orario del museo come arrivare le sale del museo

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orario del museo come arrivare le sale del museo
- st a mp a c omu nec a zi o ne,b ra
LE SALE
DEL MUSEO
La scuola
Giochi maschili
Le bambole
Aerei e mezzi
a pedali
Prima
infanzia
Teatrini e fumetti
g i or g i os o m m a c al . c om
Città di Bra
Accoglienza e
sala proiezione
Laboratorio
di gioco
Uscita
Entrata
Passerella
ORARIO DEL MUSEO
COME ARRIVARE
P
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P
P
P
Con il contributo di
STAZIONE FERROVIARIA
Via Guala, 45 - 12042 BRA (CN)
Tel. 0172.413049
Fax. 0172.433735
E-mail: [email protected]
LE BAMBOLE
I BAMBINI E I
GIOCATTOLI NEL TEMPO
LA COLLEZIONE
MICHELE CHIESA
Questo museo ospita la collezione dell’antiquario braidese Michele Chiesa già esposta al pubblico dal 1995 presso la sua
abitazione ed affidata dal 2007 al Comune di Bra con una convenzione.
La raccolta, iniziata “quasi per gioco”, con alcuni vecchi
giocattoli acquistati per caso che Chiesa decide di non vendere, si
era trasformata in una passione; la curiosità lo spingeva ad ampliare la collezione cercando, con l’aiuto del figlio Giovanni, pezzi
sempre più rari e curiosi che gli suscitavano particolari emozioni.
Arricchita nell’arco di trent’anni con acquisizioni importanti per
quantità e qualità, oggi conta più di mille oggetti alcuni dei quali
unici. E’ tra le poche collezione pubbliche in Piemonte.
La raccolta comprende non solo prodotti industriali o artigianali ma anche giocattoli di produzione familiare e/o popolare
con caratteristiche peculiari per la storia del gioco ed
oggetti (libri, fumetti, foto, cartoline…) legate al
mondo dell’infanzia. Già visitata da molti curiosi,
appassionati e scolaresche è ora meglio fruibile
in questi locali adeguatamente
attrezzati anche per attività di
laboratori.
LA SCUOLA
Eccoci in un’aula scolastica del
primo ‘900. Ci sono l’austera maestra, fischietto al collo e bacchetta
di legno per le punizioni, l’allievo
vestito “alla marinara” con cartella a
tracolla, il banco monoposto in legno
con piano apribile e calamaio per l’inchiostro della penna e la grande carta
geografica. Poi ancora…libri, quaderni,
matite, pallottolieri, cestini per la merenda,
pagelle e cartelle (una di cartone, l’altra in legno tramandate
di padre in figlio) dove i bambini nascondevano le fionde
– fatte di pezzi di legno biforcuto con l’elastico alle estremità - per giocare lungo il tragitto casa-scuola. Ci sono anche
giochi didattici come i flipper (per imparare in modo piacevole la storia e la geografia), giochi in scatola, il meccano, minimacchine a vapore, giroscopi e, per lo studio della luce, lanterne magiche, ombre cinesi e visori per diapositive. Ormai il
gioco, grazie alla “moderna” pedagogia di Froebel e
Montessori che vede il bambino portatore di esigenze e peculiarità proprie, è funzionale all'apprendimento. Ecco quindi giocattoli sempre più “impegnativi” per poter offrire al fanciullo l’occasione di
sperimentare leggi naturali e fisiche, conoscere e
manipolare svariati materiali, verificare le sue
potenzialità manuali e rendersi sempre più abile,
capace ed autonomo.
LA
PRIMA
INFANZIA
Non è facile
rintracciare o recuperare
girelli, seggioloni, culle e fasciatoi perché, cresciuti i bambini, è normale disfarsene.
In questa sala ve ne sono alcuni esempi: una particolare seggiola artigianale in legno della Val Varaita per “immobilizzare” il figlio, un girello e un altro seggiolone di legno entrambi di produzione industriale, un mini wc “portatile” con relativo vasino.
