato della medicina». L'ultimo saluto
delle autorità è venuto da Francesco Bevere, DG della Programmazione del Ministero, che ha sottolineato
quanto il tema della personalizzazione delle cure non sia poi così disgiunto dal tema dell'appropriatezza.
Tutt'altro... «Ed è per questo» ha annunciato, «che nel Patto per la Salute che vedrà la luce a fine mese è
stato delineato un contesto molto solido in cui l'attenzione alla appropriatezza e, insieme, all'umanizzazione
dell'assistenza e delle cure, sarà molto forte». Infine, Bevere, ha inoltre annunciando che: «Verrà istituito, al
più presto, un Tavolo al Ministero della Salute, dedicato alla Medicina Personalizzata. Il nostro obiettivo è
quello di analizzare tutte le questioni, le criticità, i bisogni della persona nella sua totalità; in seguito
proporremo alle Regioni un accordo relativo a tutti gli aspetti di cui si è discusso in questa occasione, affinchè
diventi un punto stabile e di riferimento per tutti i territori». Ma cosa si intende per "personalizzazione della
cura"? «Vuoi dire riconoscere, fino in fondo, che ogni persona è diversa dall'altra», ha affermato Mariapia
Garavaglia, presidente dell'Istituto Superiore di Studi Sanitari "Giuseppe Cannarella". Per cui, la malattia,
«che ha il nome scientifico comune, viene vissuta in maniera diversa per tanti fattori: per il passato, il
presente, il contesto, la famiglia o per la storia del singolo individuo». Per Mariapia Garavaglia: «Anche
l'applicazione di una prescrizione farmaceutica o terapeutica, deve essere su misura della persona a cui
viene destinata. Per questo la personalizzazione serve a evitare un inutile consumismo sanitario o una
costosa e superflua diagnostica. Non solo: serve a fare in modo che il medico faccia ulteriormente bene il
proprio lavoro; secondo il criterio "I Tech - I Touch". Ovvero: man-mano che la tecnologia migliora, è bene
che venga usata in maniera appropriata perché semplifica la vita, rende migliori le diagnosi. Ma senza mai
escludere il parametro: "I-Touch", cioè grande empatia e consapevolezza da parte del medico di avere a che
fare con una persona che ha il diritto alla tutela della salute». Secondo l'esperta, l'insufficienza di empatia,
talvolta, sembra trovare una giustificazione nel "non aver tempo". «Eppure, il tempo nel prendersi cura e
nell'ascoltare le persone, è una misura che non deve essere risparmiata. Se si risparmia tempo», ha quindi
concluso Mariapia Garavaglia, «si sciupa anche l'investimento del Sistema sanitario nazionale». Gianfranco
Minati, presidente dell'Associazione Italiana per la ricerca sui Sistemi di Milano, ha parlato degli approcci per
agire su unicità complesse emergenti. «Il tema della personalizzazione, specificazione "antropomorfa" del
tema generale dell'individualità», ha affermato, «si baserebbe su scontato relativismo, non considerato
usualmente nelle discipline per la sua intrattabilità se non a costo di "costosissime" attenzioni teoriche e
pratiche, oltretutto di dubbia opportunità ed efficacia». Ma quando un sistema si intende complesso? Per
l'esperto questo accade «quando in esso avvengono processi di emergenza, cioè acquisisce sequenze
multiple coerenti di nuove proprietà. Occorrono, cioè, «-differenti livelli di descrizione corrispondenti a «diversi modelli, come per i sistemi complessi e comportamenti collettivi di sciami, stormi, colonie batteriche,
cellule, catene proteiche (etc)». La Medicina Personalizzata è, pertanto, uno slogan o una realtà? Silvio
Garattini ha risposto a questo quesito analizzando l'esempio applicato alla terapia dei tumori, che mostra
difficoltà ancora da risolvere. Per lo studioso, infatti: «L'eterogeneità è la caratteristica principale dei tumori ed
è la base su cui si può costruire una terapia personalizzata». Si distinguono, infatti, due gruppi di
eterogeneità: «relativa al tumore e al farmaco. Essa si articola nell'ospite, nel tumore e nei farmaci». Garattini
ha spiegato, infine, che «l'eterogeneità è un elemento fondamentale per lo sviluppo della resistenza ed è il
maggior ostacolo alla terapia; ed inoltre richiede lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche». Le strategie
terapeutiche richiamano l'indiscussa necessità di personalizzare le cure nel mondo reale; tematica al centro
del dibattito affrontato in occasione della Tavola Rotonda, che ha visto un susseguirsi di riflessioni di esperti,
tra cui Michele Bertini, del San Filippo Neri di Roma, per il quale: «La capacità di fare arte, è insita nella
missione di dialogare e comunicare, profondamente, con il paziente». Quel che conta è «mettersi sempre in
gioco, in discussione, in prima persona», ha sottoli neato ancora Bertini, «senza contare i minuti dedicati agli
assistiti, ma bensì, donando tempo a questa missione». Ma è altrettanto basilare stabilire «ponti tra le diverse
figure professionali sia dell'ospedale che del territorio, per offrire un'assistenza di qualità». Quindi Bertini ha
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
concluso, ricordando che: «Serve integrazione anche tra le strutture sanitarie esistenti, senza crearne altre
disperdendo risorse». Guardare al singolo paziente/individuo, alla sua storia, al suo vissuto, al contesto in cui
vive, filtrando il tutto attraverso un mix di grande professionalità ed empatia, è il leit-motiv del Convegno che,
però, si scontra con la realtà che mescola umanità e numeri, in cui si seguono i dettami dell'economia e della
politica. «Oggi abbiamo a che fare con le Aziende ospedaliere e, "Azienda", è sinonimo di "catena di
montaggio". È la triste regola imposta nel periodo storico che stiamo vivendo», ha affermato Rocco
Beliamone, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma,
che ha aggiunto: «Bisogna assolutamente convincere l'economia che stiamo andando verso il disastro, non
può essere la politica o i numeri a governare la sanità. Si deve tornare alla responsabilità del medico».
