il nostro dossier - Maurizio Marrone
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il nostro dossier - Maurizio Marrone
Gennaio 2015 DOSSIER JIHAD SOTTO LA MOLE, OGGI Gennaio 2015 TORINO E’ CHARLIE. E’ ANCHE AL SICURO? All’indomani degli attentati in Francia il centrosinistra replica la medesima vetrina retorica della manifestazione parigina, in salsa provinciale sabauda. Nessuno spazio è stato lasciato al dibattito e all’approfondimento sulla attuale scena islamica torinese, nessun confronto degli enti locali con Questura e Prefettura a tutela della sicurezza pubblica è stato programmato. Solo retorica, cerimonie ed esibizioni, tra hashtag sui social network e flash mediatici di rassicurazione serviti all’opinione pubblica. Ma la Torino che all’indomani dell’11 settembre ha visto espellere l’imam di Porta Palazzo Bourichi Bouchta, del suo successore Mohamed Kuhaila, dell’imam di Carmagnola Fall Mamour da parte del Ministero degli Interni per predicazione di istigazione alla violenza, reclutamento e finanziamento per attività terroristiche, è davvero sicura oggi al tempo dell’ISIS? E’ sufficiente una ricerca su social network, motori di ricerca e rassegne stampa per accorgersi che a Torino serpeggia ancora il fondamentalismo islamico, nell’indifferenza di istituzioni anestetizzate dalla loro stessa propaganda. Gennaio 2015 1. FOREIGN FIGHTERS 1.1 Anmar Bacha C’è anche un “torinese” d’adozione tra i 48 jihadisti che hanno lasciato l’Italia per recarsi a combattere in Siria ed Iraq contro l’Occidente: Anmar Bacha, operaio, 37 anni di cui 13 trascorsi in Italia, scomparso dal nostro paese perdendosi tra la Siria e la Turchia. I pm della Procura di Milano lo hanno ascoltato quando di recente è tornato dalle nostre parti dopo essersi recato a combattere con gli islamisti contro il Presidente della Siria Bashar Assad. Tornato a vivere tra Voghera e Cologno Monzese, lo scorso maggio sarebbe stato segnalato come uomo pericoloso e gli sarebbero stati tolti i documenti. A Torino Anmar avrebbe fatto da serramentista, lavorando anche al nuovo stadio Juventus e al Politecnico. Ha raccontato di essere tornato a casa per visitare la sua famiglia, mamma, 7 fratelli e 20 nipoti. Quale moschea torinese frequentava nella sua permanenza sotto la Mole per lavoro? Ne ha approfittato per fare propaganda o addirittura reclutamento? Non è dato sapere. 1.2 Filippo R. Filippo R. è una new entry per gli esperti dell'antiterrorismo. Trentasette anni, di Chivasso. Di lui si è già occupato il Ros dei carabinieri. "Oggetto di attività preventiva" è la formula che ne accompagna il nome. Uno dei primi finiti nell'elenco dell'intelligence. Tutto inizia tre anni fa. Filippo, ex studente vicino alla galassia antagonista, si converte all'Islam. Da subito viene rilevata la sua "forte attrazione per il mondo qaedista". Un mondo al quale l'Isis continua a sfilare adepti e forze fresche. Molti gruppi scavallano, si uniscono allo Stato proclamato dal califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Il percorso di radicalizzazione di Filippo inizia sul web. In principio i "suoi" Fratelli Musulmani rimandano alle milizie di Aqim (AlQaeda nel Maghreb), in particolare la branca denominata "Coloro che firmano col sangue". Sono gruppi legati ai terroristi guidati dall'egiziano Ayrnan al-Zawahiri. Poi Filippo, come fece il genovese Delnevo, parte. Ufficialmente vola in Turchia, ad Ankara, per seguire un corso di lingua araba. Va e torna più volte dall'Italia. Gli investigatori ritengono fondato il sospetto che abbia superato i confini turchi per stringere contatti con gruppi di ribelli siriani. E che, in Turchia, abbia gettato "basi solide". Da neo jihadista Filippo R. ha mantenuto i contatti con l’area antagonista torinese che frequentava prima della conversione religiosa? Possibile che un fondamentalista tale da andare a rischiare la vita in un teatro di guerra non frequentasse un luogo fisico di preghiera prima della partenza? Gennaio 2015 2 RACCOLTE FONDI SOSPETTE 2.1 Islamic Relief A novembre 2014 sbarca a Torino Islamic Relief, Ong islamista messa al bando dal ministro della Difesa