Sono visibili inoltre vari giocattoli che servivano a stimolare i
sensi del bambino: sonaglietti, revottine, e marotte, scatole
e veri piccoli strumenti musicali, trottole, carrettini a forma di
animale ed automi in latta litografata.
Una volta i pochi giocattoli erano realizzati dai genitori
o dagli stessi bambini con materiale di recupero; invece nelle famiglie
ricche quelli ricevuti in regalo, costruiti da abili artigiani, non
sI potevano quasi mai “giocare” a proprio piacimento perchè
delicati e costosi.
Allora il fanciullo veniva considerato unicamente un
“essere” in crescita che doveva uniformarsi ai modelli prestabiliti
dagli adulti ed il gioco era ritenuto inutile e diseducativo. Da metà
'800 s’iniziò a parlare di gioco e giocattoli quali elementi necessari allo sviluppo intellettivo del bambino a cui si riconoscono proprie
esigenze, fantasie, aspirazioni .
Nacquero così numerose fabbriche artigianali di giocattoli, in particolare di bambole e soldatini, che producevano pochi e
costosi balocchi con legno, metallo, cartapesta, stoffe, porcellana.
Con le nuove tecnologie ed il mutare della moda molte s’ingrandirono per diventare, tra fine ‘800 e primo ‘900, vere e proprie industrie
che sperimentarono nuovi materiali come latta (prima dipinta e poi
litografata) e celluloide. Messi in commercio in grande quantità e quindi facilmente reperibili nei negozi o sulle bancarelle dei mercati e delle
fiere, in breve tempo coloratissimi aerei, trenini, soldatini, automobili,
bambole, animali e personaggi delle fiabe conquistarono bambini e
famiglie. Dopo il secondo conflitto mondiale e fino agli anni ’60,
latta e celluloide ebbero ancora un momento d’oro per essere
poi sostituite da un nuovo ed più economico
materiale: la plastica.
I TEATRINI E I FUMETTI
I GIOCHI MASCHILI
Questa sala ospita i giochi che riproducono i mezzi
di trasporto dell’epoca (auto, moto, carrozze, trattori, draghe, aerei…) e giocattoli d’ispirazione bellica, (archi e frecce,
soldatini, fucili, carri armati, cannoni, bombardieri…) che i
fabbricanti di giocattoli producevano spesso sollecitati da
classi dirigenti militariste. Vi sono poi barche, navi ( sempre
più grandi e ricche d’accessori) costruite prima in legno, poi
nel più costoso metallo da far navigare, mosse da motori a
vapore o a molla, in stagni e fontane pubbliche o nelle
vasche da bagno casalinghe! Ma il “nemico”, la ruggine, le
attaccava tutte, grandi e piccole: il ferro di cui erano fatte non
durava a lungo e quelle più “fortunate”qui esposte, ancora
ben conservate, sono rare.
Tra i doni più desiderati (anche dai papà!), i trenini;
all’inizio funzionanti a molla o con pericolose minicaldaie su
ruote a forma di locomotiva, poi con motorini elettrici. Ecco ancora birilli, calcetti e calciobalilla, giochi in
scatola ed il “meccano” per inventare costruzioni in
miniatura con singoli pezzi in metallo da assemblare con
viti e dadi.
Ecco qui una rassegna ricca di teatrini, burattini e
marionette anche di notevole fattura.
Il teatro spontaneo è un gioco molto amato dai
bambini ed utilizzato come importante elemento educativo
da pedagogisti e psicologi per la “drammatizzazione”.
Non si può quindi parlare del rapporto bambinogiocattolo senza accennare ai burattini (fantocci senza corpo,
da infilarsi come un guanto nella mano) ed alle marionette
(complete di tutti gli arti, da muoversi con fili che le tengono
in sospensione).