Secondo Bellantone è altrettanto indispensabile: «Rivedere il Titolo V, che ha portato alcune Regioni ad
offrire cure qualitativamente inferiori rispetto ad altri territori, segnando un profondo divario e disuguaglianze».
E, infine, un monito:«Basta essere giudicati sui numeri. I medici e gli ospedali vanno valutati e misurati sulla
qualità della salute del singolo paziente». «C'è bisogno di riprendere ad ascoltare l'umano», ha dichiarato
Mons. Andrea Manto, direttore del Centro per la Pastorale Sanitaria del Vicariato di Roma. «Ma oggi questo
non sempre accade. Come giustamente dichiarava Paolo VI: "II mondo soffre per carenza di pensiero"». Ed
ha aggiunto: «Serve, quindi, molta umiltà per ascoltare le persone». E si sofferma anche sul concetto di
"malattia" che «certamente bisogna sempre provare a sconfiggere lottando ma, nello stesso tempo, viverla
anche come "opportunità" e occasione di incontro con nuove umanità, contesti e sensibilità che incontriamo
lungo il cammino». Ed ha concluso con un suggerimento: «Pensiamo a costruire comunità per fare una
buona sanità, con strumenti validi, come ad esempio lo sviluppo del bilancio sociale». Francesca Moccia,
vicesegretario di Cittadinanzattiva ha evidenziato l'assoluta necessità di realizzare «Piani di rientro non solo
dal debito, ma anche dai tantissimi diritti violati. È tristemente nota, infatti, la grande difficoltà di accesso alle
cure nel nostro Paese; una grave frammentazione del sistema». La personalizzazione delle cure, «è un diritto
di tutti per il quale, tra l'altro, anche Cittadinanzattiva si batte da sempre». Ma qual è la situazione nella
realtà? «Quello che purtroppo emerge non è tanto il tema della cura, quanto quello dell'incuria e del
maltrattamento», asserisce in conclusione Francesca Moccia, secondo cui «urge ripartire dalla nostra natura
umana», tenendo presente che «il sapere dei cittadini si può tradurre in evidenza, ed è pertanto una immensa
risorsa». SILVIA DE PAOLIS
Foto: Ignazio Marino Emilia Grazia De Biasi
Foto: Francesco Bevere La Tavola Rotonda conclusiva F Moccia
19/06/2014
Panorama della Sanita - N.23 - 16 giugno 2014
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Approvata la terza fase del progetto Mur
II sì del Comitato Etico Provinciale di Brescia. Battezzato Re-I-Mur, lo studio è il più grande mai progettato in
Europa nel setting della farmacia di comunità: coinvolgerà 360 farmacisti e 1800 pazienti. «Il suo scopo è
dimostrare che l'intervento del farmacista a supporto dell'aderenza alla terapia migliora il risultato delle cure
prescritte e riduce i costi sanitari» dice il presidente della Fofi Andrea Mandelli.
Nella seduta del 3 giugno scorso, il Comitato Etico provinciale di Brescia ha approvato lo studio, promosso
dalla Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani e dalla Medway School of Pharmacy dell'Università del
Kent, "Valutazione randomizzata della Revisione Italiana dell'Uso dei Farmaci (I-Mur) fornita dai farmacisti di
comunità usando l'asma come modello". «Si tratta della terza e più importante fase del nostro progetto che
punta a dimostrare non solo che nella farmacia italiana è possibile erogare le prestazioni avanzate della
pharmaceutical care, ma che queste hanno un impatto significativo sulla salute del paziente e contribuiscono
quindi a ridurre i costi sanitari» spiega il presidente della Fofi, Andrea Mandelli. Lo studio, battezzato in sigla
Re-I-Mur, coinvolgerà 360 farmacisti in 15 Regioni per un totale di 1800 pazienti e avrà una durata di 9 mesi.
Scopo dello studio è valutare in quale misura la revisione dell'uso che il paziente fa dei medicinali prescritti
dal medico - con particolare attenzione al rispetto delle indicazioni in termini di posologia - contribuisce a
migliorare il controllo della malattia e, quindi, a ridurre aggravamenti e nuove prestazioni sanitarie, dagli
accessi al pronto soccorso ai ricoveri. Nella prima fase del progetto, infatti, era stato riscontrato che circa la
metà dei pazienti non aderisce alla terapia. «Si tratta dello studio nel setting della farmacia di comunità più
vasto mai realizzato in Europa, sia per numerosità del campione sia per l'ampiezza del territorio interessato.
Una caratteristica importante, quest'ultima, per un Paese come l'Italia che comprende situazioni geografiche,
climatiche ed epidemiologiche molto differenti». L'approvazione da parte del Comitato Etico di Brescia "è un
riconoscimento importante dello sforzo compiuto dalla Federazione per adeguare le sue iniziative ai criteri del
rigore scientifico» conclude Mandelli «fondamentali quando si tratta di ottenere dati a supporto di un nuovo
modello di intervento del farmacista nel processo di cura, della sua capacità di prendere in carico il paziente.
La Federazione, dunque, prosegue con determinazione - e ottenendo consenso e riconoscimenti - il percorso
di rivalutazione del ruolo del farmacista intrapreso nel 2006 e che già ha conseguito l'approvazione della
Legge sulla farmacia dei servizi».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 20/06/2014
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FARMACI/Federazione degli Ordine dei Farmacisti Italiani