d’Israele, Moshe Yaalon. L’accusa è di quelle pesanti: sostegno alla cellula terroristica di Hamas che ha rapito i tre studenti israeliani, scomparsi da una settimana. Si parla della Islamic Relief Worldwide, la più grande organizzazione non governativa musulmana del Regno Unito con sede al 19 di Rea Street South di Birmingham. E’ la stessa città del “Cavallo di Troia”, il progetto di infiltrazione e conquista islamista delle scuole pubbliche smascherato dalle forze di sicurezza inglesi. Il bilancio del 2012 della Islamic Relief parla di cento milioni di sterline, 150 dipendenti nel Regno Unito e 2.500 nel mondo. Fondata nel 1984, l’Islamic Relief vanta tra i suoi partner la Commissione europea, l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Agenzia Onu per i rifugiati (dal 2007 al 2010 Bruxelles ha elargito 19 milioni di euro all’Islamic Relief). La ong riceve ogni anno milioni di sterline da parte del governo di Sua Maestà per la sua attività caritatevole. E la “zakat”, l’offerta obbligatoria pari al 2,5 per cento del reddito annuale, uno dei cinque pilastri dell’islam e un modo per redistribuire la ricchezza ai meno fortunati, va a rafforzare le finanze (già cospicue) del movimento. Secondo quanto riportato anche dai quotidiani italiani, nel 1996 il generale Ami Ayalon, allora capo dello Shin Bet, denunciò per primo le attività dell’organizzazione inglese Islamic Relief: “Questi istituti caritatevoli musulmani finanziano Hamas e servono da copertura ad azioni illegali”. La ong inglese fa parte dell’arcipelago dell’International Islamic Relief Organization, presente in almeno novanta nazioni, con il quartier generale a Gedda, in Arabia Saudita, ha come missione l’aiuto agli affamati, ai poveri, ai senzatetto e ha fra i suoi sostenitori “l’élite” della società saudita. Secondo Israele dietro questa facciata umanitaria si nasconde un grande provider logistico e finanziario per il terrorismo. “L’Islamic Relief Worldwide dà assistenza all’infrastruttura di Hamas”, accusa il ministero degli Esteri di Gerusalemme. Secondo l’intelligence israeliana, nel 2004, nel 2007 e nel 2009 l’Islamic Relief avrebbe ricevuto donazioni dalla Charitable Society for Social Welfare, un ente di beneficenza fondato da Abdul Majeed Al Zindani, un religioso che a San’a ha fondato l’Università della Fede e che avrebbe ispirato anche il Gruppo islamico armato algerino. Gennaio 2015 Il terrorista americano-yemenita Anwar al Awlaki, ucciso da un drone statunitense, è stato vicepresidente di una filiale americana dell’organizzazione. Nel maggio 2006 l’intelligence israeliana fece arrestare il coordinatore della ong inglese a Gaza, Ayaz Ali, un cittadino britannico originario di Bradford. Il governo israeliano accusò Ali di aver sostenuto istituzioni di Hamas come al Wafa e al Tzalah, entrambe designate come organizzazioni terroristiche da Israele. Secondo il governo israeliano, Ali ha anche collaborato con dirigenti di Hamas in Giordania. File incriminanti sono stati trovati dagli israeliani sul suo computer, compresi i documenti che testimoniavano i legami dell’organizzazione con i fondi illegali di Hamas all’estero (nel Regno Unito e in Arabia Saudita) e a Nablus e documenti delle attività militari di Hamas. Fra le accuse alla ong di Birmingham c’è anche la produzione di missili ed esplosivi nei locali della Islamic University of Gaza, finanziata appunto dall’Islamic Relief. Hamas avrebbe utilizzato il denaro per scuole e campi dove arruolava i ragazzi e li incoraggiava a compiere attentati suicidi, dando in cambio una pensione alle famiglie di kamikaze e martiri. La ong inglese, tramite il suo direttore Issam al Bashir, l’ex ministro degli Affari religiosi del Sudan, è legata allo European Council for Fatwa and Research dell’imam Yusuf al Qaradawi. Quest’ultimo è la guida religiosa dei Fratelli musulmani e scrisse una celebre fatwa che legittimava Aidh Al-Qarni gli attacchi dei terroristi suicidi contro i civili israeliani. L’Islamic Relief di Birmingham, fra le altre, ha ricevuto donazioni anche dalla organizzazione benefica del Kuwait, Islamic Charitable Organization, che la Cia identifica come uno sponsor del terrorismo. Ahmed al Rawi, uno dei dirigenti di punta della ong inglese, nel 2004 firmò una fatwa di sostegno agli attacchi contro le truppe americane e inglesi in Iraq. Islamic Relief Italia sbarca a Torino con il tour Notte della Speranza, con un ospite speciale: lo sceicco wahhābita dell’Arabia Saudita e telepredicatore Aidh Al-Qarni, il quale dagli schermi di Al-Arabiya ha dichiarato che “ammazzare Bashar al-Assad è un dovere per ogni vero fedele!”