L'origine della marionetta, presente già nell’antichità in Cina, India ed Egitto, si perde nella notte dei tempi. Il
burattinaio invece diventa familiare in Europa dal ‘500, legato a maschere teatrali famose come Arlecchino o Pulcinella:
fa un lavoro nomade tra corti o piazze di paesi e città per
divertire, indifferentemente, grandi e piccoli, siano essi nobili patrizi, borghesi o popolani.
Visto il crescente interesse per quest'arte, povera
ma affascinante, s’iniziarono a produrre favolosi teatrini artigianali (decorati con cura e corredati di scenari e svariatissimi
accessori) per le famiglie agiate ed altri di carta o cartone da vendere a basso prezzo. L'industrializzazione
rende questo gioco ancora più economico, diffondendolo tra i bambini delle classi popolari. Ma la
grande scoperta dell'elettricità porta importanti
cambiamenti nel mondo dello spettacolo infantile e lanterne magiche, cineproiettori ed infine televisione,
videocassette e dvd mettono in secondo piano i
teatrini.
In questa sala vi è anche un’importante
raccolta che ripercorre la storia dei fumetti italiani,
dal “Corriere dei Piccoli”, al “Vittorioso” ai personaggi della Nerbini, ai primi “Topolino”.
Ecco i giocattoli, bambole
innanzitutto, per “educare” le bambine
a diventare “brave” mogli e mamme.
Le prime bambole risalgono a
migliaia d’anni fa ma è dal ‘600
che inizia la vendita di quelle
con articolazioni snodate e
viso e parti del corpo accuratamente dipinte; prima costruite in
legno, cartapesta e stoffa, poi in
cera o porcellana, infine in plastica. Tra le
decine di bambole dell’800 e ‘900 qui
esposte vi sono quelle francesi, celebri e
costose, delle ditte Jumeau e Steiner ( in
biscuit, vetro, pregiati tessuti e veri capelli), ed italiane della
Lenci di Torino (in feltro dipinto a mano e vestiti in organza),
Furga e Golia.
Sono qui presenti poi tutti i giochi per la “brava” massaia: cucine, pentole, servizi, salotti, case per bambole e due
negozi in legno (completi di bancone e cassettini per la merce).
Molto interessante la collezione di vere mini macchine
da cucire che ne documenta l’evoluzione tecnica nel ‘900.
GLI AEREI E I MEZZI A PEDALE
Sospeso con cavi d’acciaio domina questa sala un
grande aereo di metallo costruito da un abile artigiano per il
proprio figlio con i resti di un vero aereo militare italiano: un
esempio di riciclaggio e ingegnosità, in cui la fantasia supplisce la mancanza di mezzi.
I primi aerei giocattolo erano in legno e, per farli,
occorreva tempo e discreta manualità. Poi alcune ditte realizzarono riproduzioni di aerei in metallo (in Italia la INGAP) e, in
seguito, di plastica.
In questa sala sono poi esposti giocattoli come tricicli e monopattini, velocimani e velocipedi da cui trae origine
la macchinina a pedali. I tricicli in legno e ferro qui visibili, già
in uso a fine ‘800, venivano commissionati da genitori benestanti ai “caradori” (artigiani specializzati nella costruzione di
carri) per i propri figli. Le prime auto a pedali per bambini
appaiono, come le vere automobili, ad inizio ‘900. Anch’esse
sono di produzione artigianale, con telaio metallico, carrozzeria in legno e ruote da “ciclista” a raggi, talora cerchiate in
gomma. Con le prime fabbriche specializzate (in Italia la mitica Giordani) si producono modelli abbelliti con ogni tipo di
accessorio e migliorie estetiche (parabrezza, parafanghi, targhe, fanali, paraurti, ruote di scorta, sedili imbottiti,…); il
metallo sostituisce il legno, mentre colori e decorazioni li vivacizzano.
Dagli anni ’60
l’avvento della plastica, del PVC e
della fibra di vetro
riducono, a scapito
della qualità, i costi
delle auto a pedali e,
di conseguenza, ne
aumentano la diffusione fino al loro
“pensionamento” con
l’arrivo delle moderne
auto “elettriche”.