. Un vero pacifista votato all’omicidio dell’unico leader laico che sta ostacolando l’ISIS in territorio siriano. Gennaio 2015 2.2 Cattivi maestri in moschea Nell’agosto del 2014 si tiene presso la Moschea Taiba di Torino, tra le prime a schierarsi al fianco del Sindaco Fassino contro l’attentato a Charlie Ebdo dopo la tragedia francese, un festival di raccolta fondi in favore di Gaza. Nulla di male se non fosse per gli ospiti d’eccezione “particolari” invitati presso il luogo di culto torinese: - Raed Salah Abu Shakra; nato nel 1958, è il leader del ramo settentrionale del Movimento islamico in Israele . Nato a Umm al-Fahm , una città arabo-israeliana al confine con la Linea Verde, è stato eletto sindaco di quella città per tre volte: nel 1989, 1993 e il 1997. Ha otto figli ed è un ex poeta. E 'stato condannato in Israele per finanziamento ad Hamas e di essere in contatto con un agente dei servizi segreti iraniani; ha scontato una pena di due anni, dal 2003 al 2005. Nel 2010, ha scontato una pena di cinque mesi dopo essere stato condannato per aver aggredito un agente di polizia durante una manifestazione violenta. Nel 2011, Salah è entrato nel Regno Unito , ma si è poi scoperto che era stato bandito un paio d'ore prima. E 'stato arrestato, ma il suo divieto è stato annullato da un tribunale dell'immigrazione. Gennaio 2015 - Riyadh al Bustanji l’imam giordano che nel 2012 aveva raccontato, in un’intervista video, di aver incontrato un bambino di Gaza che «conosce a memoria il Corano e prega Allah di poterlo incontrare come un martire della Terra di Gerusalemme». Quel bimbo «è un gigante dei nostri tempi», spiega l’imam nel video . “Martire della Terra di Gerusalemme” sappiamo tutti cosa vuol dire: shahid, un suicida-omicida nel nome della jihad. Presentato come un sapiente noto per avere concluso a 24 anni l’apprendimento mnemonico di tutto il Corano era stato protagonista presso una tv satellitare mediorientale di un’intervista (tuttora in rete) in cui parla del «martirio» religioso e confessa di aver portato sua figlia a Gaza per imparare dalle donne palestinesi come si allevano i figli al «jihad» e al martirio. Gennaio 2015 3. SEGREGAZIONE FEMMINILE 3.1 Feste religiose pubbliche, donne ghettizzate. A Torino da qualche anno ha preso piede la consuetudine della comunità islamica di organizzare raduni partecipati da migliaia di persone per celebrare ricorrenze religiose annuali in luoghi pubblici, in particolare presso il Parco Dora, sotto la tettoia della cosiddetta area ex strippaggio. In particolare la Festa del Sacrificio e la conclusione del Ramadan vedono le moschee di Torino organizzarsi per occupare l'area, appositamente concessa dall'Amministrazione comunale con i saluti dell'Assessore alle pari opportunità, per la predicazione e la preghiera. In ogni occasione si è sempre riscontrata la netta e rivendicata segregazione delle donne presenti: davanti al "palco" della predicazione si vedono inquadrati solo uomini, mentre a centinaia di metri di distanza più indietro vengono ammassate le donne in una sorta di area di disimpegno a badare ai bambini più piccoli. 3.2 Velo "incoraggiato" nelle moschee Nei centri islamici torinesi vengono organizzate feste per "incoraggiare" collettivamente ragazze anche giovanissime ad indossare il velo che lascia scoperto solo il volto, lo hijab. Nonostante nessuna espressa prescrizione religiosa coranica imponga l'adozione del velo, le comunità islamiche "incoraggiano" l'adozione dello stesso da parte delle donne come elemento di orgoglio identitario, perseguendo una strada opposta all'integrazione nella società occidentale.